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Il Polmone in viaggio

Il polmone in viaggio
Il polmone è la nostra “finestra sul mondo” che ci permette di vivere consentendo il rifornimento di ossigeno e l’eliminazione dell’anidride carbonica. Diversi fattori possono influenzare il corretto funzionamento del nostro sistema respiratorio. Un ruolo negativo importante è rivestito dagli agenti esterni inalati, come il fumo di sigaretta, l’inquinamento, o da microrganismi quali batteri e virus pneumotropi .  Queste sostanze esogene, dannose alla salute, ed anche la presenza di microrganismi innescano meccanismi di difesa che richiedono il corretto funzionamento del sistema immunitario e la sua integrazione con l’efficienza dell’organismo in toto. Malattie respiratorie croniche, l’immunodeficienza, l’età, la distribuzione geografica e stili diversi di vita sono tra i fattori più importanti che possono alterare la risposta dell’organismo agli stimoli esterni.
Quello che crediamo sia semplice da affrontare nel nostro paese in cui viviamo, potrebbe non esserlo durante un viaggio o in un paese lontano. Tuttavia, anche condizioni di salute presunte scadenti o destinazioni igienico-sanitarie mediocri e quindi considerate di un certo rischio, non devono essere motivo di rinuncia di un viaggio.  Basta essere preparati e prevenire le aggressioni!
                                                                                                                                   Autore  Dr Intini Enrica
                                    Responsabile Scientifico Dr Paolo MeoIl polmone in viaggio
Il polmone è la nostra “finestra sul mondo” che ci permette di vivere consentendo il rifornimento di ossigeno e l’eliminazione dell’anidride carbonica. Diversi fattori possono influenzare il corretto funzionamento del nostro sistema respiratorio. Un ruolo negativo importante è rivestito dagli agenti esterni inalati, come il fumo di sigaretta, l’inquinamento, o da microrganismi quali batteri e virus pneumotropi. Queste sostanze esogene, dannose alla salute, ed anche la presenza di microrganismi innescano meccanismi di difesa che richiedono il corretto funzionamento del sistema immunitario e la sua integrazione con l’efficienza dell’organismo in toto.
Malattie respiratorie croniche, l’immunodeficienza, l’età, la distribuzione geografica e stili diversi di vita sono tra i fattori più importanti che possono alterare la risposta dell’organismo agli stimoli esterni. Quello che crediamo sia semplice da affrontare nel nostro paese in cui viviamo, potrebbe non esserlo durante un viaggio o in un paese lontano. Tuttavia, anche condizioni di salute presunte scadenti o destinazioni igienico-sanitarie mediocri e quindi considerate di un certo rischio, non devono essere motivo di rinuncia di un viaggio: basta essere preparati e prevenire le aggressioni.

Attenzione ai viaggi aerei

Tra i mezzi di trasporto a disposizione, l’aereo risulta essere quello che espone maggiormente a rischi e a stress da viaggio il viaggiatore. L’immobilizzazione prolungata causa alterazione della distribuzione dei fluidi corporei con insorgenza di edemi declivi (gambe gonfie) e maggior rischio di tromboembolismo (la pericolosa insorgenza di trombi nel sistema vascolare). La bassa umidificazione (10-20%) dell’aria nella cabina aerea e l’ambiente ipobarico possono nuocere a persone portatrici di malattie respiratorie e/o cardiache croniche causando ipossia marcata (diminuzione dell’ossigeno) e irritazione delle vie aeree con maggiore predisposizione ad eventi acuti. Nella cabina dove anche centinaia di persone convivono per diverse ore la possibilità di contaminazione e contagio con microrganismi diversi è possibile.

La Trasmissione aerea e le misure preventive

La stretta vicinanza con altre persone pone i viaggiatori a possibile rischio di contagio di malattie infettive trasmesse per via aerea (2). Questo rischio può manifestarsi attraverso goccioline di saliva o escreato (droplet) emesse tramite colpi di tosse e/o starnuti. Le malattie batteriche o virali, trasmesse attraverso questa via, sono molteplici e tra le più significative ricordiamo il morbillo, la parotite, l’influenza, la pertosse, la rosolia, la scarlattina, la tubercolosi, la meningite la polmonite. Le misure di difesa da adottare in queste circostanze sono svariate. Tra queste è importante mantenere una corretta idratazione in aereo e durante il soggiorno; non eccedere in alcolici; aver cura di starnutire o tossire all’interno di un fazzoletto; lavare frequentemente le mani. Importante prima di affrontare un viaggio sottoporsi alle vaccinazioni consigliate, in particolare per soggetti a rischio come bambini e anziani, pneumo e cardiopatici, aver cura di aver eseguito le vaccinazioni necessarie prima di intraprendere una gravidanza.  E’ di buon senso la decisione di non utilizzare mezzi di trasporto, come l’aereo, ma anche automezzi, in caso di accertata malattia a trasmissione per via aerea in fase acuta per evitare contaminazioni e contagi. In assenza di ripercussioni cliniche correlate al viaggio, fondamentale è proteggersi nel luogo di destinazione.

I Coronavirus

Tra i flagelli infettivi legati al viaggio vi sono alcuni virus particolarmente aggressivi: i “Coronavirus” Nell’uomo sono responsabili di sindromi da raffreddore o diarree profuse. La trasmissione di questi virus avviene per lo più per via aerea. Alternativamente sono state ipotizzate la via oro fecale, la contaminazione fecale ambientale e la successiva trasmissione per aerosol, oppure la contaminazione di strumenti, superfici o ambienti. Nel 2003 si è manifestata una delle più importanti epidemie, insorte in Estremo Oriente, causata proprio da un tipo di Coronavirus (SARS-CoV) dal nome “Sindrome respiratoria acuta grave o Severe Acute Respiratory Syndrome (SARS)”.
I dati aggiornati alla fine di giugno 2003 indicavano 8546 casi totali con 809 decessi.
Negli ultimi anni, soprattutto i viaggiatori da e verso il Medio Oriente, devono porre particolare attenzione alla “sindrome respiratoria da Coronavirus” (MERS-CoV) di ceppo diverso rispetto al precedente. Al momento sono riportate informazioni limitate sulla trasmissione di questo ceppo, sulla sua gravità clinica e sull’andamento della malattia. A livello globale, dal 2012 fino al 20 Giugno 2018, sono stati confermati e riportati a WHO 2229 casi di infezione umana da MERS-CoV, di cui l’83% identificati in Arabia Saudita. Ad oggi 791 pazienti risultano deceduti per infezione da MERS-CoV (3).  I viaggiatori di ritorno dal Medio Oriente, devono porre attenzione all’insorgenza di sintomi respiratori ingravescenti, durante i 10 giorni seguenti il viaggio e tempestivamente rivolgersi al proprio medico o presso un centro sanitario. Le persone che presentino sintomi di infezione respiratoria acuta devono adottare un comportamento adeguato di igiene respiratoria (in caso di tosse mantenere una certa distanza dai vicini, coprire la bocca e il naso con una mascherina o un fazzoletto e lavare le mani). I maschi risultano essere più esposti delle donne, con età media di circa 60 anni. Comorbidità riscontrate sono diabete mellito, ipertensione arteriosa e insufficienza renale. Sebbene l’origine del virus ed il meccanismo di trasmissione non siano ancora chiaramente noti, è prudente cercare di ridurre il rischio generale di infezione, durante un viaggio, attraverso comportamenti adeguati, come evitare contatti stretti con persone affette da infezioni respiratorie acute, lavarsi frequentemente le mani, soprattutto dopo contatto diretto con persone malate e con l’ambiente circostante, osservare una adeguata igiene degli alimenti, evitando il consumo di carne poco cotta, frutta e verdura cruda, o acqua non sicura, evitare contatti con allevamenti di animali o animali selvatici.

Sindrome Polmonare da Hantavirus (HPS)

I viaggiatori diretti verso l’America Latina potrebbero essere maggiormente a rischio di presentare la “Sindrome Polmonare da Hantavirus (HPS)”.  A Dicembre 2018 il ministro della sanità argentino ha riportato alla WHO un allarme epidemiologico riguardante l’aumento dei casi di infezione respiratoria da Hantavirus. Tra Ottobre 2018 e Gennaio 2019 sono stati confermati 29 casi in laboratorio con 11 pazienti deceduti per insorgenza di complicanze. L’area più colpita risulta essere nel sud dell’Argentina, la provincia di Chubut. In Cile nel 2018 sono stati registrati 8 casi di Hantavirus con 2 decessi.
L’HPS è una zoonosi che si trasmette per via aerosolica oppure per contaminazione di alimenti da parte di feci di roditori. Diffusa negli ambienti rurali è caratterizzata da esordio tardivo, circa 2-4 settimane dopo l’esposizione al virus. I primi sintomi mimano una sindrome simil-influenzale con cefalea, astenia e mialgia, febbricola, nausea e vomito, dolore addominale e diarrea con esordio improvviso del coinvolgimento respiratorio. A causa della rapida progressione clinica è necessario monitorare lo stato emodinamico, infondendo liquidi per EV e supportando la ventilazione ove necessario. La terapia antipiretica e antalgica è indicata come prima linea. Essendo una condizione diffusa negli ambienti rurali, i turisti non sono particolarmente a rischio eccetto coloro che praticano campeggio o escursioni all’aperto (4).

Morbillo

Per i viaggiatori europei è vivamente consigliato sottoporsi a vaccinazione per il Morbillo. Da Gennaio 2018 a Gennaio 2019 sono stati riportati 5376 casi di Morbillo in Romania, 2902 casi in Francia, 2427 casi in Italia e 2290 casi in Grecia con un totale di 35 decessi nel 2018 (5).
Numerosi casi di morbillo si sono osservati anche in Madagascar, dove da Ottobre 2018 a Gennaio 2019 si sono registrati 19539 nuovi casi di malattia, di cui 375 confermati tramite indagini di laboratorio e i rimanenti individuati secondo dati clinico-anamnestici. In questa epidemia risultano maggiormente colpiti i bambini di età compresa tra 1 e 14 anni, di ambo i sessi. Fortemente consigliato il raggiungimento della copertura vaccinale. Per i turisti diretti in Madagascar la WHO non pone indicazioni a restrizioni di viaggio, purchè si sia vaccinati (6).

