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Covid-19

Situazione Covid-19 in Italia ad Agosto 2024

E’ sotto gli occhi di tutti l’aumento dei contagi in Italia nel periodo estivo giugno Agosto 2024. I caratteristici sintomi respiratori accompagnati da astenia importante e nuovamente, anche se raramente, perdita del gusto e dell’olfatto si sono diffusi nella popolazione italiana, in modo evidente. In Europa il fenomeno è presente in quasi tutte le nazioni. Durante le Olimpiadi a Parigi, diversi sono stati gli atleti che hanno dovuto abbandonare le gare per problemi di Covid. In Grecia il picco ha raggiunto il suo culmine a fine luglio, e molti sono stati i turisti costretti a letto durante le vacanze.
Ufficialmente, secondo il Ministero della Salute, i contagi Covid sono aumentati del 2,2% (17.381) nella ultima settimana dall’1 al 7 agosto 2024. Alcune fonti sempre ufficiali li attestano al 7% (18.255). Ma secondo diversi addetti ai lavori i contagi “nascosti – non evidenziati da tampone” potrebbero essere saliti ad oltre 75.000 in questa settimana. Questa “ondata estiva” era prevedibile e sta ora assumendo dimensioni importanti”. Il virus SARS-CoV- con le sue nuove varianti c’è nel nostro territorio e circola tra di noi. I nostri organismi convivono con il virus ed il virus convive con gli organismi umani, grazie alle grandi campagne vaccinali ed alle ripetute infezioni che hanno sviluppato nell’umanità intera un sistema immunitario in grado di rispondere alle aggressioni virali. Le infezioni continuano anche nei vaccinati ma la risposta dell’organismo è modulata e non provoca sintomi importanti.
Quali sono le “varianti del Covid circolanti” in Italia nell’ultimo mese:
La variante JN.1 insieme a tutti i suoi sottolignaggi (inclusi KP.3, KP.3.1.1 e KP.2) si conferma predominante in Italia. Cresce e si sviluppa nella porzione dei sequenziamenti il lignaggio KP.3.1.1, che è sottoposto a monitoraggio internazionale dall’OMS viste le sue caratteristiche di maggiore diffusione ed anche aggressività. Questi sono i nuovi virus del Covid modificati rispetto alla versione originale. Sono i modi con i quali il virus tenta di eludere le nostre difese, ma il sistema immunitario sembra saper contenere gli attacchi dei nuovi virus. Questo è il motivo per cui occorre periodicamente continuare a vaccinarci nei confronti del Covid, allo stesso modo dell’influenza.
Sintomi e comportamenti da adottare
I sintomi più comuni di queste nuove varianti sono la febbre, il mal di gola, il naso chiuso, tosse secca, forte stanchezza, dolori muscolari e articolari, talvolta perdita olfatto e gusto;
Non vige più l’obbligo di isolamento per i positivi (pochi quelli che si testano con questi sintomi), ma è buona regola comportarsi con cautela, per salvaguardare la propria e l’altrui salute.
E continua ad essere importante seguire le precauzioni per prevenire la diffusione del virus, come l’uso della mascherina in caso di sintomi. Si calcola che meno del 5% dei sintomatici adotta questa cautela.
La sintesi è che dal giugno ‘24 con un aumento nel mese di Agosto, l’Italia sta affrontando un aumento dei contagi Covid con la circolazione di nuove varianti. La malattia è per lo più asintomatica o con lievi sintomi. L’attenzione per gli anziani, i cardiopatici, i diabetici ed i portatori di altre patologie croniche è essenziale. Il virus in questi soggetti si può manifestare in modo più aggressivo.
E l’attenzione al fenomeno Covid si rafforza per il fatto che gli esperti ritengono che i dati ufficiali sui contagi da Covid-19 in Italia siano sottostimati per diverse ragioni. I dati risultano incongruenti per una serie di motivi:
1. Differenza tra ricoveri e nuovi casi: L’analisi mette in luce una discrepanza significativa tra il numero di ricoveri per Covid-19 e il numero di nuovi casi registrati. Ad esempio, il rapporto tra nuovi casi giornalieri e posti letto occupati è sceso drasticamente da oltre 6 a 1 (durante il periodo del Green Pass) a 1,4 a 1. Questo suggerisce che, nonostante l’aumento dei ricoveri, il numero di nuovi casi segnalati non riflette la realtà.
2. Stime alternative: I ricercatori stimano che i casi reali potrebbero essere quasi 75.000 settimanali, rispetto ai 17.381 ufficialmente riportati. Questa stima si basa sull’analisi del rapporto tra ricoveri e nuovi casi, che, se applicato ai dati attuali, suggerisce che oltre il 75% dei contagi sfugga alle stime ufficiali.
3. Minori diagnosi e notifiche: Gli esperti hanno ipotizzato che la sottostima possa derivare da un numero ridotto di diagnosi e notifiche di nuovi contagi, che non portano a ricoveri. Questo è indicativo di una possibile mancanza di test o di segnalazioni incomplete da parte dei pazienti.
Queste considerazioni evidenziano la necessità di avere una chiara percezione dell’ampiezza del fenomeno, specialmente in vista dell’autunno, quando ci si aspetta un aumento ulteriore dei casi. Riteniamo che è cruciale adottare misure preventive per contenere la diffusione del virus, data la sua continua presenza e circolazione in Italia.
La stagione autunnale avrà un impatto significativo sulla diffusione di virus respiratori, tra cui il Covid-19 e l’influenza. Di seguito alcuni aspetti chiave:
Aumento della Trasmissibilità
1. Condizioni Ambientali: Con l’arrivo dell’autunno, le temperature più basse e l’aumento della frequentazione di ambienti chiusi favoriscono la trasmissione di virus respiratori. Gli spazi chiusi, dove le persone si riuniscono, aumentano il rischio di contagio attraverso goccioline emesse durante la tosse o gli starnuti.
2. Circolazione di Varianti: Durante l’autunno, si prevede un aumento della circolazione di varianti di Covid-19, come la XBB e altre, che hanno mutazioni che possono aumentare la diffusione del virus e il rischio di malattie gravi, specialmente per i non vaccinati.
Coincidenza con Altri Virus
3. “Tripledemic”: L’autunno è caratterizzato dalla concomitanza di più virus respiratori, tra cui il virus influenzale e il virus respiratorio sinciziale (RSV). Questa sovrapposizione di virus crea una situazione complessa, poiché i sintomi possono sovrapporsi e rendere difficile la diagnosi senza test specifici.
4. Picchi Epidemici: Il picco dell’influenza si verifica solitamente tra dicembre e gennaio, ma la stagione a rischio inizia già nei mesi autunnali. Si stima che in Italia ci possano essere tra i 5 e i 6 milioni di casi di influenza durante la stagione influenzale.
Raccomandazioni per la Prevenzione
La Vaccinazione ed i richiami previsti è raccomandata insieme al vaccino contro l’influenza in autunno, in particolare a partire da ottobre, per ridurre il rischio di malattie gravi e complicazioni. Soprattutto per le categorie più vulnerabili sono quelle a cui consigliare maggiormente il vaccino.
L’autunno rappresenta un periodo critico per la diffusione di virus respiratori, con un aumento della trasmissibilità e la circolazione simultanea di diversi patogeni. È fondamentale adottare misure preventive, come la vaccinazione e il rispetto delle norme igieniche, per contenere la diffusione di questi virus.
Durante l’autunno, diversi gruppi di popolazione sono considerati ad alto rischio di contrarre malattie infettive, inclusi Covid-19 e influenza. Questi gruppi includono:
1. Anziani: Le persone di età superiore ai 65 anni sono particolarmente vulnerabili a complicazioni gravi da infezioni respiratorie, inclusa l’influenza e il Covid-19.
2. Persone con Patologie Croniche: Coloro che soffrono di malattie cardiovascolari, respiratorie, metaboliche o immunodepressione hanno un rischio maggiore di sviluppare forme severe di malattie infettive. Queste condizioni possono compromettere il sistema immunitario e rendere più difficile combattere le infezioni.
3. Donne in Gravidanza: Le donne in gravidanza sono a rischio aumentato di complicazioni sia per l’influenza che per il Covid-19, rendendo la vaccinazione particolarmente raccomandata per proteggere sia la madre che il nascituro.
4. Bambini e Neonati: I bambini, in particolare i neonati e i lattanti, sono vulnerabili a infezioni respiratorie come il virus respiratorio sinciziale (RSV) e l’influenza. È importante che anche i bambini ricevano le vaccinazioni raccomandate per proteggersi.
5. Persone con Sistema Immunitario Compromesso: Coloro che hanno un sistema immunitario indebolito, ad esempio a causa di trattamenti per il cancro o malattie autoimmuni, sono a rischio maggiore di infezioni gravi.
6. Operatori Sanitari e Persone a Contatto con il Pubblico: Gli operatori sanitari e coloro che lavorano in ambienti ad alta densità di popolazione (come scuole e case di cura) sono a rischio maggiore a causa della loro esposizione frequente a malattie infettive.
Per questi gruppi a rischio, è fortemente consigliata la vaccinazione contro l’influenza e il Covid-19, poiché queste misure possono ridurre significativamente il rischio di malattie gravi e complicazioni. La vigilanza e l’adozione di misure preventive, come l’uso di mascherine in ambienti affollati e il rispetto delle norme igieniche, sono altrettanto importanti per proteggere la salute di queste popolazioni vulnerabili.

