Paolo Meo - MioDottore.it

Chiara Talone

Cina – 06 – Vaccinazioni

FEBBRE GIALLA se…..

Il certificato di vaccinazione contro la Febbre Gialla è richiesto a tutti i viaggiatori di età superiore a un anno provenienti da aree dove è presente il rischio di trasmissione della malattia. Il certificato internazionale valido in tutto il mondo è rilasciato solamente dai centri di vaccinazione autorizzati da OMS e dagli stati di appartenenza.
(Aggiornamento Marzo 2025)

VACCINAZIONI PER MALATTIE TRASMESSE DA PUNTURA DA INSETTI

VACCINAZIONI CONTRO MALATTIE PORTATE DA CIBI E BEVANDE CONTAMINATE

in prevenzione e in cura per la DIARREA DEL VIAGGIATORE: CLICCA QUI E LEGGI ATTENTAMENTE

VACCINAZIONI CONTRO MALATTIE TRASMESSE DA SANGUE CONTAMINATO.

  • EPATITE B notizie sulla malattia
    l’epatite B è una aggressione a livello del fegato che può indurre alterazioni cellulari ed aprire la porta al carcinoma epatico. I rischi, oltre che da siringhe infette e rapporti sessuali non protetti possono venire anche da medicazioni effettuate in strutture sanitarie dove la sterilizzazione dei ferri è poco curata. Quindi è importante essere protetti quando si affrontano viaggi in posti ad alta endemia del virus B
    per saperne di più…. sulla vaccinazione

VACCINAZIONI CONTRO MALATTIE A TRASMISSIONE AEREA

Per saperne di più … sulla vaccinazione

  • POLMONITE E INFEZIONI DA PNEUMOCOCCO
    pneumococco è la principale causa di polmoniti, otiti, meningiti e sepsi. Il vaccino è molto efficace e sicuro la vaccinazione è consigliata a coloro che hanno avuto e soffrono di problemi polmonari e durante il viaggio possono avere un contatto ed un attavvo da parte di uno dei tipi del batterio streptococco pneumoniae o pneumococco

VACCINAZIONI CONTRO MALATTIE DA MORSO DI ANIMALI

  • RABBIA notizie sulla malattia
    Se si prevedono escursioni in zone extraurbane, dove può essere più facile il contatto con animali selvatici; in ocasione di safari o battute di caccia, nonché per motivi professionali (veterinari, agronomi, ecc…).
    Vedi scheda vaccinazione
  • VACCINAZIONI DI ROUTINE
    Assicurati di aver effettuato tutte le vaccinazioni previste dal Sistema Sanitario Nazionale. Queste prevedono: tetano, difterite, polio, pertosse, haemophilus B, epatite B, morbillo, parotite, rosolia, varicella.

 

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Il dottor Meo al congresso ‘Navigating the New Landscape of Infectious Diseases’

Si è svolto ad Aci Castello ed ha riunito esperti da più parti del mondo su argomenti di massimo interesse nel campo delle malattie infettive, quali le infezioni ospedaliere, la resistenza agli antibiotici e la Dengue. Su questo argomento ha preso la parola il dottor Meo, riportando la sua esperienza clinica degli ultimi due anni,  su viaggiatori italiani e stranieri.

Riportiamo le interviste al Prof. Bruno Cacopardo,  coordinatore scientifico del convegno, e quella al Dott. Paolo Meo.

 

Il dottor Meo al congresso ‘Navigating the New Landscape of Infectious Diseases’ Leggi tutto »

POLO VIAGGI la clinica del viaggiatore ARTEMISIA CESMET

🌍 Informiamo i nostri clienti che dal 14 Febbraio 2025 è stata istituita la nuova realtà della medicina dei viaggi a ROMA

POLO VIAGGI – LA CLINICA DEL VIAGGIATORE
ARTEMISIALAB – CESMET

                                                                                                                              direttore dr. Paolo Meo

 

la sede del POLO VIAGGI, si trova in Via Piave 76, Roma 00187
è disponibile un parcheggio convenzionato presso Corso d’Italia 45

🩺 Offriamo visite mediche specialistiche per:

Malattie infettive
– Malattie tropicali e parassitologiche
– visite e controlli per malaria, dengue ed altre malattie
– Gastroenterologia infettivologica
 le visite vengono effettuate dal dr. Paolo Meo specialista in clinica delle malattie infettive e tropicali

🔬 Presso il POLO VIAGGI è possibile effettuare:

        – Test MANTOUX (per concorsi, per lavoro, per diagnosi di tubercolosi nei pazienti. aut. N. G12591 del 25/09/2023

– Esami di laboratorio (generali e microbiologici)
                                               – test malaria; test dengue; test esemi parassitologici; test sierologici per malattie infettive;
– Esami ecografici e visite specialistiche

💉  Centro di vaccinazione internazionale per viaggiatori, turisti e lavoratori. Disponibili vaccinazioni per:

– tutti i vaccini classici dei viaggi;
– Febbre gialla (aut. reg. N aut. N 178314 del 07/12/23;
– Dengue (Qdenga);
– Colera (vaccino orale);
– Encefalite giapponese;
– Encefalite da zecche;
– Rabbia (VERORAB);

💉 vaccinazioni pediatriche e per donne in gravidanza.

– vaccini pediatrici ( esavalente; pneumococco; rotavirus; meningiti B e ACWY; MPR; varicella; altri…)

– vaccini donne in età fertile: HPV9; MPR; VAricella/zoster;
– vaccini donne in gravidanza: TDP (tet. dift. PERTOSSE) 28a settimana; influenza;

💻 Non puoi venire da noi? Nessun problema! Approfitta delle nostre consulenze mediche online.

👨‍⚕️ A guidare il POLO VIAGGI è il dottor Paolo Meo, un professionista con oltre 40 anni di esperienza nei paesi tropicali. Conosce i luoghi, i problemi e le soluzioni per garantire la tua sicurezza nel mondo.

📞 Per maggiori informazioni o per prenotare una visita, contattaci al +39 0639030481.

🔗 Viaggia sicuro con il POLO VIAGGI! Il tuo partner di fiducia per la salute in viaggio. ✈️

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Colombia – 07 – Approfondimenti sulla malaria: situazione e prevenzione

• CHE COSA E’ (scheda malattia)
La Malaria è una malattia infettiva, acuta, presente nel paese, molto legata agli’ ambienti umidi, piovosi, alle stagioni ed alle condizioni meteorologiche. Controlla prima di partire l’itinerario del tuo viaggio e le condizioni meteo delle aree dei tuoi soggiorni. Ricorda che la Malaria è una malattia potenzialmente grave ed anche fatale. Non sottovalutarla. E’ possibile prevenirla con una attenzione al vestiario che ti copra le parti scoperte al tramonto e la notte, all’utilizzo di repellenti e all’ utilizzo di adeguati farmaci per la profilassi, nelle stagioni di maggior rischio. Per approfondire leggi la scheda sulla malaria

• NEL PAESE
Il rischio di malaria (36,2% da Plasmodium falciparum e 61,9% da Plasmodium vivax) esiste tutto l’anno con un andamento epidemiologico che a fine 2024 è arrivato a mostrare un:
Aumento dell’81% dei casi rispetto al 2023, con 110.343 casi segnalati fino a novembre 2024
16 decessi registrati nello stesso periodo

Principali agenti causali:
o Plasmodium vivax: 61,9% dei casi
o Plasmodium falciparum: 36,2%
o Infezioni miste: 1,8%

Distribuzione geografica
Aree ad alto rischio (<1.700 m):
• Costa del Pacifico (Chocó, Cauca, Nariño): 55,5% dei casi, prevalenza di P. falciparum
• Urabá (Antioquia, Córdoba): 26% dei casi, dominato da P. vivax
• Amazzonia e Orinoquía: 15,4% dei casi, P. vivax predominante

• Dipartimenti più colpiti:
o Chocó (35,4%)
o Antioquia (13,3%)
o Córdoba (10,9%)
o Vaupés (8,7%)
o Nariño (7,3%)

Aree a rischio moderato: Dipartimenti di
Antioquia,
Bolívar,
Caquetá,
Córdoba,
Meta
Norte de Santander

Fattori di rischio
• Condizioni climatiche: El Niño e La Niña hanno alterato i siti di riproduzione delle zanzare negli ultimi anni
• Attività lavorative: 25% dei casi in minatori e scalpellini delle aree periferiche
• Aree rurali: 49,8% dei casi proviene da zone rurali disperse

Rischio per i viaggiatori
Zone sicure (nessun rischio):

• Aree sopra i 1.700 m
• Città principali: Bogotá, Medellín, Cartagena
• Isola di San Andrés

Raccomandazioni preventive:
1. Chemioprofilassi per chi visita:
o Costa del Pacifico
o Amazzonia
o Dipartimenti di Antioquia, Córdoba, Chocó

2. Protezione dalle zanzare:
o Repellenti a base di olio di Neem (NOZETA)
o Repellenti a base di DEET (>20%), Icaridina o Citrodiol

o Abbigliamento trattato con permetrina
o Zanzariere impregnate

3. Comportamentali:

o Evitare attività all’aperto al crepuscolo
o Controllo medico entro 6 mesi dal rientro in caso di febbre

• PROFILASSI
Doxiciclina (BASSADO), è un ottimo farmaco di scelta per i soggiorni sia in aree turistiche che in viaggi avventurosi, durante trekking e in caso di utilizzo di tende o residenze poco controllate. Farmaco per i soggiorni in residenze protette o aree di lieve rischio, sia per soggiorni a rischio elevato. Devi sapere che la “doxiciclina 100 mg”è un farmaco di scelta non solo per la prevenzione della infezione malarica ma anche per la prevenzione delle infezioni batteriche intestinali e cutanee e verso le infezioni causate da punture di zecca. Per le sue caratteristiche il farmaco è molto versatile, può essere infatti assunto per soggiorni brevissimi o brevi, alcuni giorni o settimane, ma anche nel lungo periodo,cioè per molti mesi. Ti ricordiamo che farmaci a base di tetracicline, compresa la doxiciclina, vengono assunti per oltre 1 anno da ragazzi che manifestano l’acne, cioè infezioni sul volto o tronco. Un farmaco sicuro, efficace, privo o con scarsi effetti collaterali. Ricordiamo che alle dosi di profilassi, 100 mg al giorno, gli effetti di sensibilizzazioni ai raggi solari, sono praticamente assenti. In ogni caso ricordiamo l’uso di creme solari. Farmaco di basso costo. Non è utilizzabile al di sotto dei 12 anni o in gravidanza, o in caso di allergia o intolleranza alle tetracicline. Si assume tutti i giorni, durante il pranzo, dalla entrata in area a rischio, per una settimana dalla uscita dall’area di rischio malarico.
Atovaquone-Proguanile (MALARONE), farmaco sul mercato da quasi 20 anni possiede ancora una buona copertura antimalarica per le forme resistenti alla clorochina, anche se sono state descritte da diversi anni forme di resistenza e di scarsa efficacia. Utile per l’utilizzo pediatrico, Utilizzato per periodi non superiori ai 30 giorni, ma utilizzabile fino a 60 giorni. Si assume una compressa tutti i giorni da 2/3 giorni prima di partire ad 1 settimana al rientro.
Meflochina (LARIAM) , farmaco utilizzato da oltre 30 anni, Efficace in profilassi e in terapia. Efficace sia negli adulti che anche in età pediatrica. Efficacia e sicurezza dimostrata anche nelle donne in gravidanza. Utilizzabile in soggetti in buone condizioni di salute. Da non utilizzare nei cardiopatici, soggetti aritmici, neuro e psicopatici, in chi soffre di insonnia. Riferiti sintomi da irritabilità del sistema nervoso periferico e centrale. Da evitare in chi effettua immersioni, soggiorni in alta quota, voli aerei ripetuti e prolungati. Favorevole la modalità di assunzione che prevede una dose settimanale da una settimana prima di partire a 3/4 settimane al rientro.

 

 

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Colombia – 02 – Alert sanitari

Aggiornamento Situazione Epidemiologica in Colombia al Marzo 2025

Questo rapporto presenta un’analisi delle principali epidemie e della presenza di malattie infettive di un certo rilievo attualmente presenti in Colombia. Dati sono aggiornati al marzo 2025.

FEBBRE GIALLA
La Colombia sta affrontando dal 2024 una significativa epidemia di febbre gialla, con un preoccupante aumento dei casi e una distribuzione geografica in espansione rispetto alle tradizionali aree endemiche.
Tra l’inizio del 2024 e febbraio 2025, sono stati segnalati un totale di 31 casi confermati di febbre gialla in Colombia, con 15 decessi, evidenziando un tasso di letalità molto elevato. Nel 2024, sono stati identificati 23 casi, di cui 13 fatali, distribuiti in sei dipartimenti:
Caquetá (2 casi, 1 fatale),
Huila (1 fatale),
Nariño (3 casi, 1 fatale),
Putumayo (4 fatali),
Tolima (12 casi, 6 fatali)
Vaupés (1 fatale).

Nei primi mesi del 2025, l’epidemia si è concentrata principalmente nel dipartimento di Tolima.

Tra gennaio e febbraio 2025, sono stati registrati 8 casi confermati con 2 decessi. Questi casi si sono verificati specificamente nei comuni di
Cunday (5 casi, incluso un decesso),
Prado (2 casi)
Purificación (1 caso fatale).

