Paolo Meo - MioDottore.it

Ultim’ora

Sintomi post COVID-19: presenza e persistenza per oltre 2 anni in pazienti ospedalizzati (gravi) e domiciliari (lievi).

Valutazione e confronto sulla persistenza dei sintomi post-COVID-19, dopo alcuni mesi dalla prima infezione da SARS-CoV-2 e a distanza di 2 anni dopo l’infezione, tra pazienti ospedalizzati rispetto a pazienti non ospedalizzati

César Fernández-de-las-Peñas, PT, PhD1; e coll.

Rete JAMA aperta. 2022;5(11):e2242106. doi:10.1001/jamannetworkopen.2022.42106

La recente ricerca effettuata a distanza di 2 anni dall’inizio della pandemia, eseguita da César Fernández-de-las-Peñas, PT, PhD e coll., evidenzia una questione molto rilevante insorta in una percentuale importante di persone affette da Covid-19, ovvero quali sono i sintomi prevalenti nel post-COVID-19, tra i pazienti ricoverati in ospedale e quelli trattati domiciliarmente e quanto persistono nel tempo.

Risultati 
Lo studio effettuato su un campione di pazienti ha messo in evidenza che dopo 2 anni dall’infezione acuta di Covid-19:
nei pazienti ospedalizzati la presenza di almeno 1 sintomo post-COVID-19 è del 59,7%
– nei pazienti domiciliari la percentuale è del 67,5%;

Significato:
i risultati della ricerca evidenziano che le percentuali di presenza e persistenza di sintomi, tipici del post e long Covid, sono sovrapponibili tra i pazienti ospedalizzati e i pazienti trattati domiciliarmente. Queste evidenze ci devono far riflettere sulla importanza delle sequele da Covid-19 che sono presenti, in una alta percentuale, comparabile tra le due categorie, ossia in entrambi i campioni delle persone esaminate.

Conclusioni: 
Lo studio, tra i primi del suo genere, evidenzia come sia in persone con Covid-19 grave, tale da necessitare ricovero, sia in pazienti con sintomi lievi, e trattati domiciliarmente, i sintomi si equivalgono e si protraggono nel tempo. In questo caso dopo due anni si è visto come i sintomi sono ancora presenti.   Sono state identificate piccole differenze non significative, dei sintomi all’insorgenza di COVID-19 tra pazienti ospedalizzati e non ospedalizzati. I sintomi post-COVID-19 erano simili e comparabili tra pazienti ospedalizzati e non ospedalizzati;

Sono mancati nella costruzione del lavoro l’inclusione di controlli (pazienti) che non hanno avuto la malattia del Covid. Questo limita in parte la possibilità di valutare i sintomi presenti nei malati di covid ed un campione di persone sane. I prossimi studi sul perdurare dei sintomi nel long Covid dovranno includere sicuramente una popolazione di controllo non infettate da SARS-CoV-2.

 

Published: 26 November 2022 LEGGI LAVORO COMPLETO SU CLINICAL INFECTIOUS DISEASE   

Sintomi post COVID-19: presenza e persistenza per oltre 2 anni in pazienti ospedalizzati (gravi) e domiciliari (lievi). Leggi tutto »

COVID-19: previsioni di nuova crescita, prospettive, varianti, l’attenzione e la prevenzione

 

COVID-19: previsioni di nuova crescita, le prospettive della malattia, le varianti e le loro caratteristiche, l’attenzione al virus e la prevenzione.

L’argomento COVID-19 non ci abbandona mai ed è giusto alle porte dell’inverno rinfrescare concetti masticati per 3 anni. Siamo alle porte dell’inverno 2022/2023 e la “variante Omicron”, che non ci ha mai lasciato, non ha alcuna voglia di abbandonarci. Tutte le previsioni degli infettivologi ed anche la mia impressione sono per una nuova crescita di casi di Covid-19, nelle prossime settimane.
Il continuo circolare del virus sta comunque potenziando le nostre difese immunitarie interne sia cellulari (linfocitarie e non solo) che anticorpali. E questa per tutto il genere umano è una buona notizia. Bisogna però continuare a guardare questo virus con grande prudenza perché comunque i “danni occulti” sui tessuti generali, inducendo infiammazione che cronicizza a lungo, i danni sul sistema immunitario, favorendo l’insorgenza e l’aggravamento di altre malattie infettive, i danni sul sistema nervoso, con meccanismi che rivedremo in altri articoli, e molti altri danni inapparenti, ci indeboliscono nel tempo il nostro organismo. La prudenza è quindi la virtù che ancora ci deve accompagnare.
Desidero in questo articolo fare nuovamente una sintesi ed una spiegazione sulla differenza tra “variante di interesse” e “variante di preoccupazione” del SARS-CoV-2.

Mutazioni del genoma e varianti del virus

In questi 3 anni di pandemia Covid-19 abbiamo imparato ed evidenziato un fenomeno che da sempre è stato presente in tutti i microrganismi in tutto il mondo. Il fenomeno è quello della mutazione del genoma, ed in particolare dei geni, le particelle che formano i cromosomi. E’ quindi normale che anche i virus modifichino il loro genoma, in modo puntiforme, (la modifica di alcuni geni), per evolversi man mano che diffondono tra le persone ed avere un vantaggio nella loro riproduzione. Quando il virus modifica il suo corredo genetico in modo significativo, cambiando alcune proteine di superfice, e alcune caratteristiche funzionali, quali la “capacità di diffusione”, differenziandosi dal virus originale, questa mutazione è nota come “variante”. E la “variante” è un vero e proprio nuovo virus.
Per identificare le varianti i ricercatori mappano il materiale genetico dei virus (sequenziamento) cercando le differenze tra i virus originari ed i virus mutati.
Per il virus SARS-CoV-2, il virus che causa il COVID-19, fin dall’inizio sono emerse mutazioni genetiche e quindi varianti che sono state identificate in molti paesi del mondo. E per ogni mutazione si è creato un virus poco o molto diverso da quelli precedenti.