 

 

 

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Aggiornamento sui nuovi vaccini per il Covid 19 in Italia (agosto 2024)

Dall’estate 2024 sono disponibili in diverse parti del mondo i nuovi vaccini aggiornati per il COVID-19.
In particolare in USA l’agenzia del farmaco FDA ha raccomandato la produzione di vaccini aggiornati per la stagione autunnale e invernale del 2024-2025. Questi saranno distribuiti in USA tra agosto e settembre 2024. Questi nuovi vaccini sono specifici per la variante “FLIRT”, che sembra essere la causa del recente aumento di casi di COVID-19 in diversi stati degli USA.
Ricordo sempre che la vaccinazione rimane il metodo più efficace per prevenire l’infezione da COVID-19, modulando il sistema immunitario nella risposta nei confronti del virus, proteggendo sé stessi e gli altri.

In Europa siamo leggermente in ritardo nella commercializzazione dei nuovi vaccini per la variante FLiRT, questa nei paesi europei non è ancora prevista. Le agenzie sanitarie europee stanno valutando la possibilità di aggiornare i vaccini per la variante FLIRT e in futuro verranno approvati nuovi vaccini.

Attualmente in Italia sono disponibili diversi vaccini per il COVID-19 tra cui:

  • Comirnaty (Pfizer)
  • Spikevax (Moderna)
  • Vaxzevria (ex Covid-19 Vaccine AstraZeneca)
  • Jcovden (ex Covid-19 Vaccine Janssen)

Questi vaccini sono autorizzati dall’EMA (European Medicines Agency) e dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco); sono efficaci nella prevenzione del COVID-19, e stimolano in modo efficace il sistema immunitario, sia cellulare che anticorpale. È importante seguire le indicazioni del Ministero della Salute per la somministrazione dei vaccini, in base alle fasce d’età e alle categorie a rischio.

I vaccini autorizzati in Italia, come Comirnaty (Pfizer), Spikevax (Moderna), Vaxzevria (ex Covid-19 Vaccine AstraZeneca) e Jcovden (ex Covid-19 Vaccine Janssen), sono stati progettati per proteggere dalle ultime varianti note del virus SARS-CoV-2, inclusa la variante FLIRT. Tuttavia, è importante notare che la protezione fornita dai vaccini può variare in base alla variante virale e che è necessario continuare a monitorare l’efficacia di questi contro le nuove varianti.

Inoltre, anche se i vaccini attualmente disponibili proteggono dalla variante FLIRT, ultima comparsa, è possibile che in futuro siano necessari vaccini aggiornati per garantire la massima protezione contro eventuali nuove varianti del virus.

Raccomandiamo quindi per la stagione autunnale il richiamo della vaccinazione in particolare per le categorie di persone considerate a rischio.

