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Schede malattie infettive

Pur se la mortalità per malattie infettive è diminuita nel corso degli ultimi decenni, le malattie infettive costituiscono sempre una grave problema di salute pubblica.

In questa area del sito offriamo ai nostri lettori la possibilità di apprendere informazioni di base sulle malattie più conosciute e non, sulla loro distribuzione nel mondo, sui sintomi e le possibilità di prevenzione e cura. Il linguaggio è semplice, ma gli approfondimenti accontenteranno anche i lettori più esigenti.

Per le malattie prevenibili con vaccini, l’informazione è completata dalla relativa Scheda Vaccinazione.

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Schede malattie tropicali


Diffuse nell’area tropicale, dove hanno origine, di fatto sono esportate in tutto il mondo, le malattie tropicali sono spesso “mascherate” e “ingannatrici” e per questo difficili da diagnosticare e curare, se non si conoscono .

DISTRIBUZIONE MALATTIE TROPICALI
                            DISTRIBUZIONE MALATTIE TROPICALI

 

In questa area del sito offriamo ai nostri lettori la possibilità di apprendere informazioni di base sulle malattie tropicali più conosciute e frequenti, sulla loro distribuzione nel mondo, sui sintomi e le possibilità di prevenzione e cura. Il linguaggio è semplice, ma gli approfondimenti accontenteranno anche i lettori più esigenti.

Puoi trovare notizie sui vaccini che prevengono alcune di queste malattie nella relativa  Scheda Vaccinazione.

 

SCHEDA MALATTIA

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Un caso mortale di Encefalite Giapponese in un turista australiano

21 Giugno 2017- Encefalite Giapponese
Autore: Chiara Talone – Resp.scientifico: Dott. Paolo Meo Australia- Un caso mortale di Encefalite Giapponese in un turista australiano, di ritorno dalla Thailandia, dopo una vacanza di 10 giorni a Phuket. La diagnosi, effettuata in Australia, non ha chiarito come possa aver contratto la malattia che, peraltro statisticamente, è considerata rara. Il turista non era vaccinato. PROMED Archive Number: 20170621.5122453; ABC News
A coloro che si recano in zone endemiche è raccomandata la vaccinazione che è l’unica arma preventiva, efficace, oltre ad evitare la punture degli insetti con abbigliamento coprente e un efficace repellente.
Il commento del dott. Meo:
“Morto per una encefalite causata da un virus considerato da contagio impossibile, il virus della Encefalite Giapponese.
Dieci giorni di soggiorno a Phuket,  una delle zone marittime più gettonate, meta di milioni di viaggiatori. Mai successo nulla. Non era andato ne in foresta ne nelle risaie interne. Quante teorie strane e prive di significato.
A lui che prendeva il sole sulle spiagge del sud della Thailandia è accaduto ed è morto.
Per lui le statistiche non contano nulla, non contano più nulla. Il virus che uccide maiali, animali da cortile e tanti uccelli ha colpito duro a livello cerebrale e poi non ha lasciato scampo.
Quanta incertezza nel consigliare il vaccino. Un vaccino sicuro ed efficace, un vaccino salvavita.
Oggi il consiglio deve essere un imperativo. Perché rischiare quando il vaccino per Encefalite Giapponese copre nel 100% dei casi.
Il contagio avviene nelle città, nei centri abitati, dove gli animali convivono con gli uomini. E bastano pochi giorni di soggiorno per rischiare.
Che questo ennesimo decesso serva di monito. Lui e la ragazza che ad Hong Kong, partita da Milano, non ce l’ha fatta per una meningite di tipo B.
Ragazzi vogliamo smetterla di giocare alla Roulette Russa con malattie evitabili?! Sono vaccini costosi, ma la vita vale più della spesa nei confronti di chi può’Per saperne di più –  Encefalite Giapponese: cosa c’è da sapere

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Encefalite Giapponese: cosa c’è da sapere

L’Encefalite Giapponese è una infezione virale acuta, trasmessa all’uomo da zanzare del tipo Culex, e rappresenta la prima causa di malattia encefalica, midollare e meningea nei paesi Asiatici ed in particolare in Estremo Oriente. L’infezione virale si diffonde sia nelle aree rurali particolarmente umide ed acquose, per esempio nelle risaie, dove si affollano uccelli di tutti i tipi ma in particolare Aironi a vari tipi di trampolieri; sia in aree abitate da animali da cortile, ed in particolare da maiali, sempre più diffusi in tutta l’Asia orientale, il Sub-continente indiano, ed in particolare in Cina, fino alle Filippine ed al Giappone, al sud est asiatico con tendenza a diffondere nel Borneo ed in parte dell’Oceania (Isole del Pacifico). Villaggi rurali ma anche città dove convivono animali da cortile, ed in particolare maiali con uomini, costituiscono un luogo preferenziale dove il contagio attraverso la puntura di zanzara viene facilitato.

La convivenza tra animali, e tra questi i suini, e l’uomo, caratteristica della cultura orientale, ed in particolare la vita di intere famiglie contadine accanto alla loro fonte di reddito, gli animali, nei sobborghi della maggior parte delle città orientali; ed anche la presenza nei mercati e nelle grandi fiere commerciali di suini vivi, che vengono tenuti in pessime condizioni igieniche, favoriscono la presenza ed il diffondersi di encefaliti suine, e la sempre maggiore diffusione della malattie in altri mammiferi e nell’uomo. Gli aironi ed altri uccelli migratori funzionano da diffusori importanti della malattia. Così si spiega la diffusione rapida non solo lungo le vie commerciali dei suini, ma anche lungo le tratte migratorie dei grandi uccelli. La diffusione della malattia anche in Australia ed in diverse isole oceaniche, trova una spiegazione in questo tipo di trasmissione. Non solo quindi le aree rurali ma anche villaggi, cittadine e metropoli non vengono risparmiate dalla diffusione di questa grave malattia, spesso asintomatica, talvolta aggressiva e raramente mortale. Una malattia che non va sottovalutata da chiunque per ragioni di turismo, di lavoro o di studio si rechi nei paesi Asiatici ed anche oceanici.

