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Un caso mortale di Encefalite Giapponese in un turista australiano

21 Giugno 2017- Encefalite Giapponese
Autore: Chiara Talone – Resp.scientifico: Dott. Paolo Meo Australia- Un caso mortale di Encefalite Giapponese in un turista australiano, di ritorno dalla Thailandia, dopo una vacanza di 10 giorni a Phuket. La diagnosi, effettuata in Australia, non ha chiarito come possa aver contratto la malattia che, peraltro statisticamente, è considerata rara. Il turista non era vaccinato. PROMED Archive Number: 20170621.5122453; ABC News
A coloro che si recano in zone endemiche è raccomandata la vaccinazione che è l’unica arma preventiva, efficace, oltre ad evitare la punture degli insetti con abbigliamento coprente e un efficace repellente.
Il commento del dott. Meo:
“Morto per una encefalite causata da un virus considerato da contagio impossibile, il virus della Encefalite Giapponese.
Dieci giorni di soggiorno a Phuket,  una delle zone marittime più gettonate, meta di milioni di viaggiatori. Mai successo nulla. Non era andato ne in foresta ne nelle risaie interne. Quante teorie strane e prive di significato.
A lui che prendeva il sole sulle spiagge del sud della Thailandia è accaduto ed è morto.
Per lui le statistiche non contano nulla, non contano più nulla. Il virus che uccide maiali, animali da cortile e tanti uccelli ha colpito duro a livello cerebrale e poi non ha lasciato scampo.
Quanta incertezza nel consigliare il vaccino. Un vaccino sicuro ed efficace, un vaccino salvavita.
Oggi il consiglio deve essere un imperativo. Perché rischiare quando il vaccino per Encefalite Giapponese copre nel 100% dei casi.
Il contagio avviene nelle città, nei centri abitati, dove gli animali convivono con gli uomini. E bastano pochi giorni di soggiorno per rischiare.
Che questo ennesimo decesso serva di monito. Lui e la ragazza che ad Hong Kong, partita da Milano, non ce l’ha fatta per una meningite di tipo B.
Ragazzi vogliamo smetterla di giocare alla Roulette Russa con malattie evitabili?! Sono vaccini costosi, ma la vita vale più della spesa nei confronti di chi può’Per saperne di più –  Encefalite Giapponese: cosa c’è da sapere

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Encefalite Giapponese: cosa c’è da sapere

L’Encefalite Giapponese è una infezione virale acuta, trasmessa all’uomo da zanzare del tipo Culex, e rappresenta la prima causa di malattia encefalica, midollare e meningea nei paesi Asiatici ed in particolare in Estremo Oriente. L’infezione virale si diffonde sia nelle aree rurali particolarmente umide ed acquose, per esempio nelle risaie, dove si affollano uccelli di tutti i tipi ma in particolare Aironi a vari tipi di trampolieri; sia in aree abitate da animali da cortile, ed in particolare da maiali, sempre più diffusi in tutta l’Asia orientale, il Sub-continente indiano, ed in particolare in Cina, fino alle Filippine ed al Giappone, al sud est asiatico con tendenza a diffondere nel Borneo ed in parte dell’Oceania (Isole del Pacifico). Villaggi rurali ma anche città dove convivono animali da cortile, ed in particolare maiali con uomini, costituiscono un luogo preferenziale dove il contagio attraverso la puntura di zanzara viene facilitato.

La convivenza tra animali, e tra questi i suini, e l’uomo, caratteristica della cultura orientale, ed in particolare la vita di intere famiglie contadine accanto alla loro fonte di reddito, gli animali, nei sobborghi della maggior parte delle città orientali; ed anche la presenza nei mercati e nelle grandi fiere commerciali di suini vivi, che vengono tenuti in pessime condizioni igieniche, favoriscono la presenza ed il diffondersi di encefaliti suine, e la sempre maggiore diffusione della malattie in altri mammiferi e nell’uomo. Gli aironi ed altri uccelli migratori funzionano da diffusori importanti della malattia. Così si spiega la diffusione rapida non solo lungo le vie commerciali dei suini, ma anche lungo le tratte migratorie dei grandi uccelli. La diffusione della malattia anche in Australia ed in diverse isole oceaniche, trova una spiegazione in questo tipo di trasmissione. Non solo quindi le aree rurali ma anche villaggi, cittadine e metropoli non vengono risparmiate dalla diffusione di questa grave malattia, spesso asintomatica, talvolta aggressiva e raramente mortale. Una malattia che non va sottovalutata da chiunque per ragioni di turismo, di lavoro o di studio si rechi nei paesi Asiatici ed anche oceanici.

La malattia è particolarmente frequente ed attiva negli animali, specialmente uccelli e suini, con possibilità di trasmissione all’uomo, durante il periodo monsonico, in particolare nel periodo iniziale di cambio dei venti, di arrivo delle masse di aria caldo umide e di aumento della presenza della zanzara, del tipo Culex, nel terreno. La zanzara è presente nella fase iniziale delle piogge, con una lieve flessione della presenza durante il periodo delle forti piogge e dei cicloni, e con una ripresa della attività alla fine della stagione delle piogge. Dalla fine dei mesi di aprile e maggio fino al mese di novembre inoltrato sono coinvolti nella trasmissione della virosi i paesi asiatici del Nord, con diminuzione del rischio di contagio della malattia nella Malesia, Indonesia e Borneo. Dal mese di Ottobre i rischi di contagio del virus si invertono con una diminuzione della malattia al sud dell’Asia ed una forte ripresa dal Sub continente indiano, l’isola di Sri Lanka, al Myanmar, la Thailandia, Vietnam e Cambogia, ed i paesi del nord dell’Asia. Nella fascia equatoriale, dove il caldo umido, la presenza di zanzare e le ore luce rimangono costanti, la malattia si mantiene presente negli animali ed il rischio di contagio si modifica di poco. Nei paesi con cambiamenti stagionali marcati, il rischio della malattia si lega alla stagione e scompare dal territorio. Quindi esiste una fascia centrale, equatoriale, di rischio costante, una fascia intermedia, tropicale, di rischio periodico, ed una fascia sopra tropicale di rischio sporadico, legato anche alla migrazione degli uccelli ed alla presenza di suini infetti, sempre in presenza della zanzara vettrice.

Il contagio può avvenire durante un soggiorno anche breve in una area considerata a rischio per la presenza di animali infetti. Ma il rischio di contagio è presente anche durante un passaggio veloce in una area a rischio malattia. Le indicazioni preventive che indicano la vaccinazione a chi risiede sul territorio per più di un mese hanno scarsa validità scientifica. La trasmissione può avvenire anche per un passaggio di pochi minuti in un posto rischioso. E’ evidente che maggiore è il periodo di soggiorno e maggiore è il rischio di contagio e di ammalare. Ma legare la pratica vaccinale al periodo di permanenza è un “non senso” scientifico ed anche pratico.

Indicazioni per i viaggiatori internazionali

La vaccinazione non è obbligatoria ma deve essere consigliati a chi si reca nei paesi e nelle aree considerate a rischio. I bambini sono i soggetti più a rischio e quindi per loro va fatta una reale valutazione vaccinale.

Si stima che il rischio di sviluppare l’encefalite giapponese sintomatica nei viaggiatori diretti in aree endemiche sia compreso tra 1 su 100.000, ma aumenta nel caso i viaggiatori si spostino in aree rurali. Sono a maggior rischio i viaggiatori, i campeggiatori, che visitano aree rurali e agricole nei paesi endemici. E’ aumentato negli ultimi anni il rischio anche nelle aree urbane, determinato anche dal trasporto di zanzare infette con mezzi di trasporto. Inoltre, le variazioni stagionali nella trasmissione dell’infezione sono correlate alla temperatura e alle precipitazioni. Le regioni asiatiche a clima temperato (tra cui Giappone, Cina e India settentrionale) sono soggette ad epidemie annuali (da aprile maggio a novembre), mentre nelle regioni tropicali ed equatoriali (Indonesia, Malesia, Filippine, India meridionale) la trasmissione può verificarsi in ogni stagione dell’anno, con picchi dopo le stagioni monsoniche e l’irrigazione associata alla coltivazione del riso. Il vaccino IXIARO è indicato per la popolazione neonata, dai due mesi in avanti, per bambini dai 3 ai 13 anni e per gli adulti. E’ consigliato anche per gli over 65.

