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Vaccini anti-COVID-19 e malattie cardiovascolari

Vaccini anti-COVID-19 e malattie cardiovascolari

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Vaccini anti-COVID-19 e malattie cardiovascolari

I dati attuali sul rapporto vaccinazione anti covid e infiammazioni del miocardi e del pericardio mostrano che i vaccini anti-COVID-19 non hanno causato un aumento significativo del rischio di eventi cardiovascolari avversi rispetto alle statistiche sulle diverse popolazioni studiate. In particolare presentiamo alcuni lavori a supporto di queste affermazioni:

1) Uno studio pubblicato sulla rivista “Vaccines”

e coordinato da Lamberto Manzoli dell’Università di Bologna ha studiato la popolazione della provincia di Pescara per 18 mesi. I risultati mostrano l’assenza di un aumento di frequenza di patologie cardiovascolari tra i vaccinati covid rispetto ai non vaccinati. (aumento del rischio di eventi avversi come infarti, ictus, arresti cardiaci, miocarditi, pericarditi e trombosi venose profonde). Conclude il prof. Manzoli nel suo lavoro che “ i risultati che abbiamo ottenuto mostrano in modo netto che tra i vaccinati non c’è stato un aumento di rischio di malattie cardiache gravi. Vi sono stati casi isolati di alterazioni cardio circolatorie, ma il profilo di sicurezza dei vaccini utilizzati durante la pandemia è stato confermato: sarà ora importante continuare il follow-up su un periodo più lungo”.

2) L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) nel suo rapporto 2021

ha registrato un numero molto basso di casi di miocardite (2,7 casi per milione di dosi) e pericardite (4,1 casi per milione di dosi) post-vaccinazione.
Sono stati registrati 256 casi di miocarditi post-vaccino (2,7 casi per milione di dosi di vaccino) e 443 casi di pericardite post-vaccino (4,1 casi per milione di dosi di vaccino). In generale, si sono osservate soprattutto nei giovani maschi e entro 1-3 settimane dalla somministrazione. L’andamento clinico sembra essere più lieve e ha mostrato dei tempi di risoluzione più brevi rispetto alle miocarditi da virus SARS-CoV2, ossia da infezione.

3) Uno studio britannico pubblicato sulla rivista Circulation

effettuato su quasi 43 milioni di persone ha confermato che il rischio di miocardite dopo la vaccinazione è raro e generalmente inferiore a quello associato all’infezione da COVID-19.
Le domande sono:    “Di quanto aumenta la probabilità di una miocardite dopo il vaccino per Covid-19?”  oppure  “ di quanto aumenta la probabilità di malattia o screzio cardiaco dopo l’infezione?
Questa è una delle questioni più studiate e dibattute da quando questa condizione infiammatoria del cuore è stata inclusa fra i possibili effetti collaterali della vaccinazione contro il virus Sars-CoV-2.

La conclusione di tutti questi studi sul “rischio di miocardite e pericarditi da vaccino” conferma che:
• resta basso il rischio di malattia cardiaca nei soggetti vaccinati;
• è più alto nei giovani maschi rispetto al resto della popolazione;
• è di parecchio inferiore a quello di miocardite da Covid-19, anche dopo terze dosi e dosi booster;

Queste considerazioni non escludono comunque che casi di infiammazione o lesioni anche gravi del miocardio o pericardio post vaccinali si possano manifestare, soprattutto in soggetti con patologia organica pregressa, ma sono rare e molto inferiori rispetto alla malattia del Covid. Questo ci porta a considerare che una attenta valutazione anamnestica, dello stato di salute della persona, prima della somministrazione del vaccino, e la condizione per evitare eventi avversi che non possono essere esclusi.
I ricercatori, afferenti a varie università britanniche e coordinati dall’Università di Oxford, hanno fatto le valutazioni studiando e confrontando i dati di persone di età maggiore a 13 anni vaccinate per Covid-19 fra il dicembre 2020 e il dicembre 2021, andando a considerare e confrontare i casi di miocardite post vaccinali o in seguito all’infezione da Sars-CoV-2. Si tratta di un bacino decisamente ampio. Lo studio è stato eseguito su di un campione di 42.842.345 individui che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino, di cui 21.242.629 hanno avuto 3 dosi e 5.934.153 hanno avuto l’infezione, prima o dopo la vaccinazione. Fra loro, i ricercatori sono andati a cercare chi aveva avuto episodi di miocardite nei 28 giorni dopo gli eventi che si volevano valutare: “vaccinazione e il test positivo per Covid-19”.
Martina Patone, primo autore e ricercatrice in statistica presso l’Università di Oxford, ha commentato: «Abbiamo analizzato un’ampia mole di dati, l’intera popolazione vaccinata in Inghilterra durante il primo anno di pandemia quando i primi vaccini sono diventati disponibili. Abbiamo rilevato che il rischio di miocarditi dopo la vaccinazione Covid è ridotto rispetto a quello dopo l’infezione».
« è importante sapere che la miocardite è rara, e resta raro il rischio di svilupparla dopo la vaccinazione covid-19» «Questi rischi dovrebbero essere bilanciati con i benefici della vaccinazione nel prevenire le infezioni severe da Covid-19. Altrettanto fondamentale è capire chi è a rischio aumentato di miocardite e quali vaccini sono associati ad un rischio più elevato».
E questo è il nocciolo della questione. Uno screening clinico attento dei vaccinandi e della loro situazione cardiocircolatoria recente è fondamentale per eliminare rischi, anche gravi di insorgenza di malattie cardiocircolatorie anche gravi nel post vaccinazione.