VARIANTE DI INTERESSE: Viene denominata “variante di interesse” quel tipo di virus che presenta mutazioni che causano cambiamenti nel genoma significativi, variazioni che facilitano una circolazione ampia. Mi riferisco a virus che diffondono in molte popolazioni o trovata in molti paesi. OMS identifica queste varianti , classificandole di interesse, e continua a monitorarle per valutare le loro caratteristiche ed inserirle in caso in “varianti preoccupanti”.
VARIANTE DI PREOCCUPAZIONE: La “variante di preoccupazione”, ossia un virus mutato rispetto al virus originale, ha delle caratteristiche diverse e peggiorative, nei nostri confronti, come la caratteristica di una maggiore diffusione e la capacità di infettare più facilmente; può causare malattie più gravi ed una risposta dell’organismo infiammatoria sproporzionata; può sfuggire alla risposta immunitaria sia cellulare che anticorpale che l’organismo aveva nei confronti del virus originale, indotta anche dalle vaccinazioni; può diminuire l’efficacia degli strumenti preventivi messi in atto come misure di sanità pubblica, diagnostica, trattamenti ed anche le stesse vaccinazioni.

Il nome delle nuove varianti
Per identificare le varianti di SARS-CoV-2, OMS ha istituito una classificazione utilizzando  le lettere dell’alfabeto greco dal maggio 2021. Si è preferita questa denominazione all’iniziale identificazione del paese di origine (inglese, indiana, Sud Africana ed altre) per evitare di creare confusione visto che le varianti possono emergere ovunque e in qualsiasi momento.

Notizie sulla variante Omicron, la più diffusa ai giorni d’oggi.
Omicron
è’ una delle più recenti varianti di SARS-CoV-2, manifestatasi negli anni 2021/22, che si è diffusa velocemente in tutto il mondo ed ha avuto origine dal Sud Africa. E’ stata denominata variante B.1.1.529 ed è stata segnalata per la prima volta all’OMS il 24 novembre 2021. Classificata come “variante di preoccupazione”, per la sua capacità di diffusione, molto superiore alla altre esistenti precedentemente, il 26 novembre 2021. I ricercatori del Sudafrica, ed in seguito di tutto il mondo hanno individuato in questa variante un gran numero di mutazioni genetiche puntiformi che hanno causato un cambiamento delle proteine di superficie del virus favorendo la caratteristica diffusiva ed infettiva del virus, modificando nuovamente la caratteristica epidemiologica del virus del COVID-19. In pochi mesi Omicron con le sue sotto varianti si è diffuso in tutto il mondo.

Ogni variante, e quindi ogni serie di mutazioni di singoli o coppie di geni, è diversa dalle altre per caratteristiche infettive e di virulenza. La variante Omicron ha la caratteristica di avere un gran numero di mutazioni, rispetto al virus madre, SARS-CoV-e e gli altri virus mutati, che rendono il “nuovo virus” diverso da tutte altre varianti precedenti ed in circolazione.

Gli studi su Omicron e le sue sotto varianti hanno evidenziato la facilità nel diffondere ed infettare gli esseri umani. E’ considerato uno dei virus più diffusivi esistenti attualmente, anche più del virus del morbillo. Ha dimostrato di superare le difese immunitarie indotte dalla malattia, infezioni precedenti e soprattutto dalle vaccinazioni (anche con le 3 dosi). Non ha dimostrato di indurre sintomi più gravi e pericolosi nei confronti dei suoi virus predecessori. Ha come bersagli le cellule delle vie aeree superiori, meno quelle inferiori, ad anche le cellule dell’orletto intestinale, in modo più limitato anche cellule di altri organi. La serratura di entrata è sempre il complesso proteico ACE-2, porta di entrata del virus nella cellula. Il ciclo vaccinale completo (e dosi di vaccino), come già affermato impedisce l’avanzata dei fenomeni infiammatori, con il sopraggiungere della malattia grave, e invece non impedisce l’entrata del virus nelle cellule e quindi le ripetute infezioni a cui una persona può essere soggetta.

La prevenzione da sempre ha le stesse indicazioni

Alle porte dell’inverno e nella probabile crescita esponenziale dei casi di Omicron, o nuove varianti vale la pena ricordarci alcuni metodi di comportamento e protezione, anche perché il problema di questo virus è il trovarsi con altri microbi e quindi le Co-infezioni.

