Caratteristiche ambientali della Colombia
La Colombia è un paese straordinariamente ricco di biodiversità e di ambienti naturali unici, grazie alla sua posizione geografica, alla presenza della Cordigliera delle Ande e all’alternanza di coste oceaniche e bacini fluviali. Questa varietà di ecosistemi, unita al clima tropicale che caratterizza gran parte del territorio, rende la Colombia uno dei paesi con la più alta biodiversità al mondo. Catena montuosa delle Ande
Le Ande attraversano la Colombia da nord a sud, creando una straordinaria diversità di ambienti e microclimi. Le vette più alte, come la Sierra Nevada de Santa Marta, raggiungono i 5.775 metri e ospitano ecosistemi di alta montagna con ghiacciai perenni. Sulle pendici andine si sviluppano foreste pluviali montane e boschi nubilosi, caratterizzati da un’elevata endemicità di specie vegetali e animali. Coste oceaniche
La Colombia si affaccia sia sul Mar dei Caraibi che sull’Oceano Pacifico, presentando ambienti costieri molto diversi. La costa caraibica è caratterizzata da spiagge sabbiose, lagune, mangrovie e barriere coralline, mentre quella pacifica è più aspra e paludosa, con foreste pluviali che arrivano fino al mare. Bacino amazzonico
La parte meridionale della Colombia è occupata dalla foresta pluviale amazzonica, una delle aree con la più alta biodiversità del pianeta. Questa immensa distesa di alberi ospita innumerevoli specie di animali e piante, molte delle quali ancora sconosciute. Llanos e deserto della Guajira
A nord-est, la Colombia confina con il Venezuela e presenta ambienti più aridi, come le savane dei Llanos e il deserto della penisola della Guajira, caratterizzato da dune di sabbia e vegetazione xerofila. In sintesi, la Colombia offre un’incredibile varietà di paesaggi, dal caldo e umido clima tropicale delle coste e della foresta amazzonica, alle fresche temperature delle Ande, fino agli ambienti più aridi del nord-est. Questa diversità ambientale è alla base della straordinaria ricchezza biologica del paese.
SETTEMBRE 2024 DENGUE: Nel 2024, la Colombia ha registrato un significativo aumento dei casi di dengue. Dall’inizio dell’anno fino a marzo, sono stati riportati circa 673.267 casi di dengue, con un incremento del 157% rispetto allo stesso periodo del 2023. Di questi, circa 700 sono stati classificati come gravi e 102 sono stati fatali.
La situazione è preoccupante, poiché la Colombia è uno dei paesi colpiti da un’epidemia di dengue che ha interessato gran parte della regione delle Americhe. Nel 2023, la Colombia aveva già visto un numero record di casi, e l’Organizzazione Panamericana della Salute ha avvertito che il 2024 potrebbe essere uno degli anni più critici per la diffusione della malattia nel continente.
Le autorità sanitarie stanno intensificando gli sforzi per controllare la popolazione di zanzare Aedes aegypti, il principale vettore della dengue, e per migliorare la sorveglianza e la gestione dei casi.
In generale in America Latina, fino all’ agosto 2024, in Colombia e in altre nazioni dell’America Latina e dei Caraibi sono stati registrati oltre 11.5 milioni di casi sospetti di dengue e oltre 4.500 decessi. La situazione epidemiologica è stata rilevata dalla OMS e dalla PAHO e si è trattato dell’epidemia di dengue più grave mai registrata, con un tasso di incidenza di 1.185 casi per ogni 100.000 abitanti.
La diffusione dell’epidemia è stata favorita dalla presenza di focolai di dengue in molte aree del continente americano e dall’aumento dei casi di dengue tra i viaggiatori che hanno visitato queste zone.
– L’Organizzazione Panamericana della Salute ha avvertito che il 2024 potrebbe essere uno degli anni più critici per la diffusione della dengue in tutta la regione delle Americhe. Nei primi mesi del 2024, la Colombia ha registrato il 2,2% dei casi totali segnalati in Sud America, dopo Brasile, Paraguay, Argentina e Perù. Oltre alla dengue, non risultano altre epidemie attive di rilievo in Colombia nel 2024: Non ci sono segnalazioni di epidemie di malattie come COVID-19 o Monkeypox (Clade I) in corso nel paese – Il virus Oropouche, recentemente diagnosticato in pazienti provenienti dal Sud America, ha provocato due decessi nello stato di Bahia in Brasile, ma non risultano casi confermati in Colombia.
– Tuttavia, la Colombia rimane un paese endemico per alcune malattie trasmesse da zanzare e insetti, come malaria e febbre gialla, per le quali si raccomanda ai viaggiatori di adottare le dovute precauzioni.
In generale, la situazione sanitaria in Colombia nel 2024 richiede attenzione, soprattutto per il significativo aumento dei casi di dengue, ma non si segnalano al momento epidemie fuori controllo o rischi particolari per i viaggiatori che adottino le normali misure di prevenzione.
Colombia, paese tropicale, paese caraibico. Il primo impatto con l’ambiente con la cultura e con le persone offre un assaggio unico di ciò che il Paese ti offrirà nel corso del viaggio. Dai primi passi gli odori, i colori, il rumore di fondo del parlare della gente ti inebriano e ti affascinano. Dalle Ande ai Caraibi, dalla foresta tropicale agli altopiani, ogni angolo del paese si presenta con caratteristiche diverse e sorprendenti.
L’ Ambiente ed il Paesaggio attireranno la tua attenzione. Il clima varia da tipicamente tropicale a quello temperato fino a quello marittimo. Le montagne, le foreste pluviali e le coste offrono una varietà di paesaggi in continuo cambiamento. La Colombia vanta immensi territori coperti da foreste tropicali, zone estese di savane e aree desertiche a nord di Santa Marta, ospitando una varietà di fauna e di flora incredibilmente diverse.
L’ Accoglienza della gente colombiana è proverbiale. Gli abitanti sono noti per la loro ospitalità calorosa, rendendo i visitatori che provengono da tutte le parti del mondo subito a loro agio. La Colombia è ricca di feste, come il Carnevale di Barranquilla e la Settimana Santa a Popayán, che riflettono la sua vibrante cultura e la voglia di far festa.
Lo spagnolo è la lingua ufficiale, con accenti regionali che mostrano la diversità culturale. I dialetti abbondano in ogni angolo del paese, rendendo spesso l’inflessione spagnola incomprensibile.
Tra le principali città della Colombia Bogotá è una grande metropoli cosmopolita. Cittadine e paesi sono caratteristiche dei territori dove sorgono. Cartagena, città marinara, offre storia e bellezze architettoniche che non possono essere viste e vissute. I trasporti variano da città a città e da regione a regione. Le città principali dispongono di buone reti stradali, di trasporti pubblici sufficientemente organizzati e di trasporti aerei adeguati. Negli immensi territori del paese le comunicazioni sono piuttosto scarse ed è bene organizzarsi i viaggi interni prima di arrivare nel paese.
L’impatto con il paese può creare problemi di salute se non si adottano misure preventive e corretti comportamenti. Cibi e bevande possono essere causa di importanti infezioni intestinali. Occhio ai cibi serviti per strada, alle creme e al latte fermentato. La diarrea è sempre dietro l’angolo. Le malattie portate da cibi e bevande contaminate sono frequenti. Pensare alle vaccinazioni per queste malattie prima di affrontare il viaggio può essere un comportamento saggio. Da qualche anno molti territori del paese sono sempre più interessati da epidemie di dengue. L’attenzione alle zanzare è fondamentale e la vaccinazione prima di entrare nel paese può essere opportuna. Febbre gialla e malaria sono presenti nelle aree tropicali, non prendere sottogamba questo problema. Quindi la prima cosa è fare attenzione alle punture delle zanzare, alla possibilità di contatto con parassiti come scabbia, pidocchi e piccoli animaletti della sabbia, e una attenzione particolare alle zecche. Proteggersi è essenziale.
Tra le precauzioni da adottare è quella di evitare cibi crudi, cotti da tempo, creme e cibi fermentati, tutto questo per evitare la fastidiosa diarrea del viaggiatore. Lavarsi le mani frequentemente e bere solo acqua in bottiglia riduce il rischio di malattie.
.
In Colombia, come nella maggior parte dei paesi tropicali e subtropicali, ci sono alcune malattie di origine infettiva e rischi sanitari particolari, che variano con l’ambiente ed il clima, di cui essere consapevoli. Riportiamo un elenco delle principali malattie presenti in diverse aree ed i loro rischi:
1. Malaria: È endemica in alcune aree della Colombia, soprattutto nelle regioni tropicali e subtropicali. È trasmessa dalle zanzare Anopheles. 2. Dengue: Trasmesso dalle zanzare Aedes aegypti, il dengue è comune nelle aree urbane e periurbane. I sintomi includono febbre alta, dolore muscolare e articolare e eruzioni cutanee. 3. Chikungunya: Anch’essa trasmessa dalle zanzare Aedes, causa febbre e gravi dolori articolari. I sintomi possono durare settimane o mesi. 4. Zika: Altra malattia trasmessa dalle zanzare Aedes. Sebbene spesso asintomatica o con sintomi lievi, può causare gravi malformazioni congenite se contratta durante la gravidanza. 5. Febbre gialla: È endemica in alcune regioni della Colombia. La vaccinazione è raccomandata per i viaggiatori diretti a queste aree. 6. Leptospirosi: È causata da un batterio che può essere contratto attraverso il contatto con acqua contaminata. I sintomi variano da lievi a gravi e possono includere febbre, mal di testa e dolori muscolari. 7. Tuberculosi: Anche se non esclusiva della Colombia, è una preoccupazione in alcune aree del paese. La vaccinazione e il trattamento precoce sono essenziali. 8. Febbre Tifoide e colera: Malattie batteriche trasmesse attraverso cibo e acqua contaminati. È importante seguire pratiche di igiene adeguate e bere acqua trattata o bollita.
9. Parassiti intestinali: Alcuni parassiti come diverse tipi di amebe tra cui l’Histolityca e vermi intestinali quali lo schistosoma possono essere contratti attraverso cibo e acqua contaminati o contatti cutanei.
10. Malattie respiratorie: In alcune zone, soprattutto nelle aree urbane, le malattie respiratorie legate all’inquinamento possono essere un problema.
Rischi generali e trasmissione: – Zanzare: Proteggersi dalle punture di zanzara è cruciale per prevenire malattie come malaria, dengue, chikungunya e Zika. Utilizzare repellenti, indossare abiti protettivi e dormire sotto zanzariere può aiutare. – Acqua e cibo : Evitare cibi e acqua non trattati o non cotti correttamente per ridurre il rischio di infezioni gastrointestinali e parassitarie.
La prevenzione
Vaccinazioni: Assicurarsi di essere aggiornati con le vaccinazioni raccomandate per il viaggio, come quelle contro la dengue, l’epatite A e B, il tifo ed il colera, la febbre gialla ed il tetano. Valutare la vaccinazione contro la meningite ACWY Chemioprofilassi per la malaria (dove consigliata) Igiene: Mantenere una buona igiene personale e usare precauzioni appropriate in ambienti sanitari e alimentari.
Dove e come si può prenotare il test mantoux in tempi brevi?
Puoi richiedere di effettuare il “test mantoux” o tst presso il Cesmet-Clinica del Viaggiatore. L’effettuazione del test, le valutazioni della reazione cutanea, e l’interpretazione è eseguita da medici infettivologi esperti.
Puoi anche prenotare l’effettuazione del “test Quantiferon”.
oppure scrivi direttamente un whatsapp al 3466000899 o alla segreteria Cesmet seg.cesmet@gmail.com
CONVENZIONI PER CONCORSI PUBBLICI, UNIVERSITA’, SCUOLE Il Centro Cesmet Clinica del Viaggiatore, una struttura specializzata nel trattamento di malattie infettive e tropicali, è abilitato a condurre test diagnostici e prevenzione, come il test tubercolinico (Mantoux), per concorsi universitari, scolastici, forze armate e concorsi pubblici. I referti e le certificazioni rilasciati dal centro per attestare il risultato dei test sono riconosciuti ufficialmente dalle istituzioni universitarie, dagli enti pubblici e da altre organizzazioni per fini istituzionali e procedurali.
Esiste una convenzione per Concorsi pubblici e per le Università e le scuole?