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COVID-19 nel mondo. Aggiornamenti e comportamenti in viaggio

Visita la scheda paese completa

Aggiornamento COVID-19 per chi viaggia

 

 

COME E’ CAMBIATO IL COVID-19 NEL MONDO
Il virus SARS-CoV continua a circolare nella maggior parte dei paesi del mondo. Le campagne di vaccinazioni effettuate in ogni singolo paese dal 2021 fino ad oggi, e le ripetute infezioni da COVID-19, anche asintomatiche, a cui tutti gli individui sono stati sottoposti, hanno elevato le difese e le risposte immunitarie, realizzando un sistema difensivo in grado di arginare e neutralizzare in modo adeguato ogni prossimo attacco e modulare le risposte linfocitarie alla presenza del virus.
Il virus continua a mutare e le varianti di SARSCoV-2 derivano dalle continue mutazioni del genoma a cui il virus, nelle varie parti del monto è soggetto. Il continuo evolversi della risposta immunologica, e quindi protettiva nei riguerdi delle popolazioni, deriva dall’infezione del virus che diffonde nelle persone, ed anche dall’azione combinata dei vaccini, potenti stimolanti della risposta immune.
I soggetti deboli, i portatori di malattie croniche, gli anziani è bene che seguitino ad effettuare, nei periodi giusti, i richiami con i vaccini aggiornati. Anche se i richiami stagionali nei confronti del Covid-19 sono indicati a tutti.  
Le indicazioni e le regole disposte dai diversi paesi del mondo nei confronti della pandemia COVID-19 escludono oramai qualsiasi restrizione, e quindi si viaggia senza più alcun problema. 

 

COVID-19 E VIAGGI. LE REGOLE NEI SINGOLI PAESI
Per una informazione aggiornata sulle richieste delle pratiche da effettuare per entrare nel paese meta del viaggio, riguardante tutte le malattie presenti:
1) consulta il sito dell’ambasciata del paese dove ti devi recare
oppure
2) clicca qui per entrare nel sito viaggiare sicuri (ministero esteri italiano)
(entra nella lista dei paesi del mondo; cerca e clicca il paese di tuo interesse; cerca il tasto con campanella in cerchio rosso; clicca e trova gli aggiornamenti del paese riguardanti il Covid-19)

VACCINAZIONI ANTICOVID

Come sopra affermato il consiglio è sempre quello di effettuare le vaccinazioni. Terminato il primo ciclo vaccinale,è opportuno, soprattutto per le categorie considerate a rischio seguire le indicazioni dei nuovi richiami, stagionali, che aggiornano i vaccini con i nuovi antigeni presenti nelle recenti mutazioni.

PRATICHE COMPORTAMENTALI
Comunque, durante un viaggio, per diminuire il rischio di infettarsi, in particolare per gli ultra settantenni, le persone fragili per i portatori di malattie croniche, e per chi non ha ancora effettuato le vaccinazioni contro il covid,
è sempre buona pratica

  • Indossa la mascherina durante il viaggio aereo, ed in ambienti chiusi ed affollati.
  • Evita l’affollamento e gli ambienti chiusi con scarsa ventilazione. In questi casi indossa le mascherine.
  • Lavati di tanto di tanto in tanto le mani con acqua e sapone. Utilizza le soluzioni idroalcoliche con parsimonia per il rischio di alterare i biofilm batterici della pelle. Usali dopo un rischio reale di contatto con il virus.
  • Fai attenzione a ventilare gli ambienti chiusi di stanze d’albergo o residenze;
  • Starnutisci e tossisci in un fazzoletto evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie.
  • Evita l’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri, in particolare durante l’attività sportiva.
  • Non toccare occhi, naso e bocca con le mani.
  • Pulire le superfici con acqua e sapone o comuni detergenti neutri per rimuovere lo sporco e poi disinfettarle con soluzioni a base di ipoclorito di sodio (candeggina/varechina) o alcol adeguatamente diluite.
  • Non assumere farmaci antivirali e antibiotici, se non prescritti dal medico.

Tutte queste pratiche. adottate durante il viaggio, comunque sono utili per evitare di contagiarti con microrganismi causa di una serie di malattie.

 

 

 

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COVID-19, casi in aumento in tutto il mondo. L’Italia tra le nazioni più coinvolte. Si al vaccino.

COVID-19. Casi in aumento in tutto il mondo. Si alla vaccinazione agli ultra settantenni e ai malati cronici.

 

Pubblichiamo volentieri l’intervista effettuata al dr. Paolo Meo sul quotidiano online, politicanews.it  La giornalista Alessandra Broglia ha intervistato lo specialista, consulente per gli argomenti di medicina dei viaggi ed infettivologia dello stesso rotocalco online.
CLICCA QUI PER LEGGERE L’INTERVISTA

Il dr. Paolo Meo affronta in modo sintetico la questione dell’aumento dei casi di Covid in questo scorcio di fine estate.

Allarmismo ed Attenzione

Si sente in continuazione da parte di medici e istituzioni diverse la pressante raccomandazione, riguardo al Covid-19, di non “creare allarmismi”, di non fare terrorismo sull’argomento. Sono sempre stato contrario a questo linguaggio in ambiente sanitario. Se le argomentazioni sono gestite in modo corretto e scientifico, non possono costituire motivo di allarme o peggio di terrore. Al contrario mantenere alta l’attenzione sull’argomento, che è in continua evoluzione e modifica, vuol dire proteggere quelle categorie di persone che, per l’età o il loro stato di salute possono ancora subire danni dalla diffusione del virus. Non è questione di allarme ma di prudenza.
Dopo le molteplici campagne di vaccinazioni in tutto il mondo e le frequenti infezioni con il virus, nelle sue diverse varianti, gli organismi

ATTENZIONE E SENSIBILITA' AL PROBLEMA
ATTENZIONE E SENSIBILITA’ AL PROBLEMA

hanno imparato a rispondere e a difendersi dall’insorgenza di forme gravi della malattia, e quindi, in un certo senso, a convivere. Ma le nuovi varianti di SARS-CoV-2 continuano a diffondere, infettare, e a far male a chi non è in grado di rispondere con le proprie difese immunitarie.
Il ritorno nelle scuole, negli uffici, e alla vita quotidiana sta facilitando il diffondere del virus. E’ un dato di fatto. E lo vediamo giornalmente con l’aumento dei casi di settimana in settimana. Ma anche con un aumento di decessi e di ricoveri in chi non può rispondere alla presenza del virus. Ora la popolazione in generale è in grado di rispondere bene a questa diffusione del virus, ma tutti noi dobbiamo essere coscienti che il contatto stretto con anziani “deboli”, con portatori di malattie croniche, con individui con scarsa risposta del sistema difensivo, può creare problemi nella salute in queste persone. Questo è un dato di fatto. Quindi non è allarmismo ma è sicuramente attenzione da parte di tutti coloro che mantengono uno stato immunitario forte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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India marzo 2023 – Covid-19: una nuova variante – XBB.1.16, denominata Arturo.

