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COP27: LA 27a CONFERENZA INTERNAZIONALE SUL CLIMA

COP27 è la 27a CONFERENZA INTERNAZIONALE SUL CLIMA organizzata a SHARM EL SHAKE IN EGITTO

COP 27
COP 27

CHE COSA E’ COP27 (guarda il video)

Da RIO 1992 e Berlino 1995 a Glasgow 2021. Le 26 Conferenze sul Clima e sulla Salute del NOSTRO “pianeta terra” organizzate dalle Nazioni Unite.  Decenni di riflessioni, di studi, di osservazioni, di sforzi comuni per mitigare quelli che sono gli effetti dei cambiamenti climatici. I cambiamenti climatici sono ormai una realtà sotto gli occhi di tutti. In particolare nel 2022 la terra si è mostrata rovente e con una drammatica carenza di acqua.
E nell’anno 2022, ancora con l’Europa in una morsa di calore, in Egitto a Sharm el Shake si cerca di giungere a nuovi risultati, più inclusivi, più concreti, basati su regole certe; a indirizzi concreti da seguire da parte di tutti gli stati partecipanti. Risultati commisurati alla sfida, basati sulla ricerca scientifica, sulla parola e sui lavori dei ricercatori, e guidati da azioni basate su “accordi, promesse ed impegni”. Accordi promesse ed impegni che hanno segnato le precedenti Conferenze con crescente interesse ma con poche azioni concrete.

L’ITALIA E’ PRESENTE CON IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI

Obiettivi e visione dalla Conferenza in Egitto:

Da parte di tutti i partecipanti esiste oramai la coscienza di dove siamo, dei disastri ambientali, dello stravolgimento del tempo e delle stagioni, e la consapevolezza che solo una accelerazione su una azione globale e comune per il clima, attraverso (1) una riduzione delle emissioni del carbonio, (2) un aumento degli sforzi di adattamento e (3) il potenziamento dei flussi di finanziamenti adeguati verso energie rinnovabili, verdi e meno inquinanti, possano portare ad un cambiamento di rotta. Il riconoscimento che la “giusta transizione” rimane una priorità per tutti i paesi, da quelli avanzati ai Paesi in via di sviluppo.

Le parole chiavi della Conferenza COP 27:  Mitigazione; Adattamento; Finanziamento; Collaborazione;

La Presidenza della COP27 (egiziana) ha come obiettivo determinante il rafforzamento e la facilitazione di un accordo nei negoziati tra gli stati e le rappresentanze per raggiungere risultati tangibili in modo equilibrato. Lo sforzo di creare partenariati e collaborazioni tra Stati contribuirà a realizzare i quattro obiettivi sopra citati e a garantire che il mondo adotti un modello economico più resiliente e sostenibile, in cui la sopravvivenza degli esseri umani siano al centro dei negoziati sul clima.

Poiché questi negoziati voluti dalle Nazioni Unite sono basati sul consenso e il raggiungimento di un accordo tra tutte le parti in campo, questo richiederà la partecipazione inclusiva e attiva di tutti questi soggetti interessati.

La presidenza egiziana di COP 27 sta lavorando da masi per garantire un’adeguata rappresentanza e partecipazione di tutte le parti interessate alla COP27, in particolare delle comunità vulnerabili e dei rappresentanti dei Paesi della regione africana che sono sempre più colpiti dagli impatti del cambiamento climatico. Occorre trasformare i risultati teorici di Glasgow in azioni concrete e iniziare ad attuarli.

In questa Conferenza è volontà degli organizzatori che gli esseri umani siano al centro dei colloqui sul clima.

Obiettivo di COP 27 è che i governi presenti, le grandi aziende ed il settore privato e la società civile devono lavorare insieme per trasformare il modo in cui tutti noi interagiamo con il nostro pianeta. Occorre ricercare ed introdurre nuove soluzioni e innovazioni, nella nostra vita di tutti i giorni. Innovazioni e soluzioni che contribuiscano ad alleviare gli impatti negativi del cambiamento climatico. E’ prioritario replicare e diffondere rapidamente tutte le soluzioni rispettose del clima per implementarle anche e soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.

 

 

 

Anche L’Italia sarà presente alla Conferenza internazionale sul clima con il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che si recherà a Sharm El Shake il 7 e l’8 novembre. (CLICCA QUI – Giorgia Meloni a Sharm El Shake)

dr. Paolo Meo

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Kenya: per caldo e siccità muoiono zebre ed elefanti

Mentre il Paese soffre la peggiore siccità dell’ultimo mezzo secolo, le creature a strisce stanno morendo di sete e di fame. Nella savana arida dei siti di ecoturismo del Kenya, decine di zebre striate sono morte, tra cui le zebre di Grevy, la specie più rara al mondo.  Un periodo prolungato di clima caldo e secco ha portato a una diminuzione dei pascoli, che ha fatto morire di fame questi animali. Il numero di zebre è diminuito anche a causa del bracconaggio, della perdita di habitat e dell’invasione umana nel loro territorio naturale. Di conseguenza, molte zebre si sono ritrovate con poco o nessun accesso alle fonti d’acqua nei periodi di caldo estremo e siccità. Dimezzato, in un anno, anche il numero degli elefanti.
Per evitare tutto ciò basterebbe rifornire le pozze d’acqua a loro disposizione, quantomeno quelle all’interno dei parchi faunistici. Sembra difficile fare questo, quando manca l’acqua anche per dissetare interi villaggi e irrigare le loro terre.

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Epidemia vaiolo delle scimmie. I numeri dell’ISID (international society for infectious disease)

Published Date: 2022-07-30 17:20:02 CEST
Subject: PRO/AH/EDR> Monkeypox update (41)
Archive Number: 20220730.8704763

MONKEYPOX UPDATE (41)                                      Total / 22 485
*********************
A ProMED-mail post
http://www.promedmail.org
ProMED-mail is a program of the
International Society for Infectious Diseases
http://www.isid.orgIn this update:
[1] Cases around the world
[2] USA: cases by state******
[1] Cases around the world
Date: Fri 29 Jul 2022 17:00 EDT
Source: CDC [edited]
https://www.cdc.gov/poxvirus/monkeypox/response/2022/world-map.htmlCountry / Cases
—————
Andorra / 3
Argentina / 20
Australia / 45
Austria / 124
Bahamas / 1
Barbados / 1
Belgium / 393
Benin / 3
Bermuda / 1
Bosnia and Herzegovina / 1
Brazil / 978
Bulgaria / 4
Cameroon / 7
Canada / 803
Central African Republic / 8
Chile / 45
Colombia / 12
Costa Rica / 3
Croatia / 12
Czechia / 19
Democratic Republic of Congo / 163
Denmark / 81
Dominican Republic / 3
Ecuador / 3
Estonia / 6
Finland / 17
France / 1955
Georgia / 1
Germany / 2595
Ghana / 30
Gibraltar / 5
Greece / 32
Hungary / 37
Iceland / 9
India / 4
Ireland / 85
Israel / 133
Italy / 479
Jamaica / 2
Japan / 2
Latvia / 3
Lebanon / 4
Liberia / 1
Luxembourg / 28
Malta / 17
Martinique / 1
Mexico / 59
Morocco / 1
Netherlands / 879
New Caledonia / 1
New Zealand / 2
Nigeria / 133
Norway / 51
Panama / 1
Peru / 269
Philippines / 1
Poland / 59
Portugal / 633
Qatar / 2
Republic of the Congo / 2
Romania / 21
Russia / 1
Saudi Arabia / 3
Serbia / 10
Singapore / 11
Slovakia / 6
Slovenia / 33
South Africa / 3
South Korea / 1
Spain / 4298
Sweden / 88
Switzerland / 264
Taiwan / 2
Thailand / 2
Turkey / 1
United Arab Emirates / 16
United Kingdom / 2546
United States / 4906
Venezuela / 1
————-
Total / 22 485
[2] USA: cases by state
Date: Fri 29 Jul 2022 14:00 EDT
Source: Centers for Disease Control and Prevention (CDC) [edited]
https://www.cdc.gov/poxvirus/monkeypox/response/2022/us-map.htmlThe US CDC reports cases in the following states:State / Number of cases
———————–
Alabama / 16
Alaska / 1
Arizona / 50
Arkansas / 4
California / 799
Colorado / 53
Connecticut / 33
Delaware / 4
District of Columbia / 218
Florida / 373
Georgia / 331
Hawaii / 10
Idaho / 4
Illinois / 419
Indiana / 49
Iowa / 10
Kansas / 1
Kentucky / 8
Louisiana / 38
Maine / 1
Maryland / 117
Massachusetts / 116
Michigan / 28
Minnesota / 33
Mississippi / 3
Missouri / 9
Nebraska / 10
Nevada / 14
New Hampshire / 9
New Jersey / 118
New Mexico / 7
New York / 1345
North Carolina / 53
North Dakota / 1
Ohio / 23
Oklahoma / 9
Oregon / 58
Pennsylvania / 125
Puerto Rico / 14
Rhode Island / 19
South Carolina / 16
South Dakota / 1
Tennessee / 26
Texas / 351
Utah / 27
Virginia / 76
Washington / 120
West Virginia / 3
Wisconsin / 13Total confirmed monkeypox/orthopoxvirus cases:                              5189

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OMICRON 5, UNA FERRARI DA FORMULA 1

Omicron 5, la variante di SARS-CoV-2 più veloce di sempre, si è comportato e si comporta da vera Ferrari da “Formula 1”.

