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Mascherine. Obbligatorie ancora nei mezzi di trasporto

16 GIUGNO 2022

dall’ordinanza

mascherine e trasporti
mascherine e trasporti

Mascherine. Obbligatorie ancora sui mezzi di trasporto, le strutture sanitarie e le RSA fino al 30 settembre. Eliminate nella scuola, teatri, cinema ed in altri posti al chiuso. La CEI Conferenza episcopale italiana ha tolto l’obbligo delle mascherine nelle chiese, anche durante le funzioni religiose.

Mascherine addio ovunque tranne che nei mezzi di trasporto e ambienti sanitari. Il governo italiano ha sciolto la riserva sugli aerei adeguandosi alle direttive Ue che hanno eliminato l’obbligatorietà in tutti i trasporti dell’Unione nel mese di maggio.
Fino al 30 settembre dovremo indossare le mascherine quando saliamo sui treni a media e lunga percorrenza, sui tram, sugli autobus e sulla metropolitana. L’obbligo permane anche negli ospedali e nelle Rsa a tutela dei malati.
Il Consiglio dei ministri ha preso la decisione nel corso della riunione del 15 giugno, giorno di scadenza del mantenimento delle mascherine.
Non indossiamo più la mascherina nei cinema, teatri, palazzetti dello sport ed altri luoghi di spettacolo al chiuso, anche nei luoghi di culto la mascherina non è più richiesta, ma la manteniamo in tutti i mezzi di trasporto. Un altra novità, l’obbligo di indossare le mascherine è stato eliminato anche per gli studenti che affrontano gli esami di terza media e di maturità.
La decisione di mantenere la mascherina sui mezzi di trasporto e di eliminarla altrove lascia perplessità per un motivo di incongruenza. Spiegabile in ambiente sanitario, ma altrove? O ci si protegge ovunque oppure…?
La mia raccomandazione, da clinico infettivologo, valutando due anni di utilizzo e di riduzione, ma non di cessazione, della diffusione di molte malattie infettive respiratorie, in primis il Covid-19, continua ad essere quella di utilizzare le mascherine negli ambienti chiusi e con affollamento. Vale la pena indossare le mascherine, in modo corretto perché la protezione , anche se non assoluta, nei confronti del virus del Covid-19 è reale. La carica virale con cui si viene a contatto è sicuramente molto ridotta.
Come è evidente la riduzione di molte altre malattie a trasmissione aerea. L’utilizzo deve essere volontario, ragionato, cosciente e, allo stato della pandemi non imposto. L’utilizzo viene da una scelta di ciascuno.

La pandemia non è finita. SARS-CoV-2 con la sua variante Omicron 5 continua a diffondere.

 

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FAQ su vaiolo delle scimmie.

Desidero spiegare in modo semplice l’argomento del vaiolo delle scimmie.

Cosa è il vaiolo delle scimmie (VS)?
È una malattia degli animali causata dal “virus del vaiolo delle scimmie”. E’ una zoonosi, ossia una malattia degli animali (scimmie ed alcuni mammiferi), che può contagiare anche gli uomini. Il contagio può anche avvenire tra uomo ed uomo.

Che virus causa il VS?

Il “poxvirus” delle scimmie, come quello del vaiolo, fa parte del gruppo Orthopoxvirus.  E’ un virus a DNA a doppio filamento appartenente alla famiglia dei Poxviridae e al genere Orthopoxvirus, responsabile del VS.
Nonostante il nome, i primati non umani (ossia le scimmie) non sono il diretto serbatoio del virus, ma si infettano e ammalano con il virus. Il serbatoio è ancoro poco chiaro ma i principali candidati sono i piccoli roditori (p. es., gli scoiattoli) delle foreste pluviali africane, principalmente nei paesi dell’ Africa occidentale e centrale. La Nigeria è uno dei paesi di maggiore diffusione dei casi.

Dove si trova il “vaiolo delle Scimmie”(VS)?
Il luogo di diffusione naturale del virus sono le foreste pluviali in Africa Equatoriale Centrale ed Occidentale. Più frequentemente la malattia si sviluppa e diffonde nei villaggi dispersi in ampi territori, dove il contatto con animali, ed in particolare con le scimmie, è frequente e normale, anche per motivi culturali e religiosi ed alimentari.

Nel 1970, il primo caso umano di virus di VS è stato segnalato in un bambino di 9 anni, nella regione equatoriale della Repubblica Democratica del Congo (RDC), dopo l’eradicazione del vaiolo in quel paese. In seguito sono stati segnalati casi sporadici, talvolta con piccoli focolai epidemici, nelle aree della foresta pluviale dell’Africa centrale e occidentale e sono stati identificati focolai importanti principalmente in RDC ed in Nigeria, dove la malattia è attualmente considerata endemica.  Negli anni 1996-1997, in RDC sono stati identificati 511 casi umani, ufficiali. Molti di più gli ufficiosi. In questi anni si è diffuso nella maggior parte dei paesi sub sahel:
Il vaiolo delle scimmie umano (VS) è stato segnalato negli USA nel 2003, dovuto a importazione in Texas di roditori vivi provenienti dal Ghana e Guinea e stabulati vicino a cani della prateria, una volta a destinazione. Tutti i casi umani sono avvenuti in seguito al contatto con i cani della prateria infetti (5).
Dal 2016 sono stati diagnosticati casi da Repubblica CentrafricanaLiberiaNigeria (132 casi confermati nel 2017), Repubblica del Congo e Sierra Leone. Il virus si è diffuso tra i soldati dei vari paesi, e nei ragazzi e bambini giovani senza vaccino. Si è anche diffuso in aree dove animali infetti da poxvirus, vivevano a contatto con gli uomini nelle capanne, o venivano da questi mangiati.
A settembre 2018, a tre pazienti nel Regno Unito è stata diagnosticata il l’VS; due di questi casi erano rientrati dalla Nigeria di recente e il terzo caso era un operatore sanitario che aveva curato uno dei due. Quest’ultimo caso ha fornito la prima prova inconfutabile della possibilità di contagio interumano.
I nuovi casi in Europa nel 2022
Il 23 maggio 2022, l’ECDC ha pubblicato un documento con la situazione aggiornata della malattia di VS.  Il 7 maggio 2022 nel Regno Unito è stato riportato il primo caso di VS in un viaggiatore proveniente dalla Nigeria. Sempre in UK, il 13 maggio la malattia è stata diagnosticata in 2 ulteriori casi (appartenenti alla stessa famiglia ma non correlati con il caso precedente). Al 20 maggio, il totale dei casi confermati in UK era 20.
In EU/EAA risultano confermati, nel documento dell’ECDC, casi
Portogallo [23],
Spagna [30],
Belgio [4],
Germania [3],
Francia [1],
Italia [3],
Svezia [1],
Paesi Bassi [1],
Austria [1].

Al di fuori dell’EU/EAA al momento sono riportati i seguenti casi confermati:
Svizzera [1],
Canada [2],
USA [1],
Australia
 [2] e
Israele [1].

Questa è la distribuzione mondiale dei casi confermati a 23 maggio 2022 (fonte ECDC)

Quale può essere l’origine di questa epidemia di VS in moti paesi europei, ma anche extraeuropei?
Per capire l’origine della diffusione di questa malattia (VS) in Europa ed n altri paesi, un evento ricorrente sembra essere la presenza di molti contagiati in alcune zone precise di Spagna e Portogallo e soprattutto in un determinato arco di tempo collocabile tra le prime due settimane di maggio. Le isole Canarie sembrano essere il luogo di origine della malattia. Erano in corso, sulle isole, alcuni rave party durati diversi giorni. La vita tra le persone, con contatti molto stretti, e con comportamenti sessuali che possono aver agevolato la diffusione del virus, portato da una unica persona infetta, magari di provenienza Africana, dove il VS è endemico in diversi paesi. In questa occasione e fra un cluster di uomini che hanno fatto sesso con altri uomini, il virus si è sicuramente diffuso a macchia d’olio. 

Il dr. David Heymann, esperto OMS l’Organizzazione mondiale della sanità sulle minacce infettive, ha affermato:
«È molto probabile che qualcuno sia stato infettato, abbia sviluppato lesioni sui genitali, sulle mani o da qualche altra parte, e poi lo abbia diffuso ad altri quando c’era un contatto sessuale o un contatto stretto, nel vivere insieme».
Questo ci porta a dire che la malattia non è a trasmissione sessuale ma per contatto stretto e ripetuto. Le caratteristiche di questo focolaio sono tali che in poco tempo si riuscirà ad isolare il virus ed a spegnere il focolaio che si è generato a Gran Canaria.

Quali sono i sintomi classici di VS?
Febbre, anche elevata; cefalea, anche intensa; dolori muscolari; forte stanchezza; linfonodi gonfi e dolenti. Classico il rush cutaneo che da aree eritematose, nei giorni successivi, evolve in papule, pustole, vescicole con liquido, molto contagioso, e poi croste. Le lesioni cutanee variano da poche a diverse centinaia e tendono a concentrarsi sulla faccia, la palma delle mani, le piante dei piedi. Frequenti anche sui genitali, bocca ed occhi.

Quanto durano i sintomi del VS?
Dopo la prima febbre il rush cutaneo compare dopo 2/3 giorni, evolve nelle diverse manifestazioni e i sintomi e lo stato infiammatorio durano tra le 2 e le 4 settimane. Generalmente regrediscono senza terapia specifica.

VS è una malattia mortale?
Generalmente NO. La malattia si manifesta con sintomi lievi e si autolimita. Raramente compaiono complicazioni che possono portare al decesso. Nei paesi di elevata endemia africani la mortalità è tra il 3% ed il 6% dei casi.

Come avviene la diffusione di VS tra animali ed uomini.
Il “Vaiolo delle Scimmie” si diffonde tra gli animali e l’uomo, in particolare scimmie, per contatto stretto, nei villaggi e nelle selve dell’Africa Equatoriale per motivi culturali e religiosi e per alimentazione. In molte tribù africane si convive con animali che spesso sono infetti di questa malattia. Spesso si mangia “cervello” ed “interiora delle scimmie”. Questa è una delle cause della diffusione della malattia. Culturalmente è giustificato un comportamento di stretto contatto tra animali e uomini.   

Come avviene la diffusione di VS tra uomo ed uomo:
il contagio può avvenire per contatto stretto e contaminazione con le lesioni cutanee infette, in particolare vescicole e le pustole particolarmente infette. Questo contagio avviene frequentemente tra la seconda e la terza settimana di malattia. Vestiti, suppellettili, letti e piani contaminati dalle lesioni infette, posso contribuire al contagio ed alla diffusione della malattia. Il virus può diffondere con la saliva, da lesioni della mucosa orale. Anche le lesioni a livello genitale ed anale possono essere fonte di contagio. Questa particolare forma di diffusione del virus, include anche la trasmissione sessuale, che non è l’unica e la principale via di contagio.

Protegge il vaccino del vaiolo da MP?

Il vaccino utilizzato nelle campagne contro il vaiolo, tra gli anni ’60 e ’70 ha sicuramente ancora una protezione. Esistono ancora stoccate alcune scorte di vaccino e nello stesso tempo se ne stanno producendo di nuovi, ma il vaccino ancora non viene somministrato, se non ad alcune categorie a rischio.

 Come mi proteggo da VS:
puoi ridurre o eliminare completamente il rischio di contagiarti con VS evitando contatti e vicinanza con persone con sospetto di malattia. Se hai avuto un contatto con casi accertati, se sei un sanitario o assisti il malato sintomatico, è bene che ti isoli e che copri le ferite infette, e consigli anche gli altri a fare lo stesso. Se ti trovi nella stessa stanza del malato di VS indossa e fai indossare mascherine FFP2. Utilizza sempre guanti a perdere per contatti con ferrite.
E’ necessario lavarsi le mani frequentemente con sapone ed acqua o disinfettanti.

I bambini si contagiano con VS
I bambini sotto i 5 anni sono più disposti ad ammalare con sintomi più gravi che non adolescenti o giovani adulti. Il virus passa la placenta e si trasmette da madre a figlio. Può anche contagiare il nascituro al momento del parto.

Cosa devi fare se pensi di esserti infettato di VS:
se pensi di avere sintomi da VS e di esserti infettato per contatti stretti e prolungati con sospetti o reali malati, isolati adottando un auto isolamento e avvisa i medici prima possibile. Lavati spesso le mani ed utilizza correttamente la mascherina.

C’è un vaccino contro VS?
Ci sono diversi vaccini contor il vaiolo che mantengono una certa efficacia anche nei confronti di VS. Un recente vaccino per il vaiolo, realizzato nel 2019, MVA-BN conosciuto come Imvanex o Jynneos, è stato approvato come protezione anche per VS a non è ancora in commercio né reperibile sul mercato. WHO lavora per accelerare le fasi di commercializzazioni. Chi è stato vaccinato, fino agli anni ’80 nei confronti del vaiolo, mantiene una buona protezione anche nei confronti di VS.

C’è un trattamento specifico nei confronti di VS
Nella maggior parte dei casi i sintomi si autolimitano senza bisogno di terapie specifiche o di supporto. La prevenzione si attua coprendo bene le macchie di rush cutaneo senza toccarle. Nei casi severi si possono usare le “immunoglobuline specifiche; l’utilizzo di antivirali come tecovirimat, utilizzato per il trattamento del vaiolo è attivo anche su VS.

C’è il rischio di crescita ed estensione di focolai di VS.
Le forme di VS non sono considerate a veloce diffusione in quanto occorre uno stretto contatto con le persone malate. Cosa particolarmente difficile.

dr. Paolo Meo

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I sintomi del Long Covid

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I Sintomi ed i Segni del Long Covid

 

Sono passati oltre due anni dall’inizio della pandemia da SARS-CoV-2 e sempre più persone infettate dal virus e dalle sue varianti presentano sintomi che non si esauriscono nelle prime settimane della fase acuta della malattia ma permangono nei mesi successivi e continuano oltre il previsto impedendo un pieno ritorno allo stato di buona salute. Questa condizione di “persistenza di sintomi” riguarda persone di ogni età, “dai più piccoli, infettati con il virus, agli adolescenti e giovani adulti, agli anziani”, che sono spesso portatori di malattie croniche e degenerative.