La nuova variante di Omicron XBB.1.16 denominata Arturo dall’inizio del 2023 circola in oriente. In particolare in India la situazione è divenuta critica nel marzo 2023 dopo un mese di crescita esponenziale.
In tutto il mondo abbiamo assistito nei primi mesi del 2023 ad una diminuzione di casi di Covid, in particolare dei ricoveri in terapia intensiva ed anche dei decessi. Tutti noi abbiamo pensato che non avremo più sentito parlare di nuove varianti e nuove ondate. Ma non è così. L’ultima ondata della nuova variante Omicron arriva dall’India. Si chiama Arturo, dal nome di una delle stelle più luminose del firmamento. E’ del tipo Omicron (XBB.1.16) e ha fatto quadruplicare i contagi rispetto alla variante precedente, addirittura dal mese di febbraio 2023 quando questa ennesima variante di Omicron ha iniziato a circolare. Ora, per necessità, è scattata l’allerta in Europa e negli USA. Secondo OMS negli ultimi 28 giorni sono stati registrati quasi 3,6 milioni di nuovi casi di Covid con oltre 25 mila decessi in India. E i morti sono sempre tanti, nonostante l’aumento delle difese immuni determinate dalla diffusione del virus e dalle campagne di vaccinazioni. Si ritiene che i numeri descritti possano essere sottostimati per l’abbassamento della sorveglianza della pandemia in tutto il mondo. Il trend in ribasso sembra comunque essere confermato anche dai dati sui ricoveri: i report sulla pandemia a livello globale mostrano su un campione di 42 Paesi dal 20 febbraio al 19 marzo 2023 una riduzione del 9% dei nuovi ricoveri e del 5% degli ingressi in Terapia intensiva. Questi dati fotografano una situazione in cui poche persone effettuano i test per il Covid, nonostante sintomi respiratori. L’incidenza dei casi è sicuramente più ampia in chi mostra sintomi, senza recarsi in ospedale. In questo contesto di minore attenzione al Covid-19 giunge Arturo che diventa l’osservato speciale dell’OMS.
Si tratta di una ricombinante di BA.2.10.1 e BA.2.75 e condivide una mutazione (F486P) con XBB.1.5, a cui attualmente sono riconducibili il 45% delle sequenze depositate nel mondo.
Come le altre varianti più recenti di Omicron il virus ha imparato a eludere ancora maggiormente le difese immunitarie manifestando un aumento della trasmissibilità e maggiore patogenicità. Al momento, riferisce l’Oms, Arturo è stata segnalata in 21 Paesi. Ma non ci sono indicazioni di un aumento dei ricoveri, degli accessi in Terapia intensiva o dei decessi.
Per il momento non ci sono evidenze che Arturo possa causare forme d’infezione più gravi. Ma l’allerta e l’invito alla cautela da parte delle autorità sanitarie resta alto in tutto il mondo.
Quali sono i sintomi di Arturo?
Da quando Omicron ha iniziato a circolare, si sono moltiplicate le sue sotto varianti con grande rapidità. I sintomi che si presentano sono simili: le varianti Omicron colpiscono soprattutto le alte vie respiratorie con febbre, tosse e altri sintomi simil influenzali. Mai all’inizio della stagione primaverile si erano manifestati tanti casi di malessere respiratorio, anche se spesso piuttosto blando. Mal di testa, affaticamento, starnuti e mal di gola sono i sintomi dominanti.

Tutto questo è la conferma che il virus è molto instabile e che riesce a superare continuamente tutte le barriere messe in piedi dall’organismo a sua difesa. Questa caratteristica non si esaurirà in breve tempo, ma permetterà di creare nuove varianti in grado di schivare l’immunità e di mantenere alta la circolazione virale”.

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COVID-19:varianti, sottovarianti e lignaggi. La situazione di fine anno 2022

ULTIME DAL FRONTE COVID-19

05 GENNAIO 2023
redazione e commento dr. Paolo Meo

OSSERVAZIONI
Dalle osservazioni epidemiologiche e cliniche effettuate in tutto il mondo possiamo affermare con una certa sicurezza che le attuali manifestazioni cliniche derivanti dal Covid-19 hanno diminuito la loro aggressività e quindi non ci sono prove di maggiore virulenza dei virus attuali. La mortalità si mantiene costante o è diminuita rispetto a queste varianti attualmente sotto monitoraggio rispetto alle precedenti ‘versioni’ di Omicron”.
L’evidenza attuale mostra la “pandemia ancora attiva”, con fiammate periodiche legate soprattutto all’insorgenza di nuove varianti ma anche una immunità naturale acquisita, in tutto il mondo, attraverso le ripetute infezioni, dovute alla capacità infettante del virus, asintomatiche o manifeste. Ed una immunità acquisita mediante i cicli vaccinali effettuati in tutto il mondo, con la somministrazione di vaccini efficaci che hanno alzato le difese degli organismi abbassando la soglia di quelle reazioni particolarmente violente con manifestazioni che spesso portavano ad un aggravamento ed al decesso dei malati di Covid-19. Ciò comporta un lento equilibrio ed una lieve convivenza tra i diversi tipi di SARS-CoV-2 e l’uomo.
La attuale drammatica situazione cinese dimostra che la diffusione del virus tra le popolazioni in tutto il mondo, che induce crescenti risposte difensive, e la somministrazione di “vaccini efficaci” con una periodicità studiata per stimolare una reazione immunitaria in una popolazione mondiale “vergine”, stanno diminuendo la letalità del virus consentendo lentamente una convivenza tra virus ed organismo umano. Tutto questo fino a che la comparsa di mutazioni di virus pericolose potranno indurre una diffusione di varianti aggressive.
La storia attuale della Cina ci insegna che lasciare la popolazione libera di far circolare il virus, e continuare con le campagne di vaccinazioni, secondo regole studiate e ben precise, sono le uniche strade per arriva a superare questa Pandemia che da 3 anni sta affliggendo l’umanità. 


ULTIMI DATI EPIDEMIOLOGICI

CINA: in questi primi giorni di gennaio 2023 continua a dilagare la variante Omicron BF.7 creando una tempesta perfetta, con un numero di decessi impressionante.
ITALIA: a fine dicembre ‘22 l’Istituto Superiore di Sanità ha comunicato che la variante OMICRON ha raggiunto il 100% dei casi su tutto il territorio nazionale e che la sotto variante BQ.1, la cosiddetta “variante Cerberus”, con tutte le sue derivate, è in “significativo aumento”. Ha raggiunto il 64,1% dei casi, contro il 30,7% della precedente indagine dell’8 novembre, sul totale dei campioni BA.5 (OMICRON).