La malattia è particolarmente frequente ed attiva negli animali, specialmente uccelli e suini, con possibilità di trasmissione all’uomo, durante il periodo monsonico, in particolare nel periodo iniziale di cambio dei venti, di arrivo delle masse di aria caldo umide e di aumento della presenza della zanzara, del tipo Culex, nel terreno. La zanzara è presente nella fase iniziale delle piogge, con una lieve flessione della presenza durante il periodo delle forti piogge e dei cicloni, e con una ripresa della attività alla fine della stagione delle piogge. Dalla fine dei mesi di aprile e maggio fino al mese di novembre inoltrato sono coinvolti nella trasmissione della virosi i paesi asiatici del Nord, con diminuzione del rischio di contagio della malattia nella Malesia, Indonesia e Borneo. Dal mese di Ottobre i rischi di contagio del virus si invertono con una diminuzione della malattia al sud dell’Asia ed una forte ripresa dal Sub continente indiano, l’isola di Sri Lanka, al Myanmar, la Thailandia, Vietnam e Cambogia, ed i paesi del nord dell’Asia. Nella fascia equatoriale, dove il caldo umido, la presenza di zanzare e le ore luce rimangono costanti, la malattia si mantiene presente negli animali ed il rischio di contagio si modifica di poco. Nei paesi con cambiamenti stagionali marcati, il rischio della malattia si lega alla stagione e scompare dal territorio. Quindi esiste una fascia centrale, equatoriale, di rischio costante, una fascia intermedia, tropicale, di rischio periodico, ed una fascia sopra tropicale di rischio sporadico, legato anche alla migrazione degli uccelli ed alla presenza di suini infetti, sempre in presenza della zanzara vettrice.

Il contagio può avvenire durante un soggiorno anche breve in una area considerata a rischio per la presenza di animali infetti. Ma il rischio di contagio è presente anche durante un passaggio veloce in una area a rischio malattia. Le indicazioni preventive che indicano la vaccinazione a chi risiede sul territorio per più di un mese hanno scarsa validità scientifica. La trasmissione può avvenire anche per un passaggio di pochi minuti in un posto rischioso. E’ evidente che maggiore è il periodo di soggiorno e maggiore è il rischio di contagio e di ammalare. Ma legare la pratica vaccinale al periodo di permanenza è un “non senso” scientifico ed anche pratico.

Indicazioni per i viaggiatori internazionali

La vaccinazione non è obbligatoria ma deve essere consigliati a chi si reca nei paesi e nelle aree considerate a rischio. I bambini sono i soggetti più a rischio e quindi per loro va fatta una reale valutazione vaccinale.

Si stima che il rischio di sviluppare l’encefalite giapponese sintomatica nei viaggiatori diretti in aree endemiche sia compreso tra 1 su 100.000, ma aumenta nel caso i viaggiatori si spostino in aree rurali. Sono a maggior rischio i viaggiatori, i campeggiatori, che visitano aree rurali e agricole nei paesi endemici. E’ aumentato negli ultimi anni il rischio anche nelle aree urbane, determinato anche dal trasporto di zanzare infette con mezzi di trasporto. Inoltre, le variazioni stagionali nella trasmissione dell’infezione sono correlate alla temperatura e alle precipitazioni. Le regioni asiatiche a clima temperato (tra cui Giappone, Cina e India settentrionale) sono soggette ad epidemie annuali (da aprile maggio a novembre), mentre nelle regioni tropicali ed equatoriali (Indonesia, Malesia, Filippine, India meridionale) la trasmissione può verificarsi in ogni stagione dell’anno, con picchi dopo le stagioni monsoniche e l’irrigazione associata alla coltivazione del riso. Il vaccino IXIARO è indicato per la popolazione neonata, dai due mesi in avanti, per bambini dai 3 ai 13 anni e per gli adulti. E’ consigliato anche per gli over 65.

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MERS-CoV: per saperne di più

11 Giugno 2015  -La Sindrome Respiratoria Mediorientale da Coronavirus (MERS- CoV) è una malattia respiratoria virale, causata da un coronavirus, virus a RNA. I sintomi prodotti da questo virus sono generalmente simili ad un semplice raffreddore da rhinovirus (rinorrea, ostruzione delle coane, starnuti, febbricola). Del genere Coronavirus fa anche parte il temibile virus della SARS che nel 2003 provocò la morte di 775 persone nel mondo.
I coronavirus sono responsabili del 20% delle polmoniti virali. La SARS, variante dei Coronavirus, che fu isolata per la prima volta nel 2003, ha le stesse caratteristiche morfologiche degli altri Coronavirus, ma risulta essere una specie del tutto nuova derivata da un serbatoio animale, ancora non noto, che si è adattato all’uomo.
Tra i fattori che il virus della SARS utilizza per incrementare notevolmente la sua virulenza c’è un il sistema di inibizione dell’interferone.
Il primo caso di polmonite da Coronavirus è stato riportato in Arabia Saudita nel 2012 e da allora si è diffuso in diversi altri paesi, tra cui gli Stati Uniti e la Corea del Sud.
Ed è proprio della Corea del Sud il nuovo focolare a destare preoccupazione.
Secondo L’EpochTimes ad oggi sono 13 i nuovi casi di contagio confermati alle autorità locali, portando il numero totale di contagiati in Corea del Sud a 108. Di questi 9 sono decessi.
L’infezione si presenta con febbre, tosse, difficoltà nella respirazione e occasionalmente disturbi gastrointestinali e insufficienza renale.
Il 7 giugno, l’OMS ha convocato una teleconferenza con virologi provenienti da Asia, Medio Oriente, Europa e Nord America, tra cui molti con una vasta esperienza nel lavoro con i coronavirus MERS per interpretare i risultati di un sequenziamento effettuato da scienziati cinesi i quali hanno sequenziato completamente il virus isolato da un paziente che è stato esposto alla malattia in Corea e che poi ha viaggiato in Cina, dove la sua infezione è stata diagnosticata.
I risultati del sequenziamento, ad oggi sono ancora preliminari; è necessario più tempo per la loro corretta interpretazione.