Questa entità “clinica specifica”, caratteristica del Post Covid, è denominata Long-COVID ed è caratterizzata da un’ampia e molto variabile presenza di sintomi e segni clinici. Questi sintomi così diversi sono  causati da danni subiti dai differenti organi e richiedono una valutazione clinica basata su un approccio multidisciplinare e multispecialistico. Approccio che parte sempre da una valutazione clinica generale ed infettivologica.

I sintomi ed i segni clinici attribuibili alla condizione di LONG COVID sono numerosi e soprattutto eterogenei. La grande variabilità di questi sintomi e segni clinici si può presentare sia con “manifestazioni singole ed uniche” sia con “manifestazioni multisintomatiche e con diverse combinazioni”. Alcuni sintomi si presentano in modo transitorio, compaiono, si mantengono nel tempo e poi tendono a scomparire, anche rapidamente. Altri sintomi hanno caratteristiche intermittenti e si presentano e scompaiono per poi ricomparire, senza una vera motivazione. Molti di questi sintomi sono costanti ed anzi tendono ad aggravarsi. E’ esperienza di chi segue questo tipo di malati che più grave è stata la malattia acuta da COVID-19, maggiore è l’entità e la manifestazione dei sintomi nel tempo e la loro persistenza.

 

SINTOMI DEL LONG COVID

I sintomi del Long-COVID sono stati suddivisi in due categorie:
(1) sintomi legati a manifestazioni generali;
(2)
sintomi legati a manifestazioni organo-specifiche.

 

Nelle MANIFESTAZIONI GENERALI si ritrovano sintomi quali

  • una fatica persistente;
  • una astenia in aggravamento, ossia una stanchezza eccessiva che impedisce una attività normale. Questo è il sintomo documentato con maggiore frequenza;
  • una febbricola che si presenta in particolare la sera, recidivante;
  • debolezza e stanchezza muscolare;
  • dolori diffusi caratterizzati da mialgie e artralgie;
  • sensazione di malessere e peggioramento dello stato di salute caratterizzato da: –anoressia,
    riduzione dell’appetito,

Nelle MANIFESTAZIONI ORGANO SPECIFICHE i danni si mantengono a lungo termine e costituiscono una serie di problemi:

 

  • POLMONARI / RESPIRATORI si ritrovano nella maggior parte delle persone che manifestano sintomi “post Covid”,
      • Dispnea, che non necessariamente migliora con l’utilizzo di ossigeno;
      • Affanno,
      • tosse persistente,
      • diminuzione della capacità di espansione della gabbia toracica;

     

  • CARDIOCIRCOLATORI
      • Senso di oppressione toracica

     

    • Dolore toracico
    • Palpitazioni
    • Tachicardia
    • Aritmie
    • Variazione della pressione arteriosa
  • NEUROLOGICI

Manifestazioni del sistema nervoso centrale

  • Cefalea, spesso non risponde agli antidolorifici. E’ uno dei sintomi più frequente, spesso bilaterale. Ha spesso caratteristica pulsante più frequentemente nella regione temporo-parietale;
  • Deterioramento cognitivo, che è descritto anche come “annebbiamento cerebrale” o “brain fog” talvolta persistente;
  • Difficoltà di concentrazione e difficoltà nella attenzione;
  • Problemi di memoria;
  • Difficoltà nelle funzioni esecutive, e quindi una lentezza nell’eseguire dei compiti o attività;
  • Vertigini
  • Disturbi del sonno, in particolare nel prendere sonno;
  • Disautonomia, un problema di “ipotensione ortostatica”

Manifestazioni neurologiche rare
Sono complicanze iniziate nella fase acuta di COVID-19 che possono arrecare un danno neurologico permanente

  • Eventi cerebrovascolari acuti (ictus ischemico/ emorragico)
  • Crisi epilettiche
  • Meningite/encefalite
  • Mielopatia/mielite
  • Sindrome di Guillain-Barré
  • Sindrome di Miller Fisher,
  • polinevriti craniche,
  • malattia demielinizzante del sistema nervoso centrale

Manifestazioni del sistema nervoso periferico

  • Sensazione di “Formicolio e senso di intorpidimento” piedi e mani, sintomi legati a “neuropatie periferiche di origine infiammatoria
  • Perdita di gusto e olfatto, sintomi tipici di SARS-CoV-2

 

  • PSICHIATRICI
    • Stati Depressivi
    • Stati d’ Ansia
    • Sindrome da stress post-traumatico (PTSD)
    • Sintomi ossessivo-compulsivi
    • Delirium, in particolare negli anziani)
    • Psicosi
  • ENDOCRINOLOGICI
    • Diabete mellito di nuova insorgenza con presenza di cheto acidosi. Questo si manifesta nella fase post acuta del Covid in persone che non avevano mai manifestato segni di iperglicemia;
    • tiroidite subacuta, si manifesta dopo mesi di malattia da Covid-19, in soggetti precedentemente eutiroidei, con una tireotossicosi clinicamente manifesta.
  • EMATOLOGICI

L’aspetto ematologico è caratteristico degli esiti nelle fasi post-acute. In seguito a forme particolarmente acute della malattia da Covid-19, in mancanza di terapia profilattica alla dimissione dal ricovero, i pazienti hanno sviluppato anche dopo un lungo periodo “embolia polmonare segmentaria, presenza di trombi in atri destro ed intracardiaci, ictus ischemico post trombotico;

  • Tromboembolismo
  • DERMATOLOGICI
    • Eritema pernio
    • Eruzioni papulo-squamose
    • Rash morbilliformi
    • Eruzioni orticaroidi
    • Alopecia
  • OTORINOLARINGOIATRICI

I danni a livello otorino si presentano a lungo termine con sempre maggior frequenza e sono sia funzionali che organici. Il danno è realizzato direttamente dall’azione del virus ma anche dagli esiti infiammatori “sine causa”.

  • Acufeni
  • Mal di gola (faringodinia)
  • Difficoltà a deglutire (disfagia)
  • Disfonia
  • GASTROENTEROLOGICI

Nel post Covid questi sintomi stanno diventando sempre più frequenti e molto diffusa la “sindrome del Colon irritabile post infettivo”.

  • Dolori addominali
  • Nausea
  • Vomito
  • Diarrea
  • Dispepsia
  • Eruttazione
  • Reflusso gastroesofageo
  • Distensione addominale
  • UROLOGICI

Il renale da Covid-19 si manifesta con riduzione del tasso di filtrazione glomerulare, per un danno a livello vascolare. Il danno può intervenire a distanza di mesi anche in presenza di una funzione renale normale nella fase acuta della malattia;

  • Ematuria
  • Proteinuria

 

Nelle MANIFESTAZIONI in diversi gruppi di persone problemi

  • PEDIATRICI

I bambini al di sotto degli 11 anni contraggono una infezione da COVID-19 con bassa tendenza a sviluppare malattia grave durante la fase acuta. Anche nella fase post Covid i malesseri si mantengono molto sfumati.
Tuttavia, un certo numero di piccoli pazienti può andare incontro ad una condizione infiammatoria multi-sistemica denominata  MIS-C (Multisystem Inflammatory Syndrome in Children). Questa condizione richiede un approccio urgente multidisciplinare per un trattamento immediato che, ad oggi, si è dimostrato efficace nel prevenire la possibile evoluzione verso un quadro di insufficienza multiorgano, shock fino al decesso improvviso.
La MIS- C si differenzia dal Long Covid per la sua insorgenza tra i 15 ed i 40 giorni, dopo l’infezione acuta, ed una sintomatologia ben definita.

 

Anche i bambini manifestano segni di Long-COVID con una sintomatologia tardiva e persistente per diversi mesi. Tra i sintomi caratterizzanti la sindrome vi sono:

  • Cefalea;
  • Febbre prolungata; affaticamento persistente; scarsa voglia all’attività fisica;
  • disturbi gastro-intestinali; nausea;
  • mal di gola e manifestazioni cutanee;
  • artromialgie spesso diffuse;
  • cambiamenti del tono dell’umore;
  • disturbo del sonno; difficoltà di concentrazione e vertigini;
  • palpitazioni; sensazione di fame d’aria;

 

  • GERIATRICI

E’ dimostrato che gli anziani manifestano i segni di Long-COVID con una frequenza superiore rispetto ai più giovani. Generalmente dopo una malattia acuta di Covid-19, a distanza di 60/90 giorni fino all’80% manifesta per lo meno un sintomo: tra tutti i vari sintomi astenia, dispnea e dolore articolare e tosse sono i sintomi più frequenti. Molti studi in ambiente geriatrico dimostra che la persistenza dei sintomi in un numero così elevato di soggetti deriva dalla ridotta “riserva funzionale” negli anziani, dalla persistenza dei fenomeni infiammatori con scarso controllo che portano ad una elevata fragilità con una ridotta capacità di recupero dalle situazioni di stress. Il COVID-19 peggiora la presenza di patologie croniche di cui è spesso affetta la persona anziana.

E’ evidente, dopo due anni dall’inizio della pandemia e valutata la situazione del long Covid che le caratteristiche di questo nei pazienti anziani sono sovrapponibili ai pazienti delle fasce di età inferiori: Può modificarsi il livello di gravità maggiore dei sintomi. La presenza di malattie croniche è però di particolare rilevanza negli anziani che possono peggiorare in modo grave i sintomi precedenti.

Dal punto di vista neurologico i “disturbi neurodegenerativi”, “psichiatrici” e di “deterioramento cognitivo” destano particolare apprensione nell’anziano. I dati indicano che, rispetto ad altri eventi clinici acuti, durante i primi 90 giorni dopo una diagnosi di COVID-19, la probabilità di sviluppare demenza è fortemente aumentata tra i pazienti con più di 65 anni.

Attenzione va posta anche allo stato nutrizionale che risulta spesso alterato nei pazienti anziani con Long-COVID. Tra il 26 ed il 45% dei pazienti dopo COVID-19 è stato trovato uno stato di malnutrizione. A questa malnutrizione si associa frequentemente “atrofia muscolare”, “sarcopenia” e stato di fragilità.

Per questo motivo assume particolare importanza nell’anziano svolgere uno studi approfondito degli aspetti clinici, metabolici e delle capacità di risposta mettendo in atto una valutazione multidisciplinare.

 

  • GINECOLOGICI / OSTETRICI

 (fonte ISS e Ministero Salute)

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24 marzo, Giornata mondiale della tubercolosi “Investire per porre fine alla tubercolosi. Save Lives.’ E la guerra?

 

Giovedì 24 marzo 2022 celebriamo la “Giornata Mondiale della Tubercolosi”.
INVESTIRE IN SANITA’ E PREVENZIONE PER PORRE FINE ALLA TUBERCOLOSI chiede OMS

ma

Giovedì 24 marzo 2022 ricordiamo anche l’ “Inizio della guerra e l’invasione dell’Ucraina” (24 febbraio)

Sottolineiamo che il 24 marzo di quest’anno ricordiamo o cerchiamo di ricordare le morti provocate dalla Tubercolosi  e ricordiamo, per le immagini che giornalmente affollano la nostra mente, anche le morti strazianti provocate dalla guerra in corso.
E’ passato un mese dall’inizio della guerra in Ucraina e i morti sono in aumento in entrambi i fronti; ma è anche l’anno in cui dopo la pandemia del Covid-19 sono in aumento costante le morti causate dalla tubercolosi. Una situazione drammatica e disumana in Europa che ci riporta indietro di oltre ottanta anni, con situazioni di distruzione e di morte e disperazione; ma una situazione drammatica anche per il peggioramento di tutti gli indici della salute che ci attendiamo non solo nel paese distrutto, ma anche in tutti gli altri paesi. Una situazione drammatica, poco considerata, in tutto il mondo per il riaccendersi di focolai epidemici di tubercolosi, drammaticamente peggiorati dal fenomeno della multiresistenza dei farmaci antitubercolari.
OMS quest’anno lancia l’appello: INVESTIRE IN SANITA’ E PREVENZIONE PER PORRE FINE ALLA TUBERCOLOSI.  Ma questo appello cade in un momento in cui gli stati chiedono di : INVESTIRE IN ARMAMENTI DECUPLICANDO LE SPESE MILITARI. 
Stanno aumentando vertiginosamente le spese militari nei nostri paesi. Dove finiranno gli investimenti in salute? Riusciremo ad invertire la rotta proprio a partire da questa giornata.

La TBC e la situazione

Questa malattia di origine batterica, che da sempre mina la salute dell’uomo, rimane una delle malattie più gravi ed è caratterizzata da elevata infettività e letalità. Da oltre un ventennio ci sono stati progressi continui nel controllo della malattia e nella diminuzione costate del numero di morti. Purtroppo OMS ci conferma che la pandemia Covid-19 ha “annullato anni di progressi compiuti nella lotta per porre fine alla malattia”. Dal 2020 il numero dei casi e dei morti è ricominciato a salire.
Dal 2000 ad oggi oltre 66 milioni le persone salvate con terapie efficaci e con le politiche di controllo in tutto il mondo.
Nel 2020 9.9 milioni le persone ammalatesi di TBC nel mondo e 1.5 milioni di persone morte di tubercolosi nel 2020. Con la pandemia Covid-19 un ritorno al passato. Un brutto passato di malattia e morte.

La Giornata mondiale della tubercolosi (TB), stabilita il 24 marzo di ogni anno, ha lo scopo di sensibilizzare tutti noi sulle devastanti conseguenze sanitarie, sociali ed economiche di questa malattia e di rilanciare gli sforzi per porre fine all’epidemia globale della tubercolosi. La data è stata scelta per ricordare il giorno in cui, il 24 marzo 1882, il dottor Robert Koch annunciò la scoperta del batterio, causa della tubercolosi. Questa scoperta aprì la strada alla comprensione e poi alla diagnosi e alla cura di questa malattia e della maggior parte delle malattie infettive.

Secondo i dati forniti da OMS ogni giorno, oltre 4000 persone perdono la vita a causa della tubercolosi, e quasi 30.000 persone si ammalano di questa malattia, pur essedo al giorno d’oggi prevenibile e curabile.
Gli sforzi globali per combattere la tubercolosi hanno salvato circa 60 milioni di vite dall’anno 2000 ad oggi. Tuttavia, la pandemia di COVID-19, dal 2020 ha annullato anni di progressi compiuti nella lotta per porre fine alla tubercolosi. I dati nella maggior parte dei paesi, in particolare i più poveri, sono tutti in peggioramento. Per la prima volta in oltre un ventennio, i decessi per tubercolosi sono aumentati, invertendo la tendenza oramai presente da circa 20 anni.

