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DENGUE IN MADAGASCAR

Dicembre 2023- Gennaio 2024  AUMENTANO I CASI DI DENGUE ANCHE IN MADAGASCAR

 

ambiente favorevole alla AEDES aegypti vicino alla costa
ambiente favorevole alla AEDES aegypti                        vicino alla costa

 

Dopo una prolungata  siccità che ha colpito molte parti della “grande isola” durante la prima e la seconda parte dell’anno 2023, nell’ultimo trimestre 2023 e durante il mese di gennaio 2024 si è assistito al periodo di massima diffusione delle zanzare Aedes aegypti, il vettore delle arbovirosi presenti in Madagascar ed in particolare della febbre virale da Dengue. Questo è il periodo di maggiore rischio di contrarre la dengue sull’isola. E’ proprio durante l’estate australe, che va da ottobre a marzo, con il clima sempre più caldo, umido e piovoso, che aumentano le malattie a trasmissione da insetti.
Per quanto riguarda le specifiche aree geografiche… CLICCA QUI PER PROSEGUIRE

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Brasile – Dengue: la situazione si aggrava

agg. al 3 febbraio 2024

 

L’epidemia di “febbre virale da Dengue in Brasile” si aggrava nel mese di gennaio 2024. I casi sono cresciuti nelle prime 3 settimane del 2024 di oltre 500% rispetto allo stesso mese del 2023. Nello stato brasiliano di Rio de Janeiro il numero dei casi certi è aumentato del 587% nelle prime 3 settimane di gennaio. I casi denunciati sono oltre 10.000; i casi presunti sono 10 volte superiori. Gli ospedali e le cliniche private a Rio de Janeiro e nello Stato hanno registrato un aumento di casi medio del 778 %. I dati provengono dal ministero della Salute.

Come all’epoca del Covid-19 le autorità sanitarie stanno pensando di convertire alcune strutture sanitaria esclusivamente alla gestione del problema della febbre virale di Dengue per aumentare la capacità di assistenza per i casi gravi ed avanzati della malattia. Siamo in una reale situazione di emergenza.

Un altro pilastro della strategia……………..continua  a leggere qui

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vaccinazione antirabbica – protocollo pre e post esposizione

                                        protocolli vaccinazione antirabbica.

La somministrazione del “vaccino antirabbico” deve essere effettuata ai soggetti sopra i “12 mesi di età” che:
– possono essere esposti, per lavoro o per viaggio, al rischio di venire a contatto con il virus attraverso contatto con animale infetto;
– sono venuti a contatto con il virus, perchè aggrediti da animali sospettati di essere portatori del virus.

Tipi di rabbia:

(1) rabbia urbana, diffusa principalmente dal cane e dal gatto domestici non immunizzati e non controllati;
(2) rabbia silvestre, propagata da  volpi, ma anche tassi, faine, martore donnole, moffette, manguste, procioni e soprattutto pipistrelli. Nei paesi tropicali le scimmie ed altri mammiferi posso essere portatori sani del virus della rabbia.Se il rischio risulta reale può essere opportuno effettuare la protezione dal rischio rabbia, mediante la somministrazione del vaccino con il protocollo “PRE ESPOSIZIONE”.

“protocollo pre esposizione”

Il protocollo vaccinale “PRE EVENTO” contro la rabbia, ossia prima della venuta a contatto con il virus: (prevenzione dalla malattia)
viene raccomandato per proteggere la persona dall’insorgenza della malattia, prima del contatto con l’animale considerato infetto  (Vaccinazione preventiva con vaccino HDCV). Il vaccino va raccomandato a persone con:

  1. rischio elevato di esposizione professionale: medici, biologi e tutti i lavoratori che negli ospedali e nei laboratori diagnostici e di ricerca devono trattare persone affette dalla malattia della rabbia, oppure hanno il rischio di manipolare il virus rabbico o materiale contaminato o sospetto. Si tratta essenzialmente di veterinari, di laboratoristi, di cacciatori, di guardie forestali, di tassidermisti, di personale dei mattatoi e di alcuni allevatori e commercianti di bestiame;
  2. Può essere importante, nei viaggiatori internazionali, valutare il rischio rabbia nel paese e nel territorio di viaggio e soggiorno, ed anche il tipo di attività e di comportamenti durante i viaggi.  Per i viaggiatori si recacano in aree dove si trovano animali “portatori sani o malati del virus della rabbia” l’indicazione alla somministrazione preventiva del vaccino non dipende dal periodo di soggiorno ma piuttosto dal rischio epidemiologico (presenza del virus nell’ambiente), che è determinato da possibili contatti con animali sospetti.

Modalità di somministrazione del protocollo PRE ESPOSIZIONE:

Il protocollo pre-esposizione per la vaccinazione contro la rabbia prevede tre dosi di vaccino somministrate in determinati intervalli di tempo. Esistono due schemi di vaccinazione pre-esposizione: “il ciclo rapido” e “il ciclo standard”.
CICLO RAPIDO: le dosi vengono somministrate
– tempo 0;
– dopo 3 giorni;
– dopo 7 giorni;
viene utilizzato soprattutto in quei soggetti che si riducono a pochi giorni dalla partenza, o non hanno il tempo di tornare nell’arco di un mese.

CICLO STANDARD: le dosi vengono somministrate
– tempo 0;
– dopo 7 giorni;
– dopo 21 giorni;
viene utilizzato in quei soggetti che richiedono la vaccinazione nei tempi corretti per effettuare questo tipo di protocollo.

Le iniezioni del vaccino della rabbia, da 1 ml, vanno somministrate per via sottocutanea profonda, preferibilmente a livello della fossa sottospinata bassa. Inoltre, è consigliato un’ulteriore richiamo a distanza di 5 anni per mantenere l’efficacia del vaccino nel tempo.

Citations:
[1] https://www.laprevenzionenonhaeta.it/vaccino-rabbia
[2] https://www.epicentro.iss.it/vaccini/viaggiatoriinternazionali
[3] https://www.clinicadelviaggiatore.com/vaccino-rabbia/
[4] https://farmaci.agenziafarmaco.gov.it/aifa/servlet/PdfDownloadServlet?pdfFileName=footer_000737_026330_FI.pdf&retry=0&sys=m0b1l3
[5] https://vaccinarsinpiemonte.org/scienza-conoscenza/vaccini-disponibili/vaccino-contro-la-rabbia

 

“protocollo post esposizione”

Il protocollo vaccinale “POST EVENTO” contro la rabbia, ossia dopo il probabile o possibile contatto con il virus, per un morso o graffio di animale viene raccomandato per proteggere la persona dall’insorgenza della malattia, dopo il contatto con l’animale considerato infetto.

