Paolo Meo - MioDottore.it

Chiara Talone

Chikungunya – Scheda malattia

Il pacchetto di esami diagnostici per diagnosi di Chikungunya comprende:
– test sierologico per la ricerca degli anticorpi contro il virus;
– emocromo, ves, PCR, mucoproteine, elettroforesi proteica.
La diagnosi finale è elaborata dal medico anche con la valutazione di altre analisi cliniche.
Per informazioni e prenotazioni di visita e test telefona al numero: 06/39030481 oppure scrivi una mail all’indirizzo [email protected]

SCHEDA MALATTIA

Descrizione: La Chikungunya è una malattia infettiva, virale acuta febbrile, presente nelle aree tropicali ed equatoriali, e sempre più negli ambienti tropicalizzati, degli USA, del bacino del mediterraneo, oltre che della Cina, Giappone e Filippine, e dell’Australia. E’ trasmessa attraverso la puntura di zanzare, femmine, infette, di diversi generi, presenti sia in ambiente urbano che in ambiente silvestre e selvaggio. Si manifesta con sintomi simili a quelli di altri virus, quali quelli influenzali, ma con caratteristiche precise ed inequivocabili: febbre elevata, cefalea persistente, stanchezza ingravescente e profonda, e soprattutto, una infiammazione delle articolazioni e dei muscoli con importanti dolori che talora costringono il paziente ad assumere una posizione piegata, contorta, nel tentativo di alleviare la sofferenza (nella lingua africana swahili, “chikungunya” significa “ciò che curva” o “contorce”).   Il quadro è spesso accompagnato da manifestazioni cutanee maculo papulari, pruriginose, che talora possono assumere caratteristiche di tipo emorragico transitorio quali petecchie, ecchimosi, epistassi, gengivorragie. Il serbatoio è l’uomo, portatore del virus, che può essere sano, pauci sintomatico (lievi sintomi) oppure malato. E’ da chiarire bene che la trasmissione del virus non avviene per contatto diretto tra persona e persona, ma sono le zanzare, in particolari Aedes, che, attraverso la puntura, trasmettono la malattia, da uomo ad uomo.

Agente infettivo
Ciclo vitale
Porta di ingresso
Distribuzione
Incubazione
Sintomi
Controllo e prevenzione
Trattamento
Diagnosi

Agente infettivo:
l virus responsabile della “Chikungunya” appartiene alla famiglia delle “Togaviridae” (Arbovirus), del genere degli “Alphavirus”. Tra questi virus importanti West Nile Virus, l’encefalite equina dell’Est, altri virus neurotropi, i cui serbatoi sono sia uccelli che animali, ed in particolare equinidi. Virus simili sono l’ O’nyong-nyong virus ed il Sindbis virus.

Ciclo vitale:
Diverse sono le specie di zanzare coinvolte nella trasmissione nella diffusione e nel mantenimento del virus chikungunya (CHIKV) in natura. I vettori specifici sono la Aedes, aegypti e polynesiensis, nelle epidemie urbane con principale serbatoio umano. La Aedes albopictus, conosciuta in Europa come ‘zanzara tigre’, presente in Oriente, ma anche nelle aree temperate del vecchio continente e degli USA, mantiene i livelli di trasmissione. La zanzara Culex, presente nel bacino del mediterraneo, ha dimostrato capacità di infettarsi e trasmettere il virus. In Africa, in particolare nelle savane e nelle aree silvestri, Aedes africanus ed artropodi del genere Mansonia sono responsabili della trasmissione. In ambiente rurale e delle savane i serbatoi prevalenti sono costituiti da scimmie (babbuini) e circopitechi, oltre che altri piccoli mammiferi e roditori. Per questo motivo la malattia si mantiene e si diffonde.
La trasmissione verticale (da zanzara madre alla larvac/ figlia) del virus Chikungunya è presente e dimostrata in Aedes  aegypti, africanus ed altri…, anche per altri virus quali dengue o Zika, e questo è uno dei motivi del mantenimento della trasmissione della malattia nei territori coinvolti. Ma la trasmissione verticale non è stata dimostrata in Aedes albopictus, nel bacino del mediterraneo, e questo costituirebbe un altro motivo di difficoltà di attecchimento del virus nei territori europei. Quindi la competenza vettoriale di Aedes albopictus è fortemente ridotta e l’efficacia di trasmissione difficoltosa, fino ad oggi.

La vita della zanzara è stimata tra 15 e 30 giorni. Il tempo di replicazione del virus nelle ghiandole salivari della zanzara è di circa 10 giorni. Questi dati confermano la possibilità dello sviluppo di una popolazione di zanzare infette in un ambiente favorevole. Inoltre bisogna tener presente che le uova di Aedes albopictus possono sopravvivere disseccate per molti mesi, anche in ambienti secchi e freddi. Una volta inoculato il virus dalla zanzara all’uomo, e passata la barriera cutanea e dermica indenne, la viremia, la presenza del virus nel sangue, dura tra i 3 ed i 10 giorni, periodo immediatamente precedente l’inizio dei sintomi, fino al 5 giorno in cui il paziente è sintomatico. Durante questo periodo la zanzara ha possibilità di contagiarsi ed innescare nuovamente il processo.

Porta d’ingresso:
Gli Alphavirus e tra questi diversi Togavirus (Chikungunya) sono diffusi in tutto il mondo tropicale, equatoriale ed anche, per il surriscaldamento del pianeta, come era stato previsto da decenni, in molte parti dei paesi temperati, sempre più caldi. Sono considerate antropo zoonosi, presenti in diversi animali, in grado di causare malattie anche all’uomo. La causa dei contagi e quindi delle infezioni da Alfavirus sono alcuni artropodi, che diventano vettori, vettori, soprattutto zanzare del genere Aedes, ma anche Culex. Anopheles non può contagiarsi con questo microrganismo. Il virus non si trasmette da persona a persona con i normali contatti di vita quotidiana, né per via aerea o rapporto sessuale. Comunque non si può escludere in modo assoluto la possibilità di un contagio interumano (per via aerea, per contatto con fluidi organici…) specialmente tra soggetti che restano in prolungato contatto con malati. Possibile ma difficile la trasmissione attraverso le trasfusioni.

Modalità di infezione:
Gli artropodi, ed in particolare le zanzare, si contagiano con i virus cibandosi ed ingerendo, piccolissime quantità di sangue infettato dal virus. Durante la viremia, presenza di virus nel sangue, in soggetti sani o malati, i virus ingeriti, si moltiplicano nei tessuti della zanzara, ed in particolare nelle “ghiandole salivari”. Occorre sottolineare, per motivo epidemiologico, che nella maggior parte dei casi gli animali, ma anche l’uomo appaiono sani e non malati, anche leggermente. Molti gli esempi di portatori di virus (serbatoiy) sia negli uccelli, che nei mammiferi. Si ribadisce che l’uomo, portatore sano, che non manifesta i sintomi, può infettare una zanzara che punge, in fase di viremia.
Una volta che un vertebrato, uccello o mammifero, viene morso da una zanzara infetta, questa attraverso la sua saliva, inietta il virus, nel derma e da qui, attraverso le cellule endoteliali dei capillari, nel flusso sanguigno, causando la “viremia” (presenza del virus nel sangue). In questa prima fase le difese naturali della cute e del derma, con i loro sistemi immuni e le reazioni infiammatorie, possono neutralizzare, come avviene nella maggior parte degli individui punti, il virus inoculato, ed il contagio e l’infezione non avviene. In questo caso possono essere rilevati movimenti immunitari tramite diagnostica sierologica. (ma l’infezione non è avvenuta).
Questa è una delle motivazioni per cui il virus, presente sporadicamente (in pochi individui portatori del microrganismo), difficilmente può attecchire in altri individui presenti nel territorio in modo stabile (autoctoni) e che non hanno mai avuto il contatto con il virus. Per innescare un focolaio epidemico e diffondere la malattia, occorre la presenza di molti serbatoi (individui o animali) infetti e di zanzare che ripetutamente pungono il serbatoio. Evento veramente eccezionale. E’ più verosimile che si presentino casi di malattia sporadica che non l’innesco di un fenomeno che si eradica sul territorio.
Talvolta quindi compare la malattia, che si manifesta ad episodi singoli nei territori dove la malattia non esiste. Nel singolo individuo la comparsa delle malattie da Alphaviridae, e tra queste Chikungunya, trova nel sistema immunitario di superficie ( cutaneo – dermico) ed in quello profondo, un sistema di sicurezza importante. Nell’immunità specifica, indotta dai virus sono coinvolti Linfociti di tipo T, cellule di tipo B con formazione di anticorpi neutralizzanti. Vengono innescati i processi infiammatori di protezione tissutale, e si attiva anche la produzione di interferone.