Tubercolosi

A tutti i viaggiatori, a prescindere dalla meta del viaggio, è fortemente consigliato porre attenzione al bacillo della Tubercolosi. Contrariamente a quanto si pensi, la Tubercolosi non e’ una malattia del passato. Oggigiorno, si presenta con maggiore frequenza nel continente asiatico ed africano sub-sahariano. Ogni anno si verificano circa 9 milioni di nuovi casi con 1,5 milioni di decessi. E’ una patologia causata dal Micobacterium tuberculosis, trasmessa per via aerea in seguito a contagio da parte di persone con malattia attiva.  Un grave problema a livello globale è rappresentato dalle forme MDR (resistenza a Isoniazide e Rifampicina) e XDR (resistenza a Isoniazide, Rifampicina, Fluorochinoloni e 1 o piu’ farmaci dei 3 iniettabili di seconda linea) (7). Risultano esposti a maggior rischio di contagio i viaggiatori con lunghi periodi di viaggio, che vivono a stretto contatto con le popolazioni locali di aree a maggiore prevalenza della malattia. Inoltre, sono stati effettuati alcuni studi sul rischio di contagio in corso di viaggio aereo, considerando l’esposizione prolungata e la promiscuità della popolazione. I risultati escludono rischi maggiori, durante le ore passate nelle cabine aeree rispetto alla permanenza in qualunque altro spazio circoscritto. Eppure l’attenzione e buone regole di igiene anche respiratorie, sono importanti da seguire. Misure preventive come la vaccinazione e la chemioprofilassi non trovano indicazione in quanto gli effetti collaterali superano al momento i benefici potenziali. Coloro che soggiornano per lunghi periodi in regioni ad alta endemia, a stretto contatto con la popolazione locale o coloro che risiedono per anni in aree endemiche, devono effettuare il test cutaneo tubercolinico (TST), o il test QuantiFERON, prima della partenza e ripeterlo 8-10 settimane dopo il rientro dal viaggio. Ricordiamo che l’aereazione degli ambienti e l’esposizione ai raggi del sole ed alla luce diminuiscono la presenza dei Mycobatteri nell’ambiente. La WHO con la “End TB Strategy” si pone l’obiettivo globale di ridurre il numero di nuovi casi del 90% e il numero di decessi del 95% dal 2015 al 2035.

Streptococco pneumoniae o Pneumococco

In viaggio o nel proprio paese, a lavoro o durante un hobby, adulti e bambini sono continuamente esposti allo Streptococco pneumoniae, presente nell’ambiente in modo ubiquitario. Si stima che circa il 30-60% dei bambini e il 5-20% degli adulti siano portatori sani dello Pneumococco. A trasmissione per via aerea, nei bambini è principalmente responsabile delle forme di otiti medie, mentre negli adulti di polmoniti: Questo batterio è inoltre la prima causa di meningite batterica e di polmonite batterica acquisita nelle comunità e negli ambienti affollati. Il Centro Italiano di Sorveglianza delle Malattie Batteriche Invasive, nel 2016 ha registrato 1462 casi di malattia invasiva da Streptococcus pneumoniae, pari a quasi l’80% di tutti i casi notificati. La situazione italiana si rispecchia a livello europeo, in quanto nel 2014 in Europa si sono registrati circa 17.500 casi di gravi infezioni sostenute dallo Pneumococco, in particolare, negli adulti con più di 65 anni (13.8 casi su 100.000) e nei bambini al sotto del primo anno di vita (11.3 casi su 100.000). I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riferiscono 14,5 milioni di casi di malattia severa a livello mondiale e 735 mila decessi ogni anno tra i bambini sotto i cinque anni. Temibile per la popolazione anziana è la polmonite da Pneumococco, la cui mortalità può raggiungere valori del 30-40%, nonostante le terapie antibiotiche e il ricorso alla terapia intensiva. Per quanto concerne la meningite, la mortalità arriva al 40% nelle persone adulte mentre è attorno all’1-3% nei bambini al di sotto dei due anni. Nonostante la sua severità l’infezione pneumococcica può essere prevenuta con la vaccinazione. Con l’inserimento nei programmi vaccinali, nei bambini sotto ai 5 anni di età si è osservata una riduzione del 55% delle infezioni gravi da Pneumococco (8). Inoltre, è una vaccinazione consigliata a tutti i pazienti di qualunque età portatori di malattie croniche, cardiache, respiratorie, onco-ematologiche o soggetti sottoposti a terapie immunosoppressive in cronico.

Legionella pneumophila e Malattia dei legionari

La Legionellosi deve il suo nome all’epidemia del 1976 a Philadelphia che interesso’ i partecipanti al convegno della Legione Americana, dove si contarono 221 forme di polmonite con 34 decessi su 4000 veterani presenti. La causa di questa epidemia si attribui’ al sistema di condizionamento centralizzato che risulto’ contaminato dal batterio della Legionella. La Legionella pneumophila di tipo 1 e’ il sierogruppo piu’ frequente in Italia. La legionellosi e’ una malattia sottoposta a notifica obbligatoria in Italia e in Europa, tuttavia si ritiene che una buona parte dei casi reali di malattia sia sotto diagnosticata. L’incidenza della legionellosi in Italia nel 2017 è risultata pari a 33,2 casi per milione di abitanti, in lieve incremento rispetto al 2016 (28,2/1.000.000). Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Provincia Autonoma di Trento, e Piemonte hanno notificato il 73% dei casi ospedalieri, con trend in aumento nel corso degli anni. Nel 2017 sono stati notificati all’Istituto Superiore di Sanita’ 436 casi di legionellosi associata ai viaggi. Si trattava prevalentemente di italiani in viaggio in Italia che hanno soggiornato in strutture alberghiere. Solo nel 6,7% dei casi si trattava di viaggio all’estero (9). Si trasmette per via aerea mediante inalazione di goccioline contenenti il microrganismo. Altamente improbabile e’ la trasmissione interumana. Questo batterio sopravvive negli ambienti acquatici sia naturali, come laghi e fiumi, sia artificiali come impianti idrici, tubature, impianti di idromassaggio, nebulizzatori e umidificatori. Docce che si riutilizzano dopo molto tempo, impianti idrici alberghieri, nebulizzatori ospedalieri, filtri d’aria dei mezzi di trasporto, impianti di condizionamento non correttamente monitorati e strutture termali con idromassaggio rappresentano le situazioni piu’ a rischio di contaminazione batterica. La legionella colpisce prevalentemente persone di ambo i sessi di circa 50 anni con calo delle difese immunitarie, come da fumo, alcool, bronchite cronica, diabete e terapie immunosoppressive. La sintomatologia e’ acuta ed e’ caratterizzata da febbre alta associata a brivido, malessere generale, astenia, diarrea, disorientamento e confusione mentale. In questi casi e’ necessario recarsi all’ospedale piu’ vicino per gli approfondimenti e le cure del caso. Per la legionella non c’e’ un vaccino che ci permette di diventare immuni. Pertanto, la prevenzione dell’infezione si basa essenzialmente sulla corretta progettazione e manutenzione degli impianti idrici. Sono state messe a punto delle “Linee Guida per la prevenzione e il controllo della Legionella” nel 2015 con l’obiettivo di standardizzare la disinfezione e il monitoraggio microbiologico degli impianti idrici (10).
In conclusione, laddove e’ concesso, non mi resta che augurarvi “Buona Vaccinazione!”.
Autore Dott.ssa Intini Enrica
Responsabile Scientifico Dott. Paolo Meo

Referenze

9. Notiziario dell’Istituto Superiore della Sanita’, Volume 31-Numero 9 Settembre 2018 ISSN1827-6296
10. Leandro Casini et at, Legionellosi, cos’e’ e come difendersi, Quaderno informativo N. 2.0, 2018

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Validità della vaccinazione contro la Febbre Gialla: una nota del CDC

Sono in tanti a chiederci informazioni sulla necessità o meno di richiamare la vaccinazione contro la Febbre Gialla prima di partire per determinate destinazioni e sempre abbiamo risposto che la situazione va valutata nel singolo caso, sia alla luce della normativa internazionale al riguardo, sia alla situazione epidmiologica, spesso in costante mutamento, del paese. A questo proposito riportiamo una nota che il sito Cdc.gov – del Centers for Diseases Control- ha ritenuto di pubblicare in merito alla questione.

“Nonostante i recenti cambiamenti apportati all’IHR (Internationale Health Regulations ) relativi ai richiami di vaccino contro la febbre gialla, non è chiaro quando e se tutti i paesi con i requisiti attuali di vaccinazione contro la febbre gialla adottino questo cambiamento. Anche se i paesi modificano le loro politiche ufficiali per estendere il periodo di validità dell’ICVP (International Certificate of Vaccination or Prophylaxis ; ndr: Librettto Giallo),da 10 anni a tutta la vita, non vi è alcuna garanzia che tutti i funzionari delle frontiere nazionali saranno a conoscenza di tale cambiamento di politica o saranno in grado di farlo in modo appropriato. CDC ottiene informazioni annuali dall’OMS in merito ai requisiti ufficiali per l’ingresso nel paese. L’OMS probabilmente non chiederà ai paesi- nei questionari annuali- in merito ai requisiti di accesso sui richiami del vaccino contro la febbre gialla , perché si presumerà che i paesi rispettino l’IHR modificato. Ciò potrebbe creare una lacuna- in alcuni paesi- nelle informazioni ai viaggiatori. L’esperienza passata ha dimostrato che le informazioni fornite dai consolati e dalle ambasciate sui requisiti di vaccinazione spesso non sono accurate. Pertanto, i fornitori e i viaggiatori non dovrebbero fare affidamento esclusivamente su tali informazioni al momento di determinare i requisiti di entrata in vigore per la vaccinazione contro la febbre gialla per destinazioni specifiche.” (CDC, 2018)  e, aggiungiamo noi, dovranno invece consultare specialisti esperti che sappiano consigliare, caso per caso, anche e soprattutto alla luce della situazione immunologica personale e della realtà epidemiologica del  momento nel paese meta del viaggio.

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Tutto sulla Febbre Gialla

Vaccinazione per la Febbre Gialla

Counselling

Per tutti coloro che richiedono la vaccinazione perchè obbligatoria: è sempre consigliato  consultare il medico specialista in malattie infettive e tropicali per conoscere i reali rischi della presenza del virus della febbre gialla e di altre malattie presenti nell’area di destinazione del viaggio. Se viaggi informato viaggi tranquillo.   Ovunque vai in Africa ed in America Centrale e Sud America valuta l’opportunità di effettuare la vaccinazione  anche se non è obbligatoria.  Il vaccino è sicuro ed efficace. Non esitare a chiedere consiglio. Chiedi la consulenza con i medici tropicalisti del centro  per una maggiore conoscenza della vaccinazione e per conoscere la situazione sanitaria della destinazione del tuo viaggio. Per appuntamenti in ambulatorio 0639030481. Per consulenze via email clicca qui

cellule malaria

Aggiornati sul nostro sito

Provocata da un virus (Flavivirus) trasmesso da una zanzara (Aedes aegypti), la Febbre Gialla è una malattia rara tra i viaggiatori, ma diffusa in un’ area geografica che include numerosi paesi meta di moltissimi visitatori, turisti e non. E’ prevenibile con un vaccino specifico, la cui efficacia è elevatissima.