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MERS-CoV: per saperne di più

11 Giugno 2015  -La Sindrome Respiratoria Mediorientale da Coronavirus (MERS- CoV) è una malattia respiratoria virale, causata da un coronavirus, virus a RNA. I sintomi prodotti da questo virus sono generalmente simili ad un semplice raffreddore da rhinovirus (rinorrea, ostruzione delle coane, starnuti, febbricola). Del genere Coronavirus fa anche parte il temibile virus della SARS che nel 2003 provocò la morte di 775 persone nel mondo.
I coronavirus sono responsabili del 20% delle polmoniti virali. La SARS, variante dei Coronavirus, che fu isolata per la prima volta nel 2003, ha le stesse caratteristiche morfologiche degli altri Coronavirus, ma risulta essere una specie del tutto nuova derivata da un serbatoio animale, ancora non noto, che si è adattato all’uomo.
Tra i fattori che il virus della SARS utilizza per incrementare notevolmente la sua virulenza c’è un il sistema di inibizione dell’interferone.
Il primo caso di polmonite da Coronavirus è stato riportato in Arabia Saudita nel 2012 e da allora si è diffuso in diversi altri paesi, tra cui gli Stati Uniti e la Corea del Sud.
Ed è proprio della Corea del Sud il nuovo focolare a destare preoccupazione.
Secondo L’EpochTimes ad oggi sono 13 i nuovi casi di contagio confermati alle autorità locali, portando il numero totale di contagiati in Corea del Sud a 108. Di questi 9 sono decessi.
L’infezione si presenta con febbre, tosse, difficoltà nella respirazione e occasionalmente disturbi gastrointestinali e insufficienza renale.
Il 7 giugno, l’OMS ha convocato una teleconferenza con virologi provenienti da Asia, Medio Oriente, Europa e Nord America, tra cui molti con una vasta esperienza nel lavoro con i coronavirus MERS per interpretare i risultati di un sequenziamento effettuato da scienziati cinesi i quali hanno sequenziato completamente il virus isolato da un paziente che è stato esposto alla malattia in Corea e che poi ha viaggiato in Cina, dove la sua infezione è stata diagnosticata.
I risultati del sequenziamento, ad oggi sono ancora preliminari; è necessario più tempo per la loro corretta interpretazione.

Fonte: CDC

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La vitamina C uccide il batterio della tubercolosi

21 maggio 2013 – Secondo studi condotti da un gruppo di ricercatori americani, la vitamina C, aggiunta a colture di Mycobacterium tuberculosis, ne provocherebbe la morte, a causa di una reazione catalizzata dalla stessa vitamina C. La stessa azione non si esplica, invece, su altri batteri Gram positivi e Gram negativi, patogeni o no. La scoperta aprirebbe la strada a nuove terapie combinate ed assume un aspetto molto importante se si considera che l’azione battericida si esplica anche sui ceppi di Mycobacterium che rivelano resistenza alle attuali terapie, problema rivelatosi negli ultimi tempi in tutta la sua vastità e gravità.

Fonte

nature.com

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Test Mantoux

durante la chiusura estiva del Cesmet puoi prenotare il tuo test  nei giorni indicati (clicca qui)

 

Il test alla tubercolina, o Test Mantoux, indica il grado di  sensibilizzazione al bacillo tubercolare.
Si tratta di una intradermoreazione all’iniezione, nella faccia anteriore dell’avambraccio, di una quantità definita di Tubercolina. La reazione può essere completamente assente o può evidenziarsi con la comparsa di un’area papulo-eritematosa di dimensioni variabili. Il grado di sensibilizzazione al bacillo tubercolare si misura proprio dall’ampiezza, in mm, di questa reazione.
L’interpretazione del test va sempre fatta da un medico, che terrà conto anche di altri parametri clinici e epidemiologici.

Per informazioni e prenotazioni contattaci via e mail o chiama il numero 06-39030481

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Cambiamenti climatici e malattie: un esempio dalla Legionella

“Attenzione alla Legionella dopo le grandi piogge”

Situazioni di emergenza in coincidenza di particolari eventi catastrofici si possono associare a focolai di malattie specifiche. È il caso della meningite epidemica ad esempio, che facilmente capita nelle tendopoli di popolazioni di senza tetto. È il caso anche di focolai di malattie a contagio oro fecale: le varie epatiti alimentari, A ed E, le salmonellosi etc. Le alluvioni sono un fenomeno relativamente eccezionale,  ed alcuni effetti possono essere previsti, almeno in campo sanitario. È questo il caso della legionellosi. Nella fattispecie si  è già associata ad eventi alluvionali nel 2011 a Pittsburgh, con dei casi sporadici ed un piccolo focolaio di 15 casi, verificatisi nell’arco di quindici giorni, in una casa di cura. Inoltre studi epidemiologici condotti da studiosi americani ed olandesi hanno accertato un legame tra aumentata quantità di precipitazioni piovose e prevalenza di legionellosi. Addirittura, secondo uno studio in corso in collaborazione tra l’ “Allegheny County Health Dept” (Pittsburgh) e lo “Special Pathogens Lab” di  Pittsburgh,  è presente una diretta correlazione con l’intensità di precipitazione, cioè il rain rate espresso in mm/h’.  Anche se i meccanismi con i quali questa contaminazione avviene non sono del tutto chiariti, forse, il deflusso di sedimenti organici durante le forti piogge potrebbe contaminare i sistemi idrici della collettività.

Questo infatti faciliterebbe l’ingresso, quasi a pressione, e l’attecchimento della Legionella pneumophila nei sistemi di alimentazione da rete  e di distribuzione idrica negli edifici di grandi dimensioni, come gli ospedali. In coincidenza quindi dei recenti episodi di alluvioni determinati dall’uragano Sandy negli Stati Uniti, e adesso in Italia, con l’inondazione del Maremmano, i medici dovrebbero sempre sospettare la presenza di una legionellosi in caso di polmonite, sia acquisita in comunità che in pazienti degenti in ospedale, magari da tempo, ricordandosi di sottoporre il soggetto interessato al test di identificazione di Legionella sulle urine, oltre allo pneumococco.

La ricerca colturale del patogeno nelle docce e nei rubinetti dell’ospedale deve comunque accompagnare la ricerca clinica. E nel caso vi fosse una discordanza e il predetto test su urine del paziente fosse negativo, mentre la coltura da acqua proveniente dall’impianto risultasse positiva per Legionella di siero gruppo non 1, si procede alla coltura selettiva da espettorato nel malato sospetto, in quanto il test urinario rileva solamente il sierogruppo 1 della Legionella. Si devono controllare con particolare attenzione le condizioni dei bambini e degli anziani ricoverati.

Anche se il periodo di incubazione della legionellosi è di 2-14 giorni, il profondo cambiamento delle condizioni ambientali determinato dalle catastrofi naturali meteorologiche può ripercuotersi a distanza di tempo.  La Legionella è un microrganismo ambientale ubiquitario che prolifera soprattutto in ambienti acquatici caldi, tra i 32 e i 45 °C.  Si conosce anche un rapporto simbiotico fra Legionella, amebe, alghe verdi azzurre e ciliati, che probabilmente garantiscono la sopravvivenza del patogeno in ambienti umidi.  La trasmissione è facilitata dalla aerosolizzazione e le categorie a rischio sono soprattutto anziani, fumatori, pazienti con malattie respiratorie croniche, pazienti dializzati. E come affermato nella sezione dedicata all’argomento nel sito dell’ISS , http://www.epicentro.iss.it/problemi/legionellosi/legionellosi.asp , la Legionella è favorita dalle situazioni in cui le persone sono riunite in uno stesso ambiente, come avviene in case di cura, residenze per anziani, ospedali, piscine e terme e altri luoghi pubblici, nei quali è in funzione un sistema di condizionamento, di umidificazione o di trattamento dell’aria o di ricircolarizzazione delle acque. In particolare, negli ultimi anni, il problema si è manifestato in seguito all’intensificarsi dei viaggi in zone del mondo dove la gestione degli impianti idrici può essere poco accurata.

Studiando l’alta prevalenza della malattia nei camionisti, ricercatori giapponesi hanno ipotizzato che gli aerosol contaminati riescano ad entrare nel camion, quando passa su superfici stradali bagnate dalla pioggia, e disseminate di pozzanghere, in quanto la Legionella è stata isolata dalle pozzanghere di pioggia su strade asfaltate, in particolare durante la stagione calda.

