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Rabbia

Protocollo a due dosi della vaccinazione contro la rabbia: nuove indicazioni

Protocollo a Due Dosi  per la Profilassi Pre-Esposizione (PrEP) contro il virus della Rabbia:
Evidenze e Linee Guida

Introduzione al Nuovo Approccio Vaccinale

Recentemente, studi clinici hanno validato regimi abbreviati a due dosi per la profilassi pre-esposizione (PrEP)  contro il virus della rabbia, rivoluzionando le strategie preventive per viaggiatori e professionisti a rischio. Questo protocollo, proposto da autorevoli organismi internazionali, offre vantaggi logistici ed economici senza compromettere l’efficacia protettiva a breve termine.

Enti Proponenti e Base Scientifica

Advisory Committee on Immunization Practices (ACIP – Stati Uniti)
Nel 2024, l’ACIP ha pubblicato raccomandazioni basate su trial che dimostrano come 2 dosi di vaccino antirabbico (HDCV o PCECV) somministrate ai giorni 0 e 7 siano non inferiori al classico schema a 3 dosi (0, 7, 21/28 giorni).
Su 264 partecipanti, il 100% ha raggiunto titoli anticorpali ≥0,5 UI/mL entro 2-3 settimane dalla seconda dose, pari al gruppo a 3 dosi.

Australian Technical Advisory Group on Immunisation (ATAGI)
L’ATAGI ha approvato nel 2023 l’uso di 2 dosi intramuscolari (IM) o 2 somministrazioni intradermiche (ID) come alternativa, evidenziando una sieroconversione del 98-100% entro 14 giorni. Questo schema è particolarmente indicato per viaggiatori con partenze imminenti o esposizioni temporanee (<3 anni).

Efficacia e Durata della Protezione

Risposta Immunitaria Comparativa

  • Immunogenicità immediata:
    • 2 dosi IM: Titoli anticorpali ≥0,5 UI/mL nel 100% dei casi entro 14 giorni.
    • 2 dosi ID: Risposta simile con 0,1 ml per sito (2 siti al giorno 0 e 7)5.
    • Nessuna differenza significativa rispetto alle 3 dosi nella fase iniziale6.
  • Protezione a lungo termine:
    • Gli anticorpi permangono ≥0,5 UI/mL per 1-3 anni dopo 2 dosi, contro i 3-5 anni delle 3 dosi
    • Per rischi prolungati (>3 anni), è necessario un richiamo a 1 anno o il monitoraggio sierologico.

Popolazioni Speciali

  • Soggetti immunocompromessi: Lo schema a 2 dosi non è raccomandato per via della risposta immunitaria potenzialmente ridotta6.
  • Adulti >50 anni: La via intradermica a 2 dosi mostra tassi di sieroconversione inferiori rispetto ai giovani.

Vantaggi e Limiti del Regime a 2 Dosi

Vantaggi

  1. Riduzione dei costi: Fino al 50% in meno di dosi, cruciale per paesi a risorse limitate.
  2. Migliore aderenza: Minor numero di visite incrementa la compliance, specialmente tra i viaggiatori.
  3. Flessibilità logistica: Ideale per partenze urgenti (minimo 8 giorni tra le due dosi).

Limiti

  • Durata limitata: Richiede richiami più frequenti per esposizioni continuative6.
  • Mancanza di dati a lungo termine: Gli studi attuali coprono principalmente i primi 3 anni3.

Posizione dell’OMS e Adozione Globale

L’OMS, pur non avendo ancora incorporato ufficialmente il regime a 2 dosi nelle linee guida globali, ne riconosce la validità in contesti specifici. Paesi come Australia, Stati Uniti e Svizzera lo hanno già adottato per:

  • Viaggiatori a breve termine: Schema 0-7 giorni.
  • Professionisti a rischio intermittente: Con richiami biennali basati su titoli anticorpali.

