Paolo Meo - MioDottore.it

Editoriali

Emergenza Mpox: l’Europa è a rischio? Tutto quello che c’è da sapere sul virus e le vaccinazioni

Allerta del Centro Europeo per la prevenzione e il controllo. Ma esiste un vaccino

21.08.2024 15:44

Anche l’Europa, dopo il primo picco dei casi del 2022, ed in seguito ai primi casi della nuova variante di Mpox, ha alzato l’attenzione attraverso il suo Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle malattie (ECDC), raccomandando un rafforzamento delle misure preventive contro una possibile epidemia, ossia un aumento esponenziale dei casi del poxvirus, attraverso la diffusione della nuova variante. I primi casi sono statti segnalati in Svezia ed in Spagna con la variante più contagiosa ed aggressiva del virus fuori dall’Africa.

La situazione in Italia e nel mondo

La possibilità di contrarre la malattia di Mpox in Italia è molto bassa allo stato attuale. Nel nostro paese, non sono stati ancora accertati casi del nuovo ceppo (clade I) di Mpox. Alcuni casi continuano ad essere diagnosticati nel corso del 2024, ma sono determinati dal vecchio tipo di Mpox virus, molto meno aggressivo e diffusivo dell’attuale e che si manifesta con casi sporadici la maggior parte dei quali sono autolimitantesi.
La possibilità di contrarre il virus è più elevata ma sempre improbabile per chi si reca nei paesi africani dove si è sviluppata la variante Clade Ib. Prima fra tutte la Repubblica Democratica del Congo; quindi i paesi limitrofi quali Sierra Leone, Liberia, Burundi, Uganda, Kenya, Ruanda, Repubblica Centro Africana. L’ipotesi di contagio è legato soprattutto ai comportamenti di ciascuno, primi tra tutti quelli sessuali, legati soprattutto a rapporti maschi/maschi. Ma il virus un certe circostanze può sopravvivere nell’ambiente contaminato. Quindi attenersi alle normali regole di igiene, a cominciare dall’igiene delle mani, è importante per tutte le malattie di origine infettiva compresa la Mpox.

Cos’è l’Mpox

L’Mpox, inzialmente conosciuto come vaiolo delle scimmie, è un poxvirus, simile al vaiolo umano. Dal 1958, anno della prima evidenza del virus nelle scimmie ed in altri mammiferi, in particolare roditori, ha costituito una presenza costante nelle foreste pluviali congolesi. Una epidemia mondiale si è verificata nel 2022 e ancora continua con casi sporadici ma diffusi; la nuova variante di Mpox (del 2024) chiamata CLADE I b si è manifestata in RDC nel dicembre 2023.
Il primo caso umano è stato identificato la prima volta nel 1970 nei villaggi rurali delle foreste pluviali dell’Africa centrale e occidentale. I pazienti colpiti da Mpox presentano spesso un’eruzione cutanea vescicolare o pustolosa, che può essere dolorosa, accompagnata da sintomi come febbre, malessere e linfoadenopatia. La maggior parte dei casi si autolimitano e non creano problemi negli organi interni nè tendono a cronicizzare. La prevenzione primaria passa attraverso la vaccinazione.
Il virus del vaiolo delle scimmie, come il vaiolo, appartiene al gruppo degli Orthopoxvirus e presenta due ceppi distinti, uno originario dell’Africa occidentale e l’altro del bacino del Congo.

Come avviene il contagio

La trasmissione da persona a persona avviene tramite stretto contatto prolungato, con le principali vie di trasmissione. Inoltre, la trasmissione può avvenire da madre a feto attraverso la placenta. Tuttavia, non è ancora chiaro se il virus possa essere trasmesso attraverso lo sperma o i liquidi vaginali.
Durante l’epidemia del 2022, molti casi sono stati attribuiti alla trasmissione durante incontri sessuali o intimi, probabilmente a causa del contatto diretto con lesioni infettive o secrezioni respiratorie. Il periodo di incubazione varia generalmente tra 1 e 2 settimane, ma può estendersi fino a 3 settimane.

L’evoluzione della malattia virale nella realtà quotidiana; quali sono i rischi; come evitare la possibilità molto remota di un contagio; l’utilizzo di vaccini efficaci.

Considerazioni sui criteri di informazioni confusa ed inesatta.

La paura delle persone nei confronti del “virus mpox” si diffonde nuovamente ovunque nel mondo a causa di una informazione spesso errata, imprecisa e superficiale fornita dalla maggior parte dei media. La modalità di fornire la notizia modifica la percezione del rischio e la reale valutazione dei rischi.

Una precisazione sul mpox virus.

Il virus Mpox, l’orto-poxvirus, il cosiddetto virus del “vaiolo delle scimmie”, da quando è stato identificato nei primati nel 1958, è sempre rimasto nei mammiferi, portatori sani o sintomatici, all’interno dei loro ambienti, ossia circoscritto nelle umide foreste equatoriali africane. In queste aree, dove infettava piccoli roditori e grandi primati, diffondeva anche nell’uomo, attraverso il contatto stretto con gli stessi animali. Negli stessi decenni le campagne vaccinali sul vaiolo classico riuscivano ad eliminare il virus. L’ultimo caso di vaiolo umano “classico” fu diagnosticato nel 1981 in Somalia, lungo le sponde dell’Uebi Scebeli. La più grande vittoria dell’uomo sul mondo microbico.
Ma morto un papa se ne fa un altro. E finito (a quanto pare) il virus del vaiolo umano, (Variola) della famiglia degli Orthopoxviridae sono rimasti in natura il virus del vaiolo bovino (Cowpox virus), il virus del vaiolo della scimmia (monkeypox virus) e il virus vaccinico (Vaccinia virus). Questi virus del vaiolo, tipici degli animali, hanno la possibilità di infettare anche l’uomo. A metà degli anni ’70, si manifestava in un bambino il primo caso di vaiolo delle scimmie. Da allora questo virus si è ritrovato nell’uomo sempre più spesso.

I casi di mpox virus sono sempre stati relegati negli sperduti villaggi all’interno degli ambienti pluviali. Ma i trasporti, la deforestazione, i contatti sempre più frequenti con le grandi città hanno permesso al virus di diffondere. E tra gli uomini il contatto stretto con le lesioni cutanee ha favorito la trasmissione. La malattia si è diffusa non solo nei paesi dell’equatore ma i casi si sono diffusi fuori dall’ambiente africano. La manifestazione dei sintomi è stata quasi totalmente presente in persone a rischio per i loro comportamenti sessuali.

La diffusione di mpox dal 2022

Nel 2022, per una serie di eventi internazionali che hanno favorito assembramenti tra migliaia di persone e comportamenti personali favorevoli alla diffusione del virus, una epidemia si è diffusa da un focolaio ed in breve tempo ha colpito il mondo intero. OMS, a protezione di tutti, ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria, revocata nello stesso anno. I casi si sono manifestati nelle categorie di persone considerate a rischio, in particolare in coloro che hanno rapporti sessuale di tipo omosessuale.
Terminata questa epidemia, certificata da OMS, negli anni 2023 e nel 2024, i casi di Mpox (monkeypox) in Europa e negli Stati Uniti hanno mostrato tendenze diverse di aumenti e diminuzioni.
Stati Uniti e Canada: sono stati registrati 128 nuovi casi nel mese di giugno 2024. Globalmente dal 1 gennaio 2022 gli Stati Uniti hanno segnalato un totale di 33.191 casi di Mpox. La maggior parte dei casi trasmessi attraverso rapporti sessuali in particolare “uomo-uomo”.

Europa: nel corso del 2024 sono stati riportati 685 casi da 20 Paesi dell’UE/SEE. Nel mese di giugno 2024, sono stati confermati 100 nuovi casi, con la maggior parte dei casi segnalati in Spagna (54), Francia (23) e Germania (10). Tutti questi casi si riferiscono al tipo di mpox classico della prima epidemia del 2022.
Nel complesso, la situazione epidemiologica in Europa e negli Stati Uniti è stata influenzata dalla precedente epidemia del 2022-2023, con un numero cumulativo di casi che ha raggiunto picchi significativi, ma con una stabilizzazione nei casi lievi nel 2024. (come riportato da ISS, ECDC, CDC Atlanta.). L’ mpox virus ha continuato a diffondere tra la popolazione, soprattutto attraverso rapporti sessuali a rischio, senza creare rumore.

 

Ma cosa è cambiato rispetto alla situazione precedente del mpox virus e perché la nuova emergenza decretata da OMS?

Dal dicembre 2023 è stata identificata in RD Congo (Kinshasa) una nuova variante del virus mpox, chiamata (mpox clade 1b) molto più diffusiva ed anche aggressiva rispetto all’originale virus del 2022. Questa variante è stata recentemente segnalata per la prima volta in Europa, il 15 agosto 2024, con un caso diagnosticato in Svezia e poi ni Spagna, importata da persone che provenivano da un recente viaggio in RDC. Vista la crescita esponenziale in Africa in RDC e in altri paesi, considerata la capacità di diffondere della nuova variante ed anche la sua aggressività con un aumento della mortalità, L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che la situazione del virus mpox, con la sua variante CLADE1, rappresenta “una nuova emergenza di sanità pubblica di rilevanza globale”, evidenziando l’importanza di monitorare la situazione in tutti i paesi.

“emergenza di sanità pubblica globale OMS – una rassicurazione

L “emergenza di sanità pubblica globale” deve rassicurarci e non deve indurre un senso di preoccupazione, tutto questo è fatto per rispondere in modo adeguato all’aumento dei casi. Un sistema di protezione in più a garanzia della salute di tutti. Rafforzare i controlli e l’attenzione dei sistemi sanitari nazionali e sensibilizzare l’opinione pubblica è un vantaggio per tutti.
La variante CLADE 1 si è appena manifestata in Svezia in un viaggiatore che ha presentato sintomi tipici del vaiolo. La persona ha dichiarato di aver avuto comportamenti sessuali a rischio per questa malattia. Per questo motivo ECDC ha avvertito che la probabilità di diffusione della infezione nelle persone a rischio per comportamenti sessuali “tipici” è elevata, ma che la possibilità di infettarsi da parte della popolazione generale tende verso lo zero, ossia è praticamente quasi nulla.


Il messaggio sui rischi deve essere chiaro

Per prima cosa la presenza del virus è molto contenuta. La possibilità di infettarsi è molto bassa nei viaggiatori e ancora più ridotta nei paesi fuori le aree equatoriali. Il messaggio di prudenza e di attenzione è rivolto alle persone che per “comportamenti sessuali a rischio” possono venire a contatto con l’infezione ed ammalare con la nuova variante del pox virus. Poi l’invito ai comportamenti generali di igiene servono ad evitare eventuali , occasionali contatti con il virus, ma sono rivolti alla protezione da qualsiasi malattia infettiva.
Contatti con il virus mpox comunque molto raramente e solamente in circa il 20% evolvono in malattia evidente – sintomatica. Il 75/80% dei contatti, che induco infezione, rimangono asintomatici, e sviluppano una immunità da contatto.  Quindi le raccomandazioni sono quelle: (1) di fare attenzione particolare ad eventuali “manifestazioni generali e sintomi specifici” che inducono il sospetto della presenza del mpox virus; (2) di fare attenzione ai rapporti sessuali considerati a rischio; (3) di effettuare test di laboratorio dopo 2 – 3 settimane da eventuali rapporti a rischio.
Tra le raccomandazioni di ECDC (centri europei malattie infettive) alle autorità sanitarie nazionali vi è quella del tracciamento dei contatti per gestire i potenziali focolai.

 

Una importante pratica preventiva: LA VACCINAZIONE PER MPOX, destinata alle categorie considerate a rischio

 

Indicazioni sulla Vaccinazione

Esiste un vaccino specifico ed efficace contro “il virus mpox” che è attivo anche per le sue varianti: il “Vaccino Imvanex/Jynneos contro il vaiolo delle scimmie” prodotto dalla società farmaceutica Bavarian Nordic, approvato per la popolazione dai 18 anni in avanti. Vista la crescita dei casi in minori, evento manifestatosi con la nuova variante, la casa farmaceutica ha richiesto l’autorizzazione ad estendere la vaccinazione ai giovani di età compresa tra 12 e 17 anni. Attualmente la casa ha confermato di avere a disposizione 500.000 dosi disponibili con possibilità di produrne 10 milioni entro il prossimo anno 2025.

Quali sono le categorie di persone prioritarie per la vaccinazione contro il vaiolo delle scimmie

Secondo le indicazioni delle autorità sanitarie internazionali ed anche italiane, le seguenti categorie di persone hanno priorità per la vaccinazione contro il vaiolo delle scimmie:
(a) Individui che hanno avuto un contatto stretto con un caso confermato o probabile di vaiolo delle scimmie;
(b) Personale sanitario e di laboratorio che ha avuto un contatto non protetto con un caso di vaiolo delle scimmie o con campioni infetti;
(c) Categorie vulnerabili quali persone con un sistema immunitario indebolito da malattie o trattamenti, oppure donne in gravidanza ma sempre con il grave sospetto di contatto con il virus.

La vaccinazione post-esposizione, idealmente entro quattro giorni dall’esposizione, può essere presa in considerazione per i contatti a rischio più elevato, previa attenta valutazione dei rischi e dei benefici.

Il vaccino Jynneos (MVA-BN) presenta differenze significative rispetto ai primi vaccini antivaiolo di prima e seconda generazione:
(A)VACCINO Jynneos (MVA-BN):
(1) è un vaccino di tipo “vivo attenuato, non replicante”;
(2) “Somministrazione”: vengono somministrate due dosi sottocutanee a distanza di 28 giorni; oppure o una dose di richiamo per chi ha ricevuto vaccini per il vaiolo precedenti;
(3) “criteri di sicurezza”: questo vaccino non causa malattia né trasmissione del virus vaccinale, ma modula il sistema immunitario cellulare e anticorpale contro i “virus wilde”;
(4) “Indicazioni”: viene utilizzato per la prevenzione del vaiolo e del vaiolo delle scimmie negli “adulti ad alto rischio”.
Studi clinici hanno mostrato una sieroconversione (produzione di anticorpi neutralizzanti) in più del 99% delle persone vaccinate dopo 2 dosi;
La risposta immunitaria è identica tra somministrazione sottocutanea e intradermica

In sintesi, Jynneos offre un profilo di sicurezza migliore e una somministrazione più semplice rispetto ai vaccini di generazione precedente.


(B)vaccini di Prima e Seconda Generazione, ovvero quelli di tipo
(1)“Vaccini vivi attenuati” (prima generazione)
(2)“vaccini a virus inattivato” (seconda generazione);
a.“Somministrazione”: Richiedono un ciclo vaccinale che può includere più dosi e possono lasciare cicatrici;
b.“Sicurezza”: Possono causare effetti collaterali più gravi e non sono raccomandati per persone immunocompromesse.

In sintesi, Jynneos induce una forte risposta immunitaria con due sole dosi, con un profilo di sicurezza migliore rispetto ai precedenti vaccini antivaiolo. La risposta è simile sia con somministrazione sottocutanea che intradermica.

Il vaccino Jynneos, noto anche come Imvanex in Europa, è stato approvato dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per la prevenzione del vaiolo e del vaiolo delle scimmie. L’EMA ha raccomandato la sua somministrazione per prevenire il vaiolo delle scimmie nel 2022, estendendo così le indicazioni già esistenti per il vaiolo. E’ un vaccino vivo attenuato, progettato per essere sicuro e ben tollerato, senza causare malattia né trasmissione del virus vaccinale.

 

L’AIFA in Italia ha considerato diversi fattori chiave per l’approvazione del vaccino Jynneos e la distribuzione nelle classi a rischio:

(1) Efficacia: dalla Documentazione scientifica “Jynneos” ha dimostrato una forte risposta anticorpale in studi clinici, con una protezione crociata fino all’85% contro il vaiolo delle scimmie, supportata da studi sugli animali che evidenziano la protezione contro l’infezione.
(2) Sicurezza “Profilo di tollerabilità”: Gli effetti collaterali comuni, come dolore e gonfiore nel sito di iniezione, sono stati valutati come gestibili. La sicurezza è stata confermata attraverso studi clinici su popolazioni ampie. (3) Necessità di risposta rapida riguardo al “Contesto epidemico”: L’approvazione è stata accelerata in risposta all’emergenza sanitaria legata al vaiolo delle scimmie, permettendo una rapida disponibilità del vaccino per le categorie ad alto rischio.