Fonte: CDC

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La vitamina C uccide il batterio della tubercolosi

21 maggio 2013 – Secondo studi condotti da un gruppo di ricercatori americani, la vitamina C, aggiunta a colture di Mycobacterium tuberculosis, ne provocherebbe la morte, a causa di una reazione catalizzata dalla stessa vitamina C. La stessa azione non si esplica, invece, su altri batteri Gram positivi e Gram negativi, patogeni o no. La scoperta aprirebbe la strada a nuove terapie combinate ed assume un aspetto molto importante se si considera che l’azione battericida si esplica anche sui ceppi di Mycobacterium che rivelano resistenza alle attuali terapie, problema rivelatosi negli ultimi tempi in tutta la sua vastità e gravità.

Fonte

nature.com

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Test Mantoux

durante la chiusura estiva del Cesmet puoi prenotare il tuo test  nei giorni indicati (clicca qui)

 

Il test alla tubercolina, o Test Mantoux, indica il grado di  sensibilizzazione al bacillo tubercolare.
Si tratta di una intradermoreazione all’iniezione, nella faccia anteriore dell’avambraccio, di una quantità definita di Tubercolina. La reazione può essere completamente assente o può evidenziarsi con la comparsa di un’area papulo-eritematosa di dimensioni variabili. Il grado di sensibilizzazione al bacillo tubercolare si misura proprio dall’ampiezza, in mm, di questa reazione.
L’interpretazione del test va sempre fatta da un medico, che terrà conto anche di altri parametri clinici e epidemiologici.

Per informazioni e prenotazioni contattaci via e mail o chiama il numero 06-39030481

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Cambiamenti climatici e malattie: un esempio dalla Legionella

“Attenzione alla Legionella dopo le grandi piogge”

Situazioni di emergenza in coincidenza di particolari eventi catastrofici si possono associare a focolai di malattie specifiche. È il caso della meningite epidemica ad esempio, che facilmente capita nelle tendopoli di popolazioni di senza tetto. È il caso anche di focolai di malattie a contagio oro fecale: le varie epatiti alimentari, A ed E, le salmonellosi etc. Le alluvioni sono un fenomeno relativamente eccezionale,  ed alcuni effetti possono essere previsti, almeno in campo sanitario. È questo il caso della legionellosi. Nella fattispecie si  è già associata ad eventi alluvionali nel 2011 a Pittsburgh, con dei casi sporadici ed un piccolo focolaio di 15 casi, verificatisi nell’arco di quindici giorni, in una casa di cura. Inoltre studi epidemiologici condotti da studiosi americani ed olandesi hanno accertato un legame tra aumentata quantità di precipitazioni piovose e prevalenza di legionellosi. Addirittura, secondo uno studio in corso in collaborazione tra l’ “Allegheny County Health Dept” (Pittsburgh) e lo “Special Pathogens Lab” di  Pittsburgh,  è presente una diretta correlazione con l’intensità di precipitazione, cioè il rain rate espresso in mm/h’.  Anche se i meccanismi con i quali questa contaminazione avviene non sono del tutto chiariti, forse, il deflusso di sedimenti organici durante le forti piogge potrebbe contaminare i sistemi idrici della collettività.

Questo infatti faciliterebbe l’ingresso, quasi a pressione, e l’attecchimento della Legionella pneumophila nei sistemi di alimentazione da rete  e di distribuzione idrica negli edifici di grandi dimensioni, come gli ospedali. In coincidenza quindi dei recenti episodi di alluvioni determinati dall’uragano Sandy negli Stati Uniti, e adesso in Italia, con l’inondazione del Maremmano, i medici dovrebbero sempre sospettare la presenza di una legionellosi in caso di polmonite, sia acquisita in comunità che in pazienti degenti in ospedale, magari da tempo, ricordandosi di sottoporre il soggetto interessato al test di identificazione di Legionella sulle urine, oltre allo pneumococco.

La ricerca colturale del patogeno nelle docce e nei rubinetti dell’ospedale deve comunque accompagnare la ricerca clinica. E nel caso vi fosse una discordanza e il predetto test su urine del paziente fosse negativo, mentre la coltura da acqua proveniente dall’impianto risultasse positiva per Legionella di siero gruppo non 1, si procede alla coltura selettiva da espettorato nel malato sospetto, in quanto il test urinario rileva solamente il sierogruppo 1 della Legionella. Si devono controllare con particolare attenzione le condizioni dei bambini e degli anziani ricoverati.

Anche se il periodo di incubazione della legionellosi è di 2-14 giorni, il profondo cambiamento delle condizioni ambientali determinato dalle catastrofi naturali meteorologiche può ripercuotersi a distanza di tempo.  La Legionella è un microrganismo ambientale ubiquitario che prolifera soprattutto in ambienti acquatici caldi, tra i 32 e i 45 °C.  Si conosce anche un rapporto simbiotico fra Legionella, amebe, alghe verdi azzurre e ciliati, che probabilmente garantiscono la sopravvivenza del patogeno in ambienti umidi.  La trasmissione è facilitata dalla aerosolizzazione e le categorie a rischio sono soprattutto anziani, fumatori, pazienti con malattie respiratorie croniche, pazienti dializzati. E come affermato nella sezione dedicata all’argomento nel sito dell’ISS , http://www.epicentro.iss.it/problemi/legionellosi/legionellosi.asp , la Legionella è favorita dalle situazioni in cui le persone sono riunite in uno stesso ambiente, come avviene in case di cura, residenze per anziani, ospedali, piscine e terme e altri luoghi pubblici, nei quali è in funzione un sistema di condizionamento, di umidificazione o di trattamento dell’aria o di ricircolarizzazione delle acque. In particolare, negli ultimi anni, il problema si è manifestato in seguito all’intensificarsi dei viaggi in zone del mondo dove la gestione degli impianti idrici può essere poco accurata.

Studiando l’alta prevalenza della malattia nei camionisti, ricercatori giapponesi hanno ipotizzato che gli aerosol contaminati riescano ad entrare nel camion, quando passa su superfici stradali bagnate dalla pioggia, e disseminate di pozzanghere, in quanto la Legionella è stata isolata dalle pozzanghere di pioggia su strade asfaltate, in particolare durante la stagione calda.