Caratteristiche epidemiologiche
L’epidemia nel dipartimento di Tolima è localizzata nell’area rurale adiacente alla zona sud-occidentale del Parco Naturale Regionale Bosque de Galilea, coinvolgendo quattro comuni identificati come ad alto rischio: Cunday, Prado, Purificación e Villarrica.
L’80% dei casi riguarda maschi e il 95% coinvolge persone tra i 25 e gli 89 anni, con un solo caso in una femmina di 11 anni.
È particolarmente preoccupante che tutti i casi recenti nel dipartimento di Tolima avessero un’esposizione in aree a rischio per febbre gialla, nel contesto di attività lavorative agricole, e nessuno aveva una storia documentata di vaccinazione contro la febbre gialla. La vaccinazione per la febbre gialla non ha avuto più un seguito, in particolare in questa regione, e la popolazione ha perso la copertura un tempo presente. I risultati sono un aumento di casi in aree dove anche scimmie, portatrici sane fanno la loro parte di serbatoio. L’aumento della presenza di Aedes aegipty gioca il ruolo di trasmissione.
La Pan American Health Organization (PAHO) ha emesso un’allerta epidemiologica a causa dell’aumento dei casi umani confermati e del cambiamento nella distribuzione geografica della malattia, che ha iniziato a diffondersi in aree al di fuori della tradizionale regione amazzonica.

Vaccinazione per la febbre gialla per i viaggi internazionali:
La vaccinazione contro la febbre gialla è raccomandata per tutti i viaggi in Colombia organizzati entro un’altitudine inferiore a 2500 metri, con alcune eccezioni.
La vaccinazione è generalmente non raccomandata per viaggi limitati alle città di
Barranquilla,
Cali,
Cartagena
Medellín,
e non è raccomandata per i viaggi limitati alle regioni al di sopra dei 2300 metri di altitudine, al dipartimento dell’arcipelago di San Andrès e Providencia e alla capitale Bogotá
La vaccinazione è obbligatoria se si arriva entro 6 giorni dalla partenza o dal transito da Angola, Repubblica Democratica del Congo o Uganda. I passeggeri devono essere in possesso di un certificato di vaccinazione rilasciato almeno 10 giorni prima dell’arrivo.

DENGUE
La regione delle Americhe sta affrontando un’epidemia record di dengue nel 2024-2025. Nei primi tre mesi del 2024, la regione ha registrato oltre 3 milioni di casi, un numero tre volte superiore rispetto allo stesso periodo del 2023. All’interno di questo contesto regionale, la Colombia rappresenta il 2,2% dei casi totali, collocandosi al quinto posto dopo Brasile (81%), Paraguay (6%), Argentina (3,4%) e Perù (2,6%).
Il 2024 è stato definito un “annus horribilis” per la diffusione della febbre da virus dengue a livello globale, con i casi del virus trasmesso dalle zanzare che hanno superato i 15 milioni ufficiali, più del doppio rispetto ai 6,5 milioni del 2023. I casi reali non denunciati si calcola che superino i 400 milioni di casi nel mondo intero- L’aumento dell’urbanizzazione e i cambiamenti climatici hanno favorito la diffusione delle zanzare vettori del virus.

Programmi di controllo innovativi sperimentati in Colombia
Nonostante l’aumento regionale e nella maggior parte del paese, tre città colombiane – Bello, Medellín e Itagüí – hanno registrato negli ultimi anni una significativa riduzione dell’incidenza della dengue, del 95-97%. Questo risultato è stato raggiunto grazie alla distribuzione massiccia di zanzare Aedes aegypti infettate con batteri del genere Wolbachia, in una delle regioni più popolate della Colombia. Il progetto, condotto dal World Mosquito Program, ha portato al trattamento completo di 135 chilometri quadrati, proteggendo così 3,3 milioni di persone. I risultati sono evidenti e la sperimentazione va continuata.

CHIKUNGUNYA
Dall’inizio del 2025 fino a fine gennaio, sono stati segnalati oltre 5.000 casi di malattia da virus Chikungunya (CHIKVD) e due decessi correlati in tre paesi della regione delle Americhe, tra cui la Colombia.
Nel 2024, l’impatto è stato ancora più significativo, con circa 620.000 casi di CHIKVD e 213 decessi correlati rilevati nei paesi delle Americhe, Asia, Africa ed Europa.
Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha evidenziato che la Colombia è uno dei paesi colpiti dall’attuale epidemia di Chikungunya, che continua a rappresentare una minaccia significativa per la salute pubblica nella regione e per i viaggiatori internazionali. In attesa della diffusione del nuovo vaccino, già approvato da EMA a livello Europeo, la prima prevenzione consiste nel fare particolare attenzione alla puntura delle zanzare.

VIRUS ZIKA
I dati recenti sul virus Zika in Colombia sono limitati e poco chiari, ma studi effettuati nei precedenti anni hanno evidenziato alcune caratteristiche significative dell’epidemiologia del virus ZIKA nel paese. È stato documentato un aumento del 211% dell’incidenza della sindrome di Guillain-Barré in Colombia in seguito all’arrivo del virus Zika, suggerendo un forte legame tra le due condizioni.
È stato inoltre registrato il primo caso d’infezione da virus Zika con associata microcefalia fetale in Colombia, in una madre di 34 anni residente a Sincelejo, capoluogo del dipartimento di Sucre. Questo caso presenta caratteristiche simili a quelle osservate durante l’epidemia in Brasile tra il 2015 e il 2016. L’attenzione nei confronti del virus rimane elevata. Si consiglia alle donne in gravidanza di evitare la destinazione.
Il virus Zika rappresenta una minaccia particolare per la sua capacità di trasmissione attraverso molteplici vie: non solo attraverso le zanzare Aedes, ma anche mediante trasmissione verticale (madre-figlio), sessuale e attraverso prodotti ematici infetti (trasfusioni).

Misure preventive
Per tutte le malattie trasmesse da vettori (dengue, chikungunya, Zika), è fondamentale adottare misure di protezione dalle punture di zanzara, sia di giorno che di notte. Questo include l’uso di repellenti, indumenti protettivi e zanzariere trattate con insetticidi.

 

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Colombia – 06 – Vaccinazioni

Vaccinazioni obbligatorie
• FEBBRE GIALLA se…
Il certificato di vaccinazione contro la Febbre Gialla è richiesto a coloro che provengono da Angola, Brasile, Rep Dem. del Congo e Uganda, nonché per i viaggiatori con più di 1 anno di età che arrivano dai paesi con rischio di trasmissione della febbre gialla e per i viaggiatori transitati per più di 12 ore attraverso un aeroporto di un paese con rischio di trasmissione della febbre gialla .

Vaccinazioni consigliate
• DENGUE
E’ consigliata la vaccinazione per la DENGUE ?.
Vista la presenza di focolai diffusi nel paese, in aumento durante la stagione delle piogge, ma presente in modo endemico durante tutto l’anno, è consigliato effettuare il vaccino per la DENGUE, QDENGA.
La prevenzione consiste nella attenzione alla puntura degli insetti ed alla protezione con repellenti. Noi consigliamo NOZETA – olio di NEEM, molto efficace e con caratteristiche repellenti e lenitive.
Importante valutare l’inoculazione del nuovo vaccino per la Dengue, denominato QDENGA
Il sito web dedicato alla dengue ed alla sua prevenzione (CLICCA QUI)
Per informazioni e prenotazioni del vaccino della DENGUE (CLICCA QUI)

• FEBBRE GIALLA
La vaccinazione per la FEBBRE GIALLA è raccomandata ai viaggiatori, al di sopra dei 9 mesi di età, diretti in aree al di sotto dei 2300 m. slm dei segg. Dipartimenti : Amazonas, Antioquia, Arauca, Atlántico, Bolivar, Boyacá, Caldas, Caquetá, Casanare, Cauca, Cesar, Choco (le sole municipalità di Acandí, Juradó, Riosucio, e Unguía), Códoba, Cundinamarca, Guainía, Guaviare, Huila, La Guajira (solo le municipalità di Albania, Barrancas, Dibulla, Distracción, El Molino, Fonseca, Hatonuevo, La Jagua del Pilar, Maicao, Manaure, Riohacha, San Juan del Cesar, Urumita, and Villanueva), Magdalena, Meta, Norte de Santander, Putumayo, Quindio, Risaralda, San Andrés and Providencia, Santander, Sucre, Tolima, Vaupés e Vichada.
Non è generalmente raccomandata (ma valutare bene il rischio con esperti) nelle città di Barranquilla, Cali, Cartagena, e Medellín .

Per la crescita dei casi di Febbre Gialla in diverse aree del paese ed in particolare continuando la trasmissione anche nel 2025, si consiglia di effettuare la vaccinazione a chi si reca nel paese.

Da CDC – Yellow Book
Non è raccomandata (ma valutare bene il rischio con esperti) nelle zone del paese al di sopra dei 2300 m. slm, compresa la città di Bogotà e nel dipartimento di San Andrès y Providencia .

EPATITE A notizie sulla malattia
per saperne di più sulla vaccinazione….

• EPATITE B notizie sulla malattia
per saperne di più…. sulla vaccinazione

• FEBBRE TIFOIDE notizie sulla malattia
per saperne di più…. sulla vaccinazione

• RABBIA notizie sulla malattia
Se si prevedono escursioni in zone extraurbane, dove può essere più facile il contatto con animali selvatici; in ocasione di safari o battute di caccia, nonché per motivi professionali (veterinari, agronomi, ecc…).
Vedi scheda vaccinazione

• SINDROMI DIARROICHE E COLERIFORMI:       (DIARREA DEL VIAGGIATORE la malattia);               COLERA la malattia
– La vaccinazione per COLERA e DIARREA non è obbligatoria, ma va presa in considerazione a seconda del tipo di viaggio e di permanenza, ma soprattutto in base alla situazione epidemiologica del paese al momento del viaggio. La nuova formulazione “orale” del vaccino anticolera protegge ora anche dalle infezioni intestinali provocate da molti agenti enterotossici che provocano la “diarrea del viaggiatore”. Il vaccino è quindi consigliato per i viaggi in molti paesi del mondo.

in prevenzione e in cura per la DIARREA DEL VIAGGIATORE: CLICCA QUI E LEGGI ATTENTAMENTE

• VACCINAZIONI DI ROUTINE
Assicurati di aver effettuato tutte le vaccinazioni previste dal Sistema Sanitario Nazionale. Queste prevedono: tetano, difterite, polio, pertosse, haemophilus B, epatite B, morbillo, parotite, rosolia, varicella.

 

 

 

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Kenya – 07 – Malaria: situazione e prevenzione

C’è la malaria in Kenya e cosa bisogna fare per non ammalarsi?

Che cosa é la malaria?

Che cosa é?

La Malaria è una malattia infettiva, (Tutto sulla malaria – CESMET – Clinica del Viaggiatore), acuta, causata da un parassita, il Plasmodio, che entrato nell’organismo attraverso la puntura della zanzara Anopheles, attacca immediatamente le cellule epatiche, creando danni al fegato, e poi parassitando i globuli rossi, con anemia anche grave. Presente nel paese, è una malattia molto legata agli ambienti umidi, alle stagioni piovose ed alle condizioni meteorologiche ed ambientali favorevoli alla riproduzione della zanzara. Il consiglio che ti posso dare è quello di controllare prima di partire l’itinerario del tuo viaggio, le condizioni meteo attuali delle aree dei tuoi soggiorni. Non ti fidare “del sentito dire – non c’è malaria! ” la malaria è presente dove non te lo aspetti e con i cambiamenti climatici la zanzara Anopheles è arrivata a colonizzare anche territori in alta quota, prima non ospitali per l’insetto.
Ricorda che la Malaria è una malattia potenzialmente grave ed anche fatale. Non sottovalutarla! E’ possibile prevenirla utilizzando, come prima linea difensiva, repellenti efficaci (VEDI NOZETA – OLIO DI NEEM);

utile anche l’utilizzo degli zampironi da portare sempre con sé;

come seconda linea di difesa essenziale l’utilizzo di adeguati farmaci per la chemio profilassi, sicuri ed efficaci, da assumere in particolare nelle stagioni di maggior rischio e nelle aree con rischi elevati di incontro con la zanzara Anopheles;

una terza linea difensiva consiste nel porre attenzione ad un vestiario idoneo che ti copra le parti scoperte al tramonto e la notte, difesa efficace ma spesso difficile a certe latitudini e a certi climi. Anche se dobbiamo ricordarci che più ci si copre meno si soffre il caldo, e meno si bevono bevande ghiacciate e meno si ha sete.  Per approfondire leggi la scheda sulla malaria.

Quale è la situazione della malaria in Kenya?

Il rischio di infezione malarica, principalmente da Plasmodium falciparum, ma anche da vivax ed altre forme, possibili infezioni da forme miste (prevalenza falciparum e vivax), esiste tutto l’anno in tutto il paese, inclusa la città di Nairobi. In particolare esiste un maggiore rischio durante la stagione piovosa e umida e nelle aree del paese dove acquitrini, paludi, fiumi e laghi favoriscono la presenza di zanzare anopheles, attive al tramonto e durante la notte.
Le aree di savana secca, le aree scarsamente abitate ed i periodi di ridotta presenza di insetti ed in particolare di zanzare costituiscono motivo di riduzione di rischio.
Le cittadine e le grandi città presentano un rischio di infezione talvolta uguale se non maggiore alle zone periferiche e selvagge. La trasmissione, attraverso la puntura della zanzara Anopheles avviene da uomo ad uomo.
Notificata resistenza alla clorochina ma anche alla meflochina ed in parte ad atovaquone. Ridotta resistenza a Doxiciclina.