Il Centro Cesmet Clinica del Viaggiatore ha stabilito delle convenzioni per i concorsi pubblici, le università, e le scuole, offrendo servizi diagnostici e test, come il test tubercolinico (Mantoux), a costi ridotti rispetto alle tariffe normalmente applicate per richieste di lavoro e clinici privati. Inoltre, non è necessaria alcuna impegnativa per accedere ai prezzi agevolati previsti dalla convenzione. Questa iniziativa consente a studenti, insegnanti, e partecipanti a concorsi pubblici di accedere a questi servizi sanitari specializzati in modo conveniente e accessibile.
Quanti e quali sono i test per evidenziare la tubercolosi o il contatto con il Mycobacterium Tubercolosis?
Esistono diversi tipi di test che vengono utilizzati per:
(1) confermare la diagnosi clinica di tubercolosi “sintomatica”;
(2) valutare una infezione “asintomatica” da Mycobacterium tuberculosis, di tipo “latente”;
(3) valutare l’entità della risposta immunitaria al contatto con le proteine tubercolari;
Questi test sono cruciali per:
(a) l’identificazione di un’eventuale infezione tubercolare latente o attiva;
(b) per valutare la risposta immunitaria al micobatterio tubercolare e al vaccino antitubercolare.
Qui di seguito sono elencati i principali test disponibili:
1. Test Mantoux (o test tubercolinico):
Il test Mantoux è uno dei metodi più comuni e semplici da effettuare, per rilevare un’infezione tubercolare latente. Consiste nell’iniettare una piccola quantità di derivato proteico purificato (PPD) del Mycobacterium tuberculosis sotto la pelle, solitamente sul lato interno dell’avambraccio (test in vivo). Dopo 48-72 ore, la reazione cutanea viene valutata dal medico per determinare se il paziente è stato esposto al batterio o al vaccino. 2. Test Quantiferon (o test IGRA):
Il test Quantiferon, noto anche come test IGRA (Interferon Gamma Release Assay), è un esame del sangue che misura la risposta immunitaria – infiammatoria al Mycobacterium tuberculosis. Il test consiste nel prelievo di un campione di sangue venoso che viene successivamente “stimolato” con antigeni specifici del Mycobacterium tuberculosis. La produzione di interferone-gamma viene misurata per determinare se il paziente ha avuto un contatto con il batterio. .3. altri test per TBC:
Esistono anche altri esami diagnostico-clinici oltre ai precedenti. (a) gli esami culturali dell’escreato (saliva); (b) gli esami radiologici del torace e la TAC (tomografia computerizzata); tutti esami utilizzati per la diagnosi della tubercolosi attiva o per identificare eventuali lesioni che potrebbero essere associate alla malattia.
È importante notare che ogni metodo diagnostico può avere i suoi vantaggi e svantaggi e che la scelta del test da utilizzare dipende da vari fattori, come la disponibilità del test stesso, le caratteristiche cliniche del paziente e l’obiettivo della valutazione diagnostica.
Entrambi i test diagnostici, Mantoux e Quantiferon, sono strumenti diagnostici “chiave” che forniscono informazioni sulla possibile esposizione dell’organismo al batterio Mycobacterium tuberculosis. Evidenziano la risposta del sistema immunitario al contatto con gli antigeni tubercolari. La risposta cellulare nel sottocutaneo il primo test, e le prime fasi della risposta infiammatoria (produzione citochine e interferon) il secondo test.
Ambedue i test aiutano a individuare non solo se un’infezione tubercolare è presente ed attiva, ma anche se essa è latente, asintomatica. Forniscono entrambi un’indicazione delle capacità di risposta immunitaria del paziente nei confronti del micobatterio, da prospettive differenti.
L’identificazione di un’eventuale infezione tubercolare (presenza del batterio all’interno dell’organismo) è essenziale per una diagnosi accurata e precoce, che consenta un trattamento tempestivo e adeguato, prevenendo così la progressione della malattia e riducendo il rischio di complicazioni e di trasmissione del batterio ai contatti stretti.
Inoltre, la valutazione dello stato dell’immunità cellulo-mediata è importante sia per comprendere come il sistema immunitario del paziente sta rispondendo all’infezione sia per determinare la strategia terapeutica più appropriata. Una corretta valutazione dei test, se positiva, consente anche la possibilità di effettuare una profilassi per ridurre il rischio di attivazione della malattia in caso di infezione latente asintomatica.
In definitiva, questi test diagnostici sono strumenti essenziali nella lotta contro la tubercolosi, contribuendo alla prevenzione e al controllo della malattia e migliorando la salute pubblica a livello globale.
(A) TEST MANTOUX
Cosa è il test mantoux per la tubercolina?
Il test cutaneo alla tubercolina (TST o MANTOUX), denominato anche test in vivo, in quanto la reazione delle cellule linfocitarie avviene nel tessuto sottocutaneo del tuo braccio, con una risposta “cellulo-mediata in situ”, ossia l’attivazione linfocitaria nel luogo dove viene iniettato “l’antigene tubercolare”. E’ un esame che mostra la risposta dei linfociti T nel sottocutaneo, in un certo senso più sensibile e di maggiore interpretazione rispetto al test in vitro (di laboratorio) denominato Quantiferon. Sicuramente richiede una lettura attenta ed eseguita da personale esperto. Il test facilita il medico nella diagnosi clinica e nella interpretazione dei sintomi sospetti del paziente. Con questo test è possibile valutare la risposta intradermica “ritardata”, ossia sotto la pelle e dopo 2/3 giorni dall’effettuazione, dovuta all’ipersensibilità all’antigene somministrato, un derivato proteico purificato (PPD) dal Mycobacterium tuberculosis.
.
Come funziona il TEST CUTANEO DELLA TUBERCOLINA
Il test cutaneo della tubercolina è considerato la principale prova per individuare l’infezione o il contatto avvenuto con il batterio della tubercolosi ( o TBC). La tubercolina è una frazione proteica del bacillo tubercolare che, una volta iniettata nell’organismo provoca, nel punto di inoculo, una risposta immunitaria con un richiamo dei globuli bianchi, che si manifesta con un ingolfo linfocitario e l’attivazione della reazione infiammatoria nel sottocutaneo.
Il test è innocuo e sicuro e privo di conseguenze sulla salute, effettuabile anche durante la gravidanza e l’allattamento. Se positivo può provocare una reazione infiammatoria anche intensa nel luogo di inoculo caratterizzata da gonfiore, rossore, indolenzimento e raramente un lieve rialzo febbrile.
Si esegue per valutare eventuali contatti, anche remoti, con il “Mycobacterium Tubercolosis”, ossia con il batterio responsabile della malattia tubercolare. La positività del test indica un contatto “passato o recente” con il batterio della tubercolosi ma questo non equivale ad essere sintomatici o ad essere ancora infettati dal batterio. La valutazione in questo senso è clinica e deve essere eseguita da un medico esperto.
Come si esegue il test mantoux?
Si sceglie e disinfetta una piccola superficie dell’avambraccio e si inietta superficialmente con una siringa da insulina con ago sottilissimo la dose di tubercolina. Deve comparire un piccolo pomfo sulla cute che lentamente si riassorbe. La risposta cutanea si manifesta dopo 48 / 72 ore dall’inoculazione. La prima lettura si esegue a 48 ore, ma non bisogna andare oltre le 72 dall’avvenuta inoculazione.
Cosa si evidenzia al termine delle 48 e come si esegue la lettura del test?
Il test è negativo quando non lascia alcuna traccia a livello del punto di inoculo.
Il test è positivo, nelle sue gradazioni (lieve – medio – molto), quando compare un’area di cute infiammata con una papula centrale indurita. In caso di forte positività per la presenza attiva di Mycobatterio può comparire anche una ulcerazione cutanea.
.
Quindi come viene classificata la risposta secondo l’interpretazione della reazione ?
I risultati del test devono essere interpretati con attenzione. La situazione clinica della persona e l’attività del micobatterio al suo interno determinano la dimensione dell’indurimento e l’ampiezza della risposta positiva (valutata in 5 mm, 10 mm o 15 mm).
In reazioni particolarmente forti talvolta si manifestano vescicole, bolle, linfangite, ulcerazione e necrosi nel sito del test e nelle aree limitrofi. La formazione di vescicole, bolle o necrosi nel sito del test indica un alto grado di sensibilità alla tubercolina e quindi la presenza di un’infezione da bacilli tubercolari.
.
La risposta viene classificata in:
•negativa: assenza di indurimento ed eritema inferiore a 2 mm di diametro;
•dubbia: anche con parvenza di lieve indurimento ed eritema tra i 2 a 4 mm di diametro;
•positiva: con indurimento dermico evidente ed eritema tra i 5 mm ed i 15 mm di diametro.
•intensamente positiva: con eritema oltre i 15 mm e con papula indurita che può necrotizzare centralmente e con reazione infiammatoria è moto evidente.
Il test negativo evidenzia l’assenza di contatto con il bacillo della tubercolosi.
Il test positivo evidenzia un contatto con il bacillo tubercolare e la risposta è proporzionale allo stato di attività del microrganismo. In ogni caso va sottolineato che il test non fa diagnosi di tubercolosi ma evidenzia solamente la presenza di risposta immunologica, la diagnosi è squisitamente clinica con l’aiuto del quadro radiologico.
.
Quando è opportuno eseguire il test cutaneo alla tubercolina (Mantoux Test)
l test di Mantoux è uno strumento importante per identificare precocemente l’infezione da tubercolosi, anche in forma latente. Ecco quando è opportuno eseguirlo:
1. Situazioni di rischio
Il test è consigliato per chi:
– Ha vissuto o viaggiato in aree ad alta diffusione di tubercolosi, specialmente nei paesi tropicali;
– Ha avuto contatti stretti con persone affette da tubercolosi;
– Ha trascorso tempo in ambienti chiusi e poco areati dove potrebbero esserci portatori del batterio;
•Viaggiatori internazionali che si recano per qualsiasi motivo in aree ad alta presenza di tubercolosi ed hanno contatti con la popolazione locale;
•Insegnanti, volontari, religiosi e altri lavoratori a contatto frequente con la popolazione proveniente da paesi endemici, soprattutto in ambienti chiusi e affollati;
3. Screening preventivo
Il test può essere utile come screening per:
– Immigrati arrivati recentemente da paesi ad alta incidenza di tubercolosi;
– Persone che iniziano lavori o scuole/formazione in ambienti a rischio (università; ambienti militari; altro)
Monitoraggio periodico (metodo di controllo e prevenzione)
Per le categorie a rischio, si consiglia di effettuare:
– Un test di controllo iniziale
– Test periodici per monitorare eventuali esposizioni
Perché è importante
Il test di Mantoux aiuta a:
– Identificare l’infezione tubercolare latente (LTBI), che è asintomatica e nella maggior parte dei casi non contagiosa;
– Permettere un trattamento tempestivo dell’infezione latente, riducendo il rischio di sviluppo della malattia attiva;
– Prevenire la diffusione della tubercolosi, specialmente in ambienti a rischio;
Conclusione
Il test di Mantoux è uno strumento sicuro ed efficace, semplice da eseguire in qualsiasi ambiente o situazione, ma di difficile lettura, spesso soggettiva. E’ utile per la prevenzione e il controllo della tubercolosi. E’ utile negli screening di popolazione. Se rientri in una delle categorie a rischio o hai dubbi, consulta un medico esperto per valutare l’opportunità di eseguire il test. Il Quantiferon nei casi dubbi diventa un importante test di conferma. La prevenzione è fondamentale per proteggere la tua salute e quella di chi ti circonda.
.
(B) TEST QUANTIFERON
Cosa è il test quantiferon per la tubercolina?
Il test QuantiFERON è un esame diagnostico, di laboratorio, utilizzato principalmente per rilevare l’infezione da Mycobacterium tuberculosis, il batterio responsabile della tubercolosi (TB). Questo test misura la risposta infiammatoria “in vitro” (in laboratorio) della persona a specifiche proteine antigeniche tubercolari.
Funzionamento del Test QuantiFERON
Procedura e Metodo
1.Prelievo di Sangue: Viene prelevato alla persona un campione di sangue venoso, a digiuno.