Regolamenti internazionali e diffusione della Febbere Gialla

Diffusione e regolamento internazionale

La Febbre Gialla è presente solo nellAfrica Sub-sahariana e in America Centro-meridionale, con rischio più moderato in alcune zone.

La Febbre Gialla è l’unica malattia per la quale può essere richiesto un certificato di vaccinazione. Solo alcuni paesi la richiedono obbligatoriamente. In altre aree del mondo la presenza del virus e dell’insetto vettore la rendono fortemente raccomandata.

 

Se vuoi richiedere ulteriori informazioni chiama (08.30 – 18.00) – 06/39030481

 

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NORMIX ® Rifaximina

Normix? Un farmaco utile alla prevenzione e alla cura della diarrea.  Presso il Cesmet consulenze, visite, esami delle feci specialistici. Chiama 0639030481 o scrivi ad ambulatorio@ cesmet.com

Indicazioni NORMIX ® Rifaximina
NORMIX ® è utilizzato nel trattamento antimicrobico di infezioni intestinali sostenuti da batteri Gram + e Gram – con relativa sintomatologia diarroica, nel trattamento delle manifestazioni diarroiche associate ad alterata flora intestinale e nella prevenzione delle complicane infettive associate ad operazioni chirurgiche.
NORMIX ® è anche indicato come coadiuvante nella terapia delle iperammoniemie.
Meccanismo d’azione NORMIX ® Rifaximina
La rifaximina, principio attivo del NORMIX ® è un antibiotico appartenente alla famiglia delle rifamicine, particolarmente indicato nel trattamento delle infezioni microbiche intestinali, visto il suo scarso assorbimento sistemico, stimato al massimo intorno all’1%.
Questa importante proprietà farmacocinetica, consente al suddetto antibiotico, di raggiungere il tratto intestinale a concentrazioni elevate, di esercitare l’azione terapeutica direttamente in situ, riducendo al minimo il lavoro degli organi escretori ed emuntori nel metabolizzarlo.
L’ampio spettro d’azione, che rende la rifaximina indicata sia nel trattamento delle infezioni da batteri Gram + che Gram -, è giustificato dal meccanismo con il quale agisce, caratterizzato dalla capacità di bloccare il processo di trascrizione del DNA batterico, attraverso l’inibizione dell’enzima RNA polimerasi.
Studi svolti ed efficacia clinica
1. RIFAXIMINA E SINDROME DA COLON IRRITABILE
World J Gastroenterol. 2009 Jun 7;15(21):2628-31.
Small intestine bacterial overgrowth and irritable bowel syndrome-related symptoms: experience with Rifaximin.
Peralta S, Cottone C, Doveri T, Almasio PL, Craxi A.

Studio tutto italiano, che indaga sulle possibili cause e rimedi della sindrome del colon irritabile. In particolare si pone l’accento sull’aumentata crescita batterica intestinale, che diagnosticata con breath test al lattulosio, e trattata con rifaximina, si è dimostrata una importante causa della suddetta patologia. Diviene quindi importante, considerare, almeno nella popolazione italiana, la possibile crescita batterica come causa della sindrome del colon irritabile, e la somministrazione di rifaximina come possibile approccio terapeutico.
2. RIFAXIMINA E TRATTAMENTO DELLA DIARREA ACUTA
Gut Liver. 2010 Sep;4(3):357-62. Epub 2010 Sep 24.
Efficacy of rifaximin compared with ciprofloxacin for the treatment of acute infectious diarrhea: a randomized controlled multicenter study.
Hong KS, Kim YS, Han DS, Choi CH, Jang BI, Park YS, Lee KM, Lee ST, Kim HS, Kim JS.
La diarrea acuta è spesso associata a infezioni batteriche di varia natura. Per anni il trattamento con ciprofloxacina è stato una delle scelte terapeutiche più utilizzate, tanto da creare un elevato numero di ceppi batterici particolarmente resistenti. In questo studio randomizzato si è notato come la rifaximina possa risultare più efficace della ciprofloxacina nel garantire una remissione della patologia, migliorando la sintomatologia nel 78 % dei casi trattati e ripristinando la corretta salute intestinale nel 57% dei pazienti, valori sensibilmente più elevati rispetto quelli registrati con ciprofloxacina.
3. RIFAXIMINA E DOLORE ADDOMINALE IN ETA’ PEDIATRICA
J Pediatr Gastroenterol Nutr. 2011 Jan 12.
Double-blind, Placebo-controlled Antibiotic Treatment Study of Small Intestinal Bacterial Overgrowth in Children With Chronic Abdominal Pain.
Collins BS, Lin HC.
Il dolore addominale in età pediatrica è spesso correlato alla iperproliferazione batterica intestinale, che rappresenta un potenziale fattore di rischio per l’insorgenza della sindrome del colon irritabile. Nonostante i vari studi sostengano l’efficacia della terapia con rifaximina nella risoluzione dell’eccessiva crescita batterica intestinale nella sindrome da colon irritabile, questo studio invece dimostra la scarsa capacità risolutiva della stessa terapia in bambini con dolore addominale intenso e positività al test al lattulosio (indice diagnostico di eccessiva crescita batterica).
Modalità d’uso e posologia
NORMIX ® compresse rivestite da 200 mg di rafaximina o granulato per sospensione orale 2gr di rifaximina ogni 100 ml :
la posologia utilizzabile varia a seconda delle indicazioni terapeutiche.
Più precisamente nel trattamento della diarrea associata ad infezioni batteriche, la dose di 200 mg di rifaximina (pari a 1 compressa o 10 ml di sospensione orale) ogni sei ore, sembra essere particolarmente efficace, mentre quella di 400 mg ogni 12 ore è indicata nella prevenzione delle infezioni pre e post-operatorie che può scendere a somministrazioni ogni 8 ore nel trattamento dell’iperammoniemia.
La terapia antibiotica dovrebbe essere prolungata per almeno 7 giorni, sotto stretta indicazione medica.
Il dosaggio subisce necessariamente delle correzioni importanti in caso di pazienti in età pediatrica.
Avvertenze NORMIX ® Rifaximina
La presenza di lesioni intestinali, potrebbe determinare un sensibile aumento dell’assorbimento sistemico di rifaximina, alterando le normali proprietà farmacocinetiche del principio attivo.
In questi casi la comparsa di urine rossastre, sono da associare alla caratteristica colorazione del farmaco, che viene evidentemente escreto attraverso le urine, senza alcun tipo di correlazione clinica.
E’stata descritta più volte, la presenza di ceppi batterici resistenti alla terapia con NORMIX ® per i quali sarebbe necessario cambiare la scelta dell’antibiotico verso uno più efficace e attivo.
Tra gli eccipienti contenuti nella sospensione orale di NORMIX ® è possibile rilevare la presenza di saccarosio, il quale potrebbe essere associato alla comparsa di effetti collaterali in pazienti affetti da intolleranza al fruttosio e da malassorbimento glucosio-galattosio.
La presenza di capogiri e cefalea, associati all’assunzione di rifaximina, potrebbe rendere pericolosa la guida di autoveicoli e l’utilizzo di macchinari.
GRAVIDANZA ED ALLATTAMENTO
Al momento non vi sono studi in grado di caratterizzare il profilo di sicurezza della rifaximina sulla salute del feto quando assunta in gravidanza, ne tanto meno le caratteristiche farmaocinetiche (secrezione nel latte materno).
Pertanto l’assunzione di NORMIX ® dovrebbe essere limitata durante la gravidanza e l’allattamento ai casi di reale necessità e sotto stretto controllo medico.
Interazioni
Il basso grado di assorbimento sistemico della rifaximina, minimizza significativamente tutte le possibili interazioni con altri principi attivi, rendendo abbastanza stabile dal punto di vista farmacocinetico la somministrazione di NORMIX ®
Nonostante la bassa quota di antibiotico assorbita, venga in parte metabolizzata dal sistema enzimatico del citocromo p 450, non si sono osservate alterazioni farmacocinetiche clinicamente significative.

Leggi anche Normix-Foglietto Illustrativo

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Diarrea del viaggiatore, un problema comune

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  • Che cosa è
  • Come si manifesta
  • Le cause: batteri virus e parassiti
  • Aree geografiche di maggior rischio
  • Come si previene
  • Trattamento
  • I Bambini e la diarrea del viaggiatore

Notizie utili sulla Diarrea Del Viaggiatore

La “diarrea del viaggiatore (DDV)”, detta anche “Vendetta di Montezuma”,  evento molto comune e si manifesta nella maggior parte dei soggetti che affrontano un viaggio. Il 40% ed il 60% dei viaggiatori, ovunque nel mondo, sono soggetti ad almeno un episodio di diarrea. Soffre più di diarrea chi vive ad elevato livello di igiene. Il rischio di diarrea aumenta nei viaggiatori con elevato tenore socio economico, nei giovani che effettuano vacanze avventurose, dando poco peso alle regole preventive, nei soggetti portatori di aclorìdria gastrica (bassi livelli di acido nello stomaco) o in trattamento antiacido, nei portatori di malattie croniche debilitanti.

Che cosa è la diarrea del viaggiatore

La diarrea del viaggiatore: da 2 / 3 o più evacuazione di feci non formate o liquide nelle 24 ore accompagnate da altri sintomi intestinali o generali. Generalmente senza febbre o sintomi sistemici. Raramente accompagnata da febbre e forte stanchezza. E’ una malattia che si manifesta maggiormente nei giovani piuttosto che negli anziani, senza differenza tra maschi e femmine.  La causa i meccanismi di tipo immunitario, ma anche le modalità di viaggio differenti: più avventurose nei giovani, più attente all’igiene alimentare in età avanzata.

Come si manifesta la diarrea del viaggiatore

La diarrea del viaggiatore si manifesta con scariche di feci liquide o pastose, spesso di forte odore fermentante, talvolta accompagnate da:

  • malessere generale
  • nausea
  • vomito
  • stanchezza

sintomi appena accennati, qualche volta piuttosto forti.

Si associano frequentemente:

  • crampi addominali
  • eruttazioni e meteorismo (iperfermentazione)
  • sensazione di zolfo in bocca.

Nei casi più gravi la diarrea del viaggiatore è accompagnata da febbre lieve od elevata. La diarrea compare generalmente nei primi giorni di viaggio, e dura 3 – 5 giorni, arrecando al viaggiatore disturbi fastidiosi.

Può esaurirsi in 1 o 2 giorni nelle forme lievi, soprattutto assumendo farmaci idonei: sali reidratanti, disinfettanti intestinali o antibiotici, flora batterica protettiva, estratti di foglie di olivo. E’ essenziale attenersi ad un regime alimentare adeguato (antipropulsivi). L’episodio di diarrea può anche durare oltre i sette giorni e talvolta cronicizzare prolungando i disturbi per mesi.