Questi fattori hanno contribuito a garantire che Jynneos fosse un’opzione sicura ed efficace per la prevenzione del vaiolo delle scimmie.

La vaccinazione è indicata come:
(1) profilassi nel “pre-esposizione al virus”
(2) prevenzione alla azione del virus nel “post-esposizione”.
Questa va eseguita preferibilmente entro quattro giorni dal sospetto dell’esposizione al virus. Gli effetti collaterali comuni includono dolore e gonfiore nel sito di iniezione, mentre effetti gravi sono rari.

 

FONTI:

Emergenza Mpox: l’Europa è a rischio? Tutto quello che c’è da sapere sul virus e le vaccinazioni Leggi tutto »

LA DENGUE NEL MONDO al settembre 2023 (OMS)

Novembre 2023
Febbre da virus Dengue: casi in aumento in tutto il mondo. La migliore prevenzione è l’utilizzo del nuovo vaccino Qdenga. Da oggi tutti i viaggiatori possono considerare la pratica vaccinale nei confronti della malattia un “salvavita”. Richiedi una consulenza informativa o prenota la tua vaccinazione scrivendo a seg.cesmet@gmail.com o via whatsapp al 3466000899.

 

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INFO URGENTE PER CHI VIAGGIA:

EMERGENZA DENGUE CLICCA QUI
PRENOTA IL VACCINO PER LA DENGUE

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Per effettuare la vaccinazione occorre compilare un “modulo valutativo pre-vaccino” con notizie sanitarie, di eventuaale pregressa malattia dengue, e sulle destinazioni dei viaggi. (richiedi il modulo valutativo prima di effettuare la vaccinazione). Sarai seguito nei giorni dopo la vaccinazione da medici esperti per valutare la tua reattività al vaccino. Al Cesmet il vaccino Qdenga è somministrato dall’aprile 2023.

DENGUE: oltre 4,2 milioni di casi nel mondo nei primi 9 mesi del 2023 con oltre 3.000 decessi correlati alla dengue. 79 i paesi dove è stata segnalata la malattia. Questi i dati ufficiali della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
I paesi con la maggior incidenza di casi sono il Brasile, il Perù, il Bangladesh, la Bolivia, l’Argentina, il Messico, le Filippine, il Nicaragua, l’India e la Colombia. Nel 2023 picchi di malattia in molti paesi asiatici tra cui si evidenzia lo stato di Singapore ed anche i paesi mediorientali hanno segnalato casi di malattia come l’Arabia Saudita.

In Europa 74 casi autoctoni accertati al 2 ottobre 2023 in persone che non hanno viaggiato in aree endemiche: Italia (42 casi), Francia (31 casi) e Spagna (1 caso) – dati ufficiali.

Antille francesi, Martinica e Guadalupa, molte isole caraibiche, la stessa Cuba stanno registrando un aumento importante di casi ed anche di decessi per la malattia virale. Casi registrati anche nel 2023 nella Repubblica di Reunion e nella Guyana francese con un aumento stagionale di casi osservato nelle ultime settimane di settembre.
In Europa, in particolare nei paesi che si affacciano sul mediterraneo la trasmissione dalla zanzara Aedes Albopictus è stata favorita dalle temperature che per lunghi periodi non sono scese sotto i 25°C, facilitando la riproduzione del virus all’interno delle zanzare e quindi la capacità elevata di trasmissione. Possiamo affermare che diverse Arbovirosi sono divenute malattie stagionali nel Mediterraneo.

CASI DENGUE in Centro e Sud America e Caraibi

Oltre 3,5 milioni di casi, di cui 1,6 confermati, e oltre 1600 decessi segnalati nella regione delle Americhe al 2 ottobre 2023
(Indicatori di Dengue (collegamento con PAHO) . La regione ha segnalato epidemie significative dall’inizio del 2023 ( DATI OMS: Dengue – la regione delle Americhe). Secondo i dati riportati da PAHO – dati epidemie), fino a settembre 2023, la maggior parte dei casi nella regione sono stati segnalati dal Brasile e dal Perù. Il Perù ha vissuto una delle più grandi epidemie di dengue della sua storia. Attualemte secondo il Ministero della Salute del Perù i casi segnalati nel paese mostrano una tendenza alla diminuzione. Tutti e quattro i sierotipi del virus dengue (DENV 1, DENV 2, DENV 3 e DENV 4) circolano attualmente nelle Americhe. Di seguito per ogni nazione, da cliccare, puoi accedere ai dati della epidemia nel corso degli anni (dati uffuciali delle singole nazioni riportate da PAHO)
Un aumento di casi segnalato anche in Bolivia, Costa Rica, Ecuador, Honduras, Messico, Nicaragua, Panama, Paraguay, Venezuela e Colombia.

 

CASI DENGUE in Asia

Le febbri virali da Dengue sono state segnalate nella maggior parte dei paesi asiatici. di seguito un elenco dei paesi che hanno pubblicato i dati ufficiali, attraverso documenti delle autorità sanitarie:

CASI DENGUE in Africa

Le febbri virali da Dengue sono state segnalate in diversi paesi africani: Di seguito un elenco, parziale, dei paesi che hanno pubblicato i dati ufficiali, attraverso documenti delle autorità sanitarie:

CASI DI DENGUE in AUSTRALIA

La maggior parte delle aree dell’Australia non hanno riportato casi di Febbri da Dengue per mancanza del vettore specifico, ossia la zanzara tipo Aedes. Focolai di malattia sono segnalati nel Queensland settentrionale ogni anno. La trasmissione avviene generalmente da viaggiatori o popolazione immigrata, portatrice sana del virus. La zanzara Aedes può quindi può trasmettere il virus della dengue ad altri soggetti.

 

CASI DI DENGUE in USA (leggi i dati del CDC)

Negli Stati Uniti la segnalazione di casi autoctoni (locali) della febbre virale di dengue è stata segnalata in Florida, Hawaii, Texas e Arizona.  Focolai di dengue si verificano occasionalmente negli Stati Uniti continentali, ovvero in 49 stati degli USAe sono riportati in viaggiatori che provengono da paesi endemici. .
La malattia da dengue è comune nei territori statunitensi delle Samoa Americane, di Porto Rico e delle Isole Vergini Americane e negli Stati liberamente associati, compresi gli Stati Federati di Micronesia, la Repubblica delle Isole Marshall e la Repubblica di Palau.
Poiché i tipi di zanzare che trasmettono il virus la dengue, Aedes Albopictus ed altri, sono comuni in molte aree degli Stati Uniti, la diffusione locale della dengue è possibile.

 

MALATTIA DA VIRUS DENGUE

La malattia da virus Dengue, nei 4 tipi, si sviluppa nelle persone che vivono, soggiornano o transitano  nella maggior parte dei paesi tropicali e subtropicali. Viaggiatori che provengono dalle aree del nord del mondo (Europa, Nord America, Asia settentrionale) possono contagiarsi con il virus attraverso le punture delle zanzare infette.
La prevenzione nei confronti di questa malattia avviene anzitutto attraverso misure di protezione personale nei confronti delle punture di zanzara, utilizzo di repellenti; il metodo di prevenzione più efficace oggi è l’utilizzo della vaccinazione contro la malattia Dengue. Vaccino recentemente messo in commercio in diversi paesi europei, Italia compresa (QDENGA della azienda TAKEDA) .

In Italia ed in Europa la trasmissione del virus dengue è legata all’importazione del virus da parte di viaggiatori “portatori sani del virus” attraverso vettori (insetti) che possono funzionare da riproduttore del virus quali  Aedes albopictus, oramai diffusa in gran parte dell’Europa, e Aedes Egypti presente soprattutto a Cipro, attorno al Mar Nero e nella regione di Madeira.

L’attuale probabilità che si verifichino eventi di trasmissione locale del virus dengue nelle aree in cui i vettori sono presenti è elevata, poiché le condizioni ambientali sono favorevoli all’attività dei vettori e alla replicazione del virus nei vettori. Nel 2023 sono stati segnalati casi di dengue acquisita localmente in Francia e in Italia. I focolai autoctoni di dengue in Europa si sono verificati tra giugno e novembre, periodo oramai favorevole alla trasmissione del virus.

 

 

 

 

 

 

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Influenza e non solo

Continua il caldo estivo nel nostro paese. Questa lunga estate sembra proprio non voler cedere il passo all’autunno. Ma l’arrivo dei virus respiratori, tra i quali il famoso “paramixovirus dell’influenza” non verrà ritardato da questo clima.

I primi casi di influenza già sono stati segnalati nel nord Italia, ed anche in Europa il virus è arrivato da alcune settimane, manifestandosi ancora con casi sporadici. Anche quest’anno le malattie respiratorie caratterizzeranno il periodo autunno-inverno. Anzi è meglio identificare il periodo a rischio virosi tra i mesi di ottobre 2023 ed il mese di aprile 2024, visto che parlare di stagioni è sempre più relativo, ahimè!

Una brutta situazione climatica che mina anche la nostra reattività alle infezioni. Dobbiamo essere consapevoli che queste alterazioni climatiche condizioneranno sempre di più il nostro stato di risposta alle malattie. E i primi segnali li abbiamo già avuti in tutto il mondo.

Con l’influenza stagionale i virologi hanno identificato l’arrivo di 262 tipi di virus respiratori diversi. E non dimentichiamo il Covid-19, sempre presente ed anche in crescita. Covid che comunque, con le sue varianti, ha imparato a convivere con il nostro organismo e le nostre difese, grazie alle passate campagne vaccinali.

Esistono questioni legate alle coinfezioni con altri virus. Il tema delle vaccinazioni diventa prioritario per controllare lo sviluppo della malattia.; chi deve e come farle; e ancora tutte le questioni legate alle sindromi respiratorie, con uno sguardo sempre attento alla situazione del Covid-19.

Le cronache nazionali ed internazionali confermano che siamo in presenza di una circolazione in aumento del Covid-19 in tutto il mondo, con le sue varianti più recenti ed anche nuove. Questi casi si sono diffusi anche in Italia e sono aumentati con l’inizio delle attività produttive e commerciali post estive e con l’apertura delle scuole.

L’attenzione di tutti noi, addetti ai lavori, è anche presa da un esordio precoce di casi della nuova influenza, che crescerà tra ottobre e novembre per poi avere un picco tra dicembre e febbraio 2024. In questo periodo il vero problema saranno i casi di coinfezione tra i due virus nei soggetti anziani, più deboli e portatori di malattie debilitanti.

Da quando è comparso il virus Sars-CoV-2 ci siamo resi conto di come le coinfezioni influenza/Covid si manifestino in modo aggressivo e mettano a rischio i gruppi di popolazione precedentemente menzionati. La malattia influenzale diventa più grave con la presenza di un Covid che diventa ancora più aggressivo. Questi gruppi di popolazione dovrebbero seguire il consiglio di effettuare entrambe le vaccinazioni. Ne parleremo in modo approfondito in un altro articolo ma intanto possiamo dire che nella stessa seduta è possibile farsi inoculare il vaccino dell’influenza ed il vaccino del Covid. E ora iniziamo ad approfondire il tema riguardante l’influenza nei suoi aspetti caratterizzanti.

L’influenza è una malattia respiratoria, infettiva, acuta, causata da un virus della famiglia degli Orthomyxovirus (virus influenzali) che infetta le cellule superficiali della mucosa delle vie aeree superiori del nostro organismo, ossia del naso, del faringe, della laringe (gola) provocando una reazione infiammatoria importante spesso anche dolorosa.

L’infezione può coinvolgere la mucosa della trachea arrivando ad infettare anche le mucose delle vie aree inferiori coinvolgendo i bronchi, ed anche le cellule degli alveoli polmonari (una storia conosciuta da tutti con il Covid).

Questa aggressione del virus provoca una reazione delle cellule immuni locali, sotto la mucosa superficiale dell’apparato respiratorio, che innesca l’attivazione del sistema infiammatorio. Questo processo ha l’obiettivo di difendere le mucose respiratorie e l’organismo tutto dall’attacco dei virus.

Il risultato è una infiammazione crescente, un rialzo febbrile, una dilatazione dei vasi locali con edema e gonfiore. Questa reazione del nostro organismo ha l’obiettivo di difenderci ma il risultato è la comparsa dei sintomi che crescono di ora in ora. Siamo nel pieno dei sintomi dell’influenza. Ma anche di altri virus meno aggressivi.

Ormai conosciamo questo meccanismo difensivo (ma anche offensivo) che caratterizza anche la risposta al Coronavirus, vedi le risposte al Covid-19, e a tanti altri microrganismi. I sintomi tipici influenzali derivano quindi dalla risposta infiammatoria dell’organismo nei confronti del virus, e questo causa il malessere e il grande stato di prostrazione. Molti virus e batteri generano questo tipo di risposta che viene etichettata come “influenza”, ma che, nella maggior parte dei casi non deriva dal “virus dell’influenza sensu strictu”.

Sono stati censiti oltre 200 virus simil influenzali che attaccano il nostro sistema respiratorio, e non solo, e si manifestano con sintomi più limitati creando problemi di saluti ridotti rispetto a quelli provocati dal “vero virus influenzale”. Da ciò si capisce perché quasi sempre chi ha effettuato il vaccino antinfluenzale si ammala lo stesso. Con il vaccino dell’influenza ci proteggiamo dal virus stagionale più aggressivo. Le cosiddette “influenze” invernali sono nella maggior parte dei casi provocate da tutti gli altri virus con cui, in inverno, veniamo in contatto.

Ci proteggiamo contro il virus più aggressivo, quello dell’influenza stagionale da Orthomyxovirus. Di fatto quando circola il virus influenzale, in Italia, nel periodo autunno-inverno, circolano contemporaneamente molti altri virus e batteri che provocano sintomi del tutto simili a quelli provocati dall’influenza, ma meno gravi e meno diffusivi. Tra i virus più frequenti gli Adenovirus, i Rhinovirus, i Coronavirus ed anche il virus sinciziale respiratorio, particolarmente aggressivo nei bambini.

La malattia influenzale è provocata da 3 tipi di virus della famiglia delle Orthomyxoviridae :
tipo 1 “ Influenzavirus A”;
tipo 2  “Influenzavirus B”; 
tipo 3 “Influenzavirus C”.

I virus dell’Influenza A e C hanno la caratteristica di infettare diverse specie animali, tra cui l’uomo e possono essere trasmessi tra le varie specie.
I virus dell’Influenza B infettano praticamente esclusivamente l’uomo.

I virus influenzali del tipo A e B presentano nella loro superficie 2 molecole (glicoproteine) che li caratterizzano e mutano in continuazione (le famose mutazioni annuali per cui cambia costantemente il vaccino).

Queste le glicoproteine presenti nella parte esterna del virus:

• L’Emoagglutinina molecola contrassegnata con la lettera H e costituisce la porzione virale che si lega alle cellule della mucosa respiratoria.
• La Neuraminidasi molecola contrassegnata con la lettera N ed ha la funzione di facilitare la fuoriuscita del virus dalle cellule una volta che questo si è riprodotto.
Le emoagglutinine (H) e le neuroaminidasi (N) sono glicoproteine con caratteristiche antigeniche, ossia molecole riconosciute dalle cellule del sistema immunitario che attiva le funzioni di difesa dell’organismo. I Virus influenzali sono riconosciuti dal nostro sistema difensivo attraverso queste molecole presenti sulla superficie dei virus influenzali.

L’emoagglutinina, che si trova nella capsula esterna del virus, si comporta da chiave per entrare nelle cellule respiratorie. Infatti, l’emoagglutinina del virus si lega alla superficie della cellula della mucosa respiratoria e consente l’entrata del DNA virale nella cellula medesima. All’interno della cellula respiratoria il virus si riproduce in milioni di copie (virus figli).