(Aggiornato a Luglio 2024)

  Profilassi

Doxiciclina 100 mg (BASSADO – MIRACLIN senza lattosio),

è un ottimo farmaco, che personalmente considero di prima scelta per soggiorni in aree turistiche sicure che in viaggi avventurosi, durante trekking e in caso di utilizzo di tende o residenze poco controllate. Farmaco per soggiorni in residenze protette o aree di lieve rischio, ma anche per soggiorni in aree a rischio elevato. Devi sapere che la “doxiciclina 100 mg” è un farmaco di prima scelta non solo per la “prevenzione della infezione malarica” ma anche per la “prevenzione e la cura delle infezioni batteriche intestinali e cutanee” e verso le “infezioni causate da punture di zecca – il temibile tifo esantematico”.
Per le sue caratteristiche il farmaco è molto versatile, può essere infatti assunto per soggiorni brevissimi o brevi, alcuni giorni o settimane, ma anche nel lungo periodo, cioè per molti mesi. Ti ricordo a questo proposito che farmaci a base di tetracicline, compresa la doxiciclina, vengono assunti per mesi e mesi, anche oltre un anno, dai ragazzi affetti da acne, cioè infezioni sul volto o tronco. Un farmaco sicuro, efficace, privo o con scarsi effetti collaterali. Ricordiamo che alle dosi di profilassi, 100 mg al giorno, gli effetti di sensibilizzazione ai raggi solari, sono praticamente ridotti al minimo. L’effetto è ponderale ossia direttamente legato al quantitativo di sostanza presente nel farmaco. In ogni caso ricorda sempre l’uso di creme solari protettive. Il farmaco è a basso costo e non è utilizzabile al di sotto dei 10 anni. In gravidanza l’assunzione di doxiciclina 100 mg è possibile nelle primissime settimane di gravidanza, prima della 16ª settimana, difatti da studi e pratica clinica non sembra comportare rischi per il feto. Resta valida la regola che è importante consultare il proprio medico prima di assumere qualsiasi farmaco durante la gravidanza per valutare i potenziali rischi e benefici.

Il farmaco è da evitare in caso di allergia o intolleranza alle tetracicline. In profilassi per la malaria si assume tutti i giorni, durante il pranzo con un grosso bicchiere di acqua, dal momento della entrata in area a rischio, durante il soggiorno e per una settimana dalla uscita dall’area di rischio malarico. (anche se l’emivita del è breve l’evidenza ci indica in una settimana il mantenimento della assunzione del farmaco).

 

Atovaquone-Proguanile (MALARONE)

Farmaco sul mercato da oltre 20 anni. Farmaco fino a qualche anno fa di prima scelta sia in profilassi che in terapia, è stato abbandonato nella pratica clinica, perché sempre meno efficace. In terapia oramai da anni è sostituito dai F a base di Artemisia Annua. Come non funziona più per la cura della malaria il farmaco è sempre meno efficace anche nella profilassi. Difatti negli ultimi anni è sempre più diminuita l’efficacia nei confronti della malaria, seguendo in parte la sorte delle forme resistenti alla clorochina. Sono state descritte da diversi anni forme di resistenza a cominciare dall’oriente, dai paesi del triangolo d’oro (Thailandia, Laos Myanmar) e poi diffusasi in Africa ed anche nelle Americhe. Il farmaco è ancora utile ed efficace nell’ utilizzo pediatrico. Era utilizzato per periodi non superiori ai 30 giorni, ma utilizzabile fino a 60 giorni. Si assume una compressa tutti i giorni da 2/3 giorni prima di partire ad 1 settimana al rientro. Non è farmaco più da consigliare in queste aree se non nell’età pediatrica.

Meflochina (LARIAM 250)

Farmaco utilizzato da oltre 40 anni, un tempo efficace in terapia e profilassi, attualmente ha una efficacia molto bassa in profilassi e nulla in terapia. Non è più da utilizzare sia negli adulti che anche in età pediatrica. Anche per il LARIAM vale il ragionamento fatto per il MALARONE. La Meflochina è stata sospesa nella terapia per la malaria perché non più efficace. La forte resistenza è iniziata in estremo oriente per poi estendersi in tutto l’Oriente, il Medio Oriente, l’Africa ed in fine le Americhe. E’ stata dimostrata fin dall’inizio la sicurezza del farmaco nelle donne in gravidanza con le quali eventualmente può ancora essere utilizzato, per quella ancora scarsa efficacia, ma pur sempre presente.
Il farmaco era utilizzato in soggetti in buone condizioni di salute. Non era da utilizzare nei cardiopatici, soggetti aritmici, neuro e psicopatici, in chi soffre di insonnia. Riferiti sintomi da irritabilità del sistema nervoso periferico e centrale. Da evitare in modo assoluto in chi effettua immersioni, soggiorni in alta quota, voli aerei ripetuti e prolungati. Molto favorevole la modalità di assunzione che prevede una dose settimanale da una settimana prima di partire a 3/4 settimane al rientro. Ma l’esperienza pluriennale ci dice che il farmaco è fortemente inefficace vista l’elevata resistenza dei plasmodi, sviluppata da anni.  Dr. Paolo Meo – medico tropicalista – direttore Cesmet

 

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Situazione della Malaria in Costa Rica (2024- primo trimestre 2025)

Sebbene storicamente la Costarica avesse quasi eliminato la malaria, negli ultimi anni si è verificata una preoccupante recrudescenza. Nel 2024, sono stati confermati 232 casi di malaria autoctoni, ossia acquisiti localmente, mentre nei primi mesi del 2025 si contano già 6 casi confermati. Questo rappresenta un significativo incremento rispetto agli anni precedenti: nel 2018 erano stati segnalati 70 casi rispetto ai 12 del 2017.
Il rischio di malaria in Costarica è considerato generalmente basso, ma richiede particolare attenzione in specifiche aree del paese. Mentre storicamente la maggior parte dei casi erano causati dal Plasmodium vivax, recenti rapporti segnalano anche la presenza di Plasmodium falciparum, una forma più pericolosa del parassita che può causare complicazioni gravi.

Distribuzione Geografica della Malaria

La malaria in Costarica presenta una distribuzione geografica più circoscritta rispetto alla dengue, con focolai ben identificati:

Provincia di Limón
La regione caraibica, in particolare la Provincia di Limón, rappresenta l’area con il maggior numero di casi. Un recente focolaio nella regione di Huerta Caribbean ha registrato 116 casi positivi di malaria, così distribuiti:
57 casi a Pococí (nelle aree di Ticabán, El Jardín, Las Brisas e El Rótulo),
55 casi nel cantone di Limón (nelle aree di Moín, Villa del Mar, Limón 2000 e il settore Miles),
2 casi a Matina, 1 caso a Guácimo e 1 caso a Siquirres.
Questi i dati ufficiali e diagnosticati nelle strutture pubbliche e denunciate. Diversa la situazione sul terreno dove molti casi non vengono denunciati.
Provincia di Alajuela
Le zone settentrionali della provincia di Alajuela, specialmente quelle vicine al confine con il Nicaragua, presentano un rischio significativo.
Le aree di Medio Queso, San Gerardo, Cuatro Esquinas, Isla Chica, La Trocha, Las Delicias e Coquital
hanno registrato casi di malaria.
Questo aumento è stato collegato anche all’estrazione illegale di oro nelle zone delle miniere, che attira lavoratori migranti dai vicini paesi ad endemia malarica.
Altre Regioni
Casi sporadici sono stati segnalati anche nelle aree intorno a
Puntarenas e nella Provincia di Heredia.
Tuttavia, il rischio in queste aree è considerato molto inferiore rispetto alle province di Limón e Alajuela.

Rischi per i Turisti e Misure Preventive
Il rischio per i turisti varia significativamente in base alle regioni visitate, alla stagione e alle attività svolte durante il soggiorno. È importante sottolineare che sia la dengue che la malaria possono essere prevenute adottando appropriate misure di protezione.
Rischi Relativi alla Malaria
Il rischio di contrarre la malaria è generalmente considerato basso per i turisti che visitano le aree turistiche più frequentate. Tuttavia, per coloro che intendono visitare la costa caraibica, in particolare la Provincia di Limón, o le zone settentrionali di Alajuela, il rischio aumenta significativamente. Si sconsiglia alle donne in gravidanza, maggiormente a rischio, di visitare tali aree.
Misure Preventive Raccomandate
Per proteggere efficacemente la propria salute durante un viaggio in Costarica, si raccomandano le seguenti misure preventive:
Protezione dalle Punture di Zanzare
La protezione dalle punture di zanzare rappresenta la prima linea di difesa contro la malaria:
Utilizzare repellenti per zanzare naturali a base di olio di neem (NOZETA) oppure chimici a base di DEET, picaridina o IR3535 sulle parti esposte del corpo.
Indossare indumenti protettivi, preferibilmente di colore chiaro, che coprano la maggior parte del corpo (maniche lunghe, pantaloni lunghi). Pernottare in alloggi dotati di zanzariere o aria condizionata.
Evitare di uscire nelle ore di maggiore attività delle zanzare, considerando che le zanzare vettori della malaria sono attive dal tramonto all’alba.

Si consiglia ai viaggiatori di:

Informarsi sulla situazione sanitaria aggiornata prima della partenza, consultando i siti ufficiali del Ministero della Salute costaricano o le autorità sanitarie del proprio paese. Pianificare l’itinerario considerando le aree a maggior rischio, eventualmente limitando il tempo trascorso nelle regioni più colpite, specialmente durante la stagione delle piogge. Consultare un medico specialista in medicina dei viaggi almeno un mese prima della partenza per ricevere consigli personalizzati in base all’itinerario previsto e alla propria condizione di salute. Includere nel proprio bagaglio repellenti per zanzare, zanzariere portatili e indumenti protettivi.
Con queste precauzioni, è possibile godersi le meraviglie naturali e culturali della Costarica minimizzando i rischi per la propria salute.

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BIBLIOGRAFIA
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Distribuzione Geografica della Dengue in Costa Rica

15-03-2025- La dengue non è distribuita uniformemente in tutto il territorio costaricano, ma presenta aree di maggiore concentrazione. Il Ministero della Salute del paese ha segnalato un importante aumento dei focolai in specifiche regioni del paese. In particolare, le aree più colpite sono:

 

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Scheda malattia malaria

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Introduzione e descrizione della malaria

Introduzione alla Malaria

La malaria, conosciuta anche come paludismo, è una malattia infettiva acuta causata da parassiti del genere “Plasmodium”. Questi parassiti sono protozoi che si sviluppano e riproducono nel corpo umano (serbatoio del parassita) e possono causare sintomi gravi. Ci sono in natura cinque principali tipi di “Plasmodium” che possono infettare gli esseri umani:

emazie parassitate da plasmodi
emazie parassitate da plasmodi

– “Plasmodium falciparum”: è il tipo più pericoloso e responsabile del maggior numero di decessi.
– “Plasmodium vivax”
– “Plasmodium malariae”
– “Plasmodium ovale”
– “Plasmodium knowlesi”: originariamente un parassita delle scimmie che ha la capacità di infettare anche gli esseri umani, soprattutto nel sud-est asiatico. Provoca la malaria nei macachi ma può anche contagiare gli esseri umani, sia naturalmente che artificialmente.

Il serbatoio primario del parassita è l’uomo infettato in maniera cronica.

Come si Trasmette la Malaria

La malaria si trasmette esclusivamente attraverso la puntura di zanzare femmine infette del genere *Anopheles*. È importante notare che queste zanzare non sono presenti in Italia e nella maggior parte dell’Europa, ma si possono trovare in alcune aree del bacino del Mediterraneo, come Grecia, Turchia, Egitto, Tunisia, Algeria e in alcune zone del Marocco. Le mutazioni del clima stanno creando situazioni che potrebbero favorire il riaccendersi di focolai di presenza di zanzara Anopheles anche sul territorio italiano.

La malaria è una delle malattie parassitarie più diffuse nel mondo, con una presenza significativa in Africa, America Centrale e del Sud, Asia e alcune zone dell’Oceania.

Ciclo di Vita del Parassita

Una volta nel corpo umano, i parassiti della malaria si moltiplicano nel fegato e, dopo un periodo di incubazione variabile, infettano i globuli rossi.

Sintomi della Malaria

I sintomi della malaria possono essere molto diversi e presentarsi contemporanenamente o singolarmente. I più comuni includono:

– Febbre alta (che può anche frequentemente non presentarsi)
– Mal di testa e sensazione di confusione, in particolare dolore nucale e sensazione di ovattamento;
– Tensione nei muscoli del collo;
– Brividi e sudorazione;
– Nausea, vomito e diarrea

I sintomi possono manifestarsi in modo grave o essere molto lievi e alternati.

 Rischi e Complicazioni

Se non trattata con i farmaci appropriati, come l’Eurartesim®,farmaco a base di artemisinina e lumefantrina,  la malaria può causare gravi danni agli organi e persino essere fatale. Una forma particolarmente grave è la malaria cerebrale, che può portare a complicazioni come la necrosi cerebrale a causa della formazione di microtrombi nel sistema microvascolare.

Resistenza ai Farmaci

Negli ultimi anni, i parassiti della malaria hanno sviluppato resistenza ai farmaci antimalarici, inclusa l’Artemisina, che è uno dei trattamenti più efficaci disponibili.

Prevenzione e Controllo

Il controllo della malaria si basa su metodi preventivi e curativi, tra cui:

– **Trattamenti farmacologici**: l’uso di terapie a base di artemisina in combinazione con altri farmaci.
– **Zanzariere trattate**: l’uso di zanzariere impregnate di insetticidi, come il DEET.
– **Repellenti per insetti**: l’applicazione di insetticidi e repellenti, con prodotti a base di neem consigliati per il controllo delle zanzare.
-l’utilizzo di insetticidi e repellenti per il controllo delle zanzare. (consigliati prodotti a base di neem).

In sintesi, la malaria è una malattia seria che richiede attenzione e misure preventive per proteggere la salute pubblica.

 

 

Agente infettivo e ciclo vitale

 

Il Plasmodium è un parassita, monocellulare, protozoo del genere Plasmodium (Regno Protista, Phylum Apicomplexa, Classe Sporozoea, Ordine Eucoccidiida). Cinque sono i tipi principali del parassita malarico: Pl. falciparum è il tipo con il più alto tasso di mortalità fra i soggetti infestati; Pl. Vivax; Pl. Malariae; Pl. ovalis; Pl. knowlesi , che è l’agente eziologico di malaria nelle scimmie, è diffuso nel sud-est asiatico. Provoca la malaria nei macachi ma può anche contagiare gli esseri umani. Il serbatoio del parassita è l’uomo infettato in maniera acuta o cronica.

