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La situazione Dengue nella regione OMS delle Americhe

Il dettaglio della situazione Dengue nella regione OMS delle Americhe.

La Regione Americhe dell’OMS comprende 35 paesi e per ognuno di essi vengono riportati i dati aggiornati della situazione in atto e  in evoluzione della Dengue.

Non solo numeri, ma anche osservazioni sui fattori favorenti la diffusione dell’infezione, gli strumenti a disposizione e le prospettive future, laddove è possibile farne.

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Aumento esponenziale dei casi di dengue nel corso del 2024

Durante l’anno 2024 l’Indonesia sta affrontando un aumento significativo dei casi di dengue che hanno avuto un andamento esponenziale rispetto agli anni precedenti.

A causa delle condizioni climatiche avverse e mutate rispetto a qualche anno fa, ossia innalzamento delle temperature, elevata umidità, piogge insistenti alternate a sole caldo, l’ambiente di tutte le isole è divenuto favorevole alla riproduzione delle zanzare, in particolare le “Aedes aegypti”, che sono vettori principali del virus della dengue e delle altre arbovirosi presenti nel paese.

Continua ad essere segnalata la presenza di rischio di infezione DENGUE per la diffusione sia nella popolazione locale che in turisti di ritorno da queste zone.

La situazione è preoccupante per il costante aumento dei casi rispetto all’anno 2023.

Maggiori informazioni sul nostro sito dedicato alla Dengue. Clic o tap qui.

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Al settembre 2024, la situazione della dengue in Brasile riferita dalle autorità sanitarie è critica.

Oltre 9 milioni di casi sono stati segnalati ufficialmente dall’inizio dell’anno.

I casi non denunciati sono un numero molte volte maggiore.

Questo rappresenta un aumento significativo rispetto al 2023 e rende il Brasile il paese con il maggior numero di casi di dengue nella regione delle Americhe.

Per maggiori informazioni consulta il sito web: www.dengueonline.it

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Il pericolo viene dalle zecche. Scoperto nell’uomo un nuovo virus trasmesso da questi artropodi. WELT , un orthonairovirus che viene dall’EST.

Un nuovo tipo di virus, trasmesso dalle zecche, è stato recentemente scoperto nell’uomo, suscitando preoccupazioni per il suo potenziale di scatenare infezioni cerebrali mortali. Questo virus, chiamato Wenzhou orthonairovirus (WELV), è stato identificato per la prima volta in un paziente cinese di 61 anni, che è stato morso da una zecca durante una visita a un parco in Mongolia. La scoperta, pubblicata sul New England Journal of Medicine, rappresenta un passo avanti nella comprensione delle malattie trasmesse dalle zecche, ma solleva anche interrogativi sul rischio di nuove infezioni emergenti.

ZECCA SUL PRATO
                          ZECCA SUL PRATO

Il contesto delle malattie trasmesse dalle zecche
Le zecche sono note da tempo per essere vettori di una vasta gamma di malattie infettive. La malattia di Lyme, una delle malattie più conosciute, è causata dal batterio Borrelia burgdorferi e può portare sintomi debilitanti come affaticamento cronico, dolori articolari e problemi neurologici ed anche problemi cardiocircolatori se non trattata tempestivamente. Altre malattie sono la babesiosi, la rickettsiosi e la febbre emorragica di Crimea-Congo (CCHF), che sono anch’esse trasmesse dalle zecche e hanno effetti potenzialmente gravi sulla salute umana. Le rickettsie sono l’agente causale del Tifo esantematico, malattia sistemica, del sangue e della microcircolazione, particolarmente grave.
Tuttavia, il WELV rappresenta una nuova minaccia nel panorama delle infezioni trasmesse da questi piccoli parassiti. Sebbene sia stato scoperto per la prima volta nel 2019, la sua esistenza e il suo impatto sono stati divulgati solo di recente, attirando l’attenzione della comunità scientifica internazionale.

La scoperta del virus WELV
Il caso del paziente di 61 anni ha fornito il primo indizio dell’esistenza del WELV. L’uomo si è presentato all’ospedale di Jinzhou, nella provincia di Liaoning, in Cina, con sintomi che includevano febbre, mal di testa, vomito, scarso appetito e linfonodi ingrossati. Questi sintomi si sono sviluppati cinque giorni dopo la visita in Mongolia, dove aveva trascorso del tempo in un parco noto per essere infestato da zecche.
Inizialmente, i medici hanno trattato il paziente con antibiotici, ipotizzando che fosse affetto da un’infezione batterica, come spesso avviene nei casi di morsi di zecche. Tuttavia, quando i sintomi non sono migliorati, ulteriori indagini hanno rivelato la presenza di un virus sconosciuto fino a quel momento, appartenente alla famiglia degli orthonairovirus. Gli orthonairovirus sono una famiglia di virus che comprende altri agenti patogeni pericolosi, come il già citato CCHF, il quale può essere letale in una percentuale significativa di casi.

La trasmissione e la diffusione del WELV
Il WELV è trasmesso principalmente dalle zecche, che agiscono come vettori del virus. Tuttavia, come per altre malattie trasmesse da questi artropodi, anche gli animali da allevamento possono essere una fonte di infezione, in quanto possono essere serbatoi di questo virus. Ciò è particolarmente preoccupante per le persone che lavorano a stretto contatto con animali o che vivono in aree

WELV - ORTHONAIROVIRUS
            WELV – ORTHONAIROVIRUS

rurali dove il bestiame è abbondante. L’infezione può anche diffondersi tra gli esseri umani attraverso il contatto con fluidi corporei infetti, un rischio significativo in contesti sanitari se le attrezzature mediche non vengono adeguatamente sterilizzate.
Per capire meglio la diffusione del virus, i ricercatori hanno intrapreso uno studio su larga scala raccogliendo circa 14.600 zecche in tutta la Cina settentrionale. L’analisi ha rivelato che almeno cinque diverse specie di zecche erano capaci di trasportare il WELV, ma la Haemaphysalis concinna era la più comune e diffusa. Questo dato suggerisce che il virus potrebbe essere presente in varie regioni e trasportato da molteplici vettori, aumentando il rischio di diffusione geografica.