Confronto con il Protocollo Tradizionale a 3 Dosi

Parametro 2 Dosi (ACIP/ATAGI) 3 Dosi (OMS Tradizionale)
Tempistica Giorni 0 e 7 Giorni 0, 7, 21/28
Copertura iniziale 100% a 14 giorni3 100% a 28 giorni9
Durata protezione 1-3 anni6 3-5 anni7
Costo Ridotto del 30-50%3 Standard
Indicazioni Esposizioni <3 anni6 Esposizioni croniche7

Raccomandazioni Pratiche

  1. Per viaggiatori:
    • 2 dosi IM o ID, con seconda dose almeno 8 giorni prima della partenza.
    • Richiamo a 1 anno se persistono rischi.
  2. Per veterinari/lavoratori:
    • Monitoraggio sierologico ogni 2 anni o richiami biennali.
  3. In casi di emergenza:
    • Se non è possibile completare 3 dosi, 2 dosi offrono protezione immediata, integrabile con PEP post-esposizione.

Conclusioni

Il protocollo a 2 dosi rappresenta un avanzamento significativo nella prevenzione della rabbia, bilanciando efficacia, praticità e sostenibilità economica. Sebbene non sostituisca completamente lo schema tradizionale per esposizioni croniche, è uno strumento vitale per ottimizzare la copertura vaccinale globale, in linea con l’obiettivo OMS di zero decessi umani entro il 2030. L’implementazione richiede attenzione alla durata della protezione e alle caratteristiche individuali dei vaccinati.

 

autore dr. Paolo Meo

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Rabbia – Scheda Vaccinazione

LA VACCINAZIONE CONTRO LA RABBIA viene effettuata nei seguenti casi:
(1) “PRE ESPOSIZIONE” per prevenire la malattia, prima dell’evento accidentale, che può essere: un morso o un graffio di un animale affetto o portatore di virus delle rabbia;
(2) ” POST ESPOSIZIONE” per evitare l’insorgenza della malattia, dopo l’esposizione accidentale al virus, ossia dopo un morso o graffio di un animale che può essere a rischio di contaggio del virus della rabbia.
Questi sono protocolli differenti

PRESSO IL POLO VIAGGI CESMET – ARTEMISIALAB  il dr. Paolo Meo effettua la valutazione di rischio rabbia paese / territorio nel pre esposizione; ed effettua la valutazione dell’evento e l’indicazione alla vaccinazione nel “post esposizione”.
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E’ possibile richiedere la vaccinazione per la rabbia presso il POLO VIAGGI, anche in situazioni di URGENZA.

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Cosa è la rabbia?

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Viaggiatori internazionali:

Tutti coloro che si recano in aree dove è possibile la presenza di animali rabidi o addirittura organizzano safari o battute di caccia, è opportuno che effettuino il ciclo vaccinale. In caso di evento è opportuno utilizzare il protocollo curativo, da utilizzare un caso di sospetto contagio, formato da una dose di immunoglobuline umane (1500 U.I. per un peso di 75 Kg.) e tre dosi di vaccino post-esposizione.

Vaccinazione Antirabbica: Protocolli Storici, Attuali e Linee Gu

Panoramica Storica ed Evoluzione dei Vaccini
Dai Tessuti Nervosi alle Colture Cellulari

La storia della vaccinazione antirabbica inizia nel 1885 con Louis Pasteur, che sviluppò il primo vaccino utilizzando midollo spinale essiccato di conigli infetti. Questo approccio, sebbene rivoluzionario, presentava gravi effetti collaterali neurologici, tra cui encefaliti e polineuriti, a causa della presenza di mielina nel preparato. Negli anni ’60, l’introduzione di vaccini su colture cellulari (CCV) ha segnato una svolta:
• HDCV (Human Diploid Cell Vaccine): sviluppato su fibroblasti umani, garantisce un’elevata immunogenicità e sicurezza.
• PCECV (Purified Chick Embryo Cell Vaccine): prodotto in embrioni di pollo, riduce i rischi di reazioni avverse.
L’OMS ha ufficialmente sconsigliato i vaccini derivati da tessuto nervoso (NTV) nel 2007, promuovendo l’adozione globale dei CCV.

Modalità di somministrazione:

Il vaccino rabbico può essere somministrato in via intramuscolare profonda, preferibilmente sul deltoide o sul quadricipite della coscia. evitare la somministrazione intraglutea o sottocutanea, in quanto l’induzione di una risposta immunitaria adeguata può essere meno affidabile. L’involontaria iniezione intravascolare può portare a reazioni sistemiche, incluso lo shock. Quindi il vaccino non deve essere iniettato per via intravascolare.