La coscienza di ciascuno, in modo libero e senza costrizioni, ci spinge a mantenere il buono stato di salute e ci sprona a comportarci in modo saggio e ancora prudente. Il virus circola e la pandemia non è finita e quindi:

  • L’abitudine di mantenere la distanza di almeno 1 metro dagli altri, negli ambienti chiusi, ci evita problemi di contaminazione con microrganismi aggressivi (oltre il Covid-19 anche l’influenza, le polmoniti da meningococco, da virus sinciziale, tutti virus tipici invernali).
  • L’abitudine in ambienti piccoli, affollati, con poco ricircolo di aria di portare con noi la mascherina ed indossarla quando lo ritieniamo necessario. Non obbligo ma saggia abitudine;
  • Aprire di tanto in tanto le finestre per favorire un ricircolo di aria. Ricordate gli ambienti areati e soleggiati per evitare il contagio della tubercolosi. La storia si ripete;
  • Evitare quanto tossiamo o starnutiamo di diffondere “goccioline di respiro infette” Tossisci sul gomito o su un fazzoletto.
  • Da sempre nella storia dell’uomo il lavaggio delle mani è stato un mezzo per evitare la diffusione delle malattie. Ritorniamo ai consigli dei medici greci e latini che avevano capito che toccare e toccarsi con le mani sporche era motivo di diffusione del morbo.
  • Da sempre, da quando i vaccini sono stati scoperti, le campagne vaccinali hanno ridotto le malattie specifiche. Le grandi decimazioni dei secoli passati non ci sono più state da quando la scienza ci ha messo a disposizione armi come vaccini e farmaci. Chiediamo sempre consiglio al notro medico, cerchiamo un conoscitore della materia ma non allontaniamoci dalla buona abitudine di effettuare i primi cicli di vaccinazione ed i richiami successivi indicati dalla ricerca immunologica.

I soliti piccoli accorgimenti, comportamenti prudenziali che in questo periodo ci possono proteggere.

dr. Paolo Meo
medico infettivologo

COVID-19: previsioni di nuova crescita, prospettive, varianti, l’attenzione e la prevenzione Leggi tutto »

Un futuro senza zanzare?

Le zanzare geneticamente modificate per fermare le malattie superano i primi test.

di Lisa Rapaport da: medscape.com

Le zanzare geneticamente modificate rilasciate negli Stati Uniti sembrano aver superato un primo test che suggerisce che un giorno potrebbero contribuire a ridurre la popolazione di insetti che trasmettono malattie infettive.

Nell’ambito del test, gli scienziati hanno rilasciato quasi 5 milioni di zanzare maschio Aedes aegypti geneticamente modificate nel corso di 7 mesi nelle Florida Keys.

Le zanzare maschio non pungono le persone e anche queste sono state modificate in modo da trasmettere alla prole femminile un gene che le fa morire prima di potersi riprodurre. In teoria, questo significa che la popolazione di zanzare Aedes aegypti si estinguerebbe nel tempo, in modo da non diffondere più malattie.

L’obiettivo di questo progetto pilota in Florida era quello di verificare se queste zanzare maschio geneticamente modificate potessero accoppiarsi con successo con le femmine in natura e di confermare se la loro prole femminile sarebbe effettivamente morta prima di potersi riprodurre. Oxitec, l’azienda biotecnologica che ha sviluppato queste zanzare Aedes aegypti modificate, ha dichiarato in un webinar che l’esperimento è stato un successo per entrambi gli aspetti.

Secondo il CDC, le zanzare Aedes aegypti possono diffondere all’uomo diverse gravi malattie infettive, tra cui dengue, Zika, febbre gialla e chikungunya.

I test preliminari delle zanzare geneticamente modificate non sono stati concepiti per determinare se questi insetti ingegnerizzati possano fermare la diffusione di queste malattie. L’obiettivo dei test iniziali era semplicemente quello di vedere come si svolgeva la riproduzione una volta che i maschi geneticamente modificati erano stati rilasciati.

Secondo l’azienda, i maschi geneticamente modificati si sono accoppiati con successo con le femmine in natura. Gli scienziati hanno raccolto più di 22.000 uova deposte da queste femmine da trappole posizionate in tutta la comunità in luoghi come vasi da fiori e bidoni della spazzatura.

In laboratorio, i ricercatori hanno confermato che le femmine nate da questi accoppiamenti hanno ereditato un gene letale progettato per causarne la morte prima dell’età adulta. Gli scienziati hanno anche scoperto che il gene letale veniva trasmesso alla prole femminile attraverso più generazioni.

(Articolo completo in lingua inglese qui)

Un futuro senza zanzare? Leggi tutto »

Realtà virtuale per ritardare la demenza senile

I giochi con esercizi fisici usando la realtà virtuale potrebbero offrire speranza per ritardare la demenza

La ricerca suggerisce che i giochi di realtà virtuale che combinano attività fisica e allenamento del cervello possono aiutare a rallentare il declino cognitivo negli anziani.

 

Andrea Rice da: cnet.com

L’ exergaming di realtà virtuale  è esploso in popolarità negli ultimi anni, con più persone che si allenano utilizzando PlayStation RV o visori Oculus  e giocando a giochi come Beat Saber e Supernatural . Meno noto è l’impatto che l’exergaming RV può avere sul miglioramento della funzione cognitiva negli anziani.

La crescente ricerca, tuttavia, suggerisce che l’exergaming RV, o “gamercising”, può aiutare a rallentare il declino cognitivo, che potrebbe avere un impatto importante sulla salute e sulla qualità della vita degli anziani.

Il National Institute on Aging riferisce che un lieve declino cognitivo porta spesso al morbo di Alzheimer  o ad altre demenze . L’Alzheimer colpisce fino a 5,8 milioni di persone negli Stati Uniti e, sebbene non esista una cura, l’ evoluzione della ricerca  ci sta aiutando a capire meglio come trattare e prevenire il deterioramento cognitivo legato all’età.

Le terapie di realtà virtuale sono note per i loro benefici per la salute fisica e mentale . E, a quanto pare, possono succedere cose straordinarie quando il corpo e la mente lavorano insieme.

Che cos’è l’exergaming RV?