Ha acquisito la capacità di diffondere e di infettare come mai avevo visto in oltre 40 anni di esperienze mediche in tante parti del mondo e con malattie infettive, le più diverse e aggressive. In poco più di un mese l’ultima variante, da pochi casi sporadici, 2/3 % del totale dei casi, è entrato in quasi tutte le famiglie ed ha superato il 70% delle presenze. Ha sbugiardato tutti gli esperti telegenici e radioamatori e complice anche il “libera tutti” dato dal governo e dai decreti del ministero della salute, emessi nel mese di giugno seguendo l’esempio di tanti paesi europei, si è impossessato soprattutto dei soggetti più giovani che, dediti ad incontri ravvicinati, post scuola ed esami, con ritmi di balli sempre più sfrenati (come ai nostri bei tempi) e cori di canzoni dal vivo, hanno favorito con le loro goccioline aereo disperse e droplet diffuso come nebbia, tra una canzone a squarciagola ed un ballo sfrenato, tutti appiccicati, uno con l’altro stretti, il passaggio del virus da persona a persona.

concerto all'auditorium Roma rischio omicron 5
     Concerto all’auditorium Roma, rischio omicron 5

Se penso all’ultimo concerto di Santa Cecilia dove noi abbonati, un pò canuti, eravamo all’interno della sala “Santa Cecilia”, con mascherina e posti alternati, un po’ boccheggianti. E nella Cavea migliaia di giovani, con le loro fiammelle, abbracciati a cantare e strillare. Gli stessi ragazzi che dopo due o tre giorni hanno avuto un pranzo di famiglia con nonni, genitori e zii. Quanti dei prudenti abbonati si sono ritrovati infettati dai chiassosi ragazzi (buon per loro!!). Un bel pranzo o cena di inizio estate. Tutto assolutamente senza mascherina. Come abbiamo fatto tutti.

L’imposizione di indossare questo cilicio, caduto con una serie di decreti governativi, con gioia di tanti politici e sottosegretari, ha favorito la diffusione del virus più diffusivo che esita in questo momento al mondo. Ogni famiglia oggi ha qualche caso. E l’epidemia Omicron 5 si allarga a macchia d’olio. SARS-CoV-2 (iniziale) ha mutato migliaia di volte, si è perfezionato nella sua capacità di entrare nelle cellule umane e di infettarle, dopo il salto di specie dagli animali all’uomo.

Palio di Siena 2022. Omicron 5 circola?
Palio di Siena 2022. Omicron circola?

Il Palio di Siena di oggi ha fatto ritornare la città ai vecchi fasti. Decine di migliaia di persone accalcate e senza mascherina. E da oggi le feste delle contrade giorno e notte. Ed i turisti che da Siena si sposteranno ovunque. E l’epidemia dilaga. Ma qualcuno doveva pensare che in queste occasioni le mascherine possono essere utili. O no?

 

Molto aggressivo, troppo aggressivo inizialmente per non destare una reazione immediata dell’intera umanità, e continuamente attaccato dalle armi di distruzione di massa virale (farmaci, sieri iperimmuni, vaccini), il virus per sopravvivere doveva mutare diventando sempre meno aggressivo e sempre più diffusivo. Eludere le difese del corpo umano, senza far troppo male all’ospite. Solo in questo modo manteneva la possibilità di utilizzare l’uomo come una culla riproduttiva. E di variante in variante siamo arrivati ad una quasi perfezione. Una perfezione che è anche capace di diminuire la capacità difensiva del sistema immunitario, agendo soprattutto sulle cellule linfocitarie, e abbassando le difese. Ma questo virus fa tanti altri danni, compreso favorire l’aumento degli zuccheri e l’insorgenza del diabete. Un animaletto furbo che si è mascherato da cappuccetto rosso, ma che sotto sotto rimane lupo.

Un “virus – animaletto microscopico” che si diffonde con poche goccioline. Un aerosol di saliva, impercettibile, carico di virus, che si diffonde mentre cantiamo, strilliamo, chiamiamo a raccolta altri amici. Un bacio, una carezza e il virus arriva nelle prime mucose della bocca e del naso e comincia la sua opera di entrata e di riproduzione. Si moltiplica, in coloro che non lo hanno ucciso o neutralizzato prima, iniziando ad infiammare il naso, la faringe (la gola), la laringe (voce roca e profonda) e poi tende a scendere verso la trachea ed i bronchi, favorendo soprattutto le coinfezioni batteriche che sono quelle che possono far danno e peggiorare grandemente il quadro clinico. I giovani superano rapidamente la malattia, e non pensano alla cronicizzazione, ma lo trasmettono rapidamente a persone di età maggiore. E qui possono sorgere i problemi.

Ed è qui che noi clinici dobbiamo intervenire ragionando quando è il momento delle diverse azioni terapeutiche da compiere. Dall’utilizzo di un essenziale antiinfiammatorio, e antidolorifico, fino alla essenziale protezione antibiotica sulle infezioni secondarie, Quando necessaria, ragionata ma sacrosanta, con antibiotici che abbiano la maggior copertura ed il maggior spettro di azione. Se seguiamo l’evoluzione, dalla fontanella nasale, un vero flusso inarrestabile di liquidi dal naso, ad un friccichino alla gola, che poi diventa dolore, con abbassamento della voce, e ad alcune persone la comparsa di febbre, ad altre no. Mal di testa, meningi che bruciano, piuttosto frequentemente. E poi grande stanchezza e confusione. Virus e batteri a braccetto scendono e se non li blocchiamo all’inizio, conoscendo l’evoluzione, arrivano ai bronchi e poi ai polmoni. E quando la malattia avanza e si aggrava non dobbiamo temere l’utilizzo del cortisone.

Il trattamento non può essere dettato da linee guida valide per tutti allo stesso modo, scritte per chi di pratica clinica ne conosce molto poco, ma che deve essere adeguato alle singole persone, all’età, ai sintomi presentati e così via. Come sanno tutti i colleghi che mi leggono ed avranno il piacere di dare il loro parere dobbiamo adeguare le terapie alla persona.

Quindi questa macchina perfetta, Omicron 5, corre sulla pista ed è inarrestabile. Chi sa di avere il virus deve sapere che mettendo la mascherina (fissa) evita di contagiare gli altri, ed anche di diffondere il virus nell’ambiente. Chi è positivo, utilizzi quindi la mascherina e eviti di girare amplificando una infezione che continua a fare 70/100 morti al giorno. Se possibile utilizzi un suo bagno oppure disinfetti ogni volta che lo utilizza. Mangi in piatti e bicchieri usa e getta e poi … spremute di arancio e limone, con zenzero (forte antisettico ed immunostimolante), insieme alla nostra migliore frutta. Estratti di foglie di olivo, ed una alimentazione sana basata su frutta e verdura in abbondanza. Controllare gli zuccheri a fine malattia, ed anche dopo una certa età un controllo cardiologico.

E soprattutto chi ha Omicron 5 non segua i consigli di qualche politico alla ricerca di facili voti, ma pensi alla sua salute e si riguardi quei 4/5 giorni per ritornare a stare bene, senza conseguenze future. E non abbandoniamo l’uso della mascherina in certe condizioni. Noi italiani in questo siamo di esempio alla maggior parte dei turisti stranieri che si comportano veramente da incoscienti.

Ma cosa sono queste varianti del virus del COVID-19. da ISS 

dr.Paolo Meo infettivologo tropicalista

 

 

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FAQ su vaiolo delle scimmie.

Desidero spiegare in modo semplice l’argomento del vaiolo delle scimmie.

Cosa è il vaiolo delle scimmie (VS)?
È una malattia degli animali causata dal “virus del vaiolo delle scimmie”. E’ una zoonosi, ossia una malattia degli animali (scimmie ed alcuni mammiferi), che può contagiare anche gli uomini. Il contagio può anche avvenire tra uomo ed uomo.

Che virus causa il VS?

Il “poxvirus” delle scimmie, come quello del vaiolo, fa parte del gruppo Orthopoxvirus.  E’ un virus a DNA a doppio filamento appartenente alla famiglia dei Poxviridae e al genere Orthopoxvirus, responsabile del VS.
Nonostante il nome, i primati non umani (ossia le scimmie) non sono il diretto serbatoio del virus, ma si infettano e ammalano con il virus. Il serbatoio è ancoro poco chiaro ma i principali candidati sono i piccoli roditori (p. es., gli scoiattoli) delle foreste pluviali africane, principalmente nei paesi dell’ Africa occidentale e centrale. La Nigeria è uno dei paesi di maggiore diffusione dei casi.

Dove si trova il “vaiolo delle Scimmie”(VS)?
Il luogo di diffusione naturale del virus sono le foreste pluviali in Africa Equatoriale Centrale ed Occidentale. Più frequentemente la malattia si sviluppa e diffonde nei villaggi dispersi in ampi territori, dove il contatto con animali, ed in particolare con le scimmie, è frequente e normale, anche per motivi culturali e religiosi ed alimentari.