Dopo l’identificazione del WELV nel paziente di 61 anni, i medici hanno iniziato a testare altri individui che presentavano sintomi simili. L’indagine ha portato alla scoperta di altri 20 casi di infezione virale causata dal WELV. I pazienti affetti presentavano sintomi come vertigini, mal di testa, mal di schiena, nausea e diarrea. Tuttavia, i test hanno anche evidenziato che il virus può danneggiare i tessuti e influenzare la coagulazione del sangue, portando in alcuni casi a sintomi più gravi.
Uno dei pazienti infetti è entrato in coma e ha mostrato un aumento significativo dei globuli bianchi attorno al cervello e al midollo spinale, segnalando che il virus può causare gravi complicazioni neurologiche. Questo aspetto del virus lo rende particolarmente preoccupante, poiché suggerisce che possa avere un impatto devastante sul sistema nervoso centrale, in particolare nei pazienti vulnerabili.

Esperimenti di laboratorio e implicazioni per la salute umana
Per valutare ulteriormente il potenziale patogeno del WELV, i ricercatori hanno condotto esperimenti di laboratorio su topi infettati con il virus. I risultati sono stati allarmanti: il virus ha causato infezioni gravi in molti dei topi, portando a danni multi-organo e, in alcuni casi, alla morte. Tra gli organi colpiti, il cervello e il sistema nervoso centrale sono stati particolarmente vulnerabili, confermando che il virus può avere effetti neurotossici potenzialmente letali.
Questi risultati suggeriscono che, mentre il WELV può causare infezioni lievi o moderate in alcuni casi, potrebbe avere esiti molto più gravi in pazienti con un sistema immunitario compromesso o in coloro che non ricevono trattamenti tempestivi e adeguati. La scoperta del virus ha sollevato serie preoccupazioni sul suo potenziale di diffondersi più ampiamente tra gli esseri umani, in particolare in regioni dove la sorveglianza delle malattie trasmesse dalle zecche non è adeguata.

Il ruolo delle zecche nella trasmissione di virus emergenti
Le zecche sono tra i parassiti più antichi e resilienti al mondo, esistendo da milioni di anni e adattandosi a una vasta gamma di habitat. Ciò le rende vettori ideali per molte malattie emergenti, in quanto possono trasportare virus, batteri e parassiti da un ospite all’altro senza essere gravemente danneggiate. Negli ultimi decenni, con il cambiamento climatico, la globalizzazione e la modificazione degli ecosistemi, la popolazione di zecche è aumentata in molte regioni, portando a un aumento dei casi di malattie trasmesse da questi parassiti. . Le zecche, con la loro capacità di sopravvivere in una vasta gamma di ambienti e di nutrirsi su un’ampia varietà di ospiti, rappresentano uno dei principali vettori di malattie emergenti. Il loro ciclo di vita e la loro capacità di infettare più ospiti nel corso della loro esistenza le rendono un punto critico nella trasmissione di agenti patogeni emergenti.

Gli orthonairovirus, famiglia a cui appartiene il WELV, sono noti per causare malattie potenzialmente letali. Il virus della febbre emorragica di Crimea-Congo, uno dei più noti orthonairovirus, si diffonde principalmente attraverso il contatto con il sangue o i tessuti di animali infetti, come il bestiame. Le zecche, nutrendosi del sangue di vari ospiti, possono diventare facilmente vettori di agenti patogeni, trasferendo virus, batteri e parassiti da un organismo all’altro. La CCHF è endemica in molte regioni dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa orientale, dove l’interazione tra zecche, animali e uomini è frequente. I sintomi includono febbre alta, emorragie interne ed esterne e, in molti casi, la morte. Il tasso di mortalità può arrivare fino al 40%, a seconda della tempestività e dell’efficacia del trattamento.
Il fatto che il WELV appartenga alla stessa famiglia di virus suggerisce che potrebbe potenzialmente evolversi in una malattia altrettanto grave, sebbene al momento i casi conosciuti sembrino avere un tasso di mortalità molto inferiore. Tuttavia, poiché il virus è stato scoperto solo di recente, è necessario continuare a monitorarne la diffusione e valutare con attenzione il suo impatto potenziale sulla salute pubblica.

Il rischio di infezioni zoonotiche
Il WELV rappresenta un esempio lampante di infezione zoonotica, ossia un’infezione che si trasmette dagli animali all’uomo. Molte delle malattie più pericolose per l’umanità, come l’Ebola, l’influenza aviaria e la SARS, hanno origine in animali selvatici o domestici. La vicinanza crescente tra esseri umani e fauna selvatica, sia attraverso la deforestazione sia attraverso il commercio illegale di animali esotici, ha aumentato il rischio di queste infezioni.
Le zecche, che si nutrono del sangue di animali e persone, rappresentano un ponte perfetto per il trasferimento di patogeni dagli animali agli esseri umani. Il WELV potrebbe essere solo l’ultimo di una lunga serie di virus zoonotici che emergono a causa dell’aumento delle interazioni tra l’uomo e la natura. Per questo motivo, gli esperti di salute pubblica raccomandano una sorveglianza continua delle malattie zoonotiche e una maggiore attenzione alla prevenzione.
Il WELV è un esempio di infezione zoonotica, ossia un’infezione che si trasmette dagli animali all’uomo. Molte delle malattie più pericolose che colpiscono l’umanità hanno origine zoonotica, inclusi virus come l’Ebola, l’influenza aviaria e la SARS.

dr. Paolo Meo

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Emergenza Mpox: l’Europa è a rischio? Tutto quello che c’è da sapere sul virus e le vaccinazioni

Allerta del Centro Europeo per la prevenzione e il controllo. Ma esiste un vaccino

21.08.2024 15:44

Anche l’Europa, dopo il primo picco dei casi del 2022, ed in seguito ai primi casi della nuova variante di Mpox, ha alzato l’attenzione attraverso il suo Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle malattie (ECDC), raccomandando un rafforzamento delle misure preventive contro una possibile epidemia, ossia un aumento esponenziale dei casi del poxvirus, attraverso la diffusione della nuova variante. I primi casi sono statti segnalati in Svezia ed in Spagna con la variante più contagiosa ed aggressiva del virus fuori dall’Africa.