 

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Terapia della Dengue: infusioni cristalloidi e colloidali

Cosa sono le soluzione in flebo “cristalloidi” e “colloidali?

La somministrazione di liquidi in via infusiva (via flebo) ha l’obiettivo di ripristinare il volume ematico, sceso per diverse cause eziopatogenetiche.

Le infusioni si dividono in:  soluzioni cristalloidi e soluzioni colloidali.
Le soluzioni cristalloidi e colloidali si differenziano per la composizione e il comportamento all’interno dell’organismo.

… Approfondisci e continua a leggere

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Vaccinazione contro il colera e contro le diarree batteriche. Dukoral un vaccino orale efficace.

Vaccinazione contro il colera e la diarrea del viaggiatore. Il Dukoral è un vaccino orale da assumere in 2 dosi, da ripetere ogni 2 anni.

È reperibile presso il Cesmet Clinica del Viaggiatore. Puoi prenotare la somministrazione del Dukoral qui

La vaccinazione contro il colera è da molti considerata un optional. Operatori sanitari e centri di vaccinazione per viaggiatori la consigliano senza troppa convinzione. Altri professionisti, legati a ricordi passati di vaccini iniettivi poco efficaci, la sconsigliano. Nonostante questo vaccino per il colera abbia oltre un lustro di vita è ancora poco conosciuto e poco consigliato.

DOVE NEL MONDO
Una breve panoramica sulla presenza del colera nel Mondo. Da oltre un decennio il colera si è rafforzato e si è diffuso in molti paesi della fascia equatoriale e tropicale. I focolai, spesso a macchia di leopardo, del Vibrio Cholerae sono in continuo aumento.
Pensiamo a come il colera si è diffuso in tutta la “fascia sub saheliana” a partire dal grande focolaio yemenita. Questo focolaio per anni ha alimentato il colera nel corno d’Africa, in particolare in Somalia. Da qui è passato e si è diffuso in Kenya, anche nei sobborghi di Nairobi. I campi dei profughi somali in terra Keniota, congolesi lungo il lago Tanganica

DIFFUSIONE DEL COLERA
DIFFUSIONE DEL COLERA

al confine con la Tanzania. Da sempre nell’area nord della Tanzania, da Arusha ai grandi parchi al lago Vittoria il colera è presente a macchia di leopardo. I focolai si sono diffusi negli ultimi anni in tutta la fascia subsaheliana, rafforzando i focolai già esistenti. Nei territori di Goma o in altre cittadine e villaggi congolesi casi di colera sono sempre stati presenti ma negli ultimi anni una vera epidemia si è manifestata. Per diffondere nuovamente nel cuore dell’Africa equatoriale e lungo le coste dei paesi del Golfo del Leone, dalla Nigeria al Gambia fino ai villaggi del Senegal e alla stessa Dakar. Piccoli focolai che sono cresciuti ed hanno diffuso in particolare nella stagione delle piogge con il fenomeno della fecalizzazione del terreno.   In Asia, in America Latina, nei Caraibi stessi focolai, stessa diffusione, stessi problemi. Viaggiando nei paesi dell’area equatoriale e tropicale è buona norma proteggersi dal Vibrione del colera assumendo questo vaccino che protegge anche da altri batteri intestinali piuttosto aggressivi e quindi aiuta per la diarrea tipica di questi viaggi.

 

IL DUKORAL
Il Dukoral è un vaccino ormai da tanti anni sul mercato ma ancora non ben conosciuto
Il Dukoral è un vaccino orale caratterizzato da una sospensione e polvere effervescente e contiene in 3 ml:
1,25 x 1011 batteri complessivi, appartenenti ai seguenti ceppi:
*Vibrio cholerae O1 Inaba, biotipo classico (inattivato con il calore) 31,25×109 batteri
* Vibrio cholerae O1 Inaba, biotipo El Tor (inattivato con formalina) 31,25×109 batteri
* Vibrio cholerae O1 Ogawa, biotipo classico (inattivato con il calore) 31,25×109 batteri
* Vibrio cholerae O1 Ogawa, biotipo classico (inattivato con formalina) 31,25×109 batteri
* Subunità B ricombinante della tossina colerica (rCTB) 1 mg (prodotta nel V. cholerae O1 Inaba, ceppo 213 del biotipo classico)
Eccipienti: Sodio fosfato monobasico diidrato 2,0 mg, sodio fosfato dibasico diidrato 9,4 mg, sodio cloruro 26 mg, sodio bicarbonato 3600 mg, sodio carbonato anidro 400 mg, saccarina sodica 30 mg, sodio citrato 6 mg Una dose contiene circa 1,1 g di sodio.
Questo vaccino è indicato: (1) nella prevenzione del colera ma in diversi paesi, tra cui il Canada, è registrato anche nella (2) prevenzione della diarrea del viaggiatore. La ricerca e l’esperienza clinica confermano l’azione (3) stimolante le difese immunitarie intestinali. Una triplice azione che lo rendono uno dei migliori vaccini per la protezione dal Vibrio Cholerae; di grande interesse per la copertura di batteri particolarmente pericolosi, quali Escherichia Coli del tipo enterotossigeno ed enteroemorragico. Questi ed altri batteri sono tra le cause più frequenti delle temibili diarree del viaggiatore.
Il colera, malattia gastro intestinale, dove le tossine prodotte agiscono a livello delle cellule dell’epitelio, l’utilizzo del Dukoral, vaccino orale costituito da batteri uccisi e dalla subunità B ricombinante della stessa tossina da loro prodotta, favorisce la risposta immunitaria locale a livello dell’organo intestinale, anticorpi di mucosa, piuttosto che quella sistemica. Difatti l’immunogenicità di Dukoral valutata in adulti e bambini di età superiore ad un anno, sia residenti in zone endemiche sia residente in aree in assenza del batterio, ha indotto la produzione di IgA di mucosa ed anche di IgG dirette contro gli antigeni batterici che la tossina colerica.