MONDO:
OMS conferma l’ascesa di “Centaurus”. La variante “BA.2.75 CENTAURUS” è l’evoluzione della già nota sotto variante Omicron 5 del SARS-CoV-2. Questa sotto variante ha preso il nome della costellazione e dell’animale mitologico uomo/cavallo grazie ad un Twitter che l’ha definita così. Questa variante è una ulteriore evoluzione del Covid-19.

Altri dati per sapere con chi conviviamo in questo periodo in Italia:
(1) OMICRON BA.5 rimane ampiamente predominante, con una prevalenza a livello nazionale pari a 90,6%;
(2) BA.4, la precedente sotto variante continua il suo decremento, da una prevalenza pari a 1.95% a 0,3%
Una fotografia sullo stato attuale eseguita da ISS con la partecipazione di tutte le Regioni e la Sanità Militare, ci mostra questa prevalenze:
– 100% dei casi attribuiti alla variante Omicron;
di questi:
– BA.2 riguarda il 6,2% dei casi (range: 0% -12,8%); nelle diverse regioni.
– BA 4 riguarda il 0,3% dei casi (range: 0% -14,3%);
– BA 5 riguarda il 90,6% (range: 77,3% – 100,0%).
Omicron/omicron il 3,0% dei casi (range 0%-10,6%)

Quindi il quadro in Italia dei “sotto-lignaggi della variante BA.5” è sovrapponibile ad altri paesi europei e mostra:
– BQ.1.n, la cosiddetta “Cerberus” in forte ascesa pari al 64,1;
– BF.7.n cresce al 9,6% delle sequenze analizzate.
– XBB, una ricombinante dei sotto-lignaggi omicron BJ.1 e BM.1.1.1, è segnalata in alcuni casi ed è da considerare tra le varianti altamente trasmissibili e con mutazioni associabili a capacità di “immune evasione”, ossia di evitare l’attacco delle difese immunitarie.
– BA.2: di questa variante sono stati identificati 25 sotto-lignaggi;
– BA.2.75 corrisponde alla cosiddetta ‘Centaurus’ e relativi sotto-lignaggi e manifesta elevata capacità diffusiva e capacità di eludere le difese da vaccini o malattie pregresse.

Il “bollettino epidemiologico settimanale” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’ultima edizione di fine anno che il 99,7% dei casi COVID-19 sono stati rappresentati da Omicron.

Nell’ universo della variante Omicron in tutto il mondo:
– BA.5 continua a diminuire ma rappresenta ancora il 68,4%;
– BA.2 sale al 12,6% dei casi per la crescita della sua sottovariante BA.2.75 la così detta “Centaurus”.
A fine anno 2022 6 varianti sono sotto monitoraggio per la possibile pericolosità sia diffusiva che aggressiva. Queste rappresentano il 72,9% degli ultimi casi e hanno sostituito i precedenti lignaggi discendenti da BA.5.
– BQ.1, variante “Cerberus”, rappresenta il 42,5%;
– BA.5 con una o più mutazioni rappresenta il 13,4%;
– BA.2.75, variante Centaurus rappresenta il 9,8% dei casi, caratterizzata dalla capacità di diffondere;
– XBB variante Gryphon rappresenta il 6,1%;
– BA.4.6 rappresenta l’1% dei casi;
– BA.2.30.2 rappresenta lo 0,1% dei casi.

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Sintomi post COVID-19: presenza e persistenza per oltre 2 anni in pazienti ospedalizzati (gravi) e domiciliari (lievi).

Valutazione e confronto sulla persistenza dei sintomi post-COVID-19, dopo alcuni mesi dalla prima infezione da SARS-CoV-2 e a distanza di 2 anni dopo l’infezione, tra pazienti ospedalizzati rispetto a pazienti non ospedalizzati

César Fernández-de-las-Peñas, PT, PhD1; e coll.

Rete JAMA aperta. 2022;5(11):e2242106. doi:10.1001/jamannetworkopen.2022.42106

La recente ricerca effettuata a distanza di 2 anni dall’inizio della pandemia, eseguita da César Fernández-de-las-Peñas, PT, PhD e coll., evidenzia una questione molto rilevante insorta in una percentuale importante di persone affette da Covid-19, ovvero quali sono i sintomi prevalenti nel post-COVID-19, tra i pazienti ricoverati in ospedale e quelli trattati domiciliarmente e quanto persistono nel tempo.

Risultati 
Lo studio effettuato su un campione di pazienti ha messo in evidenza che dopo 2 anni dall’infezione acuta di Covid-19:
nei pazienti ospedalizzati la presenza di almeno 1 sintomo post-COVID-19 è del 59,7%
– nei pazienti domiciliari la percentuale è del 67,5%;

Significato:
i risultati della ricerca evidenziano che le percentuali di presenza e persistenza di sintomi, tipici del post e long Covid, sono sovrapponibili tra i pazienti ospedalizzati e i pazienti trattati domiciliarmente. Queste evidenze ci devono far riflettere sulla importanza delle sequele da Covid-19 che sono presenti, in una alta percentuale, comparabile tra le due categorie, ossia in entrambi i campioni delle persone esaminate.

Conclusioni: 
Lo studio, tra i primi del suo genere, evidenzia come sia in persone con Covid-19 grave, tale da necessitare ricovero, sia in pazienti con sintomi lievi, e trattati domiciliarmente, i sintomi si equivalgono e si protraggono nel tempo. In questo caso dopo due anni si è visto come i sintomi sono ancora presenti.   Sono state identificate piccole differenze non significative, dei sintomi all’insorgenza di COVID-19 tra pazienti ospedalizzati e non ospedalizzati. I sintomi post-COVID-19 erano simili e comparabili tra pazienti ospedalizzati e non ospedalizzati;

Sono mancati nella costruzione del lavoro l’inclusione di controlli (pazienti) che non hanno avuto la malattia del Covid. Questo limita in parte la possibilità di valutare i sintomi presenti nei malati di covid ed un campione di persone sane. I prossimi studi sul perdurare dei sintomi nel long Covid dovranno includere sicuramente una popolazione di controllo non infettate da SARS-CoV-2.