Le inondazioni dovute a intense piogge hanno creato le condizioni per  un focolaio di legionellosi in un bar a St Louis, dove una pompa di pozzetto in uno scantinato allagato ha amplificato la riproduzione di Legionella e favorito l’aerosolizzazione successiva.

Nei Paesi Bassi, Schets et al. hanno trovato Legionella nell’acqua piovana raccolta nei serbatoi del tetto, che possono costituire un rischio per la salute quando aerosol contenenti Legionella si formano nel corso dell’uso dello sciacquone o quando si effettua una doccia e poi vengono inalati.

Fonte

www.promedmail.org

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Il Polmone in viaggio

Il polmone in viaggio
Il polmone è la nostra “finestra sul mondo” che ci permette di vivere consentendo il rifornimento di ossigeno e l’eliminazione dell’anidride carbonica. Diversi fattori possono influenzare il corretto funzionamento del nostro sistema respiratorio. Un ruolo negativo importante è rivestito dagli agenti esterni inalati, come il fumo di sigaretta, l’inquinamento, o da microrganismi quali batteri e virus pneumotropi .  Queste sostanze esogene, dannose alla salute, ed anche la presenza di microrganismi innescano meccanismi di difesa che richiedono il corretto funzionamento del sistema immunitario e la sua integrazione con l’efficienza dell’organismo in toto. Malattie respiratorie croniche, l’immunodeficienza, l’età, la distribuzione geografica e stili diversi di vita sono tra i fattori più importanti che possono alterare la risposta dell’organismo agli stimoli esterni.
Quello che crediamo sia semplice da affrontare nel nostro paese in cui viviamo, potrebbe non esserlo durante un viaggio o in un paese lontano. Tuttavia, anche condizioni di salute presunte scadenti o destinazioni igienico-sanitarie mediocri e quindi considerate di un certo rischio, non devono essere motivo di rinuncia di un viaggio.  Basta essere preparati e prevenire le aggressioni!
                                                                                                                                   Autore  Dr Intini Enrica
                                    Responsabile Scientifico Dr Paolo MeoIl polmone in viaggio
Il polmone è la nostra “finestra sul mondo” che ci permette di vivere consentendo il rifornimento di ossigeno e l’eliminazione dell’anidride carbonica. Diversi fattori possono influenzare il corretto funzionamento del nostro sistema respiratorio. Un ruolo negativo importante è rivestito dagli agenti esterni inalati, come il fumo di sigaretta, l’inquinamento, o da microrganismi quali batteri e virus pneumotropi. Queste sostanze esogene, dannose alla salute, ed anche la presenza di microrganismi innescano meccanismi di difesa che richiedono il corretto funzionamento del sistema immunitario e la sua integrazione con l’efficienza dell’organismo in toto.
Malattie respiratorie croniche, l’immunodeficienza, l’età, la distribuzione geografica e stili diversi di vita sono tra i fattori più importanti che possono alterare la risposta dell’organismo agli stimoli esterni. Quello che crediamo sia semplice da affrontare nel nostro paese in cui viviamo, potrebbe non esserlo durante un viaggio o in un paese lontano. Tuttavia, anche condizioni di salute presunte scadenti o destinazioni igienico-sanitarie mediocri e quindi considerate di un certo rischio, non devono essere motivo di rinuncia di un viaggio: basta essere preparati e prevenire le aggressioni.

Attenzione ai viaggi aerei

Tra i mezzi di trasporto a disposizione, l’aereo risulta essere quello che espone maggiormente a rischi e a stress da viaggio il viaggiatore. L’immobilizzazione prolungata causa alterazione della distribuzione dei fluidi corporei con insorgenza di edemi declivi (gambe gonfie) e maggior rischio di tromboembolismo (la pericolosa insorgenza di trombi nel sistema vascolare). La bassa umidificazione (10-20%) dell’aria nella cabina aerea e l’ambiente ipobarico possono nuocere a persone portatrici di malattie respiratorie e/o cardiache croniche causando ipossia marcata (diminuzione dell’ossigeno) e irritazione delle vie aeree con maggiore predisposizione ad eventi acuti. Nella cabina dove anche centinaia di persone convivono per diverse ore la possibilità di contaminazione e contagio con microrganismi diversi è possibile.

La Trasmissione aerea e le misure preventive

La stretta vicinanza con altre persone pone i viaggiatori a possibile rischio di contagio di malattie infettive trasmesse per via aerea (2). Questo rischio può manifestarsi attraverso goccioline di saliva o escreato (droplet) emesse tramite colpi di tosse e/o starnuti. Le malattie batteriche o virali, trasmesse attraverso questa via, sono molteplici e tra le più significative ricordiamo il morbillo, la parotite, l’influenza, la pertosse, la rosolia, la scarlattina, la tubercolosi, la meningite la polmonite. Le misure di difesa da adottare in queste circostanze sono svariate. Tra queste è importante mantenere una corretta idratazione in aereo e durante il soggiorno; non eccedere in alcolici; aver cura di starnutire o tossire all’interno di un fazzoletto; lavare frequentemente le mani. Importante prima di affrontare un viaggio sottoporsi alle vaccinazioni consigliate, in particolare per soggetti a rischio come bambini e anziani, pneumo e cardiopatici, aver cura di aver eseguito le vaccinazioni necessarie prima di intraprendere una gravidanza.  E’ di buon senso la decisione di non utilizzare mezzi di trasporto, come l’aereo, ma anche automezzi, in caso di accertata malattia a trasmissione per via aerea in fase acuta per evitare contaminazioni e contagi. In assenza di ripercussioni cliniche correlate al viaggio, fondamentale è proteggersi nel luogo di destinazione.

I Coronavirus

Tra i flagelli infettivi legati al viaggio vi sono alcuni virus particolarmente aggressivi: i “Coronavirus” Nell’uomo sono responsabili di sindromi da raffreddore o diarree profuse. La trasmissione di questi virus avviene per lo più per via aerea. Alternativamente sono state ipotizzate la via oro fecale, la contaminazione fecale ambientale e la successiva trasmissione per aerosol, oppure la contaminazione di strumenti, superfici o ambienti. Nel 2003 si è manifestata una delle più importanti epidemie, insorte in Estremo Oriente, causata proprio da un tipo di Coronavirus (SARS-CoV) dal nome “Sindrome respiratoria acuta grave o Severe Acute Respiratory Syndrome (SARS)”.
I dati aggiornati alla fine di giugno 2003 indicavano 8546 casi totali con 809 decessi.
Negli ultimi anni, soprattutto i viaggiatori da e verso il Medio Oriente, devono porre particolare attenzione alla “sindrome respiratoria da Coronavirus” (MERS-CoV) di ceppo diverso rispetto al precedente. Al momento sono riportate informazioni limitate sulla trasmissione di questo ceppo, sulla sua gravità clinica e sull’andamento della malattia. A livello globale, dal 2012 fino al 20 Giugno 2018, sono stati confermati e riportati a WHO 2229 casi di infezione umana da MERS-CoV, di cui l’83% identificati in Arabia Saudita. Ad oggi 791 pazienti risultano deceduti per infezione da MERS-CoV (3).  I viaggiatori di ritorno dal Medio Oriente, devono porre attenzione all’insorgenza di sintomi respiratori ingravescenti, durante i 10 giorni seguenti il viaggio e tempestivamente rivolgersi al proprio medico o presso un centro sanitario. Le persone che presentino sintomi di infezione respiratoria acuta devono adottare un comportamento adeguato di igiene respiratoria (in caso di tosse mantenere una certa distanza dai vicini, coprire la bocca e il naso con una mascherina o un fazzoletto e lavare le mani). I maschi risultano essere più esposti delle donne, con età media di circa 60 anni. Comorbidità riscontrate sono diabete mellito, ipertensione arteriosa e insufficienza renale. Sebbene l’origine del virus ed il meccanismo di trasmissione non siano ancora chiaramente noti, è prudente cercare di ridurre il rischio generale di infezione, durante un viaggio, attraverso comportamenti adeguati, come evitare contatti stretti con persone affette da infezioni respiratorie acute, lavarsi frequentemente le mani, soprattutto dopo contatto diretto con persone malate e con l’ambiente circostante, osservare una adeguata igiene degli alimenti, evitando il consumo di carne poco cotta, frutta e verdura cruda, o acqua non sicura, evitare contatti con allevamenti di animali o animali selvatici.