 

Protocolli Vaccinali Attuali


Profilassi Pre-Esposizione (PrEP)

Indicata per gruppi ad alto rischio (veterinari, viaggiatori in aree endemiche), prevede:

• Schema convenzionale: 3 dosi intramuscolari (IM) ai giorni 0, 7, 21/28.
• Schema accelerato: 3 dosi IM ai giorni 0, 3, 7 per adulti con necessità di protezione rapida.
• Via intradermica (ID): 0,1 ml in due siti (giorni 0, 7, 28), riducendo i costi del 60-80%. (non eseguita al POLO VIAGGI)

I titoli anticorpali ≥0,5 UI/ml, verificabili con test FAVN o RFFIT, conferiscono protezione per 2-5 anni, richiedendo richiami in base all’esposizione residua.

Profilassi Post-Esposizione (PEP)

Intervento d’emergenza dopo morsi/graffi, articolato in:
1. Lavaggio immediato della ferita: 15 minuti con acqua e sapone o soluzioni virucide (es. iodopovidone), riducendo il rischio del 40%.
2. Immunizzazione attiva:
o Soggetti non vaccinati: 4 dosi IM (giorni 0, 3, 7, 14) o 5 dosi IM (giorni 0, 3, 7, 14, 28).
Via ID: 0,1 ml in 4 siti (giorno 0), 2 siti (giorni 3, 7, 28) per risparmiare dosi.
3. Immunizzazione passiva:
o Immunoglobuline antirabbiche (RIG): 20 UI/kg, infiltrando il 50% nella ferita e il resto IM.
Da somministrare entro 7 giorni dall’inizio della PEP.

 

 

Linee Guida OMS e Strategie Globali

Raccomandazioni Chiave
• Eliminazione della rabbia canina: Vaccinazione del 70% dei cani per interrompere la trasmissione zoonotica.
• Transizione ai CCV: Abbandono globale degli NTV entro il 202513.
• Integrazione con PEP: Accesso universale alle RIG e ai vaccini, specialmente in Asia e Africa13.

Categorie di Esposizione e Intervento

• Categoria I (contatto indiretto):                                            Nessuna PEP.
• Categoria II (graffi/minori morsi):                                Solo vaccino.
• Categoria III (morsi multipli/contatto mucose):     Vaccino + RIG.

 

Gestione Clinica dell’Esposizione

Valutazione del Rischio
• Animali domestici: Osservazione per 10 giorni; se sintomi, eutanasia e test PCR.
• Fauna selvatica: Considerare infetti fino a prova contraria, avviando PEP immediata.

Protocolli per Paesi a Risorse Limitate
• Strategia 2-1-1: 2 dosi IM al giorno 0, 1 al giorno 7, 1 al giorno 21, senza RIG.
• Uso di sieri equini: Alternative alle RIG umane, con dosaggio di 40 UI/kg.

 

Considerazioni Speciali

Popolazioni Vulnerabili
• Bambini: Dosaggio IM uguale agli adulti, somministrato nella coscia anterolaterale.
Donne in gravidanza/allattamento: Nessuna controindicazione; la rabbia ha mortalità del 100%.
• Immunocompromessi: Raddoppiare le dosi e monitorare i titoli anticorpali17.

 

Reazioni Avverse

• Comuni: Reazioni locali (35-45%), febbre, mialgie.
• Gravi: Anafilassi (1:10.000), sindrome di Guillain-Barré (rara).

Sfide Future e Direzioni della Ricerca

Obiettivo “Zero decessi entro il 2030”
L’OMS stima necessari 6 miliardi USD/anno per:
Vaccinazioni di massa canine in 67 paesi endemici.
Piattaforme di produzione locale di CCV in Africa.
Innovazioni in Sperimentazione
• Vaccini a mRNA: Maggiore stabilità termica per aree remote.
• Anticorpi monoclonali: Sostituire le RIG (es. RAB1-MAB).

Abbiamo sintetizzato le raccomandazioni internazionali, integrando dati clinici e strategie di sanità pubblica per contrastare una delle zoonosi più letali. L’aderenza ai protocolli e l’accesso equo agli strumenti preventivi rimangono pilastri fondamentali per l’eradicazione globale.

 edito da  dr. Paolo Meo

AGGIORNAMENTI AI PROTOCOLLI ADOTTATI FINO AL 2018

 

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vaccinazione antirabbica – protocollo pre e post esposizione

                                        protocolli vaccinazione antirabbica.