Le cause della diarrea del viaggiatore

La causa principale è quella microbiologica, cioè da batteri,virus, parassiti o raramente miceti.
Il contagio del viaggiatore con i microrganismi avviene generalmente attraverso l’ingestione di alimenti ed acqua o liquidi infetti e contaminati. Residui fecali depositati da mosche ed altri insetti, mani sporche, suppellettili non pulite adeguatamente sono la causa prima del contagio. Le proprie mani sporche, non adeguatamente lavate con acqua e sapone,  l’utilizzo di asciugamani o biancheria contaminata, frequentazione di ambienti con scarsa igiene sono causa di contagio.

Chi proviene da paesi ad alto livello di igiene, per la difficoltà di contatto con microrganismi patogeni, non sviluppa sufficienti difese immunitarie sia all’interno dell’intestino che a livello sistemico. Quando queste persone si recano in paesi con minore livello di igiene ed elevata presenza di microbi, vuoi per ragione climatiche, vuoi per ragioni sanitarie, presentano ridotte difese locali e sistemiche, una improvvisa mutazione della flora batterica naturale nel loro intestino. Per questi meccanismi le forme microbiologiche patogene prendono il sopravvento sopraffacendo i meccanismi di difesa individuale.

Concause o cause scatenanti o facilitanti la diarrea: lo stress derivante dai lunghi viaggi e dal cambiamento del fuso orario, le variazione di clima o ambientale, le variazioni di regimi alimentari e di tipo di cibo, la sensibilizzazione ad alimenti nuovi, l’altitudine. Ma questi fattori da soli non sono cause sufficienti a provocare la diarrea.

Microbiologia della diarrea del viaggiatore

Batteri patogeni

  • Escherichia Coli enterotossico ( ECET ):
    la causa più frequente di diarrea del viaggiatore. Oltre il 50% della diarrea proviene da questo batterio . Diarrea acquosa con crampi intestinali, talvolta nausea e febbre moderata.
  • Salmonella typhi o paratyphi:
    Gastroenteriti febbrili, con sintomi  anche gravi e forti dolori addominali di tipo crampiforme. Possono presentarsi con quadri clinici molto diversi sia come manifestazioni che come durata.
    La Salmonellosi una malattia ubiquitaria, presente sia nei paesi sviluppati, che nei paesi dell’area tropicale, con una pericolosità per l’apparato intestinale derivata dalla aggressività del batterio. Nei paesi industrializzati è tra le cause maggiori di diarrea associata agli alimenti. Rara è la dissenteria da Salmonella, cioè diarrea con sangue e presenza di muco.
  • Shigella spp:
    È la causa della dissenteria bacillare. Si manifesta con diarrea grave, muco e sangue con febbre anche molto elevata. L’episodio si presenta in forma acuta ed anche grave. Si calcola che il 20% delle forme di diarrea , nella zona tropicale, derivi da questo batterio.
  • Campylobacter jejuni
    È un batterio causa di diarrea e sintomi generali che può cronicizzare e protrarsi per molti giorni con sintomatologia lieve che talvolta si aggrava dopo quiescenza anche di qualche mese.
  • Vibrio parahaemolyticus:
    Batterio spirillariforme, parente stretto del bacillo del colera, provoca con una sintomatologia diarroica meno grave del colera vero e proprio, ma pur sempre debilitante. Si contagia attraverso l’assunzione di crostacei, frutti di mare, pesce crudo. Epidemie di diarrea da Vibrio parahaemolyticus si presentano spesso in viaggiatori che partecipano a crociere nei Caraibi, in Giappone ed in diversi paesi asiatici. Presente anche in Africa e nei paesi del Mediterraneo.

Altri agenti patogeni causa di diarrea del viaggiatore:

  • Altri tipi di Escherichia coli ( enteroinvasivi, enteroadesivi )
  • Yersinia enterocolitica
  • Vibrio colerae 01, 0139
  • Aeromonas idrophila

Virus patogeni

  • Rotavirus:
    Questi virus ubiquitari sono da considerare  la causa di diarrea del viaggiatore nel 30% dei casi. Sono la maggior causa di diarrea nei bambini, in particolare al di sotto dei 2 anni. Sono stati rinvenuti frequentemente anche negli adulti. Il virus si ritrova spesso in infezioni miste con altri microrganismi. La diarrea è generalmente acquosa, con scarsi sintomi collaterali, sempre di lieve entità. La febbre è generalmente assente.
  • Norwalk virus:
    sono virus che si manifestano con attacchi di diarrea acuta, talvolta febbrile. Molto spesso sono asintomatici. Da studi eseguiti in diversi paesi il 10 – 15% di viaggiatori presentano anticorpi nei confronti di questi virus. Frequenti le epidemie in corso di crociere e nei grandi raduni.

Altri virus possono provocare attacchi di diarrea nei viaggiatori: Adenovirus, Astrovirus, Calicivirus, Coronavirus, Enterovirus

Parassiti patogeni

Diverse specie di Parassiti, in particolare del gruppo dei Protozoi, possono provocare attacchi di diarrea, generalmente di consistenza pastosa, con scarsa sintomatologia generale. I sintomi compaiono a distanza e cronicizzano nel tempo.
Tra i parassiti più frequenti durante i viaggi:

  • Giardia lamblia
  • Entamoeba histolytica
  • Cryptosporidium parvum
  • Cyclospora cayetanensis

Aree geografiche di maggior rischio per la diarrea del viaggiatore

L’incidenza della diarrea del viaggiatore varia in relazione alle differenti destinazioni.
All’interno di un paese o di una area geografica l’incidenza della malattia è in rapporto alle caratteristiche del territorio, agli andamenti stagionali, all’attenzione ai livelli di igiene.
Si possono schematicamente distinguere 3 aree geografiche con diversa incidenza della sindrome  :

  • Europa Occidentale e Nord America ⇒ incidenza del 10%
  • Sud Europa – bacino del Mediterraneo; Isole dell’Estremo Oriente; Isole del Pacifico; Isole Caraibiche⇒ incidenza tra il 10% e il 20%
  • Resto del mondo ⇒ incidenza tra il 20% ed il 60%

Il rischio di ammalarsi di diarrea è più alto:

  • nei paesi a basso tenore economico e con basse condizioni igienico – sanitarie. Tra questi la maggior parte dei paesi dell’Africa, buona parte dei paesi asiatici ed una buona parte dei paesi dell’America Latina. I paesi dell’America Centrale. I paesi del Medio Oriente.
  • una parte dei paesi dell’Europa dell’Est ed i paesi rivieraschi del Bacino del Mediterraneo sia della costa europea che della costa africana.

Per ulteriori approfondimenti consulta il PLANISFERO o le mappe specifiche.

Come si previene

E’ possibile diminuire il rischio di diarrea del viaggiatore adottando misure preventive che riguardano l’igiene degli alimenti, l’utilizzo di cibi e bevande appropriate alle proprie abitudini, evitare gli eccessi,  praticare una buona e corretta igiene personale.
Non esiste un vaccino unico e sicuro che possa prevenire la diarrea del viaggiatore dal momento che le cause sono molteplici.
Sicuramente è da considerare efficace la vaccinazione contro il tifo che serve a prevenire una delle forme più gravi e diffusa in tutti i continenti, quella da Salmonellosi.

Utilizzare il vaccino orale per il colera, attualmente sul mercato, oltre a prevenire le forme di questa grave malattia attiva anche difese immunitarie su alcuni batteri particolarmente patogeni.
Può essere di un certo aiuto l’assunzione di flora batterica, in commercio se ne trovano diversi tipi, da assumere alcuni giorni prima del viaggio, durante gli spostamenti, e durante i primi giorni di soggiorno.

Sicuramente la migliore forma di prevenzione consiste nell’attuare le misure di igiene sia alimentare che personale.
Osservando in modo adeguato queste regole di igiene si riduce drasticamente il rischio di contrarre la diarrea del viaggiatore.
E’ anche utile purificare e trattare l’acqua con disinfettanti.

Il rischio di ammalarsi è molto minore utilizzando cibo cotto e consumandolo presso abitazioni private o alberghi conosciuti che non assumendolo presso venditori ambulanti o piccoli ristoranti di cui non si conosce il livello di igiene.
Farmaci che riducono il movimento intestinale, e quindi bloccano gli episodi diarroici (quali: la loperamide – Imodium) possono essere assunti in caso di diarree lievi e paucisintomatiche, accompagnandoli con l’assunzione di disinfettanti intestinali, sali minerali e di flora batterica. Queste sostanze possono prevenire il peggioramento e l’evoluzione della malattia, accompagnandole con una dieta idonea, leggera, semiliquida, o addirittura un breve periodo di digiuno, fatta eccezione per l’assunzione di liquidi.

Il trattamento di queste forme intestinali deve essere infatti accompagnato da abbondante assunzione di liquidi e da dieta appropriata.
In caso di diarree più gravi, accompagnate da sintomi generali e da rialzo febbrile oltre ai farmaci antipropulsivi (loperamide) è opportuno associare trattamento antimicrobico.
L’impiego di antibiotici in profilassi è da considerare eccezionale, da eseguire sotto controllo medico e da effettuare per brevi periodi e per individui ben individuati. In particolare in:

  • Soggetti diabetici
  • Soggetti affetti da patologie croniche intestinali quali rettocolite ulcerosa, malattia di Crohn
  • Soggetti immunodepressi in seguito ad HIV
  • Soggetti portatori di neoplasie
  • Soggetti con malattie del sangue, comprese le immunodepressioni ed altri disturbi immunologici.

Anche individui che devono affrontare impegni di particolare importanza durante il viaggio ( come gare sportive o riunioni o viaggi brevi di lavoro) possono impiegare antimicrobici appropriati a scopo preventivo o l’utilizzo di farmaci antipropulsivi (loperamide) ai primi sintomi di diarrea.
In ogni caso, questi viaggiatori devono sempre portare, nella propria valigia, farmaci antipropulsivi ( come loperamide), ed alcuni disinfettanti o antibiotici appropriati.

Disidratazione e diarrea

La disidratazione è uno stato patologico dell’organismo caratterizzato da una eccessiva perdita di liquidi e di sali e tale da alterare il normale equilibrio idrosalino e di conseguenza metabolico.
La diarrea del viaggiatore, talvolta accompagnata a vomito, può causare una stato di disidratazione anche grave. La disidratazione è particolarmente temibile nei bambini e negli anziani.