Sindrome Polmonare da Hantavirus (HPS)

I viaggiatori diretti verso l’America Latina potrebbero essere maggiormente a rischio di presentare la “Sindrome Polmonare da Hantavirus (HPS)”.  A Dicembre 2018 il ministro della sanità argentino ha riportato alla WHO un allarme epidemiologico riguardante l’aumento dei casi di infezione respiratoria da Hantavirus. Tra Ottobre 2018 e Gennaio 2019 sono stati confermati 29 casi in laboratorio con 11 pazienti deceduti per insorgenza di complicanze. L’area più colpita risulta essere nel sud dell’Argentina, la provincia di Chubut. In Cile nel 2018 sono stati registrati 8 casi di Hantavirus con 2 decessi.
L’HPS è una zoonosi che si trasmette per via aerosolica oppure per contaminazione di alimenti da parte di feci di roditori. Diffusa negli ambienti rurali è caratterizzata da esordio tardivo, circa 2-4 settimane dopo l’esposizione al virus. I primi sintomi mimano una sindrome simil-influenzale con cefalea, astenia e mialgia, febbricola, nausea e vomito, dolore addominale e diarrea con esordio improvviso del coinvolgimento respiratorio. A causa della rapida progressione clinica è necessario monitorare lo stato emodinamico, infondendo liquidi per EV e supportando la ventilazione ove necessario. La terapia antipiretica e antalgica è indicata come prima linea. Essendo una condizione diffusa negli ambienti rurali, i turisti non sono particolarmente a rischio eccetto coloro che praticano campeggio o escursioni all’aperto (4).

Morbillo

Per i viaggiatori europei è vivamente consigliato sottoporsi a vaccinazione per il Morbillo. Da Gennaio 2018 a Gennaio 2019 sono stati riportati 5376 casi di Morbillo in Romania, 2902 casi in Francia, 2427 casi in Italia e 2290 casi in Grecia con un totale di 35 decessi nel 2018 (5).
Numerosi casi di morbillo si sono osservati anche in Madagascar, dove da Ottobre 2018 a Gennaio 2019 si sono registrati 19539 nuovi casi di malattia, di cui 375 confermati tramite indagini di laboratorio e i rimanenti individuati secondo dati clinico-anamnestici. In questa epidemia risultano maggiormente colpiti i bambini di età compresa tra 1 e 14 anni, di ambo i sessi. Fortemente consigliato il raggiungimento della copertura vaccinale. Per i turisti diretti in Madagascar la WHO non pone indicazioni a restrizioni di viaggio, purchè si sia vaccinati (6).

Tubercolosi

A tutti i viaggiatori, a prescindere dalla meta del viaggio, è fortemente consigliato porre attenzione al bacillo della Tubercolosi. Contrariamente a quanto si pensi, la Tubercolosi non e’ una malattia del passato. Oggigiorno, si presenta con maggiore frequenza nel continente asiatico ed africano sub-sahariano. Ogni anno si verificano circa 9 milioni di nuovi casi con 1,5 milioni di decessi. E’ una patologia causata dal Micobacterium tuberculosis, trasmessa per via aerea in seguito a contagio da parte di persone con malattia attiva.  Un grave problema a livello globale è rappresentato dalle forme MDR (resistenza a Isoniazide e Rifampicina) e XDR (resistenza a Isoniazide, Rifampicina, Fluorochinoloni e 1 o piu’ farmaci dei 3 iniettabili di seconda linea) (7). Risultano esposti a maggior rischio di contagio i viaggiatori con lunghi periodi di viaggio, che vivono a stretto contatto con le popolazioni locali di aree a maggiore prevalenza della malattia. Inoltre, sono stati effettuati alcuni studi sul rischio di contagio in corso di viaggio aereo, considerando l’esposizione prolungata e la promiscuità della popolazione. I risultati escludono rischi maggiori, durante le ore passate nelle cabine aeree rispetto alla permanenza in qualunque altro spazio circoscritto. Eppure l’attenzione e buone regole di igiene anche respiratorie, sono importanti da seguire. Misure preventive come la vaccinazione e la chemioprofilassi non trovano indicazione in quanto gli effetti collaterali superano al momento i benefici potenziali. Coloro che soggiornano per lunghi periodi in regioni ad alta endemia, a stretto contatto con la popolazione locale o coloro che risiedono per anni in aree endemiche, devono effettuare il test cutaneo tubercolinico (TST), o il test QuantiFERON, prima della partenza e ripeterlo 8-10 settimane dopo il rientro dal viaggio. Ricordiamo che l’aereazione degli ambienti e l’esposizione ai raggi del sole ed alla luce diminuiscono la presenza dei Mycobatteri nell’ambiente. La WHO con la “End TB Strategy” si pone l’obiettivo globale di ridurre il numero di nuovi casi del 90% e il numero di decessi del 95% dal 2015 al 2035.

Streptococco pneumoniae o Pneumococco

In viaggio o nel proprio paese, a lavoro o durante un hobby, adulti e bambini sono continuamente esposti allo Streptococco pneumoniae, presente nell’ambiente in modo ubiquitario. Si stima che circa il 30-60% dei bambini e il 5-20% degli adulti siano portatori sani dello Pneumococco. A trasmissione per via aerea, nei bambini è principalmente responsabile delle forme di otiti medie, mentre negli adulti di polmoniti: Questo batterio è inoltre la prima causa di meningite batterica e di polmonite batterica acquisita nelle comunità e negli ambienti affollati. Il Centro Italiano di Sorveglianza delle Malattie Batteriche Invasive, nel 2016 ha registrato 1462 casi di malattia invasiva da Streptococcus pneumoniae, pari a quasi l’80% di tutti i casi notificati. La situazione italiana si rispecchia a livello europeo, in quanto nel 2014 in Europa si sono registrati circa 17.500 casi di gravi infezioni sostenute dallo Pneumococco, in particolare, negli adulti con più di 65 anni (13.8 casi su 100.000) e nei bambini al sotto del primo anno di vita (11.3 casi su 100.000). I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riferiscono 14,5 milioni di casi di malattia severa a livello mondiale e 735 mila decessi ogni anno tra i bambini sotto i cinque anni. Temibile per la popolazione anziana è la polmonite da Pneumococco, la cui mortalità può raggiungere valori del 30-40%, nonostante le terapie antibiotiche e il ricorso alla terapia intensiva. Per quanto concerne la meningite, la mortalità arriva al 40% nelle persone adulte mentre è attorno all’1-3% nei bambini al di sotto dei due anni. Nonostante la sua severità l’infezione pneumococcica può essere prevenuta con la vaccinazione. Con l’inserimento nei programmi vaccinali, nei bambini sotto ai 5 anni di età si è osservata una riduzione del 55% delle infezioni gravi da Pneumococco (8). Inoltre, è una vaccinazione consigliata a tutti i pazienti di qualunque età portatori di malattie croniche, cardiache, respiratorie, onco-ematologiche o soggetti sottoposti a terapie immunosoppressive in cronico.

Legionella pneumophila e Malattia dei legionari

La Legionellosi deve il suo nome all’epidemia del 1976 a Philadelphia che interesso’ i partecipanti al convegno della Legione Americana, dove si contarono 221 forme di polmonite con 34 decessi su 4000 veterani presenti. La causa di questa epidemia si attribui’ al sistema di condizionamento centralizzato che risulto’ contaminato dal batterio della Legionella. La Legionella pneumophila di tipo 1 e’ il sierogruppo piu’ frequente in Italia. La legionellosi e’ una malattia sottoposta a notifica obbligatoria in Italia e in Europa, tuttavia si ritiene che una buona parte dei casi reali di malattia sia sotto diagnosticata. L’incidenza della legionellosi in Italia nel 2017 è risultata pari a 33,2 casi per milione di abitanti, in lieve incremento rispetto al 2016 (28,2/1.000.000). Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Provincia Autonoma di Trento, e Piemonte hanno notificato il 73% dei casi ospedalieri, con trend in aumento nel corso degli anni. Nel 2017 sono stati notificati all’Istituto Superiore di Sanita’ 436 casi di legionellosi associata ai viaggi. Si trattava prevalentemente di italiani in viaggio in Italia che hanno soggiornato in strutture alberghiere. Solo nel 6,7% dei casi si trattava di viaggio all’estero (9). Si trasmette per via aerea mediante inalazione di goccioline contenenti il microrganismo. Altamente improbabile e’ la trasmissione interumana. Questo batterio sopravvive negli ambienti acquatici sia naturali, come laghi e fiumi, sia artificiali come impianti idrici, tubature, impianti di idromassaggio, nebulizzatori e umidificatori. Docce che si riutilizzano dopo molto tempo, impianti idrici alberghieri, nebulizzatori ospedalieri, filtri d’aria dei mezzi di trasporto, impianti di condizionamento non correttamente monitorati e strutture termali con idromassaggio rappresentano le situazioni piu’ a rischio di contaminazione batterica. La legionella colpisce prevalentemente persone di ambo i sessi di circa 50 anni con calo delle difese immunitarie, come da fumo, alcool, bronchite cronica, diabete e terapie immunosoppressive. La sintomatologia e’ acuta ed e’ caratterizzata da febbre alta associata a brivido, malessere generale, astenia, diarrea, disorientamento e confusione mentale. In questi casi e’ necessario recarsi all’ospedale piu’ vicino per gli approfondimenti e le cure del caso. Per la legionella non c’e’ un vaccino che ci permette di diventare immuni. Pertanto, la prevenzione dell’infezione si basa essenzialmente sulla corretta progettazione e manutenzione degli impianti idrici. Sono state messe a punto delle “Linee Guida per la prevenzione e il controllo della Legionella” nel 2015 con l’obiettivo di standardizzare la disinfezione e il monitoraggio microbiologico degli impianti idrici (10).
In conclusione, laddove e’ concesso, non mi resta che augurarvi “Buona Vaccinazione!”.
Autore Dott.ssa Intini Enrica
Responsabile Scientifico Dott. Paolo Meo