Il tema della Giornata mondiale della tubercolosi 2022 – “Investire per porre fine alla tubercolosi. Save Lives.” ci ricorda che per intensificare la lotta contro la tubercolosi e raggiungere gli impegni presi dai leader mondiali di tutti i paesi per porre fine alla tubercolosi, occorre continuare ad investire le risorse necessarie e non abbassare la guardia.
La situazione è divenuta particolarmente critica nel contesto della pandemia di COVID-19 che ha messo a rischio i progressi raggiunti nella lotta alla tubercolosi per giungere alla fine della tubercolosi e per garantire a tutti, in ogni paese del mondo, un accesso equo alla prevenzione ed alla assistenza.
L’impegno comune di tutti i paesi è quello di utilizzare “maggiori investimenti e maggiori risorse” con l’obiettivo di salvare milioni di vite in più, accelerando la fine dell’epidemia di tubercolosi. Questo è l’impegno OMS dell’anno 2022.
E ora cosa accadrà con la guerra in corso in Europa?

Diagnosi corretta per la tubercolosi ( mantoux test o quantiferon?) per saperne di più clicca qui

24 marzo, Giornata mondiale della tubercolosi “Investire per porre fine alla tubercolosi. Save Lives.’ E la guerra? Leggi tutto »

Aiutiamo la vita! Mamme e bimbi in fuga dalla guerra: insieme possiamo fare molto per loro.

UcrainaLa Fondazione Cesmet – Centro Studi Medicina Tropicale, appoggia l’opera di assistenza dei Camilliani ai rifugiati Ucraini che scappano a milioni dalla guerra in Ucraina. Perché vogliano aiutare e supportare, in questo momento, in questa fase della guerra, un progetto in Polonia. Perché in questo momento la Polonia è in una situazione di gravissima emergenza. Più di un milione e mezzo di persone, ad oggi, si sono rifugiate in questo paese. E i numeri sono in continuo aumento. La Polonia ha dimostrato una grande sensibilità e disponibilità nei confronti di questi fratelli pieni di bisogno e di terrore. Dopo due settimane di distruzione, morte, lontananza dalla loro casa e dai loro affetti.

Fratel Miroslaw Szwajnoch, dell’ordine dei Padri Camiliani, oltre ad essere il responsabile ed il referente del “progetto di assistenza alle mamme e bambini in fuga dall’Ucraina” che verrà realizzato a łomianki, cittadina a poco più di venti chilometri da Varsavia, è anche direttore dell’ospedale camilliano di Tarnowskie Gory che fin dall’inizio della pandemia è stato destinato ai pazienti con il covid-19. Persona impegnata su più fronti, da molti anni gestore ed amministratore di ospedali e strutture impegnative. La sua presenza è senza dubbio la garanzia per tutti noi e per tutti coloro che decideranno di aiutare l’opera di assistenza dei Camilliani nei confronti dei rifugiati in Polonia, ed in particolare mamme e bambini, ed anche bambini soli, senza più nessuno.
Ci dice Fratel Miroslaw in una lettera inviata al gruppo che dall’Italia segue il progetto, di cui la Fondazione Cesmet fa parte, e a tutti coloro che leggono questo articolo. “Accetteremo con gratitudine qualsiasi aiuto. Inoltre, è molto importante sentire che non siamo soli nelle nostre azioni. Ancora una volta, aiuteremo i rifugiati anche se non c’è aiuto finanziario dall’esterno”.
Non possiamo far sentire solo Fratel Miroslaw ed i suoi confratelli, perché non possiamo far sentire sole queste mamme che hanno lasciato i loro uomini e papà in Ucraina a combattere, e forse a morire. E non possiamo lasciare soli questi bambini, a cominciare dai tanti orfani che hanno perso tutti i loro cari. E’ compito di ciascuno di noi far sentire loro il sostegno e la vicinanza. Qualcuno è partito. Penso ai tanti giornalisti e volontari, in prima linea per aiutare sul posto dove c’è la guerra rischiando la propria vita. La maggior parte di noi nelle retrovie abbiamo il dovere di sostenere questa umanità sofferente. E aiutare loro vuol dire aiutare realmente l’umanità intera così piegata da anni di pandemia ed ora da una guerra che coinvolge tutti.
Il progetto dei Camilliani nella casa religiosa di łomianki, vicino a Varsavia prevede la riabilitazione del vecchio seminario per creare un “rifugio temporaneo” per ospitare mamme e bambini, anche orfani, in fuga dalla guerra in Ucraina.
Il progetto è suddiviso in tre parti distinte con budget differenti da finanziare con le donazioni di tutti.

La prima parte del progetto prevede opere di riabilitazione e sistemazione della struttura per consentire una vita dignitosa a 50/60 persone. Occorre adattare la casa, prima abitazione di studenti, ad hospis per rifugiati.
Nel progetto l’adeguamento e l’ampliamento dei locali caldaia, per fornire riscaldamento ed acqua calda per lavarsi. L’aumento della attuale potenza elettrica con modifiche dei potenziali, la sistemazione delle camere da letto e dei bagni a disposizione dei rifugiati. L’adeguamento di internet e sistemi di comunicazioni per consentire alle famiglie di mantenere i collegamenti con i propri cari.

La seconda parte del progetto prevede l’acquisto di materiali ed equipaggiamenti. (daremo i dettagli in un altro articolo). Tutto quello che serve per la pulizia dei locali, la pulizia personale delle mamme e bambini. Gli equipaggiamenti per le cucine, e per i locali comuni. Coperte e vestiario. Tutto quello che serve per la vita a “tempo determinato” e si spera breve per queste famiglie. Circa 60 tra mamme e bambini.

La previsione di costo per queste due prime parti di progetto è di circa 90.000€ da trovare in pochi giorni.

La terza parte del progetto prevede i costi di gestione delle persone (mamme e bambini) e quindi delle famiglie presenti nel seminario, divenuto “rifugio temporaneo”. Il costo giornaliero e mensile per le persone per la gestione dell’alloggio, le spese correnti, gli alimenti, lo smaltimento dei rifiuti, le utenze di elettricità ed acqua. E poi il costo del personale di servizio e di supporto.
Le spese previste e budgettate arrivano a circa 1000€ al giorno; una media di circa 30.000€ al mese. Tutto questo serve ad accogliere e a far vivere in modo dignitoso e familiare circa 50/60 persone che sono scappate dalla guerra in condizioni disperate, tra sofferenze che noi riusciamo a mala pena a comprendere. Ucraina

Queste persone sono arrivate al confine tra Ucraina e Polonia e sono state raccolte nei centri organizzati dallo stato polacco e dalle organizzazioni di volontariato. Da questi centri di raccolta a migliaia sono stati e continuano ad essere trasferiti nelle strutture messe a disposizione sia dallo stato che dai privati in tutta la Polonia. La casa dei camilliani di łomianki è una di queste strutture.

L’obiettivo di Fratel Miroslaw Szwajnoch è quello di cominciare ad ospitare le mamme ed i bambini nella struttura dal 20 di marzo, ossia tra meno di 10 giorni. Uno sforzo immane. L’appello è rivolto a tutti noi che leggiamo questo articolo. Ed io rivolgo un appello a tutti. Doniamo secondo le possibilità di ciascuno. Da pochi euro a quanto potete e decidete. In questo modo cerchiamo di sostenere la realizzazione di questo progetto.

Potete versare una cifra base per la realizzazione e l’arredamento della struttura.

Effettuando il vostro bonifico a:
“ASSISTENZA ALLE FAMIGLIE UCRAINE – mamme e bambini ed orfani, profughi che fuggono dalla guerra”.

Per Donare Subito :
CAUSALE: da Fondazione Cesmet per progetto CADIS “assistenza alle famiglie ucraine”;
INTESTAZIONE:  Fondazione Camillian Disaster Service Internazionale;
IBAN: IT13T0310403202000000840270;
BIC: DEUTITM1582

Oppure

CAUSALE: a Fondazione Cesmet per progetto CADIS “assistenza alle famiglie ucraine”;
INTESTAZIONE:  Fondazione Cesmet Centro Studi Medicina Tropicale;
IBAN: IT12W0103003271000061266647;
BIC: PASCITM1A37

Potete anche prendere l’impegno di adottare un bambino, una mamma o una famiglia con un versamento mensile di 20€ oppure 50€ oppure 100€ o altra cifra che potrete decidere. Preciseremo in altro articolo come fare questa adozione effettuando un versamento per un impegno di 6 mesi eventualmente da rinnovare per altri sei mesi.

 

Aiutiamo la vita! Mamme e bimbi in fuga dalla guerra: insieme possiamo fare molto per loro. Leggi tutto »

Assistenza alle famiglie ucraine – mamme e bambini in fuga dalla guerra.

AIUTACI AD AIUTARE:  i progetti di emergenza ed urgenza realizzati in Polonia dai Padri Camilliani a favore dei profughi ucraini in fuga dal proprio

 paese

 

La Fondazione CESMET e la Clinca del Viaggiatore per
l’ “ASSISTENZA ALLE FAMIGLIE UCRAINE – mamme e bambini ed orfani, profughi
 che fuggono dalla guerra”.

     Per Donare Subito :
CAUSALE da Fondazione Cesmet per progetto CADIS “assistenza alle famiglie ucraine”;
INTESTAZIONE:  Fondazione Camillian Disaster Service Internazionale; IBAN: IT13T0310403202000000840270;
BIC: DEUTITM1582

Il Cesmet Clinica del Viaggiatore e la sua Fondazione Cesmet – medicina tropicale sono impegnati a sostenere economicamente il


Progetto di “ASSISTENZA ALLE FAMIGLIE UCRAINE – mamme e bambini ed orfani, profughi che fuggono dalla guerra”.
Il progetto è realizzato dalla Fondazione CADIS (Camillian Disaster Service International) dei Padri Camilliani, ordine religioso ospedaliero, ed in particolare dalla “Provincia Camilliana in Polonia” nella Località di  Buraków, Łomianki, in Polonia, nei pressi della Capitale Varsavia.

 

Dal 24 febbraio 2022, giorno di inizio dell’invasione Russa dell’Ucraina, un vero e proprio esodo si sta verificando e dopo circa una settimana dall’inizio della guerra già quasi un milione di persone ha varcato i confini di Romania, Moldavia ed in particolare della Polonia dove oltre 600.000 persone dal confine sud -orientale con l’Ucraina sono entrati e si stanno distribuendo nei centri di raccolta profughi ed in molte città. La maggior parte di questi profughi sono “donne / mamme, bambini” molti dei quali risultano essere orfani o non sono accompagnati. “Un dramma nella tragedia”.

Sensibile alla terribile situazione di questi rifugiati provenienti dalla guerra, la “Provincia Camilliana di Polonia” si è immediatamente organizzata fornendo due significative risposte all’emergenza determinata dal flusso delle famiglie ucraine, in particolare mamme e bimbi, in diverse città della Polonia.
I Padri Camilliani, dediti nella loro missione alla assistenza sociosanitaria, hanno deciso di riaprire il proprio seminario a Burakow (Lomianki) cittadina nei dintorni di Varsavia, riadattandolo a “rifugio temporaneo” per i profughi ucraini, ed in particolare accogliendo 50/60 famiglie. (120/150 persone)

Il progetto della riapertura del seminario di Burakow prevede:

  • Lavori di riadattamento e di pulizia della struttura alla accoglienza ed alla vita di famigli, ed in particolare la presenza di bambini;
  • La gestione quotidiana dei profughi fornendo tutto quello che occorre per una vita dignitosa ed accogliente;

Siamo in attesa di conoscere in queste ora i dettagli del progetto che si sta dettagliando ora dopo ora.

Gli esiti della guerra sono ancora incerti ma oltre la realizzazione del progetto “un alloggio temporaneo alle famiglie in fuga dalla guerra” i Padri Camilliani stanno pensando ad aiutare le famiglie che sceglieranno di iniziare una nuova vita in Polonia a trovare un nuovo appartamento, un nuovo lavoro e una vita indipendente. Un programma di integrazione dei profughi nella realtà del paese.

Un altro progetto si sta studiando ed organizzando a Tarnowskie Góry, altra cittadina della Polonia a
sud ovest del paese presso la parrocchia camilliana. Il progetto prevede una attività di sostegno psicosociale per i bambini rifugiati, in particolare per i piccoli profughi senza nessuno, che vengono accolti dalle famiglie della parrocchia.

 

Sostieni il Progetto di “ASSISTENZA ALLE FAMIGLIE UCRAINE – mamme e bambini ed orfani, profughi che fuggono dalla guerra”

Aiutaci a realizzare il “Fondo di cooperazione per l’Ucraina” Effettua la tua donazione.

  •  Per Donare Subito :
    CAUSALE da Fondazione Cesmet per progetto CADIS “assistenza alle famiglie ucraine”;
    INTESTAZIONE:  Fondazione Camillian Disaster Service Internazionale; IBAN: IT13T0310403202000000840270;
    BIC: DEUTITM1582

La tua donazione arriverà immediatamente alla Fondazione CADIS ( Camillian disaster service international) ed il tuo fondo verrà reso immediatamente disponibile per l’utilizzo presso il seminario a Burakow (Lomianki). E’ necessario ricevere la tua donazione prima possibile per aiutare ad allestire la struttura prima possibile

Ti chiediamo di contribuire oggi stesso con l’invio della tua donazione, alla Fondazione Cesmet.
Contribuisci a realizzare il “FONDO PER L’UCRAINA”. Questa raccolta che ha l’obiettivo di realizzare un “FONDO DEDICATO” verrà seguito direttamente dal dr. Paolo Meo, che collabora con il Cadis per i progetti di Cooperazione Internazionale.

Nel momento in cui effettui la donazione, diventi socio e verrai informato degli sviluppi del progetto e dell’utilizzo dei tuoi fondi nel dettaglio.

