Dopo una esperienza di oltre 30 anni in zone tropicali ed equatoriali, specialmente in paesi africani, il dr. Paolo Meo mette a tua disposizione la sua esperienza di medico tropicalista maturata in territori più diversi, avendo operato in strutture sanitarie periferiche o ospedali cittadini, facendo esperienza clinica approfondita delle più diverse malattie presenti nel tropico.
Presso il Cesmet Clinica del Viaggiatore per la medicina tropicale, puoi chiedere, al tuo rientro dai paesi dell’area tropicale ed equatoriale, una visita medica specializzata, per risolvere i tuoi problemi derivati dal viaggio.
Il laboratorio di microbiologia speciale tropicale è a tua disposizione per esami che aiutano il clinico a scoprire la causa dei tuoi malesseri.
Prenota subito la visita specialistica in medicina tropicale e richiedi di effettuare i test di laboratorio specifici.
Il Cesmet Clinica del Viaggiatore è un centro medico da sempre specializzato ed autorizzato alle malattie infettive.
Risolvere un problema fisico causato da un microbo, sia esso batterio, virus o parassita, vuol dire giungere ad identificare la causa certa.
E’ necessaria una accurata visita medica che deve giungere ad una diagnosi basata su dati obiettivi.
Il dr. Paolo Meo, medico infettivologo con lunga esperienza di clinica infettivologica è a tua disposizione per ricercare insieme le cause prime del tuo malessere.
Gli esami di laboratorio confermano il sospetto clinico e la diagnosi. Ricorda però che risultati di laboratorio negativi non escludono un sospetto diagnostico che si basa su segni, sintomi ed obiettività.
Presso la Clinica del Viaggiatore si effettuano esami di laboratorio microbiologici, sierologici per una diagnosi sicura di malattie infettive.
Richiedi la visita con il dr. Paolo Meo, specialista in clinica delle malattie infettive e tropicali e, se necessario, chiedi di poter eseguire gli esami di laboratorio “infettivologici”, presso il centro Cesmet.
Presso l’ambulatorio del Cesmet Clinica del Viaggiatore si effettuano visite di “medicina generale” e “medicina interna”.
Se hai bisogno di capire l’origine del tuo malessere e, dopo ripetuti tentativi, non hai trovato soluzioni, presso la Clinica del Viaggiatore troverai una assistenza attenta a risolvere i tuoi problemi.
La visita medica, approfondita e attenta ha l’obiettivo di giungere ad una diagnosi clinica mirata.
La “diagnosi clinica” trova la conferma con esami di laboratorio e/o strumentali, che potrai effettuare presso la struttura del Cesmet.
Gli esami di laboratorio e strumentali sono l’aiuto, per il medico, per confermare l’ipotesi diagnostica.
La terapia segue la diagnosi. La ricerca delle cause prime del malessere è fondamentale.
Presso il Centro di Vaccinazioni del Cesmet Clinica del Viaggiatore è possibile richiedere richiami di vaccinazioni eseguite nel passato o richieste dal proprio medico. Le vaccinazioni vengono sempre eseguite previa valutazione medica dei rischi e della effettuazione del vaccino in sicurezza.
Presso il Cesmet Clinica del viaggiatore, le donne di qualsiasi età riceveranno informazioni sulle malattie infettive ed i criteri di prevenzione, gli esami di controllo da effettuare ed i comportamenti da mantenere. Alle donne in gravidanza è dedicato un servizio particolare e l’attenzione alle vaccinazioni da eseguire.
Presso il centro di vaccinazioni del Cesmet clinica del viaggiatore vengono effettuate le vaccinazioni pediatriche richieste per legge e consigliate dai medici pediatrici. Il centro segue anche i protocolli dei bambini di altre nazioni che possono avere esigenze e protocolli diversi da quelli nazionali.
E’ richiesta consulenza medica obbligatoria a qualsiasi bambino che giunge per la prima volta sotto l’osservazione del medico.
Presso la Clinica del Viaggiatore Cesmet il dr. Paolo Meo, dopo alcuni decenni di attività presso cantieri e con aziende presenti in diverse parti del mondo è a disposizione dei datori del lavoro delle aziende e dei medici competenti per impostare una corretta attività preventiva prima dei viaggi internazionali di lavoro.