Referenze

9. Notiziario dell’Istituto Superiore della Sanita’, Volume 31-Numero 9 Settembre 2018 ISSN1827-6296
10. Leandro Casini et at, Legionellosi, cos’e’ e come difendersi, Quaderno informativo N. 2.0, 2018

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Validità della vaccinazione contro la Febbre Gialla: una nota del CDC

Sono in tanti a chiederci informazioni sulla necessità o meno di richiamare la vaccinazione contro la Febbre Gialla prima di partire per determinate destinazioni e sempre abbiamo risposto che la situazione va valutata nel singolo caso, sia alla luce della normativa internazionale al riguardo, sia alla situazione epidmiologica, spesso in costante mutamento, del paese. A questo proposito riportiamo una nota che il sito Cdc.gov – del Centers for Diseases Control- ha ritenuto di pubblicare in merito alla questione.

“Nonostante i recenti cambiamenti apportati all’IHR (Internationale Health Regulations ) relativi ai richiami di vaccino contro la febbre gialla, non è chiaro quando e se tutti i paesi con i requisiti attuali di vaccinazione contro la febbre gialla adottino questo cambiamento. Anche se i paesi modificano le loro politiche ufficiali per estendere il periodo di validità dell’ICVP (International Certificate of Vaccination or Prophylaxis ; ndr: Librettto Giallo),da 10 anni a tutta la vita, non vi è alcuna garanzia che tutti i funzionari delle frontiere nazionali saranno a conoscenza di tale cambiamento di politica o saranno in grado di farlo in modo appropriato. CDC ottiene informazioni annuali dall’OMS in merito ai requisiti ufficiali per l’ingresso nel paese. L’OMS probabilmente non chiederà ai paesi- nei questionari annuali- in merito ai requisiti di accesso sui richiami del vaccino contro la febbre gialla , perché si presumerà che i paesi rispettino l’IHR modificato. Ciò potrebbe creare una lacuna- in alcuni paesi- nelle informazioni ai viaggiatori. L’esperienza passata ha dimostrato che le informazioni fornite dai consolati e dalle ambasciate sui requisiti di vaccinazione spesso non sono accurate. Pertanto, i fornitori e i viaggiatori non dovrebbero fare affidamento esclusivamente su tali informazioni al momento di determinare i requisiti di entrata in vigore per la vaccinazione contro la febbre gialla per destinazioni specifiche.” (CDC, 2018)  e, aggiungiamo noi, dovranno invece consultare specialisti esperti che sappiano consigliare, caso per caso, anche e soprattutto alla luce della situazione immunologica personale e della realtà epidemiologica del  momento nel paese meta del viaggio.

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Tutto sulla Febbre Gialla

Vaccinazione per la Febbre Gialla

Counselling

Per tutti coloro che richiedono la vaccinazione perchè obbligatoria: è sempre consigliato  consultare il medico specialista in malattie infettive e tropicali per conoscere i reali rischi della presenza del virus della febbre gialla e di altre malattie presenti nell’area di destinazione del viaggio. Se viaggi informato viaggi tranquillo.   Ovunque vai in Africa ed in America Centrale e Sud America valuta l’opportunità di effettuare la vaccinazione  anche se non è obbligatoria.  Il vaccino è sicuro ed efficace. Non esitare a chiedere consiglio. Chiedi la consulenza con i medici tropicalisti del centro  per una maggiore conoscenza della vaccinazione e per conoscere la situazione sanitaria della destinazione del tuo viaggio. Per appuntamenti in ambulatorio 0639030481. Per consulenze via email clicca qui

cellule malaria

Aggiornati sul nostro sito

Provocata da un virus (Flavivirus) trasmesso da una zanzara (Aedes aegypti), la Febbre Gialla è una malattia rara tra i viaggiatori, ma diffusa in un’ area geografica che include numerosi paesi meta di moltissimi visitatori, turisti e non. E’ prevenibile con un vaccino specifico, la cui efficacia è elevatissima.

Regolamenti internazionali e diffusione della Febbere Gialla

Diffusione e regolamento internazionale

La Febbre Gialla è presente solo nellAfrica Sub-sahariana e in America Centro-meridionale, con rischio più moderato in alcune zone.

La Febbre Gialla è l’unica malattia per la quale può essere richiesto un certificato di vaccinazione. Solo alcuni paesi la richiedono obbligatoriamente. In altre aree del mondo la presenza del virus e dell’insetto vettore la rendono fortemente raccomandata.

 

Se vuoi richiedere ulteriori informazioni chiama (08.30 – 18.00) – 06/39030481

 

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NORMIX ® Rifaximina

Normix? Un farmaco utile alla prevenzione e alla cura della diarrea.  Presso il Cesmet consulenze, visite, esami delle feci specialistici. Chiama 0639030481 o scrivi ad ambulatorio@ cesmet.com

Indicazioni NORMIX ® Rifaximina
NORMIX ® è utilizzato nel trattamento antimicrobico di infezioni intestinali sostenuti da batteri Gram + e Gram – con relativa sintomatologia diarroica, nel trattamento delle manifestazioni diarroiche associate ad alterata flora intestinale e nella prevenzione delle complicane infettive associate ad operazioni chirurgiche.
NORMIX ® è anche indicato come coadiuvante nella terapia delle iperammoniemie.
Meccanismo d’azione NORMIX ® Rifaximina
La rifaximina, principio attivo del NORMIX ® è un antibiotico appartenente alla famiglia delle rifamicine, particolarmente indicato nel trattamento delle infezioni microbiche intestinali, visto il suo scarso assorbimento sistemico, stimato al massimo intorno all’1%.
Questa importante proprietà farmacocinetica, consente al suddetto antibiotico, di raggiungere il tratto intestinale a concentrazioni elevate, di esercitare l’azione terapeutica direttamente in situ, riducendo al minimo il lavoro degli organi escretori ed emuntori nel metabolizzarlo.
L’ampio spettro d’azione, che rende la rifaximina indicata sia nel trattamento delle infezioni da batteri Gram + che Gram -, è giustificato dal meccanismo con il quale agisce, caratterizzato dalla capacità di bloccare il processo di trascrizione del DNA batterico, attraverso l’inibizione dell’enzima RNA polimerasi.
Studi svolti ed efficacia clinica
1. RIFAXIMINA E SINDROME DA COLON IRRITABILE
World J Gastroenterol. 2009 Jun 7;15(21):2628-31.
Small intestine bacterial overgrowth and irritable bowel syndrome-related symptoms: experience with Rifaximin.
Peralta S, Cottone C, Doveri T, Almasio PL, Craxi A.