L’exergaming RV combina un ambiente di realtà virtuale con un videogioco. La maggior parte degli exergame RV vengono forniti in formato 2D, ma poiché i visori RV sono diventati più accessibili, anche gli exergame 3D stanno guadagnando popolarità grazie al crescente interesse per il miglioramento della salute e del benessere.

I vantaggi dell’exergaming RV

Un sondaggio del 2021 su oltre 600 partecipanti mostra che l’uso ricreativo della realtà virtuale, compreso l’exergaming, è stato benefico per il benessere mentale e fisico durante i blocchi e le restrizioni COVID-19.

Mentre giocare a un exergame RV a casa è un modo facile e divertente per fare esercizio, è anche sempre più utilizzato dai professionisti della medicina e della riabilitazione e offre ai pazienti un’opzione per un esercizio sicuro a casa sotto una supervisione minima.

Come il movimento può influenzare la salute del cervello

L’exergaming RV si sta rivelando promettente per la prevenzione della perdita di memoria negli studi di ricerca . Secondo Glatt e la ricerca scientifica emergente , ci sono potenziali benefici per demenze come l’Alzheimer e il morbo di Parkinson e condizioni neurologiche come la sclerosi multipla .

“Quando parliamo di invecchiamento sano, siamo tutti interessati a prevenire o rallentare il declino cognitivo”, ha detto Glatt. “E la maggior parte della ricerca sull’exergaming ci ha mostrato che è esattamente ciò che può migliorare”.

Cosa mostra la ricerca

Un numero crescente di ricerche mostra che l’exergaming RV può avvantaggiare popolazioni con deterioramento cognitivo o con altre malattie o condizioni neurologiche, che possono avere implicazioni per la prevenzione.

Cay Anderon-Hanley , neurologo e professore associato presso il Dipartimento di Psicologia e Neuroscienze dell’Union College di Schenectady, New York, ha svolto ricerche sulla connessione tra movimento e cognizione negli ultimi dieci anni.

RV immersiva

La realtà virtuale immersiva utilizza un visore o occhiali per trasportare l’utente in un ambiente virtuale 3D con cui interagisce.

Alcuni pazienti potrebbero guidare una bicicletta reclinata mentre indossano occhiali RV. Merrill ha descritto un gioco alla clinica della memoria che prevede di cavalcare attraverso uno spazio virtuale e raccogliere gemme colorate con la mano destra e sinistra.

“È un allenamento per il tuo corpo perché stai pedalando, ma anche per il tuo cervello perché stai cercando di catturare queste gemme e ottenere un punteggio alto e vincere”, ha detto Merrill. “Sembra che agli anziani piaccia davvero: è un’esperienza divertente che le persone tendono a voler rifare”.

RV non immersivo

La RV non immersiva include uno schermo 2D con cui l’utente interagisce. Ad esempio, un paziente potrebbe pedalare su una bicicletta reclinabile tenendo in mano un tablet che visualizza un ambiente virtuale 2D. Utilizzeresti il ​​tablet per guidare la tua attività nella direzione in cui vuoi andare, in modo simile al pedale iPACES di Anderson-Hanley.

Un tapis roulant o una macchina ellittica non immersiva potrebbero essere dotati di uno schermo intelligente che mostra giochi che rispondono al tocco e mirano al tempo di reazione, alla lingua e persino alle abilità matematiche.

Precauzioni

Gli exergame per gli anziani vengono generalmente eseguiti sotto la supervisione di un medico o di un professionista del fitness. Rand ha spiegato che quando si tratta di lavorare con gli anziani, è tutto su come si introduce la tecnologia.

“Se li avvii su un percorso molto ventoso e su e giù, reagiranno negativamente”, ha detto Rand. “Quindi si tratta di fornire loro gli strumenti di cui hanno bisogno per manipolare l’esperienza per renderla più facile, che si tratti di un ritmo confortevole, di istruire la persona su quando indossare l’auricolare o di assicurarsi che i suoi occhi siano sempre concentrati in avanti”.

“Questo è il futuro a cui voglio contribuire per gli anziani”, ha detto Glatt. “‘Oh, hai un problema di memoria? Lascia che ti scriva una ricetta per un videogioco.'”

(Articolo originale in inglese qui)

Realtà virtuale per ritardare la demenza senile Leggi tutto »

Il metaverso “dentro” di noi – la medicina come non l’avete mai vista

Houston Methodist entra nel metaverso con il lancio della nuova app MITIEverse™

La piattaforma basata sulla realtà virtuale porta l’educazione medica a un nuovo pubblico virtuale

di Houston Methodist

Leggiamo e riportiamo (traduzione automatica) da: newswise.com

Esplorare il cuore dall’interno verso l’esterno è ora possibile con una nuova app di Houston Methodist .

Gli studenti di medicina e scienza possono accedere a pratiche pratiche, assistenza remota da parte di medici esperti e altro all’interno di MITIEverse™, una nuova app dedicata all’educazione sanitaria, alla formazione e all’innovazione. Costruita in collaborazione con FundamentalVR , l’app trasporta l’utente in sale vetrina personalizzabili, simulazioni chirurgiche e lezioni della facoltà metodista di Houston e collaboratori di tutto il mondo.

Lo Houston Methodist Institute for Technology, Innovation and Education (MITIE℠) è una struttura pratica di formazione clinica per operatori sanitari che cercano di mantenere eccellenti capacità procedurali e acquisire nuove competenze. “Questa nuova app porta l’istruzione e la formazione pratica per cui MITIE℠ è noto a un nuovo pubblico virtuale. Potrebbe essere un primo passo verso la costruzione di un metaverso medico”, ha affermato Stuart Corr, Ph.D, inventore del MITIEverse™ e direttore dell’ingegneria dei sistemi di innovazione presso Houston Methodist.

