COVID-19 il test rapido sierologico non basta da solo a dare risposte
Il test rapido sierologico IgM IgG non basta da solo a fornire una risposta corretta sulla resistenza o sensibilità per COVID-19.
Sei resistente o sensibile all’infezione da Coronavirus? I tuoi malesseri negli ultimi mesi sono da ricollegare ad una infezione dal virus SARS-CoV2? Hai sviluppato anticorpi al virus nonostante le tue malattie croniche? Oppure queste sono motivo di aggravamento di una eventuale infezione? Puoi essere nella condizione di diffondere virus a terze persone a te vicine, familiari o colleghi di lavoro? E ci sono comportamenti da adottare nella fase di ripresa lavorativa o di attività personale, per evitare il contagio con il Coronavirus?
Per rispondere a queste e ad altre domande non servono fiumi di parole confuse e poco chiare provenienti da media di tutto il mondo, che non fanno che confondere le acque e le notizie. Per rispondere a queste domandi occorre basarsi su fondamenti scientifici solidi. Le risposte provengono da chi può valutare, con un consulto attento ed approfondito i dati del tuo comportamento, dei tuoi contatti, della tua storia medica recente, dai tre mesi in avanti; della tua storia sanitaria passata di malato cronico. E possa valutare la funzionalità del tuo organismo e i risultati dei test di laboratorio, siano essi da tampone che quelli sierologici per COVID-19. La sintesi di tutti questi dati consente ad un medico possibilmente specialista di risponderti in modo serio ed esaustivo, per quanto possibile a tutti questi quesiti ed altri ancora.
Richiedi informazioni sulle modalità dell’effettuazione del consulto e del test ed i costi applicati presso il CESMET.
Un “test rapido” da solo, ossia la ricerca degli anticorpi fine a sé stessi per COVID-19, non fornisce alcuna risposta utile, se non rapportata alla tua storia sanitaria recente.
La storia naturale della infezione da Coronavirus prevede una serie di fasi che non possono essere interpretate da un solo test. La nostra procedura proposta a chi vuole delle risposte ai propri quesiti e per certificare lo stato di salute prevede:
(1) una attenta raccolta di dati del tuo comportamento e dei sintomi eventuali presentati negli ultimi 3 mesi;
(2) test di funzionalità polmonare, o meglio, di funzionalità dell’alveolo polmonare e della sua capacità di assorbire ossigeno (ossimetria – presenza in% di ossigeno nel sangue); dell’onda sfigmica capillare, ossia lo studio della elasticità dei piccoli vasi e dell’interferenza al diffondere l’onda del flusso sanguigno; di alcuni parametri cardiologici, che risentono della reazione infiammatoria e dei diversi sistemi in presenza di virus particolarmente aggressivi; parametri alterati molto precocemente a causa del danno cellulare ed infiammatorio, con risentimento per tutto l’organismo;
(3) test sierologici qualitativi per la ricerca di anticorpi IgM ed IgG (test rapido) per COVID-19. Costituiscono un parametro supplementare per evidenziare la produzione dei due tipi di anticorpi, risposta di difesa dell’organismo, tardiva rispetto ai sintomi della malattia, che costituiscono la difesa precoce di questo nei confronti del virus.
La produzione dei diversi tipi di anticorpi costituiscono una delle fasi della difesa nei confronti del virus, ma non le sole. D’altra parte la ricerca del virus con la tecnica del RT-PCR, la ricerca dell’RNA virale, è sempre da considerare il test “gold standard” nella fase di infettività dell’individuo. Il test per COVID-19 si mantiene positivo da alcuni giorni successivi al contagio fino alla manifestazione dei sintomi, e continua anche all’inizio della produzione degli anticorpi IgM. Con la produzione delle IgG, generalmente il tampone si negativizza.