Da quasi 40 anni al servizio dei viaggiatori, il Cesmet Clinica del Viaggiatore offre servizi di medicina preventiva e un Centro di Vaccinazioni per effettuare qualsiasi vaccino sia necessario o richiesto.
Il taglio clinico che caratterizza il nostro Centro Cesmet e il f0ndamentale aspetto di medicina preventiva prevedono, per motivo di sicurezza del viaggiatore, e per fornire le giuste e corrette informazioni e per una reale valutazione del rischio, una consulenza medica con il dr. Paolo Meo o con i suoi collaboratori, prima di effettuare le vaccinazioni.
In corso di consulenza, sulla base delle caratteristiche fisiche e fisiologiche di ciascun viaggiatore, fatta una valutazione del rischio paese e malattie, ogni viaggiatore riceve un’indicazione personalizzata di come difendersi dalla situazione di rischio, quali farmaci preventivi e curativi portare nelle piccola farmacia da viaggio e quali vaccinazioni possono essere utili per la propria protezione. L’unico farmaco obbligatorio in corso di viaggio, in alcuni paesi, è la vaccinazione per la Febbre Gialla, che verrà consigliata o indicata a seconda delle mete e delle caratteristiche del viaggio, sempre dopo attenta valutazione del rischio.
Il dr. Paolo Meo, medico tropicalista ed infettivologo, direttore del Cesmet, esegue consulenze per i viaggiatori che si recano in qualsiasi parte del mondo, o che affrontano viaggi di particolare impegno (montagna, immersioni, situazioni estreme ed altre situazioni). Per la sua esperienza pluridecennale in cantieri e luoghi di lavoro in aree tropicali ed equatoriali è a disposizione delle aziende e dei medici competenti per consulenze al personale viaggiante e impostazione di protocolli specifici.
Fin dall’inizio presso il Cesmet il dr. Paolo Meo si è occupato di diagnostica e di cura ambulatoriale e domiciliare dei casi di lieve e media entità di Covid-19. Presso il Cesmet potrai prenotare una visita in caso di necessità per valutare la tua situazione ed impostare una terapia personalizzata rispetto al tuo stato di salute ed alla tua situazione clinica. Puoi anche richiedere una consulenza per saperne di più sulla malattia, sulla prevenzione e le eventuali vaccinazioni periodiche per affrontare il prossimo futuro.
appartenente al genere degli “Orthopoxvirus” della famiglia dei Poxviridae. Da sempre sono state classificate due forme cliniche: Variola maiore Variola minor. L’uomo, nel corso dei millenni è stato infettato, ed ha anche convissuto con quattro tipi di “orthopoxvirus”. Il Variola virus, maior e minor, il virus del vaiolo bovino e molto recentemente, da circa 60 anni, dal “virus del vaiolo delle scimmie”.
La prima testimonianza di “vaiolo nell’uomo” risale alla presenza di un “rush pustoloso” rilevato sulla
“mummia del Faraone Ramses V”.
Le grandi pandemie di vaiolo hanno decimato la popolazione europea e degli altri continenti per millenni. Di tutte le persone infettate moriva tra il 20 ed il 60% degli adulti ed oltre il 70% della popolazione infantile. Un vero e proprio flagello dell’umanità.
Grazie ad una imponente campagna di vaccinazione portata avanti da tutti i paesi del mondo il vaiolo è stato eradicato nel 1977.
Nel 1967 l’OMS confermava oltre quindici milioni, numeri ufficiali, di persone colpite dal vaiolo nel mondo, e con oltre due milioni di morti. Da allora fu organizzata la più massiccia campagna di vaccinazione, coordinata da OMS, e condotta con un imponente sforzo congiunto di tutti i paesi. Questo sforzo consentì di eradicare una delle peggiori malattie virali presenti nel mondo.
Nel 1979 fu dichiarata la “malattia eradicata”. L’ultimo caso certo di vaiolo contratto in natura, da “Variola minor”, fu diagnosticato in Somalia il “26 ottobre 1977”. La quasi totalità della popolazione nel mondo, fino al 1977 aveva ricevuto il vaccino per il vaiolo, e ne porta tuttora il segno sul muscolo deltoide del braccio. Da allora la vaccinazione è stata sospesa. Per i nati prima del 1977 la copertura per il vaiolo, nelle due forme, ma anche e soprattutto per il tipo “vaiolo delle scimmie”, un tipo di virus individuato molto recentemente, è stata garantita da questa grande campagna vaccinale che ha coperto gran parte della popolazione globale. Il primo caso della malattia causata dal nuovo virus, e successivamente la diffusione endemica in Africa, ha sempre colpito, prevalentemente la popolazione nata dopo l’anno ’80. Ossia giovani e giovani adulti, che non opponevano la forza immunologica creata dal vaccino, nei confronti di questo nuovo virus.