La situazione in Italia e nel mondo

La possibilità di contrarre la malattia di Mpox in Italia è molto bassa allo stato attuale. Nel nostro paese, non sono stati ancora accertati casi del nuovo ceppo (clade I) di Mpox. Alcuni casi continuano ad essere diagnosticati nel corso del 2024, ma sono determinati dal vecchio tipo di Mpox virus, molto meno aggressivo e diffusivo dell’attuale e che si manifesta con casi sporadici la maggior parte dei quali sono autolimitantesi.
La possibilità di contrarre il virus è più elevata ma sempre improbabile per chi si reca nei paesi africani dove si è sviluppata la variante Clade Ib. Prima fra tutte la Repubblica Democratica del Congo; quindi i paesi limitrofi quali Sierra Leone, Liberia, Burundi, Uganda, Kenya, Ruanda, Repubblica Centro Africana. L’ipotesi di contagio è legato soprattutto ai comportamenti di ciascuno, primi tra tutti quelli sessuali, legati soprattutto a rapporti maschi/maschi. Ma il virus un certe circostanze può sopravvivere nell’ambiente contaminato. Quindi attenersi alle normali regole di igiene, a cominciare dall’igiene delle mani, è importante per tutte le malattie di origine infettiva compresa la Mpox.

Cos’è l’Mpox

L’Mpox, inzialmente conosciuto come vaiolo delle scimmie, è un poxvirus, simile al vaiolo umano. Dal 1958, anno della prima evidenza del virus nelle scimmie ed in altri mammiferi, in particolare roditori, ha costituito una presenza costante nelle foreste pluviali congolesi. Una epidemia mondiale si è verificata nel 2022 e ancora continua con casi sporadici ma diffusi; la nuova variante di Mpox (del 2024) chiamata CLADE I b si è manifestata in RDC nel dicembre 2023.
Il primo caso umano è stato identificato la prima volta nel 1970 nei villaggi rurali delle foreste pluviali dell’Africa centrale e occidentale. I pazienti colpiti da Mpox presentano spesso un’eruzione cutanea vescicolare o pustolosa, che può essere dolorosa, accompagnata da sintomi come febbre, malessere e linfoadenopatia. La maggior parte dei casi si autolimitano e non creano problemi negli organi interni nè tendono a cronicizzare. La prevenzione primaria passa attraverso la vaccinazione.
Il virus del vaiolo delle scimmie, come il vaiolo, appartiene al gruppo degli Orthopoxvirus e presenta due ceppi distinti, uno originario dell’Africa occidentale e l’altro del bacino del Congo.

Come avviene il contagio

La trasmissione da persona a persona avviene tramite stretto contatto prolungato, con le principali vie di trasmissione. Inoltre, la trasmissione può avvenire da madre a feto attraverso la placenta. Tuttavia, non è ancora chiaro se il virus possa essere trasmesso attraverso lo sperma o i liquidi vaginali.
Durante l’epidemia del 2022, molti casi sono stati attribuiti alla trasmissione durante incontri sessuali o intimi, probabilmente a causa del contatto diretto con lesioni infettive o secrezioni respiratorie. Il periodo di incubazione varia generalmente tra 1 e 2 settimane, ma può estendersi fino a 3 settimane.

L’evoluzione della malattia virale nella realtà quotidiana; quali sono i rischi; come evitare la possibilità molto remota di un contagio; l’utilizzo di vaccini efficaci.

Considerazioni sui criteri di informazioni confusa ed inesatta.

La paura delle persone nei confronti del “virus mpox” si diffonde nuovamente ovunque nel mondo a causa di una informazione spesso errata, imprecisa e superficiale fornita dalla maggior parte dei media. La modalità di fornire la notizia modifica la percezione del rischio e la reale valutazione dei rischi.

Una precisazione sul mpox virus.

Il virus Mpox, l’orto-poxvirus, il cosiddetto virus del “vaiolo delle scimmie”, da quando è stato identificato nei primati nel 1958, è sempre rimasto nei mammiferi, portatori sani o sintomatici, all’interno dei loro ambienti, ossia circoscritto nelle umide foreste equatoriali africane. In queste aree, dove infettava piccoli roditori e grandi primati, diffondeva anche nell’uomo, attraverso il contatto stretto con gli stessi animali. Negli stessi decenni le campagne vaccinali sul vaiolo classico riuscivano ad eliminare il virus. L’ultimo caso di vaiolo umano “classico” fu diagnosticato nel 1981 in Somalia, lungo le sponde dell’Uebi Scebeli. La più grande vittoria dell’uomo sul mondo microbico.
Ma morto un papa se ne fa un altro. E finito (a quanto pare) il virus del vaiolo umano, (Variola) della famiglia degli Orthopoxviridae sono rimasti in natura il virus del vaiolo bovino (Cowpox virus), il virus del vaiolo della scimmia (monkeypox virus) e il virus vaccinico (Vaccinia virus). Questi virus del vaiolo, tipici degli animali, hanno la possibilità di infettare anche l’uomo. A metà degli anni ’70, si manifestava in un bambino il primo caso di vaiolo delle scimmie. Da allora questo virus si è ritrovato nell’uomo sempre più spesso.