Lo schema sotto riportato spiega bene la progressione dell’infezione, la sua storia naturale, le diverse fasi con i movimenti del virus, degli anticorpi e le fasi della malattia. Qui è chiara l’inutilità di una risposta del solo test rapido. Come la non completa risposta del tampone a chi chiede informazioni complete sullo stato di reattività del suo organismo.
il Protocollo CESMET che prevede la raccolta dei tuoi dati epidemiologici e sanitari; l’effettuazione dei test funzionali, che si alterano nelle primissime fasi dell’infezione, quando il tampone è positivo; la valutazione dei sintomi della malattia; la ricerca degli anticorpi M e G, trova giustificazione nello schema sotto riportato:
Lo schema della “storia naturale della infezione con lo sviluppo della malattia COVID-19” ci evidenzia:
• (prima settimana dal primo contatto con il virus (4/7 gg) – incubazione -) il tampone per il virus è positivo e la presenza di RNA virale è in crescita esponenziale; i sintomi della malattia sono assenti. Gli anticorpi M e G sono assenti;
• (seconda settimana dal primo contatto con il virus (10/14 gg) – incubazione al termine ) il tampone per il virus è positivo, diminuisce l’RNA virale ed aumenta la presenza di virus maturo che inizia ad indurre la risposta difensiva dell’organismo. Iniziano i primi sintomi molto deboli. L’organismo prova a difendersi. Anticorpi M e G negativi.
• (terza settimana dal primo contatto con il virus 14 / 21 gg – sintomi clinici evidenti) il tampone tende a negativizzarsi. il virus, ancora presente è sempre meno attivo, la risposta difensiva generale dell’organismo cresce con l’evidenza dell’aumentare dei sintomi. L’organismo, dopo aver attivato la risposta cellulare immunitaria comincia a produrre anticorpi. (IgM) nelle così dette fasi precoci, che però nella storia naturale della malattia sono da considerarsi abbastanza tardive. Inizia la produzione di Anticorpi IgM, la presenza del virus cala ulteriormente, le IgG ancora non vengono prodotte.
• (quarta settimana dal primo contatto con il virus 18/28 gg– diminuzione della sintomatologia)
il tampone è ancora positivo in quanto rileva presenza di bassa carica virale. Il virus è stato quasi neutralizzato ma la persona può ancora diffondere. I sintomi sono quasi del tutto scomparsi. L’organismo ha attivato in pieno la sua risposta difensiva cellulare ed anticorpale. Permangono gli anticorpi recenti IgM ed inizia in modo importante la presenza degli anticorpi IgG. (si possono trovare contemporaneamente.
• (quinta settimana dal primo contatto con il virus, oltre28 gg) tampone negativo; assenza del virus; sintomi clinici esauriti, periodo di convalescenza; Gli anticorpi (IgM) tendono a diminuire e poi a scomparire. Crescono in modo esponenziale gli anticorpi IgG che costituiscono il fattore di resistenza alla reinfezione.
Da questa descrizione si capisce che nessun test sierologico, ma neanche il tampone da solo, per COVID-19 può caratterizzare e descrivere la storia completa dell’infezione e della risposta difensiva dell’organismo. Ogni fase di questa storia dell’incontro del coronavirus con l’uomo viene caratterizzata in modo diverso dal ritrovamento del virus, degli anticorpi, di impercettibili alterazioni della funzionalità interna di diversi sistemi, di sintomi lievi e poi gravi. Una risposta complessa ad una aggressione di un esserino microscopico che ha solo l’obiettivo di riprodursi in milioni o miliardi di copie.
Poi vanno considerati i rari ma possibili fattori aggravanti, e peggiorativi quali l’assenza della risposta immune con il permanere del virus ed il peggiorare dei sintomi. Una risposta abnorme dell’organismo che può portare le persone in terapia intensiva, fino all’aggravamento irreversibile.
Quanto sopra riportato deve essere oggetto di studio e di valutazione esaminando una persona.
A queste valutazioni occorre aggiungere che in medicina non esiste un modello di risposta standard applicabile al 100% e ciascun individuo è diverso dall’altro.
Ma il medico deve essere in gradi di fare la sintesi di tutti i parametri studiati e di fornire le giuste risposte ai quesiti delle persone.
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Dal Ministero della Salute: Emanata il 3 aprile dal ministero della Salute la circolare che fornisce l’aggiornamento delle indicazioni sui test diagnostici e sui criteri da adottare nella determinazione delle priorità e l’aggiornamento delle indicazioni relative alla diagnosi di laboratorio.
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