La somministrazione del “vaccino antirabbico” deve essere effettuata ai soggetti sopra i “12 mesi di età” che:
– possono essere esposti, per lavoro o per viaggio, al rischio di venire a contatto con il virus attraverso contatto con animale infetto;
– sono venuti a contatto con il virus, perchè aggrediti da animali sospettati di essere portatori del virus.

Tipi di rabbia:

(1) rabbia urbana, diffusa principalmente dal cane e dal gatto domestici non immunizzati e non controllati;
(2) rabbia silvestre, propagata da  volpi, ma anche tassi, faine, martore donnole, moffette, manguste, procioni e soprattutto pipistrelli. Nei paesi tropicali le scimmie ed altri mammiferi posso essere portatori sani del virus della rabbia.Se il rischio risulta reale può essere opportuno effettuare la protezione dal rischio rabbia, mediante la somministrazione del vaccino con il protocollo “PRE ESPOSIZIONE”.

“protocollo pre esposizione”

Il protocollo vaccinale “PRE EVENTO” contro la rabbia, ossia prima della venuta a contatto con il virus: (prevenzione dalla malattia)
viene raccomandato per proteggere la persona dall’insorgenza della malattia, prima del contatto con l’animale considerato infetto  (Vaccinazione preventiva con vaccino HDCV). Il vaccino va raccomandato a persone con:

  1. rischio elevato di esposizione professionale: medici, biologi e tutti i lavoratori che negli ospedali e nei laboratori diagnostici e di ricerca devono trattare persone affette dalla malattia della rabbia, oppure hanno il rischio di manipolare il virus rabbico o materiale contaminato o sospetto. Si tratta essenzialmente di veterinari, di laboratoristi, di cacciatori, di guardie forestali, di tassidermisti, di personale dei mattatoi e di alcuni allevatori e commercianti di bestiame;
  2. Può essere importante, nei viaggiatori internazionali, valutare il rischio rabbia nel paese e nel territorio di viaggio e soggiorno, ed anche il tipo di attività e di comportamenti durante i viaggi.  Per i viaggiatori si recacano in aree dove si trovano animali “portatori sani o malati del virus della rabbia” l’indicazione alla somministrazione preventiva del vaccino non dipende dal periodo di soggiorno ma piuttosto dal rischio epidemiologico (presenza del virus nell’ambiente), che è determinato da possibili contatti con animali sospetti.

Modalità di somministrazione del protocollo PRE ESPOSIZIONE:

Il protocollo pre-esposizione per la vaccinazione contro la rabbia prevede tre dosi di vaccino somministrate in determinati intervalli di tempo. Esistono due schemi di vaccinazione pre-esposizione: “il ciclo rapido” e “il ciclo standard”.
CICLO RAPIDO: le dosi vengono somministrate
– tempo 0;
– dopo 3 giorni;
– dopo 7 giorni;
viene utilizzato soprattutto in quei soggetti che si riducono a pochi giorni dalla partenza, o non hanno il tempo di tornare nell’arco di un mese.

CICLO STANDARD: le dosi vengono somministrate
– tempo 0;
– dopo 7 giorni;
– dopo 21 giorni;
viene utilizzato in quei soggetti che richiedono la vaccinazione nei tempi corretti per effettuare questo tipo di protocollo.

Le iniezioni del vaccino della rabbia, da 1 ml, vanno somministrate per via sottocutanea profonda, preferibilmente a livello della fossa sottospinata bassa. Inoltre, è consigliato un’ulteriore richiamo a distanza di 5 anni per mantenere l’efficacia del vaccino nel tempo.

Citations:
[1] https://www.laprevenzionenonhaeta.it/vaccino-rabbia
[2] https://www.epicentro.iss.it/vaccini/viaggiatoriinternazionali
[3] https://www.clinicadelviaggiatore.com/vaccino-rabbia/
[4] https://farmaci.agenziafarmaco.gov.it/aifa/servlet/PdfDownloadServlet?pdfFileName=footer_000737_026330_FI.pdf&retry=0&sys=m0b1l3
[5] https://vaccinarsinpiemonte.org/scienza-conoscenza/vaccini-disponibili/vaccino-contro-la-rabbia

 

“protocollo post esposizione”

Il protocollo vaccinale “POST EVENTO” contro la rabbia, ossia dopo il probabile o possibile contatto con il virus, per un morso o graffio di animale viene raccomandato per proteggere la persona dall’insorgenza della malattia, dopo il contatto con l’animale considerato infetto.