Distribuzione:
Il virus della “Chikungunya” è stato descritto la prima volta nel 1952 in Tanzania, nelle savane al confine con il Kenya ed in diversi villaggi sulle coste del lago Vittoria e nell’entroterra. Le prime segnalazione cliniche di febbri “spaccaossa” risalgono al 1779, in Indonesia dove venne descritta un’epidemia di febbri dolorose forse attribuibile allo stesso agente virale. Dagli anni ‘50 diverse epidemie di Chikungunya si sono verificate in Asia ed Africa. A partire dal 2005, sono stati riportati ampi focolai nell’area dell’Oceano Indiano (India, Malaysia, La Reunion, Madagascar, Indonesia, Mauritius, Mayotte, Seychelles). In tutte queste aree, comprese le isole dell’Oceano Indiano, il virus trova il suo habitat ideale. In molte aree orientali africane e da qualche anno in molti paesi dell’America Latina, questa malattia coesiste con la dengue ed i sintomi delle due malattie si sovrappongono. Molto spesso non è facile fare la diagnosi differenziale fra le due malattie. L’incidenza di “Chikungunya” è sicuramente  sottostimata sia per i casi lievi e paucisintomatici che si presentano e non vengono diagnosticati, sia per la diffusione mediante l’alta percentuale di portatori sani del virus. Nei paesi dell’area tropicale ed equatoriale la diagnosi è prevalentemente clinica e non di laboratorio per mancanza dei kit. Nei sistemi sanitari di questi paesi è quasi impossibile la conferma con test di laboratorio, e difficilmente viene  eseguita la diagnosi clinica. Per i tropicalisti che lavorano e conoscono i sistemi clinici è facile capire come, in questi paesi, tutte le malattie vengono classificate come malaria e tifo. Le altre ipotesi di patologie, soprattutto virali, non vengono prese in considerazione. Dove il virus circola, durante le epidemie, il virus può infettare da un terzo a quattro quinti dell’intera popolazione, con drammatiche conseguenze sullo stato fisico di interi cluster di abitanti.   A fine 2013 la prima epidemia di Chikungunya, riportata in America Latina, in alcune isole Caraibiche. Dalla fine del 2014 oltre un milione di casi sono stati riportati in diversi paesi Caraibici, dell’America Centrale e del Sud. Il virus continua a circolare e sono spesso coinvolti anche viaggiatori che provengono da aree temperate.

 

Casi di Chikungunya nel mondo al 30 Ottobre 2020.  CDC- YELLOW BOOK, 2020

A partire da marzo del 2005, a La Rèunion e in altre zone dell’Oceano Indiano è scoppiata un’importante epidemia di Chikungunya. A distanza di un anno (17 marzo 2006), l’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato circa 204.000 persone infettate a La Rèunion, pari a circa un terzo della popolazione totale (705.000 abitanti). In India, tra febbraio e ottobre 2006, l’epidemia di Chikungunya ha coinvolto 8 stati o province: i casi sospetti arrivano fino a 1,25 milioni. Dal 2013 al 2016 i casi si sono moltiplicati e diffusi a macchia d’olio. Si calcola che diverse centinaia di milioni di individui siano stati affetti dal virus e mantengano la presenza di virus nel sangue.

In Europa prevalentemente la zanzara tigre (Aedes albopictus), vettore dell’infezione, è ampiamente diffusa in particolare nelle aree rivierasche del mediterraneo. Il numero di casi segnalati in Europa al 13 giugno 2006 è stato rispettivamente di: 307 casi in Francia, 17 casi in Germania, 12 casi in Belgio, 9 casi nel regno Unito, 1 caso in Norvegia, 1 caso nella Repubblica Ceca. In Italia sono stati confermati, alla stessa data, 11 casi in pazienti che avevano viaggiato in paesi endemici. Oltre a questi pazienti, che avevano acquisito l’infezione all’estero, in Francia è stato segnalato un probabile caso autoctono. Si trattava di un infermiere che aveva assistito un paziente con chikungunya, acquisendo probabilmente l’infezione attraverso esposizione accidentale al sangue, durante la fase viremica.
In Europa, la possibilità di trasmettere l’infezione da parte della zanzare tigre, dipende da caratteristiche climatiche, di densità di popolazione suscettibile e densità dei flussi migratori, data da persone asintomatiche o sintomatiche che hanno contratto la malattia in altri luoghi. Importanti aspetti da analizzare sono costituiti dallo stato d’interazione ospite/vettore, dati dallo stato immunitario dell’ospite, dalla concentrazione di virus nel sangue dell’ospite, da precedenti infezioni da ceppi virali diversi. In molti Paesi europei (Francia, Germania, Norvegia, Svizzera) la febbre Chikungunya è stata diagnosticata a viaggiatori provenienti da aree epidemiche, ma la trasmissione in loco da parte delle zanzare non era mai stata riportata. Il rischio, al momento attuale, è comunque considerato limitato a piccole aree, soprattutto nelle nazioni dell’Europa meridionale, tra cui l’Italia, ossia l’Europa mediterranea.

In Italia nella seconda metà di agosto 2007, la regione Emilia Romagna ha notificato un focolaio epidemico di casi d’infezione virale, trasmessa da insetti, nella provincia di Ravenna. E’ stato poi tempestivamente confermato che i casi sono stati causati da infezione da virus Chikungunya. I casi riportati al 4 settembre 2007 sono in totale 197. Di questi, 166 rientrano completamente nei criteri di definizione di caso: 147 provengono dal focolaio iniziale che si è verificato nell’area di Castiglione di Cervia e Castiglione di Ravenna, due piccole cittadine separate da un fiume, mentre 19 da cluster secondari nelle periferie di Cesena (13 casi) e Cervia (6 casi). Sul fronte dei casi confermati di laboratorio, al 14 settembre risultano 101 casi positivi, 33 negativi e 133 in attesa di esito. 2 casi di malattia sono stati inoltre segnalati, tempestivamente, dalla Regione Lombardia, in soggetti che avevano soggiornato nelle suddette aree. Inoltre, il virus Chikungunya è stato ritrovato nella zanzara Aedes albopictus.
Nell’Agosto 2017 sono stati segnalati e denunciati tre casi accertati di Chikungunya nel comune di Anzio, in provincia di Roma. Sono state trovate alcune zanzare infette, ed i focolai sono stati immediatamente bonificati. Il focolaio sembra essere costituito da casi sporadici.

Incubazione:
Il periodo di incubazione da vai 3 ai 10 giorni, in media 4-6 giorni. La malattia ha un andamento tipicamente bifasico.

Sintomi:
Nella prima fase della malattia manifesta, che dura dai 6 ai 10 giorni, si presentano febbre generalmente elevata, cefalea persistente e importanti artralgie e dolori muscolari, che limitano molto i movimenti. Il dolore diffuso e l’infiammazione delle articolazioni rendono i pazienti immobili, in posizione antalgica. La febbre si risolve dopo 3-7 giorni dall’esordio.