Nel 1970, il primo caso umano di virus di VS è stato segnalato in un bambino di 9 anni, nella regione equatoriale della Repubblica Democratica del Congo (RDC), dopo l’eradicazione del vaiolo in quel paese. In seguito sono stati segnalati casi sporadici, talvolta con piccoli focolai epidemici, nelle aree della foresta pluviale dell’Africa centrale e occidentale e sono stati identificati focolai importanti principalmente in RDC ed in Nigeria, dove la malattia è attualmente considerata endemica.  Negli anni 1996-1997, in RDC sono stati identificati 511 casi umani, ufficiali. Molti di più gli ufficiosi. In questi anni si è diffuso nella maggior parte dei paesi sub sahel:
Il vaiolo delle scimmie umano (VS) è stato segnalato negli USA nel 2003, dovuto a importazione in Texas di roditori vivi provenienti dal Ghana e Guinea e stabulati vicino a cani della prateria, una volta a destinazione. Tutti i casi umani sono avvenuti in seguito al contatto con i cani della prateria infetti (5).
Dal 2016 sono stati diagnosticati casi da Repubblica CentrafricanaLiberiaNigeria (132 casi confermati nel 2017), Repubblica del Congo e Sierra Leone. Il virus si è diffuso tra i soldati dei vari paesi, e nei ragazzi e bambini giovani senza vaccino. Si è anche diffuso in aree dove animali infetti da poxvirus, vivevano a contatto con gli uomini nelle capanne, o venivano da questi mangiati.
A settembre 2018, a tre pazienti nel Regno Unito è stata diagnosticata il l’VS; due di questi casi erano rientrati dalla Nigeria di recente e il terzo caso era un operatore sanitario che aveva curato uno dei due. Quest’ultimo caso ha fornito la prima prova inconfutabile della possibilità di contagio interumano.
I nuovi casi in Europa nel 2022
Il 23 maggio 2022, l’ECDC ha pubblicato un documento con la situazione aggiornata della malattia di VS.  Il 7 maggio 2022 nel Regno Unito è stato riportato il primo caso di VS in un viaggiatore proveniente dalla Nigeria. Sempre in UK, il 13 maggio la malattia è stata diagnosticata in 2 ulteriori casi (appartenenti alla stessa famiglia ma non correlati con il caso precedente). Al 20 maggio, il totale dei casi confermati in UK era 20.
In EU/EAA risultano confermati, nel documento dell’ECDC, casi
Portogallo [23],
Spagna [30],
Belgio [4],
Germania [3],
Francia [1],
Italia [3],
Svezia [1],
Paesi Bassi [1],
Austria [1].

Al di fuori dell’EU/EAA al momento sono riportati i seguenti casi confermati:
Svizzera [1],
Canada [2],
USA [1],
Australia
 [2] e
Israele [1].

Questa è la distribuzione mondiale dei casi confermati a 23 maggio 2022 (fonte ECDC)

Quale può essere l’origine di questa epidemia di VS in moti paesi europei, ma anche extraeuropei?
Per capire l’origine della diffusione di questa malattia (VS) in Europa ed n altri paesi, un evento ricorrente sembra essere la presenza di molti contagiati in alcune zone precise di Spagna e Portogallo e soprattutto in un determinato arco di tempo collocabile tra le prime due settimane di maggio. Le isole Canarie sembrano essere il luogo di origine della malattia. Erano in corso, sulle isole, alcuni rave party durati diversi giorni. La vita tra le persone, con contatti molto stretti, e con comportamenti sessuali che possono aver agevolato la diffusione del virus, portato da una unica persona infetta, magari di provenienza Africana, dove il VS è endemico in diversi paesi. In questa occasione e fra un cluster di uomini che hanno fatto sesso con altri uomini, il virus si è sicuramente diffuso a macchia d’olio. 

Il dr. David Heymann, esperto OMS l’Organizzazione mondiale della sanità sulle minacce infettive, ha affermato:
«È molto probabile che qualcuno sia stato infettato, abbia sviluppato lesioni sui genitali, sulle mani o da qualche altra parte, e poi lo abbia diffuso ad altri quando c’era un contatto sessuale o un contatto stretto, nel vivere insieme».
Questo ci porta a dire che la malattia non è a trasmissione sessuale ma per contatto stretto e ripetuto. Le caratteristiche di questo focolaio sono tali che in poco tempo si riuscirà ad isolare il virus ed a spegnere il focolaio che si è generato a Gran Canaria.

Quali sono i sintomi classici di VS?
Febbre, anche elevata; cefalea, anche intensa; dolori muscolari; forte stanchezza; linfonodi gonfi e dolenti. Classico il rush cutaneo che da aree eritematose, nei giorni successivi, evolve in papule, pustole, vescicole con liquido, molto contagioso, e poi croste. Le lesioni cutanee variano da poche a diverse centinaia e tendono a concentrarsi sulla faccia, la palma delle mani, le piante dei piedi. Frequenti anche sui genitali, bocca ed occhi.

Quanto durano i sintomi del VS?
Dopo la prima febbre il rush cutaneo compare dopo 2/3 giorni, evolve nelle diverse manifestazioni e i sintomi e lo stato infiammatorio durano tra le 2 e le 4 settimane. Generalmente regrediscono senza terapia specifica.

VS è una malattia mortale?
Generalmente NO. La malattia si manifesta con sintomi lievi e si autolimita. Raramente compaiono complicazioni che possono portare al decesso. Nei paesi di elevata endemia africani la mortalità è tra il 3% ed il 6% dei casi.

Come avviene la diffusione di VS tra animali ed uomini.
Il “Vaiolo delle Scimmie” si diffonde tra gli animali e l’uomo, in particolare scimmie, per contatto stretto, nei villaggi e nelle selve dell’Africa Equatoriale per motivi culturali e religiosi e per alimentazione. In molte tribù africane si convive con animali che spesso sono infetti di questa malattia. Spesso si mangia “cervello” ed “interiora delle scimmie”. Questa è una delle cause della diffusione della malattia. Culturalmente è giustificato un comportamento di stretto contatto tra animali e uomini.   

Come avviene la diffusione di VS tra uomo ed uomo:
il contagio può avvenire per contatto stretto e contaminazione con le lesioni cutanee infette, in particolare vescicole e le pustole particolarmente infette. Questo contagio avviene frequentemente tra la seconda e la terza settimana di malattia. Vestiti, suppellettili, letti e piani contaminati dalle lesioni infette, posso contribuire al contagio ed alla diffusione della malattia. Il virus può diffondere con la saliva, da lesioni della mucosa orale. Anche le lesioni a livello genitale ed anale possono essere fonte di contagio. Questa particolare forma di diffusione del virus, include anche la trasmissione sessuale, che non è l’unica e la principale via di contagio.

Protegge il vaccino del vaiolo da MP?

Il vaccino utilizzato nelle campagne contro il vaiolo, tra gli anni ’60 e ’70 ha sicuramente ancora una protezione. Esistono ancora stoccate alcune scorte di vaccino e nello stesso tempo se ne stanno producendo di nuovi, ma il vaccino ancora non viene somministrato, se non ad alcune categorie a rischio.

 Come mi proteggo da VS:
puoi ridurre o eliminare completamente il rischio di contagiarti con VS evitando contatti e vicinanza con persone con sospetto di malattia. Se hai avuto un contatto con casi accertati, se sei un sanitario o assisti il malato sintomatico, è bene che ti isoli e che copri le ferite infette, e consigli anche gli altri a fare lo stesso. Se ti trovi nella stessa stanza del malato di VS indossa e fai indossare mascherine FFP2. Utilizza sempre guanti a perdere per contatti con ferrite.
E’ necessario lavarsi le mani frequentemente con sapone ed acqua o disinfettanti.

I bambini si contagiano con VS
I bambini sotto i 5 anni sono più disposti ad ammalare con sintomi più gravi che non adolescenti o giovani adulti. Il virus passa la placenta e si trasmette da madre a figlio. Può anche contagiare il nascituro al momento del parto.

Cosa devi fare se pensi di esserti infettato di VS:
se pensi di avere sintomi da VS e di esserti infettato per contatti stretti e prolungati con sospetti o reali malati, isolati adottando un auto isolamento e avvisa i medici prima possibile. Lavati spesso le mani ed utilizza correttamente la mascherina.

C’è un vaccino contro VS?
Ci sono diversi vaccini contor il vaiolo che mantengono una certa efficacia anche nei confronti di VS. Un recente vaccino per il vaiolo, realizzato nel 2019, MVA-BN conosciuto come Imvanex o Jynneos, è stato approvato come protezione anche per VS a non è ancora in commercio né reperibile sul mercato. WHO lavora per accelerare le fasi di commercializzazioni. Chi è stato vaccinato, fino agli anni ’80 nei confronti del vaiolo, mantiene una buona protezione anche nei confronti di VS.

C’è un trattamento specifico nei confronti di VS
Nella maggior parte dei casi i sintomi si autolimitano senza bisogno di terapie specifiche o di supporto. La prevenzione si attua coprendo bene le macchie di rush cutaneo senza toccarle. Nei casi severi si possono usare le “immunoglobuline specifiche; l’utilizzo di antivirali come tecovirimat, utilizzato per il trattamento del vaiolo è attivo anche su VS.

C’è il rischio di crescita ed estensione di focolai di VS.
Le forme di VS non sono considerate a veloce diffusione in quanto occorre uno stretto contatto con le persone malate. Cosa particolarmente difficile.

dr. Paolo Meo

FAQ su vaiolo delle scimmie. Leggi tutto »

Il Vaiolo delle scimmie, cosa c’è da sapere

Il vaiolo umano, una malattia che per millenni ha condizionato la storia dell’umanità

Il “Vaiolo” è stata una delle malattie acute virali più pericolose (clicca), ad alta mortalità, oltre il 30% di letalità, che per alcuni millenni ha segnato la storia dell’umanità, causando milioni di morti in tutto il mondo. Causato dal “Variola virus”

il virus del vaiolo delle scimmie
il virus del vaiolo delle scimmie

appartenente al genere degli Orthopoxvirus della famiglia dei Poxviridae. Da sempre sono state classificate due forme cliniche: Variola maior e Variola minor. L’uomo, nel corso dei millenni è stato infettato, ed ha anche convissuto con quattro tipi di “orthopoxvirus”. Il Variola virus, maior e minor, il virus del vaiolo bovino e molto recentemente, da circa 60 anni, dal “virus del vaiolo delle scimmie”.