La neuraminidasi invece entra in gioco quando il virus influenzale, che si è riprodotto migliaia e migliaia di volte, deve abbandonare la cellula infettata per infettarne di nuove ed iniziare un nuovo ciclo riproduttivo. E l’infezione diffonde nella mucosa respiratoria. La neuroaminidasi è una molecola addetta a liberare il virus dalla superficie della cellula stessa, a cui è adeso, in modo da liberarlo e farlo uscire dalla cellula, infettare altre cellule respiratorie, e consentire la riproduzione dei virus che cresce esponenzialmente. In questo modo crescono esponenzialmente anche i sintomi. Questo è il meccanismo, espresso in modo semplificato, di come agisce il virus dentro di noi.

L’influenza è una malattia caratterizzata da una serie di sintomi derivanti dalla risposta dell’organismo alla invasione ed alla riproduzione del virus all’interno delle nostre cellule respiratorie. La reazione del sistema difensivo immunitario provoca l’insorgenza improvvisa di febbre, anche alta, accompagnata da tosse, dolori muscolari. Anche una cefalea particolarmente fastidiosa caratterizza la crescita dei sintomi. A questi si aggiungono brividi, inappetenza, grande sensazione di affaticamento e infiammazione e dolenzia delle via aeree superiori.

Tra i sintomi anche la nausea, il vomito e la diarrea caratterizzano l’influenza in particolare nei bambini. I sintomi generalmente si esauriscono in una settimana, o dieci giorni, il tempo di risposta del sistema immune per neutralizzare il virus e la sua riproduzione. Ma negli ultra sessantacinquenni, nei piccoli bambini, in particolare sotto l’anno di età e nei portatori di malattie croniche i sintomi possono essere più gravi, persistenti, con maggior rischio di complicanze più gravi o peggioramento della condizione di base.

L’influenza si trasmette per via aerea, attraverso le goccioline della nostra saliva. Quindi in ambienti esterni, ancora più quelli chiusi e poco areati. Può essere una trasmissione diretta attraverso la tosse, gli starnuti, o i contatti molto ravvicinati di persone che hanno il virus. Oppure una trasmissione indiretta contaminandosi con il virus presente su oggetti o superfici contaminate dallo stesso.

Per diminuire il rischio di contagio è opportuno (1) evitare luoghi affollati e non arieggiati; (2) lavarsi le mani con acqua e sapone per evitare la contaminazione da virus diffuso su superfici di ogni tipo, meglio sapone che disinfettanti come detergenti a base di alcol o salviettine disinfettanti che rovinano la flora batterica difensiva sulla nostra pelle; (3) non toccare occhi, naso e bocca con le proprie mani contaminate; se tossisci o starnuti copri il tuo naso o bocca con un fazzoletto di carta; (4) è importantissimo tenere gli ambienti areati ed assolati, se possibile.

Se vuoi evitare di diffondere il virus ad altre persone, ed in particolare ai più anziani e deboli, utilizza la mascherina in caso di sintomi influenzali.

Il periodo di incubazione dell’influenza stagionale solitamente va dai 4 ai 5 giorni. Generalmente le persone adulte cominciano a diffondere i virus da uno due giorni prima dell’inizio dei sintomi, e questa capacità diffusiva rimane fino a 5 giorni dall’inizio dei sintomi. Nei bambini e nelle persone più fragili e con sistema immune poco attivo il contagio può durare più a lungo, fino a 8/10 giorni.

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Il Vaiolo delle scimmie, cosa c’è da sapere

Il vaiolo umano, una malattia che per millenni ha condizionato la storia dell’umanità

Il “Vaiolo” è stata una delle malattie acute virali più pericolose (clicca), ad alta mortalità, oltre il 30% di letalità, che per alcuni millenni ha segnato la storia dell’umanità, causando milioni di morti in tutto il mondo. Causato dal “Variola virus”

il virus del vaiolo delle scimmie
il virus del vaiolo delle scimmie

appartenente al genere degli Orthopoxvirus della famiglia dei Poxviridae. Da sempre sono state classificate due forme cliniche: Variola maior e Variola minor. L’uomo, nel corso dei millenni è stato infettato, ed ha anche convissuto con quattro tipi di “orthopoxvirus”. Il Variola virus, maior e minor, il virus del vaiolo bovino e molto recentemente, da circa 60 anni, dal “virus del vaiolo delle scimmie”.

 

 

Le FAQ sul vaiolo delle scimmie. Per capire meglio clicca qui

 

 

mummia con segni di vaiolo
  mummia con segni di vaiolo

La prima testimonianza di “vaiolo nell’uomo” risale alla presenza di un “rush  pustoloso” rilevato sulla 

“mummia del Faraone Ramses V”.
Le grandi pandemie di vaiolo hanno decimato la popolazione europea e degli altri continenti per millenni. Di tutte le persone infettate moriva tra il 20 ed il 60% degli adulti ed oltre il 70% della popolazione infantile. Un vero e proprio flagello dell’umanità.

 

 

Grazie ad una imponente campagna di vaccinazione portata avanti da tutti i paesi del mondo il vaiolo è stato eradicato nel 1977.

Nel 1967 l’OMS confermava oltre quindici milioni, numeri ufficiali, di persone colpite dal vaiolo nel mondo, e con oltre due milioni di morti. Da allora fu organizzata la più massiccia campagna di vaccinazione, coordinata da OMS, e condotta con un imponente sforzo congiunto di tutti i paesi. Questo sforzo consentì di eradicare una delle peggiori malattie virali presenti nel mondo.

Nel 1979 fu dichiarata la “malattia eradicata”. L’ultimo caso certo di vaiolo contratto in natura, da “Variola minor”, fu diagnosticato in Somalia il “26 ottobre 1977”. La quasi totalità della popolazione nel mondo, fino al 1977 aveva ricevuto il vaccino per il vaiolo, e ne porta tuttora il segno sul muscolo deltoide del braccio. Da allora la vaccinazione è stata sospesa. Per i nati prima del 1977  la copertura per il vaiolo, nelle due forme, ma anche e soprattutto per il tipo “vaiolo delle scimmie”, un tipo di virus individuato molto recentemente, è stata garantita da questa grande campagna vaccinale che ha coperto gran parte della popolazione globale. Il primo caso della malattia causata dal nuovo virus, e successivamente la diffusione endemica in Africa, ha sempre colpito, prevalentemente la popolazione nata dopo l’anno ’80. Ossia giovani e giovani adulti, che non opponevano la forza immunologica creata dal vaccino, nei confronti di questo nuovo virus.

Vaiolo delle scimmie, una malattia virale animale trasmessa all’uomo e diffusasi tra i non vaccinati

Il Poxvirus è un virus del gruppo Orthopoxvirus che causa una malattia infettiva contagiosa per i primati (scimmie) e per alcuni mammiferi. Ossia è una zoonosi virale, correlata al virus del vaiolo umano, che provoca nell’uomo una malattia simile ma di solito più lieve e meno aggressiva di quella del Vaiolo. Sintomi simili a quelli osservati in passato, nei pazienti affetti da vaiolo umano, ma clinicamente meno gravi, spesso sfumati.

Nel 1958 comparvero due focolai di una malattia “simile al vaiolo” in colonie di scimmie sulle quali si “sperimentava la trasmissione del virus e nuovi vaccini”. Fu dato il nome di “vaiolo delle scimmie”. Una zoonosi che in seguito si trasmise all’uomo. Il primo caso umano di vaiolo delle scimmie fu registrato nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo, durante un periodo di intensificazione degli sforzi per eliminare il vaiolo tramite vaccinazione. Da allora il vaiolo delle scimmie è stato segnalato nell’uomo in altri Paesi dell’Africa centrale e occidentale, prevalentemente in soggetti giovani non vaccinati.
L’eradicazione del vaiolo è dovuta alla intensa campagna di vaccinazioni in tutto il mondo; la comparsa e la diffusione della nuova forma del “Vaiolo delle scimmie” è dovuta alla successiva cessazione della vaccinazione, che ha fatto emergere la nuova forma comparsa 20 anni prima in un gruppo di scimmie. I casi di questa zoonosi, principalmente nell’Africa Centrale e Occidentale, molto spesso manifestatisi in villaggi dispersi nella foresta dei grandi bacini fluviali per contatti stretti con animali, sono comparsi sempre più spesso anche nelle aree urbane dei paesi africani, per contagio interumano ravvicinato. Serbatoi animali che includono roditori e primati (scimmie), hanno contribuito al diffondersi di questa malattia. La nuova malattia del “vaiolo delle scimmie” è rimasta sotto controllo con la vaccinazione del vaiolo umano, nella popolazione vaccinata. Tutti gli adulti e le persone di età avanzata hanno mostrato resistenza al virus in questione, i giovani non vaccinati per il vaiolo, hanno mostrato suscettibilità al virus. I casi sono comparsi prima in villaggi, poi in grandi città e si sono diffusi nei soggetti non vaccinati per il Vaiolo umano. Nel 2003 è arrivata negli Stati Uniti manifestando alcuni casi non gravi e con contagio per rapporti stretti.

La mia esperienza in Africa con casi sospetti del vaiolo delle scimmie.
Tra il 1998 ed il 2002, durante ripetute mie missioni nell’area dei campi profughi di Kinshasa, di MPASA I, enorme villaggio – campo di profughi, oltre 500.000 persone in pochi anni, giunti dal nord est del paese, di fronte all’aeroporto internazionale, mi ritrovai ad operare in un ambulatorio – health center, a cui facevano capo migliaia di profughi dalle aree interne, ed in particolare luogo di  arrivo di “truppe rivoluzionarie” composte prevalentemente da giovani e giovanissimi leve di un esercito irregolare, proveniente dalle aree più interne delle regioni del nord, soprattutto Mutiene e Kugankat. Durante l’attività clinica era frequente osservare, nel nostro piccolo ospedale periferico, giovani soldati che giungevano dalle aree interne del Congo con febbre e malessere generale, accompagnati da sintomi simil vaiolosi, vescicole e piccole pustole, in particolare alle estremità degli arti superiori, sul volto e sui genitali. A queste manifestazioni cutanee si accompagnava la presenza di linfonodi gonfi e dolenti. Queste forme erano fortemente debilitanti e si manifestavano per contatti stretti e diretti tra persone. L’ambiente militare favoriva molto il diffondersi di queste forme. La cosa particolare, che ci colpiva, era che erano esenti da queste forme tutti coloro che erano stati vaccinati per il vaiolo, e la malattia diffondeva soprattutto nei giovani e giovanissimi. La diagnosi era nella maggior parte dei casi misconosciuta. Era recente l’eradicazione del vaiolo.
La trasmissione era evidente che non era solo per rapporto sessuale, ma prevalente la diffusione per contatto con le pustole presenti sulla pelle di varie zone del corpo.
Avevo avuto modo di osservare queste forme, sporadiche ma presenti, anni prima, in alcuni villaggi sperduti in Sierra Leone a nord di Makeni, nelle aree di costruzione della grande diga di Bumbuna. Tra il 1994 e il 1996 diversi casi in giovani provenienti dai villaggi del nord, al confine con la Guinea, arrivavano alla nostra attenzione. Caratteristica la febbricola, le pustole, i linfonodi dolorosi ed una grande stanchezza che durava a lungo. La trasmissione in questi casi era diretta con gli animali infetti. L’abitudine di mangiare scimmi crude e soprattutto il cervello delle steese scimmie, favorì molto il diffondersi di questa malattia.
Tutte queste forme erano comunque lievi ed autolimitantesi. La caratteristica era sempre la forte debilitazione fisica della persona in presenza di pustole e linfonodi gonfi e dolenti.

I focolai del vaiolo delle scimmie fuori dall’Africa

Nel 2003 è stato descritto un primo caso, prima sospetto poi accertato, di “vaiolo delle scimmie” fuori dall’Africa Equatoriale, in USA, collegato al contatto della persona con i cani della prateria infetti. Questi animali domestici, che funzionavano da serbatoio, erano stati a contatto con ratti marsupi e ghiri gambiani che erano stati importati nel paese dal Ghana. Questo focolaio portò in poco tempo ad oltre 70 casi di vaiolo delle scimmie negli Usa. Da allora i casi si sono diffusi in modo sporadico ed in piccoli focolai.
Il vaiolo delle scimmie è stato segnalato in viaggiatori dalla Nigeria in Israele a settembre 2018; nel Regno Unito a settembre 2018, dicembre 2019, maggio 2021 e maggio 2022; a Singapore a maggio 2019, e negli Stati Uniti d’America a luglio e novembre 2021.
Dal mese di aprile 2022 diverse decine di casi si stanno diffondendo in diversi paesi europei. Sono stati i due i focolai in Europa, uno a Madrid e l’altro a Gran Canaria, ad avere amplificato la diffusione del vaiolo delle scimmie. La rapidità della diffusione è spiegata perché entrambe le località sono frequentate da turisti di tutto il continente, appartenente alla fascia di età che non ha fatto il vaccino per il vaiolo.

Per esperienza anche diretta possiamo dire che la diffusione di questo virus è sicuramente favorita da contatti stretti tra persone, e passaggio di droplets e saliva, ma non è, al momento, da considerare una malattia a trasmissione tipicamente sessuale, anche se i rapporti possono favorire il passaggio del virus. L’esperienza fatta anche nei paesi dell’area equatoriale ci dice che l’infezione avviene per contatto con le pustole, stretto contatto con secrezioni respiratorie, contatto con le mucose interne. La trasmissione attraverso saliva e particelle respiratorie richiede un contatto faccia a faccia prolungato». Le attuali informazioni provenienti da ECDC (agenzia dei centri di malattie infettive dell’Unione Europea), sui circa ottanta casi registrati fino ad oggi (tutti uomini, una sola donna), evidenzia una predisposizione nei rapporti omosessuali, ma non è da considerare malattia sessualmente trasmessa. Una spiegazione può essere data da un cluster generato da pochi individui che si sono infettati e poi è iniziata una diffusione, che potrebbe essere limitata, anche se le previsioni sono di una amplificazione esponenziale della diffusione.

Non è la prima volta che si registrano focolai in Europa di vaiolo delle scimmie, in passato molto più contenuti, e nella stragrande maggioranza dei casi autolimitantesi nel giro di due o tre settimane.

dr. Paolo Meo medico infettivologo tropicalista. direttore Cesmet

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COVID-19 e mascherine – servono ancora?

Le mascherine servono ancora?
Nei luoghi affollati vanno messe anche quando fa caldo?
Tolgono ossigeno alla respirazione?
A parte gli obblighi, qual è il rapporto VERO costi/benefici in termini di salute?

Queste sono alcune delle domande che mi sono state rivolte da molte persone. Prima di rispondere cerchiamo di capire e di riassumere cosa indica ed obbliga l’emendamento al decreto “RIAPERTURE” e “l’ordinanza del ministro della Salute” in vigore dal 1° Maggio 2022:

L’utilizzo della mascherina non è più obbligatorio:

  • Dal 1° maggio
    • Ristoranti e bar; negozi, supermercati, attività sportive;
    • Nei luoghi pubblici, non più obbligatoria, ma forte raccomandazione ad utilizzarla;
    • Negli stadi e in tutti i luoghi all’aperto;
    • i lavoratori e dipendenti della Pubblica Amministrazione (uffici pubblici etc.) “non hanno più l’obbligo di portare la mascherina ma l’utilizzo è fortemente raccomandato.”
    • All’interno dei taxi. Ma la mascherina è ancora obbligatoria per il tassista.
  • L’utilizzo della mascherina Ffp2 è obbligatorio:
    • Fino al 15 giugno
      • Mezzi pubblici locali (bus – metro – tram);
      • I tassisti hanno l’obbligo di indossarla. Non è obbligatoria per i passeggeri;
      • Treni regionali e lunga percorrenza ed aerei nazionali ed internazionali;
      • Spettacoli e Sport: cinema, teatri, concerti e palazzetti sport al chiuso;
      • Visitatori delle: strutture sanitarie, ospedali, ambulatori, strutture riabilitative, delle Residenze sanitarie e degli hospice;
      • Nelle aziende private: è stato prorogato l’obbligo di utilizzo della mascherina per un accordo tra imprese e sindacati;
  • Fino alla fine dell’anno scolastico
    • Per tutti gli studenti dai 6 anni in avanti;
    • Personale docente e non docente;
  • Il GREEN PASS non è più obbligatorio per frequentare
    • Palestre e piscine al chiuso;
    • Feste, cerimonie, matrimoni;
    • Discoteche e sale da gioco;
    • Cinema e teatri, stadi;
    • Convegni e congressi, concorsi pubblici;
    • Ristoranti e bar e locali;
    • Trasporti pubblici e privati;
  • Il GREEN PASS rimane obbligatorio
    • Fino al 31 dicembre:
      • Ospedali, ambulatori, RSA,
      • Per i viaggi all’estero
  • Il modulo PLF (Passenger Locator Form)
    • Dal 1° maggio su tutti i viaggi esteri, per chi giunge in Italia
      • non è più necessario compilarlo e presentarlo alla autorità doganale;

 

  • VACCINO OBBLIGATORIO
    • Fino al 15 giugno
      • Insegnanti e personale scolastico
      • Forze dell’Ordine (polizia, CC, VVFF, Guardia finanza; altre)
      • Cittadini sopra i 50 anni di età;
    • Fino al 31 dicembre
      • Medici; Infermieri;
      • Personale sanitario, personale RSA;

Questa obbligatorietà è un requisito essenziale per lo svolgimento delle attività lavorative descritte. Questo è quanto dice la legge.