LA MALATTIA DEL COLERA (clicca per approfondire)                    informazioni da OMS
Il colera è un’infezione acuta, spesso senza febbre, dell’intestino, facilitata da condizioni igieniche carenti. Nell’80% dei casi l’infezione è asintomatica o di lieve entità. Malessere generale e digestivo, lieve nausea, qualche lieve scarica di diarrea. In una minoranza di persone provoca “diarrea acquosa profusa” dalle caratteristiche acqua di riso, vomito e crampi muscolari. La perdita di liquidi, se non reintegrata, può portare ad un grave stato di disidratazione fino a collasso e morte. In genere in meno dell’1% dei casi. Il vibrione del colera viene ingerito con acqua contaminata, cibi crudi o poco cotti. Il vibrione secerne una tossina che causa secrezione attiva di acqua dalle cellule del colletto della mucosa intestinale.
L’ attenzione alle norme igieniche e alimentari, il lavaggio delle mani, l’utilizzo di acqua controllata, meglio in bottiglie chiuse, non solo per bere ma anche per lavare i denti, e le verdure, l’evitare alimenti e bevande quali ghiaccio, insalate, frutta fresca o verdura che non può essere sbucciata o sgusciata, cibi cotti da molto tempo, uova crude comprese creme e maionesi, molluschi crudi, formaggi.
Il vecchio vaccino anticolerico iniettabile, disponibile fino a qualche decennio fa, è stato oramai ritirato dal commercio per l’efficacia protettiva modesta, calcolata tra il 40% ed il 50% e per la breve durata di copertura immunitaria, tra i 3 ed i 6 mesi, oltre che per gli effetti indesiderati locali e sistemici frequenti e importanti.

La diarrea del viaggiatore è una condizione clinica, caratterizzata da tre o più emissioni di feci non formate, pastose o liquide, nell’arco delle 24 ore che si manifesta in breve tempo dalla causa dell’evento, alimenti, acqua, contaminazione oro fecale, ma può comparire in qualsiasi momento, e si protrae per 3-4 giorni. E’ accompagnata da dolore addominale, impellente bisogno di defecare, nausea e crampi e, come detto precedentemente, raramente da febbre. Generalmente è di lieve entità e si autolimita per la risposta veloce del sistema immune. Il colera si manifesta come tante altre infezioni causate da batteri più o meno aggressivi. Per la maggior parte delle cause batteriche praticamente impossibile formulare un vaccino specifico. Ma per l’infezione con il Vibrio Cholerae il vaccino Dukoral manifesta una efficacia fino all’95% in molti degli studi effettuati. Gli anticorpi presenti sulle mucose dell’intestino verso il vibrione e verso la sua tossina costituiscono una difesa efficace all’attacco del batterio. Gli stessi anticorpi sono efficaci anche nei confronti di diversi tipi di enterobatteri, tra cui i temibili Escherichia Coli.
La vaccinazione è opportuna non solo quando per viaggiatori con problemi di salute tali da rendere pericoloso e invalidante un eventuale episodio di diarrea ma in tutti i viaggiatori che effettuano un viaggio in paesi a rischio.
La diarrea del viaggiatore non richiede generalmente trattamento medico ma una reidratazione adeguata per mantenere un buon equilibrio idro-elettrolitico. Abbondanti liquidi, una alimentazione semi liquida, qualche granulo di sale grosso, zucchero o bevande zuccherate, possono ridurre gli episodi. Bere molto e mangiare poco, leggero e semi liquido è la prima terapia.
Il farmaco di elezione per la cura del colera e delle diarree da diversi enterobatteri è la doxiciclina 100 mg (bassado 100 mg) che ha una azione antibatterica rapida ed efficace e che piò essere assunto anche in via preventiva in situazioni ed in luoghi a rischio.
La rifaximina (normix), è un antibiotico orale non assorbibile, efficace nelle lievi diarree. Può accompagnare l’utilizzo di Doxiciclina
Tra gli altri farmaci utilizzati un chinolonico quale la ciprofloxacina 500 mg x 2 al dì fino a conclusione dei sintomi, minimo 5 giorni; oppure norfloxacina 400 mg x 2 al dì per 5 giorni). Anche l’azitromicina può costituire una valida alternativa.
L’utilizzo di Dukoral nella diarrea del viaggiatore si fonda sul presupposto che Escherichia coli enterotossigeni producono una tossina termolabile simile strutturalmente, funzionalmente e immunologicamente alla tossina prodotta dal vibrione del colera, con una omologia di aminoacidi di circa l’80%. Dal momento che l’ETEC (Escherichia) rappresenta una buona percentuale dei casi di diarrea del viaggiatore e sono la causa di diarree particolarmente intense, con una efficacia protettiva tra il 70% ed il 90%, questo potrà prevenire in modo efficace una buona parte di diarree di origine batterica. Comunque il vaccino non deve indurre ad un falso senso di sicurezza.

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COVID-19 nel mondo. Aggiornamenti e comportamenti in viaggio

Visita la scheda paese completa

Aggiornamento COVID-19 per chi viaggia

 

 

COME E’ CAMBIATO IL COVID-19 NEL MONDO
Il virus SARS-CoV continua a circolare nella maggior parte dei paesi del mondo. Le campagne di vaccinazioni effettuate in ogni singolo paese dal 2021 fino ad oggi, e le ripetute infezioni da COVID-19, anche asintomatiche, a cui tutti gli individui sono stati sottoposti, hanno elevato le difese e le risposte immunitarie, realizzando un sistema difensivo in grado di arginare e neutralizzare in modo adeguato ogni prossimo attacco e modulare le risposte linfocitarie alla presenza del virus.
Il virus continua a mutare e le varianti di SARSCoV-2 derivano dalle continue mutazioni del genoma a cui il virus, nelle varie parti del monto è soggetto. Il continuo evolversi della risposta immunologica, e quindi protettiva nei riguerdi delle popolazioni, deriva dall’infezione del virus che diffonde nelle persone, ed anche dall’azione combinata dei vaccini, potenti stimolanti della risposta immune.
I soggetti deboli, i portatori di malattie croniche, gli anziani è bene che seguitino ad effettuare, nei periodi giusti, i richiami con i vaccini aggiornati. Anche se i richiami stagionali nei confronti del Covid-19 sono indicati a tutti.  
Le indicazioni e le regole disposte dai diversi paesi del mondo nei confronti della pandemia COVID-19 escludono oramai qualsiasi restrizione, e quindi si viaggia senza più alcun problema. 

 

COVID-19 E VIAGGI. LE REGOLE NEI SINGOLI PAESI
Per una informazione aggiornata sulle richieste delle pratiche da effettuare per entrare nel paese meta del viaggio, riguardante tutte le malattie presenti:
1) consulta il sito dell’ambasciata del paese dove ti devi recare
oppure
2) clicca qui per entrare nel sito viaggiare sicuri (ministero esteri italiano)
(entra nella lista dei paesi del mondo; cerca e clicca il paese di tuo interesse; cerca il tasto con campanella in cerchio rosso; clicca e trova gli aggiornamenti del paese riguardanti il Covid-19)

VACCINAZIONI ANTICOVID

Come sopra affermato il consiglio è sempre quello di effettuare le vaccinazioni. Terminato il primo ciclo vaccinale,è opportuno, soprattutto per le categorie considerate a rischio seguire le indicazioni dei nuovi richiami, stagionali, che aggiornano i vaccini con i nuovi antigeni presenti nelle recenti mutazioni.

