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Il mal di montagna

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Alpinismo, Trekking, Arrampicata: attenzione al mal di montagna

L’ascesa verso vette maestose e sentieri impervi è un’esperienza che nutre l’anima e spinge a superare i propri limiti. Tuttavia, ogni appassionato di alpinismo, trekking e arrampicate deve essere consapevole dei rischi legati al mal di montagna, un insieme di sintomi che si manifesta quando l’organismo, superati i 2500 metri di altitudine, non si è ancora adeguato alle nuove condizioni ambientali. Le ultime linee guida (WMS 2024) sottolineano l’importanza del monitoraggio continuo della saturazione di ossigeno, grazie anche all’uso di pulsossimetri, per individuare precocemente i segni di ipossia.

Cos’è il mal di montagna?

Il mal di montagna si presenta come un insieme di sintomi quali mal di testa, nausea, insonnia e inappetenza. Quando compaiono vertigini, vomito, apatia e difficoltà respiratorie, è essenziale procedere con la discesa a quote inferiori per evitare il peggioramento della condizione. Numerosi studi dimostrano che l’insorgenza dei sintomi, tipicamente a partire dai 2500–3000 metri, è dovuta alla riduzione della pressione parziale dell’ossigeno nell’aria, pur mantenendo invariata la percentuale di ossigeno. L’uso di dispositivi come il pulsossimetro è oggi fondamentale per monitorare la saturazione arteriosa di ossigeno.

Definizione delle quote

  • Alta quota: da 2400 metri a 3658 metri. Esempi: Cochabamba (Bolivia) = 2550 m; Quito (Ecuador) = 2879 m; Cuzco (Perù) = 3225 m.
  • Altissima quota: da 3658 metri a 5500 metri. Esempi: La Paz (Bolivia) = 3658 m; Campo Base sull’Everest (Nepal) = 5500 m.
  • Estrema altitudine: da 5500 metri a 8848 metri. Esempio: La cima dell’Everest.

Queste definizioni, supportate dalle evidenze scientifiche, aiutano a modulare le strategie di prevenzione e di acclimatazione.

Prevenzione: la chiave per un’avventura sicura

1. Acclimatazione graduale e “cammina in alto, dormi in basso”

Non esistono scorciatoie per l’adattamento del corpo all’altitudine. È consigliabile non salire più di 300 metri al giorno una volta superati i 2500 metri, pianificando soste di almeno 24 ore per favorire l’acclimatazione. Le linee guida WMS 2024 raccomandano di “camminare in alto, ma dormire in basso” per ridurre il carico di ipossia durante il riposo.

2. Idratazione e alimentazione

Bere almeno 3–4 litri d’acqua al giorno e seguire una dieta ricca di carboidrati e vitamine aiuta a mantenere elevata l’energia e supporta il processo di acclimatazione.

3. Ritmo, consapevolezza e monitoraggio

Ascoltare il proprio corpo è essenziale: ignorare i primi segnali di malessere può portare a complicazioni gravi. L’uso di dispositivi di monitoraggio, come il pulsossimetro, permette di intervenire tempestivamente in caso di abbassamento dei livelli di ossigeno.

4. Equipaggiamento adeguato

Un abbigliamento tecnico e attrezzature specifiche (scarpe da trekking, bastoncini, zaini ergonomici) sono indispensabili per proteggersi dalle condizioni climatiche variabili. Inoltre, un kit medico con farmaci, ossigeno supplementare e una sacca iperbarica (come la borsa Gamow) può fare la differenza in situazioni di emergenza.

5. Attenzione a sostanze dannose

Il consumo di alcool e ipnotici aumenta il rischio di mal di montagna, interferendo con la corretta acclimatazione. È quindi fortemente sconsigliato l’uso di tali sostanze durante il soggiorno ad alta quota.

Condizioni controindicate per il soggiorno ad alta quota

Il soggiorno in ambienti ad alta quota è controindicato per chi soffre di alcune condizioni mediche, quali:

  • Malattia delle arterie coronarie (infarto recente, angina instabile)
  • Ipertensione medio-grave
  • Insufficienza cerebrovascolare
  • Malattie respiratorie gravi (asma, enfisema)
  • Gravi malattie del sangue (anemia severa, drepanocitosi)
  • Epilessia non controllata
  • Diabete insulino-dipendente
  • Malattia tromboembolica
  • Pregressa intolleranza all’altitudine

Studi recenti e linee guida internazionali confermano come in presenza di tali patologie il rischio di complicanze sia notevolmente aumentato.

Strategie d’emergenza e gestione dei sintomi

  • Discesa immediata: Scendere di almeno 500–1000 metri è fondamentale per interrompere il processo patologico e migliorare la saturazione di ossigeno.
  • Farmaci e supporto: L’uso di acetazolamide (per facilitare l’acclimatazione) e desametasone (in caso di mal di montagna acuto grave o edema cerebrale) è supportato dalle evidenze aggiornate. Il dosaggio deve essere stabilito da un medico.
  • Comunicazione e monitoraggio: Nei gruppi, monitorare costantemente lo stato fisico con dispositivi come il pulsossimetro e mantenere una comunicazione chiara è essenziale.

Arrampicata in Montagna: Caratteristiche e Differenze

L’arrampicata in montagna si distingue dal trekking e dall’alpinismo per una serie di caratteristiche specifiche. Mentre il trekking si basa principalmente sulla camminata su sentieri ben definiti e l’alpinismo comprende una combinazione di trekking e tecniche tecniche, l’arrampicata si concentra su tratti verticali o quasi verticali. Questa disciplina richiede competenze tecniche avanzate, una maggiore esposizione ai rischi di caduta e un’elevata concentrazione. L’equipaggiamento specifico – come corde, imbracature, moschettoni, caschi e dispositivi di assicurazione – è essenziale per garantire la sicurezza. Inoltre, l’arrampicata prevede sforzi intensi in brevi periodi, rendendo cruciale la gestione dell’energia e la rapidità decisionale, caratteristiche che la differenziano nettamente dal ritmo più costante e prolungato del trekking o dell’alpinismo tradizionale.

Conclusioni

Affrontare le montagne non significa solo godere di panorami mozzafiato, ma anche rispettare i ritmi imposti dalla natura. La passione per l’avventura va accompagnata da una preparazione fisica e mentale adeguata, da un equipaggiamento idoneo e da un’attenzione costante ai segnali del proprio corpo. I recenti aggiornamenti e le linee guida, come quelle WMS 2024, hanno reso possibile intervenire tempestivamente e garantire la sicurezza durante le escursioni grazie anche all’uso di tecnologie moderne per il monitoraggio dell’ossigenazione.

Ricorda: una salita graduale, l’ascolto del proprio corpo, un’idratazione costante e l’uso di strumenti di monitoraggio sono i pilastri fondamentali per vivere un’esperienza in alta quota in totale sicurezza. Preparati, informati e goditi ogni passo della tua avventura, sapendo che la sicurezza è il primo alleato per vivere emozioni indimenticabili in montagna.

 

Fonte: Wilderness Medical Society Clinical Practice Guidelines for the Prevention, Diagnosis, and Treatment of Acute Altitude Illness: 2024 Update
 

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