Veniamo ai vostri dubbi ed alle vostre domande. Premetto che il mio punto di vista è quello di un medico, infettivologo, che si è occupato di Covid-19 fin dai primi giorni della sua comparsa. Nel nostro centro medico “Cesmet Clinica del Viaggiatore” abbiamo seguito soprattutto i problemi di chi ha viaggiato, dei malati ambulatoriali, e delle realtà sanitarie tropicali, ossia lo sviluppo della pandemia in diversi paesi africani e la sua ricaduta nello sviluppo delle altre malattie presenti.

“Serve ancora la mascherina?”.
Si, ritengo che la mascherina (Fpp2 meglio della chirurgica), abbia ancora la sua funzione protettiva sulla diffusione del virus del Covid-19.

Per quanto con la stagione calda anche SARS-CoV-2 tenderà a diffondere molto meno, la altissima capacità di infettare delle ultime mutazioni, in particolare di Omicron 4 e di Omicron 5, condizionerà la presenza del virus anche nella stagione estiva.
La mia risposta positiva all’utilizzo della mascherina deriva dalla considerazione che la pericolosità di SARS-CoV-2, mutato molte volte ed in continua mutazione, consiste nel diffondere come pochi altri microrganismi nella popolazione umana. All’interno di ciascuno di noi, all’interno delle nostre cellule, dei nostri organi, una volta entrato comincia a moltiplicarsi e può fare danni senza che noi ce ne accorgiamo.

I “danni diretti” sono quelli provocati dal virus su alcuni tipi di cellule, e i “danni indiretti o secondari”, sono quelli indotti da una risposta abnorme infiammatoria ed immunitaria. La nostra risposta al virus talvolta si rivolge contro di noi. Chi soffre di Long Covid, denuncia uno stato di malessere da cui non riesce ad uscire. Lo stesso Long Covid deriva da una risposta prolungata, negativa in diversi organi. La nostra pratica medica quotidiana su pazienti affetti da Covid-19 ed anche tutti i lavori scientifici prodotti negli ultimi mesi supportano queste evidenze delle reazioni interne negative che hanno condizionato la nostra vita dall’inizio del 2020.

La mascherina è quindi consigliata per diminuire il rischio di contatto e di infezione e reinfezione con le nuove varianti. E’ un consiglio dato a tutti, ma è soprattutto una forte raccomandazione nei confronti di coloro che possono ancora avere danni dalla presenza del virus. Anziani, cardiopatici, diabetici, oncologici, pneumopatici cronici. Per tutte le persone che possono sviluppare reazioni abnormi o peggioramenti del loro stato di salute.

Mascherina quindi non obbligatoria ma consigliata soprattutto a chi ne ha veramente bisogno.

Qualcuno mi chiede se nei luoghi affollati le mascherine vanno messe anche quando fa caldo?
L’obiettivo primario è la prevenzione per le persone dall’infezione di un virus ancora sconosciuto nella sua azione a distanza anche di anni. L’obiettivo secondario è diminuire la circolazione del virus. Il problema, quindi non è il caldo o il freddo, ma è una questione di sicurezza. Il caldo non porta un problema respiratorio in chi indossa la mascherina. Se per una persona ci sono motivi di salute esistenti per cui l’utilizzo della mascherina provoca effetti negativi sulla salute, il rischio supera l’utilità ed è opportuno evitare di indossare la mascherina. Ma in senso generale la mascherina non crea problemi di tipo respiratorio con il caldo.

Le mascherine tolgono ossigeno alla respirazione?
Per persone in buono stato di salute, a tutte le età non ci sono evidenze di danni provocati da una diminuzione dei livelli di ossigeno. E’ chiaro che coloro che sono portatori di malattie respiratorie croniche dovranno limitare l’uso delle mascherine ai momenti di maggior rischio. Di per se l’uso delle mascherine non diminuisce la presenza di ossigeno nell’organismo.

Un’altra domanda che è poi è il cuore della questione “utilizzo delle mascherine”.

A parte gli obblighi, qual è il rapporto VERO costi/benefici in termini di salute?”

A questa domanda ho risposto già precedentemente quando ho accennato al danno primario diretto da virus e secondario da risposta infiammatoria e immunologica. Occorre evitare i danni, in corso di infezione da SARS-CoV-2 a diversi tessuti, a cominciare da quello cerebrale e cardiaco, ed anche ematico. L’utilizzo della mascherina è un indubbio beneficio in termini di protezione dall’infezione e quindi di protezione della salute di ciascuno. Nel rapporto costo/beneficio la protezione da parte delle mascherine nell’insorgenza di danni cerebrali, cardiaci, polmonari, renali, e di altri organi riveste un ruolo importante.

Basterebbe considerare quanto è successo in termini di riduzione di incidenza di malattie infettive respiratorie negli ultimi due anni. Da quando mascherine, distanziamento ed attenzione hanno giocato un ruolo fondamentale. I benefici sono naturalmente da ascrivere soprattutto per coloro che, per motivo di malattie croniche, e quindi persone deboli, hanno una alta necessità di protezione e prevenzione da malattie infettive a diffusione aerea.

Non quindi più l’obbligo ma una possibilità in più, per chi vuole uno strumento di prevenzione e di maggiore sicurezza per la propria salute. Libertà di scelta con la consapevolezza dell’importanza dell’uso.

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Drammatica situazione sanitaria durante la guerra in Ucraina

La drammatica situazione sanitaria attuale in Ucraina e nei paesi limitrofi durante la prima settimana di guerra.
L’
impatto sulla salute della popolazione.

UN  APPELLO DI EMERGENZA
La Fondazione CESMET e la Clinica del Viaggiatore per
l’ “ASSISTENZA ALLE FAMIGLIE UCRAINE – mamme e bambini ed orfani, profughi
 che fuggono dalla guerra”.

  •            Per Donare Subito :
    CAUSALE da Fondazione Cesmet per progetto CADIS “assistenza alle famiglie ucraine”;
    INTESTAZIONE:  Fondazione Camillian Disaster Service Internazionale; IBAN: IT13T0310403202000000840270;
    BIC: DEUTITM1582

Ucraina: Situazione sul campo

Migliaia sono le vittime segnalate in aumento costante. Migliaia sono i feriti per i combattimenti terrestri e per i bombardamenti delle città e cittadine in tutto il paese.
Servizi Medici di Emergenza (EMS), Reparti Chirurgici Unità di Terapia Intensiva sono paralizzati sia da pazienti traumatizzati per le ferite riportate durante i combattimenti, sia dai danneggiamenti o addirittura dalle distruzioni causate dai combattimenti.
I Servizi Sanitari Essenziali sono interrotti ed al collasso. Una grande emergenza è dovuta al blocco dei trattamenti delle “malattie croniche/non trasmissibili” (NCD): “diabete, neoplasie e malattie cardiovascolari”.
Azzerato l’accesso ai “servizi di salute mentale” e di “sostegno psicosociale”, l’assistenza sanitaria sessuale, riproduttiva e materna, le cure prenatali. Non è più praticabile alcun tipo di assistenza alle persone con disabilità.

Grave è la situazione determinata dal difficile, se non impossibile accesso alle strutture sanitarie di base, ai medici di famiglia, ai servizi sociali. Tutto questo a causa della mobilità di persone e mezzi limitata e per i problemi di sicurezza.

L’organizzazione sanitaria in buona parte del paese, ed in particolare nelle grandi città sotto assedio e bombardate è inaccessibile alla popolazione.
Una situazione particolarmente grave è determinata dal blocco dell’accesso ai programmi statali di rimborso dei “farmaci economici” e “dell’insulina gratuita” per i pazienti diabetici. Tutto questo è un dramma poco conosciuto che sta piegando la resistenza di una popolazione già indebolita nella sua salute fisica e mentale dalla guerra.

Molte infrastrutture sanitarie (ospedali, ambulatori, centri specialistici, centri materno infantili) sono danneggiate e l’accesso agli ospedali di riferimento ed anche alle farmacie è molto limitato. Non arrivano scorte di farmaci ed equipaggiamenti. Il personale sanitario in parte è occupato nel conflitto, in parte non riesce più a gestire i servizi. Molti hanno lasciato le aree colpite dal conflitto. Il sistema sanitario è sulla via della paralisi. La questione non viene riportata e non viene dato il giusto peso alla drammaticità della situazione.

 

SITUAZIONE SANITARIA
La paralisi dei servizi sanitari rendono la popolazione, in particolare i bambini, le categorie più deboli, le donne in gravidanza, più sensibili alla aggressione delle malattie infettive trasmissibili, quali COVID-19, poliomielite e morbillo. Scarsa è la copertura vaccinale e questo aumenta il rischio di epidemie, in particolare tra i bambini;
La pandemia di COVID-19 è stata particolarmente aggressiva. Circa 5.000.000 di casi con oltre 100.000 morti dall’inizio della pandemia. E una copertura vaccinale della popolazione del 34%, percentuale bassissima che rende la popolazione ancora aggredibile dal SARS-CoV2 (var. Omicron) che in questi giorni non trova più freni nella sua diffusione.
I recenti casi di polio denunciati nella nella parte occidentale del paese aggravano il rischio di diffusione incontrollata della malattia, in una popolazione con copertura vaccinale limitata. Il morbillo rialza la testa ed i casi sono in aumento.
E’ chiaro che le condizioni di confinamento nei rifugi, lo spostamento della popolazione e i danni alle infrastrutture, tutto determinato dalla guerra in corso, di cui non si vede la fine, non fanno che aumentare i rischi di diffusione di Covid-19, polio, morbillo e di malattie respiratorie e diarroiche. Tutte queste condizioni, se non arginate potrebbero rapidamente avere un grande impatto sulla salute della popolazione.

PAESI VICINI

Al 01 marzo, 874.026 (dati ufficiali UNHCR) potrebbero essere già fuggite dalla violenza in Ucraina. Ufficiosamente si parla di oltre 1 milione di persone che hanno passato i confini.
La sola Polonia ha già accolto oltre 600.000 rifugiati, la Repubblica Moldova 90.000, l’Ungheria 150.000, la Slovacchia 70.000, la Romania 60.000 e altri paesi europei 80.000.
L’UNHCR stima che oltre 5 milioni di persone potrebbero fuggire dall’Ucraina e cercare protezione e sostegno in tutta la regione europea.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), con UNHCR, CRI (international),altre agenzie internazionali e gruppi di volontariato mirano ad assistere questi milioni di rifugiati e richiedenti asilo nei paesi vicini. Le “priorità sanitarie immediate” riguardano per prima cosa “l’accesso ai servizi di pronto soccorso e chirurgici” per i traumi da guerra e da fuga, da freddo e da sotto alimentazione. Segue l’accesso ai servizi sanitari essenziali “ospedalieri ed ambulatoriali” e provvedere alle scorte di farmaci di tutti i tipi, ma in particolare garantire i farmaci per i malati cronici (diabetici, cardiaci polmonari). Necessari farmaci e servizi per le mamme ed i bambini, i malati di HIV e di tubercolosi in trattamento.

In tutti i paesi meta dei rifugiati ucraini, occorrerà affrontare il problema della diffusione di COVID-19, anche favorendo campagne di vaccinazioni a tappeto, controllo delle infezioni respiratorie stagionali. Grande attenzione al rischio di focolai di morbillo e di polio.

L’OMS sta creando ed organizzando in questi giorni un “centro logistico ed operativo di emergenza” in Polonia per distribuire forniture mediche essenziali di emergenza, kit di traumatologia e per chirurgia; farmaci salvavita e di urgenza; forniture di laboratorio; per poi effettuare distribuzioni di materiali e farmaci in Ucraina ma anche nei paesi vicini che assistono i profughi.

La risposta alla situazione di grave emergenza causata dalla guerra consiste nel realizzare servizi per la cura dei traumi da guerra, ma soprattutto per garantire la continuità delle cure per tutte le categorie di pazienti cronici e che necessitano di farmaci e cure salvavita.
Fondamentale ricordarsi che le condizioni di sovraffollamento dei profughi possono peggiorare la situazione del COVID-19 e delle epidemie di polio e morbillo. E’ fondamentale da parte di tutti i soggetti che partecipano a vari livelli alla assistenza della popolazione Ucraina sostenere gli sforzi di risposta al COVID e alla sua diffusione assicurando che tutte le risposte rimangano attive e che continui la distribuzione di dispositivi di protezione personale (DPI), di forniture di test Covid, e soprattutto di vaccini e di terapie necessarie per i casi particolarmente aggressivi.

dati e contesto da OMS clicca qui

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WorldNTDDay 3a giornata mondiale delle malattie tropicali neglette – trascurate e dimenticate NTD

30 gennaio 2022
TERZA GIORNATA MONDIALE delle MALATTIE TROPICALI Neglette.

Più di due miliardi di persone nelle arre tropicali e subtropicali, ed in particolare nei paesi più poveri e depressi, rischiano nel corso della loro esistenza la salute e la vita a causa delle malattie presenti nei loro territori (malattie tropicali) di natura infettiva per le quali ancora non esiste interesse a studiare e produrre vaccini e farmaci.

Clicca qui per approfondire sulle NTD MALATTIE TROPICALI NAGLETTE – TRASCURATE E DIMENTICATE


INSIEME, POSSIAMO #BeatNTDs  uniti contro le Malattie Tropicali Trascurate e Dimenticate

Abbiamo assistito ad un grande interesse in tutto il mondo all’iniziativa sotto la bandiera di Uniting to Combat NTDs, con la leadership dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e il sostegno economico del Principe Ereditario di Abu Dhabi, più di 300 organizzazioni partner da tutto il governo, il mondo accademico, i donatori, il settore farmaceutico, la società civile e i settori privati si sono uniti per sostenere la Giornata Mondiale NTD quest’anno.

Il messaggio dell’ OMS è stato quello inviato a ciascuno di noi. Quello di unirci tutti insieme, in tutto il mondo,  per diventare consapevoli che l’aiuto a combattere malattie ben conosciute ma trascurate in ben 146 paesi, che non hanno la forza di darsi una organizzazione sanitaria, ma dove la fame e la povertà giocano un ruolo dominante, comincia dalla volontà di ciascuno a cambiare mentalità, modo di vita, e coscienza verso gli altri.
il 30 gennaio 2022, per la terza giornata annuale #WorldNTDDay

 

La Giornata Mondiale per le Malattie Tropicali Trascurate e Dimenticate (NTD) ha avuto l’obiettivo di sensibilizzare prima di tutto ciascuno di noi e poi leader politici, capi di governo, i grandi capitali internazionali, big farma e i gruppi che possono sostenere la lotta contro le malattie presenti nella maggior parte dei paesi poveri e dimenticate.

Il 30 gennaio 2022 si è illuminato  il mondo. Molti paesi hanno aderito illuminando i loro simboli.

 

 

Unisciti a noi nella Giornata Mondiale NTD 2022 mentre illuminiamo il mondo nel tentativo di combattere le NTD e garantire un futuro più luminoso per tutti.

https://worldntdday.org/

 

Perché occuparsi delle Malattie Tropicali Trascurate e Dimenticate ( NTD )?