PRATICHE COMPORTAMENTALI
Comunque, durante un viaggio, per diminuire il rischio di infettarsi, in particolare per gli ultra settantenni, le persone fragili per i portatori di malattie croniche, e per chi non ha ancora effettuato le vaccinazioni contro il covid,
è sempre buona pratica

  • Indossa la mascherina durante il viaggio aereo, ed in ambienti chiusi ed affollati.
  • Evita l’affollamento e gli ambienti chiusi con scarsa ventilazione. In questi casi indossa le mascherine.
  • Lavati di tanto di tanto in tanto le mani con acqua e sapone. Utilizza le soluzioni idroalcoliche con parsimonia per il rischio di alterare i biofilm batterici della pelle. Usali dopo un rischio reale di contatto con il virus.
  • Fai attenzione a ventilare gli ambienti chiusi di stanze d’albergo o residenze;
  • Starnutisci e tossisci in un fazzoletto evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie.
  • Evita l’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri, in particolare durante l’attività sportiva.
  • Non toccare occhi, naso e bocca con le mani.
  • Pulire le superfici con acqua e sapone o comuni detergenti neutri per rimuovere lo sporco e poi disinfettarle con soluzioni a base di ipoclorito di sodio (candeggina/varechina) o alcol adeguatamente diluite.
  • Non assumere farmaci antivirali e antibiotici, se non prescritti dal medico.

Tutte queste pratiche. adottate durante il viaggio, comunque sono utili per evitare di contagiarti con microrganismi causa di una serie di malattie.

 

 

 

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Rabbia – Scheda Vaccinazione

LA VACCINAZIONE CONTRO LA RABBIA viene effettuata nei seguenti casi:
(1) “PRE ESPOSIZIONE” per prevenire la malattia, prima dell’evento accidentale, che può essere: un morso o un graffio di un animale affetto o portatore di virus delle rabbia;
(2) ” POST ESPOSIZIONE” per evitare l’insorgenza della malattia, dopo l’esposizione accidentale al virus, ossia dopo un morso o graffio di un animale che può essere a rischio di contaggio del virus della rabbia.
Questi sono protocolli differenti

PRESSO IL CESMET CLINICA DEL VIAGGIATORE il dr. Paolo Meo effettua la valutazione di rischio rabbia paese / territorio nel pre esposizione; ed effettua la valutazione dell’evento e l’indicazione alla vaccinazione nel “post esposizione”. E’ possibile effettuare la vaccinazione per la rabbia presso il centro.

Per informazioni o prenotazioni clicca qui

Cosa è la rabbia?

La rabbia è una malattia acuta causata da un virus (Rhabdovirus) che si manifesta con sintomi a carico del sistema nervoso centrale. La rabbia viene classificata in due forme epidemiologiche differenti:
(1) la rabbia urbana, diffusa principalmente dal cane e dal gatto domestici non immunizzati;
(2) la rabbia silvestre, propagata da soprattutto da volpi, ma anche tassi, faine, martore donnole, moffette, manguste, procioni e pipistrelli. Anche le scimmie presenti in branchi o singoli esemplari, possono essere portatrici del virus della rabbia.

PER APPROFONDIMENTI SULLA MALATTIA CLICCA QUI

Questi sono i diversi vaccini per la rabbia in commercio:

Vaccino a virus inattivato coltivato su cellule Diploidi Umane (HDCV): Sospensione stabilizzata liofilizzata di virus rabbico totalmente inattivato con beta propiolactone. Eccipienti: Albumina, Neomicina.

Vaccino a virus inattivato purificato allestito su uova embrionate di anatra (PDEV).

Protocolli pre e post evento:

La somministrazione del vaccino deve essere effettuata ai soggetti sopra i 12 mesi di età che possono essere esposti, per lavoro oper viaggio, al rischio di venire a contatto con il virus; oppure a tutti coloro che sono venuti a contatto perchè aggrediti da animali con il sospetto di essere portatori del virus.

Per i protocolli PRE e POST ESPOSIZIONE al virus CLICCA QUI:

 

Efficacia:

La vaccinazione alla rabbia ha il 100%; di efficacia dopo la terza dose.

Durata della copertura del vaccino:

La copertura del vaccino per la malattia della rabbia è mediamente di 5 anni.

Modalità di somministrazione:
Il vaccino rabico può essere somministrato in via intramuscolare profonda, preferibilmente sul deltoide o sul quadricipite della coscia. evitare la somministrazione intraglutea o sottocutanea, in quanto l’induzione di una risposta immunitaria adeguata può essere meno affidabile. L’involontaria iniezione intravascolare può portare a reazioni sistemiche, incluso lo shock. Quindi il vaccino non deve essere iniettato per via intravascolare.

Effetti collaterali:

Controindicazioni al vaccino antirabbico:

  • Allergia in precedenti somministrazioni
  • Completare l’immunizzazione prima della partenza
  • Distanziare l’immunizzazione durante assunzione di clorochina e meflochina (questo non vale in caso di immunizzazione dopo esposizione; in questo caso la vaccinazione deve essere comunque fatta)
  • Reazioni da imunocomplessi in caso di richiami da 2 a 21 giorni dopo la somministrazione in circa il 6% dei casi

Viaggiatori internazionali:

Tutti coloro che si recano in aree dove è possibile la presenza di animali rabidi o addirittura organizzano safari o battute di caccia, devono effettuare il ciclo vaccinale. E’ opportuno consigliare un kit preventivo, da utilizzare un caso di sospetto contagio, formato da una dose di immunoglobuline umane (1500 U.I. per un peso di 75 Kg.) e tre dosi di vaccino post-esposizione.

  1. Schema vaccinazione pre esposizione: si consigliano 3 dosi di vaccino somministrate (schema A – ciclo rapido: inizio; dopo 3 giorni; dopo 7 giorni); (schema B – ciclo standard:  inizio; dopo 7 giorni; dopo 21 giorni) le iniezioni da 1 ml vanno somministrate per via sottocutanea profonda, preferibilmente a livello della fossa sottospinata bassa. Si può anche vaccinare a livello della regione deltoidea.
  2. Schema vaccinazione Post-esposizione: (schema a quattro dosi di vaccino nei giorni: inizio tempo 0 due dosi nelle due braccia; 7° giorno; 21° giorno; nella regione deltoidea del braccio.  Le Immunoglobuline (20 UI per Kg del peso corporeo) vanno somministrate se il rischio malattia è considerato elevato contemporaneamente alla prima dose di vaccino e se non disponibili al 7° giorno.EFFETTI COLLATERALI RARI
    1. Locali: dolore lieve con rigonfiamento ed eritema; irritazione locale frequente.
    2. Reazioni generalizzate lievi (cefalea, nausea, vertigini
    3. Rare reazioni neurologiche
    4. Reazioni da imunocomplessi in caso di richiami da 2 a 21 giorni dopo la somministrazione in circa il 6% dei casi

Controindicazioni alla vaccinazione per la rabbia:

– Allergia in precedenti somministrazioni – Completare l’immunizzazione prima della partenza – Distanziare l’immunizzazione durante assunzione di clorochina e meflochina (questo non vale in caso di immunizzazione dopo esposizione; in questo caso la vaccinazione deve essere comunque fatta) – Reazioni da imunocomplessi in caso di richiami da 2 a 21 giorni dopo la somministrazione in circa il 6% dei casi.