Possono essere identificati 3 gradi di disidratazione:

  • LIEVE che presenta ⇒ sete intensa, diuresi ridotta, urine scure e dense.
  • MODERATO che presenta ⇒ oltre ai sintomi lievi anche irrequietezza, labbra secche, battito cardiaco accelerato.
  • GRAVE che presenta ⇒ oltre ai sintomi precedenti anche labbra e mucose molto secche, lacrimazione ridotta o assente, cute secca sollevabile in pliche, battito cardiaco molto accelerato

Indicazioni per il trattamento della reidratazione

In caso di disidratazione lieve e moderata è opportuno bere oltre che acqua potabile e controllata, in quantità sufficiente, anche tè, succhi di frutta, spremute di arancia, bevande possibilmente addizionate di sali minerali, ed assumere brodo vegetale. In commercio sono disponibili soluzioni saline da sciogliere in acqua. In ogni caso è possibile preparare in qualsiasi paese od in qualsiasi situazione soluzioni bilanciate idonee ad una corretta reidratazione orale:

⇒ Per ogni litro di acqua aggiungere 7 cucchiaini di zucchero ed 1 cucchiaino di sale.

oppure

⇒ Per ogni litro di acqua aggiungere:

  • 20 gr. di zucchero ⇒ (pari a 4 cucchiai grandi)
  • 3,5 gr. di cloruro di sodio ⇒ (pari a 1 cucchiaino colmo)
  • 2,5 gr. di bicarbonato di sodio ⇒ (pari a 1 cucchiaino raso)
  • 1,5 gr di cloruro di potassio ⇒ (da poter sostituire con succo di pompelmo o di arancio)

Trattamento

In caso di perdite di liquidi, dovute a diarrea, sia essa liquida od anche pastosa, anche lieve, o a vomito, il primo trattamento è quello di ingerire liquidi abbondanti per ripristinare l’equilibrio idrosalino.
L’acqua può essere acidificata con aggiunta di limone, che ha funzione disinfettante ed astringente. Possono essere somministrati anche succhi di frutta e bevande leggere tipo thè; evitare bevande con caffeina, bevande gasate e particolarmente fredde.
Inizialmente evitare pasti completi, ma assumere crackers salati e brodo vegetale. Questo per reintegrare minime quantità di sali che si sono perduti con i liquidi. Utile e consigliato l’uso di Rifaximina, antimicrobico, per bloccare la crescita batterica. Nei casi di gravi perdite di liquidi il reintegro di questi liquidi può essere effettuato per via infusiva attraverso la somministrazione di soluzioni fisiologiche e glucosate.

Farmaci antipropulsivi servono a ridurre la peristalsi dell’intestino, causata dall’infiammazione o dall’irritazione dovuta all’attacco di tipo microbiologico in concomitanza ad altri fattori di tipo fisico. Tra questi la loperamide – Imodium, è uno dei farmaci da utilizzare in casi di forme lievi, e per ridurre il numero delle scariche. Con questi farmaci è essenziale aggiungere l’utilizzo di Rifaximina.

Nei casi più seri di diarrea, in presenza di febbre, la causa microbiologica va combattuta con l’utilizzo di antibiotici idonei e mirati che hanno l’obiettivo di eliminare la causa fondamentale (terapia causale)
Inizialmente la dieta deve essere liquida o semiliquida, per poi inserire alimenti leggeri che non irritino ulteriormente il tratto intestinale interessato.

Leggi qui per approfondire l’argomento

Bambino e diarrea del viaggiatore

In caso di diarrea e vomito nei bambini, in particolare al di sotto dei 2 anni, il rischio maggiore consiste nella perdita di liquidi e sali minerali e nell’insorgenza di disidratazione.
La disidratazione nei bambini è un evento temibile e particolarmente grave.
Occorre intervenire senza indugio reintegrando le perdite dei liquidi e di sali minerali. Per i bambini affetti da disidratazione occorre allestire un ambiente fresco ed areato. La prevenzione della disidratazione avviene attraverso la somministrazione adeguata di liquidi, in particolare durante viaggi in paesi a clima particolarmente caldo e secco, quando le perdite sono facili e poco evidenti, in particolare se accompagnate da fenomeni patologici. Nella dieta inserire zuppe, altre bevande sicure, non contaminate e, se reperibili, piccoli porri sottili che contengono quantitativi di sali sufficienti per aiutare a ristabilire gli equilibri salini.

Neonati

I bambini al di sotto dei 6 mesi di età, affetti da diarrea lieve devono continuare ad essere allattati al seno con eventuale aggiunta di piccole quantità di acqua, che se di incerta provenienza dovrà essere bollita.

Indicazioni e comportamenti:

Link utili

American Society for Microbiology

International Society for Infectious Diseases

Federation of European Microbiological Societies

Centres for Disease Control

World Health Organisation

International Society of Travel Medicine

American Society of Travel Medicine

 

Se vuoi richiedere ulteriori informazioni, contattaci via e-mail oppure chiama

Telefono (08.30 – 18.30) – 06/39030481

 

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ZIKA virus: una nuova minaccia dalle zanzare tigre

20 Ottobre 2015  – La zanzara Aedes albopictus, a tutti nota come zanzara tigre, è molto temuta in quanto vettore di virus che provocano febbri tropicali, come febbre gialla, dengue e chikungunya. Uno studio pubblicato su PLoS Neglected Tropical Diseases mostra che all’elenco vada aggiunto un altro virus responsabile di una malattia infettiva: lo Zika virus, meno noto degli altri ma dotato sicuramente di una buona trasmissibilità.
Lo Zika virus, “parente” dei virus della dengue, si presenta con una sintomatologia simile a quella di dengue e chikungunya, anche se più lieve: febbre, dolori articolari e muscolari, eruzioni cutanee, congiuntivite.
La sua virulenza è emersa solo con le epidemie del 2007 in Micronesia (5 mila casi) e del 2013 in Polinesia (55 mila casi). La zanzara della specie Aedes aegypti è considerata il principale vettore responsabile della sua diffusione.
Il virus rappresenta una nuova minaccia per l’America latina. Nel febbraio 2014 le autorità sanitarie pubbliche del Cile hanno confermato il primo caso di trasmissione indigena di infezioni da virus Zika nell’Isola di Pasqua.
Il virus è stato segnalato anche nel mese di giugno dello stesso anno. Nel maggio 2015, le autorità sanitarie del Brasile hanno confermato la trasmissione indigena del virus Zika nel nord-est. Fino a ottobre di quest’anno, 14 stati hanno confermato la trasmissione indigena del virus: Alagoas, Bahia, Ceará, Maranhao, Mato Grosso, Pará, Paraíba, Paraná, Pernambuco, Piauí, Rio de Janeiro, Rio Grande do Norte, Roraima e São Paulo.
Recentemente le autorità sanitarie della Colombia hanno riportato la scoperta del primo caso di infezione da virus nel Dipartimento di Bolivar. Le recenti epidemie di Zika virus in diverse parti del mondo, dimostrano le potenzialità di questo arbovirus di diffondere in tutti i territori in cui sono presenti i suoi vettori.
Fonte: promedmail

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Super Zanzara contro i virus Dengue e Zika

20 Febbraio 2016 – Buone speranze per placare la dilagante epidemia di virus Zika che ha ormai raggiunto dimensioni pandemiche.
Gli scienziati australiani del Peter Doherty Institute dell’Università di Melbourne hanno creato una nuova sottospecie di zanzara che prevedono possa aiutare a combattere virus come Dengue e Zika.
La sottospecie di zanzara del genere Aedes aegypti è stata infettata con due specie di batteri appartenenti al genere Wolbachia, resistenti ai virus.
Il genere Wolbachia comprende batteri parassiti intracellulari obbligati di diverse specie di artropodi.
Test di laboratorio hanno rilevato come la zanzara super-infettata sia più efficace nel prevenire la trasmissione del virus Dengue, di quella infettata da un solo tipo di batterio. Secondo gli scienziati l’infezione sarebbe abortita in quanto la presenza del batterio bloccherebbe la capacità del virus di diffondersi attraverso i tessuti e in particolare di raggiungere le ghiandole salivari del vettore per la trasmissione ad un nuovo ospite.
Questo suggerisce che l’insetto possa essere utilizzato come strumento per il biocontrollo di altri virus trasmessi dalla stessa specie di zanzara quali, Febbre gialla, Chikungunya e Zika. Inoltre la colonizzazione dei batteri simbionti diffonderebbe rapidamente attraverso le popolazioni di zanzare in quanto trasmessi per via transovarica.
Nella prossima fase di sperimentazioni sarà messa alla prova l’efficacia del biocontrollo della trasmissione di dengue, ma anche di altri virus trasmessi dall’insetto vettore. Gli studiosi sono molto fiduciosi che anche gli altri virus siano ugualmente vulnerabili alle zanzare super-infettate dal batterio ed in particolare di poter bloccare la una nuova emergenza globale, l’infezione da virus Zika e le sue complicazioni.
Fonte: PLOS Pathogens.

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Casi di Chikungunya a Roma e nel Lazio

Il pacchetto di esami diagnostici perdiagnosi di Chikungunya comprende:
– test sierologico per la ricerca degli anticorpo contro il virus;
– emocromo, ves, PCR, mucoproteine, elettroforesi proteica.
La diagnosi finale è elaborata dal medico anche con la valutazione di altre analisi cliniche. Per informazioni ed appuntamenti telefonare al numero 0639030481
Presso la Travel Clinic CESMET si esegue la ricerca di anticorpi IgM contro il virus Chikungunya in test immunocromatografico.
Il pacchetto di esami diagnostici per diagnosi di Chikungunya comprende:
– test sierologico per la ricerca degli anticorpo contro il virus;
– emocromo, ves, PCR, mucoproteine, elettroforesi proteica.
La diagnosi finale è elaborata dal medico specialista tropicalista anche con la valutazione di altre analisi cliniche. Per informazioni ed appuntamenti telefonare al numero 0639030481 o scrivi una mail ad ambulatorio@cesmet.com 
11 Ottobre 2017 – Chikungunya: nel Lazio, raggiungono un totale di 86 i casi
Dall’ultimo aggiornamento del 20 settembre 2017, la Regione comunica che i casi di Chikungunya nel lazio, raggiungono un totale di 86 casi.
La Direzione regionale Salute e Politiche sociali ha poi comunicato che “è stato isolato dal laboratorio di Virologia dell’Istituto nazionale per le Malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani’, il virus che sta causando l’epidemia di Chikungunya nel Lazio”. Il virus isolato è stato denominato “CHIKV/ITA/Lazio-INMI1-2017.
La Regione Lazio dichiara che “in aree dove si segnalano casi autoctoni singoli o focolai epidemici autoctoni (2 o più casi) scattano le misure di disinfestazione previste dal Piano nazionale di Sorveglianza 2017 del ministero della Salute ovvero trattamenti su suolo pubblico e privato, trattamenti adulticidi con prodotti abbattenti, trattamenti dei focolai larvali, replica di tutti gli interventi in caso di pioggia e ripetizione dell’intero ciclo dopo la prima settimana”.
La prevenzione dalle punture gioca un ruolo fondamentale nel constrastare la diffusione
usando repellenti chimici e naturali, come l’efficace Olio di Neem, e indossando indumenti lunghi e chiari quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto
usando le zanzariere alle finestre
svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori con acqua stagnante
cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali e svuotare le piscinette per i bambini quando non sono usate.
Dall’ultimo aggiornamento del 20 settembre 2017, la Regione comunica che i casi di Chikungunya nel lazio, raggiungono un totale di 86 casi.
La Direzione regionale Salute e Politiche sociali ha poi comunicato che “è stato isolato dal laboratorio di Virologia dell’Istituto nazionale per le Malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani’, il virus che sta causando l’epidemia di Chikungunya nel Lazio”. Il virus isolato è stato denominato “CHIKV/ITA/Lazio-INMI1-2017.
La Regione Lazio dichiara che “in aree dove si segnalano casi autoctoni singoli o focolai epidemici autoctoni (2 o più casi) scattano le misure di disinfestazione previste dal Piano nazionale di Sorveglianza 2017 del ministero della Salute ovvero trattamenti su suolo pubblico e privato, trattamenti adulticidi con prodotti abbattenti, trattamenti dei focolai larvali, replica di tutti gli interventi in caso di pioggia e ripetizione dell’intero ciclo dopo la prima settimana”.
La prevenzione dalle punture gioca un ruolo fondamentale nel constrastare la diffusione
usando repellenti chimici e naturali, come l’efficace Olio di Neem, e indossando indumenti lunghi e chiari quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto
usando le zanzariere alle finestre
svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori con acqua stagnante
cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali e svuotare le piscinette per i bambini quando non sono usate.