Le inondazioni dovute a intense piogge hanno creato le condizioni per  un focolaio di legionellosi in un bar a St Louis, dove una pompa di pozzetto in uno scantinato allagato ha amplificato la riproduzione di Legionella e favorito l’aerosolizzazione successiva.

Nei Paesi Bassi, Schets et al. hanno trovato Legionella nell’acqua piovana raccolta nei serbatoi del tetto, che possono costituire un rischio per la salute quando aerosol contenenti Legionella si formano nel corso dell’uso dello sciacquone o quando si effettua una doccia e poi vengono inalati.

Fonte

www.promedmail.org

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Il Polmone in viaggio

Il polmone in viaggio
Il polmone è la nostra “finestra sul mondo” che ci permette di vivere consentendo il rifornimento di ossigeno e l’eliminazione dell’anidride carbonica. Diversi fattori possono influenzare il corretto funzionamento del nostro sistema respiratorio. Un ruolo negativo importante è rivestito dagli agenti esterni inalati, come il fumo di sigaretta, l’inquinamento, o da microrganismi quali batteri e virus pneumotropi .  Queste sostanze esogene, dannose alla salute, ed anche la presenza di microrganismi innescano meccanismi di difesa che richiedono il corretto funzionamento del sistema immunitario e la sua integrazione con l’efficienza dell’organismo in toto. Malattie respiratorie croniche, l’immunodeficienza, l’età, la distribuzione geografica e stili diversi di vita sono tra i fattori più importanti che possono alterare la risposta dell’organismo agli stimoli esterni.
Quello che crediamo sia semplice da affrontare nel nostro paese in cui viviamo, potrebbe non esserlo durante un viaggio o in un paese lontano. Tuttavia, anche condizioni di salute presunte scadenti o destinazioni igienico-sanitarie mediocri e quindi considerate di un certo rischio, non devono essere motivo di rinuncia di un viaggio.  Basta essere preparati e prevenire le aggressioni!
                                                                                                                                   Autore  Dr Intini Enrica
                                    Responsabile Scientifico Dr Paolo MeoIl polmone in viaggio
Il polmone è la nostra “finestra sul mondo” che ci permette di vivere consentendo il rifornimento di ossigeno e l’eliminazione dell’anidride carbonica. Diversi fattori possono influenzare il corretto funzionamento del nostro sistema respiratorio. Un ruolo negativo importante è rivestito dagli agenti esterni inalati, come il fumo di sigaretta, l’inquinamento, o da microrganismi quali batteri e virus pneumotropi. Queste sostanze esogene, dannose alla salute, ed anche la presenza di microrganismi innescano meccanismi di difesa che richiedono il corretto funzionamento del sistema immunitario e la sua integrazione con l’efficienza dell’organismo in toto.
Malattie respiratorie croniche, l’immunodeficienza, l’età, la distribuzione geografica e stili diversi di vita sono tra i fattori più importanti che possono alterare la risposta dell’organismo agli stimoli esterni. Quello che crediamo sia semplice da affrontare nel nostro paese in cui viviamo, potrebbe non esserlo durante un viaggio o in un paese lontano. Tuttavia, anche condizioni di salute presunte scadenti o destinazioni igienico-sanitarie mediocri e quindi considerate di un certo rischio, non devono essere motivo di rinuncia di un viaggio: basta essere preparati e prevenire le aggressioni.

Attenzione ai viaggi aerei

Tra i mezzi di trasporto a disposizione, l’aereo risulta essere quello che espone maggiormente a rischi e a stress da viaggio il viaggiatore. L’immobilizzazione prolungata causa alterazione della distribuzione dei fluidi corporei con insorgenza di edemi declivi (gambe gonfie) e maggior rischio di tromboembolismo (la pericolosa insorgenza di trombi nel sistema vascolare). La bassa umidificazione (10-20%) dell’aria nella cabina aerea e l’ambiente ipobarico possono nuocere a persone portatrici di malattie respiratorie e/o cardiache croniche causando ipossia marcata (diminuzione dell’ossigeno) e irritazione delle vie aeree con maggiore predisposizione ad eventi acuti. Nella cabina dove anche centinaia di persone convivono per diverse ore la possibilità di contaminazione e contagio con microrganismi diversi è possibile.

La Trasmissione aerea e le misure preventive

La stretta vicinanza con altre persone pone i viaggiatori a possibile rischio di contagio di malattie infettive trasmesse per via aerea (2). Questo rischio può manifestarsi attraverso goccioline di saliva o escreato (droplet) emesse tramite colpi di tosse e/o starnuti. Le malattie batteriche o virali, trasmesse attraverso questa via, sono molteplici e tra le più significative ricordiamo il morbillo, la parotite, l’influenza, la pertosse, la rosolia, la scarlattina, la tubercolosi, la meningite la polmonite. Le misure di difesa da adottare in queste circostanze sono svariate. Tra queste è importante mantenere una corretta idratazione in aereo e durante il soggiorno; non eccedere in alcolici; aver cura di starnutire o tossire all’interno di un fazzoletto; lavare frequentemente le mani. Importante prima di affrontare un viaggio sottoporsi alle vaccinazioni consigliate, in particolare per soggetti a rischio come bambini e anziani, pneumo e cardiopatici, aver cura di aver eseguito le vaccinazioni necessarie prima di intraprendere una gravidanza.  E’ di buon senso la decisione di non utilizzare mezzi di trasporto, come l’aereo, ma anche automezzi, in caso di accertata malattia a trasmissione per via aerea in fase acuta per evitare contaminazioni e contagi. In assenza di ripercussioni cliniche correlate al viaggio, fondamentale è proteggersi nel luogo di destinazione.