 

 

Le FAQ sul vaiolo delle scimmie. Per capire meglio clicca qui

 

 

mummia con segni di vaiolo
  mummia con segni di vaiolo

La prima testimonianza di “vaiolo nell’uomo” risale alla presenza di un “rush  pustoloso” rilevato sulla 

“mummia del Faraone Ramses V”.
Le grandi pandemie di vaiolo hanno decimato la popolazione europea e degli altri continenti per millenni. Di tutte le persone infettate moriva tra il 20 ed il 60% degli adulti ed oltre il 70% della popolazione infantile. Un vero e proprio flagello dell’umanità.

 

 

Grazie ad una imponente campagna di vaccinazione portata avanti da tutti i paesi del mondo il vaiolo è stato eradicato nel 1977.

Nel 1967 l’OMS confermava oltre quindici milioni, numeri ufficiali, di persone colpite dal vaiolo nel mondo, e con oltre due milioni di morti. Da allora fu organizzata la più massiccia campagna di vaccinazione, coordinata da OMS, e condotta con un imponente sforzo congiunto di tutti i paesi. Questo sforzo consentì di eradicare una delle peggiori malattie virali presenti nel mondo.

Nel 1979 fu dichiarata la “malattia eradicata”. L’ultimo caso certo di vaiolo contratto in natura, da “Variola minor”, fu diagnosticato in Somalia il “26 ottobre 1977”. La quasi totalità della popolazione nel mondo, fino al 1977 aveva ricevuto il vaccino per il vaiolo, e ne porta tuttora il segno sul muscolo deltoide del braccio. Da allora la vaccinazione è stata sospesa. Per i nati prima del 1977  la copertura per il vaiolo, nelle due forme, ma anche e soprattutto per il tipo “vaiolo delle scimmie”, un tipo di virus individuato molto recentemente, è stata garantita da questa grande campagna vaccinale che ha coperto gran parte della popolazione globale. Il primo caso della malattia causata dal nuovo virus, e successivamente la diffusione endemica in Africa, ha sempre colpito, prevalentemente la popolazione nata dopo l’anno ’80. Ossia giovani e giovani adulti, che non opponevano la forza immunologica creata dal vaccino, nei confronti di questo nuovo virus.

Vaiolo delle scimmie, una malattia virale animale trasmessa all’uomo e diffusasi tra i non vaccinati

Il Poxvirus è un virus del gruppo Orthopoxvirus che causa una malattia infettiva contagiosa per i primati (scimmie) e per alcuni mammiferi. Ossia è una zoonosi virale, correlata al virus del vaiolo umano, che provoca nell’uomo una malattia simile ma di solito più lieve e meno aggressiva di quella del Vaiolo. Sintomi simili a quelli osservati in passato, nei pazienti affetti da vaiolo umano, ma clinicamente meno gravi, spesso sfumati.

Nel 1958 comparvero due focolai di una malattia “simile al vaiolo” in colonie di scimmie sulle quali si “sperimentava la trasmissione del virus e nuovi vaccini”. Fu dato il nome di “vaiolo delle scimmie”. Una zoonosi che in seguito si trasmise all’uomo. Il primo caso umano di vaiolo delle scimmie fu registrato nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo, durante un periodo di intensificazione degli sforzi per eliminare il vaiolo tramite vaccinazione. Da allora il vaiolo delle scimmie è stato segnalato nell’uomo in altri Paesi dell’Africa centrale e occidentale, prevalentemente in soggetti giovani non vaccinati.
L’eradicazione del vaiolo è dovuta alla intensa campagna di vaccinazioni in tutto il mondo; la comparsa e la diffusione della nuova forma del “Vaiolo delle scimmie” è dovuta alla successiva cessazione della vaccinazione, che ha fatto emergere la nuova forma comparsa 20 anni prima in un gruppo di scimmie. I casi di questa zoonosi, principalmente nell’Africa Centrale e Occidentale, molto spesso manifestatisi in villaggi dispersi nella foresta dei grandi bacini fluviali per contatti stretti con animali, sono comparsi sempre più spesso anche nelle aree urbane dei paesi africani, per contagio interumano ravvicinato. Serbatoi animali che includono roditori e primati (scimmie), hanno contribuito al diffondersi di questa malattia. La nuova malattia del “vaiolo delle scimmie” è rimasta sotto controllo con la vaccinazione del vaiolo umano, nella popolazione vaccinata. Tutti gli adulti e le persone di età avanzata hanno mostrato resistenza al virus in questione, i giovani non vaccinati per il vaiolo, hanno mostrato suscettibilità al virus. I casi sono comparsi prima in villaggi, poi in grandi città e si sono diffusi nei soggetti non vaccinati per il Vaiolo umano. Nel 2003 è arrivata negli Stati Uniti manifestando alcuni casi non gravi e con contagio per rapporti stretti.

La mia esperienza in Africa con casi sospetti del vaiolo delle scimmie.
Tra il 1998 ed il 2002, durante ripetute mie missioni nell’area dei campi profughi di Kinshasa, di MPASA I, enorme villaggio – campo di profughi, oltre 500.000 persone in pochi anni, giunti dal nord est del paese, di fronte all’aeroporto internazionale, mi ritrovai ad operare in un ambulatorio – health center, a cui facevano capo migliaia di profughi dalle aree interne, ed in particolare luogo di  arrivo di “truppe rivoluzionarie” composte prevalentemente da giovani e giovanissimi leve di un esercito irregolare, proveniente dalle aree più interne delle regioni del nord, soprattutto Mutiene e Kugankat. Durante l’attività clinica era frequente osservare, nel nostro piccolo ospedale periferico, giovani soldati che giungevano dalle aree interne del Congo con febbre e malessere generale, accompagnati da sintomi simil vaiolosi, vescicole e piccole pustole, in particolare alle estremità degli arti superiori, sul volto e sui genitali. A queste manifestazioni cutanee si accompagnava la presenza di linfonodi gonfi e dolenti. Queste forme erano fortemente debilitanti e si manifestavano per contatti stretti e diretti tra persone. L’ambiente militare favoriva molto il diffondersi di queste forme. La cosa particolare, che ci colpiva, era che erano esenti da queste forme tutti coloro che erano stati vaccinati per il vaiolo, e la malattia diffondeva soprattutto nei giovani e giovanissimi. La diagnosi era nella maggior parte dei casi misconosciuta. Era recente l’eradicazione del vaiolo.
La trasmissione era evidente che non era solo per rapporto sessuale, ma prevalente la diffusione per contatto con le pustole presenti sulla pelle di varie zone del corpo.
Avevo avuto modo di osservare queste forme, sporadiche ma presenti, anni prima, in alcuni villaggi sperduti in Sierra Leone a nord di Makeni, nelle aree di costruzione della grande diga di Bumbuna. Tra il 1994 e il 1996 diversi casi in giovani provenienti dai villaggi del nord, al confine con la Guinea, arrivavano alla nostra attenzione. Caratteristica la febbricola, le pustole, i linfonodi dolorosi ed una grande stanchezza che durava a lungo. La trasmissione in questi casi era diretta con gli animali infetti. L’abitudine di mangiare scimmi crude e soprattutto il cervello delle steese scimmie, favorì molto il diffondersi di questa malattia.
Tutte queste forme erano comunque lievi ed autolimitantesi. La caratteristica era sempre la forte debilitazione fisica della persona in presenza di pustole e linfonodi gonfi e dolenti.

I focolai del vaiolo delle scimmie fuori dall’Africa

Nel 2003 è stato descritto un primo caso, prima sospetto poi accertato, di “vaiolo delle scimmie” fuori dall’Africa Equatoriale, in USA, collegato al contatto della persona con i cani della prateria infetti. Questi animali domestici, che funzionavano da serbatoio, erano stati a contatto con ratti marsupi e ghiri gambiani che erano stati importati nel paese dal Ghana. Questo focolaio portò in poco tempo ad oltre 70 casi di vaiolo delle scimmie negli Usa. Da allora i casi si sono diffusi in modo sporadico ed in piccoli focolai.
Il vaiolo delle scimmie è stato segnalato in viaggiatori dalla Nigeria in Israele a settembre 2018; nel Regno Unito a settembre 2018, dicembre 2019, maggio 2021 e maggio 2022; a Singapore a maggio 2019, e negli Stati Uniti d’America a luglio e novembre 2021.
Dal mese di aprile 2022 diverse decine di casi si stanno diffondendo in diversi paesi europei. Sono stati i due i focolai in Europa, uno a Madrid e l’altro a Gran Canaria, ad avere amplificato la diffusione del vaiolo delle scimmie. La rapidità della diffusione è spiegata perché entrambe le località sono frequentate da turisti di tutto il continente, appartenente alla fascia di età che non ha fatto il vaccino per il vaiolo.

Per esperienza anche diretta possiamo dire che la diffusione di questo virus è sicuramente favorita da contatti stretti tra persone, e passaggio di droplets e saliva, ma non è, al momento, da considerare una malattia a trasmissione tipicamente sessuale, anche se i rapporti possono favorire il passaggio del virus. L’esperienza fatta anche nei paesi dell’area equatoriale ci dice che l’infezione avviene per contatto con le pustole, stretto contatto con secrezioni respiratorie, contatto con le mucose interne. La trasmissione attraverso saliva e particelle respiratorie richiede un contatto faccia a faccia prolungato». Le attuali informazioni provenienti da ECDC (agenzia dei centri di malattie infettive dell’Unione Europea), sui circa ottanta casi registrati fino ad oggi (tutti uomini, una sola donna), evidenzia una predisposizione nei rapporti omosessuali, ma non è da considerare malattia sessualmente trasmessa. Una spiegazione può essere data da un cluster generato da pochi individui che si sono infettati e poi è iniziata una diffusione, che potrebbe essere limitata, anche se le previsioni sono di una amplificazione esponenziale della diffusione.