I casi di mpox virus sono sempre stati relegati negli sperduti villaggi all’interno degli ambienti pluviali. Ma i trasporti, la deforestazione, i contatti sempre più frequenti con le grandi città hanno permesso al virus di diffondere. E tra gli uomini il contatto stretto con le lesioni cutanee ha favorito la trasmissione. La malattia si è diffusa non solo nei paesi dell’equatore ma i casi si sono diffusi fuori dall’ambiente africano. La manifestazione dei sintomi è stata quasi totalmente presente in persone a rischio per i loro comportamenti sessuali.

La diffusione di mpox dal 2022

Nel 2022, per una serie di eventi internazionali che hanno favorito assembramenti tra migliaia di persone e comportamenti personali favorevoli alla diffusione del virus, una epidemia si è diffusa da un focolaio ed in breve tempo ha colpito il mondo intero. OMS, a protezione di tutti, ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria, revocata nello stesso anno. I casi si sono manifestati nelle categorie di persone considerate a rischio, in particolare in coloro che hanno rapporti sessuale di tipo omosessuale.
Terminata questa epidemia, certificata da OMS, negli anni 2023 e nel 2024, i casi di Mpox (monkeypox) in Europa e negli Stati Uniti hanno mostrato tendenze diverse di aumenti e diminuzioni.
Stati Uniti e Canada: sono stati registrati 128 nuovi casi nel mese di giugno 2024. Globalmente dal 1 gennaio 2022 gli Stati Uniti hanno segnalato un totale di 33.191 casi di Mpox. La maggior parte dei casi trasmessi attraverso rapporti sessuali in particolare “uomo-uomo”.

Europa: nel corso del 2024 sono stati riportati 685 casi da 20 Paesi dell’UE/SEE. Nel mese di giugno 2024, sono stati confermati 100 nuovi casi, con la maggior parte dei casi segnalati in Spagna (54), Francia (23) e Germania (10). Tutti questi casi si riferiscono al tipo di mpox classico della prima epidemia del 2022.
Nel complesso, la situazione epidemiologica in Europa e negli Stati Uniti è stata influenzata dalla precedente epidemia del 2022-2023, con un numero cumulativo di casi che ha raggiunto picchi significativi, ma con una stabilizzazione nei casi lievi nel 2024. (come riportato da ISS, ECDC, CDC Atlanta.). L’ mpox virus ha continuato a diffondere tra la popolazione, soprattutto attraverso rapporti sessuali a rischio, senza creare rumore.

 

Ma cosa è cambiato rispetto alla situazione precedente del mpox virus e perché la nuova emergenza decretata da OMS?

Dal dicembre 2023 è stata identificata in RD Congo (Kinshasa) una nuova variante del virus mpox, chiamata (mpox clade 1b) molto più diffusiva ed anche aggressiva rispetto all’originale virus del 2022. Questa variante è stata recentemente segnalata per la prima volta in Europa, il 15 agosto 2024, con un caso diagnosticato in Svezia e poi ni Spagna, importata da persone che provenivano da un recente viaggio in RDC. Vista la crescita esponenziale in Africa in RDC e in altri paesi, considerata la capacità di diffondere della nuova variante ed anche la sua aggressività con un aumento della mortalità, L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che la situazione del virus mpox, con la sua variante CLADE1, rappresenta “una nuova emergenza di sanità pubblica di rilevanza globale”, evidenziando l’importanza di monitorare la situazione in tutti i paesi.

“emergenza di sanità pubblica globale OMS – una rassicurazione

L “emergenza di sanità pubblica globale” deve rassicurarci e non deve indurre un senso di preoccupazione, tutto questo è fatto per rispondere in modo adeguato all’aumento dei casi. Un sistema di protezione in più a garanzia della salute di tutti. Rafforzare i controlli e l’attenzione dei sistemi sanitari nazionali e sensibilizzare l’opinione pubblica è un vantaggio per tutti.
La variante CLADE 1 si è appena manifestata in Svezia in un viaggiatore che ha presentato sintomi tipici del vaiolo. La persona ha dichiarato di aver avuto comportamenti sessuali a rischio per questa malattia. Per questo motivo ECDC ha avvertito che la probabilità di diffusione della infezione nelle persone a rischio per comportamenti sessuali “tipici” è elevata, ma che la possibilità di infettarsi da parte della popolazione generale tende verso lo zero, ossia è praticamente quasi nulla.


Il messaggio sui rischi deve essere chiaro

Per prima cosa la presenza del virus è molto contenuta. La possibilità di infettarsi è molto bassa nei viaggiatori e ancora più ridotta nei paesi fuori le aree equatoriali. Il messaggio di prudenza e di attenzione è rivolto alle persone che per “comportamenti sessuali a rischio” possono venire a contatto con l’infezione ed ammalare con la nuova variante del pox virus. Poi l’invito ai comportamenti generali di igiene servono ad evitare eventuali , occasionali contatti con il virus, ma sono rivolti alla protezione da qualsiasi malattia infettiva.
Contatti con il virus mpox comunque molto raramente e solamente in circa il 20% evolvono in malattia evidente – sintomatica. Il 75/80% dei contatti, che induco infezione, rimangono asintomatici, e sviluppano una immunità da contatto.  Quindi le raccomandazioni sono quelle: (1) di fare attenzione particolare ad eventuali “manifestazioni generali e sintomi specifici” che inducono il sospetto della presenza del mpox virus; (2) di fare attenzione ai rapporti sessuali considerati a rischio; (3) di effettuare test di laboratorio dopo 2 – 3 settimane da eventuali rapporti a rischio.
Tra le raccomandazioni di ECDC (centri europei malattie infettive) alle autorità sanitarie nazionali vi è quella del tracciamento dei contatti per gestire i potenziali focolai.