Studio tutto italiano, che indaga sulle possibili cause e rimedi della sindrome del colon irritabile. In particolare si pone l’accento sull’aumentata crescita batterica intestinale, che diagnosticata con breath test al lattulosio, e trattata con rifaximina, si è dimostrata una importante causa della suddetta patologia. Diviene quindi importante, considerare, almeno nella popolazione italiana, la possibile crescita batterica come causa della sindrome del colon irritabile, e la somministrazione di rifaximina come possibile approccio terapeutico.
2. RIFAXIMINA E TRATTAMENTO DELLA DIARREA ACUTA
Gut Liver. 2010 Sep;4(3):357-62. Epub 2010 Sep 24.
Efficacy of rifaximin compared with ciprofloxacin for the treatment of acute infectious diarrhea: a randomized controlled multicenter study.
Hong KS, Kim YS, Han DS, Choi CH, Jang BI, Park YS, Lee KM, Lee ST, Kim HS, Kim JS.
La diarrea acuta è spesso associata a infezioni batteriche di varia natura. Per anni il trattamento con ciprofloxacina è stato una delle scelte terapeutiche più utilizzate, tanto da creare un elevato numero di ceppi batterici particolarmente resistenti. In questo studio randomizzato si è notato come la rifaximina possa risultare più efficace della ciprofloxacina nel garantire una remissione della patologia, migliorando la sintomatologia nel 78 % dei casi trattati e ripristinando la corretta salute intestinale nel 57% dei pazienti, valori sensibilmente più elevati rispetto quelli registrati con ciprofloxacina.
3. RIFAXIMINA E DOLORE ADDOMINALE IN ETA’ PEDIATRICA
J Pediatr Gastroenterol Nutr. 2011 Jan 12.
Double-blind, Placebo-controlled Antibiotic Treatment Study of Small Intestinal Bacterial Overgrowth in Children With Chronic Abdominal Pain.
Collins BS, Lin HC.
Il dolore addominale in età pediatrica è spesso correlato alla iperproliferazione batterica intestinale, che rappresenta un potenziale fattore di rischio per l’insorgenza della sindrome del colon irritabile. Nonostante i vari studi sostengano l’efficacia della terapia con rifaximina nella risoluzione dell’eccessiva crescita batterica intestinale nella sindrome da colon irritabile, questo studio invece dimostra la scarsa capacità risolutiva della stessa terapia in bambini con dolore addominale intenso e positività al test al lattulosio (indice diagnostico di eccessiva crescita batterica).
Modalità d’uso e posologia
NORMIX ® compresse rivestite da 200 mg di rafaximina o granulato per sospensione orale 2gr di rifaximina ogni 100 ml :
la posologia utilizzabile varia a seconda delle indicazioni terapeutiche.
Più precisamente nel trattamento della diarrea associata ad infezioni batteriche, la dose di 200 mg di rifaximina (pari a 1 compressa o 10 ml di sospensione orale) ogni sei ore, sembra essere particolarmente efficace, mentre quella di 400 mg ogni 12 ore è indicata nella prevenzione delle infezioni pre e post-operatorie che può scendere a somministrazioni ogni 8 ore nel trattamento dell’iperammoniemia.
La terapia antibiotica dovrebbe essere prolungata per almeno 7 giorni, sotto stretta indicazione medica.
Il dosaggio subisce necessariamente delle correzioni importanti in caso di pazienti in età pediatrica.
Avvertenze NORMIX ® Rifaximina
La presenza di lesioni intestinali, potrebbe determinare un sensibile aumento dell’assorbimento sistemico di rifaximina, alterando le normali proprietà farmacocinetiche del principio attivo.
In questi casi la comparsa di urine rossastre, sono da associare alla caratteristica colorazione del farmaco, che viene evidentemente escreto attraverso le urine, senza alcun tipo di correlazione clinica.
E’stata descritta più volte, la presenza di ceppi batterici resistenti alla terapia con NORMIX ® per i quali sarebbe necessario cambiare la scelta dell’antibiotico verso uno più efficace e attivo.
Tra gli eccipienti contenuti nella sospensione orale di NORMIX ® è possibile rilevare la presenza di saccarosio, il quale potrebbe essere associato alla comparsa di effetti collaterali in pazienti affetti da intolleranza al fruttosio e da malassorbimento glucosio-galattosio.
La presenza di capogiri e cefalea, associati all’assunzione di rifaximina, potrebbe rendere pericolosa la guida di autoveicoli e l’utilizzo di macchinari.
GRAVIDANZA ED ALLATTAMENTO
Al momento non vi sono studi in grado di caratterizzare il profilo di sicurezza della rifaximina sulla salute del feto quando assunta in gravidanza, ne tanto meno le caratteristiche farmaocinetiche (secrezione nel latte materno).
Pertanto l’assunzione di NORMIX ® dovrebbe essere limitata durante la gravidanza e l’allattamento ai casi di reale necessità e sotto stretto controllo medico.
Interazioni
Il basso grado di assorbimento sistemico della rifaximina, minimizza significativamente tutte le possibili interazioni con altri principi attivi, rendendo abbastanza stabile dal punto di vista farmacocinetico la somministrazione di NORMIX ®
Nonostante la bassa quota di antibiotico assorbita, venga in parte metabolizzata dal sistema enzimatico del citocromo p 450, non si sono osservate alterazioni farmacocinetiche clinicamente significative.

Leggi anche Normix-Foglietto Illustrativo

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Diarrea del viaggiatore, un problema comune

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  • Che cosa è
  • Come si manifesta
  • Le cause: batteri virus e parassiti
  • Aree geografiche di maggior rischio
  • Come si previene
  • Trattamento
  • I Bambini e la diarrea del viaggiatore

Notizie utili sulla Diarrea Del Viaggiatore

La “diarrea del viaggiatore (DDV)”, detta anche “Vendetta di Montezuma”,  evento molto comune e si manifesta nella maggior parte dei soggetti che affrontano un viaggio. Il 40% ed il 60% dei viaggiatori, ovunque nel mondo, sono soggetti ad almeno un episodio di diarrea. Soffre più di diarrea chi vive ad elevato livello di igiene. Il rischio di diarrea aumenta nei viaggiatori con elevato tenore socio economico, nei giovani che effettuano vacanze avventurose, dando poco peso alle regole preventive, nei soggetti portatori di aclorìdria gastrica (bassi livelli di acido nello stomaco) o in trattamento antiacido, nei portatori di malattie croniche debilitanti.

Che cosa è la diarrea del viaggiatore

La diarrea del viaggiatore: da 2 / 3 o più evacuazione di feci non formate o liquide nelle 24 ore accompagnate da altri sintomi intestinali o generali. Generalmente senza febbre o sintomi sistemici. Raramente accompagnata da febbre e forte stanchezza. E’ una malattia che si manifesta maggiormente nei giovani piuttosto che negli anziani, senza differenza tra maschi e femmine.  La causa i meccanismi di tipo immunitario, ma anche le modalità di viaggio differenti: più avventurose nei giovani, più attente all’igiene alimentare in età avanzata.

Come si manifesta la diarrea del viaggiatore

La diarrea del viaggiatore si manifesta con scariche di feci liquide o pastose, spesso di forte odore fermentante, talvolta accompagnate da:

  • malessere generale
  • nausea
  • vomito
  • stanchezza

sintomi appena accennati, qualche volta piuttosto forti.

Si associano frequentemente:

  • crampi addominali
  • eruttazioni e meteorismo (iperfermentazione)
  • sensazione di zolfo in bocca.

Nei casi più gravi la diarrea del viaggiatore è accompagnata da febbre lieve od elevata. La diarrea compare generalmente nei primi giorni di viaggio, e dura 3 – 5 giorni, arrecando al viaggiatore disturbi fastidiosi.

Può esaurirsi in 1 o 2 giorni nelle forme lievi, soprattutto assumendo farmaci idonei: sali reidratanti, disinfettanti intestinali o antibiotici, flora batterica protettiva, estratti di foglie di olivo. E’ essenziale attenersi ad un regime alimentare adeguato (antipropulsivi). L’episodio di diarrea può anche durare oltre i sette giorni e talvolta cronicizzare prolungando i disturbi per mesi.

Le cause della diarrea del viaggiatore

La causa principale è quella microbiologica, cioè da batteri,virus, parassiti o raramente miceti.
Il contagio del viaggiatore con i microrganismi avviene generalmente attraverso l’ingestione di alimenti ed acqua o liquidi infetti e contaminati. Residui fecali depositati da mosche ed altri insetti, mani sporche, suppellettili non pulite adeguatamente sono la causa prima del contagio. Le proprie mani sporche, non adeguatamente lavate con acqua e sapone,  l’utilizzo di asciugamani o biancheria contaminata, frequentazione di ambienti con scarsa igiene sono causa di contagio.