Nella seconda fase della malattia, di 2-3 giorni, si presenta sporadicamente la comparsa di un esantema maculopapulare pruriginoso su tutto il corpo ed un secondo picco febbrile.
Sintomi aggravanti il quadro clinico: (1) Occasionalmente in questa fase possono aversi manifestazioni neurologiche, soprattutto nei bimbi piccoli (convulsioni), ma nel complesso il virus è poco o per nulla neurotropo. (2) Raramente si assiste al manifestarsi di miocarditi e scompenso cardiaco acuto secondario. (3) Le rare complicanze emorragiche si registrano soprattutto nelle epidemie asiatiche, ma non sono mai gravi come nella dengue: possono comparire petecchie, ma mai importanti sanguinamenti. (4) Le complicanze più gravi sono rappresentate dalla meningoencefalite e dallo shock settico da coagulazione vasale disseminata.
La Chikungunya è generalmente a decorso benigno, si autolimita, la mortalità è bassa (0.4%), ma può essere fatale, particolarmente in soggetti anziani con sottostanti patologie di base (pazienti oncologici, trapiantati, pazienti affetti da malattie croniche quali broncopneumopatia cronica ostruttiva, cardiopatie, diabete).
La malattia si risolve spontaneamente, ma i dolori articolari possono persistere per mesi. E’ essenziale un trattamento di supporto per il dolore e per la riduzione della infiammazione. La reidratazione, possibilmente infusiva con supporti di sostegno. L’utilizzo di antinfiammatori e di glutatione si è dimostrato utile per accelerare la fase di ripresa. Non sono state identificate terapie antivirali efficaci.

Controllo e prevenzione:
Per ridurre il possibile rischio di contrarre la “febbre da virus Chikungunya”, come altre malattie trasmesse da artropodi, sia i viaggiatori, ma anche la popolazione che vive in aree del mediterraneo, divenute a rischio malattia per la presenza di insetti vettori e di serbatoi umani, portatori del virus, occorre ridurre l’esposizione alle punture d’insetti, applicando, per quanto possibile, tutte le misure comportamentali comunemente indicate in questi casi. L’attività degli insetti vettori del genere Aedes è generalmente presente durante tutto il giorno, ma più intensa nella fascia oraria pomeridiana e verso l’alba. Per quanto possibile, ma difficile soprattutto in corso di viaggio, è opportuno:

• indossare abiti di colore chiaro (i colori scuri ed accesi attirano gli insetti), con maniche lunghe e pantaloni lunghi, che coprano la maggior parte del corpo; e passare spray sui vestiti;
• evitare l’uso di profumi che possono attirare gli insetti;
• alloggiare in stanze dotate di impianto di condizionamento d’aria o in mancanza di questo, di zanzariere alle finestre, curando che queste siano tenute in ordine e siano chiuse;
• usare zanzariere sopra il letto, rimboccandone i margini sotto il materasso, verificandone le condizioni e controllando che non ci siano zanzare all’interno di esse. E’ utile impregnare le zanzariere con insetticidi a base di permetrina;
• utilizzare gli zampironi, presenti in commercio oppure spruzzare insetticidi a base di piretro o di permetrina nelle stanze di soggiorno o utilizzare diffusori di insetticida operanti a corrente elettrica (in tal caso bisogna informarsi del voltaggio della corrente elettrica utilizzata dal Paese in cui si soggiorna, per poter eventualmente disporre l’acquisto di adattatori o di batterie). E’ necessario, comunque, attenersi scrupolosamente alle norme indicate sui foglietti illustrativi dei prodotti repellenti, non utilizzarli sulle mucose o su regioni cutanee lese e porre particolare attenzione al loro utilizzo sui bambini.
· reti alle finestre o zanzariere nelle stanze in cui si soggiorna (meglio se impregnate con insetticidi)
· utilizzare repellenti sulle parti del corpo che rimangono scoperte, tenendo presente che il sudore ne riduce l’effetto.

UTILIZZO DI OLIO DI “NEEM COMPOSITUM” formulazione umana a base di “Azadirachta indica” e “Corymbia citriodora” per la protezione dalla puntura delle zanzare.
E’ un prodotto multiuso, naturale, sicuro, efficace, da utilizzare anche sui neonati, bambini, donne in gravidanza, soggetti iper reattivi, estratto dal frutto dell’albero di NEEM, utilizzabile anche in coloro che desiderano evitare prodotti chimici. Ha mostrato grande efficacia come repellente dalle punture degli insetti in generale, ed in modo particolare nei confronti delle punture delle zanzare. Questo prodotto è efficace anche nei confronti delle zecche. Nella formulazione per i viaggiatori questo olio, con l’ aggiunta di “essenze” quali “corymbria citrodora”, che ne potenzia l’efficacia e che ne migliora la fragranza e l’odore, possiede un utilizzo “multiplo”, nei confronti di parassiti e microbi, ed anche nelle ustioni.

Utilizzo durante i viaggi

  • rimedio contro insetti di vari tipi, antizanzare, api e vespe, zecche
    rimedio per parassiti della pelle e capelli (scabbia, pidocchi, pulci) ed azione antisettica contro batteri, funghi e virus);
    protezione e rivitalizzazione cutanea,  protezione dei capelli; anti ustione, anti eritema solare;
  • PREVENZIONE DA PUNTURE DI INSETTI ED IN PARTICOLARE DA ZANZARA
    • ha una azione preventiva per le punture di tutti gli insetti ma in particolare per le punture di zanzara; allontana le zecche
    • ha una forte uso: applicare sulle parti scoperte del volto, braccia e gambe, al bisogno in particolare nelle ore pomeridiane o notturne. Applicare sulla zona infiammata dalle punture per azione lenitiva ed antinfiammatoria.
  • PREVENZIONE PARASSITI CUTANEI E CUOIO CAPELLUTO
    • Azione anti parassitaria cutanea (scabbia, pidocchi, pulci ed altre),uccide i parassiti e toglie ponfi ed infiammazione;
      uso: applicare sulle parti attaccate dai parassiti, sulle zone infiammate per le punture, sui capelli in presenza di pidocchi, anche con lo shampoo.
    • Azione antisettica contro i batteri e funghi e virus presenti nelle acque utilizzate per docce, bagni, lavaggio del corpo. Azione protettiva cutanea e parti intime; molto utile nelle lavande ginecologiche (candida e batteri);
      uso: in aggiunta a bagnoschiuma e shampoo (1 -2 gocce), prodotto idrosolubile;
  •  AZIONE PROTETTIVA CUTANEA,  SOLARE ed ANTI USTIONE
    • Azione protettiva e rivitalizzante cutanea da agenti atmosferici (vento, sabbia, polvere, altitudine, sole)
    • Azione anti eritema solare ed antinfiammatorio dopo le esposizioni al sole;
      uso: una piccola quantità in aggiunta alle  creme solari; da passare dopo l’esposizione al sole come azione rinfrescante ed emolliente; da applicare sulle aree infiammate da eritema solare;
    • Azione anti USTIONE: azione efficace ed immediata sulle ustioni da calore (olio, acqua, fuoco);
      uso: da applicare immediatamente e continuare l’applicazione per 10 minuti; continuare ad applicare fino alla cessazione dei sintomi.

E’ possibile richiedere informazioni sul prodotto inviando una mail a [email protected] (con telefono, indirizzo) o telefonando alla segreteria del CESMET 06-39030481.

Nonostante i casi importati in Europa, non ci sono evidenze che indichino di limitare scambi commerciali e viaggi in queste zone, considerando il numero limitato dei casi importati e la non severità del quadro clinico. Tuttavia categorie particolari come le donne in gravidanza e le persone con malattie croniche o scarse difese immunitarie dovrebbero chiedere consigli al proprio medico sull’opportunità di intraprendere un viaggio in una zona endemica per chikungunya.
La Chikungunya è tipicamente una malattia associata a viaggi, come altre malattie da artropodi. Tuttavia, poiché Aedes albopictus è presente anche in Europa e in Italia, è importante monitorare la presenza di casi sul territorio nazionale, per identificare tempestivamente, oltre i possibili casi importati, eventuali casi di trasmissione autoctona.
Non esiste allo stato un vaccino specifico nei confronti del viurus Chikungunya.