I Coronavirus

Tra i flagelli infettivi legati al viaggio vi sono alcuni virus particolarmente aggressivi: i “Coronavirus” Nell’uomo sono responsabili di sindromi da raffreddore o diarree profuse. La trasmissione di questi virus avviene per lo più per via aerea. Alternativamente sono state ipotizzate la via oro fecale, la contaminazione fecale ambientale e la successiva trasmissione per aerosol, oppure la contaminazione di strumenti, superfici o ambienti. Nel 2003 si è manifestata una delle più importanti epidemie, insorte in Estremo Oriente, causata proprio da un tipo di Coronavirus (SARS-CoV) dal nome “Sindrome respiratoria acuta grave o Severe Acute Respiratory Syndrome (SARS)”.
I dati aggiornati alla fine di giugno 2003 indicavano 8546 casi totali con 809 decessi.
Negli ultimi anni, soprattutto i viaggiatori da e verso il Medio Oriente, devono porre particolare attenzione alla “sindrome respiratoria da Coronavirus” (MERS-CoV) di ceppo diverso rispetto al precedente. Al momento sono riportate informazioni limitate sulla trasmissione di questo ceppo, sulla sua gravità clinica e sull’andamento della malattia. A livello globale, dal 2012 fino al 20 Giugno 2018, sono stati confermati e riportati a WHO 2229 casi di infezione umana da MERS-CoV, di cui l’83% identificati in Arabia Saudita. Ad oggi 791 pazienti risultano deceduti per infezione da MERS-CoV (3).  I viaggiatori di ritorno dal Medio Oriente, devono porre attenzione all’insorgenza di sintomi respiratori ingravescenti, durante i 10 giorni seguenti il viaggio e tempestivamente rivolgersi al proprio medico o presso un centro sanitario. Le persone che presentino sintomi di infezione respiratoria acuta devono adottare un comportamento adeguato di igiene respiratoria (in caso di tosse mantenere una certa distanza dai vicini, coprire la bocca e il naso con una mascherina o un fazzoletto e lavare le mani). I maschi risultano essere più esposti delle donne, con età media di circa 60 anni. Comorbidità riscontrate sono diabete mellito, ipertensione arteriosa e insufficienza renale. Sebbene l’origine del virus ed il meccanismo di trasmissione non siano ancora chiaramente noti, è prudente cercare di ridurre il rischio generale di infezione, durante un viaggio, attraverso comportamenti adeguati, come evitare contatti stretti con persone affette da infezioni respiratorie acute, lavarsi frequentemente le mani, soprattutto dopo contatto diretto con persone malate e con l’ambiente circostante, osservare una adeguata igiene degli alimenti, evitando il consumo di carne poco cotta, frutta e verdura cruda, o acqua non sicura, evitare contatti con allevamenti di animali o animali selvatici.

Sindrome Polmonare da Hantavirus (HPS)

I viaggiatori diretti verso l’America Latina potrebbero essere maggiormente a rischio di presentare la “Sindrome Polmonare da Hantavirus (HPS)”.  A Dicembre 2018 il ministro della sanità argentino ha riportato alla WHO un allarme epidemiologico riguardante l’aumento dei casi di infezione respiratoria da Hantavirus. Tra Ottobre 2018 e Gennaio 2019 sono stati confermati 29 casi in laboratorio con 11 pazienti deceduti per insorgenza di complicanze. L’area più colpita risulta essere nel sud dell’Argentina, la provincia di Chubut. In Cile nel 2018 sono stati registrati 8 casi di Hantavirus con 2 decessi.
L’HPS è una zoonosi che si trasmette per via aerosolica oppure per contaminazione di alimenti da parte di feci di roditori. Diffusa negli ambienti rurali è caratterizzata da esordio tardivo, circa 2-4 settimane dopo l’esposizione al virus. I primi sintomi mimano una sindrome simil-influenzale con cefalea, astenia e mialgia, febbricola, nausea e vomito, dolore addominale e diarrea con esordio improvviso del coinvolgimento respiratorio. A causa della rapida progressione clinica è necessario monitorare lo stato emodinamico, infondendo liquidi per EV e supportando la ventilazione ove necessario. La terapia antipiretica e antalgica è indicata come prima linea. Essendo una condizione diffusa negli ambienti rurali, i turisti non sono particolarmente a rischio eccetto coloro che praticano campeggio o escursioni all’aperto (4).

Morbillo

Per i viaggiatori europei è vivamente consigliato sottoporsi a vaccinazione per il Morbillo. Da Gennaio 2018 a Gennaio 2019 sono stati riportati 5376 casi di Morbillo in Romania, 2902 casi in Francia, 2427 casi in Italia e 2290 casi in Grecia con un totale di 35 decessi nel 2018 (5).
Numerosi casi di morbillo si sono osservati anche in Madagascar, dove da Ottobre 2018 a Gennaio 2019 si sono registrati 19539 nuovi casi di malattia, di cui 375 confermati tramite indagini di laboratorio e i rimanenti individuati secondo dati clinico-anamnestici. In questa epidemia risultano maggiormente colpiti i bambini di età compresa tra 1 e 14 anni, di ambo i sessi. Fortemente consigliato il raggiungimento della copertura vaccinale. Per i turisti diretti in Madagascar la WHO non pone indicazioni a restrizioni di viaggio, purchè si sia vaccinati (6).

Tubercolosi

A tutti i viaggiatori, a prescindere dalla meta del viaggio, è fortemente consigliato porre attenzione al bacillo della Tubercolosi. Contrariamente a quanto si pensi, la Tubercolosi non e’ una malattia del passato. Oggigiorno, si presenta con maggiore frequenza nel continente asiatico ed africano sub-sahariano. Ogni anno si verificano circa 9 milioni di nuovi casi con 1,5 milioni di decessi. E’ una patologia causata dal Micobacterium tuberculosis, trasmessa per via aerea in seguito a contagio da parte di persone con malattia attiva.  Un grave problema a livello globale è rappresentato dalle forme MDR (resistenza a Isoniazide e Rifampicina) e XDR (resistenza a Isoniazide, Rifampicina, Fluorochinoloni e 1 o piu’ farmaci dei 3 iniettabili di seconda linea) (7). Risultano esposti a maggior rischio di contagio i viaggiatori con lunghi periodi di viaggio, che vivono a stretto contatto con le popolazioni locali di aree a maggiore prevalenza della malattia. Inoltre, sono stati effettuati alcuni studi sul rischio di contagio in corso di viaggio aereo, considerando l’esposizione prolungata e la promiscuità della popolazione. I risultati escludono rischi maggiori, durante le ore passate nelle cabine aeree rispetto alla permanenza in qualunque altro spazio circoscritto. Eppure l’attenzione e buone regole di igiene anche respiratorie, sono importanti da seguire. Misure preventive come la vaccinazione e la chemioprofilassi non trovano indicazione in quanto gli effetti collaterali superano al momento i benefici potenziali. Coloro che soggiornano per lunghi periodi in regioni ad alta endemia, a stretto contatto con la popolazione locale o coloro che risiedono per anni in aree endemiche, devono effettuare il test cutaneo tubercolinico (TST), o il test QuantiFERON, prima della partenza e ripeterlo 8-10 settimane dopo il rientro dal viaggio. Ricordiamo che l’aereazione degli ambienti e l’esposizione ai raggi del sole ed alla luce diminuiscono la presenza dei Mycobatteri nell’ambiente. La WHO con la “End TB Strategy” si pone l’obiettivo globale di ridurre il numero di nuovi casi del 90% e il numero di decessi del 95% dal 2015 al 2035.