 

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Vaccino anti rabbia presso il Cesmet

 

Vaccino antirabbico presso il Cesmet Aumentano le segnalazioni di casi di Rabbia in diversi paesi tropicali. Consigliamo la vaccinazione per chi effettua viaggi che favoriscono il contatto con animali. Attenti ai graffi e morsi di scimmie nei parchi africani e presso i templi in oriente.

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Rabbia – Scheda malattia

Malattia della Rabbia

  • Descrizione
  • Agente infettivo
  • Porta di ingresso
  • Distribuzione
  • Trasmissione e Patogenesi
  • Incubazione
  • Sintomi
  • Mortalità
  • Controllo e prevenzione
  • Trattamento
  • Diagnosi

Descrizione:

La rabbia è probabilmente la più antica malattia di cui si ha notizia. La parola “rabbia” deriva dal sanscrito “rabbahs”, che significa “fare violenza”. Risale al trentesimo secolo avanti Cristo, quando in India il dio della Morte era dipinto sempre accompagnato da un cane, emissario, appunto, del trapasso.
La rabbia è una malattia virale a carattere zoonosico. Provoca un’encefalite negli animali, domestici e selvatici. Si trasmette attraverso il contatto diretto con la saliva di animali infetti (morsi, ferite, graffi, soluzioni di continuo della cute o contatto con mucose anche integre). Una volta che i sintomi si sviluppano, la malattia è sempre letale per l’uomo e per gli animali. Nella situazione epidemiologica attuale non determina danni al settore agro-zootecnico nazionale, ponendo esclusivamente gravi rischi di sanità pubblica.

Agente infettivo della Rabbia

Il virus della rabbia è un virus ad RNA a singola elica che appartiene alla famiglia dei rhabdovirus. All’interno di questa famiglia è compreso il genere Lyssavirus, che include il gruppo degli agenti che causano la rabbia negli animali e negli esseri umani. Virus rabici isolati da diverse specie animali e da diverse zone possiedono differenti proprietà biologiche e antigieniche che possono rendere conto di differenze nella virulenza tra i diversi ceppi isolati. Il virus presenta, inoltre, un particolare tropismo per le fibre muscolari e le cellule nervose, cosa che spiega il particolare decorso della malattia. Esistono diversi genotipi di virus della rabbia con specifici reservoir.

Porta d’Ingresso della Rabbia:

Il morso di animali infetti rappresenta la principale modalità di esposizione alla rabbia; occasionalmente può verificarsi una contaminazione aerea, attraverso aerosol infetti, una contaminazione digestiva o una contaminazione da trapianti di organi infetti. La trasmissione aerea del virus è limitata a situazioni molto particolari, di elevata concentrazione di virus in aerosol, come potrebbe verificarsi in laboratorio o in grotte con popolazioni di pipistrelli infetti.
Rari casi di infezione nell’uomo per via alimentare sono stati segnalati recentemente nel Sud Est Asiatico.

Distribuzione della Rabbia

La rabbia esiste in due forme epidemiologiche: la rabbia urbana, diffusa principalmente dal cane e dal gatto domestici non immunizzati, e la rabbia silvestre, propagata da volpi, tassi, faine, martore, donnole, moffette, manguste, procioni, lupi e pipistrelli. L’infezione negli animali domestici è in genere espressione di una saturazione del serbatoio di infezione selvatico; l’infezione nell’uomo tende, quindi, a verificarsi in zone dove la rabbia è enzootica o epizootica, dove la gran parte degli animali domestici non è immunizzata e dove è comune il contato con l’uomo. Il ciclo urbano è presente prevalentemente in Africa, Asia e Sud America, dove la presenza di animali randagi è molto elevata.

Il ciclo silvestre è predominante in Europa e in Nord America. L’epidemiologia di questo ciclo è piuttosto complessa: vanno tenuti in considerazione il genotipo virale, il comportamento e l’ecologia delle specie ospiti e i fattori ambientali. Nello stesso ecosistema una o più specie possono essere coinvolte nell’epidemiologia della malattia.