Trattamento:
Per il momento non esistono antivirali specifici ed efficaci per il trattamento contro il virus della febbre Chikungunya. Quindi il virus non può essere attaccato direttamente, ma viene lentamente eliminato dalle difese naturali messe in campo dall’organismo.
Perciò la terapia è prettamente sintomatica, ossia vengono somministrati farmaci contro i sintomi acuti e cronici. L’ utilizzo di farmaci sintomatici (antipiretici, antiinfiammatori, detossificanti) è l’unica azione che può essere efficace ed aiutare il paziente per ridurre lentamente il forte stato di malessere e di dolore. L’esperienza ci dice che il riposo a letto è fondamentale per accelerare la ripresa. Una azione terapeutica importante consiste nella infusione di liquidi. Opportune infondere soluzione fisiologica ed anche reintegro di sali e lattato. Nella pratica clinica abbiamo da tempo osservato che infondere i farmaci con abbondanti liquidi favorisce e velocizza la diminuzione di febbre e dolore, e soprattutto aiuta la ripresa energetica dell’organismo.
Nelle aree endemiche e nelle zone dove si manifestano anche piccole epidemie o casi sporadici, tutte le persone affette da febbre da virus della Chikungunya dovrebbero essere protette da punture degli insetti vettori, ossia dalle zanzare, per evitare che questi ultimi possano propagare l’infezione..

Diagnosi:
I metodi per la diagnosi  possono essere sierologici o molecolari.
Non esistono, al momento attuale, kit commerciali per diagnosi di febbre Chikungunya e l’allestimento dei test sierologici deve avvenire in un laboratorio a livello di biosicurezza 3 (BSL 3) dal momento che è necessario coltivare il virus.

  • Saggi sierologici I test utilizzati per la diagnosi sierologica sono l’inibizione dell’emoagglutinazione (HI) e la neutralizzazione. Questi test misurano il titolo anticorpale, ma non permettono di differenziare gli anticorpi di tipo IgG da quelli di tipo IgM (indice di una infezione recente). Per effettuare diagnosi con questi test è dunque necessario disporre di due campioni di siero, uno prelevato in fase acuta ed uno prelevato in fase convalescente. Tecniche come l’ELISA o l’Immunofluorescenza (IFA) consentono di distinguere le classi di anticorpi e di definire un profilo anticorpale sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, permettendo di effettuare diagnosi anche in quei casi nei quali sia disponibile un solo campione di siero.
  • Metodi molecolari Real time PCR, RT-PCR, Nested-PCR: sul sangue del paziente può essere eseguita la ricerca dell’acido nucleico virale, mediante l’utilizzo di primer specifici che individuino una regione conservata del genoma virale. Tali tecniche sono necessariamente allestite con reagenti preparati in laboratorio, data la mancanza di kit commerciali, e necessitano di una standardizzazione del metodo.

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Lotta alle Zanzare del tipo Aedes albopictus (zanzara tigre)

Dall’ allarme Febbre Gialla che sta colpendo l’Angola (compresa la capitale Luanda dove sono stati denunciati diversi casi, una delle peggiori epidemie mai verificatasi in Africa negli ultimi decenni) ci giunge una volta ancora un insegnamento che non riusciamo a comprendere: ogni volta che si abbassa la guardia sulle malattie, ogni volta che diminuiscono i livelli di controllo del territorio e che diminuiscono le coperture vaccinali, i microrganismi rialzano la testa.
La lotta alle zanzare Aedes, ovunque nel mondo, ma per quel che ci interesse, la lotta alla zanzare tigre nel bacino del mediterraneo, vuol dire allontanare il rischio di importare malattie esotiche che sembrano lontane ma sono sempre più dietro l’angolo.
Prendiamo spunto da una intervista che il Prof. Massimo Andreoni, primario di malattie infettive di Tor Vergata, ha concesso ai microfoni della trasmissione “Genetica oggi”, condotta da Andrea Lupoli su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano per esprimere alcune considerazioni sulle questioni trattate:
Rispetto a Zika, la Febbre Gialla è una malattia molto più grave, spiega Andreoni, ha infatti una mortalità alta, che arriva al 10-20% e colpisce persone sane. Per l’Italia è un problema legato al fatto che la zanzara vettore del virus è presente anche qui. Se arrivano persone malate in Italia e la zanzara dovesse pungerle, potenzialmente si potrebbe aprire un focolaio di Febbre Gialla anche in Italia. Esistono diverse decine di migliaia di casi nel mondo”.
Da quando la zanzara tigre nostrana, ossia la zanzara del tipo Aedes albopictus, è arrivata in Italia ed in Europa (attraverso il trasporto di copertoni nei containers giunti da alcuni paesi orientali, ed ha conquistato progressivamente territori sempre più vasti prendendo il posto della innocua e più socievole zanzara del tipo Culex), il timore dell’insorgenza di epidemie più o meno gravi di malattie presenti in altri continenti e ancora non diffusesi nel nostro paese, si è impossessata della comunità scientifica e nella opinione pubblica in Italia e nella UE.
Dengue e Chikungunya, le febbri virali esotiche, l’incubo di tanti turisti in partenza per l’Asia e l’America Latina, sono diventate due malattie infettive a cui le sanità pubbliche dei paesi europei guardano con grande attenzione.
A queste si è aggiunto il Virus Zika, che tanto rumore ha fatto negli ultimi mesi.
Ora è il virus della Febbre Gialla a mettere paura nel bacino del mediterraneo.
Ipotesi lontane, un tempo considerate impossibili, ma che negli anni lentamente sono diventate realtà possibili con la comparsa di piccoli focolai in diversi paesi rivieraschi quali Francia e Spagna, Italia e Grecia ed anche diversi paesi Balcanici.
Le piccole epidemie di dengue in Francia e Spagna hanno fatto rumore e la più grande epidemia di Chikungunya in Italia, nella bassa Romagna è stata osservata in tutto il mondo.
Casi e situazioni, per fortuna, sempre controllate e neutralizzate dai servizi di igiene pubblica. Ma la zanzara tigre, vettore ipotetico di tante malattie, resta e si rafforza nel territorio e in tutto il bacino del mediterraneo. 
Che ci sia la possibilità di un innesco e di una diffusione di focolai di Arbovirosi, di diversi tipi di febbri tropicali, di malattie come la malaria, trasmessa da zanzare del tipo Anopheles, non è evento improbabile ma sempre più possibile. Occorrono condizioni particolari come la presenza dei vettori in quantità sufficienti, un numero sufficiente di zanzare infette con il microrganismo, un numero adeguato di soggetti portatori del virus o dei parassiti per far innescare la trasmissione da uomo ad uomo in un area o territorio dove prima non esisteva.
Ed i cambiamenti del clima non fanno che facilitare la tropicalizzazione della nostra area mediterranea.
Sappiamo anche bene che la globalizzazione, i flussi migratori, la libera circolazione di merci e di mezzi di trasporto hanno reso contigue aree e territori un tempo infinitamente distanti, aree dove sono presenti tante malattie a noi sconosciute. E l’ipotesi del contagio per contiguità e per trasporto diventa sempre più possibile. 
Per capire il fenomeno voglio ricordare alcuni esempi concreti come l’isola di Zanzibar dove la dengue è arrivata per contiguità con le centinaia di imbarcazioni che giornalmente fanno la spola dal continente infetto dal virus. La città di Addis Abeba (Etiopia) dove la malaria si presenta ed è presente, al contrario di quanto si pensi per contiguità, ossia per le migliaia di automezzi che giornalmente giungono da tutta l’Etiopia, e gli esempi di questo tipo sarebbero infiniti.
Le aree tropicali, le zone di elevata epidemia, sono oramai contigue alle nostre latitudini con clima sempre più tropicalizzato. Oggi tutto è possibile.
E’ necessario attuare un drastico controllo del territorio, delle città e delle campagne, da parte delle autorità sanitarie per evitare la diffusione possibile di queste malattie trasportate da insetti.
Ma ancora più spetta a ciascuno di noi comportarsi correttamente nella vita di tutti i giorni.
La pulizia è il primo livello di sicurezza. Tenere pulito il proprio ambiente e le zone limitrofi alla propria abitazione è dovere civico di tutti ma anche sanitario.
Attenzione particolare va fatta alle raccolte di acqua. Le piccole raccolte sono le più pericolose. Vasi, sottovasi, contenitori nei propri giardini ma anche nel suolo pubblico.
Impariamo a guardarci intorno, impariamo ad essere più civili e puliti ed attenti nei nostri comportamenti.
Con queste semplici attenzioni eviteremo rischi che sono in aumento molto spesso a causa della nostra disattenzione e diseducazione.
Mantenere pulito l’ambiente, considerare i luoghi che frequentiamo e di passaggio parte del patrimonio comune e quindi di ciascuno di noi è la chiave di volta per iniziare una opera di prevenzione delle malattie che si stanno diffondendo e stanno rialzando la testa.
La lotta alle puntura alle zanzare con prodotti utilizzati molto in questi paesi, quale l’olio di Neem, per la lotta alla zanzara Aedes, ma anche Anopheles, lo affronteremo in un prossimo articolo.
Dott. Paolo Meo

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Dengue – Scheda malattia

Descrizione

Negli ultimi decenni la Dengue si è imposta come emergenza di sanità pubblica soprattutto in America Centrale e Meridionale. Il vettore primario per questa malattia è una zanzara che si è espansa in tutti i tropici e in zone urbane dove gli abitanti sono molto suscettibili all’infezione. Il processo di urbanizzazione, che ha lasciato molta gente senza acqua, fognature e sistemi di recupero dei rifiuti, ha favorito la formazione di nuovi siti dove il vettore può insediarsi, velocizzando in questo modo l’espandersi dell’infezione. Anche il controllo costante e meccanico dell’epidemia non ha aiutato a fermare la sua avanzata.