 

Una importante pratica preventiva: LA VACCINAZIONE PER MPOX, destinata alle categorie considerate a rischio

 

Indicazioni sulla Vaccinazione

Esiste un vaccino specifico ed efficace contro “il virus mpox” che è attivo anche per le sue varianti: il “Vaccino Imvanex/Jynneos contro il vaiolo delle scimmie” prodotto dalla società farmaceutica Bavarian Nordic, approvato per la popolazione dai 18 anni in avanti. Vista la crescita dei casi in minori, evento manifestatosi con la nuova variante, la casa farmaceutica ha richiesto l’autorizzazione ad estendere la vaccinazione ai giovani di età compresa tra 12 e 17 anni. Attualmente la casa ha confermato di avere a disposizione 500.000 dosi disponibili con possibilità di produrne 10 milioni entro il prossimo anno 2025.

Quali sono le categorie di persone prioritarie per la vaccinazione contro il vaiolo delle scimmie

Secondo le indicazioni delle autorità sanitarie internazionali ed anche italiane, le seguenti categorie di persone hanno priorità per la vaccinazione contro il vaiolo delle scimmie:
(a) Individui che hanno avuto un contatto stretto con un caso confermato o probabile di vaiolo delle scimmie;
(b) Personale sanitario e di laboratorio che ha avuto un contatto non protetto con un caso di vaiolo delle scimmie o con campioni infetti;
(c) Categorie vulnerabili quali persone con un sistema immunitario indebolito da malattie o trattamenti, oppure donne in gravidanza ma sempre con il grave sospetto di contatto con il virus.

La vaccinazione post-esposizione, idealmente entro quattro giorni dall’esposizione, può essere presa in considerazione per i contatti a rischio più elevato, previa attenta valutazione dei rischi e dei benefici.

Il vaccino Jynneos (MVA-BN) presenta differenze significative rispetto ai primi vaccini antivaiolo di prima e seconda generazione:
(A)VACCINO Jynneos (MVA-BN):
(1) è un vaccino di tipo “vivo attenuato, non replicante”;
(2) “Somministrazione”: vengono somministrate due dosi sottocutanee a distanza di 28 giorni; oppure o una dose di richiamo per chi ha ricevuto vaccini per il vaiolo precedenti;
(3) “criteri di sicurezza”: questo vaccino non causa malattia né trasmissione del virus vaccinale, ma modula il sistema immunitario cellulare e anticorpale contro i “virus wilde”;
(4) “Indicazioni”: viene utilizzato per la prevenzione del vaiolo e del vaiolo delle scimmie negli “adulti ad alto rischio”.
Studi clinici hanno mostrato una sieroconversione (produzione di anticorpi neutralizzanti) in più del 99% delle persone vaccinate dopo 2 dosi;
La risposta immunitaria è identica tra somministrazione sottocutanea e intradermica

In sintesi, Jynneos offre un profilo di sicurezza migliore e una somministrazione più semplice rispetto ai vaccini di generazione precedente.


(B)vaccini di Prima e Seconda Generazione, ovvero quelli di tipo
(1)“Vaccini vivi attenuati” (prima generazione)
(2)“vaccini a virus inattivato” (seconda generazione);
a.“Somministrazione”: Richiedono un ciclo vaccinale che può includere più dosi e possono lasciare cicatrici;
b.“Sicurezza”: Possono causare effetti collaterali più gravi e non sono raccomandati per persone immunocompromesse.

In sintesi, Jynneos induce una forte risposta immunitaria con due sole dosi, con un profilo di sicurezza migliore rispetto ai precedenti vaccini antivaiolo. La risposta è simile sia con somministrazione sottocutanea che intradermica.

Il vaccino Jynneos, noto anche come Imvanex in Europa, è stato approvato dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per la prevenzione del vaiolo e del vaiolo delle scimmie. L’EMA ha raccomandato la sua somministrazione per prevenire il vaiolo delle scimmie nel 2022, estendendo così le indicazioni già esistenti per il vaiolo. E’ un vaccino vivo attenuato, progettato per essere sicuro e ben tollerato, senza causare malattia né trasmissione del virus vaccinale.

 

L’AIFA in Italia ha considerato diversi fattori chiave per l’approvazione del vaccino Jynneos e la distribuzione nelle classi a rischio:

(1) Efficacia: dalla Documentazione scientifica “Jynneos” ha dimostrato una forte risposta anticorpale in studi clinici, con una protezione crociata fino all’85% contro il vaiolo delle scimmie, supportata da studi sugli animali che evidenziano la protezione contro l’infezione.
(2) Sicurezza “Profilo di tollerabilità”: Gli effetti collaterali comuni, come dolore e gonfiore nel sito di iniezione, sono stati valutati come gestibili. La sicurezza è stata confermata attraverso studi clinici su popolazioni ampie. (3) Necessità di risposta rapida riguardo al “Contesto epidemico”: L’approvazione è stata accelerata in risposta all’emergenza sanitaria legata al vaiolo delle scimmie, permettendo una rapida disponibilità del vaccino per le categorie ad alto rischio.

Questi fattori hanno contribuito a garantire che Jynneos fosse un’opzione sicura ed efficace per la prevenzione del vaiolo delle scimmie.

La vaccinazione è indicata come:
(1) profilassi nel “pre-esposizione al virus”
(2) prevenzione alla azione del virus nel “post-esposizione”.
Questa va eseguita preferibilmente entro quattro giorni dal sospetto dell’esposizione al virus. Gli effetti collaterali comuni includono dolore e gonfiore nel sito di iniezione, mentre effetti gravi sono rari.

 

FONTI:

Emergenza Mpox: l’Europa è a rischio? Tutto quello che c’è da sapere sul virus e le vaccinazioni Leggi tutto »

La nuova variante del virus MPOX – nuova emergenza sanitaria pubblica globale.

Dalle foreste pluviali del bacino del Congo e della Guinea superiore e inferiore l’origine del virus per il quale l’OMS ha dichiarato una emergenza sanitaria pubblica globale (estesa a tutto il mondo).

La diffusione della nuova variante del virus MPox.

