Paolo Meo - MioDottore.it

Chiara Talone

Loperamide (IMODIUM) ed altri farmaci

Imodium: attenti a non esagerare in caso di diarrea. Non assumere mai da solo, ma sempre in associazione a farmaci antibatterici. Stai male? Consulenze, visite, esami specialistici presso il Cesmet. Chiama 0639030481 o scrivi ad  [email protected]

Come prevenire e come trattare la diarrea in viaggio
Come ci dobbiamo comportare in caso di diarrea in corso di viaggio. Il primo consiglio è quello di “prevenire” questa situazione piuttosto fastidiosa durante i nostri viaggi, talvolta anche pericolosa. La prevenzione evita il contatto con quei microrganismi che mettono a rischio i nostri viaggi. Inseriamo nella nostra piccola “farmacia da viaggio” quei farmaci che possono prima prevenire ed in caso curare gli eventuali attacchi di diarrea: Questa diarrea in alcuni casi più gravi può diventare vera e propria “dissenteria”, ossia diarrea con sangue e muco, accompagnata spesso da febbre anche elevata. Pensate che circa il 60% di tutti i viaggiatori, in tutto il mondo, soffre di problemi di intestino, e del fastidioso sintomo della diarrea. Numeri da capogiro.
Accanto alla nostra  piccola farmacia da viaggio ( approfondisci), dove metteremo alcuni farmaci preventivi ed altri curativi specifici, prima del viaggio dobbiamo considerare la possibilità di “rafforzare le nostre difese nei confronti di queste infezioni alimentari, mani sporche, personale alberghiero o di ristoranti con poco igiene, pensando ai tre vaccini base contro la diarrea da batteri e virus aggressivi utili in tutto il mondo: vaccinazione anti epatite Avaccinazione anti febbre tifoide (salmonella),  vaccinazione anti diarrea del viaggiatore ed anti colera.
Una regola generale durante il viaggio è quella di trattare prontamente ed in modo adeguato i sintomi di diarrea, in fase iniziale ossia appena compaiono, senza aspettare che la situazione peggiori. I problemi intestinali, diarrea in primis, possono rovinare un viaggio, per turismo o per lavoro. Reintegrare liquidi e sali minerali persi è la prima regola per ritardare o controllare il peggioramento dei sintomi. Una dieta semi liquida iniziale e poi un’alimentazione leggera ed adeguata è la condizione per riprendersi da un attacco di diarrea. Le cause della diarrea sono generalmente di origine microbiologica, cioè infettiva. Bisogna quindi curare sempre la causa, pensando poi al sintomo. Tra i farmaci da utilizzare per la cura delle enteriti o enterocoliti acute, in corso di viaggio sono la Doxiciclina 100mg, ottimo farmaco per la prevenzione ed anche la cura di forme particolarmente acute,  ; con l’eventuale aggiunta della Rifaximina 200 mg.