2.Incubazione: Il campione si sangue (siero) viene incubato con proteine antigeniche specifiche del Mycobacterium Tuberculosis. L’incubazione del siero del paziente nel test QuantiFERON avviene a una temperatura di 37 °C e deve essere effettuata entro 16 ore dal prelievo del sangue. Il periodo di incubazione effettivo dura tra le 16 e le 24 ore. Durante questo tempo, i linfociti T della persona presenti nel campione di sangue rispondono agli antigeni specifici del Mycobacterium Tuberculosis, producendo interferone-gamma (IFN-γ), che è il parametro misurato per valutare la presenza di un’infezione tubercolare.
3.Misurazione della Risposta Immunitaria: Dopo l’incubazione, si misura la produzione di interferone-gamma (IFN-γ) da parte dei linfociti T del paziente in risposta agli antigeni. Un aumento significativo di IFN-γ indica una risposta immuno – infiammatoria positiva, suggerendo un’infezione attiva o latente da tubercolosi.
.
Risposta Immunologica – infiammatoria e Produzione di Linfochine
Meccanismi di Risposta
(tutto quanto è descritto di seguito avviene in laboratorio, nelle provette destinate al test, sul sangue del paziente che possiede tutti i componenti cellulari presenti normalmente nell’organismo. La reazione avviene quindi tra le proteine antigeniche fornite e le cellule del sangue).
Quando nel nostro organismo le cellule del sistema immunitario riconoscono un microbo che è entrato ed ha infettato la persona, i linfociti T, in particolare i “linfociti T helper (Th)”, si attivano, nel punto dove è avvenuto il contatto, e iniziano a produrre linfochine, che sono citochine specifiche per la modulazione della risposta immunitaria e infiammatoria. Le principali linfochine coinvolte includono:
•Interleuchina-2 (IL-2): Stimola la proliferazione dei linfociti T e delle cellule natural killer.
•Interferone-gamma (IFN-γ): Gioca un ruolo cruciale nell’attivazione dei macrofagi e nell’inibizione della replicazione virale.
Produzione di linfochine all’interno dell’organismo
La produzione di linfochine avviene attraverso vari meccanismi:
1.Attivazione dei Linfociti T: L’antigene del microbo viene adeso ad alcune cellule specifiche e viene presentato da parte di queste “cellule presentanti l’antigene (APC)” attivando i linfociti T. I linfociti T helper si attivano attraverso il legame tra il recettore T-cellulare e l’antigene associato alle molecole del complesso maggiore di istocompatibilità (MHC).
2.Secrezione di Linfochine: Una volta attivati, i linfociti T helper ed altri secernono “linfochine” che agiscono su altre cellule del sistema immunitario, amplificando la risposta immunitaria ed infiammatoria.
3.Da questo momento si attiva la risposta immunitaria – cellulare da una parte e la risposta infiammatoria; due meccanismi che fanno come scopo comune quello di eliminare la risposta del microrganismo dalla persona infettata.
In laboratorio si sfrutta lo stesso meccanismo inserendo in una provetta le proteine antigeniche del batterio della tubercolosi e le cellule immunitarie presenti nel sangue prelevato dalla persona.
In sintesi, il test QuantiFERON sfrutta, in provetta, la capacità del sistema immunitario di rispondere a specifici antigeni tubercolari, misurando la produzione di IFN-γ come indicatore dell’infezione.
La risposta immunologica è mediata dalla produzione di linfochine che modulano e coordinano le attività delle cellule immunitarie.
.
Dopo quanto tempo dal contatto il test diventa positivo sia nel test in vivo che in quello in vitro?
In caso di contatto con il Mycobatterio della Tubercolosi generalmente è necessario un periodo di due / tre mesi, affinché si verifichi la conversione del test cutaneo alla tubercolina, cioè che questo esame diventi positivo e segnali l’avvenuto contatto con il batterio.
Nel caso di viaggiatori internazionali, delle categorie precedentemente individuate, sarebbe auspicabile l’effettuazione di un test MANTOUX prima del viaggio e dopo 3 mesi dal rientro. In caso di soggiorni prolungati, in ambienti di lavoro dove viene favorito un contatto prolungato, sarebbe consigliato effettuare il test una volta l’anno.
Cosa fare con le persone immunocompromesse?
Per le persone immuno compromesse, con difese immunitarie deboli o compromesse, che hanno avuto di recente uno stretto contatto con casi noti infettivi di tubercolosi, la terapia per LTBI può iniziare anche se il TST risulta negativo.
I pazienti risultati positivi al MANTOUX – TST o all’IGRA devono essere sottoposti a valutazione clinica per escludere una tubercolosi attiva e per valutare l’eventuale necessità di terapia contro l’infezione latente. E’ sempre necessaria una valutazione clinica, dei sintomi, della obiettività polmonare e sistemica a cui segue un esame radiografico del torace, dopo aver effettuato un test Mantoux, risultato positivo.
Clima: Il clima è spiccatamente equatoriale, con caldo umido e precipitazioni abbondanti (2.500 mm annui), soprattutto sul versante caraibico, influenzato dagli alisei di nord-est.Si hanno comunque sensibili differenze di regime termico in funzione dell’altitudine e di piovosità in rapporto all’esposizione agli alisei. Il versante caraibico è costantemente piovoso (2.500-3.600 mm annui), mentre la regione pacifica è molto meno piovosa (1.400-2.000 mm annui, nelle zone più riparate anche meno). Possono essere distinte due stagioni: una secca da gennaio ad aprile, una piovosa da maggio a dicembre (le differenze stagionali sono meno sensibili nell’area caraibica). L’influenza altimetrica è notevole e permette di distinguere le tipiche fasce climatiche andine: tierras calientes (fino a 600-700 m), con temperature medie superiori a 18° tierras templadas (700-1.500 m), con temperature tra i 15° e i 18° tierras frías (oltre i 1.500 m), con temperature inferiori a 15°, ma comunque mai sotto zero. In ogni caso negli ultimi anni i cambiamenti climatici hanno portato variazioni sia per quanto riguarda la temperatura che la piovosità. Questo influenza molto la presenza di “insetti vettori”, ad iniziare dalle zanzare, in particolare Aedes Aegipty, vettore di molti virus (arbovirosi), ma anche una maggiore diffusione di Anopheles, vettore della malaria.
Prevenzione e profilassi
Vaccinazioni obbligatorie
DENGUE
E’ consigliata la vaccinazione per la DENGUE ?
Vista la presenza di focolai diffusi nel paese, in particolare nella città di Panama, ma in quasi tutto il territorio, in aumento durante la stagione delle piogge, ma presente in modo endemico durante tutto l’anno, è consigliato effettuare il vaccino per la DENGUE, QDENGA.La prevenzione consiste nella attenzione alla puntura degli insetti ed alla protezione con repellenti. Noi consigliamo NOZETA – olio di NEEM, molto efficace e con caratteristiche repellenti e lenitive. Importante valutare l’inoculazione del nuovo vaccino per la Dengue, denominato QDENGA
Il certificato di vaccinazione contro la Febbre Gialla è richiesto per i viaggiatori con più di 1 anno di età che arrivano dai paesi con rischio di trasmissione della febbre gialla e per i viaggiatori transitati attraverso un aeroporto di un paese con rischio di trasmissione della febbre gialla .
Vaccinazioni consigliate
FEBBRE GIALLA
FEBBRE GIALLA La vaccinazione è consigliata ai viaggiatori, a partire dai 9 mesi di età, diretti alle province di Emberà, Darien, Kunayala, Colòn e Panama ad est del canale, escluse la zona del Canale, la città di Panama , le Isole San Blas e le isole di Balboa.
– La vaccinazione non è obbligatoria, ma va presa in considerazione a seconda del tipo di viaggio e di permanenza, ma soprattutto in base alla situazione epidemiologica del paese al momento del viaggio. La nuova formulazione “orale” delvaccino anticolera protegge ora anche dalle infezioni intestinali provocate da molti agenti enterotossici che provocano la “diarrea del viaggiatore”. Il vaccino è quindi consigliato per i viaggi in molti paesi del mondo.
Assicurati di aver effettuato tutte le vaccinazioni previste dal Sistema Sanitario Nazionale. Queste prevedono: tetano, difterite, polio, pertosse, haemophilus B, epatite B, morbillo, parotite, rosolia, varicella.
Approfondimenti sulla malaria
CHE COSA E’
La Malaria è una malattia infettiva, acuta, presente nel paese, molto legata agli’ ambienti umidi, piovosi, alle stagioni ed alle condizioni meteorologiche. Controlla prima di partire l’itinerario del tuo viaggio e le condizioni meteo delle aree dei tuoi soggiorni. Ricorda che la Malaria è una malattia potenzialmente grave ed anche fatale. Non sottovalutarla. E’ possibile prevenirla con una attenzione al vestiario che ti copra le parti scoperte al tramonto e la notte, all’utilizzo di repellenti e all’ utilizzo di adeguati farmaci per la profilassi, nelle stagioni di maggior rischio. Per approfondire leggi la scheda sulla malaria
NEL PAESE
Il rischio di malaria a causa prevalentemente di P. vivax ( > 99%) esiste tutto l’anno nelle province lungo la costa atlantica e lungo i confini con Costarica e Colombia: Bocas del Toro, Chiriquí, Colón, Darién, Kuna Yala, Ngäbe Buglé, Panama e Veraguas.
A Panama City, nella zona del canale e nelle altre province non c’è rischio di trasmissione.
Segnalata resistenza del P. falciparum alla clorochina e alla sulfadossi-pirimetamina.
CDC Yellow Book
PROFILASSI
Doxiciclina, è un ottimo farmaco di scelta per i soggiorni sia in aree turistiche che in viaggi avventurosi, durante trekking e in caso di utilizzo di tende o residenze poco controllate. Farmaco per i soggiorni in residenze protette o aree di lieve rischio, sia per soggiorni a rischio elevato. Devi sapere che la “doxiciclina 100 mg”è un farmaco di scelta non solo per la prevenzione della infezione malarica ma anche per la prevenzione delle infezioni batteriche intestinali e cutanee e verso le infezioni causate da punture di zecca. Per le sue caratteristiche il farmaco è molto versatile, può essere infatti assunto per soggiorni brevissimi o brevi, alcuni giorni o settimane, ma anche nel lungo periodo,cioè per molti mesi. Ti ricordiamo che farmaci a base di tetracicline, compresa la doxiciclina, vengono assunti per oltre 1 anno da ragazzi che manifestano l’acne, cioè infezioni sul volto o tronco. Un farmaco sicuro, efficace, privo o con scarsi effetti collaterali. Ricordiamo che alle dosi di profilassi, 100 mg al giorno, gli effetti di sensibilizzazioni ai raggi solari, sono praticamente assenti. In ogni caso ricordiamo l’uso di creme solari. Farmaco di basso costo. Non è utilizzabile al di sotto dei 12 anni o in gravidanza, o in caso di allergia o intolleranza alle tetracicline. Si assume tutti i giorni, durante il pranzo, dalla entrata in area a rischio, per una settimana dalla uscita dall’area di rischio malarico.
Atovaquone-Proguanile, farmaco sul mercato da quasi 20 anni possiede ancora una buona copertura antimalarica per le forme resistenti alla clorochina, anche se sono state descritte da diversi anni forme di resistenza e di scarsa efficacia. Utile per l’utilizzo pediatrico, Utilizzato per periodi non superiori ai 30 giorni, ma utilizzabile fino a 60 giorni. Si assume una compressa tutti i giorni da 2/3 giorni prima di partire ad 1 settimana al rientro.
Meflochina, farmaco utilizzato da oltre 30 anni, Efficace in profilassi e in terapia. Efficace sia negli adulti che anche in età pediatrica. Efficacia e sicurezza dimostrata anche nelle donne in gravidanza. Utilizzabile in soggetti in buone condizioni di salute. Da non utilizzare nei cardiopatici, soggetti aritmici, neuro e psicopatici, in chi soffre di insonnia. Riferiti sintomi da irritabilità del sistema nervoso periferico e centrale. Da evitare in chi effettua immersioni, soggiorni in alta quota, voli aerei ripetuti e prolungati. Favorevole la modalità di assunzione che prevede una dose settimanale da una settimana prima di partire a 3/4 settimane al rientro.