Viaggiatori internazionali:

Tutti coloro che si recano in aree dove è possibile la presenza di animali rabidi o addirittura organizzano safari o battute di caccia, devono effettuare il ciclo vaccinale. E’ opportuno consigliare un kit preventivo, da utilizzare un caso di sospetto contagio, formato da una dose di immunoglobuline umane (1500 U.I. per un peso di 75 Kg.) e tre dosi di vaccino post-esposizione.

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Come si cura la Dengue

Come si cura la Dengue

– E’ sintomatica, ovvero utilizza farmaci ad azione sui sintomi prevalenti.
– Il riposo assoluto a letto è essenziale nella fase febbrile, per evitare aggravamenti nella fase di defervescenza dai sintomi.
– Utilizzati antipiretici ed antidolorifici.
– Fondamentale la somministrazione di liquidi per via orale, o in aggravamenti in via infusiva per prevenire i problemi di ipovolemia e shock ed il reintegro degli elettroliti persi.
– In caso di crollo della concentrazione di piastrine, si discute sulla efficacia della trasfusione.
– L’utilizzo di terapia cortisonica non trova conferme nella pratica clinica.
– Non esistono farmaci antivirali specifici per la cura del virus della dengue.

 

Approfondimenti sulla terapia

In caso di malattia da virus dengue,  l’infezione si presenta, in un 30% dei contaminati, con sintomi che vanno dalla “lieve febbre” “allo shock” e “alla morte”.
Nel corso della malattie questi sono le regole di terapia da adottare secondo la corrente pratica clinica e linee dettate dalla esperienza.

Modalità di gestione terapeutica di un caso(per continuare clicca qui)

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SVIZZERA: nel 2023 confermati 261 casi di dengue al rientro dai viaggi.

ZURIGO 10 GENNAIO 2024:  Casi di Dengue decuplicati nel 2023 rispetto all’anno precedente.

In Svizzera aumentano i casi di febbre virale da dengue diagnosticati dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). Negli ultimi due anni i casi sono addirittura decuplicati, passando da 26 a 261. Una maggiore attenzione alla malattia? Un aumento dei viaggi in aree endemiche dopo la pausa del Covid? Nel paese i casi sono stati tutti da importazione. Ossia trasmessi dalle zanzare infette durante viaggi all’estero. Al contrario di altri paesi europei come l’Italia, la Francia, la Spagna, dove sono presenti decine di casi autoctoni della malattia, la zanzara Aedes (tigre,) seppur presente in diverse vallate svizzere, ….  per saperne di più CLICCA QUI

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Encefalite Equina Occidentale (WWE) in Argentina

20 dicembre 2023, caso di WEE in Argentina dopo 20 anni di assenza nell’uomo.

Western equine encephalitis virus - WikipediaDopo 20 anni si riaffaccia in Argentina la Encefalite Equina Occidentale, (WWE- Western  Equine Encephalitis) durante i quali questa malattia dei cavalli, molto pericolosa sembrava scomparsa. Le autorità sanitarie argentine hanno denunciato il primo caso umano, confermato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). il paziente è un lavoratore rurale in un’area in cui erano stati precedentemente identificati equini risultati positivi all’infezione da WEE.
Gli ultimi casi umani in Argentina erano stati denunciati nel 1982/1983 e nel 1996.
La WEE è una rara malattia di natura virale trasmessa dalle zanzare che colpisce gli equini, gli uccelli, ed anche raramente gli esseri umani. In particolare, gli uccelli fungono da serbatoio, una volta infettati, e diventano la causa della trasmissione negli umani, che avviane tramite puntura di zanzara. Il virus può diffondere in altri territori o paesi lontani attraverso la migrazione di uccelli infetti o il movimento di persone e animali portatori del virus.
Le persone a rischio sono coloro che vivono, lavorano o partecipano ad attività all’aperto in aree endemiche o dove si sono manifestati casi negli animali.

I focolai negli animali
In Argentina, tra il 25 novembre e il 27 dicembre 2023, sono stati identificati un totale di 1182 focolai di malattia WEE negli equini in 12 province del paese: Buenos Aires (n = 717), Santa Fe (n = 149), Córdoba ( n = 141), Entre Ríos (n = 69), Corrientes (n = 41), Chaco (n = 19), La Pampa (n = 18), Río Negro (n = 11), Formosa (n = 8), Santiago del Estero (n = 6), San Luis (n = 2) e Salta (n = 1).
Che cosa è la WE
La WEE è una malattia virale, acuta, rara, trasmessa dalle zanzare causata dal virus omonimo, che appartiene al genere Alphavirus della famiglia Togaviridae, a cui appartengono anche i virus EEE e VEE. I principali “ospiti serbatoio” dei virus EEE e WEE, come già detto, sono gli uccelli passeriformi. Negli esseri umani, il virus WEE può causare malattie che vanno da sintomi subclinici o moderati a forme gravi di meningite asettica ed encefalite fino alla morte.

Allerta epidemiologica nazionale per WEE dal 28 novembre 2023Vector-borne Eastern Equine Encephalitis and West Nile Virus Threaten Horses and Other Mammals, Including Humans | College of Veterinary Medicine at MSU
Il Ministero della Salute argentino ha attivato, il 28 novembre 2023, un’allerta epidemiologica a livello nazionale a causa del diffondersi di focolai di malattia negli equini e per rafforzare la sorveglianza epidemiologica di possibili casi umani.
Insetti vettori: le zanzare
La trasmissione del virus WEE avviene attraverso le punture di zanzare infette, che agiscono come vettori. Il vettore principale è Culex tarsalis; ma esistono più vettori che contribuiscono alla trasmissione, tra cui Aedes melanimon, Aedes dorsalis e Aedes campestris . Questi vettori, pungendo gli uccelli selvatici, mantengono la circolazione del virus e fungono da serbatoi primari del virus. L’uomo e gli equini fungono da serbatoi finali del virus, incapaci di trasmetterlo alle zanzare. Sono quindi gli uccelli l’origine della trasmissione e del mantenimento dei focolai attivi.