Ci sono cinque specie principali di Plasmodio che possono infettare l’uomo:
P. falciparum: è endemico in Africa tropicale, minore prevalenza in Asia ed America Latina. E’ il plasmodio con il più alto tasso di mortalità;
P. vivax: è il più diffuso, si ritrova ovunque nelle zone tropicali; in Africa è presente a focolai nel territorio, a macchia di leopardo; è invece endemico in America Latina ed in Asia; è presente anche in alcune zone temperate e persiste anche in aree ristrette del bacino del mediterraneo, dove la zanzara Anopheles è ancora presente.
P. ovale: è presente e si èdiffusa principalmente nell’ Africa occidentale tra i due tropici.
P. malariae: è ubiquitario, a bassa prevalenza, ma con una distribuzione non uniforme sul territorio.
La diagnosi di specie è importante perché la malaria da P. falciparum è potenzialmente la più aggressiva, lesiva e se non curata mortale.
La riproduzione della zanzara vettrice avviene a temperature non inferiori ai 18°C. Se la temperature scende non deve rimanere per periodi prolungati di tempo. Anche la sopravvivenza dell’insetto è legato alla temperatura. La trasmissione del parassita avviene attraverso la puntura della zanzara. E’ facilitata durante tutto il periodo dell’anno nelle aree in cui la temperatura è costantemente sopra i 24° C. Nei territori con temperature più basse la trasmissione tende a seguire ritmi stagionali. La zanzara vive dalle tre a sei settimane, raramente supera i due mesi di vita, e si sposta nel raggio di 1 o 2 chilometri. Venti e condizioni ambientali particolari possono portare le zanzare anche a distanze di decine di chilometri.
La malaria da Plasmodium vivax ha un tempo di incubazione più lungo. Può durare anche alcuni mesi. Si presenta clinicamente come la malaria da P. falciparum con attacchi febbrili irregolari, seguiti da sudorazioni profuse e defervescenza. Si può evidenziare aumento del volume della milza (splenomegalia) raramente lesioni o rottura splenica. Dopo qualche attacco la sintomatologia si esaurisce, ma può avere un andamento recidivante per la persistenza di forme intraepatiche “cosidette dormienti” chiamate “ipnozoiti”. In questi casi e con questo tipo di malaria può manifestarsi la cosidetta “febbre terzana benigna”.
Se si assiste ad una coinfezione di due tipi di Plasmodio si manifesta una sintomatologia determinata dal ritmo di crescita del parassita sfasato, e si può manifestare una doppia forma terzana, con febbre continua e sintomi che si manifestano senza periodicità. La terapia con clorochina è ancora efficace, cura l’attacco malarico acuto ma non previene le ricadute e la cronicizzazione della malattia. Nei paesi africani del Golfo di Guinea dove la popolazione è priva di “antigene eritrocitario duffy”, il P. vivax è assente ed è sostituito da Plasmodium ovalis. Il quadro clinico è sostanzialmente sovrapponibile a quello di P. vivax.
Plasmodium malariae si manifesta con una forma meno aggressiva e più lieve. Il plasmodio può persistere per anni negli eritrociti con parassitemia bassissima e nelle recrudescenze la febbre si presenta con picchi ogni ¾ giorni. Forma quartana. Nella fascia pediatrica il Pl. malariae, ma anche gli altri tipi di malaria, a causa di infezioni ripetute possono causate patologie renali a livello glomerulare con infiammazioni membrano-proliferative, con proliferazione dell’endotelio glomerulare e del mesangio. Il danno di tipo infiammatorio è causato dal deposito di immunocomplessi a livello del mesangio del glomerulo renale. Il danno renale si manifesta con proteinuria importante, edema fino alla presenza di ascite nell’addome (sindrome nefrosica)
Il danno renale risulta essere permanente. La prognosi è sfavorevole e i pazienti progrediscono verso l’insufficienza renale cronica.

Ciclo vitale:
Il ciclo vitale del parassita avviene tra due ospiti: (1) zanzara Anopheles e (2) uomo.

  1. La “zanzara femmina” del tipo Anopheles è l’insetto “vettore” a cui si deve la trasmissione della malattia. La zanzara succhia il sangue da un individuo e, se questo è infetto, si infetta a sua volta. Una volta infetta la zanzara punge nuovamente un altro individuo per nutrirsi del suo sangue ed inocula lo sporozoita, ossia la forma del plasmodio maturato all’interno del suo intestino, nel torrente circolatorio della persona.
  2. Gli “sporozoiti” infestanti, dal torrente circolatorio, passando nella microcircolazione dell’acino epatico, vengono sequestrati dalle cellule del fegato. Entro un’ora dall’inoculazione si ritrovano tutti all’interno degli epatociti.
  3. All’interno delle cellule epatiche cominciano un fenomeno di maturazione e di moltiplicazione, trasformandosi in una formazione multicellulare, ancora unita insieme detta “schizonte”.
  4. Gli epatociti, infettati da questa formazione multicellulare parassitaria, che arriva a riempire l’intera cellula, vengono lesionati e si rompono, rilasciando nel torrente circolatorio, formazioni unicellulari “parassitarie” denominate “merozoiti”. Il passaggio avviene attraverso il sistema capillare intraepatico. Può avvenire che per il P. vivax ed P. ovalis, oltre agli schizonti intra epatociti, si possono presentare forme parassitarie unicellulari che rimangono allo stadio dormiente. Queste forme si chiamano ‘ipnozoiti’, e sono la causa delle recidive della malattia invadendo il circolo sanguigno dopo mesi o anche anni più tardi.[A] Recidiva:
    per recidiva si intende una riaccensione della malattia causata dalla persistenza di merozoiti nel fegato (ipnozoiti) che ricominciano un nuovo ciclo eso-eritrocitario, 5-6 mesi dopo l’infezione.
    È tipica delle infezioni da P. vivax e P. ovale nelle quali non sono state trattate le forme intraepatiche.
  5. Dopo l’iniziale moltiplicazione nel fegato della durata media di 7/8 giorni, chiamata fase eso-eritrocita o schizogonica, il merozoita, suddivisosi in singole cellule, all’interno del torrente circolatorio, entra nei globuli rossi, dove si ciba dell’eme ferroso, e comincia una moltiplicazione asessuata all’interno di queste cellule, detta “schizogonia eritrocitaria”.
  6. Le forme parassitarie intraeritrocitarie, denominate “trofozoiti”, crescono e maturano, cibandosi di ferro, e in 2 o 3 giorni diventano “schizonti”. Queste formazioni cellulari parassitarie determinano la rottura del globulo rosso e si dividono nel torrente circolatorio in una moltitudine di “merozoiti”.[B] Fase invasiva:
    corrisponde alla rottura dello schizonte e alla liberazione dei merozoiti che vanno a invadere altri eritrociti. Questo evento si manifesta con febbre intermittente, brivido scuotente, sudorazione, cefalea, artro-mialgie, talvolta riattivazioni di herpes labiale, prostrazione, dolore negli ipocondri, sindromi gastroenteriche (diarrea, vomito, dolore addominale). Nei bimbi si possono avere convulsioni febbrili.
  7. I merozoiti, i parassiti malarici dispersi nel sangue, colonizzano altri globuli rossi. Queste cellule parassitarie intracellulari si cibano ancora di eme ferroso nelle cellule ematiche e crescendo maturano in trofozoiti. E così si riattiva un nuovo ciclo di maturazione. Questo meccanismo i globuli rossi e di maturazione e moltiplicazione intracellulare, è la causa dell’aumento dei parassiti nel sangue e delle gravi anemie emolitiche provocate dalla malattia.[C] Fase tardiva:
    quando i cicli vitali dei diversi ceppi presenti nel torrente circolatorio si sono sincronizzati, compare la” febbre terzana” (tipico attacco malarico): brivido scuotente seguito da rialzo termico che si risolve dopo qualche ora con sudorazione profusa e uno stato di vaga euforia, e si “ripete ogni 48 ore”. La splenomegalia di solito compare dopo giorni o settimane; all’inizio è più comune l’epatomegalia. Pallore muco-cutaneo, ittero, urine ipercromiche (fortemente colorate) sono segni prognostici sfavorevoli. Nella maggioranza dei casi non trattati la malaria si risolve spontaneamente dopo 2 settimane; raramente dura più di un anno (mai più di 2 anni).
  8. Alcuni parassiti si differenziano nel torrente circolatorio e prendono la strada dello stadio sessuato,  i gametociti.
  9. I gametociti, ovvero le forme parassitarie sessuate, maschio, il microgametocita; femmina il macrogametocita; vengono ingeriti dalla zanzara femmina durante la puntura, ed infettano l’insetto.
  1. C) La moltiplicazione del parassita nella zanzara è conosciuta come ciclo dello sporogonio.
  1. I gametociti, attraverso i tubuli delle ghiandole salivari della zanzara finiscono nello stomaco della zanzara dove avviene la fecondazione del macrogametocita, la femmina, da parte del microgametocita, il maschio. L’unine tra macro e micro gametocita genera lo ‘zigote’.
  2. A questo punto lo zigote diventa mobile, si allunga e invade la parete intestinale della zanzara dove si differenzia in “oociste”;

L’oociste cresce e si sviluppa nella parete dell’intestino dove si divide in migliaia di sporozoiti. A questo punto gli sporozoiti migrano fino alle ghiandole salivari della zanzara. L’insetto, pungendo un individuo, inocula il parassita facendo ricominciare il ciclo.

 

[D] Recrudescenza:
è la ricaduta e quindi la riaccensione della malattia, dopo una fase di quiescenza. E’ causata dalla persistenza in circolo di forme intra-eritrocitarie (nei globuli rossi). È tipica delle infezioni da P. falciparum trattate in modo inadeguato (per qualità e/o durata del trattamento e per posologia) e può avere una latenza da qualche giorno a qualche settimana. Si può avere anche nelle infezioni da P. malariae con una latenza anche di molti anni.

L’infezione da P. falciparum è detta febbre terzana maligna, quella da P. vivax e da P. ovale è detta febbre terzana benigna e quella da P. malariae è detta febbre quartana in base all’occorrenza di febbre intermittente. Quelle di febbre “terzana” e “quartana” sono definizioni fuorvianti, perché solo una minima parte dei casi di malaria si presenta con febbre intermittente, ogni 48 ore (terzana, ogni terzo giorno) od ogni 72 ore (quartana, ogni quarto giorno). La febbre terzana si osservava in Europa nelle zone endemiche per il P. vivax (terzana benigna) e negli immigrati: le navi infatti facevano viaggi di 1-2 settimane, e quando arrivavano in Europa, seguendo la storia naturale dell’infezione da P. falciparum, da intermittente irregolare la febbre si faceva terzana, se il malato non era morto nel frattempo o se non era stato trattato. La febbre terzana si osserva anche nei casi in cui si sia stati infettati da un unico ceppo di P. falciparum, evento non comune nelle aree endemiche, dove si è infettati più volte in sequenza e i cicli dei vari ceppi si sovrappongono con attacchi febbrili ad andamento irregolare.

La malaria non sempre si presenta con le tipiche febbri cliniche ma nel corredo dei sintomi malarici sono quasi costanti la cefalea nucale, i brividi, e l’alternanza del caldo e del freddo, con un malessere ingravescente. Le infezioni da P. falciparum non trattate o trattate in modo inadeguato possono provocare insufficienza renale, edema polmonare, ipertensione endocranica con coma e giungere all’exitus. La morte è provocata dall’impilamento delle cellule parassitate nel microcircolo di diversi organi vitali, in particolare nella circolazione cerebrale (malaria cerebrale), danneggiandoli. Nelle aree endemiche, i ripetuti contagi, a cui una persona è soggetta, sviluppano un livello elevato di anticorpi, che permette una resistenza alle infezioni. Nella maggior parte dei casi di infezione questi soggetti sono asintomatici pur portando nelle proprie cellule il parassita (portatori sani dell’infezione). I soggetti non immuni, in zona endemica, possono ammalare molto più facilmente di un soggetto considerato immune, e possono avere forme di malattie più gravi.Un esempio molto interessante è quello dell’evoluzione dell’antigene eritrocitario Duffy, il recettore attraverso il quale i merozoiti di P. vivax penetrano il globulo rosso. Gli eritrociti che non hanno questo antigene (Duffy negativi) sono refrattari all’infezione da parte di quel plasmodio. In Africa occidentale, una mutazione che elimina l’antigene dalla superficie degli eritrociti ma che non ha altre conseguenze cliniche ha raggiunto (probabilmente in varie migliaia di anni) la frequenza del 100% e quindi la maggior parte degli abitanti dell’Africa centrale e occidentale non viene infettata da questa specie di plasmodio.

Già dai primi anni ’50, a conclusione della Campagna quinquennale di Lotta Antimalarica, l’Italia era di fatto un paese libero da malaria ma, poiché alcuni sporadici casi di malaria da Plasmodium vivax continuarono fino al 1962, l’OMS ha ufficializzato questo risultato solo nel 1970. Da allora, in considerazione delle potenziali condizioni di reintroduzione della malaria in Italia, è stato attivato un sistema di sorveglianza.

 

Trasmissione e incubazione

Trasmissione:
avviene mediante puntura di zanzare femmine infette del genere Anopheles, le quali, succhiando il sangue infetto ed iniettando sangue infetto, trasferiscono l’infezione da uomo a uomo. Il maschio della zanzara non punge. Una volta iniettato in un uomo sano, il parassita comincia a moltiplicarsi esponenzialmente nel fegato e quindi, dopo 7 – 10 giorni, mediamente, si moltiplica nei globuli rossi. Le zanzare si infettano ingerendo il parassita, attraverso il pasto ematico infetto. Una volta dentro l’insetto, il parassita comincia un altro ciclo vitale: la fase riproduttiva che precede la trasmissione ad un altro individuo sano.