IL VIRUS MPOX
IL VIRUS MPOX

Il virus MPox (ex malattia del vaiolo delle scimmie) ricomincia a far paura. In RDCongo (Kinshasa) sono oltre 15.000 i casi di malattia ed oltre 600 i morti denunciati ufficialmente in meno di 6 mesi. Ma quanti i casi, sparsi nell’enorme paese, denunciati, e quanti i morti? E poi i primi casi in Europa dichiarati ufficialmente dai primi giorni di agosto 2024. Questi dati ufficiali sono a nostro avviso notevolmente sottostimati e ci fanno pensare ad una diffusione del virus molto elevata, asintomatica, cioè senza sintomi e silente. Non solamente in RDC ed in molti altri paesi africani la nuova variante di virus del vaiolo diffonde ma è sicuramente già presente a livello globale, in molti paesi. E questo in modo ancora silente e non manifesto. Questa diffusione del virus avviene tramite portatori sani o pauci sintomatici provenienti dai paesi infetti. In Africa i serbatoi dei virus sono animali selvatici con cui l’uomo convive. Per questo motivo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), per la seconda volta nella storia recente, nell’agosto 2024, (la prima volta era successo nell’epidemia del 2022, che colpì la maggior parte dei paesi del nord del mondo), ha dichiarato l’ondata di MPox in Africa ed i primi casi in Europa, un’emergenza sanitaria pubblica globale.

Un messaggio di prudenza

Questo è un messaggio di prudenza per tutti, in particolare per i viaggiatori. Ci sono gruppi di persone considerate ad alto rischio, ma il virus MPox può circolare e si trasmette non solo tramite rapporti sessuali ma anche per contatti e materiali infetti, quindi scarsa igiene. Prova ne è che questa nuova ondata di malattia si è manifestata anche in bambini sotto i 10 anni. Chi si reca nei paesi dove l’infezione è evidente faccia maggiore attenzione a comportamenti a contatti, e adotti misure di igiene che diventano essenziali. Chi rientra da viaggi e si accorge di manifestare sintomi, anche sfumati, che possano destare qualche dubbio, faccia riferimento a centri medici specializzati. La vaccinazione, questione che affronteremo in altro articolo, è destinata alle categorie di maggior rischio. Il vaccino del vaiolo, utilizzato fino alla fine degli anni settanta è comuque ancora attivo.

Ma quale è l’origine della malattia MPox?

Non sono le scimmie, come si pensava, i serbatoi primari. Ha perfettamente ragione la virologa Ilaria Capua nell’evidenziare come il nome “vaiolo delle scimmie”, attribuito alla malattia causata da un virus della famiglia degli “orthopoxvirus”, sia errato a tal punto che OMS lo ha modificato in “MPox”. Questo perché, secondo gli studi effettuati in questi ultimi due anni, i principali candidati ad essere considerati “serbatoi primari” del virus Mpox (monkeypox) sono:
Piccoli roditori delle foreste pluviali africane, principalmente scoiattoli del genere Funisciurus, scoiattoli arboricoli, il ratto gigante del Gambia e i ghiri
Altri mammiferi selvatici nelle aree endemiche, ed anche alcuni primati (scimmie) ma non primario

Una questione importante dal punto di vista epidemiologico è considerare i roditori serbatoio primario, sano, non avendo la possibilità di sviluppare la malattia. Questa situazione aumenta il rischio di trasmissione diretta “animale (roditore) – uomo”. E quanto è frequente, soprattutto nei territori e villaggi più remoti, il contatto delle persone locali con questi piccoli mammiferi utilizzati come alimenti, ma anche in riti tribali ed altri usi. Così avviene la prima trasmissione e ne sono coinvolti soggetti di ogni età.
Un recente studio ha ricostruito la “nicchia ecologica del virus Mpox” sequenziando il DNA virale in animali e casi umani e giungendo ad identificare le foreste pluviali del bacino del Congo e della Guinea superiore e inferiore come aree di sovrapposizione ossia trasmissione tra animali e uomo. Tutto questo suggerisce che la trasmissione zoonotica, ossia la trasmissione del virus tra animali, e la diffusione esponenziale di questo al loro interno, in queste regioni forestali africane, sia alla base dell’aumento della circolazione del virus. Una nuova mutazione del MPox lo ha reso più diffusivo e virulento.

Il coinvolgimento degli animali domestici?

Non sembra invece che gli animali domestici, dei diversi tipi, siano colpiti dal virus Mpox. Non è neanche dimostrata la trasmissione diretta dall’ uomo all’ animale. Permane un rischio possibile di trasmissione da persona infetta ad animali sensibili, soprattutto roditori domestici, attraverso il contatto con materiali potenzialmente contaminati (vestiario, utensili, contatti diretti). Tutto questo favorito, nella vita quotidiana dei territori di foresta e savana ma anche nei sobborghi delle città africane, dalla convivenza, l’utilizzo e la dipendenza dagli animali, anche selvatici, aumentando il rischio di diffusione di questa ed altre malattie.

dr. Paolo Meo
specialista in clinica malattie infettive e tropicali
responsabile CESMET – Clinica del Viaggiatore

La nuova variante del virus MPOX – nuova emergenza sanitaria pubblica globale. Leggi tutto »