AL RIENTRO
In caso di febbre, di diarrea o comunque di malessere, è indispensabile consultare senza indugio (in caso di febbre, possibilmente entro 24 ore, per la possibilità di aver contratto la malaria, se si è di ritorno da una zona a rischio) un Medico Specialista o esperto in Malattie Tropicali.
Pillole di salute
Come evitare di ammalarsi
Dai tempo al tuo organismo di ambientarsi al nuovo clima ed al nuovo ambiente. Prima del viaggio, se possibile, dedica alcune ore alla attività fisica, e abitua il tuo organismo ai nuovi ritmi durante il viaggio…leggi tutto
Chi deve vaccinarsi per la febbre gialla
La vaccinazione contro la Febbre Gialla o Vaccino Antiamarillico, malattia virale acuta, che si trasmette tramite puntura di zanzara, è l’unica pratica preventiva che può essere richiesta obbligatoriamente dalle autorità sanitarie di un Paese per poter entrare attraverso i valichi di frontiera….
E’ una malattia infettiva, acuta, spesso ma non sempre febbrile, talvolta caratterizzata da pochi sintomi ma sempre con presenza di grande stanchezza, può essere fortemente debilitante, provocando anemia talvolta grave e molto spesso alterazioni metaboliche ed organiche. Appena entrati nell’organismo i parassiti colonizzano le cellule del fegato che poi vengono via via distrutte creando zone di necrosi (morte cellulale) e di fibrosi puntiforme. Alla lunga il parassita malarico crea lesioni permanenti a livello epatico. (altro che medicine contro la malaria che fanno male al fegato!).
Ricorda che la protezione dei farmaci utilizzati per la profilassi (prevenzione) è efficace e sicura. Gli eventuali effetti collaterali, raramente presenti, sono sicuramente meno dannosi, sul tuo organismo, rispetto alle conseguenze derivanti dalla malattia stessa. Tali effetti collaterali, sempre temporanei, possono dipendere da dosaggi non corretti o da intolleranze individuali. Devi temere l’azione distruttiva del parassita sul tuo organismo piuttosto che gli effetti collaterali,generalmente non pericolosi dei farmaci antimalarici.
Febbre, brividi, sudorazione, cefalea nucale, stanchezza ingravescente sono i sintomi più frequenti e caratteristici. Ma non sempre la malaria si presenta in modo così eclatante. Basta un malessere al rientro dal viaggio a far scattare l’attenzione.
FAI SUBITO GLI ESAMI DI LABORATORIO PRESSO UN CENTRO SPECIALIZZATO. TI ASPETTIAMO AL CESMET PER ESCLUDERE CON UNA VISITA E CON ESAMI MIRATI CHE I TUOI SINTOMI PROVENGANO DA UN ATTACCO MALARICO.
• le zanzare che trasmettono malattie diverse dalla malaria sono attive durante il giorno ed ovunque vi sia una raccolta di acqua dolce: indossare abiti di colore chiaro, lunghi e con maniche larghe, pantaloni lunghi e larghi, di colore chiaro, magliette o camicie con maniche lunghe e larghe e di colore chiaro da infilare nella cintura dei pantaloni….
Per prevenire l’eventuale trasmissione di malattie infettive, è opportuno nuotare esclusivamente in piscine con acqua clorata. L’acqua del mare è sicura.
Fare il bagno in acque contaminate può essere pericoloso per la pelle, gli occhi, le orecchie, le mucose della bocca, specialmente se…
E’ un insieme di sintomi che si può manifestare quando l’organismo umano, superati i 2500 metri di altitudine, non si è ancora adeguato alla nuova situazione ambientale.
Possiamo definire l’alta quota come segue…
Montagna o mare, safari e avventura o vacanza di tutto riposo, caldo o freddo: devi preparare il tuo bagaglio con cura, attenzione, senza esagerare e soprattutto prevedendo ……l’imprevedibile. Abbigliamento appropriato al clima e non dimenticando mai una piccola farmacia da viaggio.
Al rientro a casa
Quando rientri da un viaggio ricorda di prenderti una pausa di un tempo sufficiente per riadattare il tuo organismo al tuo ambiente ed ai tuoi ritmi di vita. Stanchezza, malessere, senso di vuoto, scarsa capacità alla concentrazione….
E’ sotto gli occhi di tutti l’aumento dei contagi in Italia nel periodo estivo giugno Agosto 2024. I caratteristici sintomi respiratori accompagnati da astenia importante e nuovamente, anche se raramente, perdita del gusto e dell’olfatto si sono diffusi nella popolazione italiana, in modo evidente. In Europa il fenomeno è presente in quasi tutte le nazioni. Durante le Olimpiadi a Parigi, diversi sono stati gli atleti che hanno dovuto abbandonare le gare per problemi di Covid. In Grecia il picco ha raggiunto il suo culmine a fine luglio, e molti sono stati i turisti costretti a letto durante le vacanze.
Ufficialmente, secondo il Ministero della Salute, i contagi Covid sono aumentati del 2,2% (17.381) nella ultima settimana dall’1 al 7 agosto 2024. Alcune fonti sempre ufficiali li attestano al 7% (18.255). Ma secondo diversi addetti ai lavori i contagi “nascosti – non evidenziati da tampone” potrebbero essere saliti ad oltre 75.000 in questa settimana. Questa “ondata estiva” era prevedibile e sta ora assumendo dimensioni importanti”. Il virus SARS-CoV- con le sue nuove varianti c’è nel nostro territorio e circola tra di noi. I nostri organismi convivono con il virus ed il virus convive con gli organismi umani, grazie alle grandi campagne vaccinali ed alle ripetute infezioni che hanno sviluppato nell’umanità intera un sistema immunitario in grado di rispondere alle aggressioni virali. Le infezioni continuano anche nei vaccinati ma la risposta dell’organismo è modulata e non provoca sintomi importanti.
Quali sono le “varianti del Covid circolanti” in Italia nell’ultimo mese:
La variante JN.1 insieme a tutti i suoi sottolignaggi (inclusi KP.3, KP.3.1.1 e KP.2) si conferma predominante in Italia. Cresce e si sviluppa nella porzione dei sequenziamenti il lignaggio KP.3.1.1, che è sottoposto a monitoraggio internazionale dall’OMS viste le sue caratteristiche di maggiore diffusione ed anche aggressività. Questi sono i nuovi virus del Covid modificati rispetto alla versione originale. Sono i modi con i quali il virus tenta di eludere le nostre difese, ma il sistema immunitario sembra saper contenere gli attacchi dei nuovi virus. Questo è il motivo per cui occorre periodicamente continuare a vaccinarci nei confronti del Covid, allo stesso modo dell’influenza.
Sintomi e comportamenti da adottare
I sintomi più comuni di queste nuove varianti sono la febbre, il mal di gola, il naso chiuso, tosse secca, forte stanchezza, dolori muscolari e articolari, talvolta perdita olfatto e gusto;
Non vige più l’obbligo di isolamento per i positivi (pochi quelli che si testano con questi sintomi), ma è buona regola comportarsi con cautela, per salvaguardare la propria e l’altrui salute.
E continua ad essere importante seguire le precauzioni per prevenire la diffusione del virus, come l’uso della mascherina in caso di sintomi. Si calcola che meno del 5% dei sintomatici adotta questa cautela.
La sintesi è che dal giugno ‘24 con un aumento nel mese di Agosto, l’Italia sta affrontando un aumento dei contagi Covid con la circolazione di nuove varianti. La malattia è per lo più asintomatica o con lievi sintomi. L’attenzione per gli anziani, i cardiopatici, i diabetici ed i portatori di altre patologie croniche è essenziale. Il virus in questi soggetti si può manifestare in modo più aggressivo.
E l’attenzione al fenomeno Covid si rafforza per il fatto che gli esperti ritengono che i dati ufficiali sui contagi da Covid-19 in Italia siano sottostimati per diverse ragioni. I dati risultano incongruenti per una serie di motivi:
1. Differenza tra ricoveri e nuovi casi: L’analisi mette in luce una discrepanza significativa tra il numero di ricoveri per Covid-19 e il numero di nuovi casi registrati. Ad esempio, il rapporto tra nuovi casi giornalieri e posti letto occupati è sceso drasticamente da oltre 6 a 1 (durante il periodo del Green Pass) a 1,4 a 1. Questo suggerisce che, nonostante l’aumento dei ricoveri, il numero di nuovi casi segnalati non riflette la realtà.
2. Stime alternative: I ricercatori stimano che i casi reali potrebbero essere quasi 75.000 settimanali, rispetto ai 17.381 ufficialmente riportati. Questa stima si basa sull’analisi del rapporto tra ricoveri e nuovi casi, che, se applicato ai dati attuali, suggerisce che oltre il 75% dei contagi sfugga alle stime ufficiali.
3. Minori diagnosi e notifiche: Gli esperti hanno ipotizzato che la sottostima possa derivare da un numero ridotto di diagnosi e notifiche di nuovi contagi, che non portano a ricoveri. Questo è indicativo di una possibile mancanza di test o di segnalazioni incomplete da parte dei pazienti.
Queste considerazioni evidenziano la necessità di avere una chiara percezione dell’ampiezza del fenomeno, specialmente in vista dell’autunno, quando ci si aspetta un aumento ulteriore dei casi. Riteniamo che è cruciale adottare misure preventive per contenere la diffusione del virus, data la sua continua presenza e circolazione in Italia.
La stagione autunnale avrà un impatto significativo sulla diffusione di virus respiratori, tra cui il Covid-19 e l’influenza. Di seguito alcuni aspetti chiave: Aumento della Trasmissibilità
1. Condizioni Ambientali: Con l’arrivo dell’autunno, le temperature più basse e l’aumento della frequentazione di ambienti chiusi favoriscono la trasmissione di virus respiratori. Gli spazi chiusi, dove le persone si riuniscono, aumentano il rischio di contagio attraverso goccioline emesse durante la tosse o gli starnuti.
2. Circolazione di Varianti: Durante l’autunno, si prevede un aumento della circolazione di varianti di Covid-19, come la XBB e altre, che hanno mutazioni che possono aumentare la diffusione del virus e il rischio di malattie gravi, specialmente per i non vaccinati.
Coincidenza con Altri Virus
3. “Tripledemic”: L’autunno è caratterizzato dalla concomitanza di più virus respiratori, tra cui il virus influenzale e il virus respiratorio sinciziale (RSV). Questa sovrapposizione di virus crea una situazione complessa, poiché i sintomi possono sovrapporsi e rendere difficile la diagnosi senza test specifici.
4. Picchi Epidemici: Il picco dell’influenza si verifica solitamente tra dicembre e gennaio, ma la stagione a rischio inizia già nei mesi autunnali. Si stima che in Italia ci possano essere tra i 5 e i 6 milioni di casi di influenza durante la stagione influenzale. Raccomandazioni per la Prevenzione
La Vaccinazione ed i richiami previsti è raccomandata insieme al vaccino contro l’influenza in autunno, in particolare a partire da ottobre, per ridurre il rischio di malattie gravi e complicazioni. Soprattutto per le categorie più vulnerabili sono quelle a cui consigliare maggiormente il vaccino.
L’autunno rappresenta un periodo critico per la diffusione di virus respiratori, con un aumento della trasmissibilità e la circolazione simultanea di diversi patogeni. È fondamentale adottare misure preventive, come la vaccinazione e il rispetto delle norme igieniche, per contenere la diffusione di questi virus.
Durante l’autunno, diversi gruppi di popolazione sono considerati ad alto rischio di contrarre malattie infettive, inclusi Covid-19 e influenza. Questi gruppi includono:
1. Anziani: Le persone di età superiore ai 65 anni sono particolarmente vulnerabili a complicazioni gravi da infezioni respiratorie, inclusa l’influenza e il Covid-19.
2. Persone con Patologie Croniche: Coloro che soffrono di malattie cardiovascolari, respiratorie, metaboliche o immunodepressione hanno un rischio maggiore di sviluppare forme severe di malattie infettive. Queste condizioni possono compromettere il sistema immunitario e rendere più difficile combattere le infezioni.
3. Donne in Gravidanza: Le donne in gravidanza sono a rischio aumentato di complicazioni sia per l’influenza che per il Covid-19, rendendo la vaccinazione particolarmente raccomandata per proteggere sia la madre che il nascituro.