Rischio rabbia

La Rabbia nel Mondo

Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale di sanità (Oms) la rabbia è ampiamente diffusa in tutto il globo. Ogni anno, a causa di questa malattia, muoiono più di 55 mila persone. Di questi decessi, il 95% si registra in Asia e Africa. Il 99% dei casi di rabbia nell’uomo dipendono da rabbia canina e circa il 30-60% delle vittime di morsi di cane sono bambini minori di 15 anni. Inoltre, oltre 10 milioni di persone ogni anno vengono sottoposte a trattamento post-esposizione a seguito di contatto a rischio con ad animali sospetti rabidi.

 

Negli ultimi anni, la rabbia dei pipistrelli è emersa come uno dei principali problemi di salute pubblica nelle Americhe e in Europa. Per la prima volta nel 2003 in Sud America sono morte più persone per rabbia da animali selvatici (in particolare pipistrelli) che da cani. Il peso economico della rabbia nei Paesi in via di sviluppo è molto pesante.

Negli Stati Uniti, nel 2008, 49 Stati, il Distretto di Columbia e Porto Rico hanno testato oltre 121 mila animali e riportato ai Cdc più di 6800 casi di rabbia tra gli animali e 2 casi nell’uomo. Il totale dei casi riferiti è sceso di circa il 3,1% rispetto al 2007. Il 93% dei casi registrati nel 2008 riguarda animali selvatici e il 7% animali domestici. Il numero dei decessi tra gli uomini è di circa 2-3 all’anno.

 

La Rabbia in Europa

In Europa, nonostante zone molto estese abbiano ottenuto lo status di libere da rabbia, la vaccinazione degli animali da compagnia rimane una fase importante della prevenzione.

 

La rabbia in Europa è prevalentemente rabbia silvestre: alle specie selvatiche è attribuito l’80% di tutti i casi di rabbia. Di questi, più dell’80% è legato a volpi rosse (Vulpes vulpes), appartenenti alla famiglia dei Canidae. La vaccinazione orale delle volpi, sviluppata ormai quasi 25 anni fa, ha offerto una nuova prospettiva per il controllo della rabbia tra le specie selvatiche. Questo metodo, è stato provato come l’unico modo efficace per eliminare la rabbia tra le volpi e tra altre specie terrestri: se si elimina la rabbia tra le volpi scompare anche tra gli altri animali domestici.

I risultati ottenuti con questo metodo sono significativi, il numero annuale di casi di rabbia è sceso da 21 mila nel 1990 a 5400 nel 2004. Nella maggior parte delle zone dell’Europa occidentale e centrale la rabbia è stata eradicata e il controllo è stato di successo. A oggi, molti Paesi sono considerati liberi da rabbia. In Francia nel 2004 e nel 2008 si sono verificati due casi di rabbia, diagnosticati entrambi in cani importati dal Marocco. Nel 2004 in Germania sono stati segnalati tre casi di rabbia post-trapianto su sei pazienti che avevano ricevuto organi dalla stessa donatrice.

 

La Rabbia in Italia

Dal 1997 e fino all’ottobre 2008, l’Italia è stata considerata libera da rabbia (rabies free). Successivamente, secondo i dati dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie (IZSVe), dal 2008 a febbraio 2010, sono stati diagnosticati centinaia di casi di rabbia in animali in Friuli-Venezia Giulia, in Veneto e nella Provincia Autonoma di Trento. I casi di rabbia diagnosticati sono da mettere in stretta correlazione con la situazione epidemiologica della rabbia silvestre nella vicina Slovenia.

 

Nel corso del 2009 e inizio 2010 l’epidemia si è diffusa in direzione Sud-Ovest, comprendendo il Friuli Venezia Giulia, il Veneto in particolare la provincia di Belluno, fino ai casi più recenti riscontrati nella provincia di autonoma di Trento.

La prevalenza dei casi ha interessato gli animali selvatici, per lo più le volpi, che rappresentano il principale serbatoio della malattia, ed alcuni caprioli e tassi. Sono stati riscontrati positivi anche animali domestici tra cui cani, gatti, un cavallo ed un asino.

Le autorità veterinarie nazionali e locali hanno messo in atto tutte le misure sanitarie necessarie al controllo della diffusione della malattia. Grazie a questi interventi, la malattia è ritenuta sotto controllo e al momento si assiste ad una riduzione dei casi accertati: infatti si è passati dalle 49 positività al virus registrate nelle volpi nel mese di gennaio 2010, ai 9 casi dell’ultimo mese (Giugno 2010).