All’interno della sala vetrina del DeBakey Heart and Vascular Center, gli utenti possono visualizzare la facoltà metodista di Houston che esegue interventi chirurgici reali e quindi interagire con modelli umani 3D. “Consideriamo il MITIEverse™ come una piattaforma di cambiamento di paradigma che offrirà nuove esperienze nel modo in cui educhiamo, formiamo e interagiamo con la comunità sanitaria”, ha affermato Alan Lumsden , MD, direttore medico dello Houston Methodist DeBakey Heart and Vascular Center .

“Essenzialmente democratizza l’accesso agli educatori sanitari e agli innovatori abbattendo le barriere fisiche. Non c’è bisogno di viaggiare per migliaia di miglia per partecipare a una conferenza quando puoi entrare nel MITIEverse™”, ha aggiunto Lumsden.

La piattaforma offre anche un auditorium virtuale in cui professionisti medici di tutto il mondo possono tenere presentazioni con la possibilità di una visualizzazione live illimitata. Gli spazi di studio virtuali consentono esperienze multiutente globali con modelli interattivi, lavagne e altri strumenti.

MITIEverse™ consente inoltre a collaboratori come dispositivi medici e aziende di salute digitale di avere una presenza virtuale in cui gli utenti possono testare le proprie risorse digitali e contenuti 3D.

Maggiori informazioni sull’app MITIEverse™ sono disponibili su www.mitieverse.app

Per ulteriori informazioni su Houston Methodist, visitare houstonmethodist.org .

(Articolo originale in inglese qui…)

 

Il metaverso “dentro” di noi – la medicina come non l’avete mai vista Leggi tutto »

Ricostruito il genoma dell’antenato di tutti i mammiferi

Rivelando il genoma dell’antenato comune di tutti i mammiferi

Leggiamo e riportiamo (traduzione automatica) da: newswise.com


Un team internazionale ha ricostruito l’organizzazione del genoma del primo antenato comune di tutti i mammiferi. Il genoma ancestrale ricostruito potrebbe aiutare nella comprensione dell’evoluzione dei mammiferi e nella conservazione degli animali moderni. Il primo antenato mammifero probabilmente assomigliava all’animale fossile “Morganucodon” che visse circa 200 milioni di anni fa. Il lavoro è pubblicato sulla rivista scientifica 
 Proceedings of the National Academy of Sciences .

Ogni mammifero moderno, da un ornitorinco a una balenottera azzurra, discende da un antenato comune vissuto circa 180 milioni di anni fa. Non sappiamo molto di questo animale, ma l’organizzazione del suo genoma è stata ricostruita computazionalmente da un team internazionale di scienziati.

“I nostri risultati hanno importanti implicazioni per la comprensione dell’evoluzione dei mammiferi e per gli sforzi di conservazione”, afferma Harris Lewin, illustre professore di evoluzione ed ecologia presso l’Università della California, Davis, e autore senior dell’articolo.

Gli scienziati hanno attinto a sequenze genomiche di alta qualità di 32 specie viventi che rappresentano 23 dei 26 ordini di mammiferi conosciuti. Includevano umani e scimpanzé, vombati e conigli, lamantini, bovini domestici, rinoceronti, pipistrelli e pangolini. L’analisi includeva anche i genomi di pollo e alligatore cinese come gruppi di confronto. Alcuni di questi genomi vengono prodotti nell’ambito del progetto Earth BioGenome e di altri sforzi di sequenziamento del genoma della biodiversità su larga scala. Lewin presiede il gruppo di lavoro per il progetto Earth BioGenome.

La ricostruzione mostra che l’antenato dei mammiferi aveva 19 cromosomi autosomici, che controllano l’eredità delle caratteristiche di un organismo al di fuori di quelle controllate dai cromosomi legati al sesso (questi sono accoppiati nella maggior parte delle cellule, per un totale di 38) più due cromosomi sessuali, ha detto Joana Damas, primo autore dello studio e scienziato post-dottorato presso l’UC Davis Genome Center. Il team ha identificato 1.215 blocchi di geni che si trovano costantemente sullo stesso cromosoma nello stesso ordine in tutti i 32 genomi. Questi elementi costitutivi di tutti i genomi dei mammiferi contengono geni che sono fondamentali per lo sviluppo di un embrione normale.

Gli scienziati sono stati in grado di seguire i cromosomi ancestrali in avanti nel tempo dall’antenato comune. Hanno scoperto che il tasso di riarrangiamento cromosomico differiva tra i lignaggi dei mammiferi. Ad esempio, nella stirpe dei ruminanti (che porta ai moderni bovini, pecore e cervi) c’è stata un’accelerazione nel riarrangiamento 66 milioni di anni fa, quando l’impatto di un asteroide uccise i dinosauri e portò all’ascesa dei mammiferi.

“I risultati aiuteranno a comprendere la genetica dietro gli adattamenti che hanno permesso ai mammiferi di prosperare su un pianeta in evoluzione negli ultimi 180 milioni di anni”, spiega la coautrice Dr Camilla Mazzoni, responsabile di “Genetica evolutiva e di conservazione” presso il Berlin Center for Genomics in Leader del gruppo di ricerca e ricerca sulla biodiversità in genomica evolutiva e di conservazione presso il Dipartimento di genetica evolutiva di Leibniz-IZW.

(Articolo originale in inglese qui…)

Ricostruito il genoma dell’antenato di tutti i mammiferi Leggi tutto »

I nostri neuroni sono inaffidabili? Meglio così.