DOVE LE CURE NON ARRIVANO
DOVE LE CURE NON ARRIVANO

Perché le Malattie Tropicali Trascurate e Dimenticate (NTD) minacciano la salute e la vita di oltre 2 miliardi di persone che vivono nei paesi e nei territori più poveri ed emarginati del mondo. Queste malattie rendono invalidi, spesso per tutta la vita, milioni di bambini e di persone di tutte le età. Lo stato di estrema povertà e di mancanza di cibo peggiora ed aggrava queste malattie.

La mancanza di assistenza sanitaria e di strutture idonee alla cura spesso conduce alla morte. E queste malattie non solo tolgono la salute, ma anche la possibilità di vivere una vita normale come andare a scuola, lavorare e guadagnarsi da vivere, o addirittura essere allontanati dalla propria famiglia o comunità.

La cattiva notizia è che queste malattie coinvolgono sempre più persone e a causa dei cambiamenti di clima, ambiente minacciano ormai da vicino anche le aree temperate e nord del mondo. La diffusione di un virus come SARS-CoV-2 è l’esempio che nessun paese o continente è esente dall’esplosione di malattie sempre più aggressive.

Tra le cause del permanere e del diffondersi delle NTD l’indifferenza del mondo più avanzato e la mancanza di interesse economico a trovare rimedi farmacologici o vaccini per chi vive con meno di 1 dollaro al giorno.

La buona notizia? I paesi ed i popoli più avanzati cominciano a sensibilizzarsi e a realizzare primi investimenti per risolvere piano piano malattie prima considerate di impossibile soluzione. Giusti investimenti, azioni volute dalle Agenzie Internazionali, da migliaia di ONG che alvorano volontariamente in tutto il mondo, da una sensibilizzazione sempre più diffusa delle popolazioni, importanti progressi da circa un decennio sono stati compiuti.

Dal 2012 ad oggi 2022, 43 paesi delle aree più povere e depresse del mondo hanno eliminato almeno una Malattia Tropicale Dimenticata NTD. Oggi con gli sforzi dei paesi, delle Agenzie internazionali, prime fra tutti OMS e UNICEF, migliaia di sociazioni e gruppi privati di volontari, si è riusciti a raggiungere più persone con programmi di assistenza e trattando le NTD anche nelle aree più periferiche.

L’impegno di tutti sarà fondamentale per risolvere il problema di milioni di persone. Se ognuno di noi si impegnerà un pochino per conoscere e far conoscere il problema, sempre più gruppi di azione ed economici saranno spinti a studiare e ad investire sul problema. Non rimaniamo spettatori ma cerchiamo tutti insieme di sensibilizzare chi deve operare.

 

Perché una giornata mondiale?

L’organizzazione di una giornata mondiale di sensibilizzazione sulle malattie tropicali dimenticate offre una grande opportunità, ogni anno, per mobilitare maggiore attenzione, azioni diffuse e investimenti su una questione prioritaria in decine di paesi, i più poveri del mondo, misconosciuta fino ad ora. L’esistenza di malattie diffuse nella maggior parte dei paesi e che non hanno destato interesse fino ad ora dei grandi gruppi di ricerca farmaceutica e della produzione di vaccini. Dove non gira l’economia non gira l’interesse.

Ma le cose cominciano a cambiare ed oggi 30 gennaio 2022 si sono accese le luci di tutto il mondo.

 

Le NTD erano una delle poche questioni di salute e sviluppo che non avevano scaturito interesse e non erano conosciute. Fino alla prima Giornata inaugurale delle NTD nel 2020.

A seguito di una proposta all’OMS da parte di Emirati Arabi Uniti, Oman e Brasile e del sostegno di diversi altri stati membri, la Giornata mondiale delle NTD è stata ufficialmente riconosciuta nel maggio 2021. Il riconoscimento ufficiale è stato fondamentale per guidare il progresso globale per la lotta alle NTD attraverso una maggiore attenzione, aumentando la volontà politica e pubblica e mobilitando l’azione globale anche di ciascuno di noi.

 

La Giornata mondiale delle NTD riunisce i sostenitori della società civile, i leader delle comunità, gli esperti di salute globale e i responsabili politici. Ma soprattutto riunisce tutti noi, la nostra sensibilità, la nostra voglia di giustizia.

Il 30 gennaio è l’anniversario della storica “Dichiarazione di Londra del 2012” sulle Malattie Tropicali Dimenticate (NTD), che ha unito i paesi, i popoli e partner di diversi settori per spingere verso un interesse globale nei confronti del problema e verso maggiori investimenti e azioni sulle NTD. La Giornata Mondiale degli NTD non solo ha onorato questa incredibile dimostrazione di sostegno, ma ispira e raduna i partner ogni anno per eliminare gli NTD.

Nel 2021 l’OMS ha lanciato la “#NTDRoadmap2030” con nuovi obiettivi ambiziosi che coinvolgano stati, aziende, interessi economici, per una azione collettiva nella lotta contro le NTD. La tabella di marcia stabilisce obiettivi globali e pietre miliari per prevenire, controllare, eliminare o sradicare 20 malattie e gruppi di malattie, nonché obiettivi trasversali allineati con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

WorldNTDDay 3a giornata mondiale delle malattie tropicali neglette – trascurate e dimenticate NTD Leggi tutto »

Variante OMICRON e necessità di vaccinare. L’impegno della Fondazione Cesmet

 

La variante Omicron di SARS-CoV-2 con le sue caratteristiche ci impone di vaccinare la maggior parte della popolazione mondiale. Questo deve avvenire non solo nei paesi ad elevato tenore di vita (Europa, Nord America, Australia, alcuni paesi asiatici) ma soprattutto nel continente africano, latino americano e nella maggior parte dell’Asia.
La Fondazione CesmetCentro studi di medicina tropicale, da sempre impegnata in operazioni di cooperazione sanitaria in Africa, e la Clinica del Viaggiatore Cesmet sono impegnate con gli enti sanitari che in loco gestiscono programmi di vaccinazioni contro il covid-19, nel supportare economicamente e scientificamente le campagne vaccinali contro il Covid, che si dovranno moltiplicare fin da subito.

COSA E’ LA VARIANTE OMICRON

La variante Omicron – B.1.1.529, definita dalla Organizzazione Mondiale della Sanità “nuova variante preoccupante (VOC – Variants of Concern) del virus SARS-CoV-2, ha mutato le sue caratteristiche rispetto alla sua prima espressione virale del febbraio – marzo 2020. SARS-CoV-2 è un coronavirus particolarmente predisposto alle mutazioni del proprio genoma. Più il virus si riproduce e diffonde tra le popolazioni, più ha la possibilità di mutare il suo patrimonio genetico. Mutando il suo genoma muta le sue caratteristiche fisiche e di relazione con l’esterno. Le mutazioni del genoma servono a questi esseri viventi, i virus, a superare le difficoltà di sopravvivenza, a mantenere la loro progenie, a moltiplicarsi e a vivere il più a lungo possibile senza farsi sopraffare dall’ambiente esterno e dalle reazioni degli organismi viventi. Con questo meccanismo il “virus variante “ può avere una maggior trasmissibilità, aggressività, capacità nel suscitare forme severe di malattia superando le barriere immunitarie ed anche l’immunità acquisita dalle persone grazie alla vaccinazione o alla malattia precedente.
L’ultima variante di SARS-CoV-2 denominata Omicron è stata isolata prima in Botswana e poi
in Sud Africa nel novembre 2021. A partire dal 26 novembre 2021, la variante Omicron, è stata individuata anche in altri Paesi, compresa l’Italia. Come sempre capita i primi isolamenti di una variante virale rappresentano la punta di un iceberg di un fenomeno oramai diffusosi in molti paesi. Questa variante è già in mezzo a noi e si sta rapidamente diffondendo in Africa, in Europa e nel mondo. In Gran Bretagna, ed in particolare in Inghilterra sta aumentando in modo esponenziale, cominciando a provocare i primi danni.

 

PERCHE’ IL VIRUS MUTA
Si è dimostrata fin dall’inizio particolarmente diffusiva presentando circa trenta mutazioni nei geni che producono la proteina spike. Questa è la “molecola” attraverso cui il virus SARS-CoV-2 aderisce alla parete delle cellule umane; entra al loro interno e rilascia il proprio genoma ad RNA. In questo modo il virus fornisce l’informazione alle cellule umane per produrre al loro interno le componenti dei nuovi virus. Utilizzando la struttura ed i mezzi della cellula ospite i virus producono copie delle loro proteine e creano nuovi virus figli, e la vita del virus procede infettando sempre nuove persone.
E’ durante questi milioni e miliardi di replicazioni, sempre più rapide, che il virus, per proteggersi, muta le sue caratteristiche interne ed esterne, diventando quasi un “nuovo virus” rispetto all’originario. Queste notevoli

drastico aumento di contagiosità Omicron
drastico aumento di contagiosità Omicron

divergenze dell’OMICRON, rispetto al virus originale lo caratterizzano sicuramente per una maggiore trasmissibilità ed anche rispetto all’ultima variante DELTA. Forse, ma la cosa è ancora da dimostrare, una maggiore aggressività del virus nei confronti dell’organismo umano ed una capacità di superare le difese indotte dalle vaccinazioni o dalla malattia.
Da quanto sembra, per indagini compiute in diversi paesi, questa variante diffonde molto facilmente nella popolazione infantile e nei giovani.

 

VARIANTI E VACCINI
Diversi studi internazionali, effettuati sulla variante Delta hanno evidenziato, nella popolazione sottoposta a vaccinazione, una diminuzione della efficacia immunitaria dal 75% a circa il 40% di copertura dopo 5/6 mesi dall’ultima dose del vaccino. Questo vuol dire che il virus, con le sue mutazioni, ha trovato la strada per mantenere la diffusione anche nella popolazione già vaccinata. Ed il fenomeno si accentua per la perdita di efficacia del sistema immunitario dei vaccinati o degli ammalati di covid. Ricordiamo che i vaccini attualmente in uso sono stati studiati per agire contro la prima espressione di SARS-CoV-2. Da allora si sono susseguite diverse varianti, e la capacità neutralizzante dei vaccini è diminuita nel tempo. Queste sono le evidenza.
Questo è motivo per cui occorre ricorrere in questi mesi invernali 21/22 al richiamo del ciclo vaccinale iniziato da almeno 5 mesi prima. In inghilterra, da quando è sbarcata OMICRON è stata data l’indicazione di vaccinarsi nuovamente dopo 3 mesi per rafforzare le difese nei confronti del nuovo virus

VACCINARE VACCINARE VACCINARE
  VACCINARE VACCINARE VACCINARE

Le varianti dei virus si selezionano con maggiore facilità dove maggiormente i virus circolano in particolare nelle popolazione non vaccinate. Nel mondo c’è una differenza enorme di copertura di popolazione, tra i paesi a maggior tenore di vita ed i paesi considerati poveri. In Europa mediamente è vaccinato circa il 70% della popolazione, ed i paesi corrono ad accaparrarsi più vaccini possibili. In Africa al dicembre 21 è vaccinata poco meno della popolazione globale, e le scorte dei vaccini scarseggiano. E noi siamo coinvolti in questa discriminazione e grave situazione. E’ proprio nei territori dove scarsa è la vaccinazione che si mantiene la malattia e si generano varianti. Se non si ragiona in termini di “pandemia globale” e di soluzioni globali del problema, non usciremo mai da questa situazione.
Per risolvere il problema alla radice è fondamentale l’estensione della vaccinazione in tutti i continenti e paesi del mondo.
La circolazione di un virus con queste caratteristiche non si frena e poi si arresta se non quando la maggior parte della popolazione mondiale si vaccina acquisendo una profonda immunità specifica nei confronti del virus. La lotta al vaiolo ha insegnato. In quel caso l’obbligo vaccinale era esteso in tutti i paesi del mondo. E mentre nei paesi industrializzati le percentuali della popolazione vaccinata aumenta nel resto del mondo le campagne vaccinali anticovid stentano a decollare. Ed è proprio in queste popolazioni con bassi livelli di copertura immunitaria che il virus continua la sua corsa e la sua riproduzione, aumentando la sua capacità di mutare.

AIUTACI A SOSTENERE LE CAMPAGNE DI VACCINAZIONI ANTICOVID.
LA FONDAZIONE CESMET CENTRO STUDI DI MEDICINA TROPICALE E’ IMPEGNATA NEL 2022 A SOSTENERE CAMPAGNE DI VACCINAZIONI ANTICOVID NEI PAESI PIU’ POVERI E CON MINORE COPERTURA.

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La variante Omicron B.1.1.529 . Valutazioni e commenti del Ecdc (centro europeo per il controllo delle malattie infettive)

 

VARIANTE OMICRON NEL SUD DELL'AFRICA
            VARIANTE OMICRON NEL SUD DELL’AFRICA

Omicron B.1.1.529 è la denominazione della nuova variante del SARS-CoV-2 selezionatosi in Botswana e poi in Sud Africa.
Il ecdc, centro europeo per il controllo delle malattie infettive, immediatamente ha preso posizione sollecitando i paesi dell’unione ad alzare la guardia nei confronti di una variante ritenuta pericolosa e da tenere sotto controllo.
La variante “Omicron – B.1.1.529” del SARS-CoV-2 si è manifestata, da un sequenziamento in Sud Africa, con un alto numero di mutazioni del “gene S” rispetto al virus originale, causa del Covid-19. Questa variante è stata individuata all’inizio di novembre 2021 prima in Botswana quindi in Sud Africa dove si è diffusa in quasi tutto il paese. Il 26 novembre 2021 la variante è stata designata come “variante di preoccupazione (VOC)” dall’OMS.

La variante Omicron è caratterizzata da 30 mutazione e 3 piccole delezioni nella proteina spike. Di queste 30 mutazioni, 15 si trovano nel dominio di legame del recettore e sono in grado di modificare, in meglio la capacità di entrata del virus nella cellula, e quindi la sua capacità di diffusione.
Dal 26 novembre 2021, anche perché ricercati con sequenziamenti mirati, nuovi casi della variante, legati ai viaggi internazionali, sono stati rilevati anche in Belgio, Hong Kong e Israele. La nuova variante virale ha iniziato la sua corsa il modo silente, ma progressivo.
Di tutte le varianti comparse dall’inizio della pandemia del Covid-19, la variante Omicron è la più divergente dal virus iniziale SARS-CoV-2. Per questo motivo potrebbe essere associata a: [1] maggiore trasmissibilità; [2] riduzione significativa dell’efficacia dei vaccini in commercio nei suoi confronti; [3] aumento del rischio di reinfezioni in coloro che già hanno avuto Covid-19; [4] possibile aumento di patogenicità.
Queste possibilità sono tutte da studiare e ci vorranno alcune settimane per arrivare a delle conclusioni certe. Intanto il virus “Omicron – B.1.1.529” circola in modo subdolo ed i paesi nel mondo devono trovare sistemi concreti per fermarlo, o quanto meno frenare la sua corsa. Per prima cosa occorre bloccare i voli da e per i paesi coinvolti dalla mutazione e controllare coloro che provengono dalle aree a rischio variante.

Valutazione del rischio
Difficile in questo momento fare una corretta valutazione del rischio legato alla diffusione della variante “Omicron – B.1.1.529” nei paesi UE ed in particolare in Italia. Gli studi sono in corso e occorreranno 2/3 settimane per fornire risposte certe relativamente alla trasmissibilità, all’efficacia dei vaccini attuali, al rischio di reinfezioni di coloro che hanno avuto la malattia e al grado di aggressività del virus.
D’altra parte, studiando le prime evidenze nei paesi africani di origine, riguardanti l’alta trasmissibilità, molto maggiore della Delta, ed anche la potenziale capacità di sfuggire alle protezioni immunitarie, come sembra, la probabilità della introduzione del mutante “Omicron – B.1.1.529” nell’UE è stata classificata da ecdc “ALTA” – “MOLTO ALTA”.