4. Bambini e Neonati: I bambini, in particolare i neonati e i lattanti, sono vulnerabili a infezioni respiratorie come il virus respiratorio sinciziale (RSV) e l’influenza. È importante che anche i bambini ricevano le vaccinazioni raccomandate per proteggersi.
5. Persone con Sistema Immunitario Compromesso: Coloro che hanno un sistema immunitario indebolito, ad esempio a causa di trattamenti per il cancro o malattie autoimmuni, sono a rischio maggiore di infezioni gravi.
6. Operatori Sanitari e Persone a Contatto con il Pubblico: Gli operatori sanitari e coloro che lavorano in ambienti ad alta densità di popolazione (come scuole e case di cura) sono a rischio maggiore a causa della loro esposizione frequente a malattie infettive.
Per questi gruppi a rischio, è fortemente consigliata la vaccinazione contro l’influenza e il Covid-19, poiché queste misure possono ridurre significativamente il rischio di malattie gravi e complicazioni. La vigilanza e l’adozione di misure preventive, come l’uso di mascherine in ambienti affollati e il rispetto delle norme igieniche, sono altrettanto importanti per proteggere la salute di queste popolazioni vulnerabili.
Dall’estate 2024 sono disponibili in diverse parti del mondo i nuovi vaccini aggiornati per il COVID-19.
In particolare in USA l’agenzia del farmaco FDA ha raccomandato la produzione di vaccini aggiornati per la stagione autunnale e invernale del 2024-2025. Questi saranno distribuiti in USA tra agosto e settembre 2024. Questi nuovi vaccini sono specifici per la variante “FLIRT”, che sembra essere la causa del recente aumento di casi di COVID-19 in diversi stati degli USA.
Ricordo sempre che la vaccinazione rimane il metodo più efficace per prevenire l’infezione da COVID-19, modulando il sistema immunitario nella risposta nei confronti del virus, proteggendo sé stessi e gli altri.
In Europa siamo leggermente in ritardo nella commercializzazione dei nuovi vaccini per la variante FLiRT, questa nei paesi europei non è ancora prevista. Le agenzie sanitarie europee stanno valutando la possibilità di aggiornare i vaccini per la variante FLIRT e in futuro verranno approvati nuovi vaccini.
Attualmente in Italia sono disponibili diversi vaccini per il COVID-19 tra cui:
Comirnaty (Pfizer)
Spikevax (Moderna)
Vaxzevria (ex Covid-19 Vaccine AstraZeneca)
Jcovden (ex Covid-19 Vaccine Janssen)
Questi vaccini sono autorizzati dall’EMA (European Medicines Agency) e dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco); sono efficaci nella prevenzione del COVID-19, e stimolano in modo efficace il sistema immunitario, sia cellulare che anticorpale. È importante seguire le indicazioni del Ministero della Salute per la somministrazione dei vaccini, in base alle fasce d’età e alle categorie a rischio.
I vaccini autorizzati in Italia, come Comirnaty (Pfizer), Spikevax (Moderna), Vaxzevria (ex Covid-19 Vaccine AstraZeneca) e Jcovden (ex Covid-19 Vaccine Janssen), sono stati progettati per proteggere dalle ultime varianti note del virus SARS-CoV-2, inclusa la variante FLIRT. Tuttavia, è importante notare che la protezione fornita dai vaccini può variare in base alla variante virale e che è necessario continuare a monitorare l’efficacia di questi contro le nuove varianti.
Inoltre, anche se i vaccini attualmente disponibili proteggono dalla variante FLIRT, ultima comparsa, è possibile che in futuro siano necessari vaccini aggiornati per garantire la massima protezione contro eventuali nuove varianti del virus.
Raccomandiamo quindi per la stagione autunnale il richiamo della vaccinazione in particolare per le categorie di persone considerate a rischio.
La malaria, conosciuta anche come paludismo, è una malattia infettiva acuta causata da parassiti del genere “Plasmodium”. Questi parassiti sono protozoi che si sviluppano e riproducono nel corpo umano (serbatoio del parassita) e possono causare sintomi gravi. Ci sono in natura cinque principali tipi di “Plasmodium” che possono infettare gli esseri umani:
– “Plasmodium falciparum”: è il tipo più pericoloso e responsabile del maggior numero di decessi.
– “Plasmodium vivax”
– “Plasmodium malariae”
– “Plasmodium ovale”
– “Plasmodium knowlesi”: originariamente un parassita delle scimmie che ha la capacità di infettare anche gli esseri umani, soprattutto nel sud-est asiatico. Provoca la malaria nei macachi ma può anche contagiare gli esseri umani, sia naturalmente che artificialmente.
Il serbatoio primario del parassita è l’uomo infettato in maniera cronica.
Come si Trasmette la Malaria
La malaria si trasmette esclusivamente attraverso la puntura di zanzare femmine infette del genere *Anopheles*. È importante notare che queste zanzare non sono presenti in Italia e nella maggior parte dell’Europa, ma si possono trovare in alcune aree del bacino del Mediterraneo, come Grecia, Turchia, Egitto, Tunisia, Algeria e in alcune zone del Marocco. Le mutazioni del clima stanno creando situazioni che potrebbero favorire il riaccendersi di focolai di presenza di zanzara Anopheles anche sul territorio italiano.
La malaria è una delle malattie parassitarie più diffuse nel mondo, con una presenza significativa in Africa, America Centrale e del Sud, Asia e alcune zone dell’Oceania.
Ciclo di Vita del Parassita
Una volta nel corpo umano, i parassiti della malaria si moltiplicano nel fegato e, dopo un periodo di incubazione variabile, infettano i globuli rossi.
Sintomi della Malaria
I sintomi della malaria possono essere molto diversi e presentarsi contemporanenamente o singolarmente. I più comuni includono:
– Febbre alta (che può anche frequentemente non presentarsi)
– Mal di testa e sensazione di confusione, in particolare dolore nucale e sensazione di ovattamento;
– Tensione nei muscoli del collo;
– Brividi e sudorazione;
– Nausea, vomito e diarrea
I sintomi possono manifestarsi in modo grave o essere molto lievi e alternati.
Rischi e Complicazioni
Se non trattata con i farmaci appropriati, come l’Eurartesim®,farmaco a base di artemisinina e lumefantrina, la malaria può causare gravi danni agli organi e persino essere fatale. Una forma particolarmente grave è la malaria cerebrale, che può portare a complicazioni come la necrosi cerebrale a causa della formazione di microtrombi nel sistema microvascolare.
Resistenza ai Farmaci
Negli ultimi anni, i parassiti della malaria hanno sviluppato resistenza ai farmaci antimalarici, inclusa l’Artemisina, che è uno dei trattamenti più efficaci disponibili.
Prevenzione e Controllo
Il controllo della malaria si basa su metodi preventivi e curativi, tra cui:
– **Trattamenti farmacologici**: l’uso di terapie a base di artemisina in combinazione con altri farmaci.
– **Zanzariere trattate**: l’uso di zanzariere impregnate di insetticidi, come il DEET.
– **Repellenti per insetti**: l’applicazione di insetticidi e repellenti, con prodotti a base di neem consigliati per il controllo delle zanzare.
-l’utilizzo di insetticidi e repellenti per il controllo delle zanzare. (consigliati prodotti a base di neem).
In sintesi, la malaria è una malattia seria che richiede attenzione e misure preventive per proteggere la salute pubblica.
Agente infettivo e ciclo vitale
Il Plasmodium è un parassita, monocellulare, protozoo del genere Plasmodium (Regno Protista, Phylum Apicomplexa, Classe Sporozoea, Ordine Eucoccidiida). Cinque sono i tipi principali del parassita malarico: Pl. falciparum è il tipo con il più alto tasso di mortalità fra i soggetti infestati; Pl. Vivax; Pl. Malariae; Pl. ovalis; Pl. knowlesi , che è l’agente eziologico di malaria nelle scimmie, è diffuso nel sud-est asiatico. Provoca la malaria nei macachi ma può anche contagiare gli esseri umani. Il serbatoio del parassita è l’uomo infettato in maniera acuta o cronica.
Ci sono cinque specie principali di Plasmodio che possono infettare l’uomo: P. falciparum: è endemico in Africa tropicale, minore prevalenza in Asia ed America Latina. E’ il plasmodio con il più alto tasso di mortalità; P. vivax: è il più diffuso, si ritrova ovunque nelle zone tropicali; in Africa è presente a focolai nel territorio, a macchia di leopardo; è invece endemico in America Latina ed in Asia; è presente anche in alcune zone temperate e persiste anche in aree ristrette del bacino del mediterraneo, dove la zanzara Anopheles è ancora presente. P. ovale: è presente e si èdiffusa principalmente nell’ Africa occidentale tra i due tropici. P. malariae: è ubiquitario, a bassa prevalenza, ma con una distribuzione non uniforme sul territorio.
La diagnosi di specie è importante perché la malaria da P. falciparum è potenzialmente la più aggressiva, lesiva e se non curata mortale.
La riproduzione della zanzara vettrice avviene a temperature non inferiori ai 18°C. Se la temperature scende non deve rimanere per periodi prolungati di tempo. Anche la sopravvivenza dell’insetto è legato alla temperatura. La trasmissione del parassita avviene attraverso la puntura della zanzara. E’ facilitata durante tutto il periodo dell’anno nelle aree in cui la temperatura è costantemente sopra i 24° C. Nei territori con temperature più basse la trasmissione tende a seguire ritmi stagionali. La zanzara vive dalle tre a sei settimane, raramente supera i due mesi di vita, e si sposta nel raggio di 1 o 2 chilometri. Venti e condizioni ambientali particolari possono portare le zanzare anche a distanze di decine di chilometri. La malaria da Plasmodium vivax ha un tempo di incubazione più lungo. Può durare anche alcuni mesi. Si presenta clinicamente come la malaria da P. falciparum con attacchi febbrili irregolari, seguiti da sudorazioni profuse e defervescenza. Si può evidenziare aumento del volume della milza (splenomegalia) raramente lesioni o rottura splenica. Dopo qualche attacco la sintomatologia si esaurisce, ma può avere un andamento recidivante per la persistenza di forme intraepatiche “cosidette dormienti” chiamate “ipnozoiti”. In questi casi e con questo tipo di malaria può manifestarsi la cosidetta “febbre terzana benigna”.
Se si assiste ad una coinfezione di due tipi di Plasmodio si manifesta una sintomatologia determinata dal ritmo di crescita del parassita sfasato, e si può manifestare una doppia forma terzana, con febbre continua e sintomi che si manifestano senza periodicità. La terapia con clorochina è ancora efficace, cura l’attacco malarico acuto ma non previene le ricadute e la cronicizzazione della malattia. Nei paesi africani del Golfo di Guinea dove la popolazione è priva di “antigene eritrocitario duffy”, il P. vivax è assente ed è sostituito da Plasmodium ovalis. Il quadro clinico è sostanzialmente sovrapponibile a quello di P. vivax. Plasmodium malariae si manifesta con una forma meno aggressiva e più lieve. Il plasmodio può persistere per anni negli eritrociti con parassitemia bassissima e nelle recrudescenze la febbre si presenta con picchi ogni ¾ giorni. Forma quartana. Nella fascia pediatrica il Pl. malariae, ma anche gli altri tipi di malaria, a causa di infezioni ripetute possono causate patologie renali a livello glomerulare con infiammazioni membrano-proliferative, con proliferazione dell’endotelio glomerulare e del mesangio. Il danno di tipo infiammatorio è causato dal deposito di immunocomplessi a livello del mesangio del glomerulo renale. Il danno renale si manifesta con proteinuria importante, edema fino alla presenza di ascite nell’addome (sindrome nefrosica)
Il danno renale risulta essere permanente. La prognosi è sfavorevole e i pazienti progrediscono verso l’insufficienza renale cronica.
Ciclo vitale:
Il ciclo vitale del parassita avviene tra due ospiti: (1) zanzara Anopheles e (2) uomo.
La “zanzara femmina” del tipo Anopheles è l’insetto “vettore” a cui si deve la trasmissione della malattia. La zanzara succhia il sangue da un individuo e, se questo è infetto, si infetta a sua volta. Una volta infetta la zanzara punge nuovamente un altro individuo per nutrirsi del suo sangue ed inocula lo sporozoita, ossia la forma del plasmodio maturato all’interno del suo intestino, nel torrente circolatorio della persona.