I neuroni inaffidabili migliorano le funzionalità del cervello

Leggiamo e riportiamo (traduzione automatica) da: newswise.com

da un articolo di Nature.com

a cura dell’Università Bar-Ilan

Il cervello è composto da milioni di miliardi di neuroni che comunicano tra loro. Ogni neurone raccoglie i suoi numerosi input e trasmette un picco ai suoi neuroni di connessione. La dinamica di reti neurali così grandi e altamente interconnesse è alla base di tutte le funzionalità cerebrali di alto ordine.

In un articolo pubblicato oggi sulla rivista  Scientific Reports , un gruppo di scienziati ha dimostrato sperimentalmente che ci sono frequenti periodi di silenzio in cui un neurone  non risponde  ai suoi input. A differenza dei dispositivi elettronici, che sono veloci e affidabili, il cervello è composto da  neuroni inaffidabili. “Una porta logica fornisce sempre la stessa uscita allo stesso ingresso, altrimenti dispositivi elettronici come telefoni cellulari e computer, che sono composti da molti miliardi di porte logiche interconnesse, non funzionerebbero bene”, ha affermato il prof. Ido Kanter, di Bar -Il Dipartimento di Fisica dell’Università di Ilan e il Centro di ricerca sul cervello multidisciplinare di Gonda (Goldschmied), che ha condotto lo studio. “Confrontare l’inaffidabilità del cervello con un computer o un cellulare: una volta il tuo computer risponde 1 + 1 = 2 e altre volte 1 + 1 = 5, o componendo 7 molte volte sul tuo cellulare può portare a 4 o 9. I periodi di silenziamento porterebbero sembrano essere uno dei principali svantaggi del cervello, ma le nostre  ultime scoperte  hanno dimostrato il contrario”.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Kanter e il team hanno dimostrato che i periodi di silenziamento neuronale non sono uno svantaggio che rappresenta i limiti biologici, ma piuttosto un vantaggio per l’identificazione della sequenza temporale. “Supponiamo che tu voglia ricordare un numero di telefono, 0765…”, ha detto Yuval Meir, coautore dello studio. “I neuroni che erano attivi quando è stata presentata la cifra 0 potrebbero essere silenziati quando viene presentata la cifra successiva 7, ad esempio. Di conseguenza, ogni cifra viene addestrata su una diversa sottorete creata dinamicamente e questo meccanismo di silenziamento consente al nostro cervello di identificare le sequenze efficientemente”.

(Articolo completo in inglese qui…)

 

I nostri neuroni sono inaffidabili? Meglio così. Leggi tutto »

I possibili costi del ‘long covid’

Il long COVID potrebbe costare all’economia trilioni, prevedono gli esperti

 

Leggiamo e riportiamo (traduzione automatica) da: medscape.com

di Solarina Ho

È probabile che il long COVID costerà all’economia statunitense trilioni di dollari e influenzerà quasi sicuramente più settori, dai ristoranti che lottano per sostituire i lavoratori a basso salario, alle compagnie aeree che si affrettano a sostituire l’equipaggio, agli ospedali sopraffatti, prevedono gli esperti.

“C’è molto che dobbiamo fare per capire cosa serve per consentire alle persone disabili di partecipare di più all’economia”, afferma Katie Bach, senior fellow della Brookings Institution e autrice di uno studio che esamina l’impatto a lungo termine del COVID sul mercato del lavoro .

I dati di giugno 2022 del CDC mostrano che del 40% degli adulti americani che hanno contratto il COVID-19, quasi 1 su 5 ha ancora sintomi di long COVID-19. Ciò corrisponde a 1 su 13, ovvero il 7,5%, della popolazione adulta complessiva degli Stati Uniti.

Attingendo ai dati del CDC, Bach stima nel suo rapporto dell’agosto 2022 che ben 4 milioni di americani in età lavorativa sono troppo malati di long COVID per svolgere il proprio lavoro. Ciò equivale a 230 miliardi di dollari di salari persi, o quasi l’1% del PIL degli Stati Uniti .

“Questo è un grosso problema”, dice. “Stiamo parlando potenzialmente di centinaia di miliardi di dollari all’anno e che questo numero è abbastanza grande da avere un impatto misurabile sul mercato del lavoro”.

Altre fonti hanno suggerito cifre più basse, ma le conclusioni sono le stesse: il long COVID è un problema urgente che costerà decine di miliardi di dollari all’anno solo in termini di salari persi, dice Bach. Ma non è solo perdita di reddito per i lavoratori. C’è un costo per le imprese e per il pubblico.

David Cutler, PhD, professore di economia all’Università di Harvard, ritiene che la perdita economica totale potrebbe raggiungere i 3,7 trilioni di dollari, se si tiene conto della perdita di qualità della vita, del costo della perdita di guadagno e del costo della maggiore spesa per l’assistenza medica . La sua stima è più di un trilione di dollari in più rispetto a una precedente proiezione che lui e il collega economista Lawrence Summers, PhD, avevano realizzato nel 2020. Il motivo? Lungo COVID.

“La stima più alta è in gran parte il risultato della maggiore prevalenza di COVID lungo di quanto avessimo ipotizzato all’epoca”, ha scritto Cutler in un documento pubblicato a luglio.

(L’articolo completo originale in inglese qui…)

I possibili costi del ‘long covid’ Leggi tutto »

Sono già più di 10 milioni le persone che parlano con il loro ‘amico’ avatar…

Si chiama Replika e potrebbe essere il vostro prossimo amico (o amica), ma virtuale. (“Building a compassionate AI friend”, dal sito del produttore)

E’ un sofisticato software di intelligenza artificiale che vi aspetta nel vostro smartphone 24 ore su 24, per ascoltarvi, capire sempre più di voi e della vostra vita e, udite udite, darvi consigli.