 

Published: 26 November 2022 LEGGI LAVORO COMPLETO SU CLINICAL INFECTIOUS DISEASE   

Sintomi post COVID-19: presenza e persistenza per oltre 2 anni in pazienti ospedalizzati (gravi) e domiciliari (lievi). Leggi tutto »

COVID-19: previsioni di nuova crescita, prospettive, varianti, l’attenzione e la prevenzione

 

COVID-19: previsioni di nuova crescita, le prospettive della malattia, le varianti e le loro caratteristiche, l’attenzione al virus e la prevenzione.

L’argomento COVID-19 non ci abbandona mai ed è giusto alle porte dell’inverno rinfrescare concetti masticati per 3 anni. Siamo alle porte dell’inverno 2022/2023 e la “variante Omicron”, che non ci ha mai lasciato, non ha alcuna voglia di abbandonarci. Tutte le previsioni degli infettivologi ed anche la mia impressione sono per una nuova crescita di casi di Covid-19, nelle prossime settimane.
Il continuo circolare del virus sta comunque potenziando le nostre difese immunitarie interne sia cellulari (linfocitarie e non solo) che anticorpali. E questa per tutto il genere umano è una buona notizia. Bisogna però continuare a guardare questo virus con grande prudenza perché comunque i “danni occulti” sui tessuti generali, inducendo infiammazione che cronicizza a lungo, i danni sul sistema immunitario, favorendo l’insorgenza e l’aggravamento di altre malattie infettive, i danni sul sistema nervoso, con meccanismi che rivedremo in altri articoli, e molti altri danni inapparenti, ci indeboliscono nel tempo il nostro organismo. La prudenza è quindi la virtù che ancora ci deve accompagnare.
Desidero in questo articolo fare nuovamente una sintesi ed una spiegazione sulla differenza tra “variante di interesse” e “variante di preoccupazione” del SARS-CoV-2.

Mutazioni del genoma e varianti del virus

In questi 3 anni di pandemia Covid-19 abbiamo imparato ed evidenziato un fenomeno che da sempre è stato presente in tutti i microrganismi in tutto il mondo. Il fenomeno è quello della mutazione del genoma, ed in particolare dei geni, le particelle che formano i cromosomi. E’ quindi normale che anche i virus modifichino il loro genoma, in modo puntiforme, (la modifica di alcuni geni), per evolversi man mano che diffondono tra le persone ed avere un vantaggio nella loro riproduzione. Quando il virus modifica il suo corredo genetico in modo significativo, cambiando alcune proteine di superfice, e alcune caratteristiche funzionali, quali la “capacità di diffusione”, differenziandosi dal virus originale, questa mutazione è nota come “variante”. E la “variante” è un vero e proprio nuovo virus.
Per identificare le varianti i ricercatori mappano il materiale genetico dei virus (sequenziamento) cercando le differenze tra i virus originari ed i virus mutati.
Per il virus SARS-CoV-2, il virus che causa il COVID-19, fin dall’inizio sono emerse mutazioni genetiche e quindi varianti che sono state identificate in molti paesi del mondo. E per ogni mutazione si è creato un virus poco o molto diverso da quelli precedenti.

VARIANTE DI INTERESSE: Viene denominata “variante di interesse” quel tipo di virus che presenta mutazioni che causano cambiamenti nel genoma significativi, variazioni che facilitano una circolazione ampia. Mi riferisco a virus che diffondono in molte popolazioni o trovata in molti paesi. OMS identifica queste varianti , classificandole di interesse, e continua a monitorarle per valutare le loro caratteristiche ed inserirle in caso in “varianti preoccupanti”.
VARIANTE DI PREOCCUPAZIONE: La “variante di preoccupazione”, ossia un virus mutato rispetto al virus originale, ha delle caratteristiche diverse e peggiorative, nei nostri confronti, come la caratteristica di una maggiore diffusione e la capacità di infettare più facilmente; può causare malattie più gravi ed una risposta dell’organismo infiammatoria sproporzionata; può sfuggire alla risposta immunitaria sia cellulare che anticorpale che l’organismo aveva nei confronti del virus originale, indotta anche dalle vaccinazioni; può diminuire l’efficacia degli strumenti preventivi messi in atto come misure di sanità pubblica, diagnostica, trattamenti ed anche le stesse vaccinazioni.

Il nome delle nuove varianti
Per identificare le varianti di SARS-CoV-2, OMS ha istituito una classificazione utilizzando  le lettere dell’alfabeto greco dal maggio 2021. Si è preferita questa denominazione all’iniziale identificazione del paese di origine (inglese, indiana, Sud Africana ed altre) per evitare di creare confusione visto che le varianti possono emergere ovunque e in qualsiasi momento.

Notizie sulla variante Omicron, la più diffusa ai giorni d’oggi.
Omicron
è’ una delle più recenti varianti di SARS-CoV-2, manifestatasi negli anni 2021/22, che si è diffusa velocemente in tutto il mondo ed ha avuto origine dal Sud Africa. E’ stata denominata variante B.1.1.529 ed è stata segnalata per la prima volta all’OMS il 24 novembre 2021. Classificata come “variante di preoccupazione”, per la sua capacità di diffusione, molto superiore alla altre esistenti precedentemente, il 26 novembre 2021. I ricercatori del Sudafrica, ed in seguito di tutto il mondo hanno individuato in questa variante un gran numero di mutazioni genetiche puntiformi che hanno causato un cambiamento delle proteine di superficie del virus favorendo la caratteristica diffusiva ed infettiva del virus, modificando nuovamente la caratteristica epidemiologica del virus del COVID-19. In pochi mesi Omicron con le sue sotto varianti si è diffuso in tutto il mondo.

Ogni variante, e quindi ogni serie di mutazioni di singoli o coppie di geni, è diversa dalle altre per caratteristiche infettive e di virulenza. La variante Omicron ha la caratteristica di avere un gran numero di mutazioni, rispetto al virus madre, SARS-CoV-e e gli altri virus mutati, che rendono il “nuovo virus” diverso da tutte altre varianti precedenti ed in circolazione.