In un secondo momento ti chiediamo di impegnarti con un versamento mensile che puoi indicare:

€ 5___;  €10___; € 25___; €50___; € 100 ___; € _____, ___;

per adottare un bambino o una famiglia nelle sue esigenze di vita quotidiana, in questo periodo di sofferenza e di tragedia;
Con questo impegni mensile contribuirai a fornire alimenti, vestiti, un supporto scolastico e psicologico;
(entro pochi giorni verrà dettagliato l’obiettivo e le caratteristi del programma adotta una famiglia ed un bambino ucraino in questa fase di transizione per un ritorno alla normalità

 

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Bassado, Normix, Bimixin, Imodium: farmaci per la diarrea del viaggiatore

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Diarrea del viaggiatore, mettiamo a confronto i farmaci più utilizzati.
Tra i diversi farmaci Bassado, Normix, Bimixin e Imodium – il Bassado ed il Normix costituiscono una accoppiata vincente.

CONSULENZE IN VIAGGIO
CONSULENZE IN VIAGGIO

 

Come posso informarmi sui problemi e sulle soluzioni riguardanti la diarrea e la diarrea del viaggiatore, prima di affrontare un viaggio?

Per approfondire ulteriormente il concetto della diarrea del viaggiatore e l’utilizzo dei servizi di Telemedicina per affrontare questa problematica, possiamo considerare i seguenti punti:

Diarrea del viaggiatore, l’impatto sull’esperienza di viaggio in paesi bellissimi ma a rischio

 

Prevenzione della DIARREA nei viaggi avventurosi. Se curioso di sapere come? CLICCA QUI

 

La diarrea del viaggiatore, un fastidioso inconveniente che affligge migliaia di turisti ogni anno, rappresenta uno degli ostacoli principali per chi desidera esplorare paesi affascinanti ma con scarse infrastrutture sanitarie e scarsa igiene. Si tratta di una condizione che può compromettere seriamente l’esperienza di viaggio, trasformando quella che avrebbe dovuto essere un’avventura memorabile in una spiacevole situazione fisica ed emotiva. la questione va affrontata seriamente.

Diarrea del viaggiatore: una minaccia silenziosa

La diarrea del viaggiatore è definita come un “disturbo gastrointestinale” che colpisce soprattutto chi si reca in regioni del mondo con standard igienico-sanitari diversi da quelli a cui si è abituati. Ma possiamo essere affetti ovunque, anche nei paesi delle nostre latitudini. I paesi in via di sviluppo o quelli con carenze nel trattamento dell’acqua e nella gestione degli alimenti sono considerati le destinazioni a più alto rischio. Tra le aree più frequentemente menzionate troviamo il Sud-est asiatico, l’Africa, l’America Latina e alcune regioni del Medio Oriente.

Le cause principali della diarrea del viaggiatore sono batteri, virus o parassiti presenti nell’acqua contaminata, nel ghiaccio, negli alimenti o trasmessi attraverso il contatto diretto con superfici infette. Escherichia coli, Salmonella, Campylobacter, e Shigella sono i batteri più comunemente associati a questa condizione, mentre il virus Norovirus e il parassita Giardia lamblia rappresentano altrettante minacce da non sottovalutare.

Fattori di rischio legati alla destinazione

Paesi dal fascino esotico come l’India, il Vietnam, il Perù o il Marocco e molti altri paesi sono mete molto amate dai viaggiatori avventurosi e dagli appassionati di culture lontane. Tuttavia, l’esotismo di questi luoghi è spesso accompagnato da un rischio maggiore di infezioni gastrointestinali. In particolare, il consumo di “cibo di strada”, “acqua non potabile” o “prodotti lattiero-caseari non pastorizzati” può facilmente diventare la causa scatenante di una spiacevole diarrea, talvolta irrefrenabile.

La mancanza di adeguati sistemi di refrigerazione o condizioni igieniche inadeguate durante la preparazione del cibo sono spesso le cause principali della contaminazione degli alimenti. Molti turisti, attratti dall’idea di immergersi completamente nella cultura locale, possono sottovalutare l’importanza di prestare attenzione a cosa e dove mangiano, ignorando precauzioni fondamentali.

Sintomi e impatto fisico

I sintomi della diarrea del viaggiatore si manifestano solitamente entro i primi giorni di soggiorno, con un tempo di incubazione variabile tra le 6 ore e i 10 giorni dopo l’esposizione a un agente patogeno. Tra i sintomi più comuni troviamo:

  • Crampi addominali
  • Scariche di diarrea liquide o semiliquide
  • Nausea e vomito
  • Febbre lieve
  • Sensazione di malessere generale

In alcuni casi più gravi, possono verificarsi anche disidratazione per grave perdita di liquidi,, vertigini e affaticamento estremo. La disidratazione è uno dei pericoli più gravi associati alla diarrea del viaggiatore, specialmente quando ci si trova in paesi caldi e umidi dove la perdita di liquidi può essere rapida e severa. Senza un intervento tempestivo e corretto, la disidratazione può causare complicazioni potenzialmente letali, soprattutto per anziani, bambini e persone con patologie preesistenti.

L’impatto sull’esperienza di viaggio

Dal punto di vista emotivo e psicologico, la diarrea del viaggiatore può avere un impatto profondo sull’esperienza complessiva del viaggio. Quando si visita un paese lontano, il desiderio di esplorare paesaggi mozzafiato, partecipare a eventi culturali e provare la cucina locale rappresenta una parte centrale dell’avventura. Tuttavia, la comparsa improvvisa dei sintomi della diarrea può ridurre significativamente la mobilità del viaggiatore, obbligandolo a rimanere confinato in hotel o a limitare drasticamente le attività.

Visitare siti storici, fare escursioni in montagna o semplicemente godersi una passeggiata in una città affollata diventa un compito arduo quando si devono fare continue soste per trovare servizi igienici. Inoltre, il disagio fisico e la preoccupazione per la propria salute possono generare ansia e frustrazione, facendo perdere gran parte del piacere del viaggio. Nei casi più severi, i sintomi possono essere così debilitanti da costringere il viaggiatore a interrompere prematuramente il soggiorno e tornare a casa.

La paura di essere colpiti dalla diarrea del viaggiatore può anche spingere le persone a evitare certe destinazioni, privandosi di esperienze culturali e paesaggistiche uniche. Viaggiare è spesso visto come un’occasione per ampliare i propri orizzonti, ma l’idea di dover affrontare problemi di salute può far desistere anche i turisti più intraprendenti.

Prevenzione: una chiave fondamentale

Per fortuna, esistono numerose precauzioni che i viaggiatori possono prendere per ridurre al minimo il rischio di contrarre la diarrea. La prevenzione inizia con una pianificazione accurata del viaggio e un’attenzione particolare all’igiene personale e alimentare.

  1. Igiene delle mani: Lavarsi le mani frequentemente con acqua e sapone,senza esagerare, soprattutto prima di mangiare o dopo essere stati in luoghi pubblici, è una delle misure più efficaci per prevenire la trasmissione di agenti patogeni. Se l’acqua e il sapone non sono disponibili, l’uso di disinfettanti a base di alcol è un’alternativa pratica e ugualmente efficace.
  2. Acqua potabile: Bere solo acqua in bottiglia o acqua che è stata trattata adeguatamente (bollita o disinfettata con compresse di cloro o iodio). Evitare di bere bevande con ghiaccio, poiché il ghiaccio potrebbe essere stato preparato con acqua contaminata.
  3. Alimenti sicuri: Mangiare solo cibi ben cotti e serviti caldi. Evitare frutta e verdura crude, a meno che non siano state sbucciate personalmente o trattate in modo adeguato. Prestare particolare attenzione al consumo di pesce e frutti di mare, poiché possono facilmente deteriorarsi in climi caldi e diventare fonti di infezioni.
  4. Vaccinazioni e farmaci preventivi: In alcune aree del mondo, i viaggiatori potrebbero essere esposti a malattie prevenibili con vaccini specifici e con l’aiuto dell’assunzione di farmaci in prevenzione o in cura. . Il tema verrà affrontato nel corso di questo artico. Continua a leggere.
  5. Cibo di strada: Sebbene il cibo di strada possa essere uno degli aspetti più interessanti di un viaggio in un paese esotico, è anche una delle principali cause di infezioni gastrointestinali. Mangiare solo da venditori che seguono evidenti pratiche igieniche o che sono stati raccomandati da fonti affidabili può ridurre significativamente i rischi.

Trattamento della diarrea del viaggiatore

Nonostante le misure preventive, è possibile che i viaggiatori possano comunque contrarre la diarrea. In questo caso, è essenziale sapere come gestire i sintomi per evitare complicazioni più gravi.

  1. Reidratazione: La priorità assoluta è mantenere il corpo idratato. Le soluzioni reidratanti orali, disponibili in farmacia, sono formulate per reintegrare rapidamente i liquidi e gli elettroliti persi a causa della diarrea. Bere frequentemente piccole quantità di acqua può anche essere utile.
  2. Riposo: Il riposo è fondamentale per permettere al corpo di recuperare le energie. Ridurre l’attività fisica e cercare di evitare l’esposizione al sole e al caldo può prevenire l’aggravarsi della disidratazione.
  3. Antibiotici e antidiarroici: sia in prevenzione che in cura vengono indicati farmaci utili per prevenire o curare questa patologia frequente e fastidiosa. L’argomento è affrontato di seguito.
  4. Cercare assistenza medica: Se i sintomi peggiorano o non migliorano dopo pochi giorni, o se si verificano segni di disidratazione grave (secchezza delle fauci, urine scure, debolezza), è importante cercare immediatamente assistenza medica utilizzando anche il sistema delle consulenze online a distanza.

Ruolo della Telemedicina
La Telemedicina offre un’opportunità innovativa per accedere a consulenze mediche specializzate da remoto, consentendo ai viaggiatori di ricevere assistenza e consigli personalizzati prima e durante il viaggio. Questo approccio permette una gestione preventiva e proattiva della salute intestinale, riducendo il rischio di contrarre la diarrea del viaggiatore e fornendo indicazioni specifiche per affrontare eventuali problemi durante il viaggio.

Benefici della consulenza specialistica
Richiedere una consulenza con uno specialista prima di partire per un viaggio può fornire informazioni cruciali sulla prevenzione della diarrea del viaggiatore. Attraverso una valutazione personalizzata, è possibile identificare i fattori di rischio individuali e adottare misure preventive mirate, come consigli dietetici, farmaci profilattici o indicazioni sull’igiene alimentare e dell’acqua.

Approccio integrato alla salute durante i viaggi

Integrare la consulenza specialistica con le pratiche di igiene corrette, la scelta oculata degli alimenti e delle bevande consumati e l’uso di integratori specifici può contribuire in modo significativo a ridurre l’incidenza della diarrea del viaggiatore e garantire un viaggio più sicuro e piacevole.

Conclusioni

In conclusione, la diarrea del viaggiatore rappresenta una sfida comune per i viaggiatori, soprattutto per coloro con problemi intestinali preesistenti. Sfruttare i servizi di Telemedicina e consultare uno specialista prima e durante il viaggio può essere fondamentale per prevenire e gestire efficacemente questa condizione, consentendo di godere appieno dell’esperienza di viaggio in modo sicuro e confortevole.

Scrivi una mail a [email protected] oppure scrivi un messaggio su whatsapp  3466000899. Ti risponderemo immediatamente per attivare:

– Consulenze online prima dei viaggi:  per prepararti e prevenire la diarrea, soprattutto se hai un intestino debole ;
– Consulenze su problemi di diarree infettive:
se soffri di problemi intestinali come prevenirle, come curarle, come comportarsi;

Ci sono altre consulenze da poter richiedere online riguardanti altri argomenti utili per i viaggi?

ALTRE CONSULENZE ONLINE UTILI PER I VIAGGI
– sulla Chemioprofilassi per la MALARIA
– sull’utilizzo del vaccino contro la DENGUE
– sui VACCINI da fare prima di affrontare un viaggio
– sulle Malattie Infettive e Tropicali

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Esistono diversi tipi di diarrea? Se si come sono classificati?

Esistono diversi tipi di diarrea, sia cronici che non sono legati al viaggio, che possono peggiorare in corso di viaggio, sia acuti ed improvvisi che si manifestano durante i viaggi. Tra le forme più rilevanti si includono diverse tipologie di diarrea:
– Diarrea cronica: una condizione persistente nel tempo con origini organiche, funzionali e microbiche. Pur non essendo direttamente legata ai viaggi, può essere influenzata negativamente durante un viaggio, sottolineando l’importanza di interventi preventivi tempestivi.
– Diarrea del Viaggiatore: una forma di diarrea, generalmente acuta, che si manifesta durante un viaggio, spesso di origine microbica. È consigliabile prevenirla poiché una volta insorta durante il viaggio può essere difficile da gestire. Le persone con problemi intestinali preesistenti possono sperimentare un peggioramento improvviso e talvolta grave.
Dissenteria: una forma grave di diarrea caratterizzata dalla presenza di muco e sangue, indicativa di un’irritazione, infiammazione e lesione della mucosa intestinale. Non va confusa con una diarrea comune, poiché rappresenta una condizione complicata e più seria.

Differenze tra le forme intestinali

Le diverse forme di diarrea si distinguono per le loro origini, caratteristiche e livello di pericolosità. È fondamentale riconoscere le differenze tra diarrea cronica, diarrea del viaggiatore e dissenteria per adottare approcci di gestione adeguati e mirati a ciascuna condizione.
Interventi preventivi e gestione:
Per affrontare efficacemente queste forme di diarrea, è essenziale adottare misure preventive adeguate, come l’igiene alimentare, l’assunzione di acqua potabile sicura, l’utilizzo di fermenti lattici o di farmaci preventivi e, quando necessario, consultare uno specialista per una valutazione personalizzata e consigli specifici. La prevenzione gioca un ruolo chiave nel mantenere la salute intestinale durante i viaggi e nel gestire eventuali complicazioni in modo tempestivo.

Conclusioni
Riconoscere le diverse forme di diarrea e comprendere le loro caratteristiche distintive è cruciale per adottare un approccio preventivo e curativo mirato. Con una corretta informazione e consulenza specialistica, è possibile affrontare in modo efficace le problematiche legate alla salute intestinale durante i viaggi, garantendo un’esperienza più sicura e piacevole.