Gli “sporozoiti” infestanti, dal torrente circolatorio, passando nella microcircolazione dell’acino epatico, vengono sequestrati dalle cellule del fegato. Entro un’ora dall’inoculazione si ritrovano tutti all’interno degli epatociti.
All’interno delle cellule epatiche cominciano un fenomeno di maturazione e di moltiplicazione, trasformandosi in una formazione multicellulare, ancora unita insieme detta “schizonte”.
Gli epatociti, infettati da questa formazione multicellulare parassitaria, che arriva a riempire l’intera cellula, vengono lesionati e si rompono, rilasciando nel torrente circolatorio, formazioni unicellulari “parassitarie” denominate “merozoiti”. Il passaggio avviene attraverso il sistema capillare intraepatico. Può avvenire che per il P. vivax ed P. ovalis, oltre agli schizonti intra epatociti, si possono presentare forme parassitarie unicellulari che rimangono allo stadio dormiente. Queste forme si chiamano ‘ipnozoiti’, e sono la causa delle recidive della malattia invadendo il circolo sanguigno dopo mesi o anche anni più tardi.[A] Recidiva:
per recidiva si intende una riaccensione della malattia causata dalla persistenza di merozoiti nel fegato (ipnozoiti) che ricominciano un nuovo ciclo eso-eritrocitario, 5-6 mesi dopo l’infezione.
È tipica delle infezioni da P. vivax e P. ovale nelle quali non sono state trattate le forme intraepatiche.
Dopo l’iniziale moltiplicazione nel fegato della durata media di 7/8 giorni, chiamata fase eso-eritrocita o schizogonica, il merozoita, suddivisosi in singole cellule, all’interno del torrente circolatorio, entra nei globuli rossi, dove si ciba dell’eme ferroso, e comincia una moltiplicazione asessuata all’interno di queste cellule, detta “schizogonia eritrocitaria”.
Le forme parassitarie intraeritrocitarie, denominate “trofozoiti”, crescono e maturano, cibandosi di ferro, e in 2 o 3 giorni diventano “schizonti”. Queste formazioni cellulari parassitarie determinano la rottura del globulo rosso e si dividono nel torrente circolatorio in una moltitudine di “merozoiti”.[B] Fase invasiva:
corrisponde alla rottura dello schizonte e alla liberazione dei merozoiti che vanno a invadere altri eritrociti. Questo evento si manifesta con febbre intermittente, brivido scuotente, sudorazione, cefalea, artro-mialgie, talvolta riattivazioni di herpes labiale, prostrazione, dolore negli ipocondri, sindromi gastroenteriche (diarrea, vomito, dolore addominale). Nei bimbi si possono avere convulsioni febbrili.
I merozoiti, i parassiti malarici dispersi nel sangue, colonizzano altri globuli rossi. Queste cellule parassitarie intracellulari si cibano ancora di eme ferroso nelle cellule ematiche e crescendo maturano in trofozoiti. E così si riattiva un nuovo ciclo di maturazione. Questo meccanismo i globuli rossi e di maturazione e moltiplicazione intracellulare, è la causa dell’aumento dei parassiti nel sangue e delle gravi anemie emolitiche provocate dalla malattia.[C] Fase tardiva:
quando i cicli vitali dei diversi ceppi presenti nel torrente circolatorio si sono sincronizzati, compare la” febbre terzana” (tipico attacco malarico): brivido scuotente seguito da rialzo termico che si risolve dopo qualche ora con sudorazione profusa e uno stato di vaga euforia, e si “ripete ogni 48 ore”. La splenomegalia di solito compare dopo giorni o settimane; all’inizio è più comune l’epatomegalia. Pallore muco-cutaneo, ittero, urine ipercromiche (fortemente colorate) sono segni prognostici sfavorevoli. Nella maggioranza dei casi non trattati la malaria si risolve spontaneamente dopo 2 settimane; raramente dura più di un anno (mai più di 2 anni).
Alcuni parassiti si differenziano nel torrente circolatorio e prendono la strada dello stadio sessuato, i gametociti.
I gametociti, ovvero le forme parassitarie sessuate, maschio, il microgametocita;femmina il macrogametocita; vengono ingeriti dalla zanzara femmina durante la puntura, ed infettano l’insetto.
C) La moltiplicazione del parassita nella zanzara è conosciuta come ciclo dello sporogonio.
I gametociti, attraverso i tubuli delle ghiandole salivari della zanzara finiscono nello stomaco della zanzara dove avviene la fecondazione del macrogametocita, la femmina, da parte del microgametocita, il maschio. L’unine tra macro e micro gametocita genera lo ‘zigote’.
A questo punto lo zigote diventa mobile, si allunga e invade la parete intestinale della zanzara dove si differenzia in “oociste”;
L’oociste cresce e si sviluppa nella parete dell’intestino dove si divide in migliaia di sporozoiti. A questo punto gli sporozoiti migrano fino alle ghiandole salivari della zanzara. L’insetto, pungendo un individuo, inocula il parassita facendo ricominciare il ciclo.
[D] Recrudescenza:
è la ricaduta e quindi la riaccensione della malattia, dopo una fase di quiescenza. E’ causata dalla persistenza in circolo di forme intra-eritrocitarie (nei globuli rossi). È tipica delle infezioni da P. falciparum trattate in modo inadeguato (per qualità e/o durata del trattamento e per posologia) e può avere una latenza da qualche giorno a qualche settimana. Si può avere anche nelle infezioni da P. malariae con una latenza anche di molti anni.
L’infezione da P. falciparum è detta febbre terzana maligna, quella da P. vivax e da P. ovale è detta febbre terzana benigna e quella da P. malariae è detta febbre quartana in base all’occorrenza di febbre intermittente. Quelle di febbre “terzana” e “quartana” sono definizioni fuorvianti, perché solo una minima parte dei casi di malaria si presenta con febbre intermittente, ogni 48 ore (terzana, ogni terzo giorno) od ogni 72 ore (quartana, ogni quarto giorno). La febbre terzana si osservava in Europa nelle zone endemiche per il P. vivax (terzana benigna) e negli immigrati: le navi infatti facevano viaggi di 1-2 settimane, e quando arrivavano in Europa, seguendo la storia naturale dell’infezione da P. falciparum, da intermittente irregolare la febbre si faceva terzana, se il malato non era morto nel frattempo o se non era stato trattato. La febbre terzana si osserva anche nei casi in cui si sia stati infettati da un unico ceppo di P. falciparum, evento non comune nelle aree endemiche, dove si è infettati più volte in sequenza e i cicli dei vari ceppi si sovrappongono con attacchi febbrili ad andamento irregolare.
La malaria non sempre si presenta con le tipiche febbri cliniche ma nel corredo dei sintomi malarici sono quasi costanti la cefalea nucale, i brividi, e l’alternanza del caldo e del freddo, con un malessere ingravescente. Le infezioni da P. falciparum non trattate o trattate in modo inadeguato possono provocare insufficienza renale, edema polmonare, ipertensione endocranica con coma e giungere all’exitus. La morte è provocata dall’impilamento delle cellule parassitate nel microcircolo di diversi organi vitali, in particolare nella circolazione cerebrale (malaria cerebrale), danneggiandoli. Nelle aree endemiche, i ripetuti contagi, a cui una persona è soggetta, sviluppano un livello elevato di anticorpi, che permette una resistenza alle infezioni. Nella maggior parte dei casi di infezione questi soggetti sono asintomatici pur portando nelle proprie cellule il parassita (portatori sani dell’infezione). I soggetti non immuni, in zona endemica, possono ammalare molto più facilmente di un soggetto considerato immune, e possono avere forme di malattie più gravi.Un esempio molto interessante è quello dell’evoluzione dell’antigene eritrocitario Duffy, il recettore attraverso il quale i merozoiti di P. vivax penetrano il globulo rosso. Gli eritrociti che non hanno questo antigene (Duffy negativi) sono refrattari all’infezione da parte di quel plasmodio. In Africa occidentale, una mutazione che elimina l’antigene dalla superficie degli eritrociti ma che non ha altre conseguenze cliniche ha raggiunto (probabilmente in varie migliaia di anni) la frequenza del 100% e quindi la maggior parte degli abitanti dell’Africa centrale e occidentale non viene infettata da questa specie di plasmodio.
Già dai primi anni ’50, a conclusione della Campagna quinquennale di Lotta Antimalarica, l’Italia era di fatto un paese libero da malaria ma, poiché alcuni sporadici casi di malaria da Plasmodium vivax continuarono fino al 1962, l’OMS ha ufficializzato questo risultato solo nel 1970. Da allora, in considerazione delle potenziali condizioni di reintroduzione della malaria in Italia, è stato attivato un sistema di sorveglianza.
Trasmissione e incubazione
Trasmissione:
avviene mediante puntura di zanzare femmine infette del genere Anopheles, le quali, succhiando il sangue infetto ed iniettando sangue infetto, trasferiscono l’infezione da uomo a uomo. Il maschio della zanzara non punge. Una volta iniettato in un uomo sano, il parassita comincia a moltiplicarsi esponenzialmente nel fegato e quindi, dopo 7 – 10 giorni, mediamente, si moltiplica nei globuli rossi. Le zanzare si infettano ingerendo il parassita, attraverso il pasto ematico infetto. Una volta dentro l’insetto, il parassita comincia un altro ciclo vitale: la fase riproduttiva che precede la trasmissione ad un altro individuo sano.
Incubazione:
si differenzia tra i diversi tipi di plasmodio. Il periodo di incubazione è mediamente di 7-14 giorni per l’infezione da P. falciparum, 8-14 per P. vivax e P. ovale, e di 7-30 giorni per P. malariae. Per alcuni ceppi di P. vivax l’incubazione si può protrarre per 8-10 mesi ed oltre; tale periodo può essere ancora più lungo per P. ovale.
Porta d’ingresso: è la cute, mediante la puntura della zanzara.
Distribuzione geografica
La malaria è presente in oltre 100 paesi del mondo, ma prevalentemente è confinata alle aree tropicali più povere dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. Più del 90% dei casi e la grande maggioranza dei decessi si verificano nell’Africa tropicale ed equatoriale. Il Plasmodium falciparum è il principale tipo di malaria ed è la causa dei decessi provocati dalla malattia.
Sebbene la distribuzione della malaria nel mondo sia stata ridotta e confinata prevalentemente nelle zone tropicali, il numero di persone a rischio d’infezione ha raggiunto circa 3 miliardi e questo numero è suscettibile di aumento. Ogni anno si registrano nel mondo 500 milioni di casi di malaria con circa 1,3 milioni di decessi. Il 90% dei casi riguarda l’ Africa Sub-sahariana, con un impatto devastante sull’economia e lo sviluppo sociale della gran parte dei paesi colpiti.
Dopo le campagne di eradicazione della malaria nel mondo lanciate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1955, e interrotte per motivi tecnici ed economici alla fine degli anni ‘60, si è assistito negli anni successivi ad una recrudescenza della malaria, non solo nelle aree che avevano beneficiato dei buoni risultati delle campagne di eradicazione, ma anche nell’Africa Sub-sahariana, soprattutto a causa dell’insorgenza della resistenza di Plasmodium falciparum alla clorochina e ad altri farmaci antimalarici. (v. cartografia)
Mutazioni dell’emoglobina (S,C, beta e alfa-talassemie), degli enzimi glucosio-6-fostato deidrogensi e piruvato-chinasi, proteggono dalle forme gravi di malaria provocate da P.falciparum in portatori eterozigoti e, nel caso dell’emoglobina C, soprattutto in omozigosi. Le particolari proprietà delle catene dell’emoglobina e le condizioni di stress ossidativo provocate dell’infezione stessa, possono provocare l’emolisi degli eritrociti ostacolando la maturazione dei trofozoiti. Nonostante queste mutazioni siano dannose (quasi sempre letali in omozigosi), grazie alla protezione conferita nei confronti della malaria si trovano ad alte frequenze in popolazioni che vivono in zone endemiche (o ex endemiche) per malaria (bacino del mediterraneo, Africa sub-sahariana, sud-est asiatico). Tranne per l’emoglobina C,in queste popolazioni la frequenza delle mutazioni di resistenza è comunque destinata ad arrivare ad un valore di equilibrio (intorno al 15-20%) che rispecchia lo svantaggio dovuto alla letalità della mutazione ed il vantaggio rispetto alla malaria. Nelle zone non malariche, queste mutazioni generalmente sono molto rare o assenti poiché la loro letalità non è controbilanciata da effetti positivi.