Incubazione:
si differenzia tra i diversi tipi di plasmodio. Il periodo di incubazione è mediamente di 7-14 giorni per l’infezione da P. falciparum, 8-14 per P. vivax e P. ovale, e di 7-30 giorni per P. malariae. Per alcuni ceppi di P. vivax l’incubazione si può protrarre per 8-10 mesi ed oltre; tale periodo può essere ancora più lungo per P. ovale.

Porta d’ingresso:  è la cute, mediante la puntura della zanzara.

 

Distribuzione geografica

La malaria è presente in oltre 100 paesi del mondo, ma prevalentemente è confinata alle aree tropicali più povere dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. Più del 90% dei casi e la grande maggioranza dei decessi si verificano nell’Africa tropicale ed equatoriale. Il Plasmodium falciparum è il principale tipo di malaria ed è la causa dei decessi provocati dalla malattia.

Sebbene la distribuzione della malaria nel mondo sia stata ridotta e confinata prevalentemente nelle zone tropicali, il numero di persone a rischio d’infezione ha raggiunto circa 3 miliardi e questo numero è suscettibile di aumento. Ogni anno si registrano nel mondo tra i 200 e i 300  milioni di casi di malaria con circa 500-600 mila decessi. Il 95% dei casi riguarda l’ Africa Sub-sahariana, con un impatto devastante sull’economia e lo sviluppo sociale della gran parte dei paesi colpiti.

Dopo le campagne di eradicazione della malaria nel mondo lanciate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1955, e interrotte per motivi tecnici ed economici alla fine degli anni ‘60, si è assistito negli anni successivi ad una recrudescenza della malaria, non solo nelle aree che avevano beneficiato dei buoni risultati delle campagne di eradicazione, ma anche nell’Africa Sub-sahariana, soprattutto a causa dell’insorgenza della resistenza di Plasmodium falciparum alla clorochina e ad altri farmaci antimalarici. (v. cartografia)

Mutazioni dell’emoglobina (S,C, beta e alfa-talassemie), degli enzimi glucosio-6-fostato deidrogensi e piruvato-chinasi, proteggono dalle forme gravi di malaria provocate da P.falciparum in portatori eterozigoti e, nel caso dell’emoglobina C, soprattutto in omozigosi. Le particolari proprietà delle catene dell’emoglobina e le condizioni di stress ossidativo provocate dell’infezione stessa, possono provocare l’emolisi degli eritrociti ostacolando la maturazione dei trofozoiti. Nonostante queste mutazioni siano dannose (quasi sempre letali in omozigosi), grazie alla protezione conferita nei confronti della malaria si trovano ad alte frequenze in popolazioni che vivono in zone endemiche (o ex endemiche) per malaria (bacino del mediterraneo, Africa sub-sahariana, sud-est asiatico). Tranne per l’emoglobina C,in queste popolazioni la frequenza delle mutazioni di resistenza è comunque destinata ad arrivare ad un valore di equilibrio (intorno al 15-20%) che rispecchia lo svantaggio dovuto alla letalità della mutazione ed il vantaggio rispetto alla malaria. Nelle zone non malariche, queste mutazioni generalmente sono molto rare o assenti poiché la loro letalità non è controbilanciata da effetti positivi.

Un esempio molto interessante è quello dell’evoluzione dell’antigene eritrocitario Duffy, il recettore attraverso il quale i merozoiti di P. vivax penetrano il globulo rosso. Gli eritrociti che non hanno questo antigene (Duffy negativi) sono refrattari all’infezione da parte di quel plasmodio. In Africa occidentale, una mutazione che elimina l’antigene dalla superficie degli eritrociti ma che non ha altre conseguenze cliniche ha raggiunto (probabilmente in varie migliaia di anni) la frequenza del 100% e quindi la maggior parte degli abitanti dell’Africa centrale e occidentale non viene infettata da questa specie di plasmodio.

Già dai primi anni ’50, a conclusione della Campagna quinquennale di Lotta Antimalarica, l’Italia era di fatto un paese libero da malaria ma, poiché alcuni sporadici casi di malaria da Plasmodium vivax continuarono fino al 1962, l’OMS ha ufficializzato questo risultato solo nel 1970. Da allora, in considerazione delle potenziali condizioni di reintroduzione della malaria in Italia, è stato attivato un sistema di sorveglianza.

 

Sintomi e segni

 Sintomi:
inizialmente i sintomi della malaria si presentano talvolta con caratteristica simil influenzale tra gli 8 ed i 30 giorni dopo l’infezione.

Fase invasiva:
corrisponde alla rottura dello schizonte e alla liberazione dei merozoiti che vanno a invadere altri eritrociti. Si manifesta con febbre intermittente, brivido scuotente, sudorazione, cefalea, artro-mialgie, talvolta riattivazioni di herpes labiale, prostrazione, dolore negli ipocondri, sindromi gastroenteriche (diarrea, vomito, dolore addominale). Nei bimbi si possono avere convulsioni febbrili.

Fase tardiva:
quando i cicli vitali dei vari ceppi presenti si sono sincronizzati, compare la febbre terzana (tipico attacco malarico): brivido scuotente seguito da rialzo termico che si risolve dopo qualche ora con sudorazione profusa e uno stato di vaga euforia, e si ripete ogni 48 ore. La splenomegalia di solito compare dopo giorni o settimane; all’inizio è più comune l’epatomegalia. Pallore muco-cutaneo, ittero, urine ipercromiche (fortemente colorate) sono segni prognostici sfavorevoli. Nella maggioranza dei casi non trattati la malaria si risolve spontaneamente dopo 2 settimane; raramente dura più di un anno (mai più di 2 anni).

Recrudescenza:
è la ricaduta causata dalla persistenza in circolo di forme intra-eritrocitarie (nei globuli rossi). È tipica delle infezioni da P. falciparum trattate in modo inadeguato (per qualità e/o durata del trattamento e per posologia) e può avere una latenza da qualche giorno a qualche settimana. Si può avere anche nelle infezioni da P. malariae con una latenza anche di molti anni.

Recidiva:
per recidiva si intende una ricaduta causata dalla persistenza di merozoiti nel fegato (ipnozoiti) che ricominciano un nuovo ciclo eso-eritrocitario, 5-6 mesi dopo l’infezione.
È tipica delle infezioni da P. vivax e P. ovale nelle quali non sono state trattate le forme intraepatiche.

L’infezione da P. falciparum è detta febbre terzana maligna, quella da P. vivax e da P. ovale è detta febbre terzana benigna e quella da P. malariae è detta febbre quartana in base all’occorrenza di febbre intermittente. Quelle di febbre “terzana” e “quartana” sono definizioni fuorvianti, perché solo una minima parte dei casi di malaria si presenta con febbre intermittente, ogni 48 ore (terzana, ogni terzo giorno) od ogni 72 ore (quartana, ogni quarto giorno). La febbre terzana si osservava in Europa nelle zone endemiche per il P. vivax (terzana benigna) e negli immigrati: le navi infatti facevano viaggi di 1-2 settimane, e quando arrivavano in Europa, seguendo la storia naturale dell’infezione da P. falciparum, da intermittente irregolare la febbre si faceva terzana, se il malato non era morto nel frattempo o se non era stato trattato. La febbre terzana si osserva anche nei casi in cui si sia stati infettati da un unico ceppo di P. falciparum, evento non comune nelle aree endemiche, dove si è infettati più volte in sequenza e i cicli dei vari ceppi si sovrappongono con attacchi febbrili ad andamento irregolare.

La malaria non sempre si presenta con le tipiche febbri cliniche ma nel corredo dei sintomi malarici sono quasi costanti la cefalea nucale, i brividi, e l’alternanza del caldo e del freddo, con un malessere ingravescente. Le infezioni da P. falciparum non trattate o trattate in modo inadeguato possono provocare insufficienza renale, edema polmonare, ipertensione endocranica con coma e giungere all’exitus. La morte è provocata dall’impilamento delle cellule parassitate nel microcircolo di diversi organi vitali, in particolare nella circolazione cerebrale (malaria cerebrale), danneggiandoli. Nelle aree endemiche, i ripetuti contagi, a cui una persona è soggetta, sviluppano un livello elevato di anticorpi, che permette una resistenza alle infezioni. Nella maggior parte dei casi di infezione questi soggetti sono asintomatici pur portando nelle proprie cellule il parassita (portatori sani dell’infezione). I soggetti non immuni, in zona endemica, possono ammalare molto più facilmente di un soggetto considerato immune, e possono avere forme di malattie più gravi.

Mutazioni dell’emoglobina (S,C, beta e alfa-talassemie), degli enzimi glucosio-6-fostato deidrogensi e piruvato-chinasi, proteggono dalle forme gravi di malaria provocate da P.falciparum in portatori eterozigoti e, nel caso dell’emoglobina C, soprattutto in omozigosi. Le particolari proprietà delle catene dell’emoglobina e le condizioni di stress ossidativo provocate dell’infezione stessa, possono provocare l’emolisi degli eritrociti ostacolando la maturazione dei trofozoiti. Nonostante queste mutazioni siano dannose (quasi sempre letali in omozigosi), grazie alla protezione conferita nei confronti della malaria si trovano ad alte frequenze in popolazioni che vivono in zone endemiche (o ex endemiche) per malaria (bacino del mediterraneo, Africa sub-sahariana, sud-est asiatico). Tranne per l’emoglobina C,in queste popolazioni la frequenza delle mutazioni di resistenza è comunque destinata ad arrivare ad un valore di equilibrio (intorno al 15-20%) che rispecchia lo svantaggio dovuto alla letalità della mutazione ed il vantaggio rispetto alla malaria. Nelle zone non malariche, queste mutazioni generalmente sono molto rare o assenti poiché la loro letalità non è controbilanciata da effetti positivi.

 

Diagnosi e trattamento

 

Attualmente la pratica diagnostica si basa su due approcci: quello clinico che identifica i sintomi della malattia, e quello volto a isolare e riconoscere l’agente causale, utilizzando test immunocromatografici o, molto più comunemente, con osservazioni al microscopio.

Il quadro clinico può presentarsi fortemente atipico in persone sottoposte a chemioprofilassi antimalarica a dosaggi inadeguati o con farmaci non più efficaci per fenomeni di resistenza, o che siano parzialmente immuni dopo lunghe permanenze in aree endemiche, nonché nella prima infanzia.

Per porre diagnosi di malaria deve essere preparato uno striscio di sangue prelevato dalla puntura di un dito. Lo striscio è fissato con metanolo prima della colorazione; la goccia spessa è colorata senza essere fissata. Nelle infezioni da P. falciparum, la densità del parassita dovrebbe essere stimata contando la percentuale di emazie infettate, non il numero dei parassiti.

Può essere fatta seguendo diversi tipi di approccio.

Microscopia

– Esame striscio e goccia spessa, colorazione Giemsa

– Ricerca acido nucleico Plasmodio, test rapido UV

– ‘Quantitative buffy coat method (QBCTM, Becton-Dickinson)’

Esami immunologici

– IFI test (immunofluorescenza indiretta)

– altri test si basano sulla cattura della proteina II (PfHRP-II)

Studio attività enzimatiche o antigeniche associate al parassita

-Determinazione dell’antigene (histidine rich protein-2, HRP-2) associato con il parassita della malaria (P. falciparum e P. vivax).

-Determinazione dell’enzima lattato deidrogenasi del Plasmodio (pLDH) sia medianta la sua attività enzimatica che mediante immunoassay.

Tecniche biologia molecolare

– PCR

TRATTAMENTO
Trattamento:
I plasmodi sono diventati fortemente resistenti a quasi tutti i farmaci che sono stati prodotti per combatterli, così come a numerosi insetticidi utilizzati per disinfestare le zone malariche. La resistenza alla clorochina, l’antimalarico meno costoso e più diffuso, è ormai comune in tutta l’Africa sudorientale. In queste stesse zone si è ormai affermata una forma di resistenza anche ad un altro farmaco, alternativo alla clorochina e altrettanto economico, la sulfadossina-pirimetamina. Molti Paesi sono così costretti a utilizzare nuove combinazioni di farmaci molto più costosi. Una rapida risposta all’insorgenza, con trattamento farmacologico con i farmaci più recentemente sviluppati e dati in combinazione, in alternativa alle monoterapie tradizionali, può ridurre significativamente il numero di morti. L’uso esteso e poco controllato di terapie a base di chinolina e di antifolati ha contribuito ad aumentare lo sviluppo delle resistenze. Nell’ultima decade, un nuovo gruppo di antimalarici, diversi composti combinati dell’artemisinina (ATCs), stanno dando ottimi risultati terapeutici anche nell’arco di una settimana, con riduzione della presenza di plasmodio e quindi della sua capacità di trasmissione e miglioramento dei sintomi della malaria.

Sul fronte vaccini, la ricerca non ha ancora prodotto un vaccino effettivo anche se esistono diversi possibili candidati su cui gli scienziati stanno lavorando, soprattutto grazie al completamento della sequenza genomica del Plasmodium.

Esistono però numerose misure di prevenzione e di profilassi a basso costo, che vengono promosse soprattutto nei Paesi africani dalla Global Partnership Roll Back Malaria coordinata dall’Organizzazione mondiale della sanità, che vedeva riunite più di 90 istituzioni internazionali nel tentativo di dimezzare il numero di malati di malaria entro il 2010. L’uso di zanzariere trattate con insetticidi e di trattamenti preventivi a intermittenza con farmaci antimalarici può significativamente ridurre l’incidenza della malattia nelle zone endemiche, sia tra i bambini che tra le donne in gravidanza, soggetti particolarmente vulnerabili.