Dall’ultimo aggiornamento, la Regione comunica che i casi di Chikungunya nel lazio, raggiungono un totale di 86 casi.  (clicca qui la scheda malattia Chikungunya)

La Direzione regionale Salute e Politiche sociali ha poi comunicato che “è stato isolato dal laboratorio di Virologia dell’Istituto nazionale per le Malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani’, il virus che sta causando l’epidemia di Chikungunya nel Lazio”. Il virus isolato è stato denominato “CHIKV/ITA/Lazio-INMI1-2017.
La Regione Lazio dichiara che “in aree dove si segnalano casi autoctoni singoli o focolai epidemici autoctoni (2 o più casi) scattano le misure di disinfestazione previste dal Piano nazionale di Sorveglianza 2017 del ministero della Salute ovvero trattamenti su suolo pubblico e privato, trattamenti adulticidi con prodotti abbattenti, trattamenti dei focolai larvali, replica di tutti gli interventi in caso di pioggia e ripetizione dell’intero ciclo dopo la prima settimana”.
La prevenzione dalle punture gioca un ruolo fondamentale nel constrastare la diffusione:
– usando repellenti chimici e naturali, come l’efficace Olio di Neem, e indossando indumenti lunghi e chiari quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto
– usando le zanzariere alle finestre
– svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori con acqua stagnante
– cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali e svuotare le piscinette per i bambini quando non sono usate.
24 Settembre 2017 – Chikungunya: l’andamento di casi che sono in aumento a Roma e nel Lazio è di tipo epidemico. L’aumento dei casi e la presenza di zanzare infette ricalca la storia di questa malattia esotica. Alcuni casi anche in Romagna, nelle marche ed in Lombardia. Precauzioni per chi viene in Italia raccomandate da OMS.Di giorno in giorno notizie di nuovi casi. L’andamento è quello di una vera e propria malattia, manifestatasi con i primi casi nel mese di Luglio. Superati nel Lazio i 100 casi accertati di Chikungunya dal Servizio Regionale di Sorveglianza Malattie Infettive (Seresmi). Solo una minoranza di casi sono stati identificati e sono insorti nella Capitale. La maggior parte di questi casi, molti dei quali con sintomi piuttosto acuti, dove il dolore è stato il sintomo principale, sono residenti o hanno soggiornato nel Comune di Anzio, e non si sono mossi dalle loro residenze nei 15 giorni precedenti l’esordio dei sintomi. Il contagio è quindi avvenuto all’interno delle mura delle proprie abitazioni o nei giardini intorno alla propria casa. Quindi l’episodio epidemico è da considerare, locale, di un area ben precisa, con il coinvolgimento di alcune aree dell’Agro Pontino ed alcuni quartieri di Roma. Sono coinvolti in questo momento i quartieri del Sud Est della Capitale. Come accade spesso in molte aree del mondo, questi focolai di arbovirosi diffondono talvolta in modo sporadico, e molto spesso in modo più massiccio ed esteso, ed i casi si manifestano e crescono giorno dopo giorno. Sicuramente nella Regione Lazio, ed in particolare a Roma “la zanzara tigre” prospera e si moltiplica in tutte le riserve di acqua, i tombini, i sottovasi, copertoni, ed altre situazioni che favoriscono il deposito delle uova, la loro schiusa, e la crescita delle larve. D’altra parte, ed è un dato incontrovertibile, in molte zone della nostra regione sono aumentati ormai da anni i soggetti, portatori sani del virus della Chikungunya, provenienti da Paesi dove la malattia è da sempre presente. Ricordo che il serbatoio della malattia è umano, ed il virus si trasmette da “persona portatrice di virus” a “persona sana”. E’ questo il modo con cui si innesca e si trasmette la malattia in tutto il mondo, e con cui si contagia la virosi. Fino ad ora, in Italia, il serbatoio di soggetti portatori del virus, è stato sporadico e molto limitato, ossia poche erano le persone portatrici del virus, e la possibilità per una “zanzara tigre” di infettarsi era quasi impossibile. Le punture così dette infettive, erano molto limitate e non consentivano ad un numero adeguato di insetti di infettarsi e trasmettere la malattia virale. Oggi il numero dei portatori, grazie ai continui viaggi ed arrivi dalle aree endemiche, è indubbiamente aumentato e “zanzare Aedes” ed i portatori di virus convivono e si ritrovano per lunghi periodi nelle stesse aree. La possibilità di innesco della malattia è quindi aumentata rispetto al passato ed è sempre più un evento probabile. La persistenza delle zanzare nei terreni paludosi, ma anche negli acquitrini delle nostre città e dei centri abitati, grazie ad un clima tropicalizzato è molto facilitata anche nei mesi di passaggio dall’estate a quei mesi, più freschi che freddi.
Con questo meccanismo si sono generati i casi di Chikungunya ad Anzio ed a Roma, probabile unico focolaio, e questa epidemia ha portato un problema non indifferente per le donazioni di sangue. Infatti proprio il persistere del virus nel sangue, e la possibile trasmissione attraverso le trasfusioni ha determinato la sospensione di tutte le donazioni sul territorio di RomaSud-Est e di Anzio.
Gli interventi fondamentali da attuare, per impedire il diffondersi della malattia, sono una disinfestazione capillare e continua su grandi territori. E’ compito delle autorità comunali e regionali disinfestare e controllare la crescita e la diffusione degli insetti. Ma non basta. Ognuno di noi deve controllare i propri balconi, le piccole riserve di acqua, gli scoli dei condizionatori, accanto alle proprie abitazioni. Ognuno di noi è artefice della propria disinfestazione. Il controllo e l’attenzione al proprio territorio ma anche alle zone dove normalmente camminiamo, è la chiave per il controllo della presenza delle zanzare e per evitare la diffusione del virus nelle nostre città. Un virus comunque è fortemente debilitante e per questo pericoloso in particolare nei piccoli bambini, anziani e persone malate e defedate.
Dott. Paolo Meo – medico tropicalista, presidente della Travel Clinic CESMET   
13 Settembre 2017 – Chikungunya: una febbre virale esotica nel bacino del Mediterraneo. Da sempre in Asia ed in Africa, da qualche anno sempre più presente anche a casa nostra. Clima, Globalizzazione, Viaggi. Anche i microbi viaggiano.
Il virus della Chikungunya, si è affacciato ad Agosto anche nella zona di Anzio, in Provincia di Roma. Già nell’Agosto del 2007 casi, importati dall’oriente, erano stati identificati, notificati ed isolati in alcuni paesi romagnoli, dove oltre 250 persone erano state contagiate.
Le persone colpite dal virus, alla cui famiglia appartengo i virus causa della Dengue, Zika, West Nile, Febbre Gialla ed altre malattie, presentano una febbre particolarmente elevata e debilitante. I dolori articolari e muscolari sono la caratteristica e si manifestano in modo particolarmente violento. un esantema diffuso si può presentare talvolta. Molto rari gli effetti sul sangue, ed in particolare sulle piastrine, al contrario di altre arbovirosi. Chi vive e lavora nelle aree tropicali si è abituato a convivere con queste malattie, ma la debolezza residua e la difficile ripresa sono le caratteristiche che accompagnano per mesi le persone affette dalla virosi. Non quindi una banale “influenza” ma una forma intensa e fortemente debilitante. Il nome stesso “Chikungunya” descrive bene in lingua swahili (africano) le caratteristiche: una malattia che accartoccia dal dolore, abbatte e ti costringe all’immobilismo.
Nel nostro ospedale in Tanzania, negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un aumento importante di casi, sempre più aggressivi e debilitanti, in una area dove sembra che questo virus prenda sempre più il posto della stessa “dengue”, virus che ritengo più aggressivo e pericoloso, soprattutto nei bambini e nelle persone deboli.
L’Istituto Superiore di Sanità con l’ospedale Spallanzani hanno identificato tre casi di Chikungunya nella zona costiera laziale di Anzio.
Nessuno delle persone contagiate ed affette da chikungunjia aveva viaggiato all’estero, ma sono stati tutti infettati dalla puntura di zanzare infette. Aedes albopictus ed Aedes aegypti sono i vettori, cioè i trasportatori di questi virus esotici. In questo caso le zanzare, presenti in modo massiccio in tutto il nostro territorio, pungendo una persona portatore del virus, che proveniente dai paesi dove è presente la malattia in modo endemico, può innescare il focolaio. Quindi, al contrario della malaria, le cui condizioni ambientali e di assenza di zanzare vettrici, non consentono il contagio, per questo virus, esistono tutte le condizioni climatiche, ambientali e di presenza di vettori per il propagarsi  della malattia.
Comunque è da considerare che il rischio di una ulteriore e più importante diffusione della malattia è  basso a livello regionale e molto basso al livello nazionale ed internazionale per le modalità di innesco della malattia medesima. Occorrono molti soggetti portatori del virus e quindi punture ripetute e continue per innescare il processo di diffusione del virus nella popolazione locale autoctona. Evenienza per il momento molto remota nel nostro territorio. Piccoli focolai, come quello di Anzio, o Romagnolo, o i focolai Francesi o Greci sono stati tutti facilmente controllati e risolti proprio per questo motivo. Diverso quando, come nei territori dove noi operiamo, in Africa o Asia, troviamo una buona percentuale di popolazione portatrice sana o con sintomi sfumati, e questo serbatoio costituisce una riserva inarrestabile per la diffusione della malattia in questi paesi esotici.
La soluzione fondamentale è il controllo delle zanzare nel territorio non solo da parte delle autorità comunali o regionali ma per prima cosa da parte di ognuno noi. Ogni piccola raccolta di acqua che lasciamo sotto i vasi, nei giardini o la non attenzione a svuotare  contenitori di acqua che incontriamo anche per strada, contribuisce a favorire la presenza di zanzare, talvolta potenzialmente molto pericolose. Altro accorgimento essenziale per chi vive in territori dove la presenza di zanzara tigre è elevata, proteggersi dalla puntura, che in alcune stagioni e situazioni oltre che fastidiosa potrebbe essere anche pericolosa. Tra i prodotti repellenti, sicuri ed efficaci, “olio di neem compositum, formulazione umana composta, utilizzato soprattutto in oriente nei neonati nei soggetti più delicati, è uno dei prodotti che ritengo essere di grande efficacia, prima e dopo le punture.
Comunque nel Lazio la regione Lazio ha ordinato al comune di Anzio di procedere alla disinfestazione in un’area del suo territorio dopo questo episodio. La Asl RM 6 e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e Toscana hanno individuato nelle aree studiate e controllate la presenza di alcune zanzare infette. Quindi il contagio era avvenuto in una area dove le zanzare si erano infettate da qualche serbatoio umano. L’Istituto Superiore di Sanità, su richiesta della regione, ha posizionato alcune esche speciali per indicare tutte le aree dove eventualmente sono presenti le larve. Il focolaio sembra essere sotto controllo.
Gli eventi di questi giorni ci insegna che occorre cominciare ad abituarsi a convivere anche con nuove forme di malattia, favorite dal clima e dall’ambiente, cominciando a capire come proteggersi, prevenire e comportarsi in modo adeguato.
Dott. Paolo Meo – medico tropicalista, presidente della Travel Clinic CESMET