Cosa devo fare quando iniziano i primi sintomi di diarrea?
Ai primi sintomi di malessere intestinale, gonfiore, amaro in bocca è meglio non lasciare proseguire il peggioramento della situazione intestinale ma è opportuno intervenire con farmaci utili contro gli attacchi batterici. Bassado 100 mg (doxiciclina) e Normix 200 (rifaximina) costituiscono le molecole principali da utilizzare. Dal classico mal di pancia con tanta aria dentro, fino alle coliche insopportabili con febbre altissima non lasciare evolvere l’infezione intestinale che può anche provocare danni gravi. Questi farmaci antibatterici sono da considerare di prima scelta anche in prevenzione delle forme infettive.
Il Bimixin è un farmaco oramai di seconda scelta perché poco attivo.
L’Imodium è un puro sintomatico che blocca l’emissione di diarrea, costituisce una sorta di tappo, crea un ristagno interno ricco di batteri con conseguenze anche pericolose. Bisogna fare attenzione al suo utilizzo. Mai da solo ma sempre accompagnato da un antibatterico.

Cosa è la diarrea del viaggiatore?

Diarrea del viaggiatore: più del 60% del totale dei viaggiatori in tutto il mondo è affetto da questo problema. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ci fornisce dati e descrizioni precise di quanto accade in tutto il mondo. I paesi maggiormente colpiti; gli ambienti e le condizioni favorevoli; i comportamenti a rischio.  La diarrea del viaggiatore può colpire ognuno di noi, ovunque, in qualsiasi città o paese. Dobbiamo prima di tutto pensare a prevenire ed eventualmente a stroncare i sintomi fin dall’inizio.
Il Bassado 100 mg può essere utilizzato in prevenzione (1 compressa) o come trattamento (2 compresse); Il normix 200 può essere aggiunto in caso di sintomi per rafforzare l’azione antimicrobica. Il Bimixin è utilizzato sempre meno per la sua efficacia ridotta. L’Imodium, se utilizzato mai da solo ma sempre con un antibiotico. Per ciascun farmaco abbiamo messo i bugiardini. Ma la realtà si sperimenta sul campo e l’utilizzo dei farmaci nasce da anni di esperienza.

La DIARREA secondo OMS

Quali sono le regole da osservare prima del viaggio a tutela della nostra salute?

  • Pensa ad una informazione giusta e corretta. Conosci i rischi delle malattie intestinali; le caratteristiche dell’ambiente dove viaggi; la situazione meteorologica, la stagione in corso e l’insorgere di malattie ad essi correlate; il comportamento da adottare riguardo a cibi, bevande, utilizzo di acqua per lavarti, tutti fattori di rischio intestinale, per mantenere un buono stato di salute. Puoi richiedere una consulenza specializzata e diretta che risponda ai tuoi dubbi e quesiti, per prevenire malesseri di intestino.
  • Recati presso un centro di vaccinazione internazionale e richiedi, e richiedi le 3 vaccinazioni di base per proteggere il tuo intestino da infezioni anche gravi:
    Vaccinati per l’Epatite A, virus ubiquitario e aggressivo per il fegato e la tua salute;
    Vaccinati per la Febbre Tifoide, ossia per la Salmonellosi, batterio onnipresente, pericoloso e particolarmente resistente alle medicine;
    Vaccinati contro la diarrea del viaggiatore, ossia contro quei batteri nemici del nostro intestino: dal Vibrione del Colera all’ Escherichia Coli patogeno, ossia il (Dukoral), vaccino orale, particolarmente efficace ed utile a tutte le età, dai 2 anni in avanti.
  • Prepara la tua “Farmacia da Viaggio” inserendo alcuni “farmaci per prevenire o per curare” la diarrea, ed il suo peggioramento fino alla presenza di sangue e muco (dissenteria) con febbri e sintomi particolarmente graviQuali sono i farmaci di elezione per la prevenzione e la cura della diarrea?
    •  La Doxiciclina 100 mg, una vecchia tetraciclica, molto utilizzata nella prevenzione e nella cura di molte forme di origine batterica per la cute, l’intestino, le malattie ginecolegiche, le punture di zecca, ed altre forme. In particolare puoi prevenire e curare le aggressioni intestinali da enterobatteri; Il farmaco viene anche utilizzato nella cura di forme particolarmente aggressive, utilizzato anche per curare il Colera.  Lo trovi in farmacia con il nome commerciale Bassado 200 mg o Miraclin
    • Il Normix 200 mg, è un farmaco fortemente antisettico a livello intestinale e quindi utilizzato come antidiarroico. Lo puoi utilizzare per una prevenzione dagli attacchi batterici, ed anche come cura della diarrea lieve. Meglio se in unione con la Doxiciclina. Lo trovi in farmacia con il nome commerciale Normix; La Rifaximina possiede un ampio spettro d’azione su specie gram-positive e gram-negative sia aerobie che anaerobie. E’ scarsamente assorbito nell’organismo e quindi svolge l’attività battericida esclusivamente a carico del canale intestinale, evitando problematiche tossiche nell’organismo, derivanti dall’assorbimento.
      Ritengo che la Doxiciclina sia da preferire a Rifaximina, durante i viaggi, per le sue molteplici coperture; dall’efficacia sulle infezione cutanee, alla prevenzione e cura per le infezioni da punture di zecca e molte altre infezioni. Tra i farmaci più efficaci come chemioprofilassi per la malaria.
    • La Neomicina e Bacitracina, antibiotici in associazione, il Bimixin, è divenuto desueto da quando i batteri intestinali non rispondono più all’azione della Neomicina; è ancora molto richiesto e prescritto, ma è realmente divenuto poco efficace, secondo la quotidiana esperienza clinica; in passato il farmaco aveva un ampio spettro d’azione, attualmente molto diminuito.
    • La Loperamide, è il principio attivo del famoso Imodium, farmaco presente nella maggior parte delle valigie dei viaggiatori. Viene frequentemente utilizzato alla prima scarica diarroica. Nulla di più negativo e rischioso. Imodium non va assunto mai da solo, ma sempre in combinazione con farmaci antibatterici, ossia antibiotici. Diminuisce la motilità della muscolatura liscia intestinale. Quindi rallenta il transito di cibi e di acqua e liquidi, facilita l’assorbimento a livello dei villi e diminuisce la frequenza delle scariche. Diminuisce anche i movimenti del colon riducendo il riflesso gastrocolico e quindi lo stimolo ad evacuare. Ma tutto questo facilita il ristagno dei liquidi e quindi dei batteri che si riproducono e aumentano in quantità, fino a peggiorare l’infezione. Il rischio di enteriti ed enterocoliti a distanza di qualche giorno è elevato.

Cosa faccio quando viaggio?

Quando viaggi, ovunque sia in Italia che in qualsiasi paese del mondo, evita di trovarti sguarnito di farmaci per la diarrea e porta nella tua “piccola farmacia da viaggio” una confezione di Doxiciclina 100 mg, farmaco utile per molte forme infettive, ma utilizzabile in corso di viaggio sia in prevenzione che in cura della diarrea. Integra l’efficacia di questo farmaco con Normix (Rifaximina) molecola utile ad aumentare l’efficacia nella cura della diarrea. Prima del viaggio puoi pensare di rafforzare la presenza batterica mediante l’assunzione di flora batterica, che potrai portare anche durante il viaggio.
Il Bimixin non lo consiglio più per la sua ridotta efficacia. Consiglio di non utilizzare mai l’Imodium da solo, per trattare le diarree di tipo infettivo poiché può avere l’effetto indesiderato di rafforzare i batteri enteropatogeni causando un peggioramento della già delicata situazione intestinale. Se è proprio necessario, e la cosa è rara, aggiungilo a Doxiciclina o Rifaximina.

redazione dr. Paolo Meo
tropicalista e infettivologo

Vuoi informarti dei singoli farmaci di cui abbiamo parlato?

Leggi anche Normix- Foglietto Illustrativo
Leggi anche Bimixin- Foglietto Illustrativo
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Malattie Tropicali Neglette. NTD (neglected tropical disease)

Aggiornamento 30 gennaio 2022

Malattie Tropicali Neglette – Trascurate e Dimenticate. NTD (neglected tropical disease)

Le malattie tropicali Neglette – trascurate e dimenticate (NTD Neglected tropical diseases) sono un gruppo di malattie infettive, clinicamente e eziologicamente differenziate, causate da differenti microrganismi quali virus, batteri, parassiti e miceti presenti nelle aree equatoriali, tropicali e subtropicali. Diffuse soprattutto nelle aree e tra popolazioni a basso reddito e a livelli di povertà assoluta. Sono presenti in Africa, in Asia ed in America Latina, Centrale e Caraibica.

Il problema riguardante queste malattie non riguarda la conoscenza scientifica, attualmente piuttosto approfondita, o la loro possibilità di essere prevenute o curate; anche se la loro localizzazione in aree depresse e povere le ha rese meno interessanti per le multinazionali farmaceutiche per la ricerca e lo sviluppo di farmaci e vaccini efficaci. Nel mondo industrializzato alcune di queste malattie raramente endemiche, il più delle volte importate, possono essere prevenute mediante controllo ambientale e di igiene, o la presenza di vaccini efficaci, trattate in ambienti ospedalieri e con farmaci adeguati.
Nelle aree tropicali la dispersione delle popolazioni in aree vastissime, talvolta poco raggiungibili, la scarsa e talvolta mancanza di un sistema sanitario adeguato, ma soprattutto la debolezza delle popolazioni più povere che soffrono fame e malnutrizioni e sono debilitate nelle loro risposte immunologiche primarie, le ha rese particolarmente difficicili da trattare e ancora di pià da combattere ed eradicare.

I trattamenti esistono ma occorre assolutamente un ulteriore sforzo per la ricerca e la produzione di nuove molecole più efficaci e mirate.
Farmaci e vaccini spesso non raggiungono le aree più periferiche per una organizzazione sanitaria in molti territori ancora deficitaria o assente. Farmaci e vaccini avrebbero bisogno di ulteriori riduzione dei costi (al dettaglio) anche se alcuni di queste medicine sono proporzionalmente poco costosi. Un esempio, un trattamento della schistosomiasi richiede 0,20 dollari americani per bambino. Ma ancora il costo globale delle cure risulta essere particolarmente elevato per le possibilità delle popolazioni che arrivano a vivere con meno di un dollaro al giorno.

La differenza tra NTD e le tre malattie (HIVAIDS, tubercolosi e malaria), presenti nelle stesse aree tropicali consiste in una maggiore attenzione e maggiori finanziamenti per la ricerca per queste ultime, che da sempre hanno attirato l’interesse di ricercatori e clinici, forse perché presenti da sempre in Europa e Nord America, prima della loro (quasi) eradicazione.

Il gruppo delle malattie tropicali considerate trascurate e dimenticate variano tra le 13 e le 20 malattie. Tutte sono nelle priorità dell’OMS. Sono presenti, secondo recenti dati epidemiologici, in 149 paesi (sui 208 globali) e colpiscono oltre 2 miliardi di persone, di queste circa il 40% sono bambini. Da quando è iniziato nel 2012 il programma di eradicazione delle NTD lanciato da OMS ed appoggiato e finanziato dalle Istituzioni Internazionali e dai governi locali
per due di queste malattie ovvero per la dracunculosi, nota come malattia del verme di Guinea, entro il 2015 e Framboesia entro il 2020, è stata programmata l’eradicazione; per quattro malattie, tracoma della cecità, tripanosomiasi africana umana, lebbra e filariasi linfatica entro il 2020, è stata programmata l’eliminazione.  Alla fine del 2015 sono stati denunciati solo 22 casi di dracunculiasi. Per le altre malattie la lotta alla eradicazione e alla eliminazione continua. Gli sforzi della ricerca e della produzione di nuovi vaccini e cure ma soprattutto lo sforzo organizzativo per la distribuzione e la gestione dei farmaci adeguati da soli non bastano. I problemi legati a queste malattie si risolvono affrontando anche i problemi della fame, della povertà, dell’ambiente che crea situazioni favorevoli alla loro diffusione.
Intanto il costo in cure, e perdita PIL per i paesi in via di sviluppo determinato da queste malattie  sale a miliardi di dollari ogni anno.

Queste sono le Malattie Tropicali Trascurate e Dimenticate (NTD) suddivise per agente patogeno responsabile. Le NTD derivano da quattro diversi agenti patogeni che sono responsabili dell’infezione degli organismi:

  • Virus: Febbre da Dengue; Febbre da Chikungunya, Rabbia.
  • Batteri: Ulcera di Buruli: Lebbra; Tracoma; Framboesia; Yaws da Spirocheta;
  • Protozoi: Malattia di Chagas, Tripanosomiasi umana Africana, Leishmaniosi;
  • Elminti: Cisticercosi-Teniasi; Dracunculosi; Echinococco; Trematodiasi di origine alimentare; Filariasi Linfatica, Oncocercosi – Oncocerca Volvulus; Schistosomiasi; Elmintiasi dal suolo; Verme di Guinea;
  • Miceti: Micetoma, cromoblastomicosi e altre micosi profonde; la meningite criptococcicanon è considerata negletta, in quanto è AIDS-correlata.

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Dengue – Scheda malattia


Introduzione e Descrizione

Negli ultimi decenni la “Febbre da virus Dengue” si è imposta come emergenza di sanità pubblica nella maggior parte dei paesi tropicali. In Africa si è diffusa in modo particolare negli ultimi venti anni, in Asia ed in particolare in America Centrale e Meridionale è una malattia endemica con epidemie diffuse. Il “vettore primario” per questa malattia è una zanzara, la Aedes, che  è diffusa nella maggior parte dei paesi equatoriali e tropicali, e si sviluppa in particolare nelle zone urbane dove gli abitanti sono molto suscettibili all’infezione. Il processo di urbanizzazione  selvaggia degli ultimi trenta anni ha lasciato, in molti paesi depressi, la popolazione con sistemi fognari a cielo aperto, con discariche inserite nel tessuto urbano, con sistemi per la raccolta delle  acque non controllati e con dispersioni di altissime percentuali. Tutto questo ha favorito la formazione di ambienti favorevoli all’insediamento ed alla crescita del vettore, velocizzando in questo modo la diffusione dell’infezione.