Un esempio molto interessante è quello dell’evoluzione dell’antigene eritrocitario Duffy, il recettore attraverso il quale i merozoiti di P. vivax penetrano il globulo rosso. Gli eritrociti che non hanno questo antigene (Duffy negativi) sono refrattari all’infezione da parte di quel plasmodio. In Africa occidentale, una mutazione che elimina l’antigene dalla superficie degli eritrociti ma che non ha altre conseguenze cliniche ha raggiunto (probabilmente in varie migliaia di anni) la frequenza del 100% e quindi la maggior parte degli abitanti dell’Africa centrale e occidentale non viene infettata da questa specie di plasmodio.
Già dai primi anni ’50, a conclusione della Campagna quinquennale di Lotta Antimalarica, l’Italia era di fatto un paese libero da malaria ma, poiché alcuni sporadici casi di malaria da Plasmodium vivax continuarono fino al 1962, l’OMS ha ufficializzato questo risultato solo nel 1970. Da allora, in considerazione delle potenziali condizioni di reintroduzione della malaria in Italia, è stato attivato un sistema di sorveglianza.
Sintomi e segni
Sintomi:
inizialmente i sintomi della malaria si presentano talvolta con caratteristica simil influenzale tra gli 8 ed i 30 giorni dopo l’infezione.
Fase invasiva:
corrisponde alla rottura dello schizonte e alla liberazione dei merozoiti che vanno a invadere altri eritrociti. Si manifesta con febbre intermittente, brivido scuotente, sudorazione, cefalea, artro-mialgie, talvolta riattivazioni di herpes labiale, prostrazione, dolore negli ipocondri, sindromi gastroenteriche (diarrea, vomito, dolore addominale). Nei bimbi si possono avere convulsioni febbrili.
Fase tardiva:
quando i cicli vitali dei vari ceppi presenti si sono sincronizzati, compare la febbre terzana (tipico attacco malarico): brivido scuotente seguito da rialzo termico che si risolve dopo qualche ora con sudorazione profusa e uno stato di vaga euforia, e si ripete ogni 48 ore. La splenomegalia di solito compare dopo giorni o settimane; all’inizio è più comune l’epatomegalia. Pallore muco-cutaneo, ittero, urine ipercromiche (fortemente colorate) sono segni prognostici sfavorevoli. Nella maggioranza dei casi non trattati la malaria si risolve spontaneamente dopo 2 settimane; raramente dura più di un anno (mai più di 2 anni).
Recrudescenza:
è la ricaduta causata dalla persistenza in circolo di forme intra-eritrocitarie (nei globuli rossi). È tipica delle infezioni da P. falciparum trattate in modo inadeguato (per qualità e/o durata del trattamento e per posologia) e può avere una latenza da qualche giorno a qualche settimana. Si può avere anche nelle infezioni da P. malariae con una latenza anche di molti anni.
Recidiva:
per recidiva si intende una ricaduta causata dalla persistenza di merozoiti nel fegato (ipnozoiti) che ricominciano un nuovo ciclo eso-eritrocitario, 5-6 mesi dopo l’infezione.
È tipica delle infezioni da P. vivax e P. ovale nelle quali non sono state trattate le forme intraepatiche.
L’infezione da P. falciparum è detta febbre terzana maligna, quella da P. vivax e da P. ovale è detta febbre terzana benigna e quella da P. malariae è detta febbre quartana in base all’occorrenza di febbre intermittente. Quelle di febbre “terzana” e “quartana” sono definizioni fuorvianti, perché solo una minima parte dei casi di malaria si presenta con febbre intermittente, ogni 48 ore (terzana, ogni terzo giorno) od ogni 72 ore (quartana, ogni quarto giorno). La febbre terzana si osservava in Europa nelle zone endemiche per il P. vivax (terzana benigna) e negli immigrati: le navi infatti facevano viaggi di 1-2 settimane, e quando arrivavano in Europa, seguendo la storia naturale dell’infezione da P. falciparum, da intermittente irregolare la febbre si faceva terzana, se il malato non era morto nel frattempo o se non era stato trattato. La febbre terzana si osserva anche nei casi in cui si sia stati infettati da un unico ceppo di P. falciparum, evento non comune nelle aree endemiche, dove si è infettati più volte in sequenza e i cicli dei vari ceppi si sovrappongono con attacchi febbrili ad andamento irregolare.
La malaria non sempre si presenta con le tipiche febbri cliniche ma nel corredo dei sintomi malarici sono quasi costanti la cefalea nucale, i brividi, e l’alternanza del caldo e del freddo, con un malessere ingravescente. Le infezioni da P. falciparum non trattate o trattate in modo inadeguato possono provocare insufficienza renale, edema polmonare, ipertensione endocranica con coma e giungere all’exitus. La morte è provocata dall’impilamento delle cellule parassitate nel microcircolo di diversi organi vitali, in particolare nella circolazione cerebrale (malaria cerebrale), danneggiandoli. Nelle aree endemiche, i ripetuti contagi, a cui una persona è soggetta, sviluppano un livello elevato di anticorpi, che permette una resistenza alle infezioni. Nella maggior parte dei casi di infezione questi soggetti sono asintomatici pur portando nelle proprie cellule il parassita (portatori sani dell’infezione). I soggetti non immuni, in zona endemica, possono ammalare molto più facilmente di un soggetto considerato immune, e possono avere forme di malattie più gravi.
Mutazioni dell’emoglobina (S,C, beta e alfa-talassemie), degli enzimi glucosio-6-fostato deidrogensi e piruvato-chinasi, proteggono dalle forme gravi di malaria provocate da P.falciparum in portatori eterozigoti e, nel caso dell’emoglobina C, soprattutto in omozigosi. Le particolari proprietà delle catene dell’emoglobina e le condizioni di stress ossidativo provocate dell’infezione stessa, possono provocare l’emolisi degli eritrociti ostacolando la maturazione dei trofozoiti. Nonostante queste mutazioni siano dannose (quasi sempre letali in omozigosi), grazie alla protezione conferita nei confronti della malaria si trovano ad alte frequenze in popolazioni che vivono in zone endemiche (o ex endemiche) per malaria (bacino del mediterraneo, Africa sub-sahariana, sud-est asiatico). Tranne per l’emoglobina C,in queste popolazioni la frequenza delle mutazioni di resistenza è comunque destinata ad arrivare ad un valore di equilibrio (intorno al 15-20%) che rispecchia lo svantaggio dovuto alla letalità della mutazione ed il vantaggio rispetto alla malaria. Nelle zone non malariche, queste mutazioni generalmente sono molto rare o assenti poiché la loro letalità non è controbilanciata da effetti positivi.
Diagnosi e trattamento
Attualmente la pratica diagnostica si basa su due approcci: quello clinico che identifica i sintomi della malattia, e quello volto a isolare e riconoscere l’agente causale, utilizzando test immunocromatografici o, molto più comunemente, con osservazioni al microscopio.
Il quadro clinico può presentarsi fortemente atipico in persone sottoposte a chemioprofilassi antimalarica a dosaggi inadeguati o con farmaci non più efficaci per fenomeni di resistenza, o che siano parzialmente immuni dopo lunghe permanenze in aree endemiche, nonché nella prima infanzia.
Per porre diagnosi di malaria deve essere preparato uno striscio di sangue prelevato dalla puntura di un dito. Lo striscio è fissato con metanolo prima della colorazione; la goccia spessa è colorata senza essere fissata. Nelle infezioni da P. falciparum, la densità del parassita dovrebbe essere stimata contando la percentuale di emazie infettate, non il numero dei parassiti.
Può essere fatta seguendo diversi tipi di approccio.
Microscopia
– Esame striscio e goccia spessa, colorazione Giemsa
– Ricerca acido nucleico Plasmodio, test rapido UV
– ‘Quantitative buffy coat method (QBCTM, Becton-Dickinson)’
Esami immunologici
– IFI test (immunofluorescenza indiretta)
– altri test si basano sulla cattura della proteina II (PfHRP-II)
Studio attività enzimatiche o antigeniche associate al parassita
-Determinazione dell’antigene (histidine rich protein-2, HRP-2) associato con il parassita della malaria (P. falciparum e P. vivax).
-Determinazione dell’enzima lattato deidrogenasi del Plasmodio (pLDH) sia medianta la sua attività enzimatica che mediante immunoassay.
Tecniche biologia molecolare
– PCR
TRATTAMENTO
Trattamento:
I plasmodi sono diventati fortemente resistenti a quasi tutti i farmaci che sono stati prodotti per combatterli, così come a numerosi insetticidi utilizzati per disinfestare le zone malariche. La resistenza alla clorochina, l’antimalarico meno costoso e più diffuso, è ormai comune in tutta l’Africa sudorientale. In queste stesse zone si è ormai affermata una forma di resistenza anche ad un altro farmaco, alternativo alla clorochina e altrettanto economico, la sulfadossina-pirimetamina. Molti Paesi sono così costretti a utilizzare nuove combinazioni di farmaci molto più costosi. Una rapida risposta all’insorgenza, con trattamento farmacologico con i farmaci più recentemente sviluppati e dati in combinazione, in alternativa alle monoterapie tradizionali, può ridurre significativamente il numero di morti. L’uso esteso e poco controllato di terapie a base di chinolina e di antifolati ha contribuito ad aumentare lo sviluppo delle resistenze. Nell’ultima decade, un nuovo gruppo di antimalarici, diversi composti combinati dell’artemisinina (ATCs), stanno dando ottimi risultati terapeutici anche nell’arco di una settimana, con riduzione della presenza di plasmodio e quindi della sua capacità di trasmissione e miglioramento dei sintomi della malaria.
Sul fronte vaccini, la ricerca non ha ancora prodotto un vaccino effettivo anche se esistono diversi possibili candidati su cui gli scienziati stanno lavorando, soprattutto grazie al completamento della sequenza genomica del Plasmodium.
Esistono però numerose misure di prevenzione e di profilassi a basso costo, che vengono promosse soprattutto nei Paesi africani dalla Global Partnership Roll Back Malaria coordinata dall’Organizzazione mondiale della sanità, che vedeva riunite più di 90 istituzioni internazionali nel tentativo di dimezzare il numero di malati di malaria entro il 2010. L’uso di zanzariere trattate con insetticidi e di trattamenti preventivi a intermittenza con farmaci antimalarici può significativamente ridurre l’incidenza della malattia nelle zone endemiche, sia tra i bambini che tra le donne in gravidanza, soggetti particolarmente vulnerabili.
Prevenzione e vaccinazione
Controllo e prevenzione
i fattori che possono favorire lo sviluppo di un’epidemia sono sia naturali, come una variazione climatica o un’inondazione, che antropici, come una guerra o lo sviluppo di opere agricole, di dighe, di miniere o l’incapacità di esercitare un controllo sulla zanzara, il vettore del plasmodio. Grandi movimenti migratori interni a un continente favoriscono ancor più l’esposizione di popolazione vulnerabile al parassita. La combinazione di fattori meteorologici, socioeconomici ed epidemiologici, sia a livello locale che globale, può permettere una previsione del rischio di epidemie, soprattutto se dovute a fattori antropici. Lo studio accurato dei fenomeni epidemici del passato e la costruzione di una rete di monitoraggio e di un database per registrare l’occorrenza e la prevalenza della malaria nelle diverse zone diventano quindi importanti strumenti di prevenzione.
-La protezione dalla puntura degli insetti è la prima precauzione da prendere per prevenire la malaria.
Questo si può attuare mediante una serie di abitudini comportamentali (alla sera e al mattino indossare indumenti ampi che giungano a coprire polsi e caviglie; in certe zone adottare l’impiego di zanzariere che avvolgono il letto durante la notte, meglio se impregnate di insetticida) o mediante l’uso di presidi chimici (repellenti ad uso cutaneo ad esempio a base di DEET, uso di spirali zanzarifughe al piretro, uso di altri piretroidi di sintesi e mediante fornelletti elettrici) o, meglio ancora, a base di sostanze naturali.
La profilassi farmacologica è un mezzo importante per evitare il rischio di contrarre la malaria; il parassita, inoculato dall’insetto vettore, viene ucciso dal farmaco prima di poter esercitare i suoi nefasti effetti sul malcapitato individuo.