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Lotta alle Zanzare del tipo Aedes albopictus (zanzara tigre)

Dall’ allarme Febbre Gialla che sta colpendo l’Angola (compresa la capitale Luanda dove sono stati denunciati diversi casi, una delle peggiori epidemie mai verificatasi in Africa negli ultimi decenni) ci giunge una volta ancora un insegnamento che non riusciamo a comprendere: ogni volta che si abbassa la guardia sulle malattie, ogni volta che diminuiscono i livelli di controllo del territorio e che diminuiscono le coperture vaccinali, i microrganismi rialzano la testa.
La lotta alle zanzare Aedes, ovunque nel mondo, ma per quel che ci interesse, la lotta alla zanzare tigre nel bacino del mediterraneo, vuol dire allontanare il rischio di importare malattie esotiche che sembrano lontane ma sono sempre più dietro l’angolo.
Prendiamo spunto da una intervista che il Prof. Massimo Andreoni, primario di malattie infettive di Tor Vergata, ha concesso ai microfoni della trasmissione “Genetica oggi”, condotta da Andrea Lupoli su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano per esprimere alcune considerazioni sulle questioni trattate:
Rispetto a Zika, la Febbre Gialla è una malattia molto più grave, spiega Andreoni, ha infatti una mortalità alta, che arriva al 10-20% e colpisce persone sane. Per l’Italia è un problema legato al fatto che la zanzara vettore del virus è presente anche qui. Se arrivano persone malate in Italia e la zanzara dovesse pungerle, potenzialmente si potrebbe aprire un focolaio di Febbre Gialla anche in Italia. Esistono diverse decine di migliaia di casi nel mondo”.
Da quando la zanzara tigre nostrana, ossia la zanzara del tipo Aedes albopictus, è arrivata in Italia ed in Europa (attraverso il trasporto di copertoni nei containers giunti da alcuni paesi orientali, ed ha conquistato progressivamente territori sempre più vasti prendendo il posto della innocua e più socievole zanzara del tipo Culex), il timore dell’insorgenza di epidemie più o meno gravi di malattie presenti in altri continenti e ancora non diffusesi nel nostro paese, si è impossessata della comunità scientifica e nella opinione pubblica in Italia e nella UE.
Dengue e Chikungunya, le febbri virali esotiche, l’incubo di tanti turisti in partenza per l’Asia e l’America Latina, sono diventate due malattie infettive a cui le sanità pubbliche dei paesi europei guardano con grande attenzione.
A queste si è aggiunto il Virus Zika, che tanto rumore ha fatto negli ultimi mesi.
Ora è il virus della Febbre Gialla a mettere paura nel bacino del mediterraneo.
Ipotesi lontane, un tempo considerate impossibili, ma che negli anni lentamente sono diventate realtà possibili con la comparsa di piccoli focolai in diversi paesi rivieraschi quali Francia e Spagna, Italia e Grecia ed anche diversi paesi Balcanici.
Le piccole epidemie di dengue in Francia e Spagna hanno fatto rumore e la più grande epidemia di Chikungunya in Italia, nella bassa Romagna è stata osservata in tutto il mondo.
Casi e situazioni, per fortuna, sempre controllate e neutralizzate dai servizi di igiene pubblica. Ma la zanzara tigre, vettore ipotetico di tante malattie, resta e si rafforza nel territorio e in tutto il bacino del mediterraneo. 
Che ci sia la possibilità di un innesco e di una diffusione di focolai di Arbovirosi, di diversi tipi di febbri tropicali, di malattie come la malaria, trasmessa da zanzare del tipo Anopheles, non è evento improbabile ma sempre più possibile. Occorrono condizioni particolari come la presenza dei vettori in quantità sufficienti, un numero sufficiente di zanzare infette con il microrganismo, un numero adeguato di soggetti portatori del virus o dei parassiti per far innescare la trasmissione da uomo ad uomo in un area o territorio dove prima non esisteva.
Ed i cambiamenti del clima non fanno che facilitare la tropicalizzazione della nostra area mediterranea.
Sappiamo anche bene che la globalizzazione, i flussi migratori, la libera circolazione di merci e di mezzi di trasporto hanno reso contigue aree e territori un tempo infinitamente distanti, aree dove sono presenti tante malattie a noi sconosciute. E l’ipotesi del contagio per contiguità e per trasporto diventa sempre più possibile. 
Per capire il fenomeno voglio ricordare alcuni esempi concreti come l’isola di Zanzibar dove la dengue è arrivata per contiguità con le centinaia di imbarcazioni che giornalmente fanno la spola dal continente infetto dal virus. La città di Addis Abeba (Etiopia) dove la malaria si presenta ed è presente, al contrario di quanto si pensi per contiguità, ossia per le migliaia di automezzi che giornalmente giungono da tutta l’Etiopia, e gli esempi di questo tipo sarebbero infiniti.
Le aree tropicali, le zone di elevata epidemia, sono oramai contigue alle nostre latitudini con clima sempre più tropicalizzato. Oggi tutto è possibile.
E’ necessario attuare un drastico controllo del territorio, delle città e delle campagne, da parte delle autorità sanitarie per evitare la diffusione possibile di queste malattie trasportate da insetti.
Ma ancora più spetta a ciascuno di noi comportarsi correttamente nella vita di tutti i giorni.
La pulizia è il primo livello di sicurezza. Tenere pulito il proprio ambiente e le zone limitrofi alla propria abitazione è dovere civico di tutti ma anche sanitario.
Attenzione particolare va fatta alle raccolte di acqua. Le piccole raccolte sono le più pericolose. Vasi, sottovasi, contenitori nei propri giardini ma anche nel suolo pubblico.
Impariamo a guardarci intorno, impariamo ad essere più civili e puliti ed attenti nei nostri comportamenti.
Con queste semplici attenzioni eviteremo rischi che sono in aumento molto spesso a causa della nostra disattenzione e diseducazione.
Mantenere pulito l’ambiente, considerare i luoghi che frequentiamo e di passaggio parte del patrimonio comune e quindi di ciascuno di noi è la chiave di volta per iniziare una opera di prevenzione delle malattie che si stanno diffondendo e stanno rialzando la testa.
La lotta alle puntura alle zanzare con prodotti utilizzati molto in questi paesi, quale l’olio di Neem, per la lotta alla zanzara Aedes, ma anche Anopheles, lo affronteremo in un prossimo articolo.
Dott. Paolo Meo

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Dengue – Scheda malattia

Descrizione

Negli ultimi decenni la Dengue si è imposta come emergenza di sanità pubblica soprattutto in America Centrale e Meridionale. Il vettore primario per questa malattia è una zanzara che si è espansa in tutti i tropici e in zone urbane dove gli abitanti sono molto suscettibili all’infezione. Il processo di urbanizzazione, che ha lasciato molta gente senza acqua, fognature e sistemi di recupero dei rifiuti, ha favorito la formazione di nuovi siti dove il vettore può insediarsi, velocizzando in questo modo l’espandersi dell’infezione. Anche il controllo costante e meccanico dell’epidemia non ha aiutato a fermare la sua avanzata.

  • Agente infettivo
  • Ciclo vitale
  • Distribuzione
  • Porta di ingresso
  • Trasmissione
  • Incubazione
  • Sintomi
  • Diagnosi
  • Controllo e prevenzione
  • Trattamento
  • Stato della ricerca

Agente infettivo

Virus appartenente alla famiglia dei Flaviviridae. Ci sono quattro principali sierotipi molto simili tra loro: DEN-1, DEN-2, DEN-3, and DEN-4.

Ciclo vitale

L’infezione è trasmessa agli esseri umani dalle punture di zanzare che hanno, a loro volta, punto una persona infetta. Non si ha quindi contagio diretto tra esseri umani, anche se l’uomo è il principale ospite del virus.

Il virus circola nel sangue della persona infetta per 2-7 giorni, e in questo periodo la zanzara può prelevarlo e trasmetterlo ad altri. Il virione entra nel circolo sanguigno dell’ospite dove viene assorbito o va a legarsi alle membrane cellulari dell’ospite stesso. Sebbene il recettore al quale si legano dia luogo ad endocitosi, il virione comunque rimane momentaneamente bloccato nella cellula ospite all’interno di una vescicola.

Le membrane della cellula ospite sono associate a glicoproteine che contengono una regione che media la fusione fra la membrana cellulare e l’involucro esterno del virione. Questa fusione avviene in ambiente acido. Una volta avvenuta la fusione il virus perde il rivestimento esterno e comincia la traduzione del suo genoma. Si ha quindi la produzione di proteine virali fra il reticolo endoplasmatico e l’apparato del Golgi dove eventualmente le membrane cominciano a riavvolgere il genoma virale dando luogo alla moltiplicazione virale. I virioni si accumulano quindi nelle cellule dell’ospite. Lo step finale del ciclo vitale si ha con la fusione delle vescicole contenenti i virioni con le membrane delle cellule plasmatiche. A questo punto le particelle sono rilasciate e libere di infettare altre cellule.