La febbre da virus dengue può mostrarsi in diversi modi. Da una infezione asintomatica ad una malattia lieve fino a forme gravi e mortali. Studi epidemiologici stimano che 1 infezione su 4 persone infettate manifestino sintomi. Oltre il 70% si infetta in modo asintomatico. Generalmente in chi manifesta la malattia i sintomi si manifestano in modo acuto da lievi a moderati ed aspecifici.
Quattro sono i tipi di virus della Dengue. Ogni tipo induce una immunità specifica verso il proprio ceppo, di lunga durata, ma che non copre gli altri tipi. Quindi le persone possono essere infettate dal virus della dengue fino a quattro volte.
Le forme gravi e talvolta mortali di malattia incorrono in circa 1 paziente su 20.La seconda infezione da DENV è un fattore di rischio per la dengue grave.
Classificazione della DEHGUE secondo OMS (pubblicate nel novembre 2009.

La febbre da virus dengue è classificata in (1) dengue o (2) dengue grave;

(1) dengue è definita, in una persona febbrile che ha viaggiato o vive in un’area endemica, da una combinazione di 2 o più dei seguenti segni o sintomi. Tra i sintomi: la nausea, il vomito, eruzioni cutanee, dolori, un test del laccio emostatico positivo, la leucopenia. Tra i segni: dolore o dolorabilità addominale, il vomito persistente, l’accumulo di liquidi, il sanguinamento della mucosa, la letargia, l’irrequietezza e epato e splenomegalia.

(2) dengue grave è definita con uno qualsiasi dei seguenti sintomi: una grave perdita di sangue che porta a shock, l’accumulo di liquidi con distress respiratorio; un grave sanguinamento; una grave insufficienza epatica con transaminasi ad oltre ≥1.000 UI/L, alterazione della coscienza, una insufficienza cardiaca.
Questa classificazione sostituisce la precedente in uso dal 1975 al 2009 classificate come (1) febbre da dengue; (2) febbre emorragica dengue (DHF); (3) sindrome da shock dengue – la forma più grave di DHF.


Agente Infettivo e Ciclo Vitale

VIRUS DELLA DENGUE

Il virus della “febbre da Dengue” appartiene alla famiglia dei Flaviviridae ed ha quattro principali sierotipi simili tra loro:
DEN-1, DEN-2, DEN-3, and DEN-4.                  Questi sierotipi del virus hanno un genoma ad RNA.
Fanno parte della “famiglia dei Flavivirus” altri virus causa di febbri emorragiche presenti prevalentemente in aree tropicali  quali: la febbre gialla; l’encefalite di Saint-Louis (america del nord); l’encefalite giapponese; West Nile virus; .
Tutte queste malattie sono trasmesse da artropodi, soprattutto da diversi tipi zanzare e da zecche degli animali, e questi virus causa di queste malattie sono anche denominati Arbovirus ossia “arthropod borne virus” – virus trasmesso da artropodi.

I Flavivirus sono virus con genoma ad RNA a singolo filamento positivo appartenenti alla famiglia Flaviviridae. La struttura di questi virus è formata da alcune molecole proteiche più esterne che formano il “pericapside”; molecole proteiche più interne che formano il ”capside”; ed una sola molecola ad RNA, con un senso di lettura 3′ – 5′.

I “VIRIONI” della DENGUE sono di forma sferica, dotati di un “PERICAPSIDE” della dimensione di 50 nm. Questo  ricopre un “NUCLEOCAPSIDE” della dimensione di 30 nm di diametro.
[A] “capside virale”: composto da tre proteine strutturali: (1) proteine di rivestimento esterno (E); (2) proteine del capside (C);          (3) proteine di membrana interna (M);
Le glicoproteine E, envelope esterno, svolgono un ruolo centrale nella biologia delle infezioni. Costituiscono il legame del virus con la superficie cellulare e favoriscono la penetrazione nella cellula bersaglio. Questa proteina esterna (E) è il “bersaglio” della risposta immunitaria dell’organismo ospite. La proteina E è costituita da 500 aminoacidi con tre “domini antigenici”.

Le 90 glicoproteine dimeriche (E) sono coinvolte nell’attacco e nella penetrazione nella cellula. Sono disposte parallelamente alla superficie del virione, formando una struttura “a spina di pesce” a simmetria icosaedrica. Questa struttura è stata sudiata nel VIRUS della DENGUE  tipo 2, nell’ WNVirus nel virus dell’encefalite trasmessa da zecche. La conferma di questa struttura è arrivata dalle immagini ottenute con la microscopia crioelettronica.

La proteina interna del capside ( C ) è una proteina strutturale ed ha la funzione di assemblare insieme le parti del virione.
I virioni del virus DENGUE si assemblano nel citoplasma cellulare, via via che vengono prodotte le proteine dai ribosomi delle cellule ospiti e, migrando verso la periferia della cellula, vengono liberati all’esterno per un processo di “gemmazione” della membrana cellulare.

Il genoma del virus della Dengue contiene 11.000 paia di basi e la sua funzione è quella di passare l’informazione per codificare (realizzare) 3 proteine strutturali esterne e 7 proteine non strutturali ma funzionali per la replicazione virale: (a) tre proteine che costituiscono la struttura esterna del virus, il virione, ossia il “cappotto / corpo del virus”,
Le proteine sono denominate(C; prM; E);  (B) sette diverse proteine che vengono prodotte e rilasciate nella cellula ospite (umana) e consentono la replicazione e la moltiplicazione dei virus (figli) (NS1, NS2a, NS2b, NS3, NS4a, NS4b, NS5)

Il virus DENGUE esiste in cinque diversi sierotipi, denominati DENV-1, DENV-2, DENV-3, DENV-4 e DENV-5.
Ognuno dei diversi tipi di virus dengue può causare la malattia febbrile con sintomi acuti, causati da una risposta infiammatoria dell’organismo, spesso abnorme ed anche pericolosa per l’organismo stesso. 

Il “virus della febbre da virus dengue” è caratterizzato da due trasmissioni con differenti caratteristiche:
[A] La “trasmissione / diffusione silvestre”, ossia in ambiente rupestre, di savana e di foresta, utilizzando vettori, in questo caso zanzare denominate AEDES, che succhiano sangue di “primati”, in questo caso di scimmie. Si ritrovano nelle foreste del Sud-est asiatico, dell’Africa e della America Latina. Nelle aree rurali delle aree tropicali la trasmissione avviene solitamente tramite puntura da parte di Aedes Aegypti e altri tipi tra i quali Aedes albopictus denominata anche zanzara tigre dalle caratteristiche zampe a strisce di tigre. “Aedes Albopictus” è la zanzara che si è anche diffusa in Europa, ed in particolare nel bacino del mediterraneo.
[B] La “trasmissione cittadina” avviene tramite Aedes aegypti. Il ciclo vitale del vettore nelle aree urbane è caratterizzato da trasmissione “interumana”. L’ospite è l’uomo, che viene punto dalla zanzara, che trasmette il virus ad un altro individuo. La crescita incontrollata delle città, con ambienti favorevoli alla riproduzione delle zanzare, nelle aree endemiche per la dengue ha portato a un aumento esponenziale delle epidemie e della quantità di virus circolante. I cambiamenti climatici, con l’innalzamento delle temperature e dell’umidità, e il diffondersi di aree acquitrinose, hanno permesso la diffusione anche in zone originariamente risparmiate, in particolare nelle aree rivierasche dei paesi mediterranei, ma sempre più anche nelle aree interne e continentali. Queste condizioni hanno permesso ormai la diffusione di Aedes in molte zone d’Europa, con l’insorgenza di piccoli focolai, anche autoctoni di febbre da Flavivirus, ed in particolare casi di Dengue. e potrebbe, in futuro, rappresentare una minaccia per l’Europa.

L’infezione di un sierotipo causa una malattia simile agli altri, ma conferisce una immunità specifica per il sierotipo, a vita, ma non protegge dall’attacco degli altri sierotipi, che possono indurre una malattia simile, e indurranno un ulteriore immunità specifica solo per il sierotipo in questione. Per questo meccanismo di protezione immunitaria sierospecifica, ci si può infettare di DENGUE solamente 4 volte. Ma le reinfezioni possono essere pericolose per reazione immune ed infiammatoria abnorme. 
E’ noto che la forma severa, pericolosa e particolarmente acuta, dovuta ad una risposta immune abnorme avviene in caso di infezione secondaria in individui che prima hanno avuto infezione da DENV-1 e che in seguito vengono infettati da DENV-2 o DENV-3. Una altra reazione particolarmente grave può avvenire in persone infettate prima da DENV-3 e poi reinfettate con DENV-2.

Le zanzare trasmettono con la loro puntura il virus agli esseri umani dopo che hanno punto una persona infetta, infettandosi. La trasmissione non è quindi diretta uomo – uomo, ma sempre attraverso la puntura di un vettore.

Il virus entra nel circolo, depositato dalla zanzara, che lo inocula nel microcircolo del sottocutaneo.  Circola per 2-7 giorni ed è in questo periodo che un’altra zanzara, pungendo l’uomo infetto, può prelevarlo e trasmetterlo ad altri soggetti. Il “virione con genoma a RNA” entra nel microcircolo viene assorbito e va a legarsi alle membrane delle cellule endoteliali dell’ospite stesso. Sebbene il recettore al quale si legano dia luogo ad endocitosi, il virione comunque rimane momentaneamente bloccato nella cellula ospite all’interno di una vescicola.

Le membrane della cellula ospite sono associate a glicoproteine che contengono una regione che media la fusione fra la membrana cellulare e l’involucro esterno del virione. Questa fusione avviene in ambiente acido. Una volta avvenuta la fusione il virus perde il rivestimento esterno e comincia la traduzione del suo genoma. Si ha quindi la produzione di proteine virali fra il reticolo endoplasmatico e l’apparato del Golgi dove eventualmente le membrane cominciano a riavvolgere il genoma virale dando luogo alla moltiplicazione virale. I virioni si accumulano quindi nelle cellule dell’ospite. Lo step finale del ciclo vitale si ha con la fusione delle vescicole contenenti i virioni con le membrane delle cellule plasmatiche. A questo punto le particelle sono rilasciate e libere di infettare altre cellule.

Trasmissione – Porta di ingresso – Incubazione

I Flavivirus in genere, ed il virus della Dengue in particolare, vengono trasmessi attraverso la puntura di diversi tipi di zanzare. Il vettore principale per la Dengue è la zanzara del tipo Aedes Aegypti. Anche A. Albopictus, che si è diffusa in Europa negli ultimi decenni, può trasmettere il virus.  Questo tipo di zanzara si nutre di sangue umano prevalentemente di giorno, ma questa non è una regola fissa. Troviamo zanzare del tipo Aedes attive anche durante il crepuscolo e la notte. Aedes, durante il pasto, punge individui, alcuni dei quali possono essere infetti del virus in questione. La zanzara, quindi, si infetta, e può rimanere infetta tutta la vita, diventando la causa di molteplici infezioni. Ogni esemplare vive dalle 2 alle 4 settimane, pungendo ed ovideponendo numerose volte. La zanzara può infettare un individuo per ogni puntura.  E’ oramai accertato che le zanzare femmine possono trasmettere l’infezione alle generazioni successive. Difatti può passare il genoma virale alle larve amplificando il numero di zanzare adulte infette.
L’uomo diventa quindi l’ospite con cui infettarsi o da infettare. L’uomo funge quindi da ospite amplificatore della diffusione del virus. Anche alcuni tipi di scimmie possono essere infettate dalla puntura della zanzara Aedes e a sua volta infettare scimmie e uomini.

La zanzara del genere Aedes è uno dei pochi vettori che utilizza non solamente le raccolte di acqua per la crescita delle larve, ma anche un ambiente umido e questa caratteristica moltiplica in modo esponenziale la crescita e la diffusione di questo tipo di zanzare.

La porta di ingresso dei Flavivirus, ed in particolare dei virus della Dengue è la CUTE. Il virus penetra insieme alla saliva dell’insetto. Nel sottocute e nel derma circostante all’inoculo i leucociti accorsi per difendere l’organismo da un nemico esterno, vengono attaccati. Il virus aderisce alla loro parete e penetra al loro interno, riproducendosi velocemente. In particolare il virus dengue aderisce allele cellule di Langerhans, cellule dendritiche, dalla forma a stella, che sono abbondanti nella cute, sotto cute e derma ed anche in alcune mucose. Hanno la funzione di attivare ed amplificare il sistema difensivo chiamando altri tipi di globuli bianchi con i loro segnali chimici. I Flavivirus (Dengue) entrano in questi tipi di globuli bianche attraverso il processo di endocitosi mediato dal contatto e interazione tra proteine virali e proteine specifiche presenti nella membrana cellullare. Queste proteine sono la lectina DC-SIGN, la CLEC5A ed il complesso proteico che forma il recettore per il mannosio. Questa interazione tra proteine virali e proteine della cellula di Langerhans o di altri GB quali monociti e macrofagi,  consente l’entrata nella cellula stessa. Il virus comincia a replicare all’interno della cellula all’interno di microvescicole adese al sistema reticolo endoplasmatico.  Qui il genoma virale ad RNA viene copiato attraverso l’attivazione dei ribosomi, e comincia la produzione delle che verranno assemblate nell’apparato di Golgi cellulare dove avviene la maturazione e la costituzione dei nuovi virioni che escono dalla cellula mediante il processo di esocitosi. Questi leucociti infetti si spostano verso i linfonodi più vicini.

Le membrane della cellula ospite sono associate a glicoproteine che contengono una regione che media la fusione fra la membrana cellulare e l’involucro esterno del virione. Questa fusione avviene in ambiente acido. Una volta avvenuta la fusione il virus perde il rivestimento esterno e comincia la traduzione del suo genoma. Si ha quindi la produzione di proteine virali fra il reticolo endoplasmatico e l’apparato del Golgi dove eventualmente le membrane cominciano a riavvolgere il genoma virale dando luogo alla moltiplicazione virale. I virioni si accumulano quindi nelle cellule dell’ospite. Lo step finale del ciclo vitale si ha con la fusione delle vescicole contenenti i virioni con le membrane delle cellule plasmatiche. A questo punto le particelle sono rilasciate e libere di infettare altre cellule.