La Loperamide (IMODIUM) costituisce un farmaco sintomatico, ossia il blocco della emissione delle feci liquide. Questo farmaco tende ad eliminare il sintomo (diarrea) ma non agisce sulle cause, sui batteri o virus che sono la causa della malattia intestinale. IMODIUM agisce bloccando le scariche liquide ma non elimina la causa che rimane attiva all’interno dell’intestino. Il meccanismo della loperamide è quello di legarsi ad alcuni recettori della parete intestinale, bloccando il rilascio di alcune molecole interne come acetilcolina e prostaglandine, la cui diminuzione nell’organismo riduce il movimento intestinale (peristalsi propulsiva) e aumenta il tempo di transito intestinale, diminuendo notevolmente la fuoriuscita di liquidi (blocco della diarrea). Questo effetto può favorire il ristagno interno di liquidi con la crescita e talvolta ‘esplosione delle colonie batteriche. In tali casi occorre comunque un accurato esame delle feci, che identifichi la causa della diarrea.
Quindi è fondamentale non utilizzare la Loperamide (Imodium) da solo per risolvere la diarrea ma questa medicina deve essere sempre accompagnata, come già detto, da farmaci antinfettivi, che agiscano eliminando la causa microbiologica della diarrea. IMODIUM non va mai assunto da solo in monoterapia.
Quindi IMODIUM ha la funzione di aiutare a controllare il sintomo, se necessario. Deve essere sempre accompagnato da compresse di farmaci antibatterici. Il rischio di diarrea durante il viaggio, soprattutto nei bambini, in particolare i piccoli, è quello di determinare una riduzione importante di liquidi e di sali minerali all’interno dell’organismo. E’ molto importante assieme ai farmaci antidiarroici l’assunzione di liquidi (acqua, the, succhi) e sali minerali.
IMODIUM 2 mg, compresse effervescenti, contiene anche gli elettroliti utili al reintegro delle perdite di sali. Oltre ad un certo quantitativo di glucosio le compresse contengono: sodio 260 mg, potassio 80 mg, cloruro 234 mg
La presenza di glucosio condiziona l’utilizzo dell’IMODIUM nei soggetti diabetici.
Il farmaco viene facilmente assorbito dall’intestino, quasi completamente estratto dal fegato, dove viene metabolizzato, ed escreto nuovamente nell’intestino per via biliare.
Attenzione ad assumere IMODIUM nelle seguenti situazioni cliniche:
1) in caso di dissenteria acuta, scariche intestinali caratterizzate da presenza di sangue e muco nelle feci accompagnate spesso da febbre alta, l’utilizzo di IMODIUM è sconsigliato come terapia d’attacco, soprattutto in monoterapia.
2) in caso di colite ulcerosa acuta o colite pseudomembranosa dovuta all’uso di antibiotici ad ampio spettro e nei pazienti con enteriti o coliti batteriche causate da microrganismi invasivi quali Salmonella, Shigella o Campylobacter.
3) in caso di ipermotilità intestinale in cui serve intervenire per bloccare la peristalsi a causa del possibile rischio di conseguenze significative quali ileo, megacolon e megacolon tossico.
Qualora con l’utilizzo di IMODIUM si manifesti stipsi improvvisa e distensione addominale importante con presenza di aria da iperfermentazione è necessario interrompere immediatamente il trattamento.
E’ prudente non somministrate IMODIUM nei bambini al di sotto dei 12 anni, nelle donne in gravidanza o durante l’allattamento.
leggi anche Imodium- Foglietto Illustrativo