Non è la prima volta che si registrano focolai in Europa di vaiolo delle scimmie, in passato molto più contenuti, e nella stragrande maggioranza dei casi autolimitantesi nel giro di due o tre settimane.

dr. Paolo Meo medico infettivologo tropicalista. direttore Cesmet

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COVID-19 e mascherine – servono ancora?

Le mascherine servono ancora?
Nei luoghi affollati vanno messe anche quando fa caldo?
Tolgono ossigeno alla respirazione?
A parte gli obblighi, qual è il rapporto VERO costi/benefici in termini di salute?

Queste sono alcune delle domande che mi sono state rivolte da molte persone. Prima di rispondere cerchiamo di capire e di riassumere cosa indica ed obbliga l’emendamento al decreto “RIAPERTURE” e “l’ordinanza del ministro della Salute” in vigore dal 1° Maggio 2022:

L’utilizzo della mascherina non è più obbligatorio:

  • Dal 1° maggio
    • Ristoranti e bar; negozi, supermercati, attività sportive;
    • Nei luoghi pubblici, non più obbligatoria, ma forte raccomandazione ad utilizzarla;
    • Negli stadi e in tutti i luoghi all’aperto;
    • i lavoratori e dipendenti della Pubblica Amministrazione (uffici pubblici etc.) “non hanno più l’obbligo di portare la mascherina ma l’utilizzo è fortemente raccomandato.”
    • All’interno dei taxi. Ma la mascherina è ancora obbligatoria per il tassista.
  • L’utilizzo della mascherina Ffp2 è obbligatorio:
    • Fino al 15 giugno
      • Mezzi pubblici locali (bus – metro – tram);
      • I tassisti hanno l’obbligo di indossarla. Non è obbligatoria per i passeggeri;
      • Treni regionali e lunga percorrenza ed aerei nazionali ed internazionali;
      • Spettacoli e Sport: cinema, teatri, concerti e palazzetti sport al chiuso;
      • Visitatori delle: strutture sanitarie, ospedali, ambulatori, strutture riabilitative, delle Residenze sanitarie e degli hospice;
      • Nelle aziende private: è stato prorogato l’obbligo di utilizzo della mascherina per un accordo tra imprese e sindacati;
  • Fino alla fine dell’anno scolastico
    • Per tutti gli studenti dai 6 anni in avanti;
    • Personale docente e non docente;
  • Il GREEN PASS non è più obbligatorio per frequentare
    • Palestre e piscine al chiuso;
    • Feste, cerimonie, matrimoni;
    • Discoteche e sale da gioco;
    • Cinema e teatri, stadi;
    • Convegni e congressi, concorsi pubblici;
    • Ristoranti e bar e locali;
    • Trasporti pubblici e privati;
  • Il GREEN PASS rimane obbligatorio
    • Fino al 31 dicembre:
      • Ospedali, ambulatori, RSA,
      • Per i viaggi all’estero
  • Il modulo PLF (Passenger Locator Form)
    • Dal 1° maggio su tutti i viaggi esteri, per chi giunge in Italia
      • non è più necessario compilarlo e presentarlo alla autorità doganale;

 

  • VACCINO OBBLIGATORIO
    • Fino al 15 giugno
      • Insegnanti e personale scolastico
      • Forze dell’Ordine (polizia, CC, VVFF, Guardia finanza; altre)
      • Cittadini sopra i 50 anni di età;
    • Fino al 31 dicembre
      • Medici; Infermieri;
      • Personale sanitario, personale RSA;

Questa obbligatorietà è un requisito essenziale per lo svolgimento delle attività lavorative descritte. Questo è quanto dice la legge.

Veniamo ai vostri dubbi ed alle vostre domande. Premetto che il mio punto di vista è quello di un medico, infettivologo, che si è occupato di Covid-19 fin dai primi giorni della sua comparsa. Nel nostro centro medico “Cesmet Clinica del Viaggiatore” abbiamo seguito soprattutto i problemi di chi ha viaggiato, dei malati ambulatoriali, e delle realtà sanitarie tropicali, ossia lo sviluppo della pandemia in diversi paesi africani e la sua ricaduta nello sviluppo delle altre malattie presenti.

“Serve ancora la mascherina?”.
Si, ritengo che la mascherina (Fpp2 meglio della chirurgica), abbia ancora la sua funzione protettiva sulla diffusione del virus del Covid-19.

Per quanto con la stagione calda anche SARS-CoV-2 tenderà a diffondere molto meno, la altissima capacità di infettare delle ultime mutazioni, in particolare di Omicron 4 e di Omicron 5, condizionerà la presenza del virus anche nella stagione estiva.
La mia risposta positiva all’utilizzo della mascherina deriva dalla considerazione che la pericolosità di SARS-CoV-2, mutato molte volte ed in continua mutazione, consiste nel diffondere come pochi altri microrganismi nella popolazione umana. All’interno di ciascuno di noi, all’interno delle nostre cellule, dei nostri organi, una volta entrato comincia a moltiplicarsi e può fare danni senza che noi ce ne accorgiamo.

I “danni diretti” sono quelli provocati dal virus su alcuni tipi di cellule, e i “danni indiretti o secondari”, sono quelli indotti da una risposta abnorme infiammatoria ed immunitaria. La nostra risposta al virus talvolta si rivolge contro di noi. Chi soffre di Long Covid, denuncia uno stato di malessere da cui non riesce ad uscire. Lo stesso Long Covid deriva da una risposta prolungata, negativa in diversi organi. La nostra pratica medica quotidiana su pazienti affetti da Covid-19 ed anche tutti i lavori scientifici prodotti negli ultimi mesi supportano queste evidenze delle reazioni interne negative che hanno condizionato la nostra vita dall’inizio del 2020.

La mascherina è quindi consigliata per diminuire il rischio di contatto e di infezione e reinfezione con le nuove varianti. E’ un consiglio dato a tutti, ma è soprattutto una forte raccomandazione nei confronti di coloro che possono ancora avere danni dalla presenza del virus. Anziani, cardiopatici, diabetici, oncologici, pneumopatici cronici. Per tutte le persone che possono sviluppare reazioni abnormi o peggioramenti del loro stato di salute.

Mascherina quindi non obbligatoria ma consigliata soprattutto a chi ne ha veramente bisogno.

Qualcuno mi chiede se nei luoghi affollati le mascherine vanno messe anche quando fa caldo?
L’obiettivo primario è la prevenzione per le persone dall’infezione di un virus ancora sconosciuto nella sua azione a distanza anche di anni. L’obiettivo secondario è diminuire la circolazione del virus. Il problema, quindi non è il caldo o il freddo, ma è una questione di sicurezza. Il caldo non porta un problema respiratorio in chi indossa la mascherina. Se per una persona ci sono motivi di salute esistenti per cui l’utilizzo della mascherina provoca effetti negativi sulla salute, il rischio supera l’utilità ed è opportuno evitare di indossare la mascherina. Ma in senso generale la mascherina non crea problemi di tipo respiratorio con il caldo.

Le mascherine tolgono ossigeno alla respirazione?
Per persone in buono stato di salute, a tutte le età non ci sono evidenze di danni provocati da una diminuzione dei livelli di ossigeno. E’ chiaro che coloro che sono portatori di malattie respiratorie croniche dovranno limitare l’uso delle mascherine ai momenti di maggior rischio. Di per se l’uso delle mascherine non diminuisce la presenza di ossigeno nell’organismo.

Un’altra domanda che è poi è il cuore della questione “utilizzo delle mascherine”.

A parte gli obblighi, qual è il rapporto VERO costi/benefici in termini di salute?”

A questa domanda ho risposto già precedentemente quando ho accennato al danno primario diretto da virus e secondario da risposta infiammatoria e immunologica. Occorre evitare i danni, in corso di infezione da SARS-CoV-2 a diversi tessuti, a cominciare da quello cerebrale e cardiaco, ed anche ematico. L’utilizzo della mascherina è un indubbio beneficio in termini di protezione dall’infezione e quindi di protezione della salute di ciascuno. Nel rapporto costo/beneficio la protezione da parte delle mascherine nell’insorgenza di danni cerebrali, cardiaci, polmonari, renali, e di altri organi riveste un ruolo importante.

Basterebbe considerare quanto è successo in termini di riduzione di incidenza di malattie infettive respiratorie negli ultimi due anni. Da quando mascherine, distanziamento ed attenzione hanno giocato un ruolo fondamentale. I benefici sono naturalmente da ascrivere soprattutto per coloro che, per motivo di malattie croniche, e quindi persone deboli, hanno una alta necessità di protezione e prevenzione da malattie infettive a diffusione aerea.

Non quindi più l’obbligo ma una possibilità in più, per chi vuole uno strumento di prevenzione e di maggiore sicurezza per la propria salute. Libertà di scelta con la consapevolezza dell’importanza dell’uso.

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Assistenza alle mamme ed ai bambini in fuga dall’Ucraina – aggiornamenti

Stato di avanzamento del progetto “assistenza alle mamme ed ai bambini in fuga dall’Ucraina”.