Diagnosi clinica e di laboratorio di WEE nell’uomo
La diagnosi di infezione da WEE difficile da eseguire clinicamente poiché i sintomi possono essere sfumati o non specifici per la malattia. La richiede conferma è di laboratorio. I metodi di laboratorio includono la ricerca diretta del virus mediante PCR (amplificazione dell’acido nucleico) o colture cellulari del virus oppure metodi sierologici volti a rilevare gli anticorpi prodotti contro il virus.

Sorveglianza
Nelle aree a rischio con epidemie attive segnalate negli animali, si raccomanda di rafforzare la sorveglianza con la ricerca attiva di casi umani per sindromi neurologiche compatibili senza altra diagnosi definita, tenendo conto del periodo di incubazione, dell’area geografica e delle condizioni ambientali.

Misure di prevenzione
Le azioni preventive consistono: (1) nella gestione dell’ambiente considerando l’ecologia e la biologia dei principali vettori del virus WEE; (2) il controllo vettoriale; (3) la vaccinazione degli equini; (4) le misure di protezione personale: Uso di indumenti che coprano gambe e braccia; utilizzo di repellenti idonei; utilizzo di zanzariere su porte e finestre; utilizzo di zanzariere trattate.

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Malaria cerebrale. Imperizia e superficialità di alcuni medici causano ancora troppi morti.

Muore di malaria cerebrale un giovane di 38 anni in missione di lavoro in Camerun a fine dicembre 2023. Questo lavoratore di una importante azienda di Cremona, la OCRIM, si è recato nel paese africano nel mese di novembre 2023, paese ad alto rischio malarico, senza indicazioni per la protezione dalla puntura delle zanzare, nè un comportameno corretto assumemdo  una profilassi farmacologica protettiva adeguata. E’ morto per una violenta forma di malaria cerebrale. L’ennesima morte da malattie esotiche causata dall’imperizia di medici privi di ogni preparazione. Le responsabilità sono sempre prima della partenza, con informazioni confuse ed incerte, ed al rientro con incapacità di gestire l’evento morboso.

 

I fatti
Questo episodio è avvenuto dopo circa un mese dal rientro del lavoratore dal paese africano. Poco prima di Natale, aveva manifestato per circa una settimana sintomi lievi, scambiati per sindrome influenzale (come al solito), da medici superficiali ed incompetenti. Questi sintomi si sono aggravati in pochi giorni, improvvisamente, e sono esitati in “crisi epilettiche” causate da un focolaio cerebrale malarico, e in poche ore in coma irreversibile. Il decesso è avvenuto dopo un giorno alla fine di dicembre ‘23. Questa è la caratteristica della malaria cerebrale, improvvisa, inaspettata, incontrollabile. Tutti i medici ed il personale sanitario dovrebbero oramai conoscere l’origine e l’evoluzione di questa forma tropicale, ma non è così. La diagnosi tardiva di malaria, e la terapia specifica che segue, in emergenza, non è servita a nulla in questo caso, né è utile nei ritardi di diagnosi. Il processo è quasi sempre irreversibile. Il decesso è ineludibile. E’ opinione comune considerare la malaria uno scherzo, una comune malattia da viaggio, si arriva poi a drammi incomprensibili. Deve essere chiaro a tutti che la malaria non è uno scherzo. Di malaria si muore.

La responsabilità professionale
Non si comprende perché, nonostante che il tema “malaria nei viaggiatori” sia affrontato in tutte le salse, alcuni medici curanti di pazienti rientrati dai paesi “a rischio malaria”, con sintomi lievi di tipo simil influenzale, non comincino prima ad escludere la possibile malaria, che può evolvere in pochi giorni in forme gravi, e poi in un secondo momento, ad escludere l’eventuale influenza o altre malattie lievi. Occorre invertire il modo comune di pensare da parte di molti medici e personale sanitario addetto e anche dei pazienti-viaggiatori: “ è solo una influenza; è solo una diarrea; è solo un raffreddamento”; e solo in seguito, quando la malattia è ormai avanzata ci si ricorda che ci sono malattie tipiche dei viaggi che si possono aggravare in poco tempo. La norma da seguire da parte di tutti è la seguente: “prima si esclude l’ipotesi più grave e la possibile insorgenza di malattie tipiche del paese meta del viaggio. Poi, una volta esclusa questa ipotesi, allora si passa a considerare forme più leggere e meno pericolose.

Non tergiversare nel prescrivere la terapia nel dubbio.
Questa è un’altra buona abitudine basata su esperienze di anni di lavoro sul campo, un comportamento medico basato sulla prudenza e sulla consapevolezza del rischio di questa malattia: nell’incertezza di una diagnosi riguardante la “grande ingannatrice, ossia la malaria”, anche in presenza di test di laboratorio negativi, ma con il persistere di sintomi reali e dubbiosi, è meglio sottoporre il paziente che giunge da paesi a forte rischio di malaria da “plasmodio falciparum”, ad una terapia antimalarica “ad iuvantibus”. Ossia sottoporre a terapia antimalarica la persona anche con diagnosi incerta o dubbia, ma con il solo sospetto, allo scopo di evitare peggioramenti pericolosi in caso di presenza del parassita malarico. Meglio attivarsi nell’incertezza che tergiversare dimostrando una incompetenza senza scusanti. Non confidate nelle dignosi di laboratorio ma seguite l’istinto clinico ed il sospetto sui sintomi.

La responsabilità della medicina del lavoro ed i medici aziendali

Descritto il fatto riguardante la morte di un giovane lavoratore che si era recato in un paese a rischio di malaria, vorrei ora affrontare il tema riguardante la “responsabilità medico-legale” dei “medici aziendali”. Responsabilità che riguarda anche il “datore di lavoro”, secondo le leggi vigenti. E’ obbligo di qualsiasi medico aziendale, per evitare danni, malattie infortuni durante una missione all’estero ai lavoratori, ed anche degli RSPP, ossia dei rappresentanti dei lavoratori, per la sicurezza sul lavoro, informare dei rischi reali legati all’ambiente del lavoro e fornire indicazioni preventive corrette. Ossia, il primo dovere del medico aziendale è quello di effettuare una “valutazione dei rischi” del paese, dell’area, dei luoghi e degli ambienti di lavoro, di valutare i reali rischi biologici, ossia delle malattie infettive possibili, e sulla base di queste valutazioni eseguite proporre al lavoratore, in missione all’estero, le corrette pratiche preventive e comportamentali e stilare dei protocolli per evitare i rischi legati alla mansione, al rischio biologico dell’area, ad altri rischi legati alla missione. La “responsabilità dei medici aziendali” riguardante il rischio biologico, ossia il rischio derivato dalla presenza di microbi causa di malattie infettive, presenti nell’area di lavoro, è dettato dal “titolo X della legge 81/08”. E questa è una responsabilità enorme che richiede conoscenza perizia e aggiornamento.