Vaiolo delle scimmie, una malattia virale animale trasmessa all’uomo e diffusasi tra i non vaccinati
Il Poxvirus è un virus del gruppo Orthopoxvirus che causa una malattia infettiva contagiosa per i primati (scimmie) e per alcuni mammiferi. Ossia è una zoonosi virale, correlata al virus del vaiolo umano, che provoca nell’uomo una malattia simile ma di solito più lieve e meno aggressiva di quella del Vaiolo. Sintomi simili a quelli osservati in passato, nei pazienti affetti da vaiolo umano, ma clinicamente meno gravi, spesso sfumati.
Nel 1958 comparvero due focolai di una malattia “simile al vaiolo” in colonie di scimmie sulle quali si “sperimentava la trasmissione del virus e nuovi vaccini”. Fu dato il nome di “vaiolo delle scimmie”. Una zoonosi che in seguito si trasmise all’uomo. Il primo caso umano di vaiolo delle scimmie fu registrato nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo, durante un periodo di intensificazione degli sforzi per eliminare il vaiolo tramite vaccinazione. Da allora il vaiolo delle scimmie è stato segnalato nell’uomo in altri Paesi dell’Africa centrale e occidentale, prevalentemente in soggetti giovani non vaccinati.
L’eradicazione del vaiolo è dovuta alla intensa campagna di vaccinazioni in tutto il mondo; la comparsa e la diffusione della nuova forma del “Vaiolo delle scimmie” è dovuta alla successiva cessazione della vaccinazione, che ha fatto emergere la nuova forma comparsa 20 anni prima in un gruppo di scimmie. I casi di questa zoonosi, principalmente nell’Africa Centrale e Occidentale, molto spesso manifestatisi in villaggi dispersi nella foresta dei grandi bacini fluviali per contatti stretti con animali, sono comparsi sempre più spesso anche nelle aree urbane dei paesi africani, per contagio interumano ravvicinato. Serbatoi animali che includono roditori e primati (scimmie), hanno contribuito al diffondersi di questa malattia. La nuova malattia del “vaiolo delle scimmie” è rimasta sotto controllo con la vaccinazione del vaiolo umano, nella popolazione vaccinata. Tutti gli adulti e le persone di età avanzata hanno mostrato resistenza al virus in questione, i giovani non vaccinati per il vaiolo, hanno mostrato suscettibilità al virus. I casi sono comparsi prima in villaggi, poi in grandi città e si sono diffusi nei soggetti non vaccinati per il Vaiolo umano. Nel 2003 è arrivata negli Stati Uniti manifestando alcuni casi non gravi e con contagio per rapporti stretti.
La mia esperienza in Africa con casi sospetti del vaiolo delle scimmie. Tra il 1998 ed il 2002, durante ripetute mie missioni nell’area dei campi profughi di Kinshasa, di MPASA I, enorme villaggio – campo di profughi, oltre 500.000 persone in pochi anni, giunti dal nord est del paese, di fronte all’aeroporto internazionale, mi ritrovai ad operare in un ambulatorio – health center, a cui facevano capo migliaia di profughi dalle aree interne, ed in particolare luogo di arrivo di “truppe rivoluzionarie” composte prevalentemente da giovani e giovanissimi leve di un esercito irregolare, proveniente dalle aree più interne delle regioni del nord, soprattutto Mutiene e Kugankat. Durante l’attività clinica era frequente osservare, nel nostro piccolo ospedale periferico, giovani soldati che giungevano dalle aree interne del Congo con febbre e malessere generale, accompagnati da sintomi simil vaiolosi, vescicole e piccole pustole, in particolare alle estremità degli arti superiori, sul volto e sui genitali. A queste manifestazioni cutanee si accompagnava la presenza di linfonodi gonfi e dolenti. Queste forme erano fortemente debilitanti e si manifestavano per contatti stretti e diretti tra persone. L’ambiente militare favoriva molto il diffondersi di queste forme. La cosa particolare, che ci colpiva, era che erano esenti da queste forme tutti coloro che erano stati vaccinati per il vaiolo, e la malattia diffondeva soprattutto nei giovani e giovanissimi. La diagnosi era nella maggior parte dei casi misconosciuta. Era recente l’eradicazione del vaiolo. La trasmissione era evidente che non era solo per rapporto sessuale, ma prevalente la diffusione per contatto con le pustole presenti sulla pelle di varie zone del corpo.