 

Prevenzione e vaccinazione

 

Controllo e prevenzione

i fattori che possono favorire lo sviluppo di un’epidemia sono sia naturali, come una variazione climatica o un’inondazione, che antropici, come una guerra o lo sviluppo di opere agricole, di dighe, di miniere o l’incapacità di esercitare un controllo sulla zanzara, il vettore del plasmodio. Grandi movimenti migratori interni a un continente favoriscono ancor più l’esposizione di popolazione vulnerabile al parassita. La combinazione di fattori meteorologici, socioeconomici ed epidemiologici, sia a livello locale che globale, può permettere una previsione del rischio di epidemie, soprattutto se dovute a fattori antropici. Lo studio accurato dei fenomeni epidemici del passato e la costruzione di una rete di monitoraggio e di un database per registrare l’occorrenza e la prevalenza della malaria nelle diverse zone diventano quindi importanti strumenti di prevenzione.

-La protezione dalla puntura degli insetti è la prima precauzione da prendere per prevenire la malaria.

Questo si può attuare mediante una serie di abitudini comportamentali (alla sera e al mattino indossare indumenti ampi che giungano a coprire polsi e caviglie; in certe zone adottare l’impiego di zanzariere che avvolgono il letto durante la notte, meglio se impregnate di insetticida) o mediante l’uso di presidi chimici (repellenti ad uso cutaneo ad esempio a base di DEET, uso di spirali zanzarifughe al piretro, uso di altri piretroidi di sintesi e mediante fornelletti elettrici) o, meglio ancora, a base di sostanze naturali.
La profilassi farmacologica è un mezzo importante per evitare il rischio di contrarre la malaria; il parassita, inoculato dall’insetto vettore, viene ucciso dal farmaco prima di poter esercitare i suoi nefasti effetti sul malcapitato individuo.

Perché possa essere prescritta la profilassi farmacologica più idonea per ogni singolo viaggiatore, è consigliato rivolgersi ad un Centro specializzato in malattie Tropicali o comunque ad un medico esperto nelle stesse. La profilassi farmacologica è strettamente individuale e può variare non solo da persona a persona, ma anche a seconda del Paese visitato, dalla durata della permanenza del viaggiatore nello stesso, nonché dal periodo dell’anno in cui viene effettuato il soggiorno.

Protezione meccanica

la prima difesa da attivare per evitare il rischio malarico consiste nell’evitare le punture delle zanzare. La zanzara femmina di Anopheles, vettore del parassita malarico, usa stimoli termici ed olfattori, ma anche visivi, per localizzare l’ospite da pungere per realizzare il suo pasto a base di sangue. In particolare viene attratta da concentrazioni di anidride carbonica. I colori scuri attirano l’insetto in questione che usa pungere al tramonto e durante le prime ore della notte. Alcuni profumi o fragranze naturali possono attirare le zanzare ed indurle alla puntura. – All’interno di abitazioni: ·la protezione delle finestre con retine trattate con insetticidi e l’utilizzo di zanzariere impregnate con insetticidi sopra i letti può conferire una buona protezione; l’impiego di aria condizionata diminuisce notevolmente il rischio di punture di insetti.

In ambiente esterno

utilizzare abiti che coprano bene, preferibilmente camicie con maniche lunghe e pantaloni lunghi, in particolare dal tramonto alla sera; consigliabile passare repellenti o insetticidi sui vestiti per diminuire ulteriormente il rischio di puntura.

I repellenti sono sostanze chimiche che allontanano l’insetto:

la maggior parte dei repellenti contiene DEET (N,N-diethyl-methyl-toluomide) sostanza molto attiva in uso da oltre 40 anni. ·;Altri repellenti sintetici sono attivi per circa 3-4 ore e vanno applicati periodicamente (ogni 3 ore circa) durante esposizione a rischio malaria. ·I repellenti non devono essere inalati o ingeriti e sono pericolosi su pelli irritate o sugli occhi. Vanno usati con prudenza nei bambini e mai applicati sulle loro mani perché facili strumenti di contaminazione degli occhi e della bocca. L’acqua può facilmente togliere dalla pelle i diversi tipi di repellenti.

Il repellente va applicato su tutta la parte del corpo scoperta: è provato che le zanzare possano pungere a meno di un centimetro da una zona coperta.

Si sconsiglia l’uso di repellenti :

nei bambini inferiori ad un anno di età;
ai residenti per lunghi periodi (tossicità da accumulo);
alle donne in gravidanza.

Gli insetticidi

sono sostanze chimiche che attaccano il sistema nervoso dell’insetto e lo uccidono.

Insetticidi sintetici a base di piretroidi (permetrina, deltametrina ed altre).
Insetticidi naturali a base di piretro (ottenuti dai fiori Crisantenum cineraricefolium).
Il piretro agisce sia come insetticida che come repellente.
Permetrina e deltametrina contenuti in molti insetticidi sono prodotti considerati poco tossici per i soggetti adulti e quindi possono essere utilizzati negli ambienti chiusi anche in presenza di bambini piccoli al di sotto dei due anni di età. Per loro adottare sostanze naturali
L’utilizzo degli insetticidi sui vestiti e sulle zanzariere mantiene la loro efficacia per circa 2-3 mesi . Per gli adulti non è considerato tossico.

Malaria e gravidanza

Le donne che risiedono in aree endemiche possiedono, nella maggior parte dei casi, una semi-immunità; questa può calare temporaneamente durante la gravidanza (con conseguenza anche drammatiche, soprattutto nelle primigravide) e si attenua col tempo negli individui che abbandonano le zone endemiche (scompare dopo 2 anni di distanza). Il rischio di morte da malaria della donna aumenta in gravidanza, il rischio di aborto e di parto di feto morto o aumenta l’incidenza di morte neonatale. Non andare in zone malariche a meno che non sia assolutamente necessario. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) consiglia alle donne in gravidanza di non andare in vacanza in aree in cui ci sia trasmissione di P. falciparum clorochino-resistente.

Consigli in gravidanza:

essere molto diligenti nell’uso di misure di protezione contro le punture di zanzare;
utilizzare per profilassi la clorochina e il proguanil;
nelle aree con clorochino-resistenza del P. falciparum si deve usare l’associazione clorochina-proguanil nel primo trimestre di gravidanza; la meflochina può essere utilizzata solamente dal 4° mese di gravidanza in avanti;
non usare la Doxiciclina per profilassi;
cercare immediatamente assistenza medica se si sospetta la malaria e fare l’autotrattamento di emergenza (famaco di scelta è il chinino) solo se non è possibile trovare immediatamente un medico. Si deve ricorrere ad un medico comunque dopo l’autotrattamento.

La malaria e i bambini

I bambini sono considerati soggetti a rischio malaria poiché possono sviluppare forme perniciose che conducono all’exitus in tempi brevi.

Nelle aree endemiche i bimbi sono protetti per i primi 6 mesi dall’immunità passiva materna, data dagli anticorpi ereditati dalla madre, poi si ha una progressiva acquisizione di una “semi-immunità”, per successive esposizioni alle infezioni del plasmodio. Si hanno ricorrenti attacchi di malaria, dall’età di pochi mesi fino a 5-10 anni, prima di raggiungere uno stato di semi-immunità. Molti bimbi soffrono di ritardo di crescita e altri muoiono. Se i bimbi sopravvivono, mantengono la semi-immunità per continue reinfezioni, per tutta la vita, finché risiedono in area endemica. Questa viene considerata tale perché durante la vita si hanno ugualmente ricorrenti episodi di parassitemia, di breve durata e bassa carica, per lo più asintomatici o paucisintomatici (con pochi sintomi).

Non portare i neonati ed i bambini piccoli in aree malariche a meno che non sia assolutamente necessario;
proteggere i bambini dalle punture di zanzare; sono disponibili zanzariere per culle e lettini: tenere i bambini piccoli sotto la protezione di zanzariere nel periodo che va dall’alba al tramonto;
dare la profilassi antimalarica ai bambini ancora allattati al seno e a quelli che sono allattati al biberon poiché essi non sono protetti dalla profilassi che la madre ha eventualmente fatto prima;
la clorochina ed il proguanil possono essere somministrati con sicurezza ai neonati ed ai bambini piccoli. Per la somministrazione i farmaci possono essere indorati con marmellata, banane ed altri cibi;
non dare sulfadossina-pirimetamina o sulfalene-pirimetamina a neonati sotto i tre mesi d’età;
non dare doxiciclina per chemioprofilassi ai bambini sotto gli 8 anni d’età;
tenere tutti i farmaci antimalarici al di fuori della portata dei bambini rinchiusi in contenitori che non possono essere aperti dai bambini stessi. La clorochina è particolarmente tossica per i bambini se si eccede la dose raccomandata;
consultare immediatamente un medico se un bambino sviluppa una malattia febbrile. I sintomi di malaria nei bambini possono non essere tipici cosicché la malaria deve essere sempre sospettata. Nei bambini di età inferiore ai tre mesi la malaria deve essere sospettata perfino in caso di malattia non febbrile;
la febbre in un bambino di ritorno da un viaggio in area malarica dovrebbe essere considerata sintomo di malaria almeno che non sia provato il contrario;
in caso di autotrattamento il chinino può essere somministrato senza limiti di peso o di età. La meflochina può essere utilizzata al di sopra dei 15 Kg di peso.
L’OSM sconsiglia di portare in vacanza neonati e bambini piccoli in aree malariche, in particolare dove vi sia trasmissione di P. falciparum clorochino-resistente.

Notizie e bibliografia

Notizie
Dalle esperienze vissute nelle diverse aree tropicali una valutazione ed un parere personale sulla approvazione del nuovo vaccino per la malaria, (clicca per leggere l’articolo)

La GIORNATA MONDIALE DELLA MALARIA 2021

Bibliografia

Dagli studiosi ed esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità

 

 

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Test Mantoux: cosa è e quando fare la prova della tubercolina

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Aggiornamenti al 10 Marzo 2025

Dove e come si può prenotare il test mantoux in tempi brevi?
Puoi richiedere di effettuare il “test mantoux” o tst presso il Cesmet-Clinica del Viaggiatore.  L’effettuazione del test, le valutazioni della reazione cutanea, e l’interpretazione è eseguita da medici infettivologi esperti.
Puoi anche prenotare l’effettuazione del “test Quantiferon”.

Per prenotare il tuo test  di MANTOUX e QUANTIFERON clicca qui,

oppure scrivi direttamente un whatsapp al 3466000899 o alla segreteria Cesmet  seg.cesmet@gmail.com

 

CONVENZIONI PER CONCORSI PUBBLICI, UNIVERSITA’, SCUOLE
Il Centro Cesmet Clinica del Viaggiatore, una struttura specializzata nel trattamento di malattie infettive e tropicali, è abilitato a condurre test diagnostici e prevenzione, come il test tubercolinico (Mantoux), per concorsi universitari, scolastici, forze armate e concorsi pubblici. I referti e le certificazioni rilasciati dal centro per attestare il risultato dei test sono riconosciuti ufficialmente dalle istituzioni universitarie, dagli enti pubblici e da altre organizzazioni per fini istituzionali e procedurali.

Esiste una convenzione per Concorsi pubblici e per le Università e le scuole?
Il Centro Cesmet Clinica del Viaggiatore ha stabilito delle convenzioni per i concorsi pubblici, le università, e le scuole, offrendo servizi diagnostici e test, come il test tubercolinico (Mantoux), a costi ridotti rispetto alle tariffe normalmente applicate per richieste di lavoro e clinici privati. Inoltre, non è necessaria alcuna impegnativa per accedere ai prezzi agevolati previsti dalla convenzione. Questa iniziativa consente a studenti, insegnanti, e partecipanti a concorsi pubblici di accedere a questi servizi sanitari specializzati in modo conveniente e accessibile.

 

Quanti e quali sono i test per evidenziare la tubercolosi o il contatto con il Mycobacterium Tubercolosis?

Esistono diversi tipi di test che vengono utilizzati per:
(1) confermare la diagnosi clinica di tubercolosi “sintomatica”;
(2) valutare una infezione “asintomatica” da Mycobacterium tuberculosis, di tipo “latente”;
(3) valutare l’entità della risposta immunitaria al contatto con le proteine tubercolari;

Questi test sono cruciali per:
(a) l’identificazione di un’eventuale infezione tubercolare latente o attiva;
(b) per valutare la risposta immunitaria al micobatterio tubercolare e al vaccino antitubercolare.

Qui di seguito sono elencati i principali test disponibili:

MANTOUX TEST
MANTOUX TEST

1. Test Mantoux (o test tubercolinico):
Il test Mantoux è uno dei metodi più comuni e semplici da effettuare, per rilevare un’infezione tubercolare latente. Consiste nell’iniettare una piccola quantità di derivato proteico purificato (PPD) del Mycobacterium tuberculosis sotto la pelle, solitamente sul lato interno dell’avambraccio (test in vivo). Dopo 48-72 ore, la reazione cutanea viene valutata dal medico per determinare se il paziente è stato esposto al batterio o al vaccino.
2. Test Quantiferon (o test IGRA):
Il test Quantiferon, noto anche come test IGRA (Interferon Gamma Release Assay), è un esame del sangue che misura la risposta immunitaria – infiammatoria al Mycobacterium tuberculosis. Il test consiste nel prelievo di un campione di sangue venoso che viene successivamente “stimolato” con antigeni specifici del Mycobacterium tuberculosis. La produzione di interferone-gamma viene misurata per determinare se il paziente ha avuto un contatto con il batterio.
.3. altri test per TBC:
Esistono anche altri esami diagnostico-clinici oltre ai precedenti. (a) gli esami culturali dell’escreato (saliva); (b) gli esami radiologici del torace e la TAC (tomografia computerizzata); tutti esami utilizzati per la diagnosi della tubercolosi attiva o per identificare eventuali lesioni che potrebbero     essere associate alla malattia.
È importante notare che ogni metodo diagnostico può avere i suoi vantaggi e svantaggi e che la scelta del test da utilizzare dipende da vari fattori, come la disponibilità del test stesso, le caratteristiche cliniche del paziente e l’obiettivo della valutazione diagnostica.