Eh già, perché dato che vi ascolta, vi legge e studia i vostri social, può imparare costantemente cosa fate, cosa vi piace e cosa non vorreste fare (lavorare, preparare la cena, incontrare qualcuno di spiacevole?) e vi consola o vi fa cambiare di un pò la prospettiva.

E magari vi cambia la giornata, almeno in quanto a essersi sfogati…

Il tutto, dicono, è garantito a livello di sicurezza. Le vostre chiacchierate con il vostro ‘amico immaginario’ sono sicure e inviolabili, solo voi e lui/lei saprete cosa vi siete detti.

Hanno già più di 10 milioni di clienti e, conseguentemente, lo stesso numero di avatar ‘intelligenti’ che risiedono da qualche parte, laggiù (o lassù, o chissa dove) nel cyberspazio. E, leggendo dal loro sito, più dell’85% delle conversazioni avute dalle persone con il loro avatar fa sentire meglio l’umano (non sappiamo come stia l’avatar dopo tutte le cose che ascolta).

Come funziona? Prendiamo il testo preciso (anche se tradotto dal sempre presente Google) dal loro sito: replika.ai sezione FAQ.

“Replika combina un sofisticato modello di apprendimento automatico a rete neurale e contenuti di dialogo preconfezionati. È stato addestrato su un ampio set di dati per generare risposte uniche.”

Allora, volete provare anche voi il vostro ‘coniglio bianco’? (Il protagonista immaginato da un brillante James Stewart in un film del 1950, “Harvey”)

Scaricate sul vostro inseparabile smartphone l’app dal negozio opportuno (virtuale anch’esso, manco a dirlo) e partite per il vostro viaggio con l’avatar, parlando degli affari vostri e facendo confidenze solo a lui/lei.

E, ci raccomandiamo, fate sapere al mondo come vanno le cose fra voi… 🙂

 

(Immagine di copertina dal sito Replika.ai)

 

Sono già più di 10 milioni le persone che parlano con il loro ‘amico’ avatar… Leggi tutto »

Vecchie notizie eccezionali ritornano – Proteine ‘spaziali’ per curare il Parkinson?

Vi presentiamo la traduzione automatica da un filmato NASA del 2019 dove veniva presentato un esperimento di crescita in assenza di peso di proteine per una possibile cura del morbo di Parkinson. Allegato un nuovo articolo sulla proteina LRRK2 (in formato PDF).

Il morbo di Parkinson colpisce più di 5 milioni di persone sulla Terra. La ricerca sulla Stazione Spaziale Internazionale potrebbe fornire informazioni su questa malattia neurodegenerativa cronica e aiutare gli scienziati a trovare modi per trattarla e prevenirla. In questo video, l’astronauta della NASA Serena Auñon-Chancellor racconta mentre l’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) Alexander Gerst utilizza un microscopio per esaminare e fotografare i cristalli di LRRK2.

“Benvenuti alla spedizione 57 a bordo della stazione spaziale internazionale; oggi stiamo facendo della scienza davvero interessante. Questo è Alex Gerst qui con me e stiamo lavorando sul morbo di parkinson quello che stiamo guardando qui è una speciale proteina chinasi o struttura cristallina di una proteina e il motivo per cui gli scienziati l’hanno mandata qui sulla stazione spaziale internazionale è che questi cristalli di proteina tendono a crescere più grandi e hanno una qualità molto migliore.

Il parkinson è una malattia che colpisce più di 5 milioni di persone in tutto il mondo e gli scienziati sono costantemente alla ricerca di una cura e quello che abbiamo scoperto è che qui nell’ambiente di microgravità questi cristalli amano davvero crescere così e se gli scienziati possono meglio delucidare o chiarire la struttura allora sono in grado di sviluppare un farmaco inibitore per il parkinson e non solo un farmaco inibitore ma anche un farmaco inibitore con pochissimi effetti collaterali. E dunque quello che Alex sta facendo qui oggi é di controllare sulle pareti quello che cresce qui in microgravità e ha un microscopio sopra di lui e ha una piastra che ha riempito con la struttura cristallina della proteina speciale solo pochi giorni fa e ha dato il tempo a quelle strutture di cristallizzarsi e ora le sta esaminando al microscopio e sta interagendo in tempo reale con il ricercatore principale del progetto a terra per guardare la struttura cristallina e per aiutare a migliorare l’illuminazione e la chiarezza e poi anche scattare foto che saranno poi inviate a terra.”

Filmato NASA originale qui

Qui l’articolo in formato PDF del 2022 in lingua inglese sulla proteina LRRK2 (da International Journal of Molecular Sciences)

Vecchie notizie eccezionali ritornano – Proteine ‘spaziali’ per curare il Parkinson? Leggi tutto »

Creare cellule artificiali con i batteri?

I ricercatori usano i batteri per creare cellule artificiali che funzionano come cellule viventi.

Hanno utilizzato i batteri per creare sofisticate cellule sintetiche che imitano l’attività delle cellule autentiche.

 

Leggiamo e riportiamo (traduzione automatica) da: azolifesciences.com

Lo studio, condotto dall’Università di Bristol e pubblicato su Nature , fa avanzare l’uso di cellule artificiali, o protocellule, per imitare più fedelmente la composizione, la struttura e la funzione intricate delle cellule viventi.