Opzioni di risposta
Sulla base delle prime valutazione e sui raffronti effettuati con “modelli di virus realizzati in laboratorio” che hanno sviluppato mutazioni anche minori rispetto alla “Omicron – B.1.1.529”, la probabilità da parte del nuovo virus di eludere le difese immunitarie sviluppate in corso di malattia oppure dai soggetti vaccinati è particolarmente elevata. Per questo motivo occorre alzare nuovamente l’attenzione in tutto il mondo e adottare con efficacia le misure da sempre raccomandate. In particolare, i medici non si devono stancare di raccomandare ai propri assistiti e pazienti l’utilizzo delle misure di protezione personale individuale.
Il primo sistema di studio del fenomeno è la “sorveglianza genomica” ossia lo studio delle sequenze virali nei casi positivi. Solo con questo sistema riusciremo a rilevare precocemente la presenza di questa variante.
Tra i comportamenti da seguire e che le autorità sanitarie dei paesi devono impostare nuovamente: (1) evitare i viaggi da e verso le zone colpite o sospettate di diffusione della variante virale; (2) aumentare i test con il sequenziamento dei casi confermati; (3) rintracciare attivamente tutti i contatti dei casi di COVID-19 legati alla provenienza dalle zone colpite; (4) accelerare sulla campagna di vaccinazione su tutta la popolazione, fortificando con le terze dosi, nei confronti di coloro che sono già vaccinati e spingendo l’opera di convinzione nei confronti di coloro che ancora devono completare il loro ciclo vaccinale o che non hanno proprio effettuato la vaccinazione.
Occorre terminare le dosi di richiamo prima di tutto sui più vulnerabili (malati cronici e immunodeficienti) e sugli anziani. Occorre estendere la campagna booster a tutti gli adulti oltre i 18 anni, possibilmente non oltre i sei mesi dopo il completamento del primo ciclo vaccinale. Attivare la campagna di vaccinazione nei bambini tra i 5 e gli 11 anni. Il vero problema rimane la prenotazione della vaccinazione prima le normali scadenze. Nella regione Lazio i primi posti utili per prenotarsi nelle strutture pubbliche e anche nelle farmacie sono arrivati già a metà gennaio. E questo crea un primo problema, anche se la risposta cellulare linfocitaria, al contrario di quella anticorpale è più duratura e mantiene un certo grado di protezione.

Nazioni attualmente coinvolte nella diffusione della variante “Omicron – B.1.1.529”.
Riguardo alla localizzazione dei primi casi, le sequenze della variante “Omicron – B.1.1.529” sono state individuate in Botswana, Sudafrica, Israele, Hong Kong e Belgio. Tutte le sequenze disponibili sono depositate nel GISAID EpiCoV. E’ certo che molti altri paesi dell’Africa del Sud ma anche centrale cominciano a presentare casi dovuti alla variante in questione, che rimane ancora non evidente.
Fonti sanitarie di Hong Kong affermano che è stato individuato un cluster di due casi di “Omicron – B.1.1.529” legato ai viaggi, sicuramente con diffusione maggiore non controllata in questo momento.
Fonti ufficiali fonti in Israele hanno riportato un caso in un viaggiatore di ritorno dal Malawi, ed altri due casi sospetti da altri paesi africani; il ministero della salute belga ha confermato un caso in un viaggiatore che non era vaccinato.
In Botswana i quattro casi della variante Omicron denunciati erano tutti vaccinati con ciclo completato.
In Sudafrica c’è un forte aumento dell’incidenza dei nuovi casi nella maggior parte delle province del paese, con una crescita esponenziale da metà novembre. La provincia più colpita è quella di Gauteng, dove la variante è stata osservata in più del 50% di tutti i campioni testati negli ultimi giorni. Il sequenziamento di 77 campioni nel Gauteng raccolti tra il 12 e il 20 novembre 2021 ha confermato che tutti sono da ricondurre alla variante “Omicron – B.1.1.529”. La maggior parte dei casi risulta vaccinato. La variante Omicron è già dominante in Gauteng ed è presente, in proporzioni significative, nella maggior parte del Sudafrica.
Per proteggersi dalla diffusione della variante, la maggior parte dei paesi europei ha imposto il divieto di viaggio da e verso il Sudafrica e i paesi circostanti, ossia Lesotho, Botswana, Zimbabwe, Mozambico, Namibia, Eswatini. Ma altri paesi stanno sviluppando sicuramente la variante ed i viaggi continuano in ogni parte del mondo.
Ricordiamo che la capacità di rilevamento delle varianti nella regione africana è complessivamente bassa. Non solo il sequenziamento è basso ma anche la disponibilità dei tamponi è molto limitata. Solo il Botswana e il Sudafrica hanno riportato sequenze da campioni raccolti negli ultimi 30 giorni ad un livello tale da permettere il rilevamento di trasmissione comunitaria di “Omicron – B.1.1.529”. La trasmissione di questa variante non può essere esclusa per altri paesi.

MUTAZIONI
MUTAZIONI

Le proprietà della variante “Omicron – B.1.1.529”
Queste sono, per gli addetti ai lavori, alcune proprietà della variante Omicron:
La variante “Omicron – B.1.1.529” è caratterizzata da 30 cambiamenti di aminoacidi, tre piccole delezioni e una piccola inserzione nella proteina spike rispetto al virus originale (A67V, Δ69-70, T95I, G142D, Δ143-145, Δ211, L212I, ins214EPE, G339D, S371L, S373P, S375F, K417N, N440K, G446S, S477N, T478K, E484A, Q493K, G496S, Q498R, N501Y, Y505H, T547K, D614G, H655Y, N679K, P681H, N764K, D796Y, N856K, Q954H, N969K, L981F).
Di questi mutazioni, 15 sono situate nel dominio di legame del recettore (RBD) (residui 319-541). Ossia è completamente mutata, a vantaggio del virus, la porzione che consente l’entrata nelle cellule dell’ospite. La variante porta anche una serie di cambiamenti e delezioni in altre regioni genomiche (NSP3 – K38R, V1069I, Δ1265, L1266I, A1892T; NSP4 – T492I; NSP5 – P132H; NSP6 – Δ105-107, A189V; NSP12 – P323L; NSP14 – I42V; E – T9I; M – D3G, Q19E, A63T; N – P13L, Δ31- 33, R203K, G204R).
Questi dati mostrano quante mutazioni ci sono state nel genoma del virus iniziale. Queste mutazioni configurano la comparsa di un virus con caratteristiche molto diverse dai virus precedenti SARS-CoV-2.
Studi riguardanti l’efficacia della copertura immunitaria sui soggetti convalescenti e sui vaccinati.
Sono in corso studi per valutare l’efficacia dell’immunità nei confronti del virus SARS-CoV-2 indotta dalla malattia e dai vaccini realizzati da circa un anno. E’ stata comparata una “variante sintetica di laboratorio”, realizzata con 20 mutazioni della proteina spike, che manifesta una quasi completa elusione nei confronti degli anticorpi sviluppati dai soggetti convalescenti e dai soggetti vaccinati, e la variante “Omicron – B.1.1.529” che presenta invece più di 10 mutazioni nel gene S, rispetto alla variante sintetica. Da questi studi e valutazioni attualmente in corso si aspettano risposte sulla capacità della nuova variante di eludere la capacità neutralizzante degli anticorpi prodotti dai soggetti convalescenti e vaccinati. Tuttavia, ulteriori indagini virologiche e studi sull’efficacia del vaccino sono necessari per valutare fino a che punto la variante avrà un impatto sull’efficacia dei vaccini attualmente in commercio.

Studi riguardanti la trasmissibilità e la diffusione della nuova variante Omicron.
La rapida diffusione della variante Omicron in Sudafrica, che sta velocemente sostituendo la variante Delta dimostra che questo mutante sia significativamente più trasmissibile del Delta.

Studi riguardanti la patogenicità e l’aggressione della nuova variante Omicron.
Gli studi clinici sui soggetti positivi della nuova variante sono in corso. Non ci sono ancora informazioni disponibili per la valutazione di cambiamenti nella gravità dell’infezione associata a Omicron. Ad oggi non sembra che questa variante manifesti sintomi diversi o più gravi rispetto alle varianti precedenti. Alcuni individui positivi alla variante sono risultati asintomatici.

Valutazione del rischio in Europa riguardante la variante Omicron secondo ECDC.
Dal momento che ancora continuano in molti paesi europei i viaggi e gli spostamenti dai paesi in cui sono stati segnalati i casi della variante Omicron B.1.1.529 c’è un’alta probabilità di introduzione della variante SARS-CoV-2 Omicron in Europa. Introduzione sicuramente già iniziata da diverse settimane e ancora non dimostrabile.
Come già detto, oltre che nei paesi africani, la variante è stata confermata anche in viaggiatori in Belgio, Hong Kong e Israele. Questo dimostra che la diffusione della variante è in atto anche se la limitata capacità di sequenziamento per questo nuovo virus, impedisce di evidenziarne la presenza ad oggi.
Le precedenti esperienze con le varianti Alpha, Beta e Delta hanno dimostrato che l’introduzione e la diffusione dei nuovi mutanti avvengono in modo silente, inizialmente ma con grande rapidità.

OMS ipotizza che l’infezione della variante Omicron B.1.1.529 possa indurre, alla popolazione più fragile ed alla popolazione non coperta da immunità, una malattia acuta grave. Non ci sono ancora informazioni sulla patogenicità di Omicron, tuttavia l’allarme lanciato da OMS riguarda la popolazione con più alta probabilità di esiti gravi quali gli anziani, ed i soggetti con comorbidità.

Una variante così diffusiva può dimostrare sicuramente una minore risposta alla azione anticorpale. L’attuale gamma di misure di prevenzione e controllo determinata dalle difese immunitarie prodotte da malattia e vaccinazioni potrebbero non funzionare efficacemente per la nuova variante, come avviene invece per gli attuali virus mutati, in particolare la Delta. Gli attuali vaccini potrebbero quindi non essere così efficaci. Non rimane in questa attuale incertezza che riattivare tutte le misure di protezione quali l’uso delle mascherine per il viso, il distanziamento e scoraggiare quelle attività che portano ad un sovraffollamento in locali al chiuso. Le autorità sanitarie di tanti paesi sono in allarme per la possibilità di un nuovo congestionamento dei pronto soccorsi e delle unità di rianimazione.

Indicazioni degli ECDC ai diversi paesi europei dopo la manifestazione della nuova variante Omicron.
Gli ECDC appena evidenziate le caratteristiche della nuova variate Omicron B.1.1.529 hanno immediatamente indicato a tutti i paesi europei le linee di comportamento a cui attenersi per frenare la possibile diffusione del virus ed evitare conseguenze anche gravi alle popolazioni, in particolare più fragili e non vaccinate o vaccinate parzialmente.

Indicazioni sulle campagne vaccinali:
Il rischio determinato dalla presenza di 30 mutazioni nella proteina spike di Omicron è quello di una elusione alla risposta immunitaria anticorpo-mediata, ossia una drastica riduzione della efficacia dei vaccini, attualmente in uso nei confronti della variante in questione. Rimane la risposta delle cellule linfocitarie sia “helper” che “killer”, sia la risposta dei linfociti T di memoria, diretta verso proteine virali non superficiali a seguito soprattutto di infezione ma anche di vaccinazione. Questo tipo di risposta cellulare offre un’immunità più duratura e meno eludibile da parte dei virus mutanti. Questi studi per verificare la capacità del virus mutante di evitare l’azione neutralizzante degli anticorpi ad anche l’azione cellulare linfocitaria sono attualmente in corso e i dati dovrebbero essere disponibili entro due o tre settimane.

L’invito pressante di OMS a tutti i paesi è quello di accelerare le campagne di vaccinazioni in particolare nei confronti dei soggetti non vaccinati o per coloro che ancora non hanno completato il ciclo vaccinale. Occorre aumentare la copertura della vaccinazione COVID-19 in tutti i gruppi di età ma in particolare negli anziani e nelle persone vulnerabili e ripetere immediatamente le dosi di richiamo nei confronti degli operatori sanitari e in tutti coloro che hanno contatto con il pubblico.

Interventi con i dispositivi di protezione individuale
Il mantenimento o la reintroduzione dei dispositivi di protezione individuale da sempre è stata una delle indicazioni pressanti di OMS per contenere la diffusione del virus, che nel periodo invernale può raggiungere nuovi pericolosi picchi. Dopo la comparsa della variante Omicron, considerata forse la più pericolosa dall’insorgenza della pandemia, anche nei paesi con un’alta diffusione del vaccino, questa pratica è considerata l’unico strumento per frenare la diffusione della nuova variante.
Dobbiamo considerare che le regole che da quasi 2 anni ci siamo dati devono essere nuovamente rafforzate in tutta la popolazione. Occorre (1) utilizzare sempre, anche all’aperto, le mascherine facciali; ritornare più possibile al telelavoro, dove possibile, mantenere un utile distanziamento tra le persone; (3) agire modificando l’organizzazione dei mezzi pubblici per ridurre l’affollamento, con una garanzia di un’adeguata ventilazione negli spazi chiusi; (4) il mantenimento di misure igieniche idonee in ambienti pubblici; (5) fissare numeri di partecipanti idonei ad eventi sociali e pubblici;

Indicazioni sui Test molecolari e sul sequenziamento da effettuare sui campioni positivi.
La sorveglianza genomica è di cruciale importanza per l’individuazione precoce delle varianti, ed in particolare, in questo caso, della variante Omicron. Questa sorveglianza fornisce informazioni sulla presenza e sulla diffusione di questo nuovo virus mutato, ed alla conseguente valutazione del rischio e modalità comportamentale da adottare.
I primi dati sembrano confermare la validità degli attuali test molecolari ed antigenici per lo studio dei soggetti portatori del virus, tuttavia le verifiche di ciò sono ancora in corso.
Uno studio importante è sicuramente il sequenziamento del SARS-CoV-2 Omicron dalle acque reflue da utilizzare come complemento ad altri metodi di monitoraggio sulla diffusione del virus. Anche l’analisi dell’acqua di scarico dei voli in arrivo dai paesi coinvolti può essere utilizzata per rilevare l’introduzione della variante nei paesi europei.

VOLI FERMI DAL SUD AFRICA
VOLI FERMI DAL SUD AFRICA

Misure per i viaggiatori indicate dalle autorità sanitarie internazionali
Vista la situazione della nuova variante nei paesi del sud dell’Africa e le prime evidenze di casi che cominciano a manifestarsi in diversi paesi extra africani, (1) evitare i viaggi da e verso le aree colpite note o supposte, (2) aumentare i test molecolari con sequenziamento dei casi confermati (3) spingere sulla ricerca di contatti dei casi di COVID-19 variante Omicron, sono pratiche fortemente consigliate dalle autorità sanitarie internazionali e cominciano ad essere pratiche seguite da molti paesi nel mondo ed europei.
Attualmente non ci sono prove certe che la nuova variante SARS-CoV-2 si stia trasmettendo nei paesi dell’UE e la sua presenza globale, al momento, sembra essere limitata a pochi paesi. La trasmissione e la diffusione silente non può essere esclusa.

Per questo motivo severe restrizioni di viaggio e utilizzo di pratiche sulla popolazione possono ritardare l’impatto della nuova variante per alcune settimane. Questo linea di pensiero prende spunto dai precedenti modelli sulla variante Delta. Le restrizioni a breve termine possono dare tempo ai diversi paesi nel mondo di prepararsi per la nuova variante e affrontare l’attuale recrudescenza del focolaio Delta.

Limitazioni e lacune di conoscenza scientifica
Rimangono ancora molte incertezze scientifiche e lacune nelle conoscenze della nuova variante Omicron B.1.1.529. Per questo motivo sono in corso studi e valutazioni per conoscere e capire a quali rischi reali si può andare incontro. Tra i diversi studi:
– La caratterizzazione virologica, compresi studi di infettività in vitro e studi di neutralizzazione che valutano l’azione di sieri di vaccinati e convalescenti nei confronti del virus;
– Analisi epidemiologiche per stimare i tassi di crescita e diffusione della variante nei paesi coinvolti ed in quelli sospetti;
– Valutazione della gravità di questo ceppo e l’impatto sull’ospedalizzazione e sui decessi;
– L’analisi dell’efficacia dei diversi vaccini in commercio contro Omicron B.1.1.529, effetti diretti e indiretti;
– La protezione incrociata dell’immunità naturale da altre varianti di SARS-CoV-2;
– La mancanza di sequenziamento e di screening con il fallimento del target S-gene in molti dei probabili paesi colpiti significa che la vera prevalenza di questa variante è probabilmente sottostimata e quindi le capacità di implementare le capacità tecniche anche di paesi con strutture inefficienti;

fonti: ecdc – centro europeo per il controllo delle malattie infettive.