Entrambi i test diagnostici, Mantoux e Quantiferon, sono strumenti diagnostici “chiave” che forniscono informazioni sulla possibile esposizione dell’organismo al batterio Mycobacterium tuberculosis. Evidenziano la risposta del sistema immunitario al contatto con gli antigeni tubercolari. La risposta cellulare nel sottocutaneo il primo test, e le prime fasi della risposta infiammatoria (produzione citochine e interferon) il secondo test.
Ambedue i test aiutano a individuare non solo se un’infezione tubercolare è presente ed attiva, ma anche se essa è latente, asintomatica. Forniscono entrambi un’indicazione delle capacità di risposta immunitaria del paziente nei confronti del micobatterio, da prospettive differenti.
L’identificazione di un’eventuale infezione tubercolare (presenza del batterio all’interno dell’organismo) è essenziale per una diagnosi accurata e precoce, che consenta un trattamento tempestivo e adeguato, prevenendo così la progressione della malattia e riducendo il rischio di complicazioni e di trasmissione del batterio ai contatti stretti.
Inoltre, la valutazione dello stato dell’immunità cellulo-mediata è importante sia per comprendere come il sistema immunitario del paziente sta rispondendo all’infezione sia per determinare la strategia terapeutica più appropriata. Una corretta valutazione dei test, se positiva, consente anche la possibilità di effettuare una profilassi per ridurre il rischio di attivazione della malattia in caso di infezione latente asintomatica.
In definitiva, questi test diagnostici sono strumenti essenziali nella lotta contro la tubercolosi, contribuendo alla prevenzione e al controllo della malattia e migliorando la salute pubblica a livello globale.

 

(A)
 TEST MANTOUX

Cosa è il test mantoux per la tubercolina?
Il test cutaneo alla tubercolina (TST o MANTOUX),
denominato anche test in vivo, in quanto la reazione delle cellule linfocitarie avviene nel tessuto sottocutaneo del tuo braccio, con una risposta “cellulo-mediata in situ”, ossia l’attivazione linfocitaria nel luogo dove viene iniettato “l’antigene tubercolare”. E’ un esame che mostra la risposta dei linfociti T nel sottocutaneo, in un certo senso più sensibile e di maggiore interpretazione rispetto al test in vitro (di laboratorio) denominato Quantiferon. Sicuramente richiede una lettura attenta ed eseguita da personale esperto. Il test facilita il medico nella diagnosi clinica e nella interpretazione dei sintomi sospetti del paziente. Con questo test è possibile valutare la risposta intradermica “ritardata”, ossia sotto la pelle e dopo 2/3 giorni dall’effettuazione, dovuta all’ipersensibilità all’antigene somministrato, un derivato proteico purificato (PPD) dal Mycobacterium tuberculosis.

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Come funziona il TEST CUTANEO DELLA TUBERCOLINA
Il test cutaneo della tubercolina è considerato la principale prova per individuare l’infezione o il contatto avvenuto con il batterio della tubercolosi ( o TBC).
La tubercolina è una frazione proteica del bacillo tubercolare che, una volta iniettata nell’organismo provoca, nel punto di inoculo, una risposta immunitaria con un richiamo dei globuli bianchi, che si manifesta con un ingolfo linfocitario e l’attivazione della reazione infiammatoria nel sottocutaneo.
Il test è innocuo e sicuro e privo di conseguenze sulla salute, effettuabile anche durante la gravidanza e l’allattamento.
Se positivo può provocare una reazione infiammatoria anche intensa nel luogo di inoculo caratterizzata da gonfiore, rossore, indolenzimento e raramente un lieve rialzo febbrile.
Si esegue per valutare eventuali contatti, anche remoti, con il “Mycobacterium Tubercolosis”, ossia con il batterio responsabile della malattia tubercolare. La positività del test indica un contatto “passato o recente” con il batterio della tubercolosi ma questo non equivale ad essere sintomatici o ad essere ancora infettati dal batterio. La valutazione in questo senso è clinica e deve essere eseguita da un medico esperto.

Come si esegue il test mantoux?
Si sceglie e disinfetta una piccola superficie dell’avambraccio e si inietta superficialmente con una siringa da insulina con ago sottilissimo la dose di tubercolina. Deve comparire un piccolo pomfo sulla cute che lentamente si riassorbe. La risposta cutanea si manifesta dopo 48 / 72 ore dall’inoculazione. La prima lettura si esegue a 48 ore, ma non bisogna andare oltre le 72 dall’avvenuta inoculazione.

Cosa si evidenzia al termine delle 48 e come si esegue la lettura del test?
Il test è negativo quando non lascia alcuna traccia a livello del punto di inoculo.
Il test è positivo, nelle sue gradazioni (lieve – medio – molto), quando compare un’area di cute infiammata con una papula centrale indurita. In caso di forte positività per la presenza attiva di Mycobatterio può comparire anche una ulcerazione cutanea.

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Quindi come viene classificata la risposta secondo l’interpretazione della reazione ?

I risultati del test devono essere interpretati con attenzione. La situazione clinica della persona e l’attività del micobatterio al suo interno determinano la dimensione dell’indurimento e l’ampiezza della risposta positiva (valutata in 5 mm, 10 mm o 15 mm).

In reazioni particolarmente forti talvolta si manifestano vescicole, bolle, linfangite, ulcerazione e necrosi nel sito del test e nelle aree limitrofi. La formazione di vescicole, bolle o necrosi nel sito del test indica un alto grado di sensibilità alla tubercolina e quindi la presenza di un’infezione da bacilli tubercolari.

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La risposta viene classificata in:

 negativa: assenza di indurimento ed eritema inferiore a 2 mm di diametro;Immagine che contiene testo, metro, persona Descrizione generata automaticamente
 dubbia: anche con parvenza di lieve indurimento ed eritema tra i 2 a 4 mm di diametro;
 positiva: con indurimento dermico evidente ed eritema tra i 5 mm ed i 15 mm di diametro.
 intensamente positiva: con eritema oltre i 15 mm e con papula indurita che può necrotizzare centralmente e con reazione infiammatoria è moto evidente.

Il test negativo evidenzia l’assenza di contatto con il bacillo della tubercolosi.

Il test positivo evidenzia un contatto con il bacillo tubercolare e la risposta è proporzionale allo stato di attività del microrganismo. In ogni caso va sottolineato che il test non fa diagnosi di tubercolosi ma evidenzia solamente la presenza di risposta immunologica, la diagnosi è squisitamente clinica con l’aiuto del quadro radiologico.

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Quando è opportuno eseguire il test cutaneo alla tubercolina (Mantoux Test)

l test di Mantoux è uno strumento importante per identificare precocemente l’infezione da tubercolosi, anche in forma latente. Ecco quando è opportuno eseguirlo:

                                              1. Situazioni di rischio

Il test è consigliato per chi:

– Ha vissuto o viaggiato in aree ad alta diffusione di tubercolosi, specialmente nei paesi tropicali;
– Ha avuto contatti stretti con persone affette da tubercolosi;
– Ha trascorso tempo in ambienti chiusi e poco areati dove potrebbero esserci portatori del batterio;

                                             2. Categorie professionali a rischio

È particolarmente importante per:

  Personale sanitario (medici, infermieri, operatori sanitari)
 Viaggiatori internazionali che si recano per qualsiasi motivo in aree ad alta presenza di tubercolosi ed hanno contatti con la popolazione locale;
 Insegnanti, volontari, religiosi e altri lavoratori a contatto frequente con la popolazione proveniente da paesi endemici, soprattutto in ambienti chiusi e affollati;

                                              3. Screening preventivo

Il test può essere utile come screening per:

– Immigrati arrivati recentemente da paesi ad alta incidenza di tubercolosi;
– Persone che iniziano lavori o scuole/formazione in ambienti a rischio (università; ambienti militari; altro)

Monitoraggio periodico (metodo di controllo e prevenzione)

Per le categorie a rischio, si consiglia di effettuare:

– Un test di controllo iniziale
– Test periodici per monitorare eventuali esposizioni

Perché è importante

Il test di Mantoux aiuta a:

– Identificare l’infezione tubercolare latente (LTBI), che è asintomatica e nella maggior parte dei casi non contagiosa;
– Permettere un trattamento tempestivo dell’infezione latente, riducendo il rischio di sviluppo della malattia attiva;
– Prevenire la diffusione della tubercolosi, specialmente in ambienti a rischio;

 

Conclusione

Il test di Mantoux è uno strumento sicuro ed efficace, semplice da eseguire in qualsiasi ambiente o situazione, ma di difficile lettura, spesso soggettiva. E’ utile per la prevenzione e il controllo della tubercolosi. E’ utile negli screening di popolazione. Se rientri in una delle categorie a rischio o hai dubbi, consulta un medico esperto per valutare l’opportunità di eseguire il test. Il Quantiferon nei casi dubbi diventa un importante test di conferma.
La prevenzione è fondamentale per proteggere la tua salute e quella di chi ti circonda.

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(B)
 TEST QUANTIFERON

Cosa è il test quantiferon per la tubercolina?
Il test QuantiFERON è un esame diagnostico, di laboratorio, utilizzato principalmente per rilevare l’infezione da Mycobacterium tuberculosis, il batterio responsabile della tubercolosi (TB). Questo test misura la risposta infiammatoria “in vitro” (in laboratorio) della persona a specifiche proteine antigeniche tubercolari.


Funzionamento del Test QuantiFERON

   Procedura e Metodo

1.Prelievo di Sangue: Viene prelevato alla persona un campione di sangue venoso, a digiuno.
2.Incubazione: Il campione si sangue (siero) viene incubato con proteine antigeniche specifiche del Mycobacterium Tuberculosis. L’incubazione del siero del paziente nel test QuantiFERON avviene a una temperatura di 37 °C e deve essere effettuata entro 16 ore dal prelievo del sangue. Il periodo di incubazione effettivo dura tra le 16 e le 24 ore. Durante questo tempo, i linfociti T della persona presenti nel campione di sangue rispondono agli antigeni specifici del Mycobacterium Tuberculosis, producendo interferone-gamma (IFN-γ), che è il parametro misurato per valutare la presenza di un’infezione tubercolare.
3.Misurazione della Risposta Immunitaria: Dopo l’incubazione, si misura la produzione di interferone-gamma (IFN-γ) da parte dei linfociti T del paziente in risposta agli antigeni. Un aumento significativo di IFN-γ indica una risposta immuno – infiammatoria positiva, suggerendo un’infezione attiva o latente da tubercolosi.

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Risposta Immunologica – infiammatoria e Produzione di Linfochine

Meccanismi di Risposta
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tutto quanto è descritto di seguito avviene in laboratorio, nelle provette destinate al test, sul sangue del paziente che possiede tutti i componenti cellulari presenti normalmente nell’organismo. La reazione avviene quindi tra le proteine antigeniche fornite e le cellule del sangue).

Quando nel nostro organismo le cellule del sistema immunitario riconoscono un microbo che è entrato ed ha infettato la persona, i linfociti T, in particolare i “linfociti T helper (Th)”, si attivano, nel punto dove è avvenuto il contatto, e iniziano a produrre linfochine, che sono citochine specifiche per la modulazione della risposta immunitaria e infiammatoria. Le principali linfochine coinvolte includono:

 Interleuchina-2 (IL-2): Stimola la proliferazione dei linfociti T e delle cellule natural killer.
 Interferone-gamma (IFN-γ): Gioca un ruolo cruciale nell’attivazione dei macrofagi e nell’inibizione della replicazione virale.


Produzione di linfochine all’interno dell’organismo

La produzione di linfochine avviene attraverso vari meccanismi:

1.Attivazione dei Linfociti T: L’antigene del microbo viene adeso ad alcune cellule specifiche e viene presentato da parte di queste “cellule presentanti l’antigene (APC)” attivando i linfociti T. I linfociti T helper si attivano attraverso il legame tra il recettore T-cellulare e l’antigene associato alle molecole del complesso maggiore di istocompatibilità (MHC).
2.Secrezione di Linfochine: Una volta attivati, i linfociti T helper ed altri secernono “linfochine” che agiscono su altre cellule del sistema immunitario, amplificando la risposta immunitaria ed infiammatoria.
3.Da questo momento si attiva la risposta immunitaria – cellulare da una parte e la risposta infiammatoria; due meccanismi che fanno come scopo comune quello di eliminare la risposta del microrganismo dalla persona infettata.

In laboratorio si sfrutta lo stesso meccanismo inserendo in una provetta le proteine antigeniche del batterio della tubercolosi e le cellule immunitarie presenti nel sangue prelevato dalla persona.

In sintesi,
il test QuantiFERON sfrutta, in provetta, la capacità del sistema immunitario di rispondere a specifici antigeni tubercolari, misurando la produzione di IFN-γ come indicatore dell’infezione.
La risposta immunologica è mediata dalla produzione di linfochine che modulano e coordinano le attività delle cellule immunitarie.

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Dopo quanto tempo dal contatto il test diventa positivo sia nel test in vivo che in quello in vitro?

In caso di contatto con il Mycobatterio della Tubercolosi generalmente è necessario un periodo di due / tre mesi, affinché si verifichi la conversione del test cutaneo alla tubercolina, cioè che questo esame diventi positivo e segnali l’avvenuto contatto con il batterio.

Nel caso di viaggiatori internazionali, delle categorie precedentemente individuate, sarebbe auspicabile l’effettuazione di un test MANTOUX prima del viaggio e dopo 3 mesi dal rientro. In caso di soggiorni prolungati, in ambienti di lavoro dove viene favorito un contatto prolungato, sarebbe consigliato effettuare il test una volta l’anno.

Cosa fare con le persone immunocompromesse?

Per le persone immuno compromesse, con difese immunitarie deboli o compromesse, che hanno avuto di recente uno stretto contatto con casi noti infettivi di tubercolosi, la terapia per LTBI può iniziare anche se il TST risulta negativo.
I pazienti risultati positivi al MANTOUX – TST o all’IGRA devono essere sottoposti a valutazione clinica per escludere una tubercolosi attiva e per valutare l’eventuale necessità di terapia contro l’infezione latente. E’ sempre necessaria una valutazione clinica, dei sintomi, della obiettività polmonare e sistemica a cui segue un esame radiografico del torace, dopo aver effettuato un test Mantoux, risultato positivo.