  • Agente infettivo
  • Ciclo vitale
  • Distribuzione
  • Porta di ingresso
  • Trasmissione
  • Incubazione
  • Sintomi
  • Diagnosi
  • Controllo e prevenzione
  • Trattamento
  • Stato della ricerca

Agente infettivo

Virus appartenente alla famiglia dei Flaviviridae. Ci sono quattro principali sierotipi molto simili tra loro: DEN-1, DEN-2, DEN-3, and DEN-4.

Ciclo vitale

L’infezione è trasmessa agli esseri umani dalle punture di zanzare che hanno, a loro volta, punto una persona infetta. Non si ha quindi contagio diretto tra esseri umani, anche se l’uomo è il principale ospite del virus.

Il virus circola nel sangue della persona infetta per 2-7 giorni, e in questo periodo la zanzara può prelevarlo e trasmetterlo ad altri. Il virione entra nel circolo sanguigno dell’ospite dove viene assorbito o va a legarsi alle membrane cellulari dell’ospite stesso. Sebbene il recettore al quale si legano dia luogo ad endocitosi, il virione comunque rimane momentaneamente bloccato nella cellula ospite all’interno di una vescicola.

Le membrane della cellula ospite sono associate a glicoproteine che contengono una regione che media la fusione fra la membrana cellulare e l’involucro esterno del virione. Questa fusione avviene in ambiente acido. Una volta avvenuta la fusione il virus perde il rivestimento esterno e comincia la traduzione del suo genoma. Si ha quindi la produzione di proteine virali fra il reticolo endoplasmatico e l’apparato del Golgi dove eventualmente le membrane cominciano a riavvolgere il genoma virale dando luogo alla moltiplicazione virale. I virioni si accumulano quindi nelle cellule dell’ospite. Lo step finale del ciclo vitale si ha con la fusione delle vescicole contenenti i virioni con le membrane delle cellule plasmatiche. A questo punto le particelle sono rilasciate e libere di infettare altre cellule.

Distribuzione

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la dengue causa circa 50 milioni di casi ogni anno in tutto il mondo, la maggior parte dei quali si verifica nei continenti del sud del mondo, in particolare nelle zone tropicali e subtropicali. La prevalenza della malattia è drammaticamente aumentata negli ultimi anni e la dengue è oggi endemica in più di 100 Paesi del sud del mondo tra le Americhe, il sud est asiatico, le isole del pacifico occidentale, l’Africa e il mediterraneo occidentale (vedi mappa che segue). Oggi l’Oms stima che i due quinti della popolazione mondiale sia a rischio di dengue.

Nell’Unione Europea la febbre dengue normalmente non si verifica e, soprattutto, nell’Europa continentale non esistono le condizioni per un’ulteriore diffusione della malattia a partire dai pazienti che ritornano dopo aver acquisito l’infezione all’estero. Dal 1999, il Network europeo per la sorveglianza delle malattie infettive da importazione (TropNetEurop) ha riportato 1.117 casi di dengue fra i viaggiatori europei. Nella maggior parte dei casi, le infezioni sono state contratte, nell’ordine, in India, in Thailandia, in Indonesia, in Messico e in Brasile. Secondo il documento dell’Ecdc “Dengue Ferver: Short epidemiological update, 2009”, tra gennaio e giugno 2009 sono stati riportati nelle Americhe un totale di 480.909 casi di dengue, compresi 7.547 casi di febbre emorragica da dengue, con 189 decessi; il 91% di questi casi è stato segnalato in Argentina, Bolivia, Brasile e Colombia.

Porta di ingresso

Cute, mediante la puntura delle zanzare.

Trasmissione

Il virus viene trasmesso attraverso la puntura di diversi tipi di zanzare del genere Stegomyia che si nutrono durante il giorno. Il vettore principale è la Aedes aegypti. Una volta infetta, la zanzara rimane tale per tutta la vita. L’uomo infetto ha il virus che circola nel proprio sangue, la zanzara quindi, nutrendosi del sangue infetto, rimane infettata a sua volta.L’uomo funge quindi da ospite amplificatore dell’infezione ma anche alcune scimmie possono fungere da fonte dell’infezione. Le zanzare femmine possono oltretutto trasmettere l’infezione alle generazioni successive.

Incubazione

Da  1/2 giorni a 15 giorni per la Dengue,esordio improvviso per le febbre emorragica a dengue.

Sintomi

La febbre da Dengue si presenta come una influenza con varie caratteristiche. Molto spesso i bambini la manifestano come una influenza con semplici reazioni cutanee. Gli adolescenti e gli adulti possono avere febbre più leggera, ma frequentemente la malattia si presenta con febbre alta, mal di testa, dolore agli occhi, dolore alle articolazioni e ai muscoli con reazioni cutanee.

Generalmente, se viene contratto un sierotipo di infezione, l’individuo si immunizza a questo sierotipo. Contraendo una infezione da differente sierotipo, viene ad aumentare notevolmente la probabilità che venga ad essere contratta la febbre emorragica da Dengue (DHF), che è una infezione molto seria e potenzialmente fatale. La DHF è caratterizzata da febbre alta, fenomeni emorragici, ingrossamento del fegato e collasso del sistema circolatorio. Un rapido inizio di febbre è la prima indicazione di sospetta DHF, accompagnata da arrossamenti facciali. La febbre persiste per 2-7 giorni e può raggiungere i 41° C seguita da convulsioni febbrili e fenomeni emorragici. Se il paziente viene ricoverato, si può avere una diminuzione dei sintomi, ma se la malattia non viene curata, il paziente può subire uno shock (DSS) con pulsazioni rapide e lente, seguite da segni di collasso circolatorio che si presentano con pelle fredda ed echimosi. Senza un adeguato trattamento il paziente può morire in 12-24 ore.Il tasso di letalità della febbre emorragica dengue varia dal 6 al 30%; la maggior parte dei decessi si verifica nei neonati < 1 anno.

Diagnosi

Solitamente effettuata su base clinica, ma può essere confusa con la febbre da zecche del Colorado, con il tifo, con la febbre gialla e con altre febbri emorragiche. Si può tentare di eseguire una diagnosi sierologica con un test di inibizione dell’emoagglutinazione e di fissazione del complemento su coppie di sieri ma è resa difficile da reazioni crociate con altri flavivirus. L’OMS ha formulato ha formulato criteri clinici per la diagnosi della febbre emorragica dengue, che è considerata un ‘emergenza medica: esordio acuto di febbre alta e continua che dura per 2-7 gg, manifestazioni emorragiche, incluso almeno un test della pinza emostatica e almeno uno dei seguenti sintomi e segni: petecchie, porpora, ecchimosi, gengive sanguinanti, ematemesi o melena; epatomegalia; trombocitopenia ( 100000/ml); o emoconcentrazione (Htc aumentati del  20%). I pazienti affetti da sindrome da shock da dengue presentano anche un polso rapido e debole con l’abbassamento della pressione ( 20 mm Hg) o ipotensione con cute fredda e umida e stato di agitazione.