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Lettera ad una mamma in gravidanza

Cara Mamma in dolce attesa di un bimbo, o che stai per decidere di diventarlo,
ti scrive un medico che da sempre si occupa di malattie tropicali ed infettive, responsabile della “Clinica del Viaggiatore Cesmet”,
dove la “prevenzione” è stata fin dall’inizio la prima preoccupazione.
Raccogliendo il pressante appello della “Organizzazione Mondiale della Sanità”, lanciato a tutte le nazioni del mondo, dopo anni di ricerche, e riprendendo la circolare del 21 novembre 2018 del nostro Ministero della Salute, che ha recepito e rilanciato le indicazioni internazionali, ti voglio spiegare come puoi, o potrai in un futuro prossimo, proteggere il tuo bambino, sia durante i mesi
della gravidanza, che soprattutto durante i suoi primi mesi di vita.
Il mondo della scienza, i medici ed i ricercatori, attenti da sempre alla protezione dei soggetti più deboli dalle malattie infettive, in questo caso i neonati da 0 a 3 mesi, ti invitano ad effettuare alcune pratiche preventive a vantaggio tuo, durante la gravidanza e di tuo figlio, appena nato.
Farsi somministrare durante la gravidanza, in particolare all’ottavo mese, alcuni vaccini sicuri ed efficaci, nei confronti di due
malattie particolarmente aggressive, diventa da parte tua una scelta saggia e ragionata.
La prima vaccinazione proposta è la trivalente “TDPa”, vaccino fondamentale per rafforzare le difese nei confronti della
PERTOSSE, malattia particolarmente aggressiva e pericolosa. Ti protegge nell’ultimo trimestre di gravidanza, ma soprattutto
protegge il tuo bambino, nei primi due/tre mesi di vita. Questo periodo è molto rischioso per i neonati prima di effettuare le
vaccinazioni obbligatorie. Infatti la somministrazione di questo vaccino, per ogni gravidanza, tra la 25a e la 35a settimana, aumenta
esponenzialmente la presenza delle difese specifiche contro la pertosse. Queste difese, attraverso la placenta, arrivano
direttamente al tuo bambino e lo proteggono nelle ultime settimane di gestazione, ma soprattutto saranno un “salva vita” nei primi
mesi di vita. Mentre allatterai il tuo bambino, dopo aver fatto il vaccino all’ottavo mese, gli continuerai a passare gli anticorpi, ossia
le difese per questa pericolosa malattia.
La seconda vaccinazione essenziale in corso di gravidanza riguarda il virus antinfluenzale. Questo virus, presente in Italia tra i mesi
di dicembre e di febbraio, crea rischi reali di aborto e di forte malattia per le mamme in gravidanza, con grande rischio per il feto.
Tutto questo a causa della sua aggressività diretta e per gli effetti secondari sull’organismo. Il virus può passare la placenta e creare
problemi nelle ultime settimane di gestazione. Il vaccino antinfluenzale può essere somministrato, con efficacia, in ogni momento
della gravidanza, ma è particolarmente utile in corso del secondo e terzo trimestre. La vaccinazione antinfluenzale, deve essere
effettuata, a tutte le donne che sono in gravidanza nel periodo che va da metà ottobre al mese di febbraio. Questa vaccinazione è
quindi fondamentale per evitare danni del mixovirus, sia diretti sulle mucose respiratorie materne e fetali, sia derivati dalle alte
temperature e dagli altri gravi sintomi del sistema respiratorio. La protezione immunitaria continua anche in corso di allattamento,
nei primi mesi di vita. Ti ricordo anche che la vaccinazione antinfluenzale nel tuo bambino è raccomandata tra il sesto mese ed i tre
anni di vita.
Da medico responsabile del “Centro di Vaccinazioni Cesmet”, e da tanti anni dedito alla pratica preventiva nel campo delle malattie infettive, posso confermarti prima di tutto la sicurezza di questi due vaccini, ed anche la loro efficacia, durante il periodo della gravidanza, sia per te che che per il tuo bambino, nel proteggere te ed il tuo piccolo, nelle ultime settimane di gestazione, e nei primi mesi di vita.
Sono a tua disposizione rispondendo a qualsiasi tuo quesito all’indirizzo mail  [email protected], premettendo che sei una donna in gravidanza.
Puoi prendere un appuntamento sia per una consulenza vaccinale, sia per effettuare direttamente i vaccini  scrivendo a [email protected]

Dr Paolo Meo

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Congressi ed eventi

In questa sezione abbiamo raccolto e catalogato corsi e congressi, sia nazionali che internazionali, inerenti il tema della prevenzione e della cura delle malattie infettive e tropicali, dell’epidemiologia e della sanità dei viaggi.

 

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Ricerca di Entamoeba histolytica nelle feci: test in immunocromatografia

Si esegue su uno o più campioni di feci, per l’identificazione delle forme patogene e si associa sempre ad una visita medica con lo specialista.

Sono molti i protozoi del genere Entamoeba a colonizzare l’intestino dell’uomo, ma non tutti sono patogeni ma è fondamentale riconoscerli per una diagnosi differenziale da quelli patogeni come, ad esempio, la Entamoeba histolytica, che può causare infezioni intestinali ed extraintestinali.

Il test in immunocromatografia specifico per la E. histolytica, a differenza dell’esame microscopico, è in grado di fare diagnosi differenziale.
Spesso l’infezione decorre asintomatica; in altri casi è accompagnata da diarrea e dolori addominali.
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Bexsero: il vaccino per la meningite meningococcica B

La meningite da meningococco è un vero flagello che colpisce molto spesso i bambini in età scolare. Si può presentare oltre che nella classica forma nella quale colpisce il sistema nervoso centrale, che può avere un decorso breve e tragico, anche nella forma settica, caratterizzata dalle tipiche macchie emorragiche sulla pelle, non meno letale e rapida purtroppo. Può essere trattabile con gli antibiotici giusti, a patto che vengano somministrati tempestivamente, sotto controllo medico.