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Un contributo chiaro alla interpretazione del test Mantoux

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Test Mantoux: cosa è e quando fare la prova della tubercolina Leggi tutto »

Morbillo Parotite Rosolia – Vaccinazione

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Il vaccino antimorbilloso, quanto l’antirosolia e l’antiparotite, sono vaccini a base di virus viventi attenuati, cioè di virus che hanno subito modificazioni tali per cui non sono più in grado di provocare la malattia vera e propria ma in grado di indurre una risposta difensiva da parte del sistema immunitario. Attualmente raffinati al punto tale che risultano efficaci ma soprattutto sicuri.

Le prime sperimentazioni della vaccinazione contro morbillo, rosolia e parotite sono state realizzate negli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70 è stato sperimentato il primo vaccino costituito dai tre virus. Da allora questo vaccino trivalente è stato oggetto di raccomandazioni.  Dai primi anni ’90 questo vaccino viene utilizzato in Italia per la vaccinazione di nuovi nati e di bambini oltre i 5 anni. Nel 1999 la vaccinazione MPR è stata inclusa nel calendario nazionale delle vaccinazioni obbligatorie e raccomandate, con indicazioni per la somministrazione della prima dose tra il 12° e il 15° mese, anche contemporaneamente alla terza dose dei vaccini previsti nel primo anno di vita. La seconda dose è prevista tra i 5 ed i 6 anni. La somministrazione contemporanea di più vaccini non aumenta in alcun modo il rischio di effetti indesiderati e reazioni avverse. Bambini o giovani adulti non vaccinati dovrebbero eseguire la prima dose del vaccino a cui far seguire la seconda dopo 30/60 giorni.

Il vaccino MPR/MMR può essere somministrato comunque a qualsiasi età, anche a persone che avessero già superato una delle malattie naturali. La vaccinazione in persone già immuni, vuoi per malattia o per vaccinazione, aumenta la protezione immunitaria nei confronti della malattia e non aumenta il rischio di effetti collaterali e reazioni avverse. La vaccinazione antimorbillosa, se eseguita entro 72 ore dall’esposizione ad un soggetto in fase contagiosa può avere una discreta efficacia protettiva. Per questo motivo la vaccinazione può essere utilizzata anche per il controllo di epidemie. Se hai avuto un contatto od anche un sospetto di contatto con un soggetto ammalato di morbillo richiedi subito di effettuare la prima dose del vaccino per evitare possibile sviluppo di malattia. Ancora più se sei un genitore con bambini sotto i 15 mesi, non ancora vaccinati, è opportuno richiedere di effettuare il vaccino, per non mettere a rischio i piccoli.

Anche la somministrazione di anticorpi già formati (immunoglobuline specifiche), se effettuate entro 6 giorni dall’esposizione a un soggetto infettante, può prevenire l’insorgenza del morbillo; l’impiego delle immunoglobuline andrebbe riservato alle situazioni (età tra 6 e 12 mesi, gravidanza) in cui è prevedibile un andamento più grave e una maggiore frequenza di complicazioni della malattia. Per raggiungere l’obiettivo dell’eliminazione del morbillo, cioè l’assenza di casi di malattia, nelle situazioni in cui almeno l’90% dei bambini di età inferiore a 2 anni sia stato vaccinato, è possibile la somministrazione di una seconda dose di vaccino, all’età di 5-6 anni, oppure di 11-12 anni per rafforzare l’efficacia della prima vaccinazione.

Composizione

Attualmente la prevenzione di morbillo, rosolia e parotite è basata sull’uso di vaccini trivalenti. La disponibilità di prodotti monovalenti è molto limitata, in particolare dal 2003 non sono più disponibili vaccini monovalenti contro la rosolia. I prodotti MPR in commercio contengono tutti i ceppi Edmoston 749D o Schwarz per quanto riguarda la componente antimorbillo, Jeryl Lynn e derivati o Urabe AM 9 per la parotite e RA 27/3 per la rosolia. I vaccini antiparotite contenenti il ceppo Rubini non sono più in commercio in Italia dal 2001.

Forma farmaceutica

Il vaccino si presenta in polvere e solvente per sospensione iniettabile in siringa pre-riempita.
Indicazioni
La vaccinazione è raccomandata in tutti i bambini tra il 12° e il 15° mese di vita, negli adolescenti e nei giovani adulti non immuni; la vaccinazione, se eseguita entro 72 ore in persone non immuni venute a contatto con malati di morbillo può prevenire lo sviluppo della malattia; inoltre andrebbero vaccinati i bambini tra i 6 e i 12 mesi se è in corso un’epidemia di morbillo e gli individui con infezione da HIV senza deficit immunitario.

Posologia

Sono previste due dosi: i soggetti di età pari o superiore ai 12 mesi devono ricevere una seconda dose a distanza di almeno 4 settimane dalla somministrazione della prima; nei bambini la seconda dose è attualmente prevista a 5-6 anni, da eseguire contemporaneamente alla dose di richiamo di vaccino DTaP (difterite – tetano – pertosse acellulare).

Modalità di somministrazione

Il vaccino deve essere iniettato per via intra-muscolare o sotto-cutanea, preferibilmente nella regione antero-laterale della coscia nei bambini più piccoli e nella regione deltoidea per i più grandi e per gli adulti; è importante ricordare che nei soggetti affetti da trombocitopenia o altri disturbi della coagulazione la via somministrazione del vaccino deve essere quella sotto-cutanea.

Efficacia

La vaccinazione contro il morbillo effettuata con due dosi ha un’efficacia del 98 – 99 %. Poiché il vaccino contro il morbillo è disponibile solo nella forma trivalente, cioè associata con i vaccini antirosolia e antiparotite, con questa stessa vaccinazione si ottiene anche la protezione permanente contro la rosolia (efficacia 100 %) e contro la parotite (efficacia 95 %).

Durata

L’immunità dura tutta la vita.

Controindicazioni

La vaccinazione va rimandata in caso di malattie acute in atto febbrili ed è controindicata in caso di precedenti reazioni allergiche di tipo anafilattico al vaccino o ad uno dei suoi componenti, in caso di gravidanza della ricevente o di alterazioni del sistema immunitario con immunodeficienza. La vaccinazione è invece raccomandata nelle persone HIV positive che non siano ancora in AIDS conclamato e nei bambini sieropositivi non ancora gravemente immunocompromessi.

False controindicazioni alla vaccinazione MPR

Alcune false controindicazioni sono rappresentate da lievi infezioni del tratto respiratorio superiore, diarrea e malattie febbrili con TC non superiore ai 38°C. L’allergia alimentare alle uova, la dermatite da contatto, l’allergia alla penicillina ed una storia personale di convulsioni così come lo stato di gravidanza o di immunodeficienza in conviventi e in contatti, non sono invece motivi per rimandare o non eseguire la vaccinazione.

Effetti collaterali

Le reazioni indesiderate più frequenti dopo la vaccinazione con vaccino antimorbillo, antiparotite, antirosolia, in forma singola o come MPR, consistono in rossore e gonfiore nel punto in cui è stato inoculato il vaccino. Nel 5-15% dei vaccinati si può avere febbre superiore a 38.5 °C. Questi inconvenienti si verificano in genere da 5 a 12 giorni dopo la vaccinazione e possono durare per qualche giorno. In alcuni casi dopo vaccinazione con MPR (oppure con M o con P o con R) possono manifestarsi alcuni dei sintomi caratteristici delle malattie naturali quali esantema o gonfiore delle ghiandole salivari e linfonodi. I virus vaccinali non si trasmettono da persona a persona come i corrispondenti virus naturali: di conseguenza, le persone vaccinate di recente, anche se dovessero manifestare i sintomi sopra descritti, non sono contagiose per gli altri.

Il vaccino MPR (o M o P o R) può provocare, seppure molto raramente, manifestazioni allergiche.

Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso

Dopo vaccinazione MPR o R in una donna in età fertile, non ancora in gravidanza, il rischio di effetti su una prossima gravidanza è praticamente assente. Le donne fertili con incertezza sulla presenza di anticorpi per una delle malattie coperte dal vaccino possono tranquillamente effettuare il vaccino. L’eventuale gravidanza insorta anche dopo l’effettuazione del vaccino è sicura e non è motivo di aborto, come ben segnalato dal ministero della Salute. Il mese richiesto è dovuto alla assenza di ricerche fatte sulle donne in gravidanza. Ma gli studi sulla elaborazione di anticorpi neutralizzanti i virus vivi attenuati ci porta ad essere tranquilli in questo senso. La somministrazione di vaccino MPR o di vaccini monovalenti, non presenti sul mercato, contenenti le componenti morbillosa, parotitica e rubeolica in una donna in cui venga accertato lo stato di gravidanza, non rappresenta un motivo valido per prendere in considerazione l’interruzione della stessa.

Interazioni

La somministrazione contemporanea di più vaccini non aumenta il rischio di effetti indesiderati e reazioni avverse. MPR con aggiunta di Varicella può tranquillamente essere somministrato, in contemporanea con altri vaccini, sia sintetici che realizzati con virus vivi ed attenuati.

Rischi per i viaggiatori

I viaggiatori che si spostano, per turismo o per lavoro, e che viaggiano verso aree endemiche o dove ci sono aumenti di casi, in caso di assenza di copertura immunologica o di dubbio, è opportuno che effettuino la prima dose di vaccino, per poi fare la seconda al rientro del viaggio, oppure effettuare un richiamo per rafforzare il proprio organismo nei confronti delle malattie in questione. Già con la prima dose si acquisisce una copertura immunitaria sufficiente.

Vaccino anti MORBILLO – PAROTITE – ROSOLIA – VARICELLA

Da qualche anno è disponibile un vaccino tretavalente costituito dalla componente MPR cui si ag-giunge la componente anti-varicella. Tale formulazione è indicata nei bambini di età compresa tra gli 11 mesi e i 12 anni; sono previste due dosi, a distanza di almeno 6 settimane e al massimo di 3 mesi l’una dall’altra.

Il ministero della Salute nel ribadire l’importanza delle vaccinazioni come strumento di prevenzione da gravi patologie infettive in ogni fase della vita, ha emanato la circolare 7 agosto 2018 per la promozione della salute femminile in età fertile, in previsione e durante la gravidanza con l’obiettivo di proteggere la donna e il nascituro da alcune malattie attraverso specifici vaccini.
Vaccinazioni in età fertile
Alcune malattie possono incidere negativamente sulla fertilità o avere conseguenze sull’esito di una gravidanza. Di conseguenza, per le donne in età fertile sono indicate, se non già immuni, le vaccinazioni contro morbillo, parotite, rosolia, varicella e papilloma virus (HPV). Di grande importanza è anche il richiamo decennale della vaccinazione contro difterite, tetano e pertosse.
Vaccinazioni in previsione di una gravidanza
In previsione di una gravidanza, è necessario che le donne siano protette nei confronti di morbillo-parotite-rosolia (MPR) e della varicella, dato l’elevato rischio, per il nascituro, derivanti dall’ infezione materna durante la gravidanza, specie se si verifica nelle prime settimane di gestazione.
Per la varicella contratta nell’immediato periodo pre-parto, il rischio, oltre che per il nascituro, può essere molto grave anche per la madre.
Poiché sia il vaccino MPR che quello della varicella sono sconsigliati in gravidanza, è necessario che, al momento dell’inizio della gravidanza, la donna sia già vaccinata regolarmente con una dose, meglio se con due. La seconda potrà eventualmente essere effettuata al termine della gravidanza.

Vaccinazioni in età fertile
Alcune malattie possono incidere negativamente sulla fertilità o avere conseguenze sull’esito di una gravidanza. Di conseguenza, per le donne in età fertile sono indicate, se non già immuni, le vaccinazioni contro morbillo, parotite, rosolia, varicella e papilloma virus (HPV). Di grande importanza è anche il richiamo decennale della vaccinazione contro difterite, tetano e pertosse.
Vaccinazioni in previsione di una gravidanza
In previsione di una gravidanza, è necessario che le donne siano protette nei confronti di morbillo-parotite-rosolia (MPR) e della varicella, dato l’elevato rischio, per il nascituro, derivanti dall’ infezione materna durante la gravidanza, specie se si verifica nelle prime settimane di gestazione.
Per la varicella contratta nell’immediato periodo pre-parto, il rischio, oltre che per il nascituro, può essere molto grave anche per la madre.
Poiché sia il vaccino MPR che quello della varicella sono sconsigliati in gravidanza, è necessario che, al momento dell’inizio della gravidanza, la donna sia già vaccinata regolarmente con una dose, meglio se con due. La seconda potrà eventualmente essere effettuata al termine della gravidanza.

Vaccinazioni in età fertile

Alcune malattie possono incidere negativamente sulla fertilità o avere conseguenze sull’esito di una gravidanza. Di conseguenza, per le donne in età fertile sono indicate, se non già immuni, le vaccinazioni contro morbillo, parotite, rosolia, varicella e papilloma virus (HPV). Di grande importanza è anche il richiamo decennale della vaccinazione contro difterite, tetano e pertosse.

Vaccinazioni in previsione di una gravidanza

In previsione di una gravidanza, è necessario che le donne siano protette nei confronti di morbillo-parotite-rosolia (MPR) e della varicella, dato l’elevato rischio, per il nascituro, derivanti dall’ infezione materna durante la gravidanza, specie se si verifica nelle prime settimane di gestazione.
Per la varicella contratta nell’immediato periodo pre-parto, il rischio, oltre che per il nascituro, può essere molto grave anche per la madre.
Poiché sia il vaccino MPR che quello della varicella sono sconsigliati in gravidanza, è necessario che, al momento dell’inizio della gravidanza, la donna sia già vaccinata regolarmente con una dose, meglio se con due. La seconda potrà eventualmente essere effettuata al termine della gravidanza.

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