Streptococco pneumoniae o Pneumococco

In viaggio o nel proprio paese, a lavoro o durante un hobby, adulti e bambini sono continuamente esposti allo Streptococco pneumoniae, presente nell’ambiente in modo ubiquitario. Si stima che circa il 30-60% dei bambini e il 5-20% degli adulti siano portatori sani dello Pneumococco. A trasmissione per via aerea, nei bambini è principalmente responsabile delle forme di otiti medie, mentre negli adulti di polmoniti: Questo batterio è inoltre la prima causa di meningite batterica e di polmonite batterica acquisita nelle comunità e negli ambienti affollati. Il Centro Italiano di Sorveglianza delle Malattie Batteriche Invasive, nel 2016 ha registrato 1462 casi di malattia invasiva da Streptococcus pneumoniae, pari a quasi l’80% di tutti i casi notificati. La situazione italiana si rispecchia a livello europeo, in quanto nel 2014 in Europa si sono registrati circa 17.500 casi di gravi infezioni sostenute dallo Pneumococco, in particolare, negli adulti con più di 65 anni (13.8 casi su 100.000) e nei bambini al sotto del primo anno di vita (11.3 casi su 100.000). I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riferiscono 14,5 milioni di casi di malattia severa a livello mondiale e 735 mila decessi ogni anno tra i bambini sotto i cinque anni. Temibile per la popolazione anziana è la polmonite da Pneumococco, la cui mortalità può raggiungere valori del 30-40%, nonostante le terapie antibiotiche e il ricorso alla terapia intensiva. Per quanto concerne la meningite, la mortalità arriva al 40% nelle persone adulte mentre è attorno all’1-3% nei bambini al di sotto dei due anni. Nonostante la sua severità l’infezione pneumococcica può essere prevenuta con la vaccinazione. Con l’inserimento nei programmi vaccinali, nei bambini sotto ai 5 anni di età si è osservata una riduzione del 55% delle infezioni gravi da Pneumococco (8). Inoltre, è una vaccinazione consigliata a tutti i pazienti di qualunque età portatori di malattie croniche, cardiache, respiratorie, onco-ematologiche o soggetti sottoposti a terapie immunosoppressive in cronico.

Legionella pneumophila e Malattia dei legionari

La Legionellosi deve il suo nome all’epidemia del 1976 a Philadelphia che interesso’ i partecipanti al convegno della Legione Americana, dove si contarono 221 forme di polmonite con 34 decessi su 4000 veterani presenti. La causa di questa epidemia si attribui’ al sistema di condizionamento centralizzato che risulto’ contaminato dal batterio della Legionella. La Legionella pneumophila di tipo 1 e’ il sierogruppo piu’ frequente in Italia. La legionellosi e’ una malattia sottoposta a notifica obbligatoria in Italia e in Europa, tuttavia si ritiene che una buona parte dei casi reali di malattia sia sotto diagnosticata. L’incidenza della legionellosi in Italia nel 2017 è risultata pari a 33,2 casi per milione di abitanti, in lieve incremento rispetto al 2016 (28,2/1.000.000). Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Provincia Autonoma di Trento, e Piemonte hanno notificato il 73% dei casi ospedalieri, con trend in aumento nel corso degli anni. Nel 2017 sono stati notificati all’Istituto Superiore di Sanita’ 436 casi di legionellosi associata ai viaggi. Si trattava prevalentemente di italiani in viaggio in Italia che hanno soggiornato in strutture alberghiere. Solo nel 6,7% dei casi si trattava di viaggio all’estero (9). Si trasmette per via aerea mediante inalazione di goccioline contenenti il microrganismo. Altamente improbabile e’ la trasmissione interumana. Questo batterio sopravvive negli ambienti acquatici sia naturali, come laghi e fiumi, sia artificiali come impianti idrici, tubature, impianti di idromassaggio, nebulizzatori e umidificatori. Docce che si riutilizzano dopo molto tempo, impianti idrici alberghieri, nebulizzatori ospedalieri, filtri d’aria dei mezzi di trasporto, impianti di condizionamento non correttamente monitorati e strutture termali con idromassaggio rappresentano le situazioni piu’ a rischio di contaminazione batterica. La legionella colpisce prevalentemente persone di ambo i sessi di circa 50 anni con calo delle difese immunitarie, come da fumo, alcool, bronchite cronica, diabete e terapie immunosoppressive. La sintomatologia e’ acuta ed e’ caratterizzata da febbre alta associata a brivido, malessere generale, astenia, diarrea, disorientamento e confusione mentale. In questi casi e’ necessario recarsi all’ospedale piu’ vicino per gli approfondimenti e le cure del caso. Per la legionella non c’e’ un vaccino che ci permette di diventare immuni. Pertanto, la prevenzione dell’infezione si basa essenzialmente sulla corretta progettazione e manutenzione degli impianti idrici. Sono state messe a punto delle “Linee Guida per la prevenzione e il controllo della Legionella” nel 2015 con l’obiettivo di standardizzare la disinfezione e il monitoraggio microbiologico degli impianti idrici (10).
In conclusione, laddove e’ concesso, non mi resta che augurarvi “Buona Vaccinazione!”.
Autore Dott.ssa Intini Enrica
Responsabile Scientifico Dott. Paolo Meo