La valutazione reale del rischio, il primo passo per una corretta protezione di chi viaggia.

Il “medico aziendale” ed anche il “personale dei centri di medicina dei viaggi” hanno il dovere di effettuare una valutazione della reale presenza del rischio di malattie nell’ambiente; del loro mutare nel tempo, al variare del clima, della stagione, e della risposta ambientale ai mutamenti climatici. Da queste valutazioni il professionista deve fornire le corrette indicazioni della prevenzione e dei comportamenti da adottare, per evitare l’insorgenza di malattie in corso di missione, di un soggiorno o al rientro da questo.

Medici aziendali

Lo stesso medico aziendale, raccolte le informazioni, anche all’interno della sua azienda, con contatti periodici nei luoghi di riferimento, elabora le indicazioni, compila un protocollo da seguire e fornisce al personale in partenza i giusti consigli delle cose da fare prima del viaggio e dei comportamenti in loco. Il medico aziendale ha anche il dovere di seguire il proprio personale in missione ed essere a conoscenza delle malattie del lavoratore al rientro dalla missione. Tra i suoi compiti quelli di avvisare i medici curanti o le strutture ospedaliere degli eventuali rischi a cui il lavoratore è stato sottoposto.

 

I consulenti specialisti al fianco dei medici aziendali e dei curanti.
Il medico aziendale, come spesso capita, non ha la preparazione specialistica per affrontare un compito così impegnativo. La valutazione dei rischi biologici è materia molto specialistica. Per questo motivo è buona norma rivolgersi ed utilizzare consulenti specialisti ed esperti, per fornire un servizio corretto ed evitare di incorrere in responsabilità anche gravi, a cui è legato anche l’RSPP aziendale ed il datore del lavoro. Le leggi che regolano e tutelano la salute del lavoratore all’estero vanno applicate in toto per evitare casi come quello descritto in precedenza, ed evitare di incorrere in gravi responsabilità anche penali.
Questa situazione di conoscenza delle malattie esotiche che insorgono all’estero durante i viaggi, riguarda anche i medici curanti o i clinici di pronto soccorso o ospedalieri che non sono in grado di capire lo stato di salute di una persona appena rientrata da viaggi in aree a rischio. Queste responsabilità riguardano la gestione preventiva e curativa di tante malattie presenti nei luoghi di lavoro e di soggiorno all’estero, a cui tanti viaggiatori sono soggetti.

Queste considerazioni ed indicazioni sono dettate da una esperienza pluridecennale nei cantieri di grandi aziende cominciata nel 1989 in Etiopia e seguitata in tanti paesi africani, gestendo servizi sanitari aziendali negli ambienti più diversi, per poi proseguire fino ai nostri giorni, lavorando a fianco di medici aziendali, come consulente, proprio per applicare al meglio la tutela di coloro che lavorano all’estero. L’esperienza del lavoro all’estero, in ogni tipo di ambiente e di clima, ci insegna che la tutela della salute del viaggiatore comincia dallo studio degli ambienti di lavoro e di soggiorno; dall’attenzione alla reale situazione climatica, stagionale e dei cambiamenti che mutano l’ambiente di mese in mese, con l’insorgenza o la scomparsa delle malattie presenti nel territorio. Il medico aziendale deve pretendere dalla propria azienda una informazione aggiornata dei luoghi di lavoro, sia nelle città che nei cantieri esterni. Deve informare il proprio consulente e insieme aggiornare i protocolli preventivi da indicare a chi parte. Questi sono i veri principi ed i comportamenti dei medici aziendali e dei medici che operano nei centri di medicina per viaggiatori che vogliono tutelare i propri viaggiatori. Applicando le leggi e le giuste regole ed applicando protocolli corretti, si evitano danni, spesso irreversibili, come quello che è accaduto.

 

L’informazione corretta e una buona formazione abbattono i rischi.
Gli incidenti sul lavoro o i danni in corso di viaggio, applicando le giuste regole ed i protocolli corretti si ridurrebbero o addirittura si eliminerebbero. Tante malattie ed anche i decessi al ritorno da un viaggio, in particolare sul lavoro potrebbero essere evitate con una maggiore attenzione. Imperizia, superficialità ed ignoranza non possono essere più ammessi in una classe medica che ha a sua disposizione dei sistemi di informazione e di comunicazione che prima non esistevano. Le informazioni si trovano rapidamente; i contatti con i consulenti esperti sono molto più semplici di un tempo. Tutti i professionisti e le strutture sanitarie possono essere in contatto tra di loro e possono interloquire in una rete professionale che facilita di trovare soluzioni e supporto al proprio lavoro di clinico e di diagnostica.
Per questo motivo dobbiamo pretendere mai più morti di malaria. Questa è una malattia comune in moltissimi paesi del mondo, prevenibile con pratiche semplici da applicare, e curabile con farmaci efficienti se assunti all’inizio della sua diffusione nell’organismo.

 

Dr. Paolo Meo specialista medicina tropicale
direttore del Cesmet Clinica del Viaggiatore

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SIGARETTE ELETTRONICHE. OMS LANCIA L’ALLARME

SIGARETTE ELETRONICHE. RISCHI REALI PER LA SALUTE.

Aumentano i lavori scientici che dimostrano gli effetti negativi del fumo e dei vapori riscaldati, generati dalle sigarette elettroniche.

OMS lancia l’allarme in tutto il mondo.

La diffusione delle sigarette elettroniche è sempre più evidente. L’idea e la convinzione della innocuità di questo modo di fumare è sempre più diffusa. In particolare tra i giovani ed i giovanissimi la moda diffonde senza limite. Ma contemporaneamente aumentano i lavori scientifici di molti centri di ricerca specializzati, americani, inglesi e di molti altri paesi, che evidenziano la pericolosità di questo modo di fumare. Nonostante le indicazioni dei ricercatori, da anni esiste una propaganda che pone questo modo di fumare come soluzione alternativa ai danni dalle sigarette “tradizionali”. Non solo la falsa idea di innocuità e di assenza di rischio per la salute ha indotto un numero sempre maggiore di persone a utilizzare questo metodo di fumare, ma l’industria del fumo, basandosi su questi falsi miti, continua a promuovere questo “vizio” nei giovanissimi, facendolo diventare moda e segno di maturità anche nei più piccoli.