Mappa di diffusione della Rabbia nel mondo

Trasmissione e Patogenesi:

La trasmissione del virus della rabbia agli esseri umani di solito è dovuta al morso di un animale infetto, ma può avvenire anche tramite contatto diretto delle membrane mucose o di ferite dell’epidermide con materiale infetto (ad es. saliva, tessuti neurali, fluido cerebrospinale). La replicazione virale comincia all’interno delle fibrocellule muscolari striate prossime al punto di inoculazione. Il virus si diffonde poi in direzione centripeta lungo il nervo sino al sistema nervoso centrale in cui si moltiplica; quindi prosegue attraverso i nervi efferenti verso le ghiandole salivari e compare nella saliva. L’autopsia (post-mortem) mostra un intasamento vasale con emorragie puntiformi nelle meningi e nel cervello; l’esame microscopico mostra raccolte perivascolari di linfociti con distruzione minima delle cellule nervose. Corpi inclusi intracitoplasmatici (corpi di Negri), solitamente nel corno di Ammone, sono patognomonici della rabbia, anche se non sono sempre presenti.

Incubazione:

Il periodo di incubazione della rabbia è assai variabile, oscillando da 7 giorni a più di un anno (in media 1-2 mesi). La latenza sembra dipendere dalla carica infettante, dall’estensione dell’interessamento tissutale in sede di inoculo, dai meccanismi di difesa dell’ospite e dalla distanza che il virus deve coprire dalla sede di inoculazione al sistema nervoso centrale. I tassi di infezione e la mortalità sono elevati a seguito di morsi sul capo o sul tronco, minori in occasione di morsi sugli arti inferiori.

Sintomi della Rabbia :

Le manifestazioni cliniche della rabbia (forma furiosa, 75% dei casi) configurano 4 stadi:
1.una sindrome prodromica aspecifica: dura circa da 1 a 4 giorni ed è caratterizzata da febbre, cefalea, malessere, mialgie, astenia ingravescente, anoressia, nausea e vomito, mal di gola e tosse non produttiva; un sintomo fortemente suggestivo, presente nel 50-80% dei pazienti, è rappresentato dalla comparsa di parestesie e/o fascicolazioni nella sede dell’inoculo;

2. una fase encefalitica acuta, generalmente preceduta da periodi di iperattività motoria, ipereccitabilità e agitazione; rapidamente compaiono confusione, allucinazioni, aggressività, bizzarre aberrazioni del pensiero, spasmi muscolari, meningismo, convulsioni e paralisi distrettuali; i periodi di alterazione mentale si alternano a periodi di perfetta lucidità, ma con il procedere della malattia questi ultimi si fanno più rari finchè il paziente cade in coma; molto comune è l’iperestesia con eccessiva sensibilità alla luce intensa, ai rumori forti, al tocco e talvolta anche allo sfioramento. La temperatura corporea può raggiungere i 40°C; comune è la paralisi delle corde vocali;

3. una fase encefalitica di tipo rabico da profonda alterazione dei centri del tronco encefalico: l’interessamento dei nervi cranici causa diplopia, paralisi facciali, neurite ottica e la caratteristica difficoltà alla deglutizione; questa, associata all’eccessiva salivazione, dà luogo al tipico quadro di “bava alla bocca”; nel 50% dei casi compare idrofobia, ovvero una dolorosa, violenta contrazione involontaria del diaframma e dei muscoli respiratori accessori, faringei e laringei, scatenata dall’ingestione di liquidi; il paziente diventa comatoso e l’interessamento dei centri respiratori determina una morte per apnea.

4. morte, o in rari casi, guarigione: in assenza di una terapia rianimatoria, la sopravvivenza media dall’esordio dei sintomi è di quattro giorni. La guarigione è eccezionale e quando si verifica è graduale.

La forma paralitica (25% dei casi) è caratterizzata da una paralisi ascendente del tipo sindrome di Landry/Guillain-Barrè (rabbia muta, rabbia tranquilla); si osserva più frequentemente in coloro che sono stati morsicati da pipistrelli o in coloro che hanno ricevuto una profilassi post-esposizione; si manifesta, inoltre, nel sud-est asiatico in soggetti morsicati da cani.