Controllo e prevenzione

Non c’è un trattamento specifico per la febbre da Dengue, ma una sorveglianza medica attenta salva la vita a molti pazienti. Al giorno d’oggi, l’unico modo per controllare la Dengue e la DHF è quello di combattere la presenza della zanzara vettore utilizzando metodi di controllo di tipo chimico o ripulendo le zone dove il vettore potrebbe annidarsi. Ci sono molte campagne in questo senso, che sensibilizzano la popolazione a ripulire l’ambiente circostante le proprie case da gomme di automobili, bottiglie, lattine e altri oggetti nei quali l’acqua può ristagnare formando un habitat adatto per la zanzara. Le larve sono trattate mediante l’utilizzo di insetticidi.Dato che le zanzare sono più attive nelle prime ore del mattino, è particolarmente importante utilizzare le protezioni in questa parte della giornata.

Trattamento

La terapia della dengue è sintomatica: importante è il riposo assoluto a letto, l’uso di farmaci antipiretici e la somministrazione di liquidi per combattere la disidratazione; nella maggior parte dei casi le persone guariscono completamente in due settimane. La malattia può svilupparsi sotto forma di febbre emorragica con gravi emorragie in diverse parti del corpo che possono causare veri e propri collassi e, in rari casi, risultare fatali.Lo sviluppo di un vaccino contro la Dengue e la DHF è molto difficile perché ognuno dei quattro diversi virus può causare infezione e anche perché la protezione contro uno o due virus del Dengue possono incrementare il rischio di contrarre infezione più severe. Sono stati comunque fatti progressi nello sviluppo di un vaccino che può proteggere contro tutti e quattro i virus. Questo vaccino dovrebbe essere disponibile entro alcuni anni.

Stato della ricerca

Si sta cercando di ottenere una zanzara del tipo Aedes modificata, in grado di essere resistente all’infezione virale in questione. Gli scienziati dell’Università della California di Irvine e i colleghi britannici di Oxford hanno messo a punto un nuovo ceppo di zanzare, in cui le femmine non possono volare, finendo così con il morire rapidamente allo stato selvatico. I maschi del ceppo possono volare, ma non mordono, dunque non trasmettono le malattie.

Quando le zanzare geneticamente modificate di sesso maschile si accoppiano con le femmine selvatiche e trasmettono i loro geni, le femmine della prossima generazione non saranno in grado di volare. Gli scienziati stimano che, se rilasciata la nuova razza potrebbe reprimere la popolazione della zanzara in sei – nove mesi. Inoltre, questo approccio potrebbe essere adattato anche per altre specie di zanzare, come quelle che propagano malattie come la malaria e la febbre del Nilo Occidentale. Anche l’Italia farà parte del progetto di sperimentazione durante il prossimo inverno.Si stanno facendo degli studi sulla patogenesi nell’infezione da Dengue dell’ospite, facendo degli studi anche sulla storia dell’individuo e la delineazione dei caratteri dei gruppi più ad alto rischio. Ancora si stanno facendo ricerche sulle dinamiche di trasmissione e sulla genetica delle popolazioni colpite.

Si stanno ancora delineando e migliorando le linee guida per il trattamento della Dengue e la DHF.

Dengue – Scheda malattia Leggi tutto »

Ambiente

L’ambiente e i suoi cambiamenti: come influiscono sulla salute dell’uomo

 

World experts in virology alert that climate change and globalization are an added problem in viral disease transmission (Luglio 2019)
Interessante approfondimento di esperti mondiali che sottolineano quanto sia importante la comunicazione tra epidemiologi, virologi, veterinari allo scopo di studiare in maniera coordinata l’ecosistema uomo-animale-natura.

 

Cambiamento climatico e malattie infettive
Il cambiamento climatico con l’innalzamento della temperatura del Mar Mediterraneo favorisce la proliferazione e la presenza di alcuni insetti vettore di malattie, come le zanzare, soprattutto negli stati costieri ma sempre più anche all’interno del continente.  Ascolta un’interessante intervista .


I cambiamenti climatici e l’impatto sulla salute
Lo scorso dicembre The Lancet ha pubblicato il rapporto “The Lancet Countdown”, realizzato dalle Nazioni Unite in collaborazione con diverse istituzioni accademiche e dedicato all’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute. L’analisi delle problematiche attuali di tale tema sottolinea gli effetti diretti dell’aumento della temperatura media globale sulla salute delle persone: diffusione di malattie infettive, impatto sul lavoro e malnutrizione sono alcuni dei principali punti evidenziati dal Report 2018 del Lancet Countdown.  Leggi di più   

 

La differenza tra i cambiamenti climatici di ieri e di oggi
L’attuale lotta al cambio climatico viene spesso contrastata dal luogo comune secondo cui il nostro pianeta ha già vissuto diversi cambi climatici nel corso della storia. Per quanto veritiera, tale affermazione non evidenzia le differenze tra eventi passati e il cambiamento climatico dei nostri giorni. Per far luce su questo tema riportiamo un interessante articolo pubblicato lo scorso Luglio sulla rivista le Scienze che segnala come l’intensità e l’estensione del riscaldamento globale degli ultimi decenni possa essere considerato senza precedenti.

 

Climate Change and Infectious Diseases: A risk assessment of the Chikungunya transmission in Europe
Climate change impacts on human health are becoming a major focus topic for current literature scholars and research studies. The following article analyses how changing climate conditions can influence epidemic diseases’ patterns by affecting infectious agents’ behavior. In particular, the study focuses on the transmission of Chikungunya virus in two European countries characterized by a different climate, Italy and Germany, and identifies that incubation and establishment of both mosquito and virus vectors in such different countries are favored by the increase of temperature, precipitations and humidity in the study areas. Historical data of yearly temperatures and precipitations trends are here reported, followed by predictions of tropical diseases transmission based on previous studies and IPCC’s projections.

 

 

 

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Le novità del Decreto Legge sui vaccini

QUI la Circolare con Indicazioni Operative (Gazzetta ufficiale n. 130 del 7-6-2017)

QUI Il «decreto-legge prevenzione vaccinale» I nuovi obblighi vaccinali

Il Consiglio dei Ministri, dietro pressante richiesta del Ministero della Salute, nel maggio 2017 ha approvato un decreto legge contenente “misure urgenti in materia di prevenzione vaccinale”.

Il nuovo decreto è diretto a garantire in maniera “omogenea”, su tutto territorio nazionale, le attività sanitarie preventive con l’obiettivo di ridurre i rischi per la salute pubblica dovuti all’aumento, in molte aeree, di malattie infettive, con particolare riferimento alla vera e propria epidemia di morbillo esplosa negli ultimi mesi. La decisione governativa si è resa necessaria per mantenere adeguate condizioni di “sicurezza epidemiologica”, ovvero un controllo delle malattie infettive diffusive sul territorio nazionale, attraverso un opera di profilassi e di copertura vaccinale, superando l’attuale frammentazione normativa, determinata dalle deleghe regionali alla sanità. Ogni Regione, fino ad oggi, ha legiferato in modo autonomo ed indipendente, talvolta non tenendo conto dell’interesse nazionale del controllo delle malattie infettive sul territorio.

A proposito delle misure introdotte, il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha dichiarato:

“La scuola avrà l’obbligo di riferire alla Asl la mancata vaccinazione, l’Asl avrà l’obbligo di chiamare la famiglia e dare dei giorni per vaccinare. Se ciò non avviene c’è una sanzione molto elevata. E il controllo avviene ogni anno, non una tantum”.

Quali sono le vaccinazioni che sono state rese obbligatorie?

Tenendo soprattutto conto degli obblighi assunti e delle strategie concordate a livello europeo ed internazionale, sono state dichiarate obbligatorie per decreto, secondo le indicazioni del Calendario allegato al Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017 /2019, per i ragazzi di età tra 0 ed i 16 anni, le seguenti vaccinazioni:

  • anti-poliomelitica
  • anti-difterica
  • anti-tetanica
  • anti-epatite B
  • anti-pertosse
  • anti Haemophilusinfluenzae tipo B
  • anti-meningococcica B
  • anti-meningococcica C
  • anti-morbillo
  • anti-rosolia
  • anti-parotite
  • anti-varicella

Cosa dicono, nel dettaglio, le nuove misure introdotte?