Infezione da SARS-CoV-2 e malattie cardiovascolari
L’infezione da COVID-19, sintomatica, sembra invece aumentare significativamente il rischio di complicanze cardiovascolari:
1) Secondo uno studio pubblicato su Cardiovascular Research da un team dell’Università di Hong Kong i pazienti con infezione da COVID-19, asintomatici o sintomatici, hanno mostrato una probabilità 4 volte maggiore di sviluppare eventi cardiovascolari maggiori nella fase acuta dell’infezione e un rischio del 40% più elevato nella fase post-acuta, rispetto alle persone che non hanno contratto l’infezione. I cardiopatici risultano avere, con l’infezione Covid un rischio più elevato di 81 volte di morire nelle prime tre settimane dall’infezione e il rischio resta cinque volte più alto fino a 18 mesi dopo.
2) Uno studio su 50 milioni di persone in Inghilterra ha rivelato che l’incidenza di trombosi arteriose, come infarti e ictus, è stata fino al 10% inferiore nelle 13-24 settimane successive alla prima dose di vaccino anti-COVID, e fino al 27% inferiore dopo la seconda dose rispetto ai non vaccinati. Questi dati confermano l’efficacia protettiva del vaccino ed anche la sua minore induzione di effetti collaterali

La malattia del COVID-19 può avere effetti cardiovascolari a lungo termine:
– secondo i dati della SIIA, la società italiana ipertensione arteriosa, il “Long COVID” e il “Chronic COVID” possono includere sintomi come astenia, dispnea e intolleranza ortostatica, da correlare a disfunzioni del sistema cardiovascolare.
Il virus SARS CoV2 può causare danni diretti al sistema nervoso autonomo o innescare meccanismi autoimmuni che influenzano la funzione cardiovascolare e le cellule endoteliali della circolazione capillare.
In pratica da tutti questi studi si può affermare che mentre i vaccini anti-COVID-19 hanno dimostrato un profilo di sicurezza cardiovascolare generalmente buono, l‘infezione da SARS-CoV-2 rappresenta un rischio significativo per lo sviluppo di complicanze cardiovascolari sia acute che croniche.
Questi dati sottolineano l’importanza della prevenzione dell’infezione e della vaccinazione, specialmente per i soggetti a rischio cardiovascolare elevato.

Le Miocarditi e le pericarditi dopo la vaccinazione anti Covid sono le complicanze cardiovascolari più frequentemente riportate, soprattutto dopo i vaccini a mRNA. L’incidenza complessiva di miocardite è intorno all’1,62%. Il rischio è più elevato nei giovani maschi, in particolare nella fascia 18-25 anni, 1-7 giorni dopo la seconda dose. La maggior parte dei casi si è risolta con la dimissione ospedaliera.

È stato osservato un lieve aumento del rischio di trombocitopenia trombotica immuno-indotta da vaccino (VITT), soprattutto con i vaccini a vettore adenovirale come AstraZeneca. Il rischio di VITT è comunque molto inferiore rispetto al rischio di trombosi associato all’infezione da COVID-19.
Sono stati riportati alcuni casi di extrasistoli e fibrillazione atriale, soprattutto negli anziani.
È stato osservato un lieve aumento del rischio di TIA, principalmente negli anziani.
(Vedi l’articolo: Eur Heart J Suppl. 2023 Feb 14;25(Suppl A):A42–A49. doi: 10.1093/eurheartjsupp/suac123 The impact of COVID-19 and COVID vaccination on cardiovascular outcomes

Queste quindi le considerazioni importanti da fare sulla base di tutti questi studi:
– Gli eventi avversi cardiovascolari gravi dopo la vaccinazione sono molto rari.
– Il rischio di complicanze cardiovascolari è significativamente più alto con l’infezione da COVID-19 rispetto alla vaccinazione.
– La vaccinazione completa riduce sostanzialmente il rischio di eventi cardiovascolari gravi associati al COVID-19.
– I benefici della vaccinazione nel prevenire le complicanze cardiovascolari del COVID-19 superano ampiamente i potenziali rischi.
In conclusione, sebbene esistano rari rischi cardiovascolari associati ai vaccini anti-COVID-19, questi sono generalmente lievi e transitori. Il profilo rischio-beneficio della vaccinazione rimane nettamente favorevole, soprattutto considerando la significativa protezione offerta contro le complicanze cardiovascolari dell’infezione da COVID-19.

Sulla base degli studi disponibili, esistono effettivamente alcuni gruppi di popolazione che presentano un rischio maggiore di complicanze cardiovascolari dopo la vaccinazione anti-COVID-19:
Giovani maschi: Il gruppo più a rischio è rappresentato dai giovani di sesso maschile, in particolare nella fascia d’età 16-24 anni. In questo gruppo, il rischio di miocardite è risultato più elevato dopo la seconda dose di vaccino, soprattutto con i vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna).
Il rischio di miocardite e pericardite è più alto nei primi 14 giorni dopo la vaccinazione, in particolare dopo la seconda dose.

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