Referenze

9. Notiziario dell’Istituto Superiore della Sanita’, Volume 31-Numero 9 Settembre 2018 ISSN1827-6296
10. Leandro Casini et at, Legionellosi, cos’e’ e come difendersi, Quaderno informativo N. 2.0, 2018

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Validità della vaccinazione contro la Febbre Gialla: una nota del CDC

Sono in tanti a chiederci informazioni sulla necessità o meno di richiamare la vaccinazione contro la Febbre Gialla prima di partire per determinate destinazioni e sempre abbiamo risposto che la situazione va valutata nel singolo caso, sia alla luce della normativa internazionale al riguardo, sia alla situazione epidmiologica, spesso in costante mutamento, del paese. A questo proposito riportiamo una nota che il sito Cdc.gov – del Centers for Diseases Control- ha ritenuto di pubblicare in merito alla questione.

“Nonostante i recenti cambiamenti apportati all’IHR (Internationale Health Regulations ) relativi ai richiami di vaccino contro la febbre gialla, non è chiaro quando e se tutti i paesi con i requisiti attuali di vaccinazione contro la febbre gialla adottino questo cambiamento. Anche se i paesi modificano le loro politiche ufficiali per estendere il periodo di validità dell’ICVP (International Certificate of Vaccination or Prophylaxis ; ndr: Librettto Giallo),da 10 anni a tutta la vita, non vi è alcuna garanzia che tutti i funzionari delle frontiere nazionali saranno a conoscenza di tale cambiamento di politica o saranno in grado di farlo in modo appropriato. CDC ottiene informazioni annuali dall’OMS in merito ai requisiti ufficiali per l’ingresso nel paese. L’OMS probabilmente non chiederà ai paesi- nei questionari annuali- in merito ai requisiti di accesso sui richiami del vaccino contro la febbre gialla , perché si presumerà che i paesi rispettino l’IHR modificato. Ciò potrebbe creare una lacuna- in alcuni paesi- nelle informazioni ai viaggiatori. L’esperienza passata ha dimostrato che le informazioni fornite dai consolati e dalle ambasciate sui requisiti di vaccinazione spesso non sono accurate. Pertanto, i fornitori e i viaggiatori non dovrebbero fare affidamento esclusivamente su tali informazioni al momento di determinare i requisiti di entrata in vigore per la vaccinazione contro la febbre gialla per destinazioni specifiche.” (CDC, 2018)  e, aggiungiamo noi, dovranno invece consultare specialisti esperti che sappiano consigliare, caso per caso, anche e soprattutto alla luce della situazione immunologica personale e della realtà epidemiologica del  momento nel paese meta del viaggio.

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Tutto sulla Febbre Gialla

Vaccinazione per la Febbre Gialla

Counselling

Per tutti coloro che richiedono la vaccinazione perchè obbligatoria: è sempre consigliato  consultare il medico specialista in malattie infettive e tropicali per conoscere i reali rischi della presenza del virus della febbre gialla e di altre malattie presenti nell’area di destinazione del viaggio. Se viaggi informato viaggi tranquillo.   Ovunque vai in Africa ed in America Centrale e Sud America valuta l’opportunità di effettuare la vaccinazione  anche se non è obbligatoria.  Il vaccino è sicuro ed efficace. Non esitare a chiedere consiglio. Chiedi la consulenza con i medici tropicalisti del centro  per una maggiore conoscenza della vaccinazione e per conoscere la situazione sanitaria della destinazione del tuo viaggio. Per appuntamenti in ambulatorio 0639030481. Per consulenze via email clicca qui

cellule malaria

Aggiornati sul nostro sito

Provocata da un virus (Flavivirus) trasmesso da una zanzara (Aedes aegypti), la Febbre Gialla è una malattia rara tra i viaggiatori, ma diffusa in un’ area geografica che include numerosi paesi meta di moltissimi visitatori, turisti e non. E’ prevenibile con un vaccino specifico, la cui efficacia è elevatissima.

Regolamenti internazionali e diffusione della Febbere Gialla

Diffusione e regolamento internazionale

La Febbre Gialla è presente solo nellAfrica Sub-sahariana e in America Centro-meridionale, con rischio più moderato in alcune zone.

La Febbre Gialla è l’unica malattia per la quale può essere richiesto un certificato di vaccinazione. Solo alcuni paesi la richiedono obbligatoriamente. In altre aree del mondo la presenza del virus e dell’insetto vettore la rendono fortemente raccomandata.

 

Se vuoi richiedere ulteriori informazioni chiama (08.30 – 18.00) – 06/39030481

 

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NORMIX ® Rifaximina

Normix? Un farmaco utile alla prevenzione e alla cura della diarrea.  Presso il Cesmet consulenze, visite, esami delle feci specialistici. Chiama 0639030481 o scrivi ad ambulatorio@ cesmet.com

Indicazioni NORMIX ® Rifaximina
NORMIX ® è utilizzato nel trattamento antimicrobico di infezioni intestinali sostenuti da batteri Gram + e Gram – con relativa sintomatologia diarroica, nel trattamento delle manifestazioni diarroiche associate ad alterata flora intestinale e nella prevenzione delle complicane infettive associate ad operazioni chirurgiche.
NORMIX ® è anche indicato come coadiuvante nella terapia delle iperammoniemie.
Meccanismo d’azione NORMIX ® Rifaximina
La rifaximina, principio attivo del NORMIX ® è un antibiotico appartenente alla famiglia delle rifamicine, particolarmente indicato nel trattamento delle infezioni microbiche intestinali, visto il suo scarso assorbimento sistemico, stimato al massimo intorno all’1%.
Questa importante proprietà farmacocinetica, consente al suddetto antibiotico, di raggiungere il tratto intestinale a concentrazioni elevate, di esercitare l’azione terapeutica direttamente in situ, riducendo al minimo il lavoro degli organi escretori ed emuntori nel metabolizzarlo.
L’ampio spettro d’azione, che rende la rifaximina indicata sia nel trattamento delle infezioni da batteri Gram + che Gram -, è giustificato dal meccanismo con il quale agisce, caratterizzato dalla capacità di bloccare il processo di trascrizione del DNA batterico, attraverso l’inibizione dell’enzima RNA polimerasi.
Studi svolti ed efficacia clinica
1. RIFAXIMINA E SINDROME DA COLON IRRITABILE
World J Gastroenterol. 2009 Jun 7;15(21):2628-31.
Small intestine bacterial overgrowth and irritable bowel syndrome-related symptoms: experience with Rifaximin.
Peralta S, Cottone C, Doveri T, Almasio PL, Craxi A.