Il vaccino

La buona notizia è arrivata in parte tre decenni fa. Era stato infatti introdotto in commercio un efficace vaccino. La profilassi di questa malattia faceva un importante passo in avanti e chi era sottoposto a questa vaccinazione è stato sufficientemente protetto. Il problema però era che il meningococco è costituito da una famiglia di ceppi diversi, i cosiddetti sierogruppi, che danno luogo a immunità diverse, che non sono sovrapponibili. Pertanto chi è immune ad un sierogruppo non lo è se la malattia è provocata da un sierogruppo differente. I sierogruppi coinvolti in questo primo tentativo di immunizzazione si chiamano: A,C, W135 e Y. Restava escluso dalla protezione il sierogruppo B. Il quale per altro almeno nel nostro Paese, come nel resto dell’Occidente, è quello che capita più di frequente. A dire il vero anche il C è piuttosto rappresentato e da luogo a numerosi casi, almeno il 30-40% del totale, ma il restante 50-60% è dovuto appunto al B. Un vero Killer. La ragione per la quale non era stato prodotto un vaccino risiedeva nella ampia variabilità della capsula che determina nell’ospite una risposta anticorpale diversa e impedisce quindi la formazione di un’immunità valida universalmente.

Il vaccino contro la meningite B

La copertura per il sierogruppo B è possibile tramite il vaccino chiamato Bexsero®. Questo vaccino è stato concepito in Italia. I ricercatori Novartis di Siena, per realizzare questo vaccino, hanno infatti messo a punto un approccio innovativo, chiamato “reverse vaccinology”. Hanno dapprima decodificato l’intera mappatura genetica di un ceppo patogeno appartenente al sierogruppo B, scoprendo 600 nuove proteine, e riproducendole tramite l’ingegneria genetica al fine di praticare ulteriori indagini, in quanto tutti antigeni potenziali. Nessun singolo antigene da solo infatti potrebbe proteggere contro la diversità espressa dai ceppi di MenB, spiegando la resistenza del sierogruppo alle difese immunitarie, o meglio la scarsa immunogenicità. Successivamente gli investigatori hanno trovato una combinazione di antigeni risultata essenziale per la sopravvivenza del batterio, la funzione, e la capacità di causare infezioni, riscontrabile nella maggior parte dei ceppi di MenB in circolazione a livello mondiale.

I quattro antigeni identificati e utilizzati in Bexsero sono:

  1. Adesina Neisserica A, (neisserial adhesin A: NadA)
  2. Proteina di legame del fattore H (factor H-binding protein: fHBP)
  3. Antigene legante eparina Neisserica, (neisserial heparin-binding antigen: NHBA)
  4. Por A

Successivamente è stata fatta un’amplissima ricerca per identificare con metodiche di ingegneria genetica i fattori comuni ai diversi ceppi, 85 nella fattispecie, che provocavano le infezioni. In altri termini si è proceduto nella ricerca del numero minimo di varianti antigeniche sufficienti a determinare una risposta immunitaria efficace.

Test clinici

Dopo aver ottenuto un prodotto vaccinico ottimale, si è provveduto a sperimentarlo in una serie di trial in tre fasi. La prima allo scopo di determinare la sicurezza, gli effetti tossici, gli effetti metabolici e farmacologici in un ristretto numero di individui. Nella fase II si sono verificati gli effetti collaterali, i rischi associati e la immunogenicità. Nella fase III, su un numero di vaccinati molto ampio, si è indagato sul manifestarsi dell’effetto clinico desiderato, cioè la protezione, in relazione all’esposizione al rischio di acquisire l’infezione da MenB. Il vaccino, sottoposto a verifica nel quadro di una serie di studi clinici in popolazioni di bambini, che dopo vaccinazione risultavano protetti, è senz’altro efficace e non ha dato luogo a fenomeni di tossicità e gli effetti collaterali sono stati di scarso rilievo.

Commercializzazione

Bexsero® è stato in fase di sviluppo per circa 20 anni. L’Unione europea ha dato l’approvazione alla commercializzazione del vaccino meningite meno di una settimana dopo i favorevoli risultati pubblicati sul Lancet dello studio di Vesikari di fase III presentati per la prima volta nel 2010 in occasione della diciassettesima Conferenza Internazionale sulla Neisseria. Basandosi sulla metodica chiamata “retro o reverse vaccinology”, Rappuoli spera che si possano in un vicino futuro realizzare vaccini diretti magari contro l’HIV, o la malaria o tanti altri flagelli.

Sembra che nel mondo la macchina della ricerca non si sia arrestata e continui a produrre benefici rimedi e duraturi per il genere umano.