16 Aprile 2022.
Il progetto dei padri Camilliani a “Lumianski” – assistenza alle mamme ed ai bambini in fuga dall’Ucraina – è cominciato oramai da quasi un mese e continua a fornire “assistenza e umanità” a numeri crescenti di bambini e di mamme. Il primo obiettivo dell’intervento era quello di risistemare alcuni piani del seminario dei Camilliani di Lumianski, sobborgo a poco meno di 30 km da Varsavia. I lavori sono stati necessari per fornire spazi abitabili alle famiglie che dai centri di raccolta del confine tra Polonia ed Ucraina sono state inviate in tutto il paese, a privati o enti che si offrivano per l’accoglienza. I padri Camilliani in Polonia hanno messo a disposizione alcune strutture in varie aree della Polonia. Una di queste è stata presa in carico da Cadis Internationale e dalle associazioni che collaborano.
La “Camillian Social Welfare Mission” sta coordinando diversi interventi nel paese “per assistere i rifugiati che arrivano in Polonia dall’Ucraina”. Insieme a CADIS International e ad “altre organizzazioni partner”, tra cui la “Fondazione Cesmet”, stanno conducendo un’operazione di supporto, accoglienza ed assistenza a circa 50 persone nel seminario di Lumianski.
Tuttavia, presso la “Stazione Ferroviaria Ovest” di Varsavia, primo punto di arrivo di migliaia di persone ogni giorno, per la carenza di volontari che possano aiutare con l’assistenza informativa iniziale, c’è una continua necessità di

assistenza alla stazione
    assistenza alla stazione

ricerca di volontari. Di seguito il messaggio della Missione Camilliana a tante persone in Polonia:  ( questo è l’ulteriore lavoro che vene effettuato dai volontari afferenti ai Camilliani.

Conduciamo volontariato informativo presso la “stazione ferroviaria occidentale”.
Noi della “Camillian Social Welfare Mission” aiutiamo le persone che si perdono, una volta arrivate a Varsavia,  nella ricerca di autobus verso i punti di accoglienza, aiutiamo con il trasporto dei bagagli alla stazione ferroviaria, dirigiamo le persone affamate alla tenda dove viene distribuito il cibo, aiutiamo a condurre le madri con bambini in aree speciali dove possono tranquillamente aspettare familiari/amici per arrivare o per continuare il trasporto.
Queste non sono cose complicate o difficili da fare, ma costituiscono una prima fase di accoglienza per miglaia di persone che arrivano in grande confusione e disperazione.
Tutto ciò che serve è un breve corso di formazione. Aiutaci chiedendo ai tuoi datori di lavoro la possibilità di fare volontariato. Accettiamo anche studenti che vogliono fare tirocini in un’organizzazione non governativa. Rilasceremo un certificato appropriato. Rispondiamo e richiamiamo sistematicamente, ci scusiamo se non subito, ma stiamo lavorando per migliorare l’applicazione e assumere una persona che coordini il lavoro dei volontari.
Tutto questo intervento, a monte della assistenza a domicilio, serve come primo livello di assistenza. Segue poi l’accoglienza delle persone designate, presso le abitazioni dei Camilliani.

Il nostro piccolo aiuto dall’Italia, come Fondazione Cesmet, serve a sostenere anche questo primo intervento per aiutare le donne, i bambini e gli anziani in arrivo in Polonia. Sono oltre 3 milioni ad oggi i profughi giunti in Polonia. Questo è il motivo per cui la Fondazione Cesmet ha deciso di continuare questo tipo di aiuto e di supporto.
Ci scrive il direttore di Cadis Internarional dopo la prima trance di donazioni inviate alla Associazione:
Gent.mo Dott Meo, grazie a lei ed alla Fondazione CESMET per il contributo che, come ben sa, per noi vale moltissimo, soprattutto in questo drammatico momento. Grazie a questa prima donazione (2.500€ donati dai soci), infatti, la provincia Camilliana in Polonia potrà ospitare circa 50 famiglie ucraine fuggite oltre il confine, fornendo loro un alloggio, vestiti, acqua calda e cibo, nonché tutta l’assistenza di cui hanno bisogno per ricominciare una nuova vita. ad oggi CADIS International, con contributi arrivati da tutto il mondo, ha messo insieme circa 60.000 €, con i quali ha contribuito ad attivare la struttura di accoglienza.
La Fondazione Cesmet conferma il suo impegno in questo aiuto, confidando in piccole ma preziose donazioni da ciascuno di voi. Il costo persona completo di vitto, alloggio, assistenza base, istruzione, gestione generale, è di circa 20€ persona. Il costo mese/persona è di circa € 600. Adotta alcuni giorni/mese, garantendo la tua partecipazione per il periodo che deciderai. Scrivi a fondazione@cesmet.com le tue intenzioni di donazione.

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I sintomi del Long Covid

Ambulatorio “Long Covid” presso le malattie infettive
 
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I Sintomi ed i Segni del Long Covid

 

Sono passati oltre due anni dall’inizio della pandemia da SARS-CoV-2 e sempre più persone infettate dal virus e dalle sue varianti presentano sintomi che non si esauriscono nelle prime settimane della fase acuta della malattia ma permangono nei mesi successivi e continuano oltre il previsto impedendo un pieno ritorno allo stato di buona salute. Questa condizione di “persistenza di sintomi” riguarda persone di ogni età, “dai più piccoli, infettati con il virus, agli adolescenti e giovani adulti, agli anziani”, che sono spesso portatori di malattie croniche e degenerative.


Questa entità “clinica specifica”, caratteristica del Post Covid, è denominata Long-COVID ed è caratterizzata da un’ampia e molto variabile presenza di sintomi e segni clinici. Questi sintomi così diversi sono  causati da danni subiti dai differenti organi e richiedono una valutazione clinica basata su un approccio multidisciplinare e multispecialistico. Approccio che parte sempre da una valutazione clinica generale ed infettivologica.

I sintomi ed i segni clinici attribuibili alla condizione di LONG COVID sono numerosi e soprattutto eterogenei. La grande variabilità di questi sintomi e segni clinici si può presentare sia con “manifestazioni singole ed uniche” sia con “manifestazioni multisintomatiche e con diverse combinazioni”. Alcuni sintomi si presentano in modo transitorio, compaiono, si mantengono nel tempo e poi tendono a scomparire, anche rapidamente. Altri sintomi hanno caratteristiche intermittenti e si presentano e scompaiono per poi ricomparire, senza una vera motivazione. Molti di questi sintomi sono costanti ed anzi tendono ad aggravarsi. E’ esperienza di chi segue questo tipo di malati che più grave è stata la malattia acuta da COVID-19, maggiore è l’entità e la manifestazione dei sintomi nel tempo e la loro persistenza.

 

SINTOMI DEL LONG COVID

I sintomi del Long-COVID sono stati suddivisi in due categorie:
(1) sintomi legati a manifestazioni generali;
(2)
sintomi legati a manifestazioni organo-specifiche.

 

Nelle MANIFESTAZIONI GENERALI si ritrovano sintomi quali

  • una fatica persistente;
  • una astenia in aggravamento, ossia una stanchezza eccessiva che impedisce una attività normale. Questo è il sintomo documentato con maggiore frequenza;
  • una febbricola che si presenta in particolare la sera, recidivante;
  • debolezza e stanchezza muscolare;
  • dolori diffusi caratterizzati da mialgie e artralgie;
  • sensazione di malessere e peggioramento dello stato di salute caratterizzato da: –anoressia,
    riduzione dell’appetito,

Nelle MANIFESTAZIONI ORGANO SPECIFICHE i danni si mantengono a lungo termine e costituiscono una serie di problemi:

 

  • POLMONARI / RESPIRATORI si ritrovano nella maggior parte delle persone che manifestano sintomi “post Covid”,
      • Dispnea, che non necessariamente migliora con l’utilizzo di ossigeno;
      • Affanno,
      • tosse persistente,
      • diminuzione della capacità di espansione della gabbia toracica;

     

  • CARDIOCIRCOLATORI
      • Senso di oppressione toracica

     

    • Dolore toracico
    • Palpitazioni
    • Tachicardia
    • Aritmie
    • Variazione della pressione arteriosa
  • NEUROLOGICI

Manifestazioni del sistema nervoso centrale

  • Cefalea, spesso non risponde agli antidolorifici. E’ uno dei sintomi più frequente, spesso bilaterale. Ha spesso caratteristica pulsante più frequentemente nella regione temporo-parietale;
  • Deterioramento cognitivo, che è descritto anche come “annebbiamento cerebrale” o “brain fog” talvolta persistente;
  • Difficoltà di concentrazione e difficoltà nella attenzione;
  • Problemi di memoria;
  • Difficoltà nelle funzioni esecutive, e quindi una lentezza nell’eseguire dei compiti o attività;
  • Vertigini
  • Disturbi del sonno, in particolare nel prendere sonno;
  • Disautonomia, un problema di “ipotensione ortostatica”

Manifestazioni neurologiche rare
Sono complicanze iniziate nella fase acuta di COVID-19 che possono arrecare un danno neurologico permanente

  • Eventi cerebrovascolari acuti (ictus ischemico/ emorragico)
  • Crisi epilettiche
  • Meningite/encefalite
  • Mielopatia/mielite
  • Sindrome di Guillain-Barré
  • Sindrome di Miller Fisher,
  • polinevriti craniche,
  • malattia demielinizzante del sistema nervoso centrale

Manifestazioni del sistema nervoso periferico

  • Sensazione di “Formicolio e senso di intorpidimento” piedi e mani, sintomi legati a “neuropatie periferiche di origine infiammatoria
  • Perdita di gusto e olfatto, sintomi tipici di SARS-CoV-2

 

  • PSICHIATRICI
    • Stati Depressivi
    • Stati d’ Ansia
    • Sindrome da stress post-traumatico (PTSD)
    • Sintomi ossessivo-compulsivi
    • Delirium, in particolare negli anziani)
    • Psicosi
  • ENDOCRINOLOGICI
    • Diabete mellito di nuova insorgenza con presenza di cheto acidosi. Questo si manifesta nella fase post acuta del Covid in persone che non avevano mai manifestato segni di iperglicemia;
    • tiroidite subacuta, si manifesta dopo mesi di malattia da Covid-19, in soggetti precedentemente eutiroidei, con una tireotossicosi clinicamente manifesta.
  • EMATOLOGICI

L’aspetto ematologico è caratteristico degli esiti nelle fasi post-acute. In seguito a forme particolarmente acute della malattia da Covid-19, in mancanza di terapia profilattica alla dimissione dal ricovero, i pazienti hanno sviluppato anche dopo un lungo periodo “embolia polmonare segmentaria, presenza di trombi in atri destro ed intracardiaci, ictus ischemico post trombotico;

  • Tromboembolismo
  • DERMATOLOGICI
    • Eritema pernio
    • Eruzioni papulo-squamose
    • Rash morbilliformi
    • Eruzioni orticaroidi
    • Alopecia
  • OTORINOLARINGOIATRICI

I danni a livello otorino si presentano a lungo termine con sempre maggior frequenza e sono sia funzionali che organici. Il danno è realizzato direttamente dall’azione del virus ma anche dagli esiti infiammatori “sine causa”.