Studio tutto italiano, che indaga sulle possibili cause e rimedi della sindrome del colon irritabile. In particolare si pone l’accento sull’aumentata crescita batterica intestinale, che diagnosticata con breath test al lattulosio, e trattata con rifaximina, si è dimostrata una importante causa della suddetta patologia. Diviene quindi importante, considerare, almeno nella popolazione italiana, la possibile crescita batterica come causa della sindrome del colon irritabile, e la somministrazione di rifaximina come possibile approccio terapeutico.
2. RIFAXIMINA E TRATTAMENTO DELLA DIARREA ACUTA
Gut Liver. 2010 Sep;4(3):357-62. Epub 2010 Sep 24.
Efficacy of rifaximin compared with ciprofloxacin for the treatment of acute infectious diarrhea: a randomized controlled multicenter study.
Hong KS, Kim YS, Han DS, Choi CH, Jang BI, Park YS, Lee KM, Lee ST, Kim HS, Kim JS.
La diarrea acuta è spesso associata a infezioni batteriche di varia natura. Per anni il trattamento con ciprofloxacina è stato una delle scelte terapeutiche più utilizzate, tanto da creare un elevato numero di ceppi batterici particolarmente resistenti. In questo studio randomizzato si è notato come la rifaximina possa risultare più efficace della ciprofloxacina nel garantire una remissione della patologia, migliorando la sintomatologia nel 78 % dei casi trattati e ripristinando la corretta salute intestinale nel 57% dei pazienti, valori sensibilmente più elevati rispetto quelli registrati con ciprofloxacina.
3. RIFAXIMINA E DOLORE ADDOMINALE IN ETA’ PEDIATRICA
J Pediatr Gastroenterol Nutr. 2011 Jan 12.
Double-blind, Placebo-controlled Antibiotic Treatment Study of Small Intestinal Bacterial Overgrowth in Children With Chronic Abdominal Pain.
Collins BS, Lin HC.
Il dolore addominale in età pediatrica è spesso correlato alla iperproliferazione batterica intestinale, che rappresenta un potenziale fattore di rischio per l’insorgenza della sindrome del colon irritabile. Nonostante i vari studi sostengano l’efficacia della terapia con rifaximina nella risoluzione dell’eccessiva crescita batterica intestinale nella sindrome da colon irritabile, questo studio invece dimostra la scarsa capacità risolutiva della stessa terapia in bambini con dolore addominale intenso e positività al test al lattulosio (indice diagnostico di eccessiva crescita batterica).
Modalità d’uso e posologia
NORMIX ® compresse rivestite da 200 mg di rafaximina o granulato per sospensione orale 2gr di rifaximina ogni 100 ml :
la posologia utilizzabile varia a seconda delle indicazioni terapeutiche.
Più precisamente nel trattamento della diarrea associata ad infezioni batteriche, la dose di 200 mg di rifaximina (pari a 1 compressa o 10 ml di sospensione orale) ogni sei ore, sembra essere particolarmente efficace, mentre quella di 400 mg ogni 12 ore è indicata nella prevenzione delle infezioni pre e post-operatorie che può scendere a somministrazioni ogni 8 ore nel trattamento dell’iperammoniemia.
La terapia antibiotica dovrebbe essere prolungata per almeno 7 giorni, sotto stretta indicazione medica.
Il dosaggio subisce necessariamente delle correzioni importanti in caso di pazienti in età pediatrica.
Avvertenze NORMIX ® Rifaximina
La presenza di lesioni intestinali, potrebbe determinare un sensibile aumento dell’assorbimento sistemico di rifaximina, alterando le normali proprietà farmacocinetiche del principio attivo.
In questi casi la comparsa di urine rossastre, sono da associare alla caratteristica colorazione del farmaco, che viene evidentemente escreto attraverso le urine, senza alcun tipo di correlazione clinica.
E’stata descritta più volte, la presenza di ceppi batterici resistenti alla terapia con NORMIX ® per i quali sarebbe necessario cambiare la scelta dell’antibiotico verso uno più efficace e attivo.
Tra gli eccipienti contenuti nella sospensione orale di NORMIX ® è possibile rilevare la presenza di saccarosio, il quale potrebbe essere associato alla comparsa di effetti collaterali in pazienti affetti da intolleranza al fruttosio e da malassorbimento glucosio-galattosio.
La presenza di capogiri e cefalea, associati all’assunzione di rifaximina, potrebbe rendere pericolosa la guida di autoveicoli e l’utilizzo di macchinari.
GRAVIDANZA ED ALLATTAMENTO
Al momento non vi sono studi in grado di caratterizzare il profilo di sicurezza della rifaximina sulla salute del feto quando assunta in gravidanza, ne tanto meno le caratteristiche farmaocinetiche (secrezione nel latte materno).
Pertanto l’assunzione di NORMIX ® dovrebbe essere limitata durante la gravidanza e l’allattamento ai casi di reale necessità e sotto stretto controllo medico.
Interazioni
Il basso grado di assorbimento sistemico della rifaximina, minimizza significativamente tutte le possibili interazioni con altri principi attivi, rendendo abbastanza stabile dal punto di vista farmacocinetico la somministrazione di NORMIX ®
Nonostante la bassa quota di antibiotico assorbita, venga in parte metabolizzata dal sistema enzimatico del citocromo p 450, non si sono osservate alterazioni farmacocinetiche clinicamente significative.

Leggi anche Normix-Foglietto Illustrativo

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