Chi proviene da paesi ad alto livello di igiene, per la difficoltà di contatto con microrganismi patogeni, non sviluppa sufficienti difese immunitarie sia all’interno dell’intestino che a livello sistemico. Quando queste persone si recano in paesi con minore livello di igiene ed elevata presenza di microbi, vuoi per ragione climatiche, vuoi per ragioni sanitarie, presentano ridotte difese locali e sistemiche, una improvvisa mutazione della flora batterica naturale nel loro intestino. Per questi meccanismi le forme microbiologiche patogene prendono il sopravvento sopraffacendo i meccanismi di difesa individuale.

Concause o cause scatenanti o facilitanti la diarrea: lo stress derivante dai lunghi viaggi e dal cambiamento del fuso orario, le variazione di clima o ambientale, le variazioni di regimi alimentari e di tipo di cibo, la sensibilizzazione ad alimenti nuovi, l’altitudine. Ma questi fattori da soli non sono cause sufficienti a provocare la diarrea.

Microbiologia della diarrea del viaggiatore

Batteri patogeni

  • Escherichia Coli enterotossico ( ECET ):
    la causa più frequente di diarrea del viaggiatore. Oltre il 50% della diarrea proviene da questo batterio . Diarrea acquosa con crampi intestinali, talvolta nausea e febbre moderata.
  • Salmonella typhi o paratyphi:
    Gastroenteriti febbrili, con sintomi  anche gravi e forti dolori addominali di tipo crampiforme. Possono presentarsi con quadri clinici molto diversi sia come manifestazioni che come durata.
    La Salmonellosi una malattia ubiquitaria, presente sia nei paesi sviluppati, che nei paesi dell’area tropicale, con una pericolosità per l’apparato intestinale derivata dalla aggressività del batterio. Nei paesi industrializzati è tra le cause maggiori di diarrea associata agli alimenti. Rara è la dissenteria da Salmonella, cioè diarrea con sangue e presenza di muco.
  • Shigella spp:
    È la causa della dissenteria bacillare. Si manifesta con diarrea grave, muco e sangue con febbre anche molto elevata. L’episodio si presenta in forma acuta ed anche grave. Si calcola che il 20% delle forme di diarrea , nella zona tropicale, derivi da questo batterio.
  • Campylobacter jejuni
    È un batterio causa di diarrea e sintomi generali che può cronicizzare e protrarsi per molti giorni con sintomatologia lieve che talvolta si aggrava dopo quiescenza anche di qualche mese.
  • Vibrio parahaemolyticus:
    Batterio spirillariforme, parente stretto del bacillo del colera, provoca con una sintomatologia diarroica meno grave del colera vero e proprio, ma pur sempre debilitante. Si contagia attraverso l’assunzione di crostacei, frutti di mare, pesce crudo. Epidemie di diarrea da Vibrio parahaemolyticus si presentano spesso in viaggiatori che partecipano a crociere nei Caraibi, in Giappone ed in diversi paesi asiatici. Presente anche in Africa e nei paesi del Mediterraneo.

Altri agenti patogeni causa di diarrea del viaggiatore:

  • Altri tipi di Escherichia coli ( enteroinvasivi, enteroadesivi )
  • Yersinia enterocolitica
  • Vibrio colerae 01, 0139
  • Aeromonas idrophila

Virus patogeni

  • Rotavirus:
    Questi virus ubiquitari sono da considerare  la causa di diarrea del viaggiatore nel 30% dei casi. Sono la maggior causa di diarrea nei bambini, in particolare al di sotto dei 2 anni. Sono stati rinvenuti frequentemente anche negli adulti. Il virus si ritrova spesso in infezioni miste con altri microrganismi. La diarrea è generalmente acquosa, con scarsi sintomi collaterali, sempre di lieve entità. La febbre è generalmente assente.
  • Norwalk virus:
    sono virus che si manifestano con attacchi di diarrea acuta, talvolta febbrile. Molto spesso sono asintomatici. Da studi eseguiti in diversi paesi il 10 – 15% di viaggiatori presentano anticorpi nei confronti di questi virus. Frequenti le epidemie in corso di crociere e nei grandi raduni.

Altri virus possono provocare attacchi di diarrea nei viaggiatori: Adenovirus, Astrovirus, Calicivirus, Coronavirus, Enterovirus

Parassiti patogeni

Diverse specie di Parassiti, in particolare del gruppo dei Protozoi, possono provocare attacchi di diarrea, generalmente di consistenza pastosa, con scarsa sintomatologia generale. I sintomi compaiono a distanza e cronicizzano nel tempo.
Tra i parassiti più frequenti durante i viaggi:

  • Giardia lamblia
  • Entamoeba histolytica
  • Cryptosporidium parvum
  • Cyclospora cayetanensis

Aree geografiche di maggior rischio per la diarrea del viaggiatore

L’incidenza della diarrea del viaggiatore varia in relazione alle differenti destinazioni.
All’interno di un paese o di una area geografica l’incidenza della malattia è in rapporto alle caratteristiche del territorio, agli andamenti stagionali, all’attenzione ai livelli di igiene.
Si possono schematicamente distinguere 3 aree geografiche con diversa incidenza della sindrome  :

  • Europa Occidentale e Nord America ⇒ incidenza del 10%
  • Sud Europa – bacino del Mediterraneo; Isole dell’Estremo Oriente; Isole del Pacifico; Isole Caraibiche⇒ incidenza tra il 10% e il 20%
  • Resto del mondo ⇒ incidenza tra il 20% ed il 60%

Il rischio di ammalarsi di diarrea è più alto:

  • nei paesi a basso tenore economico e con basse condizioni igienico – sanitarie. Tra questi la maggior parte dei paesi dell’Africa, buona parte dei paesi asiatici ed una buona parte dei paesi dell’America Latina. I paesi dell’America Centrale. I paesi del Medio Oriente.
  • una parte dei paesi dell’Europa dell’Est ed i paesi rivieraschi del Bacino del Mediterraneo sia della costa europea che della costa africana.

Per ulteriori approfondimenti consulta il PLANISFERO o le mappe specifiche.

Come si previene

E’ possibile diminuire il rischio di diarrea del viaggiatore adottando misure preventive che riguardano l’igiene degli alimenti, l’utilizzo di cibi e bevande appropriate alle proprie abitudini, evitare gli eccessi,  praticare una buona e corretta igiene personale.
Non esiste un vaccino unico e sicuro che possa prevenire la diarrea del viaggiatore dal momento che le cause sono molteplici.
Sicuramente è da considerare efficace la vaccinazione contro il tifo che serve a prevenire una delle forme più gravi e diffusa in tutti i continenti, quella da Salmonellosi.

Utilizzare il vaccino orale per il colera, attualmente sul mercato, oltre a prevenire le forme di questa grave malattia attiva anche difese immunitarie su alcuni batteri particolarmente patogeni.
Può essere di un certo aiuto l’assunzione di flora batterica, in commercio se ne trovano diversi tipi, da assumere alcuni giorni prima del viaggio, durante gli spostamenti, e durante i primi giorni di soggiorno.

Sicuramente la migliore forma di prevenzione consiste nell’attuare le misure di igiene sia alimentare che personale.
Osservando in modo adeguato queste regole di igiene si riduce drasticamente il rischio di contrarre la diarrea del viaggiatore.
E’ anche utile purificare e trattare l’acqua con disinfettanti.

Il rischio di ammalarsi è molto minore utilizzando cibo cotto e consumandolo presso abitazioni private o alberghi conosciuti che non assumendolo presso venditori ambulanti o piccoli ristoranti di cui non si conosce il livello di igiene.
Farmaci che riducono il movimento intestinale, e quindi bloccano gli episodi diarroici (quali: la loperamide – Imodium) possono essere assunti in caso di diarree lievi e paucisintomatiche, accompagnandoli con l’assunzione di disinfettanti intestinali, sali minerali e di flora batterica. Queste sostanze possono prevenire il peggioramento e l’evoluzione della malattia, accompagnandole con una dieta idonea, leggera, semiliquida, o addirittura un breve periodo di digiuno, fatta eccezione per l’assunzione di liquidi.