Gli studi su Omicron e le sue sotto varianti hanno evidenziato la facilità nel diffondere ed infettare gli esseri umani. E’ considerato uno dei virus più diffusivi esistenti attualmente, anche più del virus del morbillo. Ha dimostrato di superare le difese immunitarie indotte dalla malattia, infezioni precedenti e soprattutto dalle vaccinazioni (anche con le 3 dosi). Non ha dimostrato di indurre sintomi più gravi e pericolosi nei confronti dei suoi virus predecessori. Ha come bersagli le cellule delle vie aeree superiori, meno quelle inferiori, ad anche le cellule dell’orletto intestinale, in modo più limitato anche cellule di altri organi. La serratura di entrata è sempre il complesso proteico ACE-2, porta di entrata del virus nella cellula. Il ciclo vaccinale completo (e dosi di vaccino), come già affermato impedisce l’avanzata dei fenomeni infiammatori, con il sopraggiungere della malattia grave, e invece non impedisce l’entrata del virus nelle cellule e quindi le ripetute infezioni a cui una persona può essere soggetta.

La prevenzione da sempre ha le stesse indicazioni

Alle porte dell’inverno e nella probabile crescita esponenziale dei casi di Omicron, o nuove varianti vale la pena ricordarci alcuni metodi di comportamento e protezione, anche perché il problema di questo virus è il trovarsi con altri microbi e quindi le Co-infezioni.

La coscienza di ciascuno, in modo libero e senza costrizioni, ci spinge a mantenere il buono stato di salute e ci sprona a comportarci in modo saggio e ancora prudente. Il virus circola e la pandemia non è finita e quindi:

  • L’abitudine di mantenere la distanza di almeno 1 metro dagli altri, negli ambienti chiusi, ci evita problemi di contaminazione con microrganismi aggressivi (oltre il Covid-19 anche l’influenza, le polmoniti da meningococco, da virus sinciziale, tutti virus tipici invernali).
  • L’abitudine in ambienti piccoli, affollati, con poco ricircolo di aria di portare con noi la mascherina ed indossarla quando lo ritieniamo necessario. Non obbligo ma saggia abitudine;
  • Aprire di tanto in tanto le finestre per favorire un ricircolo di aria. Ricordate gli ambienti areati e soleggiati per evitare il contagio della tubercolosi. La storia si ripete;
  • Evitare quanto tossiamo o starnutiamo di diffondere “goccioline di respiro infette” Tossisci sul gomito o su un fazzoletto.
  • Da sempre nella storia dell’uomo il lavaggio delle mani è stato un mezzo per evitare la diffusione delle malattie. Ritorniamo ai consigli dei medici greci e latini che avevano capito che toccare e toccarsi con le mani sporche era motivo di diffusione del morbo.
  • Da sempre, da quando i vaccini sono stati scoperti, le campagne vaccinali hanno ridotto le malattie specifiche. Le grandi decimazioni dei secoli passati non ci sono più state da quando la scienza ci ha messo a disposizione armi come vaccini e farmaci. Chiediamo sempre consiglio al notro medico, cerchiamo un conoscitore della materia ma non allontaniamoci dalla buona abitudine di effettuare i primi cicli di vaccinazione ed i richiami successivi indicati dalla ricerca immunologica.

I soliti piccoli accorgimenti, comportamenti prudenziali che in questo periodo ci possono proteggere.

dr. Paolo Meo
medico infettivologo

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I possibili costi del ‘long covid’

Il long COVID potrebbe costare all’economia trilioni, prevedono gli esperti

 

Leggiamo e riportiamo (traduzione automatica) da: medscape.com

di Solarina Ho

È probabile che il long COVID costerà all’economia statunitense trilioni di dollari e influenzerà quasi sicuramente più settori, dai ristoranti che lottano per sostituire i lavoratori a basso salario, alle compagnie aeree che si affrettano a sostituire l’equipaggio, agli ospedali sopraffatti, prevedono gli esperti.

“C’è molto che dobbiamo fare per capire cosa serve per consentire alle persone disabili di partecipare di più all’economia”, afferma Katie Bach, senior fellow della Brookings Institution e autrice di uno studio che esamina l’impatto a lungo termine del COVID sul mercato del lavoro .

I dati di giugno 2022 del CDC mostrano che del 40% degli adulti americani che hanno contratto il COVID-19, quasi 1 su 5 ha ancora sintomi di long COVID-19. Ciò corrisponde a 1 su 13, ovvero il 7,5%, della popolazione adulta complessiva degli Stati Uniti.

Attingendo ai dati del CDC, Bach stima nel suo rapporto dell’agosto 2022 che ben 4 milioni di americani in età lavorativa sono troppo malati di long COVID per svolgere il proprio lavoro. Ciò equivale a 230 miliardi di dollari di salari persi, o quasi l’1% del PIL degli Stati Uniti .

“Questo è un grosso problema”, dice. “Stiamo parlando potenzialmente di centinaia di miliardi di dollari all’anno e che questo numero è abbastanza grande da avere un impatto misurabile sul mercato del lavoro”.

Altre fonti hanno suggerito cifre più basse, ma le conclusioni sono le stesse: il long COVID è un problema urgente che costerà decine di miliardi di dollari all’anno solo in termini di salari persi, dice Bach. Ma non è solo perdita di reddito per i lavoratori. C’è un costo per le imprese e per il pubblico.

David Cutler, PhD, professore di economia all’Università di Harvard, ritiene che la perdita economica totale potrebbe raggiungere i 3,7 trilioni di dollari, se si tiene conto della perdita di qualità della vita, del costo della perdita di guadagno e del costo della maggiore spesa per l’assistenza medica . La sua stima è più di un trilione di dollari in più rispetto a una precedente proiezione che lui e il collega economista Lawrence Summers, PhD, avevano realizzato nel 2020. Il motivo? Lungo COVID.

“La stima più alta è in gran parte il risultato della maggiore prevalenza di COVID lungo di quanto avessimo ipotizzato all’epoca”, ha scritto Cutler in un documento pubblicato a luglio.

(L’articolo completo originale in inglese qui…)

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Long COVID: sonno interrotto e affaticamento, sono comuni mesi dopo l’infezione

Leggiamo e riportiamo (traduzione automatica) da: www.medicalnewstoday.com

Scritto da Robby Berman il 17 giugno 2022 – Fatto verificato da Alexandra Sanfins, Ph.D.

  • I ricercatori della Cleveland Clinic hanno scoperto che quasi due terzi delle persone sono affaticate e circa la metà sperimenta disturbi del sonno mesi dopo un’infezione acuta da COVID-19.
  • L’interruzione del sonno da moderata a grave è tre volte più comune tra i neri dopo essersi ripresi da COVID-19.
  • L’ansia è anche collegata all’aumento dell’interruzione del sonno LongCOVID.
  • Lo studio sottolinea la necessità di caratterizzare i determinanti e le disparità specifici della razza nei sopravvissuti a COVID-19.