Bibliografia prposta da ecdc:
1. Botswana Government. Media Release – New COVID 19 Variant detected in Botswana. Twitter. 25 November 2021 03:16 PM. Available at: https://twitter.com/BWGovernment/status/1463874240130785280
2. National Institute for Communicable Diseases – Division of the National Health Laboratory Service – South Africa. New COVID-19 variant detected in South Africa. NCID/NHLS; 2021. Available at: https://www.nicd.ac.za/new-covid-19-variant-detected-in-south-africa/
3. Ministry of Health of Israel. The variant discovered in South African countries was identified in Israel. MoH of Israel Coronavirus Information Centre; 2021. Available at: https://www.gov.il/he/departments/news/26112021- 01
4. The Government of the Hong Kong Special Administrative Region. CHP investigates six additional confirmed cases of COVID-19 and provides update on latest investigations on imported cases 12388 and 12404. Hong Kong: GovHK; 2021. Available at: https://www.info.gov.hk/gia/general/202111/25/P2021112500379.htm
5. Het Laatste Nieuws. Eén geval van Zuid-Afrikaanse variant in ons land bevestigd: “Voorzichtigheid is nodig, paniek niet”. HLN. 26 November 2021. Available at: https://www.hln.be/binnenland/een-geval-van-zuidafrikaanse-variant-in-ons-land-bevestigd-voorzichtigheid-is-nodig-paniek-niet~a34621a6/
6. GISAID Initiative. COVID-19 lineages and variants. Munich: GISAID; 2021. Available at: www.gisaid.org
7. Ministry of Health of Italy. Covid-19, Speranza: “Nuova ordinanza vieta ingresso in Italia da Sudafrica, Lesotho, Botswana, Zimbabwe, Mozambico, Namibia, Eswatini”. Rome: MoH of Italy; 2021. Available at: https://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioComunicatiNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&i d=5845
8. Jens Spahn. Deutschland wird u.a. #Südafrika zum Virusvariantengebiet erklären. Mit Inrafttreten heute Nacht dürfen Fluggesellschaften nur noch Deutsche nach Germaby befördern, außerdem gelten 14 Tage Quarantäne für alle, auch Geimpfte Wir bleiben bei der Einreise vorsichtig. Die neu entdeckte Variante #B11529 besorgt uns, daher handeln wir hier pro-aktiv und frühzeitig. Das letzte, was uns jetzt noch fehlt, ist eine eingeschleppte neue Variante, die noch mehr Probleme macht. Twitter. 26 November 2021 08:45 AM. Available at: https://twitter.com/jensspahn/status/1464138332296863758
9. Government of the Netherlands. Checklist for entering or returning to the Netherlands from outside the EU/Schengen area. 2021. Available at: https://www.government.nl/topics/coronavirus-covid-19/visiting-thenetherlands-from-abroad/checklist-entry/from-outside-the-eu
10. L’Est Républicain. Covid-19 : un cas du nouveau variant détecté en Belgique, le premier en Europe. L’Est Républicain. 26 November 2021. Available at: https://www.estrepublicain.fr/sante/2021/11/26/covid-19-denouvelles-mesures-pour-contenir-la-5e-vague-craintes-autour-d-un-nouveau-variant
11. Nextstrain.org. Genomic epidemiology of novel coronavirus – Global subsampling. 2021. Available at: https://nextstrain.org/ncov/gisaid/global
12. Schmidt F, Weisblum Y, Rutkowska M, Poston D, Da Silva J, Zhang F, et al. High genetic barrier to SARS-CoV-2 polyclonal neutralizing antibody escape. Nature. 2021:1-9. Available at: https://www.nature.com/articles/s41586-021-04005-0
13. National Institute for Communicable Diseases – Division of the National Health Laboratory Service – South Africa. Frequently asked questions for the B.1.1.529 mutated SARS-COV-2 lineage in South Africa. NCID/NHLS; 2021. Available at: https://www.nicd.ac.za/frequently-asked-questions-for-the-b-1-1-529-mutated-sars-cov-2- lineage-in-south-africa/

La variante Omicron B.1.1.529 . Valutazioni e commenti del Ecdc (centro europeo per il controllo delle malattie infettive) Leggi tutto »

Vaccino pediatrico per la malaria

Il vaccino pediatrico contro la malaria. Un sogno che diventa realtà.

OMS raccomanda caldamente l’utilizzo di questo vaccino per la popolazione pediatrica a rischio.

TRATTAMENTI PER L'EMERGENZA AD AZEMDABO - ETIOPIA
TRATTAMENTI PER L’EMERGENZA                         AZEMDABO – ETIOPIA

Lo aspettavamo da anni questo vaccino. Ho lavorato in Africa quando di morti per malaria se ne contavano oltre 4 milioni l’anno. La maggior parte bambini sotto i 5 anni. Ora sfiorano circa i 500.000, ufficiali denunciati, di cui oltre 300.000 piccoli bambini. La malaria non perdona e si accanisce in particolare con i bambini che ancora non hanno formato difese immunitarie adeguate.
Nella mia esperienza rimpiango di non aver avuto allora un vaccino contro la malaria, ai tempi del mio lavoro in Etiopia. Il lago artificiale formatosi dopo la costruzione della diga “Gibe 1 ” ha causato la morte di centinaia di neonati e piccoli bambini dei villaggi di Azendabo, Unkuri, Nada e Baso. Piccoli agglomerati di capannucce nell’altopiano di Gimma, prima nella bush dell’altopiano di Gimma e poi sulle rive prima di un acquitrinio limaccioso per mesi, e poi di un grande lago visibile in tutte le carte moderne dell’Etiopia. La diga costruita dalla Salini Costruttori nell’altopiano, a

IL LAGO CRESCE
IL LAGO CRESCE

1600 mt slm, ha fornito corrente a gran parte dell’Etiopia. E dopo Gibe 1 hanno continuato Gibe 2 e Gibe 3, una serie di dighe e di grandi bacini che hanno consentito all’Etiopia addirittura di vendere corrente elettrica. Ma a che prezzo. Questi grandi lavori hanno creato le condizioni per la diffusione della malaria perniciosa,  particolarmente violenta.
Estate 2001. Arrivano le prime piogge negli altopiani etiopi; ma nello stesso tempo vengono   definitivamente chiuse le paratie della diga ed il bacino ampio decine di chilometri, come una stella a mille punte, comincia a riempirsi. Prima in modo impercettibile, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana. Poi più visibile durante le grandi piogge di agosto. Da tempo noi del team sanitario della Salini Costruttori pensavamo ad un sistema per proteggere le migliaia di bambini, donne e uomini, che vivevano in un altopiano ricco di villaggi, molti dei quali erano destinati ad andare sotto il livello del lago. Avevamo un pensiero fisso nel piccolo ospedale del cantiere. Ma se fosse accaduto come in altri paesi dove sono morti a migliaia. Ci domandavamo se la malaria avesse attecchito nei villaggi dell’altopiano, dove prima non era presente, avrebbe fatto una strage perché le persone ed  in particolare i bambini non sviluppano  difese immuni sufficienti per proteggersi dove la malaria non è presente o è sporadica. Ah! se mai avessimo avuto a disposizione un vaccino per la malaria da somministrare…. Una chimera! Un sogno! continuavamo a ripeterci. E il lago di Gibe cresceva in larghezza e profondità. La malaria, prima sporadica, cominciò a presentarsi nei nostri ambulatori con maggiore frequenza. Sia in cantiere tra i lavoratori locali ma anche tra gli italiani cominciarono a presentarsi casi di malaria. I metodi millenari dell’alto piano di Gimma fornivano piante locali, care alla tradizione medica del corno d’Africa, ma che facevano ahimè, un buco nell’acqua. Non c’era la malaria nell’altopiano prima della formazione del lago. Pochi casi, sporadici, causati da malaria di contiguità o da trasporto, ossia importata con macchine, pulmini , altri trasporti. Ma la malaria non attecchiva ancora a quell’altezza perché non arrivava la zanzara assassina. Poi i cambiamenti climatici hanno contribuito ad elevare la presenza di Anopheles , la zanzara vettrice , ben oltre i 2000 mt.s.l.m.

L’acqua saliva nel bacino idrografico, nei mesi. Passa l’estate. Passano le piogge, arriva il bello , secco e fresco, in certi luoghi freddo. Poi ritornano le piccole piogge marzoline e con queste il lago che s’ingrossa. E con l’acqua i giochi dei bimbi intorno al lago. Ma anche la presenza della temibile Anopheles che cresceva e diffondeva nell’ambiente prima in modo quasi impercettibile, per poi diventare un fiume in piena.
E con le zanzare arrivarono i primi casi, i primi morti. Dal cantiere, 20 minuti di macchina distava la distesa di piccole capanne in terra e sterco dal tetto di paglia . E correvamo senza sosta, il chinino in fiale l’unica arma efficace. Ma potevamo fare poco. Ci fosse un vaccino per la malaria! Le zanzariere erano allora introvabili, e si parlava appena della loro efficacia se trattate. Le medicine poche e inefficaci. E questi corpicini ovunque. I genitori disperati. Ci fosse stato un vaccino per la malaria! Ma da anni si provava a realizzare un vaccino efficace contro la malaria. Negli ambienti specialistici si parlava dei tanti trial, delle ricerche, delle speranze. Dovranno passare altri venti anni, vent’anni in cui i bambini in particolare nell’Africa sub sahariana hanno continuato a morire. Ma oggi primo ottobre 2021 qualche cosa è cambiato,  il sogno si è avverato. Le zanzariere trattate hanno fatto la loro grande parte; l’attenzione all’ambiente e la lotta alla zanzara Anopheles hanno funzionato in molti posti; i farmaci, in particolare i derivati di Artemisia hanno frenato non poco la diffusione della malaria. Ma è dal vaccino che ci aspettiamo la vera svolta. Le centinaia dei bambini morti nei villaggi del lago Gibe non ci dovranno più stare.

Il dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus, Etiope, direttore generale dell’Oms, profondo conoscitore delle realtà sanitarie del suo paese e dei problemi della malaria, ha affermato che “il momento è storico”. Il tanto atteso vaccino contro la malaria è stato approvato, ha superato tutte le fasi di ricerca ed ora è in commercio. Per i bambini che rischiano la vita è una svolta. Per la scienza è una svolta. Per la salute dei più piccoli e per il controllo della malaria è la soluzione. Il suo utilizzo, integrato con gli strumenti esistenti per prevenire la malaria, dalla lotta ambientale, alle zanzariere trattate, alla educazione personale, all’utilizzo di farmaci adeguati,  potrebbe salvare decine di migliaia di giovani vite ogni anno”.

Il direttore generale parla sapendo quanto si è atteso questo giorno. Ma tutti noi che abbiamo lavorato per anni con la malaria, e ancora conosciamo l’aggressività del parassita nei piccoli bambini, vediamo questa conquista come uno dei più grandi successi della scienza. E come in tutte le malattie l’avvento del vaccino cambia il quadro della malattia. Una malattia aggressiva e spesso mortale verso chi non ha difese, modifica il suo corso biologico nei soggetti vaccinati. Il vaccino stimola le difese cellulari ed anticorpali e crea un muro verso il microrganismo. Succede con i virus, con i batteri, ed ora anche nei confronti del parassita malarico.
Cominciano a sentirsi polemiche nei confronti di questo vaccino. “È poco efficace, copre poco, supera di poco il 50% di efficacia. Finanziare la ricerca e la distribuzione di un vaccino così poco efficace, non ha senso, perdita di soldi”. I soliti noti, i soliti superficiali  cominciano a farsi sentire.
Vorrei che i soliti noti, polemici, grandi scienziati delle chiacchiere, fossero stati presenti nelle stradine sterrate, sassose e fangose di Azendabo, diUnkuri, di Nada e Baso. Vorrei che i soliti critici, molti colleghi parolai, abituati solo a sterili calcoli percentuali,

capanne a Bule
capanne a Baso

fossero stati presenti, a mani nude, ad estrarre fuori dalle capannucce i corpi senza vita di questi esserini aggrediti dal Plasmodio. Se il vaccino per la malaria salvasse non il 50% ma solamente l’1 % di coloro a cui si somministra, varrebbe la pena utilizzarlo. Solo chi ha visto tanta sofferenza e tanta morte portata dalla malaria, si rende conto del grande giorno in cui siamo. Il vaccino per la malaria funziona ed è finalmente in commercio. Efficacia bassa, supera di poco il 50% di efficacia  ma ci sarà tempo per migliorare questo vaccino della malaria prodotto dalla multinazionale GlaxoSmithKline.

Ci sarà tempo ed oggi godiamoci questa conquista. Dopo decenni di studi, prove, sconfitte e speranze è sul mercato una chicca di vaccino. Occorre continuare ad applicare tutte le regole di igiene e di contenimento delle punture e dell’infezione. Ma il vaccino contro la malaria è una realtà e bisogna diffonderlo sempre di più.

Il Cesmet con la sua Fondazione sarà impegnato sul campo per diffondere e promuovere questa vaccinazione a più bambini a rischio possibile.

Per info sulla malaria e per consulenze sulla profilassi e, in caso di bisogno, test e visite telefona al numero +390639030481 o cliccando qui lasciando i tuoi dati.

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Estate 2021 clima impazzito, malattie e i giovani di oggi

Estate 2021 il clima impazzito, crisi ambientale in tutti i continenti. Il futuro per i giovani d’oggi non riserva nulla di buono. Con questa affermazione non voglio sembrare un allarmista o ancora peggio un terrorista climatico. Ma di stagione in stagione ci accorgiamo che la natura modifica i suoi sistemi, e sempre in peggio. 

LA CRISI AMBIENTALE
LA CRISI AMBIENTALE

Questa estate 2021 tutti noi abbiamo cominciato ad accorgerci che qualche cosa sta cambiando. Incendi; ondate di calore; immense distese di boschi e foreste andate distrutte; colture agricole e raccolti in ginocchio. In molte parti dl mondo a clima mite, la colonnina

montagne in Groenlandia
montagne in Groenlandia

di mercurio ha raggiunto punte di oltre 50°C. Abbiamo boccheggiato di caldo in città, al mare, in collina ed anche in alta montagna. Hanno boccheggiato di caldo in Groenlandia ed in diverse zone del polo Nord. Ha piovuto nel punto più alto delle montagne groenlandesi regno da sempre di neve e ghiaccio. E poi con una terra così surriscaldata abbiamo assistito nelle nostre città, paesi, campagne ad improvvise piogge violente; a grandine di dimensione non conosciuta; grandinate con una capacità distruttiva  degne dei peggiori film horror e di fantascienza. Inondazioni, morti, trombe d’aria e molto altro.

 

Ma sembra che tutto questo sia solo l’inizio. I cambiamenti del clima sono in progressivo peggioramento. Anzi la curva della frequenza degli eventi climatici estremi sembra tendere nel prossimo futuro verso una impennata molto più ripida rispetto alle tendenze attuali. E le conseguenze peggiori sono previste soprattutto nei Paesi più poveri, tanto per cambiare !! Anche le malattie, in particolare quelle le  sono in aumento. La tendenza all’aumento del calore e di umidità tende ad aumentare la presenza degli insetti nell’ambiente, insetti che hanno la caratteristica di trasportare malattie, fino a qualche anno fa presenti e limitate ad alcune nicchie tropicali.
I ricercatori calcolano nei prossimi decenni le “ondate di calore” sette volte più torride nel corso della loro vita rispetto a quanto abbiamo vissuto nei cinquanta, sessanta anni passati.
Si calcola che il clima influenzerà il doppio degli incendi e una siccità quasi tre volte maggiore del periodo attuale. Tre volte di più anche le inondazioni dei fiumi, e il calo dei raccolti sarà drastico. Il secco diventerà una costante.