Perché possa essere prescritta la profilassi farmacologica più idonea per ogni singolo viaggiatore, è consigliato rivolgersi ad un Centro specializzato in malattie Tropicali o comunque ad un medico esperto nelle stesse. La profilassi farmacologica è strettamente individuale e può variare non solo da persona a persona, ma anche a seconda del Paese visitato, dalla durata della permanenza del viaggiatore nello stesso, nonché dal periodo dell’anno in cui viene effettuato il soggiorno.
Protezione meccanica
la prima difesa da attivare per evitare il rischio malarico consiste nell’evitare le punture delle zanzare. La zanzara femmina di Anopheles, vettore del parassita malarico, usa stimoli termici ed olfattori, ma anche visivi, per localizzare l’ospite da pungere per realizzare il suo pasto a base di sangue. In particolare viene attratta da concentrazioni di anidride carbonica. I colori scuri attirano l’insetto in questione che usa pungere al tramonto e durante le prime ore della notte. Alcuni profumi o fragranze naturali possono attirare le zanzare ed indurle alla puntura. – All’interno di abitazioni: ·la protezione delle finestre con retine trattate con insetticidi e l’utilizzo di zanzariere impregnate con insetticidi sopra i letti può conferire una buona protezione; l’impiego di aria condizionata diminuisce notevolmente il rischio di punture di insetti.
In ambiente esterno
utilizzare abiti che coprano bene, preferibilmente camicie con maniche lunghe e pantaloni lunghi, in particolare dal tramonto alla sera; consigliabile passare repellenti o insetticidi sui vestiti per diminuire ulteriormente il rischio di puntura.
I repellenti sono sostanze chimiche che allontanano l’insetto:
la maggior parte dei repellenti contiene DEET (N,N-diethyl-methyl-toluomide) sostanza molto attiva in uso da oltre 40 anni. ·;Altri repellenti sintetici sono attivi per circa 3-4 ore e vanno applicati periodicamente (ogni 3 ore circa) durante esposizione a rischio malaria. ·I repellenti non devono essere inalati o ingeriti e sono pericolosi su pelli irritate o sugli occhi. Vanno usati con prudenza nei bambini e mai applicati sulle loro mani perché facili strumenti di contaminazione degli occhi e della bocca. L’acqua può facilmente togliere dalla pelle i diversi tipi di repellenti.
Il repellente va applicato su tutta la parte del corpo scoperta: è provato che le zanzare possano pungere a meno di un centimetro da una zona coperta.
Si sconsiglia l’uso di repellenti :
nei bambini inferiori ad un anno di età;
ai residenti per lunghi periodi (tossicità da accumulo);
alle donne in gravidanza.
Gli insetticidi
sono sostanze chimiche che attaccano il sistema nervoso dell’insetto e lo uccidono.
Insetticidi sintetici a base di piretroidi (permetrina, deltametrina ed altre).
Insetticidi naturali a base di piretro (ottenuti dai fiori Crisantenum cineraricefolium).
Il piretro agisce sia come insetticida che come repellente.
Permetrina e deltametrina contenuti in molti insetticidi sono prodotti considerati poco tossici per i soggetti adulti e quindi possono essere utilizzati negli ambienti chiusi anche in presenza di bambini piccoli al di sotto dei due anni di età. Per loro adottare sostanze naturali
L’utilizzo degli insetticidi sui vestiti e sulle zanzariere mantiene la loro efficacia per circa 2-3 mesi . Per gli adulti non è considerato tossico.
Malaria e gravidanza
Le donne che risiedono in aree endemiche possiedono, nella maggior parte dei casi, una semi-immunità; questa può calare temporaneamente durante la gravidanza (con conseguenza anche drammatiche, soprattutto nelle primigravide) e si attenua col tempo negli individui che abbandonano le zone endemiche (scompare dopo 2 anni di distanza). Il rischio di morte da malaria della donna aumenta in gravidanza, il rischio di aborto e di parto di feto morto o aumenta l’incidenza di morte neonatale. Non andare in zone malariche a meno che non sia assolutamente necessario. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) consiglia alle donne in gravidanza di non andare in vacanza in aree in cui ci sia trasmissione di P. falciparum clorochino-resistente.
Consigli in gravidanza:
essere molto diligenti nell’uso di misure di protezione contro le punture di zanzare;
utilizzare per profilassi la clorochina e il proguanil;
nelle aree con clorochino-resistenza del P. falciparum si deve usare l’associazione clorochina-proguanil nel primo trimestre di gravidanza; la meflochina può essere utilizzata solamente dal 4° mese di gravidanza in avanti;
non usare la Doxiciclina per profilassi;
cercare immediatamente assistenza medica se si sospetta la malaria e fare l’autotrattamento di emergenza (famaco di scelta è il chinino) solo se non è possibile trovare immediatamente un medico. Si deve ricorrere ad un medico comunque dopo l’autotrattamento.
La malaria e i bambini
I bambini sono considerati soggetti a rischio malaria poiché possono sviluppare forme perniciose che conducono all’exitus in tempi brevi.
Nelle aree endemiche i bimbi sono protetti per i primi 6 mesi dall’immunità passiva materna, data dagli anticorpi ereditati dalla madre, poi si ha una progressiva acquisizione di una “semi-immunità”, per successive esposizioni alle infezioni del plasmodio. Si hanno ricorrenti attacchi di malaria, dall’età di pochi mesi fino a 5-10 anni, prima di raggiungere uno stato di semi-immunità. Molti bimbi soffrono di ritardo di crescita e altri muoiono. Se i bimbi sopravvivono, mantengono la semi-immunità per continue reinfezioni, per tutta la vita, finché risiedono in area endemica. Questa viene considerata tale perché durante la vita si hanno ugualmente ricorrenti episodi di parassitemia, di breve durata e bassa carica, per lo più asintomatici o paucisintomatici (con pochi sintomi).
Non portare i neonati ed i bambini piccoli in aree malariche a meno che non sia assolutamente necessario;
proteggere i bambini dalle punture di zanzare; sono disponibili zanzariere per culle e lettini: tenere i bambini piccoli sotto la protezione di zanzariere nel periodo che va dall’alba al tramonto;
dare la profilassi antimalarica ai bambini ancora allattati al seno e a quelli che sono allattati al biberon poiché essi non sono protetti dalla profilassi che la madre ha eventualmente fatto prima;
la clorochina ed il proguanil possono essere somministrati con sicurezza ai neonati ed ai bambini piccoli. Per la somministrazione i farmaci possono essere indorati con marmellata, banane ed altri cibi;
non dare sulfadossina-pirimetamina o sulfalene-pirimetamina a neonati sotto i tre mesi d’età;
non dare doxiciclina per chemioprofilassi ai bambini sotto gli 8 anni d’età;
tenere tutti i farmaci antimalarici al di fuori della portata dei bambini rinchiusi in contenitori che non possono essere aperti dai bambini stessi. La clorochina è particolarmente tossica per i bambini se si eccede la dose raccomandata;
consultare immediatamente un medico se un bambino sviluppa una malattia febbrile. I sintomi di malaria nei bambini possono non essere tipici cosicché la malaria deve essere sempre sospettata. Nei bambini di età inferiore ai tre mesi la malaria deve essere sospettata perfino in caso di malattia non febbrile;
la febbre in un bambino di ritorno da un viaggio in area malarica dovrebbe essere considerata sintomo di malaria almeno che non sia provato il contrario;
in caso di autotrattamento il chinino può essere somministrato senza limiti di peso o di età. La meflochina può essere utilizzata al di sopra dei 15 Kg di peso.
L’OSM sconsiglia di portare in vacanza neonati e bambini piccoli in aree malariche, in particolare dove vi sia trasmissione di P. falciparum clorochino-resistente.
Casi di Dengue nel mondo da Aprile 2023 a Maggio 2024 (da ECDC)
Dall’inizio del 2024, sono stati segnalati oltre 10 milioni di casi di Dengue e oltre 5.000 decessi ad essa correlati in 80 Paesi/territori. La maggior parte dei casi a livello globale è stata segnalata dalla regione PAHO dell’OMS. Gli oltre nove milioni di casi segnalati da PAHO nel 2024 sono il doppio del numero di casi segnalati nel 2023. vai alla mappa
NEEM, una protezione dalla puntura delle zanzare
Per informazioni e acquisti clicca qui
Conosciuto in India come L’albero dei Miracoli, l’Azadirachta indica, fa parte della famiglia delle Meliacee, è originario di India e Birmania ma cresce in tutte le zone pianeggianti tropicali.
I primi scritti medici in sanscrito che ci riportano i benefici di questa pianta risalgono al 2ooo a.C., da quel momento ad oggi sono saliti a più di 700 i rimedi, ayurvedici e non, a base di Neem.
Secondo l’Ayurveda infatti ogni parte della pianta, radici, corteccia, foglie, semi e frutti, possiede eccezionali proprietà curative e medicamentose; l’estrazione del olio dai semi e la sua lavorazione hanno una tradizione secolare in India, dove il prodotto finito è chiamato “LA FARMACIA DEL VILLAGGIO” proprio per la molteplicità degli usi che ne vengono da sempre fatti dalle popolazioni locali.
Agli abitanti dell’INDIA e DI BUONA PARTE DELL’ORIENTE è noto da molto tempo che le foglie dell’albero di Neem allontanano gli insetti; per questo le mettono da sempre nei letti, nei libri, nei recipienti, nelle credenze e negli armadi.
Le foglie sono la parte della pianta maggiormente conosciuta anche dalla medicina occidentale, sono molto apprezzate per i loro benefici sulla pelle. Funzionano da fungifugo, antisettico e antinfiammatorio.
Tradizionalmente le foglie vengono tritate per ottenere una sorta di poltiglia da applicare direttamente sulle ferite, le ulcere e le malattie della pelle o usate per farne infusi da bere.
L’olio Neem è un estratto a freddo dai semi, che puro si presenta di colore giallognolo ha un gusto leggermente amaro e per molti l’odore dell’olio di Neem non raffinato è sgradevole. Per questo motivo viene addolcito con aromi naturali che ne coprono il forte odore, mantenendo però tutte le proprietà benefiche inalterate. Lo spray NOZETA è un prodotto gradevole e profumato che è stato prodotto aggiungendo al principio attivo Azadirachta indica molte essenze profumate che contribuiscono a rafforzarne l’effetto repellente contro gli insetti, magari associato a zanzariere idonee
L’olio di Neem è un ottimo repellente contro le zanzare, naturale, che può essere applicato sia sulla pelle sia sulle superfici di casa per tener lontani gli insetti. Ha un forte effetto lenitivo, antistaminico, ideale anche per ridurre il prurito e il gonfiore causato dalle punture di insetto. La caratteristica naturale lo rende idoneo all’utilizzo anche nei neonati e bambini piccoli, donne in gravidanza, e chi ne fa uso per lunghi periodi.
Utile in tutti i climi ed ambienti lo rendono uno dei migliori prodotti per la prevenzione dalle malattie a trasmissione da insetti. Dalla malaria, alla Dengue, alla Chikungunija e alle tante malattie trasmesse da insetti vettori.
L’olio di neem offre protezione naturale al corpo di adulti e bambini, nutre la pelle grazie alle proprietà idratanti, lenitive e rigeneranti dei suoi principi attivi, alla vitamina E e agli acidi grassi essenziali, funziona come rimedio naturale contro infezioni della pelle quali acne ed herpes ma può anche alleviare il dolore da scottature e bruciature facilitando il processo di cicatrizzazione.
Idrata la pelle secca e mantiene i capelli lucidi e brillanti. Questo lo rende tra i migliori prodotti durante il periodo estivo.
Può essere aggiunto a shampoo, come rimedio naturale contro forfora e pidocchi, o al bagnoschiuma come idratante e lenitivo antiossidanti, rende la pelle elastica oltre ad agire da disinfettante e antifunginea.
Come abbiamo visto quindi gli usi e i benefici di questo prodotto sono davvero innumerevoli, le controindicazioni praticamente inesistenti essendo un prodotto completamente naturale. Utile nelle nostre case e fondamentale nei nostri viaggi, una volta provato non ne farete più a meno!
Per saperne di più sull’uso che se ne può fare in viaggio e su come averlo, clicca qui