Avevo avuto modo di osservare queste forme, sporadiche ma presenti, anni prima, in alcuni villaggi sperduti in Sierra Leone a nord di Makeni, nelle aree di costruzione della grande diga di Bumbuna. Tra il 1994 e il 1996 diversi casi in giovani provenienti dai villaggi del nord, al confine con la Guinea, arrivavano alla nostra attenzione. Caratteristica la febbricola, le pustole, i linfonodi dolorosi ed una grande stanchezza che durava a lungo. La trasmissione in questi casi era diretta con gli animali infetti. L’abitudine di mangiare scimmi crude e soprattutto il cervello delle steese scimmie, favorì molto il diffondersi di questa malattia.
Tutte queste forme erano comunque lievi ed autolimitantesi. La caratteristica era sempre la forte debilitazione fisica della persona in presenza di pustole e linfonodi gonfi e dolenti.
I focolai del vaiolo delle scimmie fuori dall’Africa
Nel 2003 è stato descritto un primo caso, prima sospetto poi accertato, di “vaiolo delle scimmie” fuori dall’Africa Equatoriale, in USA, collegato al contatto della persona con i cani della prateria infetti. Questi animali domestici, che funzionavano da serbatoio, erano stati a contatto con ratti marsupi e ghiri gambiani che erano stati importati nel paese dal Ghana. Questo focolaio portò in poco tempo ad oltre 70 casi di vaiolo delle scimmie negli Usa. Da allora i casi si sono diffusi in modo sporadico ed in piccoli focolai.
Il vaiolo delle scimmie è stato segnalato in viaggiatori dalla Nigeria in Israele a settembre 2018; nel Regno Unito a settembre 2018, dicembre 2019, maggio 2021 e maggio 2022; a Singapore a maggio 2019, e negli Stati Uniti d’America a luglio e novembre 2021.
Dal mese di aprile 2022 diverse decine di casi si stanno diffondendo in diversi paesi europei. Sono stati i due i focolai in Europa, uno a Madrid e l’altro a Gran Canaria, ad avere amplificato la diffusione del vaiolo delle scimmie. La rapidità della diffusione è spiegata perché entrambe le località sono frequentate da turisti di tutto il continente, appartenente alla fascia di età che non ha fatto il vaccino per il vaiolo.
Per esperienza anche diretta possiamo dire che la diffusione di questo virus è sicuramente favorita da contatti stretti tra persone, e passaggio di droplets e saliva, ma non è, al momento, da considerare una malattia a trasmissione tipicamente sessuale, anche se i rapporti possono favorire il passaggio del virus. L’esperienza fatta anche nei paesi dell’area equatoriale ci dice che l’infezione avviene per contatto con le pustole, stretto contatto con secrezioni respiratorie, contatto con le mucose interne. La trasmissione attraverso saliva e particelle respiratorie richiede un contatto faccia a faccia prolungato». Le attuali informazioni provenienti da ECDC (agenzia dei centri di malattie infettive dell’Unione Europea), sui circa ottanta casi registrati fino ad oggi (tutti uomini, una sola donna), evidenzia una predisposizione nei rapporti omosessuali, ma non è da considerare malattia sessualmente trasmessa. Una spiegazione può essere data da un cluster generato da pochi individui che si sono infettati e poi è iniziata una diffusione, che potrebbe essere limitata, anche se le previsioni sono di una amplificazione esponenziale della diffusione.
Non è la prima volta che si registrano focolai in Europa di vaiolo delle scimmie, in passato molto più contenuti, e nella stragrande maggioranza dei casi autolimitantesi nel giro di due o tre settimane.
dr. Paolo Meo medico infettivologo tropicalista. direttore Cesmet