Situazione Covid-19 in Italia ad Agosto 2024

E’ sotto gli occhi di tutti l’aumento dei contagi in Italia nel periodo estivo giugno Agosto 2024. I caratteristici sintomi respiratori accompagnati da astenia importante e nuovamente, anche se raramente, perdita del gusto e dell’olfatto si sono diffusi nella popolazione italiana, in modo evidente. In Europa il fenomeno è presente in quasi tutte le nazioni. Durante le Olimpiadi a Parigi, diversi sono stati gli atleti che hanno dovuto abbandonare le gare per problemi di Covid. In Grecia il picco ha raggiunto il suo culmine a fine luglio, e molti sono stati i turisti costretti a letto durante le vacanze.
Ufficialmente, secondo il Ministero della Salute, i contagi Covid sono aumentati del 2,2% (17.381) nella ultima settimana dall’1 al 7 agosto 2024. Alcune fonti sempre ufficiali li attestano al 7% (18.255). Ma secondo diversi addetti ai lavori i contagi “nascosti – non evidenziati da tampone” potrebbero essere saliti ad oltre 75.000 in questa settimana. Questa “ondata estiva” era prevedibile e sta ora assumendo dimensioni importanti”. Il virus SARS-CoV- con le sue nuove varianti c’è nel nostro territorio e circola tra di noi. I nostri organismi convivono con il virus ed il virus convive con gli organismi umani, grazie alle grandi campagne vaccinali ed alle ripetute infezioni che hanno sviluppato nell’umanità intera un sistema immunitario in grado di rispondere alle aggressioni virali. Le infezioni continuano anche nei vaccinati ma la risposta dell’organismo è modulata e non provoca sintomi importanti.
Quali sono le “varianti del Covid circolanti” in Italia nell’ultimo mese:
La variante JN.1 insieme a tutti i suoi sottolignaggi (inclusi KP.3, KP.3.1.1 e KP.2) si conferma predominante in Italia. Cresce e si sviluppa nella porzione dei sequenziamenti il lignaggio KP.3.1.1, che è sottoposto a monitoraggio internazionale dall’OMS viste le sue caratteristiche di maggiore diffusione ed anche aggressività. Questi sono i nuovi virus del Covid modificati rispetto alla versione originale. Sono i modi con i quali il virus tenta di eludere le nostre difese, ma il sistema immunitario sembra saper contenere gli attacchi dei nuovi virus. Questo è il motivo per cui occorre periodicamente continuare a vaccinarci nei confronti del Covid, allo stesso modo dell’influenza.
Sintomi e comportamenti da adottare
I sintomi più comuni di queste nuove varianti sono la febbre, il mal di gola, il naso chiuso, tosse secca, forte stanchezza, dolori muscolari e articolari, talvolta perdita olfatto e gusto;
Non vige più l’obbligo di isolamento per i positivi (pochi quelli che si testano con questi sintomi), ma è buona regola comportarsi con cautela, per salvaguardare la propria e l’altrui salute.
E continua ad essere importante seguire le precauzioni per prevenire la diffusione del virus, come l’uso della mascherina in caso di sintomi. Si calcola che meno del 5% dei sintomatici adotta questa cautela.
La sintesi è che dal giugno ‘24 con un aumento nel mese di Agosto, l’Italia sta affrontando un aumento dei contagi Covid con la circolazione di nuove varianti. La malattia è per lo più asintomatica o con lievi sintomi. L’attenzione per gli anziani, i cardiopatici, i diabetici ed i portatori di altre patologie croniche è essenziale. Il virus in questi soggetti si può manifestare in modo più aggressivo.
E l’attenzione al fenomeno Covid si rafforza per il fatto che gli esperti ritengono che i dati ufficiali sui contagi da Covid-19 in Italia siano sottostimati per diverse ragioni. I dati risultano incongruenti per una serie di motivi:
1. Differenza tra ricoveri e nuovi casi: L’analisi mette in luce una discrepanza significativa tra il numero di ricoveri per Covid-19 e il numero di nuovi casi registrati. Ad esempio, il rapporto tra nuovi casi giornalieri e posti letto occupati è sceso drasticamente da oltre 6 a 1 (durante il periodo del Green Pass) a 1,4 a 1. Questo suggerisce che, nonostante l’aumento dei ricoveri, il numero di nuovi casi segnalati non riflette la realtà.
2. Stime alternative: I ricercatori stimano che i casi reali potrebbero essere quasi 75.000 settimanali, rispetto ai 17.381 ufficialmente riportati. Questa stima si basa sull’analisi del rapporto tra ricoveri e nuovi casi, che, se applicato ai dati attuali, suggerisce che oltre il 75% dei contagi sfugga alle stime ufficiali.
3. Minori diagnosi e notifiche: Gli esperti hanno ipotizzato che la sottostima possa derivare da un numero ridotto di diagnosi e notifiche di nuovi contagi, che non portano a ricoveri. Questo è indicativo di una possibile mancanza di test o di segnalazioni incomplete da parte dei pazienti.
Queste considerazioni evidenziano la necessità di avere una chiara percezione dell’ampiezza del fenomeno, specialmente in vista dell’autunno, quando ci si aspetta un aumento ulteriore dei casi. Riteniamo che è cruciale adottare misure preventive per contenere la diffusione del virus, data la sua continua presenza e circolazione in Italia.
La stagione autunnale avrà un impatto significativo sulla diffusione di virus respiratori, tra cui il Covid-19 e l’influenza. Di seguito alcuni aspetti chiave:
Aumento della Trasmissibilità
1. Condizioni Ambientali: Con l’arrivo dell’autunno, le temperature più basse e l’aumento della frequentazione di ambienti chiusi favoriscono la trasmissione di virus respiratori. Gli spazi chiusi, dove le persone si riuniscono, aumentano il rischio di contagio attraverso goccioline emesse durante la tosse o gli starnuti.
2. Circolazione di Varianti: Durante l’autunno, si prevede un aumento della circolazione di varianti di Covid-19, come la XBB e altre, che hanno mutazioni che possono aumentare la diffusione del virus e il rischio di malattie gravi, specialmente per i non vaccinati.
Coincidenza con Altri Virus
3. “Tripledemic”: L’autunno è caratterizzato dalla concomitanza di più virus respiratori, tra cui il virus influenzale e il virus respiratorio sinciziale (RSV). Questa sovrapposizione di virus crea una situazione complessa, poiché i sintomi possono sovrapporsi e rendere difficile la diagnosi senza test specifici.
4. Picchi Epidemici: Il picco dell’influenza si verifica solitamente tra dicembre e gennaio, ma la stagione a rischio inizia già nei mesi autunnali. Si stima che in Italia ci possano essere tra i 5 e i 6 milioni di casi di influenza durante la stagione influenzale.
Raccomandazioni per la Prevenzione
La Vaccinazione ed i richiami previsti è raccomandata insieme al vaccino contro l’influenza in autunno, in particolare a partire da ottobre, per ridurre il rischio di malattie gravi e complicazioni. Soprattutto per le categorie più vulnerabili sono quelle a cui consigliare maggiormente il vaccino.
L’autunno rappresenta un periodo critico per la diffusione di virus respiratori, con un aumento della trasmissibilità e la circolazione simultanea di diversi patogeni. È fondamentale adottare misure preventive, come la vaccinazione e il rispetto delle norme igieniche, per contenere la diffusione di questi virus.
Durante l’autunno, diversi gruppi di popolazione sono considerati ad alto rischio di contrarre malattie infettive, inclusi Covid-19 e influenza. Questi gruppi includono:
1. Anziani: Le persone di età superiore ai 65 anni sono particolarmente vulnerabili a complicazioni gravi da infezioni respiratorie, inclusa l’influenza e il Covid-19.
2. Persone con Patologie Croniche: Coloro che soffrono di malattie cardiovascolari, respiratorie, metaboliche o immunodepressione hanno un rischio maggiore di sviluppare forme severe di malattie infettive. Queste condizioni possono compromettere il sistema immunitario e rendere più difficile combattere le infezioni.
3. Donne in Gravidanza: Le donne in gravidanza sono a rischio aumentato di complicazioni sia per l’influenza che per il Covid-19, rendendo la vaccinazione particolarmente raccomandata per proteggere sia la madre che il nascituro.
4. Bambini e Neonati: I bambini, in particolare i neonati e i lattanti, sono vulnerabili a infezioni respiratorie come il virus respiratorio sinciziale (RSV) e l’influenza. È importante che anche i bambini ricevano le vaccinazioni raccomandate per proteggersi.
5. Persone con Sistema Immunitario Compromesso: Coloro che hanno un sistema immunitario indebolito, ad esempio a causa di trattamenti per il cancro o malattie autoimmuni, sono a rischio maggiore di infezioni gravi.
6. Operatori Sanitari e Persone a Contatto con il Pubblico: Gli operatori sanitari e coloro che lavorano in ambienti ad alta densità di popolazione (come scuole e case di cura) sono a rischio maggiore a causa della loro esposizione frequente a malattie infettive.
Per questi gruppi a rischio, è fortemente consigliata la vaccinazione contro l’influenza e il Covid-19, poiché queste misure possono ridurre significativamente il rischio di malattie gravi e complicazioni. La vigilanza e l’adozione di misure preventive, come l’uso di mascherine in ambienti affollati e il rispetto delle norme igieniche, sono altrettanto importanti per proteggere la salute di queste popolazioni vulnerabili.