  • Acufeni
  • Mal di gola (faringodinia)
  • Difficoltà a deglutire (disfagia)
  • Disfonia
  • GASTROENTEROLOGICI

Nel post Covid questi sintomi stanno diventando sempre più frequenti e molto diffusa la “sindrome del Colon irritabile post infettivo”.

  • Dolori addominali
  • Nausea
  • Vomito
  • Diarrea
  • Dispepsia
  • Eruttazione
  • Reflusso gastroesofageo
  • Distensione addominale
  • UROLOGICI

Il renale da Covid-19 si manifesta con riduzione del tasso di filtrazione glomerulare, per un danno a livello vascolare. Il danno può intervenire a distanza di mesi anche in presenza di una funzione renale normale nella fase acuta della malattia;

  • Ematuria
  • Proteinuria

 

Nelle MANIFESTAZIONI in diversi gruppi di persone problemi

  • PEDIATRICI

I bambini al di sotto degli 11 anni contraggono una infezione da COVID-19 con bassa tendenza a sviluppare malattia grave durante la fase acuta. Anche nella fase post Covid i malesseri si mantengono molto sfumati.
Tuttavia, un certo numero di piccoli pazienti può andare incontro ad una condizione infiammatoria multi-sistemica denominata  MIS-C (Multisystem Inflammatory Syndrome in Children). Questa condizione richiede un approccio urgente multidisciplinare per un trattamento immediato che, ad oggi, si è dimostrato efficace nel prevenire la possibile evoluzione verso un quadro di insufficienza multiorgano, shock fino al decesso improvviso.
La MIS- C si differenzia dal Long Covid per la sua insorgenza tra i 15 ed i 40 giorni, dopo l’infezione acuta, ed una sintomatologia ben definita.

 

Anche i bambini manifestano segni di Long-COVID con una sintomatologia tardiva e persistente per diversi mesi. Tra i sintomi caratterizzanti la sindrome vi sono:

  • Cefalea;
  • Febbre prolungata; affaticamento persistente; scarsa voglia all’attività fisica;
  • disturbi gastro-intestinali; nausea;
  • mal di gola e manifestazioni cutanee;
  • artromialgie spesso diffuse;
  • cambiamenti del tono dell’umore;
  • disturbo del sonno; difficoltà di concentrazione e vertigini;
  • palpitazioni; sensazione di fame d’aria;

 

  • GERIATRICI

E’ dimostrato che gli anziani manifestano i segni di Long-COVID con una frequenza superiore rispetto ai più giovani. Generalmente dopo una malattia acuta di Covid-19, a distanza di 60/90 giorni fino all’80% manifesta per lo meno un sintomo: tra tutti i vari sintomi astenia, dispnea e dolore articolare e tosse sono i sintomi più frequenti. Molti studi in ambiente geriatrico dimostra che la persistenza dei sintomi in un numero così elevato di soggetti deriva dalla ridotta “riserva funzionale” negli anziani, dalla persistenza dei fenomeni infiammatori con scarso controllo che portano ad una elevata fragilità con una ridotta capacità di recupero dalle situazioni di stress. Il COVID-19 peggiora la presenza di patologie croniche di cui è spesso affetta la persona anziana.

E’ evidente, dopo due anni dall’inizio della pandemia e valutata la situazione del long Covid che le caratteristiche di questo nei pazienti anziani sono sovrapponibili ai pazienti delle fasce di età inferiori: Può modificarsi il livello di gravità maggiore dei sintomi. La presenza di malattie croniche è però di particolare rilevanza negli anziani che possono peggiorare in modo grave i sintomi precedenti.

Dal punto di vista neurologico i “disturbi neurodegenerativi”, “psichiatrici” e di “deterioramento cognitivo” destano particolare apprensione nell’anziano. I dati indicano che, rispetto ad altri eventi clinici acuti, durante i primi 90 giorni dopo una diagnosi di COVID-19, la probabilità di sviluppare demenza è fortemente aumentata tra i pazienti con più di 65 anni.

Attenzione va posta anche allo stato nutrizionale che risulta spesso alterato nei pazienti anziani con Long-COVID. Tra il 26 ed il 45% dei pazienti dopo COVID-19 è stato trovato uno stato di malnutrizione. A questa malnutrizione si associa frequentemente “atrofia muscolare”, “sarcopenia” e stato di fragilità.

Per questo motivo assume particolare importanza nell’anziano svolgere uno studi approfondito degli aspetti clinici, metabolici e delle capacità di risposta mettendo in atto una valutazione multidisciplinare.

 

  • GINECOLOGICI / OSTETRICI

 (fonte ISS e Ministero Salute)

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24 marzo, Giornata mondiale della tubercolosi “Investire per porre fine alla tubercolosi. Save Lives.’ E la guerra?

 

Giovedì 24 marzo 2022 celebriamo la “Giornata Mondiale della Tubercolosi”.
INVESTIRE IN SANITA’ E PREVENZIONE PER PORRE FINE ALLA TUBERCOLOSI chiede OMS

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Giovedì 24 marzo 2022 ricordiamo anche l’ “Inizio della guerra e l’invasione dell’Ucraina” (24 febbraio)

Sottolineiamo che il 24 marzo di quest’anno ricordiamo o cerchiamo di ricordare le morti provocate dalla Tubercolosi  e ricordiamo, per le immagini che giornalmente affollano la nostra mente, anche le morti strazianti provocate dalla guerra in corso.
E’ passato un mese dall’inizio della guerra in Ucraina e i morti sono in aumento in entrambi i fronti; ma è anche l’anno in cui dopo la pandemia del Covid-19 sono in aumento costante le morti causate dalla tubercolosi. Una situazione drammatica e disumana in Europa che ci riporta indietro di oltre ottanta anni, con situazioni di distruzione e di morte e disperazione; ma una situazione drammatica anche per il peggioramento di tutti gli indici della salute che ci attendiamo non solo nel paese distrutto, ma anche in tutti gli altri paesi. Una situazione drammatica, poco considerata, in tutto il mondo per il riaccendersi di focolai epidemici di tubercolosi, drammaticamente peggiorati dal fenomeno della multiresistenza dei farmaci antitubercolari.
OMS quest’anno lancia l’appello: INVESTIRE IN SANITA’ E PREVENZIONE PER PORRE FINE ALLA TUBERCOLOSI.  Ma questo appello cade in un momento in cui gli stati chiedono di : INVESTIRE IN ARMAMENTI DECUPLICANDO LE SPESE MILITARI. 
Stanno aumentando vertiginosamente le spese militari nei nostri paesi. Dove finiranno gli investimenti in salute? Riusciremo ad invertire la rotta proprio a partire da questa giornata.

La TBC e la situazione

Questa malattia di origine batterica, che da sempre mina la salute dell’uomo, rimane una delle malattie più gravi ed è caratterizzata da elevata infettività e letalità. Da oltre un ventennio ci sono stati progressi continui nel controllo della malattia e nella diminuzione costate del numero di morti. Purtroppo OMS ci conferma che la pandemia Covid-19 ha “annullato anni di progressi compiuti nella lotta per porre fine alla malattia”. Dal 2020 il numero dei casi e dei morti è ricominciato a salire.
Dal 2000 ad oggi oltre 66 milioni le persone salvate con terapie efficaci e con le politiche di controllo in tutto il mondo.
Nel 2020 9.9 milioni le persone ammalatesi di TBC nel mondo e 1.5 milioni di persone morte di tubercolosi nel 2020. Con la pandemia Covid-19 un ritorno al passato. Un brutto passato di malattia e morte.

La Giornata mondiale della tubercolosi (TB), stabilita il 24 marzo di ogni anno, ha lo scopo di sensibilizzare tutti noi sulle devastanti conseguenze sanitarie, sociali ed economiche di questa malattia e di rilanciare gli sforzi per porre fine all’epidemia globale della tubercolosi. La data è stata scelta per ricordare il giorno in cui, il 24 marzo 1882, il dottor Robert Koch annunciò la scoperta del batterio, causa della tubercolosi. Questa scoperta aprì la strada alla comprensione e poi alla diagnosi e alla cura di questa malattia e della maggior parte delle malattie infettive.