Le attuali politiche climatiche, gestite ovunque dai governi di tutto il mondo, a parole tutti spinti verso la “transizione ecologica”, non stanno modificando nulla. Anzi si rimanda di anno in anno qualsiasi decisione strutturale ed incisiva. E tutto questo emerge non da riviste di fantascienza ma da un approfondito studio internazionale pubblicato su una delle più quotate riviste  internazionali: Science. Questo studio, particolarmente approfondito e ricco di dati , collega elementi di scienza del clima alla demografia. Quantifica con metodo matematico l’esposizione di ogni generazione studiata per gruppi di età e per paese dal 1960 al 2020, agli eventi meteo estremi.
Gli scienziati hanno calcolato l’esposizione nel corso della vita a scenari di riscaldamento globale tra 1 grado e 3,5 di aumento secondo le attuali previsioni e gli impegni di riduzione di gas serra da parte dei governi rispetto al periodo preindustriale.
Questi cambiamenti del clima a cui si accompagnano eventi estremi, sempre più distruttivi, modificheranno la presenza anche di malattie prima sconosciute in molte aree,  ed i livelli di sicurezza e di controllo ambientale.
La crescita delle malattie infettive è poco prevedibile. COVID-19 ne e’ un esempio. Il controllo delle epidemie sarà legato a come cataclismi, incendi, inondazioni potranno influenzare il controllo dell’ambiente in tutto il mondo. In netto aumento le malattie a trasmissione di insetti la cui presenza è legata e favorita dal riscaldamento, dalle piogge, dall’umidità dell’aria. Anche l’indebolimento delle “capacità difensive di superficie” ovvero pelle e mucose respiratorie e digestive, delle difese interne immunitarie, i sistemi della regolazione della temperatura renderanno le persone sempre più aggredibili. E non sappiamo quanto il progredire della scienza e della tecnica sarà in grado di frenare questa vera e propria catastrofe.
Parlo da padre di due ragazze ormai grandi e coscienti dell’eredità lasciata dalla mia generazione; parlo da medico tropicalista, cosciente che questa branca della medicina, un tempo misconosciuta, diventerà la gestione di una emergenza quotidiana. Non è catastrofismo ma è la realstà quotidiamo a cui ci abituiaiamo istante dopo istante.
A novembre 2021a Glasgow in Gran Bretagna ci sarà il prossimo vertice mondiale sul clima. Capi di stato, politici, economisti, scienziati, e bontà loro qualche rappresentante della società civile. Tutti a celebrare l’ennesima pantomima o sarà veramente te l’inizio di una era globalmente verde.
Noi nel nostro piccolo diamoci da fare. Quante piante hai piantato o contribuito a piantare nell’ultimo mese??

Quali e quante piccole azione hai e abbiamo fatto per diminuire le emissioni di CO2, non disperdere plastica nell’ambiambiente, diminuire i consumi di energia e gli sprechi di acqua?

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Green Pass 21: come funziona, chi lo deve usare e come si usa.

Green Pass 21: come funziona, chi lo deve usare e come si usa secondo le ultime indicazioni governative.  A  scuola, nel lavoro, nei trasporti e nel tempo libero.

 

Il GREEN PASS è un documento ufficiale, rilasciato dalle Regioni, che attesta: (1) l’avvenuta vaccinazione; (2) certifica l’avvenuta malattia Covid-19; (3) certifica un tampone negativo.

GREEN PASS
GREEN PASS


Per arginare le continue ondate delle varianti e l’inarrestabile diffusione del virus e indurre nella popolazione una risposta immunitaria

efficace contro SARS-CoV-2 è in atto una delle più massicce e capillari campagne vaccinali della storia a dimostrazione della quale si è deciso di fornire, da parte delle autorità sanitarie, una certificazione di avvenuta vaccinazione o per coloro che hanno avuto la malattia, di pregressa guarigione.

Per INFO su COVID-19, TAMPONI, CERTIFICAZIONI e VIDEOCONSULENZE CON INFETTIVOLOGI CHIAMA 0639030481 oppure scrivi i tuoi dati cliccado qui

 

A chi viene rilasciato e quanto dura
Il GREEN PASS è un documento ufficiale rilasciato dallle Regioni: (1) alla persona vaccinata contro il Covid; (2) alla persona guarita dal Covid; (3) alla persona che ha ottenuto un risultato negativo al test molecolare/antigenico. Sono stati inseriti anche con i tamponi salivari molecolari.
La durata del documento è di 12 mesi a far data dall’avvenuta guarigione dal Covid, dimostrata con tampone molecolare negativo o dall’avvenuta vaccinazione.
Per il caso di tampone molecolare o antigenico negativo, il certificato GREEN PASS ha una validità di quarantotto ore dall’esecuzione del test.

I costi calmierati dei test per ottenere il green pass
Il decreto legislativo del 9/9/21 prevede che presso le farmacie aderenti, il prezzo del test antigenico rapido a favore dei minori di età compresa tra i 12 e i 18 anni sia di 8 euro, mentre per gli over 18 il prezzo è fissato a 15 euro fino al 30 novembre 2021;

Come scaricare il green pass
Il GREEN PASS “provvisorio” viene generato automaticamente e quindi scaricato dalla Piattaforma nazionale -Dgc ed è valido dal 15° giorno successivo alla prima dose di vaccino fino alla data della seconda dose. Il GREEN PASS “definitivo” dopo la seconda dose di vaccino viene rilasciato entro 24/48 ore dalla somministrazione ed è valido per 12 mesi.
La “piattaforma nazionale” in automatico, dopo aver generato il Green Pass, invia un codice “authcode” ai recapiti mail o tramite sms di ciascuna persona, per scaricare il documento. Una volta ricevuto il codice personale, con i dati presenti sulla propria Tessera Sanitaria, si può scaricare la Certificazione GREEN PASS tramite il sito www.dgc.gov.it o attraverso  la App Immuni.scaricata sul cellulare.  Oppure, è possibile scaricare il certificato se si è in possesso di Spid o Carta d’Identità Elettronica (CIE) attraverso l’applicazione IO, oppure si può accedere al fascicolo sanitario elettronico regionale sempre utilizzando lo Spid.
In caso di mancato arrivo di sms o email, è possibile recuperare comunque il “codice authcode personale” sul sito www.dgc.gov.it per poter scaricare il green pass dallo stesso sito con Tessera Sanitaria. 

IN CASO DI DIFFICOLTA’ se serve assistenza per arrivare a scaricare il Green Pass si può contattare il numero verde 800.91.24.91 attivo tutti i giorni dalle 8 alle 20 oppure scrivere all’indirizzo: cittadini@dgc.gov.it.


GREEN PASS
e bambini

Il green pass non è richiesto sotto i 12 anni di età. Gli under 12 possono entrare ovunque senza mostrare alcun documento. Ricordiamo che sotto i 12 anni ancora non è disponibile alcuna vaccinazione. Quindi no GREEN PASS e no tamponi.

 

CERTIFICATO ESENZIONE
CERTIFICATO ESENZIONE

ESENZIONE dal GREEN PASS (ministero salute)
Sono esenti tutti i soggetti sotto i 12 anni. Sono esenti tutti i soggetti a cui viene rilasciata idonea certificazione medica secondo i criteri definiti con circolare del Ministero della salute». Il “certificato medico di esenzione” alla vaccinazione anti Sars-Cov-2 viene rilasciato nel caso in cui la persona debba “omettere o differire” la vaccinazione per condizioni cliniche documentate. In questi casi la vaccinazione è “controindicata” in maniera permanente o temporanea. La certificazione per il momento potrà avere una validità massima fino al 30 settembre   2021  e servirà per accedere a tutte le attività che richiedono l’obbligo di mostrare il green pass.

Chi ottiene l’esenzione dalla effettuazione di vaccinazione deve continuare a mantenere le misure di prevenzione utilizzando le mascherine, il distanziamento dalle persone, lavaresi le mani, evitare assembramenti in particolare in locali chiusi. Ossia tutti quei comportamnti che evitano il contatto con il virus.

 

In quali luoghi pubblici non è necessario il green pass?
No green pass in negozi, farmacie, supermercati, ma anche nei bar e ristoranti all’aperto, dove si potrà pranzare o cenare liberamente; No nelle piscine all’aperto. No green pass nelle chiese.  
No green pass se ristoranti e bar degli alberghi sono esclusivamente a disposizione dei clienti interni;
 mentre la certificazione sarà richiesta se la ristorazione è disponibile anche al pubblico esterno.

SI green pass nei servizi di ristorazione (ristoranti e bar) per il consumo al tavolo al chiuso, quindi all’interno del locale. No per le consumazioni negli spazi esterni.    I ristoranti degli alberghi chiederanno il GREEN PASS solo ai clienti esterni.

GREEN PASS per assistere a uno spettacolo o visitare una mostra.
E’ necessario mostrare il green pass per accedere a spettacoli aperti al pubblico, eventi, competizioni sportive (partite di calcio o altri sport) e per entrare in un museo o in altri luoghi di cultura. Occorre mostrare il green pass per visitare una mostra.
GREEN PASS per piscine o palestre e locali sportivi al chiuso.
C’è l’obbligo di green pass al chiuso per palestre, piscine, centri per sport di squadra, nei centri benessere, anche all’interno di strutture ricettive, oltre che per tutti gli sport di squadra al chiuso. Per l’attività sportiva all’esterno di locali non è richiesto mostrare il Green Pass
GREEN PASS per convegni, fiere e concorsi.
C’è l’obbligo di mostrare il green pass per partecipare a sagre, fiere, convegni, congressi sempre al chiuso. Anche nei centri termali o parchi di divertimento sempre al chiuso. L’obbligo di mostrare green pass vale per la partecipazione a concorsi pubblici e a incontri e congressi in luoghi chiusi.

GREEN PASS per le mense aziendali
SI green pass all’ingresso delle mense aziendali e dei locali di ristorazione. L’obbligo del green pass riguarda commensali e dipendenti che dovranno essere controllati da apposito personale.

GREEN PASS
a scuola
SI GREEN PASS, in base al d.l. 9/9/21, da parte di chiunque accede a tutte le strutture delle istituzioni scolastiche, educative e formative. Tutti coloro, compresi lavoratori esterni, che accedono ai locali scolastici sono tenuti ad avere il green pass. Deve essere in possesso del green pass sia il personale delle mense, sia gli addetti alle ditte di pulizia.
SI GREEN PASS per i genitori degli alunni che accedono ai locali scolastici o di qualsiasi istituzione educativa e formativa.  Devono avere la certificazione di avvenuta vaccinazione o malattia. I genitori che entrano a scuola per colloqui con i docenti, o anche per firmare una giustificazione, o portare un libro dimenticato o per accompagnare il figlio a scuola.
No GREEN PASS per gli studenti. Gli studenti possono accedere alle aule scolastiche ed alla scuola in genere senza green pass, ma con il rispetto delle regole comuni: indossare la mascherina e rispettare il distanziamento di almeno un metro. La mascherina non è obbligatoria nelle classi dove tutti gli studenti sono vaccinati.
Si GREEN PASS per gli studenti degli Istituti tecnici superiori (Its); per gli studenti che frequentano università, conservatori e accademie.
Il decreto legge 9/9/21 prevede l’obbligo del green pass al tutto il personale scolastico e agli allievi degli Istituti tecnici superiori.
L’accesso ai servizi educativi per l’infanzia, asili, nidi ed altre istituzioni scolastiche equiparate rendono obbligatoria la presentazione del GREEN PASS.

Gli esoneri del green pass nella scuola
Sono esonerati a presentare il green pass per entrare in tutte le scuole di ogni ordine e grado gli studenti ed i soggetti con certificato medico di esenzione dalla campagna vaccinale rilasciato secondo i criteri definiti dalla circolare del Ministero della salute.

Sanzioni per chi entra a scuola senza green pass
Chi entra a scuola senza green pass pur avendone l’obbligo è soggetto ad una sanzione da 400 a mille euro. I docenti che non mostrano il green pass hanno una sanzione aggiuntiva, dopo cinque giorni di mancata dimostrazione, della sospensione dello stipendio.
Devono controllare il green pass i dirigenti scolastici e i datori di lavoro delle aziende scolastiche private. Le sanzioni da 400 a mille euro sono previste sia per chi non ha il pass sia per i dirigenti e i datori di lavoro che non hanno controllato in modo adeguato o che hanno consentito l’accesso a chi non aveva il green pass.


TRASPORTI

GREEN PASS sui treni e trasporto urbano
Si GREEN PASS obbligatorio dal 1° settembre 2021 sui treni ad alta velocità, intercity, intercity notte. La verifica viene effettuata dagli addetto alle ferrovie e dal capo treno.
No GREEN PASS sui mezzi del trasporto pubblico locale: metropolitane, autobus o tram.

GREEN PASS su navi
Si GREEN PASS su navi e traghetti interregionali. No green pass sui collegamenti marittimi locali delle isole e nello Stretto di Messina in quanto si tratta di trasporto pubblico locale.

GREEN PASS in aereo
Sì GREEN PASS sui voli internazionali (OBBLIGO di ciclo vaccinale completo), e sulle tratte di collegamento aereo interne (basta aver fatto da quindici giorni la prima dose).


GREEN PASS
per rientrare dall’estero in Italia
Per entrare in Italia dai paesi europei il GREEN PASS EU del viaggiatore deve attestare: (1) aver completato il ciclo vaccinale prescritto anti-Sars-Cov-2 da almeno 14 giorni; (2) essere guarito dal Sars-CoV-2; (3) aver fatto un tampone molecolare o antigenico effettuato nelle 48 ore prima dell’ingresso in Italia con esito negativo.
I minori al di sotto dei 6 anni sono esentati dall’effettuare il tampone pre-partenza.
La certificazione relativamente al completamento del ciclo vaccinale deve riferirsi ad uno dei quattro vaccini approvati dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema):
– Comirnaty di Pfizer-BioNtech,
– Moderna,
– Vaxzevria (AstraZeneca),
– Janssen (Johnson & Johnson).

Per i viaggi dall’Italia ai Paesi Ue e dell’area Schengen è necessario esibire il green pass rilasciato dopo aver completato il ciclo vaccinale (non basta la prima dose) oppure dopo essere risultati negativi al tampone.


GREEN PASS
su autobus di linea

Si GREEN PASS per chi viaggia nelle tratte che collegano due o più regioni o che effettuano percorsi turistici più lunghi. L’obbligo è esteso anche per servizi di noleggio con conducente nelle tratte interregionali.

GREEN PASS nelle RSA
Dal 10 ottobre prossimo sarà obbligatorio vaccinarsi e quindi mostrare il GREEN PASS per tutti i dipendenti delle Rsa (Residenze Sanitarie Assistenziali dedicate ad anziani non autosufficienti), compresi gli amministrativi e gli addetti alla mensa. In precedenza l’obbligo vaccinale era per medici e infermieri. L’obbligo è esteso quindi a chiunque frequenti le RSA.
Sanzioni per chi non rispetta le regole nelle Rsa
Tutto il personale che lavora nelle Rsa dovrà essere vaccinato e presentare il GREEN PASS. A chi non avrà effettuato la vaccinazione obbligatoria sarà applicata una sanzione che va da 400 a mille euro. La sanzione sarà applicata ai lavoratori, ma anche ai dirigenti e ai datori di lavoro ai quali sono demandati i controlli. Al personale che continua a non essere in regola si applica la sanzione aggiuntiva della sospensione dello stipendio dopo cinque giorni. Le verifiche spettano ai responsabili delle Rsa e ai datori di lavoro.


UNIVERSITÀ

GREEN PASS per accedere nelle strutture universitarie.
Sì GREEN PASS per d.l. 9/9/21 per chiunque acceda alle strutture del sistema nazionale universitario. Anche il personale delle mense e gli addetti alle pulizie oltre che per i docenti e il personale amministrativo.

Sì GREEN PASS per tutti gli studenti.
Controlli nelle università
I Rettori e loro delegati delle Università e delle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica sono tenuti a verificare il rispetto delle prescrizioni. Le verifiche sono svolte a campione con le modalità individuate da ciascuna Università. Se si accede alle strutture universitarie per motivi di servizio o di lavoro, la verifica sul rispetto delle prescrizioni deve essere effettuata anche dai rispettivi datori di lavoro.

 

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