Nel 2020 avevamo pubblicato questo articolo nel nostro sito web che oggi, alla fine dell’estate 2022 assume un significato ancora maggiore. Tutto quanto si diceva due anni fa è andato peggiorando arrivando a confermare in questa estate un andamento drammatico. In tutta Europa, ma in particolare nei paesi del bacino del Mediterraneo, la siccità ha prosciugato laghi e fiumi, ha distrutto la maggior parte dei raccolti, ha creato improvvisi eventi avversi, con nubifragi che hanno distrutto quanto era rimasto. La situazione del nostro pianeta è ulteriormente peggiorata. Non vorremo la prossima estate continuare a descrivere situazioni di distruzioni e di insorgenza di malattie infettive sempre più frequenti. Rileggiamo quindi quanto scrivevamo due anni fa.
Qui alcuni articoli riguardanti problemi ambientali affrontati dal CESMET
Dalle nuove previsioni elaborate per la decade 2020-2030 dal MET Office britannico, Centro specializzato nell’analisi del clima, emerge che nei prossimi cinque anni i termometri segneranno temperature record.
Le previsioni vengono aggiornate ogni anno e, a gennaio 2020, hanno mostrato un maggior riscaldamento in gran parte del Pianeta, specialmente alle alte latitudini settentrionali, con impatti climatici potenzialmente rilevanti soprattutto in Europa, America e Africa.
Le previsioni tengono conto della “variabilità naturale” e delle “influenze umane”, osservando lo stato climatico attuale e valutando il possibile aumento di gas serra provocati dall’attività vulcanica e antropogenica.
Nel quinquennio 2020-2024, la temperatura media globale dovrebbe aumentare tra 1,06°C e 1,62°C rispetto al periodo preindustriale che va dal 1850 al 1900, battendo il record di 1,16°C registrato nel 2016.
Numericamente parlando potrebbe sembrare un cambiamento piccolo, ma in realtà i potenziali rischi ambientali, sociali ed economici connessi sono enormi perché un aumento anche di pochi decimi di grado nella temperatura atmosferica e superficiale è in grado di generare effetti devastanti sul pianeta terra. Metoffice.gov.uk
Editor: Erika Villa (infermiera esperta in prevenzione e profilassi vaccinale)
Commento del dr. Paolo Meo: I cambiamenti climatici degli ultimi decenni hanno favorito la diffusione di alcune malattie tropicali, anche i Europa, per la presenza sempre più stabile di insetti vettori di malattie, in particolare zanzare. La Febbre emorragica da Chikungunya virus, tipica delle aree tropicali, in particolare asiatiche e del Latino America, ha prodotto focolai autoctoni anche in Italia. Ossia si è diffusa tra persone che non avevano viaggiato in zone a rischio. Da oltre 10 anni questo virus ritorna nella stagione estiva calda e sempre più umida e provoca focolai di una malattia particolarmente acuta. Nel 2017 nel quartiere San Giovanni di Roma oltre 100 casi costituirono un focolaio piuttosto grave. Il clima freddo alle nostre latitudini contribuisce ancora a bloccare ogni focolaio per la scomparsa delle “zanzare tigri”, causa di contagio della malattia. Ma ogni estate questo virus si riaffaccia sempre più aggressivo, in tutto il bacino del mediterraneo ed anche oramai nel nord Europa. E quest’anno il freddo è stato il grande assente in tutta Europa? quale saranno le conseguenze?
Pubblichiamo un contributo della dottoressa Beatrice Meo (master in Sostenibilità Ambientale, Economica e Sociale – Barcellona): Climate Change and Infectious Diseases: A risk assessment of the Chikungunya transmission in Europe.