I leucociti infetti producono interferone e altri fattori e molecole scatenanti diversi processi che inducono aumento della temperatura (febbre), dolore, brividi e sudorazione ed altri sintomi simil-influenzali.
Il sistema immunitario produce tra le diverse molecole gli interferoni molecole particolarmente attive nella difesa da infezioni virali. I sierotipi di dengue virus hanno la capacità di diminuire o neutralizzare l’efficacia dell’interferone. Sempre gli interferoni attivano i linfociti T contro i virus, ed anche i linfociti B che inducono la produzione di anticorpi contro gli antigeni virali. Alcuni tipi di virus Dengue riescono ad eludere questi meccanismi di attacco delle cellule difensive. I virus vengono trasportati lontano dai lisosomi del fagocita, evitano la distruzione e continuano a replicare.

Infezioni particolarmente gravi e con elevata presenza di virus coinvolgono anche il fegato il midollo osseo, causando lesione delle cellule del parenchima ma anche dell’endotelio dei vasi capillari. La replicazione del virus nelle cellule del midollo osseo altera i processi di emopoiesi. A causa di una alterazione del processo di maturazione delle cellule ematiche, diminuiscono in quantità e funzionalità le piastrine, causando piastrinopenia, più o meno accentuata, responsabile delle emorragie tipiche della dengue.

Sempre per effetto di alcuni meccanismi che esitano in lesioni cellulari da parte dei virus, in particolare a livello dell’endotelio vascolare, con aumento della permeabilità vascolare, passato il rapido periodo febbrile tipico dei primi giorni, si può verificare un versamento pleurico (accumulo di liquidi nel torace) o la presenza di ascite nell’addome. L’esito è una diminuzione dei liquidi intravascolari con ipovolemia e scarsa perfusione degli organi vitali.

Le manifestazioni di Dengue Grave, con shock o febbre emorragica si presentano in meno del 5% dei pazienti ed in particolare in coloro che sono infettati una seconda volta da un diverso sierotipo del dengue virus.

Incubazione

L’incubazione della malattia varia da 2 a 15 giorni con un esordio che generalmente è improvviso, acuto o iperacuto.

Distribuzione

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la dengue causa circa 50 milioni di casi ogni anno in tutto il mondo, la maggior parte dei quali si verifica nei continenti del sud del mondo, in particolare nelle zone tropicali e subtropicali. La prevalenza della malattia è drammaticamente aumentata negli ultimi anni e la dengue è oggi endemica in più di 100 Paesi del sud del mondo tra le Americhe, il sud est asiatico, le isole del pacifico occidentale, l’Africa e il mediterraneo occidentale (vedi mappa che segue). Oggi l’Oms stima che i due quinti della popolazione mondiale sia a rischio di dengue.

Nell’Unione Europea la febbre dengue normalmente non si verifica e, soprattutto, nell’Europa continentale non esistono le condizioni per un’ulteriore diffusione della malattia a partire dai pazienti che ritornano dopo aver acquisito l’infezione all’estero. Dal 1999, il Network europeo per la sorveglianza delle malattie infettive da importazione (TropNetEurop) ha riportato 1.117 casi di dengue fra i viaggiatori europei. Nella maggior parte dei casi, le infezioni sono state contratte, nell’ordine, in India, in Thailandia, in Indonesia, in Messico e in Brasile. Secondo il documento dell’Ecdc “Dengue Ferver: Short epidemiological update, 2009”, tra gennaio e giugno 2009 sono stati riportati nelle Americhe un totale di 480.909 casi di dengue, compresi 7.547 casi di febbre emorragica da dengue, con 189 decessi; il 91% di questi casi è stato segnalato in Argentina, Bolivia, Brasile e Colombia.

 

Sintomi

 

Fase febbrile acuta iniziale

La “febbre da Dengue” si presenta con una sintomatologia acuta, generalmente violenta, dalle caratteristiche simil-influenzali. La malattia nei bambini si può manifestare con caratteristiche simili ad una influenza forte con presenza di roseole e reazioni cutanee. Gli adolescenti e gli adulti, rispetto ai bambini, presentano sintomi più leggeri con febbre più contenuta. La malattia si manifesta con sintomi caratteristici quali rialzo di temperatura elevato, mal di testa, dolore agli occhi, dolore anche importante alle articolazioni e ai muscoli. Talvolta manifestazioni eritematose esantematiche cutanee.

Febbre emorragica da Dengue DHF

La persona che si infetta con un sierotipo, per la prima volta, si immunizza verso questo sierotipo e difficilmente ammala una seconda volta. Ma se la stessa persona contrae una infezione con un sierotipo differente, è elevata la possibilità di una manifestazione di “febbre emorragica da Dengue (DHF)”. Questa forma morbosa, causata dall’infezione di un secondo tipo di dengue, differente dal primo, può portare manifestazioni particolarmente acute e talvolta fatali.

La DHF è caratterizzata da febbre acuta ed elevata; dolori generalizzati particolarmente violenti; manifestazioni cutanee caratterizzate da fenomeni emorragici petecchie, ecchimosi, porpora, epistassi, sanguinamento delle gengive, ematuria o risultato positivo del test del laccio emostatico.
Tra gli altri sintomi è frequente l’ingrossamento del fegato e della milza (epato-splenomegalia); collasso del sistema circolatorio.
Caratteristica della malattia la presenza di una febbre in rapida crescita; brividi squassanti e talvolta sudorazione; eritema facciale è l’inizio degli episodi anche di piccole emorragie puntiformi, dovute al crollo delle piastrine. La febbre con picchi fino a 41°C può durare generalmente dai 2 ai 5 giorni. Spesso, soprattutto nei bambini piccoli è accompagnata da convulsioni squassanti.

Senza un adeguato trattamento sintomatico, per il controllo dello stato di shock, il collasso cardio – circolatorio, la diminuzione drastica di piastrine, il paziente può morire in 12-24 ore.
Il tasso di letalità della “febbre emorragica da dengue” a una incidenza talvolta superiore al 30%;
I decessi sono prevalenti nei neonati < 1 anno.

Segnali di avvertimento di aggravamento verso una DHF

Sono da considerare “segnali premonitori” di un peggioramento della febbre da dengue verso una forma grave o da DHF, quei sintomi che si manifestano al termine della fase febbrile (tardiva), durante il periodo della defervescenza della febbre (verso il 5° giorno di sintomi). Il manifestarsi di  vomito persistente, dolore addominale importante, spesso crampiforme, edema diffuso per accumulo di liquidi; sanguinamento delle mucose e una ingravescente difficoltà respiratoria. Tutti questi sintomi in fase tardiva accompagnati talvolta da letargia o irrequietezza, tendenza all shock, ingrossamento rapido del fegato con dolenzia in ipocondrio destro e segni di emoconcentrazione, ossia aumento dell’ematocrito costituiscono elementi di aggravamento e segnali di avvertimento di evoluzione verso gravi forme da DHF.

Fase critica

  • La fase critica della dengue inizia durante la defervescenza della febbre con una durata tra le 24-48 ore.
  • I pazienti al termine della fase febbrile manifestano un miglioramento clinico, ma diversi soggetti, circa il 30%, a causa del un marcato aumento della permeabilità vascolare, a causa di una notevole perdita di plasma, entro poche ore, sviluppare una dengue grave, in evoluzione verso la dengue emorragica.
  • I pazienti con aumento della permeabilità vascolare, e perdita di plasma nelle cavità organiche possono presentare versamenti pleurici, ascite, ipoproteinemia e emoconcentrazione.
  • I pazienti, superata la fase iniziale sembrano manifestare un buono stato di salute, ma compaiono i primi segni di shock. Con l’ipotensione da perdita dei liquidi dal distretto vascolare, l’alta pressione diminuisce rapidamente e può comparire shock irreversibile e morte improvvisa.
  • Un altro evento grave e talvolta mortale Ia comparsa di gravi manifestazioni emorragiche, tra cui sangue nelle feci (ematemesi), feci sanguinolente o menorragia. Peggioramenti dello stato generale possono includere epatite, miocardite, pancreatite ed encefalite da virus Dengue.

Fase di convalescenza

  • La convalescenza inizia con la diminuzione della permeabilità capillare e vascolare. I liquidi intracavitari iniziano ad essere riassorbiti. Diminuisce l’edema sottocutanea, i versamenti pleurici e addominali.
  • Durante la fase di convalescenza si stabilizza lo stato cardio circolatorio, anche se si manifesta spesso una bradicardia reattiva. L’ematocrito del paziente, cresciuto in modo grave in precedenza, si stabilizza e diminuisce per effetto della diluizione del siero dovuta al riassorbimento dei liquidi. I leucociti aumentano nuovamente e le piastrine riequilibrano.
  • L’eruzione cutanea può desquamare ed essere particolarmente pruriginosa.

 TRATTAMENTO

La terapia della “febbre da dengue”:

  • Sintomatica, ovvero attraverso l’utilizzo di farmaci che agiscono sui sintomi prevalenti, e non prevede farmaci eziologici ossia causali (antivirali).
    Il riposo assoluto a letto è essenziale nella fase febbrile per evitare aggravamenti nella fase di defervescenza dai sintomi. Vengono utilizzati antipiretici ed antidolorifici. Importante la somministrazione di liquidi in via infusiva per prevenire i problemi di ipovolemia e shock ed il reintegro degli elettroliti persi. In caso di persistenza febbrile e comunque per evitare l’insorgenza di infezioni batteriche secondarie, in particolare nelle aree di accumulo dei liquidi, può essere opportuno l’utilizzo di antibiotici ad ampio spettro.
  • In caso di crollo della concentrazione di piastrine, si discute da sempre sulla efficacia dei concentrati piastrinici. Anche l’utilizzo di terapia cortisonica che per alcuni può aiutare la ripresa della parte corpuscolata mancante non trova conferme nella pratica clinica. .
    Il superamento della malattia, dopo la prima fase febbrile di 5 giorni, avviene generalmente in due settimane.
  • La sorveglianza medica è essenziale per identificare prematuramente i segni che possono indirizzare alla diagnosi di DHF.
  • Non esistono farmaci antivirali specifici per la cura del virus della dengue.

La terapia di supporto prevede l’utilizzo di farmaci antifebbrili, quale il paracetamolo e antidolorifici, scelti tra i FANS privi di proprietà anticoagulanti. Assolutamente da evitare l’aspirina (acido acetilsalicilico) e tutti i farmaci contenenti acetilati a causa delle loro proprietà anticoagulanti
I pazienti infettati dal virus, febbrili nella fase acuta, dovrebbero adottare criteri preventivi per evitare le punture di zanzare Aedes, che con questo pasto ematico si infettano ed amplificano ad altri individui, l’infezione.

Il modo più efficace, ad oggi, per controllare la Dengue e la DHF è la lotta al vettore, ed in particolare la presenza della zanzara Aedes. Questo controllo avviene attraverso l’utilizzo di repellenti chimici ambientali, ripulendo gli ambienti dove il vettore vive e si moltiplica con campagne anche di sensibilizzazione della popolazione. Attenzione particolare va posta alle gomme di automobili, bottiglie, lattine e altri oggetti luoghi di ristagno di acqua, rendendo l’ambiente favorevole alla zanzara. Le larve sono trattate mediante l’utilizzo di insetticidi.

 

Diagnosi

La prima diagnosi o sospetto diagnostico è sempre clinico. I sintomi possono essere confusi con quelli del tifo esantematico da zecche (Riccketsie); della febbre da zecche del Colorado, della febbre gialla e con altre febbri emorragiche.

Il sospetto clinico per malattia da Dengue virus va considerato in tutti coloro che denunciano sintomi clinicamente compatibili e che vivono o hanno viaggiato nelle 2 settimane prima dell’esordio dei sintomi in aree endemiche per la malattia.

In chi presenta in modo acuto febbre, mal di testa, dolori muscolari e talvolta eruzioni cutanee al rientro da paesi endemici dell’area tropicale e subtropicale, va posto il sospetto diagnostico e prescritti esami per confermare la diagnosi.

Test diagnostici


Test RT-PCR per DENGUE VIRUS o test di amplificazione degli acidi nucleici (NAAT)

Anche per Dengue virus, come per molti altri virus, il test PCR o di “amplificazione degli acidi nucleici” risulta essere il “gold standard per la diagnosi di laboratorio”.

Il siero su cui eseguire la PCR deve essere raccolto nell’individuo dal momento dell’insorgenza dei sintomi fino al 7° giorno dopo l’esordio della malattia.

La conferma della presenza del virus può essere effettuata da un singolo campione di siero rilevando:

  • Le “sequenze genomiche virali” con la metodica rRT-PCR
  • L’ ”antigene virale  della proteina 1 (NS1) non strutturale della capsula esterna del virus con test immunologico.

La positività del test eseguito con le due metodiche è la conferma di laboratorio della malattia da dengue nei pazienti con una storia clinica o di viaggi effettuati in aree endemiche. La positività è presente nei primi 7 giorni di malattia ma può perdurare, soprattutto per la NS1, fino a due settimane.

Test sierologici

 

I test sierologici (o da studio del siero) identificano la presenza di

  • anticorpi del tipo M (IgM) che sono presenti nella prima fase della malattia, dopo 4 / 5 giorni dalla comparsa dei sintomi.
  • Anticorpi del tipo G (IgG), presenti nelle fasi di convalescenza dalla seconda settimana in avanti, non utile per la diagnosi della fase acuta della malattia in quanto rimangono rilevabili per tutta la vita dopo un’infezione da virus dengue.

Quindi in caso di sintomi sospetti e provenienza da zone endemiche il paziente deve essere sottoposto a test molecolare o antigenico (rRT-PCR o NS1) e a test sierologico per la ricerca degli anticorpi (IgM).

Tuttavia, per il fenomeno della reattività crociata con altri flavivirus come Zika, l’interpretazione dei risultati e l’identificazione del virus, causa della malattia, può essere difficile.

La positività delle IgM in un campione di siero dimostra e conferma una recente infezione da virus della dengue per le persone che si sono infettate in luoghi in cui altri flavivirus potenzialmente cross-reattivi (come Zika, West Nile, febbre gialla e virus dell’encefalite giapponese) non sono presenti.