Tutti i dati e le statistiche si basano su dati pubblicamente disponibili al momento della pubblicazione. Alcune informazioni potrebbero non essere aggiornate. Visita il nostro hub sul coronavirus per le informazioni più recenti sulla pandemia di COVID-19.

Problemi di sonno e affaticamento sono tra i sintomi spesso segnalati della condizione nota come ” long covid “. Una nuova ricerca della Cleveland Clinic in Ohio presenta i risultati dei ricercatori che indagano sui problemi del sonno nelle persone che si sono riprese da COVID-19.

Secondo la ricerca, quasi la metà di coloro che si sono ripresi da COVID-19 hanno problemi di sonno almeno moderati.

La ricerca è stata presentata a giugno a Sleep 2022 , un incontro delle Associated Professional Sleep Societies, una joint venture tra l’American Academy of Sleep Medicine (AASM) e la Sleep Research Society (SRS).

C’è il rischio di sviluppare un long COVID anche per i vaccinati e i ricercatori suggeriscono che la condizione può persistere per anni per alcune persone.

I ricercatori hanno analizzato le esperienze di 962 pazienti della Cleveland Clinic ReCOVer Clinic tra febbraio 2021 e aprile 2022. Gli individui hanno compilato le sezioni del questionario sui disturbi del sonno e sull’affaticamento del sistema informativo di misurazione dei risultati segnalati dai pazienti (PROMIS) del National Institutes of Health .

La clinica ha scoperto che i suoi pazienti neri avevano una probabilità tre volte maggiore di avere disturbi del sonno da moderati a gravi dopo essersi ripresi da COVID-19.

Un altro fattore associato a un’incidenza di disturbi del sonno superiore alla media era l’ansia.

Dopo aver preso in considerazione l’età, la razza, il sesso e l’indice di massa corporea, l’analisi ha concluso:

  • Dopo il recupero da COVID-19, il 41,3% dei pazienti ha riportato disturbi del sonno almeno moderati e l’8% ha descritto gravi problemi di sonno.
  • Più di due terzi dei pazienti (67,2%) hanno riportato affaticamento moderato.

L’autrice principale dello studio, la dott.ssa Cinthya Pena Orbea , racconta a Sleep 2022 :

“Il nostro studio suggerisce che la prevalenza di disturbi del sonno da moderati a gravi è alta e che [la] razza nera conferisce maggiori probabilità di soffrire di disturbi del sonno da moderati a gravi, evidenziando l’importanza di comprendere ulteriormente i determinanti specifici della razza dei disturbi del sonno al fine di sviluppare interventi specifici per razza”.

L’abstract che include i dati da febbraio a novembre 2021 è pubblicato su OXFORD Academic SLEEP .

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Pfizer e BioNTech per testare il candidato del vaccino universale COVID-19

Leggiamo e riportiamo (traduzione automatica) da: MedicalNewsToday.com

  • Pfizer e BioNTech hanno annunciato una nuova sperimentazione clinica per i candidati al vaccino universale contro il COVID-19.
  • Dicono che i candidati includeranno colpi di potenziamento delle cellule T e colpi di pan-coronavirus che “proteggono contro la più ampia famiglia di virus e le sue mutazioni”.
  • Una sfida chiave per il vaccino è se sarà in grado di mantenere l’efficacia mentre il virus muta.

I vaccini COVID-19 diminuiscono di efficacia come SARS-CoV-2mutaFonte attendibilecol tempo. Mentre due dosi di un vaccino mRNA COVID-19 erano efficaci all’85% nel prevenire il ricovero in ospedale per infezione con le varianti Alpha e Delta di SARS-CoV-2, erano solo65%Fonte attendibileefficace nel prevenire il ricovero a seguito di un’infezione da Omicron.

Per superare la diminuzione dell’efficacia del vaccino contro il COVID-19, i ricercatori stanno sviluppando un vaccino universale contro il COVID-19.

La scorsa settimana, Pfizer e BioNTech hanno annunciato che inizieranno le sperimentazioni cliniche per un candidato vaccino universale contro il COVID-19 nella seconda metà del 2022.

Vaccini universali

I vaccini universali promettono un’ampia efficacia contro più ceppi di un determinato virus. Nel caso di SARS-CoV-2, sarebbero efficaci contro le sue molteplici varianti e richiederebbero meno, se del caso, aggiornamenti nel tempo.

“Un vaccino universale contro il coronavirus ha il potenziale per proteggere meglio dalle future varianti di SARS-CoV-2 e da altri coronavirus che hanno il potenziale di diffondersi nella popolazione umana”, il dott. Jarrod Mousa , assistente professore presso il Center for Vaccines e l’immunologia presso l’Università della Georgia hanno detto a Medical News Today .

Tuttavia, quanto “universale” sarebbe un tale vaccino è discutibile.

Alla domanda su come un vaccino universale contro il COVID-19 potrebbe essere migliore delle opzioni attuali, la dott.ssa Dana Hawkinson , malattie infettive e direttrice medica del programma di controllo e prevenzione delle infezioni (IPAC) presso l’Università del Kansas Health System, ha detto a MNT :

“È difficile dire come sarebbe ‘migliore.’ Tutto dipende da come si quantifica il successo. Sappiamo che gli attuali vaccini mRNA disponibili contro SARS-CoV-2 sono abbastanza efficaci nel prevenire l’ospedalizzazione e la morte e l’intero spettro delle malattie causate da SARS-CoV-2, ovvero COVID-19. [Ciò significa che] il livello di efficacia contro il ricovero e le malattie gravi è piuttosto alto”.

“Le cose che possiamo cercare nel decidere il successo di vaccini di nuova o nuova generazione saranno cose come la protezione duratura o durevole dalle infezioni, la riduzione dei ricoveri e delle malattie gravi molti mesi dopo la vaccinazione e l’induzione della risposta immunitaria a varianti nuove o sconosciute in futuro”, ha spiegato.

“Inoltre, poiché sarebbe un vaccino universale contro il coronavirus, dovrebbe aiutarci a proteggerci da ulteriori eventi di spillover dei coronavirus animali, come abbiamo visto con SARS, MERS e SARS-CoV-2″, ha osservato.

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