Se vuoi richiedere ulteriori informazioni, prenotare una visita o prendere un appuntamento per una vaccinazione, contattaci via e-mail oppure telefona ad uno dei seguenti numeri:

Telefono (08.30 – 17.00) – 06/39030481

 

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Ricerca di Helycobacter pylori nelle feci: test in immunocromatografia

Il test viene eseguito su campioni di feci e consente di diagnosticare, monitorare e confermare l’infezione da Helicobacter pylori.

Si raccomanda, nelle 2 settimane prima dell’esecuzione del test, la sospensione di terapie antibiotiche e l’assunzione di antiacidi (inibitori pompa protonica; bismuto), che interferiscono pesantemente con il risultato.
Il test, rapido e non invasivo, è in grado di diagnosticare l’infezione con  sensibilità e specificità superiori al 90% nonché di monitorare l’efficacia della terapia, le eventuali ricadute e l’eradicazione del batterio.
Il risultato del test va sempre considerato nell’ambito della condizione clinica del paziente ed eventualmente associato ad altri test diagnostici.

L’helicobacter pylori- attualmente considerato come uno dei più diffusi patogeni nel mondo, infettando approssimativamente i 2/3 della popolazione mondiale- è ufficialmente riconosciuto agente eziologico delle gastriti croniche e dell’ulcera peptica ed è stato associato  con adenocarcinoma gastrico e  linfoma MALT (Tessuto Linfoide Associato alle Mucose).

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Ricerca di antigeni del virus Dengue: test in immunocromatografia

Il test si esegue su siero o su sangue, anche dal poslpastrello, ed identifica la presenza dell’antigene NS1 del virus della Dengue.
La ricerca dell’antigene NS1 è una procedura importante in quanto permette di individuare l’infezione prima che avvenga la sieroconversione e può essere rilevato nel siero prima delle IgM.
La diagnosi precoce della malattia consente una terapia mirata e immediata e il suo monitoraggio, riducendo il rischio di insorgenza di complicanze.
Per maggiori informazioni sulla infezione da Dengue e sulla sua distribuzione nel mondo leggi la nostra scheda

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Ricerca acidi nucleici del Plasmodio

Esame biologico molecolare

Grazie alle tecniche di biologia molecolare (reazione di amplificazione genica a catena mediante polimerasi – PCR) è possibile identificare il DNA di tutte e 4 le specie dei parassiti della malaria, con una sensibilità 10 volte superiore alle tecniche di micropscopia.

Si rivela quindi un test fondamentale, soprattutto nei viaggiatori di ritorno da una zona a rischio, in caso di parassitemia molto bassa e quindi difficilmente diagnosticabili con i test microscopici.

Se sei di ritorno da una zona a rischio di parassitosi intestinali, hai diarrea, dolori addominali o altri malesseri, non trascurare l’ipotesi di un test diagnostico. Rivolgiti sempre a centri specializzati per una diagnosi rapida e mirata.

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Striscio e goccia spessa per malaria

Dove trovo informazioni o dove posso fare i test per la malaria?
Presso la “Clinica del Viaggiatore Cesmet” a Roma puoi richiedere consulenze per la prevenzione e la profilassi per la malaria; al rientro esami di laboratorio specialistici e visite tropicali.

 

Striscio e goccia spessa

Ad un accurato esame clinico, effettuato da uno specialista in Malattie Tropicali, si affiancano diversi esami di laboratorio, alcuni dei quali più rapidi ed altri più complessi.

Striscio e goccia spessa:

E’ il metodo Gold standard – cioè ottimale – per la diagnosi di malaria.

Plasmodium Vivax

Si effettua su una goccia di sangue da polpastrello, strisciato in film sottile e in goccia spessa, opportunamente colorato e letto al microscopio. Questo test evidenzia la presenza del parassita malarico all’interno dei globuli rossi, durante la fase del suo ciclo cosiddetto eritrocitario e permette una diagnosi qualitativa (parassiti presenti/assenti, e di quale specie) e quantitativa (indice di parassitemia).

Si effettua comunemente durante il rialzo febbrile portato dall’infezione malarica, ma non bisogna dimenticare che i plasmodi possono essere trovati – se c’è infezione – in qualsiasi momento. La gravità dell’attacco malarico è legata al numero di emazie parassitate.

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Febbre Gialla- paesi a rischio di trasmissione

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