Coronavirus, scuole chiuse in tutta Italia fino a metà marzo
La decisione è presa. “scuole chiuse in tutta Italia”. Da giovedì 5 fino al 15 marzo la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha confermato che scuole ed Università su tutto il territorio nazionale rimarranno chiuse. Le misure sono state varate oggi, martedì 4 marzo, al termine di una riunione congiunta con tutti i ministri insieme al direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, prof. Brusaferro. Con lui sono stati affrontati tutti i problemi sanitari legati alla epidemia del Coronavirus, alla diffusione di questo virus. La decisione riguarda quindi non solo l’attività didattica nelle regioni del Nord, dove le misure di contenimento erano state prese da oltre una settimana, ma anche nelle regioni del Centro Sud per contenere l’epidemia. Dopo la prima riunione con i ministri, il prof Brusaferro si è riunito con il comitato tecnico scientifico ed ha affrontato tutte le questioni inerenti le misure da prendere nei confronti della popolazione studentesca di ogni ordine e grado, per contenere e ridurre la diffusione ormai galoppante della epidemia virale in corso. Il risultato è stato l’orientamento di disporre in via prudenziale la chiusura delle scuole ed università su tutto il territorio nazionale. Queste misure sono state indicate dai medici per evitare che qualche milione di persone, ossia la popolazione studentesca globale, continuassero a fare “massa facilitante la diffusione rapida del virus” nelle aule e negli ambienti chiusi di tutta l’Italia. Questa drastica azione dovrebbe consentire, unificando le regole su tutto il territorio nazionale, un effetto di contenimento diretto del virus o un ritardo nella sua diffusione.
Cerchiamo di capire la questione in parole povere:
Cerco di commentare i fatti con un linguaggio il più semplice possibile.
La questione si trova nella natura stessa di questi virus respiratori. Anche questo nuovo virus, mutato e conosciuto da poco tempo, comunque mantiene delle regole ben precise come tutti i virus respiratori. Ha una grande capacità di diffondere molto rapidamente e si moltiplica in modo esponenziale. Cavalca senza sosta di fronte ad una prateria senza alcun freno né ostacolo. La prateria sono gli studenti, in questo caso, milioni di persone che per ore ed ore si trovano a contatto di gomito e si passano tranquillamente milioni di virus e batteri ogni giorno. Con il nostro sistema difensivo immunitario sappiamo superare ogni attacco. Ma in questo caso, essendo il coronavirus sconosciuto alle nostre difese, queste non riescono a combattere il contagio. Il virus quindi, anche nelle aule scolastiche dove si può ritrovare, senza che nessuno se ne accorga, diffonde velocemente e contagia sempre più persone (studenti). Sappiamo che tra i giovani adulti la percentuale di chi non ha sintomi o manifesta sintomi lievissimi o lievi, respiratori è molto alta, più alta della popolazione ultra sessantenne. Ma questa diffusione si potrebbe espandere poi a tutta la popolazione che può arrivare ad avere una sindrome respiratoria anche grave, in una percentuale del 15/20% fino a circa il 3% di mortalità. Il vero problema è che più crescono i contagiati, in modo esponenziale, più aumentano i numeri di chi ha bisogno di assistenza ospedaliera, di assistenza respiratoria in terapia intensiva e subintensiva. Senza vaccini e senza antivirali specifici non c’è freno alla sua diffusione, all’aumento di casi, alle richieste di assistenza. Per questo motivo si teme che questa crescita porti al collasso della organizzazione sanitaria, nazionale e globale. Ossia non solo in Italia ma nel mondo intero. Quello che si cerca di fare con queste misure è limitare più possibile la circolazione di un virus, il corona, che ha nelle sue caratteristiche diffondere anche rapidamente, nei giovani, ed aumentare la possibilità di contagio con sintomi, anche gravi, in coloro che sono più soggetti alla aggressività del virus. Quindi non uno strano virus “letale” e “distruttivo” ma un virus respiratorio, anche aggressivo, verso il quale non abbiamo ancora le armi per arrestarne la crescita. Ci vorranno mesi per riuscire ad avere questi strumenti a disposizione. Intanto dobbiamo frenarne la corsa. La chiusura delle scuole va in questa direzione. Il problema è che frenando la corsa con misure di contenimento sempre più forti si mettono in crisi famiglie, l’organizzazione scolastica, e poi l’economia, il tessuto produttivo, ed il tessuto sociale. Difficile trovare un compromesso. Occorre sbrigarsi nella ricerca dei vaccini e dei farmaci e sperare che queste misure in breve riducano la diffusione di un virus che comunque continuerà la sua corsa. Ma in modo ridotto e spalmato nel tempo senza mettere in crisi l’organizzazione sanitaria che ancora continua ad assolvere il suo lavoro.