Distribuzione

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la dengue causa circa 50 milioni di casi ogni anno in tutto il mondo, la maggior parte dei quali si verifica nei continenti del sud del mondo, in particolare nelle zone tropicali e subtropicali. La prevalenza della malattia è drammaticamente aumentata negli ultimi anni e la dengue è oggi endemica in più di 100 Paesi del sud del mondo tra le Americhe, il sud est asiatico, le isole del pacifico occidentale, l’Africa e il mediterraneo occidentale (vedi mappa che segue). Oggi l’Oms stima che i due quinti della popolazione mondiale sia a rischio di dengue.

Nell’Unione Europea la febbre dengue normalmente non si verifica e, soprattutto, nell’Europa continentale non esistono le condizioni per un’ulteriore diffusione della malattia a partire dai pazienti che ritornano dopo aver acquisito l’infezione all’estero. Dal 1999, il Network europeo per la sorveglianza delle malattie infettive da importazione (TropNetEurop) ha riportato 1.117 casi di dengue fra i viaggiatori europei. Nella maggior parte dei casi, le infezioni sono state contratte, nell’ordine, in India, in Thailandia, in Indonesia, in Messico e in Brasile. Secondo il documento dell’Ecdc “Dengue Ferver: Short epidemiological update, 2009”, tra gennaio e giugno 2009 sono stati riportati nelle Americhe un totale di 480.909 casi di dengue, compresi 7.547 casi di febbre emorragica da dengue, con 189 decessi; il 91% di questi casi è stato segnalato in Argentina, Bolivia, Brasile e Colombia.

Porta di ingresso

Cute, mediante la puntura delle zanzare.

Trasmissione

Il virus viene trasmesso attraverso la puntura di diversi tipi di zanzare del genere Stegomyia che si nutrono durante il giorno. Il vettore principale è la Aedes aegypti. Una volta infetta, la zanzara rimane tale per tutta la vita. L’uomo infetto ha il virus che circola nel proprio sangue, la zanzara quindi, nutrendosi del sangue infetto, rimane infettata a sua volta.L’uomo funge quindi da ospite amplificatore dell’infezione ma anche alcune scimmie possono fungere da fonte dell’infezione. Le zanzare femmine possono oltretutto trasmettere l’infezione alle generazioni successive.

Incubazione

Da  1/2 giorni a 15 giorni per la Dengue,esordio improvviso per le febbre emorragica a dengue.

Sintomi

La febbre da Dengue si presenta come una influenza con varie caratteristiche. Molto spesso i bambini la manifestano come una influenza con semplici reazioni cutanee. Gli adolescenti e gli adulti possono avere febbre più leggera, ma frequentemente la malattia si presenta con febbre alta, mal di testa, dolore agli occhi, dolore alle articolazioni e ai muscoli con reazioni cutanee.

Generalmente, se viene contratto un sierotipo di infezione, l’individuo si immunizza a questo sierotipo. Contraendo una infezione da differente sierotipo, viene ad aumentare notevolmente la probabilità che venga ad essere contratta la febbre emorragica da Dengue (DHF), che è una infezione molto seria e potenzialmente fatale. La DHF è caratterizzata da febbre alta, fenomeni emorragici, ingrossamento del fegato e collasso del sistema circolatorio. Un rapido inizio di febbre è la prima indicazione di sospetta DHF, accompagnata da arrossamenti facciali. La febbre persiste per 2-7 giorni e può raggiungere i 41° C seguita da convulsioni febbrili e fenomeni emorragici. Se il paziente viene ricoverato, si può avere una diminuzione dei sintomi, ma se la malattia non viene curata, il paziente può subire uno shock (DSS) con pulsazioni rapide e lente, seguite da segni di collasso circolatorio che si presentano con pelle fredda ed echimosi. Senza un adeguato trattamento il paziente può morire in 12-24 ore.Il tasso di letalità della febbre emorragica dengue varia dal 6 al 30%; la maggior parte dei decessi si verifica nei neonati < 1 anno.

Diagnosi

Solitamente effettuata su base clinica, ma può essere confusa con la febbre da zecche del Colorado, con il tifo, con la febbre gialla e con altre febbri emorragiche. Si può tentare di eseguire una diagnosi sierologica con un test di inibizione dell’emoagglutinazione e di fissazione del complemento su coppie di sieri ma è resa difficile da reazioni crociate con altri flavivirus. L’OMS ha formulato ha formulato criteri clinici per la diagnosi della febbre emorragica dengue, che è considerata un ‘emergenza medica: esordio acuto di febbre alta e continua che dura per 2-7 gg, manifestazioni emorragiche, incluso almeno un test della pinza emostatica e almeno uno dei seguenti sintomi e segni: petecchie, porpora, ecchimosi, gengive sanguinanti, ematemesi o melena; epatomegalia; trombocitopenia ( 100000/ml); o emoconcentrazione (Htc aumentati del  20%). I pazienti affetti da sindrome da shock da dengue presentano anche un polso rapido e debole con l’abbassamento della pressione ( 20 mm Hg) o ipotensione con cute fredda e umida e stato di agitazione.

Controllo e prevenzione

Non c’è un trattamento specifico per la febbre da Dengue, ma una sorveglianza medica attenta salva la vita a molti pazienti. Al giorno d’oggi, l’unico modo per controllare la Dengue e la DHF è quello di combattere la presenza della zanzara vettore utilizzando metodi di controllo di tipo chimico o ripulendo le zone dove il vettore potrebbe annidarsi. Ci sono molte campagne in questo senso, che sensibilizzano la popolazione a ripulire l’ambiente circostante le proprie case da gomme di automobili, bottiglie, lattine e altri oggetti nei quali l’acqua può ristagnare formando un habitat adatto per la zanzara. Le larve sono trattate mediante l’utilizzo di insetticidi.Dato che le zanzare sono più attive nelle prime ore del mattino, è particolarmente importante utilizzare le protezioni in questa parte della giornata.

Trattamento

La terapia della dengue è sintomatica: importante è il riposo assoluto a letto, l’uso di farmaci antipiretici e la somministrazione di liquidi per combattere la disidratazione; nella maggior parte dei casi le persone guariscono completamente in due settimane. La malattia può svilupparsi sotto forma di febbre emorragica con gravi emorragie in diverse parti del corpo che possono causare veri e propri collassi e, in rari casi, risultare fatali.Lo sviluppo di un vaccino contro la Dengue e la DHF è molto difficile perché ognuno dei quattro diversi virus può causare infezione e anche perché la protezione contro uno o due virus del Dengue possono incrementare il rischio di contrarre infezione più severe. Sono stati comunque fatti progressi nello sviluppo di un vaccino che può proteggere contro tutti e quattro i virus. Questo vaccino dovrebbe essere disponibile entro alcuni anni.

Stato della ricerca

Si sta cercando di ottenere una zanzara del tipo Aedes modificata, in grado di essere resistente all’infezione virale in questione. Gli scienziati dell’Università della California di Irvine e i colleghi britannici di Oxford hanno messo a punto un nuovo ceppo di zanzare, in cui le femmine non possono volare, finendo così con il morire rapidamente allo stato selvatico. I maschi del ceppo possono volare, ma non mordono, dunque non trasmettono le malattie.

Quando le zanzare geneticamente modificate di sesso maschile si accoppiano con le femmine selvatiche e trasmettono i loro geni, le femmine della prossima generazione non saranno in grado di volare. Gli scienziati stimano che, se rilasciata la nuova razza potrebbe reprimere la popolazione della zanzara in sei – nove mesi. Inoltre, questo approccio potrebbe essere adattato anche per altre specie di zanzare, come quelle che propagano malattie come la malaria e la febbre del Nilo Occidentale. Anche l’Italia farà parte del progetto di sperimentazione durante il prossimo inverno.Si stanno facendo degli studi sulla patogenesi nell’infezione da Dengue dell’ospite, facendo degli studi anche sulla storia dell’individuo e la delineazione dei caratteri dei gruppi più ad alto rischio. Ancora si stanno facendo ricerche sulle dinamiche di trasmissione e sulla genetica delle popolazioni colpite.

Si stanno ancora delineando e migliorando le linee guida per il trattamento della Dengue e la DHF.

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Ambiente

L’ambiente e i suoi cambiamenti: come influiscono sulla salute dell’uomo

 

World experts in virology alert that climate change and globalization are an added problem in viral disease transmission (Luglio 2019)
Interessante approfondimento di esperti mondiali che sottolineano quanto sia importante la comunicazione tra epidemiologi, virologi, veterinari allo scopo di studiare in maniera coordinata l’ecosistema uomo-animale-natura.

 

Cambiamento climatico e malattie infettive
Il cambiamento climatico con l’innalzamento della temperatura del Mar Mediterraneo favorisce la proliferazione e la presenza di alcuni insetti vettore di malattie, come le zanzare, soprattutto negli stati costieri ma sempre più anche all’interno del continente.  Ascolta un’interessante intervista .


I cambiamenti climatici e l’impatto sulla salute
Lo scorso dicembre The Lancet ha pubblicato il rapporto “The Lancet Countdown”, realizzato dalle Nazioni Unite in collaborazione con diverse istituzioni accademiche e dedicato all’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute. L’analisi delle problematiche attuali di tale tema sottolinea gli effetti diretti dell’aumento della temperatura media globale sulla salute delle persone: diffusione di malattie infettive, impatto sul lavoro e malnutrizione sono alcuni dei principali punti evidenziati dal Report 2018 del Lancet Countdown.  Leggi di più   

 

La differenza tra i cambiamenti climatici di ieri e di oggi
L’attuale lotta al cambio climatico viene spesso contrastata dal luogo comune secondo cui il nostro pianeta ha già vissuto diversi cambi climatici nel corso della storia. Per quanto veritiera, tale affermazione non evidenzia le differenze tra eventi passati e il cambiamento climatico dei nostri giorni. Per far luce su questo tema riportiamo un interessante articolo pubblicato lo scorso Luglio sulla rivista le Scienze che segnala come l’intensità e l’estensione del riscaldamento globale degli ultimi decenni possa essere considerato senza precedenti.

 

Climate Change and Infectious Diseases: A risk assessment of the Chikungunya transmission in Europe
Climate change impacts on human health are becoming a major focus topic for current literature scholars and research studies. The following article analyses how changing climate conditions can influence epidemic diseases’ patterns by affecting infectious agents’ behavior. In particular, the study focuses on the transmission of Chikungunya virus in two European countries characterized by a different climate, Italy and Germany, and identifies that incubation and establishment of both mosquito and virus vectors in such different countries are favored by the increase of temperature, precipitations and humidity in the study areas. Historical data of yearly temperatures and precipitations trends are here reported, followed by predictions of tropical diseases transmission based on previous studies and IPCC’s projections.

 

 

 

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