 

Flavivirus cross-reattivi

Nelle persone provenienti o residenti in aree dove sono presenti diversi flavivirus come Zika, West Nile, febbre gialla e virus dell’encefalite giapponese è probabile che i risultati siano falsificati per il fenomeno della cross-reattività. Per questo motivo devono essere eseguiti test diagnostici sia molecolari che sierologici per la dengue per identificare il virus, causa della malattia.

E’ possibile che persone vaccinate contro altri flavivirus (come la febbre gialla o l’encefalite giapponese) possono produrre anticorpi contro il flavivirus con reattività crociata, dando risultati falsi positivi ai test diagnostici, in particolare alla presenza di IgG.

Disponibilità di test di dengue

Presso il Cesmet Clinica del viaggiatore sono disponibili i test diagnostici per la dengue (molecolari e sierologici). Per informazioni scrivi cliccando qui e lasciando i dati richiesti. Oppure telefona al numero +390639030481

Test diagnostici per dengue e campioni

Test diagnostici per dengue e campioni

Test diagnostico ≤ 7 giorni dopo l’esordio dei sintomi >7 giorni dopo l’esordio dei sintomi Tipi di campioni
Test Molecolari Siero, plasma, sangue intero, liquido cerebrospinale*
Rilevamento dell’antigene del virus dengue (NS1) Siero
Test sierologici Siero, liquido cerebrospinale*
Test sui tessuti Tessuto fisso

* Il test del liquido cerebrospinale è raccomandato nei pazienti sospetti con manifestazioni cliniche del sistema nervoso centrale come encefalopatia e meningite asettica.

Fase acuta: Iniziale 1-7 giorni dopo l’esordio dei sintomi

La fase acuta della malattia da virus dengue si sviluppa nei primi 1-7 giorni dopo l’esordio dei sintomi.

Durante questo periodo, il virus della dengue è presente nel sangue o nei fluidi derivati ​​dal sangue come siero o plasma.  L’RNA virale della dengue può essere rilevato con test molecolari. La proteina non strutturale NS1 è una proteina del virus della dengue che può essere rilevata con i test immunocromatografici e in immunofluorescenza.

Un risultato negativo di un test molecolare o NS1 non è definitivo nella diagnosi del virus. Per i pazienti sintomatici durante i primi 1-7 giorni di malattia, qualsiasi campione di siero deve essere testato mediante un test RT-PCR o NS1 e un test degli anticorpi IgM. L’esecuzione di test per anticorpi molecolari e IgM (o anticorpi NS1 e IgM) può rilevare più casi rispetto all’esecuzione di un solo test durante questo periodo di tempo e di solito consente la diagnosi con un singolo campione.

Fase di convalescenza: >7 giorni dopo l’esordio dei sintomi

Il periodo oltre i 7 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi è indicato come la fase di convalescenza della dengue. I pazienti con risultati negativi del test PCR o NS1 e test anticorpali IgM negativi dai primi 7 giorni di malattia devono sottoporsi a un test convalescente per il test degli anticorpi IgM.

Durante la fase di convalescenza, gli anticorpi IgM sono solitamente presenti e possono essere rilevati in modo affidabile da un test degli anticorpi IgM. Gli anticorpi IgM contro il virus della dengue possono rimanere rilevabili per 3 mesi o più dopo l’infezione.

I pazienti che hanno anticorpi IgM contro il virus della dengue rilevati nel loro campione di siero con un test per gli anticorpi IgM e che: 1) hanno un risultato NAAT o NS1 negativo nel campione della fase acuta, o 2) senza un campione della fase acuta, sono classificati come aventi un presunta, recente infezione da virus dengue.

Test per differenziare la dengue da altri flavivirus

Considerazioni speciali:

  • Reattività incrociata: La reattività crociata è una limitazione dei test sierologici per la dengue. I test sierologici per rilevare gli anticorpi contro altri flavivirus come l’encefalite giapponese, l’encefalite di St. Louis, il Nilo occidentale, la febbre gialla e i virus Zika possono reagire in modo incrociato con i virus dengue. Questa limitazione deve essere considerata per i pazienti che vivono o hanno viaggiato in aree in cui co-circolano altri flavivirus. Pertanto, un paziente con altre infezioni da flavivirus recenti o pregresse può essere positivo quando testato per rilevare gli anticorpi IgM contro il virus della dengue. Per determinare con maggiore precisione la causa dell’infezione nei pazienti IgM positivi, i campioni IgM positivi possono essere testati per anticorpi neutralizzanti specifici mediante test di neutralizzazione della riduzione della placca (PRNT) (contro i quattro sierotipi del virus dengue e altri flavivirus; tuttavia,
  • Aree con flavivirus in co-circolazione: per le persone che vivono o viaggiano in un’area con dengue, Zika e altri flavivirus endemici o in circolazione contemporaneamente, i medici dovranno ordinare test appropriati per differenziare al meglio il virus dengue da altri flavivirus e possono consultare lo stato o laboratori di sanità pubblica locale o CDC per l’orientamento.
  • Donne in gravidanza: se la paziente è incinta e sintomatica e vive o ha viaggiato in un’area a rischio di Zikatestare Zika utilizzando NAAT oltre alla dengue.

Interpretazione dei risultati dei test

  • Se un test NAAT o NS1 è positivo per la dengue, viene confermata una diagnosi di dengue in corso.
  • Se il risultato NAAT è negativo e il test per gli anticorpi IgM è positivo, la diagnosi di laboratorio è presunta infezione da virus della dengue.

 

Controllo e prevenzione

Non c’è un trattamento specifico per la febbre da Dengue, ma una sorveglianza medica attenta salva la vita a molti pazienti. Al giorno d’oggi, l’unico modo per controllare la Dengue e la DHF è quello di combattere la presenza della zanzara vettore utilizzando metodi di controllo di tipo chimico o ripulendo le zone dove il vettore potrebbe annidarsi. Ci sono molte campagne in questo senso, che sensibilizzano la popolazione a ripulire l’ambiente circostante le proprie case da gomme di automobili, bottiglie, lattine e altri oggetti nei quali l’acqua può ristagnare formando un habitat adatto per la zanzara. Le larve sono trattate mediante l’utilizzo di insetticidi.Dato che le zanzare sono più attive nelle prime ore del mattino, è particolarmente importante utilizzare le protezioni in questa parte della giornata.

Stato della ricerca

Si sta cercando di ottenere una zanzara del tipo Aedes modificata, in grado di essere resistente all’infezione virale in questione. Gli scienziati dell’Università della California di Irvine e i colleghi britannici di Oxford hanno messo a punto un nuovo ceppo di zanzare, in cui le femmine non possono volare, finendo così con il morire rapidamente allo stato selvatico. I maschi del ceppo possono volare, ma non mordono, dunque non trasmettono le malattie.

Quando le zanzare geneticamente modificate di sesso maschile si accoppiano con le femmine selvatiche e trasmettono i loro geni, le femmine della prossima generazione non saranno in grado di volare. Gli scienziati stimano che, se rilasciata la nuova razza potrebbe reprimere la popolazione della zanzara in sei – nove mesi. Inoltre, questo approccio potrebbe essere adattato anche per altre specie di zanzare, come quelle che propagano malattie come la malaria e la febbre del Nilo Occidentale. Anche l’Italia farà parte del progetto di sperimentazione durante il prossimo inverno.Si stanno facendo degli studi sulla patogenesi nell’infezione da Dengue dell’ospite, facendo degli studi anche sulla storia dell’individuo e la delineazione dei caratteri dei gruppi più ad alto rischio. Ancora si stanno facendo ricerche sulle dinamiche di trasmissione e sulla genetica delle popolazioni colpite.

Si stanno ancora delineando e migliorando le linee guida per il trattamento della Dengue e la DHF.

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Corridoi turistici COVID-free: altri paesi aprono al turismo

Aumenta il numero dei paesi etra-UE inseriti nei cosiddetti Corridoi turistici COVID-free: si tratta di Cuba, Singapore, Turchia, Thailandia (limitatamente all’isola di Phuket), Oman e Polinesia francese, dove,  dal 1° Febbraio 2022 sarà possibile recarsi secondo precisi protocolli di sicurezza, gestiti e organizzati dai tour operator, che dovranno garantire il rispetto delle regole previste quali,  soggiornare in strutture selezionate, fare un tampone prima della partenza, uno durante il soggiorno e uno prima di ripartire.

Lo dice l’ ordinanza del ministro della Salute del 27 Gennaio 2022.

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Paxlovid e Molnupiravir, due farmaci anti covid-19 per i paesi poveri

Paxlovid e Molnupiravir, due farmaci antivirali contro il COVID-19 messi a disposizione dei paesi più poveri dalle rispettive case farmaceutiche.

La produzione di Paxlovid il nuovo farmaco della Pfizer per la cura del COVID-19 è stata messa a disposizione dei paesi più poveri attraverso un accordo con “Medicines Patent Pool”, organizzazione internazionale sostenuta dall’ONU.  Alle compagnie farmaceutiche locali arriverà, a basso costo, la licenza per produrre il farmaco, considerato ancora sperimentale contro il Covid-19.   L’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla ha affermato che:


“C‘è un bisogno urgente per opzioni di cure salvavita in tutto il mondo. L’efficacia mostrata nei recenti studi clinici dall’antivirale Paxlovid mette in evidenza il ruolo essenziale che le terapie orali antivirali possono avere nella battaglia contro il Covid”. 

L’ aumento delle forniture ai paesi in via di sviluppo da parte della Pfizer passa attraverso la cessione della licenza di produzione della pillola anti Covid.
Molteplici studi hanno dimostrato che nelle persone con “Covid lieve o moderato”  l’assunzione del farmaco riduce drasticamente il rischio di ricovero e i decessi sono ridotti di quasi il 90%.  

La “Concessione per la  produzione del farmaco” sarà venduta a basso costo dalla Associazione delle Nazioni unite per l’uso in 95 Paesi poveri, principalmente in Africa e in Asia. Naturalmente gli enti regolatori locali dovranno autorizzare il farmaco nei paesi.
Anche l’azienda Merck sta portando avanti le trattative per Molnupiravir, farmaco antivirale anti COVID-19 da produrre e vendere a basso prezzo in 105 paesi.
Il Brasile è fuori da questo accordo, nonostante la sua situazione economica e l’alto numero di morti per COVID-19.  Sono esclusi dall’accordo anche Cuba, Iraq, Libia e Giamaica, che dovranno acquistare i farmaci antivirali direttamente da Pfizer a prezzi più alti rispetto ai produttori generici.

La concessione della formula dei farmaci data in sublicenza è necessaria non solo per l’abbattimento dei costi ma soprattutto per aumentare e rendere disponibili in tutto il mondo i farmaci la cui produzione è molto limitata al momento.
La decisione giunge in un momento in cui in molti paesi il sistema sanitario è in grande difficoltà e la copertura vaccinale risulta insufficiente. Speriamo che per lo meno questa volta le buone intenzioni si tramutino in realtà.

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MOSQUIRIX un vaccino contro la malaria

 

7 ottobre 2021:  MOSQUIRIX – il primo vaccino pediatrico contro il plasmodio della malaria. (le news dal Cesmet – clinica del viaggiatore)

 

per info sulla malaria clicca qui


Il primo vaccino per la “malaria pediatrica” è in commercio con il nome MOSQUIRIX, sviluppato dalla ricerca della società farmaceutica GlaxoSmithKline (GSK). E’ stato eseguito dall’inizio dell’anno 2019 uno studio pilota ed il vaccino
 è stato somministrato a più di 800.000 bambini in Ghana, Kenia e Malawi in Africa. La maggior parte dei possibili vaccini sviluppati negli ultimi 20 anni contro la malaria non

MOSQUIRIX il primo vaccino contro la malaria
 MOSQUIRIX il primo vaccino contro la malaria

sono riusciti a controllare la malattia. Ma questo ultimo vaccino, solo pediatrico, sembra aver superato le diverse fasi di sperimentazione.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ed in particolare il direttore generale dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel corso di una importante conferenza stampa, ha raccomandato l’uso del primo vaccino contro la malaria, in particolare nei paesi di maggior incidenza della malattia.
I primi risultati degli studi eseguiti mostrano un’efficacia limitata del vaccino che si aggira intorno al 40% del totale dei casi di malaria. Ed una efficacia di circa il 30% nel prevenire casi di malaria grave, cerebrale. Lo studio condotto dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine (LSHTM) ha indicato che la somministrazione su pazienti pediatrici, tra 0-5 anni, contestuale di vaccino RTS-S (MOSQUIRIZ) e di farmaci antimalarici a base di derivati di “artemisia annua” si registra una riduzione di oltre il 70% dei ricoveri ospedalieri o dei decessi.
Occorre ora iniziare campagne di somministrazione di migliaia di dosi del vaccino, a livello territoriale periferico, in particolare nei paesi a maggior incidenza di malaria. La maggior parte dei casi pediatrici e oltre la metà dei morti per malaria si contano in 6 paesi dell’Africa Sub Sahariana. Nigeria, con il 25% dei casi, Congo, Tanzania, Burkina Faso, Mozambico e Niger. Degli oltre duecentocinquatamilioni di casi, ufficiali, con circa 500.000 decessi La metà viene dai paesi sopracitati. Il numero dei casi e delle vittime, in circa 15 anni si è più che dimezzato con il controllo e le bonifiche ambientali, e con l’uso delle zanzariere trattate.
Il professor Sir Brian Greenwood dell’LSHTM ha dichiarato che: “Il vaccino RTS-S contro il Plasmodium Falciparum non fornisce una protezione completa e l’efficacia è piuttosto ridotta, ma questa conquista scientifica dimostra il nuovo impulso e la visione della comunità sanitaria globale di trovare vie nuove da seguire nel prevenire la malattia. Come parte di un approccio più completo ha un grande potenziale per ridurre la morte e le malattie nelle aree ad alta incidenza, specialmente se la vaccinazione è combinata con altri interventi come la chemioprevenzione stagionale della malaria, con farmaci appropriati, le zanzariere, ed il controllo ambientale.
Il vaccino RTS,S/AS01 contribuirà a proteggere i bambini nelle aree del mondo più a rischio, ma dovrà essere accompagnato da una serie di attenzione e pratiche preventive. La stessa attenzione da porre pre altri vaccini come per esempi quelli attuali per il SARS-CoV-2. Il vaccino si somministra in 4 dosi a partire dai 5 mesi di età.

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