Il trattamento di queste forme intestinali deve essere infatti accompagnato da abbondante assunzione di liquidi e da dieta appropriata.
In caso di diarree più gravi, accompagnate da sintomi generali e da rialzo febbrile oltre ai farmaci antipropulsivi (loperamide) è opportuno associare trattamento antimicrobico.
L’impiego di antibiotici in profilassi è da considerare eccezionale, da eseguire sotto controllo medico e da effettuare per brevi periodi e per individui ben individuati. In particolare in:

  • Soggetti diabetici
  • Soggetti affetti da patologie croniche intestinali quali rettocolite ulcerosa, malattia di Crohn
  • Soggetti immunodepressi in seguito ad HIV
  • Soggetti portatori di neoplasie
  • Soggetti con malattie del sangue, comprese le immunodepressioni ed altri disturbi immunologici.

Anche individui che devono affrontare impegni di particolare importanza durante il viaggio ( come gare sportive o riunioni o viaggi brevi di lavoro) possono impiegare antimicrobici appropriati a scopo preventivo o l’utilizzo di farmaci antipropulsivi (loperamide) ai primi sintomi di diarrea.
In ogni caso, questi viaggiatori devono sempre portare, nella propria valigia, farmaci antipropulsivi ( come loperamide), ed alcuni disinfettanti o antibiotici appropriati.

Disidratazione e diarrea

La disidratazione è uno stato patologico dell’organismo caratterizzato da una eccessiva perdita di liquidi e di sali e tale da alterare il normale equilibrio idrosalino e di conseguenza metabolico.
La diarrea del viaggiatore, talvolta accompagnata a vomito, può causare una stato di disidratazione anche grave. La disidratazione è particolarmente temibile nei bambini e negli anziani.

Possono essere identificati 3 gradi di disidratazione:

  • LIEVE che presenta ⇒ sete intensa, diuresi ridotta, urine scure e dense.
  • MODERATO che presenta ⇒ oltre ai sintomi lievi anche irrequietezza, labbra secche, battito cardiaco accelerato.
  • GRAVE che presenta ⇒ oltre ai sintomi precedenti anche labbra e mucose molto secche, lacrimazione ridotta o assente, cute secca sollevabile in pliche, battito cardiaco molto accelerato

Indicazioni per il trattamento della reidratazione

In caso di disidratazione lieve e moderata è opportuno bere oltre che acqua potabile e controllata, in quantità sufficiente, anche tè, succhi di frutta, spremute di arancia, bevande possibilmente addizionate di sali minerali, ed assumere brodo vegetale. In commercio sono disponibili soluzioni saline da sciogliere in acqua. In ogni caso è possibile preparare in qualsiasi paese od in qualsiasi situazione soluzioni bilanciate idonee ad una corretta reidratazione orale:

⇒ Per ogni litro di acqua aggiungere 7 cucchiaini di zucchero ed 1 cucchiaino di sale.

oppure

⇒ Per ogni litro di acqua aggiungere:

  • 20 gr. di zucchero ⇒ (pari a 4 cucchiai grandi)
  • 3,5 gr. di cloruro di sodio ⇒ (pari a 1 cucchiaino colmo)
  • 2,5 gr. di bicarbonato di sodio ⇒ (pari a 1 cucchiaino raso)
  • 1,5 gr di cloruro di potassio ⇒ (da poter sostituire con succo di pompelmo o di arancio)

Trattamento

In caso di perdite di liquidi, dovute a diarrea, sia essa liquida od anche pastosa, anche lieve, o a vomito, il primo trattamento è quello di ingerire liquidi abbondanti per ripristinare l’equilibrio idrosalino.
L’acqua può essere acidificata con aggiunta di limone, che ha funzione disinfettante ed astringente. Possono essere somministrati anche succhi di frutta e bevande leggere tipo thè; evitare bevande con caffeina, bevande gasate e particolarmente fredde.
Inizialmente evitare pasti completi, ma assumere crackers salati e brodo vegetale. Questo per reintegrare minime quantità di sali che si sono perduti con i liquidi. Utile e consigliato l’uso di Rifaximina, antimicrobico, per bloccare la crescita batterica. Nei casi di gravi perdite di liquidi il reintegro di questi liquidi può essere effettuato per via infusiva attraverso la somministrazione di soluzioni fisiologiche e glucosate.

Farmaci antipropulsivi servono a ridurre la peristalsi dell’intestino, causata dall’infiammazione o dall’irritazione dovuta all’attacco di tipo microbiologico in concomitanza ad altri fattori di tipo fisico. Tra questi la loperamide – Imodium, è uno dei farmaci da utilizzare in casi di forme lievi, e per ridurre il numero delle scariche. Con questi farmaci è essenziale aggiungere l’utilizzo di Rifaximina.

Nei casi più seri di diarrea, in presenza di febbre, la causa microbiologica va combattuta con l’utilizzo di antibiotici idonei e mirati che hanno l’obiettivo di eliminare la causa fondamentale (terapia causale)
Inizialmente la dieta deve essere liquida o semiliquida, per poi inserire alimenti leggeri che non irritino ulteriormente il tratto intestinale interessato.

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Bambino e diarrea del viaggiatore

In caso di diarrea e vomito nei bambini, in particolare al di sotto dei 2 anni, il rischio maggiore consiste nella perdita di liquidi e sali minerali e nell’insorgenza di disidratazione.
La disidratazione nei bambini è un evento temibile e particolarmente grave.
Occorre intervenire senza indugio reintegrando le perdite dei liquidi e di sali minerali. Per i bambini affetti da disidratazione occorre allestire un ambiente fresco ed areato. La prevenzione della disidratazione avviene attraverso la somministrazione adeguata di liquidi, in particolare durante viaggi in paesi a clima particolarmente caldo e secco, quando le perdite sono facili e poco evidenti, in particolare se accompagnate da fenomeni patologici. Nella dieta inserire zuppe, altre bevande sicure, non contaminate e, se reperibili, piccoli porri sottili che contengono quantitativi di sali sufficienti per aiutare a ristabilire gli equilibri salini.

Neonati

I bambini al di sotto dei 6 mesi di età, affetti da diarrea lieve devono continuare ad essere allattati al seno con eventuale aggiunta di piccole quantità di acqua, che se di incerta provenienza dovrà essere bollita.

Indicazioni e comportamenti:

Link utili

American Society for Microbiology

International Society for Infectious Diseases

Federation of European Microbiological Societies

Centres for Disease Control

World Health Organisation

International Society of Travel Medicine

American Society of Travel Medicine

 

Se vuoi richiedere ulteriori informazioni, contattaci via e-mail oppure chiama

Telefono (08.30 – 18.30) – 06/39030481

 

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ZIKA virus: una nuova minaccia dalle zanzare tigre

20 Ottobre 2015  – La zanzara Aedes albopictus, a tutti nota come zanzara tigre, è molto temuta in quanto vettore di virus che provocano febbri tropicali, come febbre gialla, dengue e chikungunya. Uno studio pubblicato su PLoS Neglected Tropical Diseases mostra che all’elenco vada aggiunto un altro virus responsabile di una malattia infettiva: lo Zika virus, meno noto degli altri ma dotato sicuramente di una buona trasmissibilità.
Lo Zika virus, “parente” dei virus della dengue, si presenta con una sintomatologia simile a quella di dengue e chikungunya, anche se più lieve: febbre, dolori articolari e muscolari, eruzioni cutanee, congiuntivite.
La sua virulenza è emersa solo con le epidemie del 2007 in Micronesia (5 mila casi) e del 2013 in Polinesia (55 mila casi). La zanzara della specie Aedes aegypti è considerata il principale vettore responsabile della sua diffusione.
Il virus rappresenta una nuova minaccia per l’America latina. Nel febbraio 2014 le autorità sanitarie pubbliche del Cile hanno confermato il primo caso di trasmissione indigena di infezioni da virus Zika nell’Isola di Pasqua.
Il virus è stato segnalato anche nel mese di giugno dello stesso anno. Nel maggio 2015, le autorità sanitarie del Brasile hanno confermato la trasmissione indigena del virus Zika nel nord-est. Fino a ottobre di quest’anno, 14 stati hanno confermato la trasmissione indigena del virus: Alagoas, Bahia, Ceará, Maranhao, Mato Grosso, Pará, Paraíba, Paraná, Pernambuco, Piauí, Rio de Janeiro, Rio Grande do Norte, Roraima e São Paulo.
Recentemente le autorità sanitarie della Colombia hanno riportato la scoperta del primo caso di infezione da virus nel Dipartimento di Bolivar. Le recenti epidemie di Zika virus in diverse parti del mondo, dimostrano le potenzialità di questo arbovirus di diffondere in tutti i territori in cui sono presenti i suoi vettori.
Fonte: promedmail

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