Oltre all’obbligatorietà delle sopra indicate vaccinazioni, è stato stabilito quanto segue:

da 0 a 6 anni, in assenza di copertura vaccinale il bambino non può accedere all’ asilo nido nè alla scuola materna;

dai 6 ai 16 anni scattano per lo studente una serie di misure se non avrà presentato alla scuola il “certificato di vaccinazione”: il dirigente scolastico dovrà inviare una segnalazione alla ASL, la quale contatterà la famiglia e darà un arco di tempo nel quale effettuare le vaccinazioni al proprio figlio; qualora queste ultime non venissero effettuate nelle tempistiche limite indicate, sono previste sanzioni fino a 7.500 Euro. Inoltre, chi violerà l’obbligo di vaccinazione sarà segnalato dalla ASL al Tribunale dei Minorenni per la sospensione della “potestà genitoriale”.

Quando entreranno in vigore le nuove misure?

Le misure del Decreto entreranno in vigore dal prossimo anno scolastico, 2017/2018.

Ogni quanto verrà effettuato il controllo da parte delle istituzioni preposte?

Il controllo avverrà su base annuale.

Quali sono le motivazioni alla base del Decreto Legge?

Si tratta certamente di un provvedimento tanto severo quanto necessario per proteggere i soggetti deboli che non si possono immunizzare a causa di malattie incompatibili con alcuni vaccini, per fornire una risposta agli allarmi lanciati dalla comunità scientifica ed alle criticità quali l’eccesso di casi di morbillo e di meningite ma, soprattutto, per risvegliare l’interesse pubblico sulle prerogative di tutela della salute collettiva.

Come agire ora?

Ad oggi si aspetta ancora il recepimento da parte delle Regioni. Al contrario, il Cesmet, con la sua lunga esperienza in ambito vaccinale, intende offrire un valido aiuto alle famiglie nell’adempiere rapidamente e in totale sicurezza a tutti gli obblighi vaccinali previsti per ogni età, avendo la possibilità di vaccinare per tutte le vaccinazioni obbligatorie e consigliate previste per fasce d’età oltre che effettuare tutti i richiami consigliati per l’età adulta, in caso di viaggi all’estero o previsti dalla mansione lavorativa.

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Tetano: in Italia torna l’allarme

24 Ottobre 2017 – Innanzitutto, cerchiamo di capire meglio che cos’è il tetano.
Il tetano è una malattia infettiva non contagiosa causata dal batterio Clostridium tetani.
E’ una tossina talmente potente che la quantità letale per l’ uomo è di circa 7 milionesimi di milligrammo.
Le spore, che possono sopravvivere nell’ambiente esterno per anni, penetrano nell’organismo umano attraverso le ferite, dove possono sviluppare la tossina.
La diagnosi è clinica, e si avvale del riconoscimento dei sintomi caratteristici: le contrazioni muscolari di solito iniziano dal capo, e progrediscono poi verso il tronco e gli arti. Lo sviluppo del trisma, cioè una tipica contrattura che conferische al volto l’aspetto di un sorriso sardonico, seguito da rigidità del collo, difficoltà di deglutizione, rigidità dei muscoli addominali. Altri sintomi aspecifici includono febbre, sudorazione, tachicardia.
Il recente caso della bambina di 7 anni ricoverata in terapia intensiva all’Ospedale Regina Margherita di Torino, dove è giunta sabato 7/10/2017 in stato convulsivo, porta alla luce ciò che l’indifferenza, l’insufficienza e la non informazione causa.
La bambina non è mai stata vaccinata per il tetano, sebbene il vaccino sia disponibile e obbligatorio fin dal primo anno di vita, con una efficacia del 99% dopo la terza dose.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, sono circa 5000 i bambini in Italia che ogni anno non vengono vaccinati contro malattie come tetano, poliomielite e difterite.
Dati che destano preoccupazione, tanto che il Commissario Europeo alla Salute Vytenis Andriukaitis ha sottolineato il rischio del ritorno, a causa delle basse coperture vaccinali, di malattie quasi del tutto debellate in Europa.
Negli ultimi anni la copertura vaccinale del tetano è difatti scesa sotto il 95%, aumentando quindi la probabilità della ricomparsa della patologia.
Autore: Beatrice Formenti – Resp.scientifico: Dott. Paolo Meo
Fonte: ansa.it

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ZANZIBAR: dai droni un aiuto nella lotta alla malaria

Zanzibar- Nell’affascinante isola dell’Oceano Indiano, a poche miglia dalla Tanzania, la malaria è sempre stata un problema al centro dell’attenzione delle autorità sanitarie e politiche del Paese.
Ora, non soddisfatti dei risultati raggiunti in alcune aree del paese, dove la prevalenza è passata dal 40% a poco meno dell’1%, epidemiologi e responsabili della prevenzione sanitaria chiamano in aiuto uno degli ultimi prodotti che la tecnologia ha immesso sul mercato: i droni. Piccolo come una scatola di scarpe, del peso di un pacco di zucchero, saranno in grado di sorvolare,in 20 minuti ed in completa autonomia, 30 ettari di terreno. Le zone da controllare saranno quelle dove, secondo gli esperti, le zanzare vanno a deporre le loro uova- canali di irrigazione, risaie, raccolte d’acqua-  e dove, secondo lo “Zanzibar Malaria Elimination Programme” verrà attuata una campagna “larvicida” mirata. La registrazione delle immagini durante il volo dei droni fornirà, quindi, un materiale fondamentale per programmare interventi specifici, con  notevole risparmio di tempo e reale efficacia delle campagne in atto. The conversation.com

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Diagnosi di febbre gialla in viaggiatore al rientro da San Paolo, Brasile

19 Gennaio 2018 – Fonti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno segnalato un caso di febbre gialla in viaggiatore olandese al rientro dal Brasile, stato si San Paolo.
Il viaggiatore, maschio, 46 anni, aveva soggiornato in Brasile, San paolo, Maripora, dal 19/12/2017 al 07/01/2018.
La malattia esordiva in data 07/01/18 con sintomi aspecifici quali: Febbre elevata, cefalea, mialgia (dolore muscolare), nausea, vomito e diarrea.
Il paziente non riportava storia di pregressa vaccinazione per febbre gialla. 
La diagnosi è stata possibile grazie all’isolamento da sangue intero, plasma ed urina del RNA virale attraverso la tecnica di PCR-RT (reazione polimerasica a catena “real time”), tecnica di biologia molecolare utile per la ricerca del genoma virale e successiva tipizzazione.
Già da tempo le autorità sanitarie brasiliane hanno segnalato il rischio di infezione da virus della febbre gialla (VFG), tuttavia al momento le aree urbane sembravano escluse dall’epidemia in corso. Dal mese di Gennaio 2018 già 3 casi e 2 decessi sono stati segnalati nell’area urbana di San Paolo. Le autorità sanitarie temono che si stia innescando un “ciclo di trasmissione urbano” che vede Aedes egypti la zanzara vettore maggiormente implicata.
Già dal mese di ottobre 2017 le autorità locali hanno disposto la chiusura dei parchi naturali nello stato di San Paolo, a causa della presenza, confermata, di scimmie affette dal virus. Si ricorda infatti che il serbatoio naturale del virus è rappresentato da alcune specie di primati coinvolti soprattutto nel cosi detto ciclo silvestre, l’uomo può rappresentare il serbatoio naturale nel ciclo urbano.
I vettori del virus sono zanzare del genere Aedes e Haemagogus e trasmettono il virus durante il pasto ematico. Le zanzare restano infette per tutta la loro vita, mentre il sangue dei pazienti infetti è contagioso da 24 a 48 ore prima della comparsa dei sintomi fino a 3-5 giorni dopo la guarigione clinica.
Si impone dunque di inserire l’ipotesi di infezione da febbre gialla nella diagnosi differenziale in caso di febbre di natura da determinare al rientro da viaggio nella zona di San Paolo.
L’infezione da virus della febbre gialla non prevede terapia antivirale specifica. La terapia consiste nel supporto alle funzioni vitali. 
In alcuni casi è necessario il trapianto epatico. 
Esiste la possibilità di immunizzazione attiva attraverso vaccinazione tramite la somministrazione di virus vivo attenuato: 
vaccino antiamarillico 17D (Stmaril). Unica vaccinazione soggetta a regolamento obbligatorio internazionale.
Il caso del paziente olandese con infezione da febbre gialla importata rende conto della scarsa percezione del rischio di infezioni tra i viaggiatori internazionali.
Consigliamo caldamente la vaccinazione a tutti coloro che si recano sia in zona  infetta che in zona endemica.
Per i viaggiatori che si spostano tra paesi dove è presente la zanzara, la vaccinazione è resa obbligatoria per regolamento internazionale
Anche il WHO, a seguito di quanto avvenuto in Olanda, ha diramato un comunicato che invita alla vaccinazione tutti i viaggiatori che intendono viaggiare nello stato di San Paolo in Brasile: “Considering the increased level of yellow fever virus activity observed across the state of São Paulo, the WHO Secretariat has determined that, in addition to the areas listed in previous updates, the entire state of São Paulo should also be considered at risk for yellow fever transmission. Consequently, vaccination against yellow fever is recommended for international travellers visiting any area in the state of São Paulo”.
Fonte:
Chantal Reusken, Corine GeurtsvanKessel, Perry van Genderen, Lennert Slobbe, Marion Koopmans (on behalf of the medical and laboratory team)
WHO Collaborating Centre for Arbovirus and Viral Haemorraghic Fever Reference and Research, Department of Virology, Erasmus MC, Rotterdam, the Netherlands