 

Come si pone l’Organizzazione mondiale della Sanità sull’argomento?
Proprio in questi giorni di dicembre 2023 l’OMS, attraverso una dura presa di posizione del direttore generale, ha in modo perentorio affermato che “le sigarette elettroniche sono dei veri e propri prodotti dannosi e pericolosi”. Il dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS, ha accusato le “industrie del tabacco di svolgere una attività criminosa e di arricchirsi, fomentando un vero e proprio vizio che distrugge la salute delle persone”.
Il messaggio che è stato fatto passare e che continua a circolare, da parte delle industri del tabacco, nelle opinioni pubbliche in tutto in mondo sostiene che: “le sigarette elettroniche non producono alcun effetto negativo sulla salute”. Purtroppo, non è così. Sempre più studi mettono in evidenza che “le sigarette elettroniche, contenenti basse dosi di nicotina, creano una forte dipendenza e sono dannose per la salute”. Ancora occorre valutare che “seppur gli effetti sulla salute a lungo termine non sono pienamente compresi, è certo che questi prodotti generano sostanze tossiche, che hanno dimostrato senza ombra di dubbio, di causare diversi tipi di tumore e di aumentare il rischio di disturbi cardiocircolatori e polmonari”. E questi effetti sono evidenziati soprattutto nei soggetti giovanissimi e nei giovani adulti che hanno una sensibilità maggiore e che utilizzano questo modo di fumare senza limiti.

Cosa chiede l’OMS?
L’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, afferma e chiede a tutti i suoi stati membri “l’introduzione di restrizioni tramite leggi che arginino la diffusione delle e-cig, soprattutto tra i giovani e giovanissimi perché considerati prodotti molto dannosi per la salute.” Questo tipo di sigarette elettroniche in:
– 34 paesi sono vietate;
– in 88 paesi non viene indicata una età minima entro la quale poterle acquistare;
– in 74 paesi non esiste alcuna restrizione all’uso di questo tipo di fumo;

Partendo da questi dati e dai risultati dei lavori dei ricercatori internazionali il dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus continua dicendo che “è cosa vergognosa che i bambini, anche sotto gli 8 anni, vengano coinvolti e irretiti sin da tenera età all’utilizzo delle sigarette elettroniche e che questi giovani individui diventino dipendenti dalla nicotina”. E ancora il direttore esorta, come medico e come direttore generale dell’OMS tutti i paesi ad attuare “misure rigorose per impedirne il consumo e proteggere i propri cittadini, in particolare i bambini e i giovani”.
Mentre l’opinione pubblica di tutto il mondo, seguendo una disinformazione pilotata, assolve questo modo di fumare, definendolo sicuro, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), valutati lavori di ricerca in continuo sviluppo, prende una posizione nettissima sulla diffusione di questo tipo di sigarette e accusa l’industria del tabacco, di “trarre profitto contribuendo alla distruzione della salute”.

 

Quali ricerche supportano la presa di posizione dell’OMS?
Esperti ricercatori dell’OMS affermano che “le sigarette elettroniche contenenti anche basse dosi di nicotina creano una forte dipendenza e sono dannose per la salute”. Diverse ricerche in tutto il mondo hanno dimostrato una serie di rischi per la salute derivate dall’utilizzo delle sigarette elettroniche.
(1) Università del Minnesota, in USA, studi dal 2018 hanno dimostrato che “i vapori delle e-cig contengono tre sostanze tossiche che catalizzano reazioni biologiche che aumentano esponenzialmente rischio di sviluppare tumori”. Le sostanze messe sotto accusa sono: la formaldeide, l’acroleina e il metilgliossale. Queste molecole si legano al DNA delle cellule dell’organismo innescando una serie di mutazioni genetiche potenzialmente cancerose. Questi processi avvengono soprattutto nelle cellule del cavo orale.
(2) Università di New York, dopo anni di studio il lavoro  “Exhalation of alternative tobacco product aerosols differs from cigarette smoke—and may lead to alternative health risks”, evidenzia che “il fumo ed i vapori riscaldati, generati dalle sigarette elettroniche, aumentano il rischio di infiammazione delle alte vie respiratorie, favoriscono l’insorgenza del cancro al naso, alla gola e ai seni paranasali”. Queste lesioni vengono provocate dall’esposizione ai vapori caldi esalati ed alle sostanze assorbite in una condizione favorevole all’assorbimento. “L’utilizzo prolungato di questo modo di fumare è considerato peggiore dell’utilizzo delle sigarette classiche.”
(3) diversi studi, in diversi centri di ricerca nel mondo, “evidenziano che le sostanze, descritte in precedenza, emesse dalle sigarette elettroniche, influenzano il normale sviluppo del cervello e inducono disturbi anche gravi dell’apprendimento soprattutto nei giovani”.   (4) gravidanza: evidenziati danni per il feto. Difatti l’esposizione del feto a questi vapori ne può influenzare negativamente lo sviluppo sia della parte neurologica che tissutale.
(5) Università della California Meridionale ha rilevato che “lo svapo” da sigarette elettroniche come “il fumo di sigaretta tradizionale è associato ad una alterazione genica mitocondriale, dentro le cellule, con interferenze sia nei processi immunitari che nella risposta infiammatoria. Quindi una azione negativa sul sistema immunitario ed una facilitazione all’insorgenza dell’infiammazione durante le malattie.
(6) Il “Karolinska Institute di Stoccolma”, centro di ricerca molto autorevole,  ha evidenziato come “lo svapo” da sigaretta elettronica “contenente nicotina, aumenta in breve tempo la formazione di coaguli di sangue oltre ad alterare l’elasticità dei vasi sanguigni, accelerare il battito cardiaco e aumentare la pressione circolatoria”….. “e queste sono condizioni che nel tempo aumentano la probabilità di malattie cardiovascolari, come ictus e infarto del miocardio”.

Una domanda; una considerazione;
Questi studi e tanti altri eseguiti nel mondo; le raccomandazioni dell’OMS, al massimo livello; gli sforzi comuni di smitizzare le tante notizie false e tendenziose; tutto questo basterà a sensibilizzare le opinioni pubbliche sulla pericolosità di questo tipo di fumo, assolto in modo sconsiderato dalla sensibilità corrente e dalla moda imperante!? Gli imensi interessi economici superano di gran lunga l’interesse a proteggere la nostra salute. Il problema non sono gli adulti che decidono autonomamente per la propria salute, ma il comportamento di milioni di ragazzi in tutto il mondo che vedono, nella sigaretta elettronica, un modo di crescere più velocemente e di lasciare il “vizio del fumo classico”.

redazione dr. Paolo Meo  15 dicembre 2023

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