Stabilire un funzionamento realistico nelle protocelle è una grande sfida internazionale che coinvolge diverse discipline, dalla ricerca sull’inizio della vita alla biologia sintetica e alla bioingegneria dal basso verso l’alto. A causa dei precedenti fallimenti nella modellazione di protocelle mediante microcapsule, il team di studio si è rivolto ai batteri per costruire sofisticate cellule sintetiche utilizzando un metodo di assemblaggio di materiale vivente.

Hanno dimostrato un metodo per creare protocelle estremamente complicate utilizzando micro-goccioline viscose riempite di batteri viventi come un microscopico cantiere.

Il gruppo ha prima esposto le goccioline vuote a due diverse specie batteriche. Mentre l’altra popolazione è stata imprigionata sulla superficie delle goccioline, una popolazione è rimasta bloccata spontaneamente all’interno delle goccioline.

I componenti cellulari liberati sono stati quindi trattenuti all’interno o sulla superficie delle goccioline dalla distruzione di entrambi i tipi di batteri, risultando in protocellule batteriogeniche rivestite di membrana che contenevano centinaia di molecole biologiche, parti e macchinari.

Il fatto che le protocellule potessero generare RNA e proteine ​​mediante l’espressione genica in vitro così come molecole ricche di energia (ATP) attraverso la glicolisi ha suggerito che i componenti batterici ereditari persistessero nelle cellule sintetiche.

Il primo autore, il dottor Can Xu, Research Associate presso l’Università di Bristol, ha affermato: ” Il nostro approccio all’assemblaggio di materiali viventi offre un’opportunità per la costruzione dal basso verso l’alto di costrutti simbiotici viventi/cellule sintetiche “.

” Ad esempio, utilizzando batteri ingegnerizzati dovrebbe essere possibile fabbricare moduli complessi per lo sviluppo in aree diagnostiche e terapeutiche della biologia sintetica, nonché nella bioproduzione e nelle biotecnologie in generale .”

(Articolo completo in lingua inglese qui…)

Creare cellule artificiali con i batteri? Leggi tutto »

Cancro al cervello; nuovo farmaco sperimentale.

Farmaco sperimentale per il cancro al cervello accelerato negli studi clinici

Nuova speranza di trattamento per i pazienti con glioblastoma

 

Leggiamo e riportiamo (traduzione automatica) da: newswise.com

a cura della University of South Australia

Un farmaco sperimentale, in fase di sperimentazione per tumori solidi avanzati, incluso il cancro al cervello più aggressivo, il glioblastoma, ha superato la prima fase a pieni voti, facendo sperare in un nuovo trattamento efficace.

Il professor Shudong Wang dell’Università dell’Australia Meridionale (UniSA) e la società di biotecnologie di Adelaide Aucentra Therapeutics stanno ora reclutando fino a 50 pazienti con glioblastoma per la seconda fase, sperimentando il farmaco Auceliciclib .

La prima fase, iniziata nel giugno 2021, ha coinvolto pazienti con glioblastoma, nonché con tumori cervicali, del colon, gastrointestinali, del pancreas e dell’utero, assicurando che Auceliciclib fosse sicuro a dosaggi diversi.

Nella seconda fase verrà testata l’efficacia del farmaco contro i tumori solidi.

I progressi nel trattamento del glioblastoma sono stati annunciati alla vigilia della Giornata mondiale della ricerca sul cancro, sabato 24 settembre.

“La fase uno di solito richiede fino a due anni se ci sono problemi di sicurezza con un nuovo farmaco, ma non abbiamo riscontrato alcun problema con Auceliciclib, il che è molto incoraggiante”, afferma il professor Wang.

La seconda fase, in combinazione con il farmaco chemioterapico Temozolomide , sarà focalizzata sui pazienti con glioblastoma, la cui aspettativa di vita è molto limitata, con un tempo di sopravvivenza di soli 12-18 mesi dopo la diagnosi.

“Nonostante la chirurgia, la chemioterapia e la radioterapia, il glioblastoma è un tumore incurabile. Uno dei motivi è dovuto alla diagnosi tardiva in cui il tumore si è già diffuso in un modo che rende molto difficile la rimozione chirurgica”, afferma il prof.

“Inoltre, ci sono pochissimi farmaci esistenti che possono attraversare la barriera ematoencefalica. Il cervello fa un ottimo lavoro nel proteggere il suo organo più vitale da tossine e agenti patogeni. Il rovescio della medaglia è che tiene fuori i farmaci vitali”.

Auceliciclib ha dimostrato in modelli preclinici che può attraversare la barriera ematoencefalica, il che lo rende un farmaco candidato ideale per il cancro al cervello.

In tutto il mondo, a circa 300.000 persone è stato diagnosticato un tumore cerebrale primario nel 2020, con pochissime speranze di un trattamento efficace.

Auceliciclib presenta due vantaggi chiave rispetto ad altri farmaci in fase di sviluppo. È più specifico per l’obiettivo, raggiunge le cellule tumorali nel cervello in modo più efficace ed è meno tossico.

Se il farmaco avrà successo nella sperimentazione clinica, sarà anche un importante passo avanti per i tumori cerebrali metastatizzati da altri tumori tra cui mammella e polmone.

(Articolo completo in lingua inglese qui…)

Cancro al cervello; nuovo farmaco sperimentale. Leggi tutto »

error: Il contenuto di questo sito è protetto!
C e s m e t . c o m C l i n i c a d e l V i a g g i a t o r e
C e s m e t . c o m C l i n i c a d e l V i a g g i a t o r e
C e s m e t . c o m C l i n i c a d e l V i a g g i a t o r e