 

 

 

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Aggiornamento sui nuovi vaccini per il Covid 19 in Italia (agosto 2024)

Dall’estate 2024 sono disponibili in diverse parti del mondo i nuovi vaccini aggiornati per il COVID-19.
In particolare in USA l’agenzia del farmaco FDA ha raccomandato la produzione di vaccini aggiornati per la stagione autunnale e invernale del 2024-2025. Questi saranno distribuiti in USA tra agosto e settembre 2024. Questi nuovi vaccini sono specifici per la variante “FLIRT”, che sembra essere la causa del recente aumento di casi di COVID-19 in diversi stati degli USA.
Ricordo sempre che la vaccinazione rimane il metodo più efficace per prevenire l’infezione da COVID-19, modulando il sistema immunitario nella risposta nei confronti del virus, proteggendo sé stessi e gli altri.

In Europa siamo leggermente in ritardo nella commercializzazione dei nuovi vaccini per la variante FLiRT, questa nei paesi europei non è ancora prevista. Le agenzie sanitarie europee stanno valutando la possibilità di aggiornare i vaccini per la variante FLIRT e in futuro verranno approvati nuovi vaccini.

Attualmente in Italia sono disponibili diversi vaccini per il COVID-19 tra cui:

  • Comirnaty (Pfizer)
  • Spikevax (Moderna)
  • Vaxzevria (ex Covid-19 Vaccine AstraZeneca)
  • Jcovden (ex Covid-19 Vaccine Janssen)

Questi vaccini sono autorizzati dall’EMA (European Medicines Agency) e dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco); sono efficaci nella prevenzione del COVID-19, e stimolano in modo efficace il sistema immunitario, sia cellulare che anticorpale. È importante seguire le indicazioni del Ministero della Salute per la somministrazione dei vaccini, in base alle fasce d’età e alle categorie a rischio.

I vaccini autorizzati in Italia, come Comirnaty (Pfizer), Spikevax (Moderna), Vaxzevria (ex Covid-19 Vaccine AstraZeneca) e Jcovden (ex Covid-19 Vaccine Janssen), sono stati progettati per proteggere dalle ultime varianti note del virus SARS-CoV-2, inclusa la variante FLIRT. Tuttavia, è importante notare che la protezione fornita dai vaccini può variare in base alla variante virale e che è necessario continuare a monitorare l’efficacia di questi contro le nuove varianti.

Inoltre, anche se i vaccini attualmente disponibili proteggono dalla variante FLIRT, ultima comparsa, è possibile che in futuro siano necessari vaccini aggiornati per garantire la massima protezione contro eventuali nuove varianti del virus.

Raccomandiamo quindi per la stagione autunnale il richiamo della vaccinazione in particolare per le categorie di persone considerate a rischio.

Leggi qui la situazione del Covid in Italia ad Agosto 2024

Aggiornamento sui nuovi vaccini per il Covid 19 in Italia (agosto 2024) Leggi tutto »

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