Il SARS-CoV-2 fa blindare città e regioni in Italia. Perché ?
Le notizie si susseguono da giorni senza sosta. La cronaca ci porta a paesi blindati, varchi e check point con le forze di polizia presenti ai varchi. Blocco completo che impedisce ogni movimento alla popolazione. Scuole, università, uffici, chiese e negozi chiusi. Impedito ogni assembramento e raduno per il carnevale o eventi sportivi. Il Campionato di Calcio, mostro sacro intoccabile della nostra società, sospeso in alcune città. Situazioni realmente da coprifuoco.
Esagerazione? Follia imposta con la forza? Paralisi completa e danni ingenti ingiustificati?
Nulla di tutto questo. Di fronte ad un virus respiratorio, nuovo, mutato recentemente, dalle caratteristiche ancora poco conosciute ed in via di studio, che si è manifestato fin da subito con una capacità di diffondere molto rapidamente, e quindi con numeri di contagi elevati, le misure “draconiane prese in Italia” hanno l’importante funzione contenere la diffusione del virus e di impedire il contagio, in tempi brevi, a milioni di persone. Di fronte a questi numeri, con una presenza di sintomi comunque elevata, qualsiasi organizzazione sanitaria collasserebbe. E questo spiega perché l’isolamento ed il contenimento impediscono il diffondersi esponenziale della malattia. L’isolamento dei singoli individui ed il contenimento di territori e spazi dove si svolgono attività aggreganti popolazione, è l’unica misura possibile, e l’unica arma che abbiamo in mancanza di farmaci certi e sperimentati e soprattutto di vaccini.
Il Paragone con il virus dell’influenza
Un paragone calzante può essere fatto con il virus dell’ influenza. Da Ottobre 2019 ad oggi i casi di influenza hanno superato abbondantemente i 5 milioni di italiani contagiati ed ammalati. Un virus quindi che ogni anno diffonde in modo importante e mostra una mortalità anche importante del 2-3%. I casi di grave sindrome respiratoria si manifestano soprattutto in persone anziane, defedate e affette da malattie croniche. Poter disporre di un vaccino e di farmaci antivirali specifici ed efficaci ci consente di tenere sotto controllo comunque sia la diffusione che lo sviluppo della malattia e l’incidenza della mortalità. Il SARS-CoV-2 può diffondere altrettanto rapidamente, a quanto sembra, ma non abbiamo nessuna arma farmacologica per circoscrivere la diffusione dell’infezione né la sua gravità. Da qui gli interventi di contenimento. Penso che la situazione sia chiara.
Il caso specifico dei focolai in Lombardia e Veneto.
Individuato, anche casualmente e per dubbio diagnostico di un medico scrupoloso, un primo caso, che si è manifestato con sintomi respiratori importanti, la ricerca attenta dei contatti ha permesso di individuare un gruppo di persone che sono risultate contagiate dal virus. Si è individuato un focolaio di epidemia, e l’unica soluzione possibile è stato l’isolamento delle persone e la chiusura di tutta l’area coinvolta.
Chiudere e blindare le aree coinvolte è voluto dire provare a frenare la sicura diffusione rapida del virus, veloce ed esponenziale. Evitare che da qualche decina di casi si arrivi a contagiare migliaia di persone in pochi giorni. Ed ogni focolaio che si manifesta e si identifica, adottando il sistema della quarantena forzata, viene limitato nella sua potenzialità di diffusione rapida. La diffusione del virus in una popolazione che non ha sviluppato ancora difese immunitarie specifiche, ha comunque la caratteristica di estendersi sempre di più, non trovando quella potenza di fuoco che è il nostro sistema immunitario pronto.
Il contenimento delle aree, la quarantena delle persone, i periodi limitati nel tempo del contenimento e del blocco della mobilità e dell’incontro di grandi numeri di persone ha quindi la funzione di evitare una rapida diffusione a grandi numeri di popolazione.
D’altra parte, a quel che sembra dai primi studi scientifici effettuati, la rapidità di diffusione viene controbilanciata, da una morbilità, cioè insorgere di sintomi, relativamente contenuta, ossia la presenza di sintomi respiratori lievi: Assistiamo anche alla tendenza ad un aggravamento polmonare di una percentuale della popolazione ammalata. E questo ci rende molto prudenti nella considerazione di questa malattia. Anche la mortalità si mantiene tra lo 0,2 ed il 3 % a seconda le aree, le condizioni ed i focolai.
Quindi controllo del territorio ed isolamento dei malati, diffusori del virus, hanno l’obiettivo di evitare che milioni di infetti portino al collasso del sistema in assenza di vaccino e medicine. Le misure sono prese non perché il virus sia letale o mortale, se non in piccole percentuali di casi, ma perché ha questa grande capacità diffusiva.