Controllo e prevenzione della rabbia:

In generale, la letteratura scientifica disponibile è concorde nell’affermare che il controllo della rabbia si identifica nella rigorosa attuazione degli interventi codificati da norme di polizia veterinaria, specificamente mirati alla protezione dell’uomo nei confronti della malattia.

La prevenzione nei confronti della rabbia si basa sulla vaccinazione preventiva degli animali domestici, sulla lotta al randagismo e su altri provvedimenti finalizzati a impedire contatti a rischio con le popolazioni selvatiche.

 

Per quanto riguarda la prevenzione della rabbia negli animali è importante :
la vaccinazione antirabbica (obbligatoria o volontaria a seconda del dato epidemiologico) degli animali domestici, la lotta al randagismo e l’attuazione di provvedimenti coercitivi (cattura ed eventuale abbattimento)  al fine di realizzare, attorno all’uomo, un anello di protezione costituito da animali domestici non recettivi e, quindi, incapaci di trasmettere l’infezione (prevenzione del ciclo urbano della malattia);

la vaccinazione orale dei carnivori selvatici, volpi in particolare, introdotta da più di un decennio in alcuni paesi europei.

A seguito di tale misura è stato osservato un significativo decremento dell’incidenza della malattia, rilevato attraverso piani di sorveglianza sul serbatoio selvatico (prevenzione e controllo del ciclo silvestre della malattia).

Prevenzione della Rabbia:

Nell’uomo, la prevenzione della malattia si basa sulla vaccinazione preventiva per chi svolge attività professionale “a rischio specifico” (veterinari, guardie forestali, cinovigili, guardie venatorie ecc.), sulla vaccinazione pre-contagio e sul trattamento vaccinale post-esposizione che sarà considerato di volta in volta in funzione della tipologia di esposizione verificatasi.

Le linee guida Oms individuano tre tipologie di esposizione:
– contatto di una superficie cutanea intatta con animali, con le loro mucose o con il loro cibo (se la ricostruzione dei fatti è attendibile, non c’è esposizione e quindi non è necessaria una profilassi);
– graffi minori o abrasioni senza sangue o leccate di animali su pelle tagliata e piccoli morsi su pelle abrasa (si consiglia sola la vaccinazione), morsi singoli o multipli transdermici, graffi o contaminazione della membrana della mucosa con saliva o contatti sospetti con pipistrelli (in questo caso si devono somministrare sia le immunoglobuline, che il vaccino).

Le cure post-esposizione per prevenire la rabbia includono la pulizia e la disinfezione della ferita o dei punti di contatto e la somministrazione precoce della vaccinazione (se necessaria), senza aspettare i risultati dei test diagnostici di laboratorio e, comunque, senza ritardi per l’osservazione dell’animale sospetto. Per quanto riguarda le immunoglobuline, non ci sono limiti di tempo alla somministrazione. La maggior parte delle immunoglobuline deve essere somministrata in profondità nella ferita, mentre la parte restante, se avanza, dovrebbe essere iniettata in un altro sito muscolare aggiuntivo lontano dalla ferita. L’Oms raccomanda, infine, l’osservazione dell’animale sospetto per 10 giorni, perché i primi sintomi nei cani e nei gatti non sono molto specifici. Francia, Spagna e Inghilterra raccomandano 14 giorni di osservazione.

Trattamento della Rabbia:

All’insorgenza dei sintomi neurologici la rabbia non è curabile.

Diagnosi:

La diagnosi clinica della rabbia non è affidabile. La diagnosi definitiva può essere fatta solo con l’esame di laboratorio. La diagnosi post-mortem è effettuata sul SNC e comprende come test di elezione l’immunofluorescenza diretta (FAT) e l’isolamento del virus in coltura cellulare (RTCIT). La RT-PCR e le altre tecniche di amplificazione sono di solito utilizzate come test di conferma.

La diagnosi intra-vitam è utilizzata spesso nell’uomo a partire da saliva, urina, liquido cefalorachidiano e biopsia cutanea effettuata sulla nuca e prevede tecniche di FAT, RTCIT e RT-PCR. L’ulteriore caratterizzazione dell’isolato virale avviene mediante sequenziamento o l’utilizzo di anticorpi monoclonali.

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