Secondo i dati forniti da OMS ogni giorno, oltre 4000 persone perdono la vita a causa della tubercolosi, e quasi 30.000 persone si ammalano di questa malattia, pur essedo al giorno d’oggi prevenibile e curabile.
Gli sforzi globali per combattere la tubercolosi hanno salvato circa 60 milioni di vite dall’anno 2000 ad oggi. Tuttavia, la pandemia di COVID-19, dal 2020 ha annullato anni di progressi compiuti nella lotta per porre fine alla tubercolosi. I dati nella maggior parte dei paesi, in particolare i più poveri, sono tutti in peggioramento. Per la prima volta in oltre un ventennio, i decessi per tubercolosi sono aumentati, invertendo la tendenza oramai presente da circa 20 anni.

Il tema della Giornata mondiale della tubercolosi 2022 – “Investire per porre fine alla tubercolosi. Save Lives.” ci ricorda che per intensificare la lotta contro la tubercolosi e raggiungere gli impegni presi dai leader mondiali di tutti i paesi per porre fine alla tubercolosi, occorre continuare ad investire le risorse necessarie e non abbassare la guardia.
La situazione è divenuta particolarmente critica nel contesto della pandemia di COVID-19 che ha messo a rischio i progressi raggiunti nella lotta alla tubercolosi per giungere alla fine della tubercolosi e per garantire a tutti, in ogni paese del mondo, un accesso equo alla prevenzione ed alla assistenza.
L’impegno comune di tutti i paesi è quello di utilizzare “maggiori investimenti e maggiori risorse” con l’obiettivo di salvare milioni di vite in più, accelerando la fine dell’epidemia di tubercolosi. Questo è l’impegno OMS dell’anno 2022.
E ora cosa accadrà con la guerra in corso in Europa?

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Berlin Hauptbahnhof, la stazione dove l’umanità si ritrova

Da una volontaria alla  centrale di BERLINO 

Sono migliaia le persone che, in cerca di un posto sicuro, stanno arrivando in questi giorni nei paesi dell’Europa centrale, dalle zone più colpite dal conflitto Russo-Ucraino. A oggi si parla di più di tre milioni di profughi di guerra, molti dei quali trovano accoglienza in Germania. In particolare a Berlino, in una delle città più grandi del paese, arrivano quotidianamente centinaia / migliaia di civili.

Michael Kuenne/PRESSCOV/Zuma/picture-alliance

Berlin Hauptbahnhof, la stazione centrale della città,  è al momento il luogo fulcro dell’arrivo dei migranti.

È qui che, mossi da un sentimento di solidarietà e fraternità, centinaia di volontari si alternano giorno e notte per ricevere intere famiglie.  Attraverso la mobilitazione collettiva della città di Berlino si cerca di facilitare l’arrivo e la sistemazione dei civili in fuga dall’Ucraina. Ed è così che, giovedì scorso 17 marzo, ci siamo recati in stazione con un gruppo di colleghi per dare una mano e vivere in prima persona la realtà di cui si parla ormai da settimane.

Nonostante il ritardo di molti treni, quel pomeriggio la stazione centrale di Berlino era piena di gente, tanti rifugiati ma anche molti volontari.  Alcuni degli stessi profughi, nella maggior parte giovani, dopo aver trovato una sistemazione temporanea in città, si ritrovano ad aiutare nelle stazioni dei treni o nei centri di accoglienza.

aiutarsi reciprocamente a Berlino
 

Dopo un primo briefing sulle attività da svolgere, noi volontari abbiamo ricevuto una pettorina gialla sulla quale scrivere il nostro nome e le lingue che parliamo. L’attività principale in stazione è l’assistenza immediata ai migranti, dalle informazioni sugli alloggi disponibili, al servizio mensa e beni di prima necessità, fino al supporto logistico e telefonico. L’obiettivo è quello di facilitare, per chi ne ha bisogno, i primi giorni di permanenza in Germania.

C’è che arriva per fermarsi, chi invece transita qui per ripartire il giorno stesso verso altre destinazioni in Europa. Qui, uomini, donne, giovani e anziani, tanti bambini, e animali domestici ricevono assistenza quotidianamente. Non si fa differenza tra sesso, genere, età, razza e status socioeconomico.     

Nonostante la grande attivazione cittadina, però, gli alloggi disponibili a Berlino non sono sempre sufficienti per ospitare tutti. Molti migranti devono infatti proseguire il loro viaggio per raggiungere altre città tedesche che, negli ultimi giorni, sono state attrezzate per accoglierli.

Tra le persone che ci hanno approcciato giovedì c’era un giovane ucraino che, insieme al papà, ha raggiunto la stazione centrale di Berlino in macchina per trovare un alloggio sicuro in città.  Purtroppo, quel giorno, l’unico rifugio con letti disponibili si trovava a Norimberga, a più di 400 km dalla capitale tedesca. Dopo varie telefonate e una lunga ricerca effettuata da un giovane volontario russo, i due civili ucraini si sono potuti assicurare una residenza temporanea a Lipzia.

La vicinanza dimostrata dai cittadini europei comprova quanto questa guerra abbia colpito tutti noi, ma non bisogna dimenticare che ogni conflitto ha le sue vittime e i suoi rifugiati, a cui è fondamentale dare lo stesso peso.

Certo è che gli episodi delle ultime settimane sembrano aver risvegliato l’anima umana di tanti, e con la speranza di una coscienza collettiva più attiva, si potrà in futuro dimostrare lo stesso supporto, materiale e morale, a chiunque scappi da una guerra, qualsiasi essa sia.

                                                                                                                                                                               una volontaria italiana a Berlino tra volontari di ogni nazione

                                                                                                                                                                                                                                  Beatrice Meo

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Interventi di emergenza per la crisi in UCRAINA. Cosa facciamo.

INTERVENTO nella CRISI UCRAINA: PASSI AVANTI
9 marzo 2022

 

CADIS International, insieme ai suoi partner “PROSA“, “Salute e Sviluppo“, “Missione Calcutta” e “Fondazione CESMET” l’8 marzo ha avuto un incontro virtuale con P. Miroslaw, il Superiore Provinciale della Polonia, per essere aggiornati sull’intervento condotto dai Camilliani in Polonia.

 

Ukraine Crisis Intervention: steps forward

All’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, i Camilliani in Polonia hanno prontamente risposto con l’impegno di sostenere il programma di risposta all’emergenza della Provincia Camilliana Polacca. Le comunità religiose hanno deciso di sostenere finanziariamente i programmi pensati per i rifugiati ucraini.

Dopo la prima valutazione per identificare i bisogni e il numero di famiglie da ospitare, i Camilliani hanno creato tre programmi:

1. 1. Apertura del loro centro sociale per i senzatetto a Varsavia per ospitare alcuni dei rifugiati ucraini. Il programma è diretto da P. Arkadiusz, e un assistente sociale si occupa di selezionare i rifugiati che saranno ammessi al centro. Il centro offre tutti i tipi di assistenza: alimentare, non alimentare, medica, psicosociale. Inizialmente, hanno 30 famiglie accolte.

2. Preparazione di un altro rifugio temporaneo a Lomianki – una ex casa del seminario. La casa ha bisogno di alcune piccole riparazioni edilizie (stanze, cucina, sistema di riscaldamento) e di arredamento (frigorifero, utensili da cucina, ecc.). Hanno pianificato di dare rifugio a 55-60 famiglie.

3. La parrocchia di Tarnowskie Gory sta organizzando attività psicosociali e di apprendimento della lingua per i bambini rifugiati accolti dai loro parenti intorno alla parrocchia.

La provincia polacca dovrebbe presentare una proposta concreta di progetto per tutte queste attività, considerando i programmi, il budget e la durata del progetto. L’obiettivo finale è quello di aiutare i rifugiati a recuperare le loro forze (fisicamente, psicologicamente, moralmente) sostenendoli verso la stabilità in Polonia o in Ucraina.
La proposta di progetto sarà esaminata e presentata ai partner per costruire gli impegni delle iniziative concrete di aiuto.
Tutti i partner coinvolti saranno costantemente in contatto per aggiornamenti con la provincia camilliana in Polonia.

“Dallo scoppio della guerra in Ucraina, abbiamo lavorato soprattutto nelle stazioni ferroviarie di Varsavia. Insieme agli assistenti sociali, aspettiamo lì i treni che portano i rifugiati dal confine polacco. Per i rifugiati più malati e disabili, abbiamo organizzato un rifugio temporaneo nel nostro centro per i senzatetto di Varsavia. Le persone che vengono al nostro centro hanno la possibilità di fare un bagno, cambiarsi i vestiti e mangiare cibo adeguato. Purtroppo, non ci sono ancora abbastanza posti per questo tipo di alloggio temporaneo per gli ucraini. Ringraziamo Dio per tutto l’aiuto che abbiamo ricevuto, perché senza di esso il nostro ministero sarebbe impossibile”. – Padre Miroslaw

Il tuo contributo può davvero aiutare le persone che fuggono dalla guerra in Ucraina. Puoi sostenere i Camilliani in Polonia a dare alloggio, cibo e vestiti a molte famiglie donando al Fondo di Emergenza CADIS nei seguenti modi:

DEUTSCHE BANK
Camillian Disaster Service International (CADIS)
IBAN: IT13T 03104 03202 00000 0840270
BIC-SWIFT: DEUTITM1582
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MPS
CAUSALE: (tuo nome e cognome) a Fondazione Cesmet per progetto CADIS “assistenza alle famiglie ucraine”;
INTESTAZIONE:  Fondazione Cesmet Centro Studi Medicina Tropicale;
IBAN: IT12W0103003271000061266647;
BIC: PASCITM1A37

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fai la tua donazione per sostenere “le madri e i loro figli che scappano dalla guerra”. Dando 20€ e diffondendo il messaggio di questo sostegno a dieci amici, e con 200€ sosterrete un bambino nella sua vita quotidiana per un mese. E se volete contribuire un po’ di più, ve ne saremo grati.

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