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Malaria – Come si sposta la resistenza agli insetticidi

Malaria: come si sposta la resistenza agli insetticidi. 
Uno studio genetico ne segue le tracce in Africa
Esce su un recente numero di Nature (29 Nov. 2017) il risultato di uno studio che il Wellcome Trust Sanger Institute ha condotto  in 8 paesi africani per monitorare la diffusione dei geni che inducono i resistenza agli insetticidi nelle Anopheles gambiae, zanzare che possono trasmettere la malaria.
Alla fine dello studio, che ha visto il sequenziamento del DNA di 765 insetti, è emersa una inaspettata variabilità genetica che potrebbe essere alla base di una rapida evoluzione proprio dei meccanismi   di adattamento/resistenza agli insetticidi.
La presenza di nuovi genotipi, di recente comparsa, inoltre, è stata segnalata in differenti aree dell’Africa, dove possono essere emerse autonomamente o perché trasportate da zanzare “migranti”.
Come ha affermato Martin Donnelly, uno degli autori dello studio, la ricerca sottolinea quanto sia importante e fondamentale il controllo del fenomeno “resistenza” per tentare di eliminare, o quantomeno, arginare la diffusione dell’infezione malarica che nel 2016, lo ricordiamo, ha colpito 216 milioni di persone nel mondo portandone a morte 445 mila.

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West Nile virus, il triste primato dell’Italia

In Europa, nel 2018, si sono registrati ben 410 casi umani di Febbre West Nile, di cui 183 in Italia.
Più precisamente, con l’aumento delle temperature estive, tra il 17 e il 23 agosto di quest’anno, sono stati segnalati 136 casi umani del virus in tutto il territorio europeo.
L’Italia gode di un triste primato, con ben 59 casi. La malattia ha provocato 19 decessi, di cui 7 in Grecia, 5 in Romania, 4 in Serbia e 3 in Italia.
La Febbre West Nile  è una malattia infettiva causata dal virus West Nile. E’  trasmessa attraverso punture di zanzare del genere Culex. I sintomi più comuni della malattia sono febbre moderata, mialgia, artralgia, tosse, linfoadenopatia, dispnea ed eruzioni cutanee. Nei casi più gravi possono manifestarsi complicanze neurologiche.
Si raccomanda l’uso di un efficace repellente per proteggersi dal morso delle zanzare infette, soprattutto durante le stagioni più umide. Consulta la nostra scheda dedicata all’olio di neem.
(redatto dalla Infermiera Beatrice Formenti, esperta di prevenzione vaccinale)
Consulta la nostra scheda dedicata all’olio di neem.In Europa, nel 2018, si sono registrati ben 410 casi umani di Febbre West Nile, di cui 183 in Italia.
Più precisamente, con l’aumento delle temperature estive, tra il 17 e il 23 agosto di quest’anno, sono stati segnalati 136 casi umani del virus in tutto il territorio europeo.
L’Italia gode di un triste primato, con ben 59 casi. La malattia ha provocato 19 decessi, di cui 7 in Grecia, 5 in Romania, 4 in Serbia e 3 in Italia.
La Febbre West Nile  è una malattia infettiva causata dal virus West Nile. E’  trasmessa attraverso punture di zanzare del genere Culex. I sintomi più comuni della malattia sono febbre moderata, mialgia, artralgia, tosse, linfoadenopatia, dispnea ed eruzioni cutanee. Nei casi più gravi possono manifestarsi complicanze neurologiche.
Si raccomanda l’uso di un efficace repellente per proteggersi dal morso delle zanzare infette, soprattutto durante le stagioni più umide.
Consulta la nostra scheda dedicata all’olio di neem.

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Nel regno Unito il primo caso di vaiolo delle scimmie

Nel Regno Unito un ufficiale della Marina nigeriana è risultato positivo al virus del vaiolo delle scimmie.
L’uomo ha iniziato ad avere i primi sintomi appena arrivato alla base militare britannica, dopo aver viaggiato su un volo per Londra insieme ad altri 50 passeggieri.
I medici curanti hanno affermato che il virus  “non si diffonde facilmente tra le persone e il rischio di trasmissione al grande pubblico è molto basso. Stiamo utilizzando severe procedure di isolamento in ospedale per proteggere il nostro personale e i pazienti”.
Il vaiolo delle scimmie è una rara malattia virale presente in alcune aree dei paesi tropicali dell’Africa centrale e occidentale. Il virus, della famiglia Poxviridae, colpisce i roditori che possono veicolarlo ai primati e all’uomo attraverso sangue e morsi. La sintomatologia è simile a quella del vaiolo umano, virus ormai eradicato grazie alle campagne mondiali di vaccinazioni, ma ha una letalità inferiore ( dall’1 al 10%). A cura di Beatrice Formenti

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Studio Medico del dott. Paolo Meo: visite ed esami di laboratorio

Il Dott. Paolo Meo, medico specialista in malattie infettive e medicina tropicale realizza e dirige il servizio medico clinico e preventivo, specialistico, denominato: “CESMET Clinica del Viaggiatore” per coloro che necessitano di visite mediche prima di un viaggio ed al rientro, e di consulenze mediche nelle seguenti specialistiche:

Malattie Infettive e Malattie Apparato Digerente

– Visite di Malattie Infettive
– Visite per Malattie dell’apparato digerente con studio della “funzionalità intestinale e digestiva” e studio del “dismicrobismo – alterata presenza della flora batterica” attraverso accurati esami delle feci sia “chimico fisici” che “microbiologici”
– Esami di laboratorio: esame delle feci, chimico, fisico, funzionale e parassitologico
– Lettura e spiegazione degli esami delle patologie infettive di origine batterica, parassitologica o batterica.
– Check-up epatologici:

    • visita medica
  • esami chimico-clinici
  • test virologici
  • ecografie

– Check-up gastroenterologici:

  • visita medica
  • esami emato-chimici, sierologici
  • esami funzionali
  • esami microbiologici e parassitologici delle feci
  • ecografie

Medicina tropicale – Parassitologia – Medicina per viaggiatori

– visite di medicina tropicale e visite parassitologiche con esami di laboratorio specifici, sierologici, parassitologici, ematologici e chimico fisici

– Check-up tropicali prima della partenza:

  • visita medicina internazionale e viaggi
  • esami di laboratorio emato-chimici, sierologici
  • esami feci ed urine
  • test Mantoux (se richiesto o necessario)
  • Rx torace (se richiesto o necessario)
  • Esami diagnostici: ECG, Spirometria. Audiometria, Visio test

– Check-up tropicali al rientro da un viaggio:

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