Paolo Meo - MioDottore.it

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COVID-19 e mascherine – servono ancora?

Le mascherine servono ancora?
Nei luoghi affollati vanno messe anche quando fa caldo?
Tolgono ossigeno alla respirazione?
A parte gli obblighi, qual è il rapporto VERO costi/benefici in termini di salute?

Queste sono alcune delle domande che mi sono state rivolte da molte persone. Prima di rispondere cerchiamo di capire e di riassumere cosa indica ed obbliga l’emendamento al decreto “RIAPERTURE” e “l’ordinanza del ministro della Salute” in vigore dal 1° Maggio 2022:

L’utilizzo della mascherina non è più obbligatorio:

  • Dal 1° maggio
    • Ristoranti e bar; negozi, supermercati, attività sportive;
    • Nei luoghi pubblici, non più obbligatoria, ma forte raccomandazione ad utilizzarla;
    • Negli stadi e in tutti i luoghi all’aperto;
    • i lavoratori e dipendenti della Pubblica Amministrazione (uffici pubblici etc.) “non hanno più l’obbligo di portare la mascherina ma l’utilizzo è fortemente raccomandato.”
    • All’interno dei taxi. Ma la mascherina è ancora obbligatoria per il tassista.
  • L’utilizzo della mascherina Ffp2 è obbligatorio:
    • Fino al 15 giugno
      • Mezzi pubblici locali (bus – metro – tram);
      • I tassisti hanno l’obbligo di indossarla. Non è obbligatoria per i passeggeri;
      • Treni regionali e lunga percorrenza ed aerei nazionali ed internazionali;
      • Spettacoli e Sport: cinema, teatri, concerti e palazzetti sport al chiuso;
      • Visitatori delle: strutture sanitarie, ospedali, ambulatori, strutture riabilitative, delle Residenze sanitarie e degli hospice;
      • Nelle aziende private: è stato prorogato l’obbligo di utilizzo della mascherina per un accordo tra imprese e sindacati;
  • Fino alla fine dell’anno scolastico
    • Per tutti gli studenti dai 6 anni in avanti;
    • Personale docente e non docente;
  • Il GREEN PASS non è più obbligatorio per frequentare
    • Palestre e piscine al chiuso;
    • Feste, cerimonie, matrimoni;
    • Discoteche e sale da gioco;
    • Cinema e teatri, stadi;
    • Convegni e congressi, concorsi pubblici;
    • Ristoranti e bar e locali;
    • Trasporti pubblici e privati;
  • Il GREEN PASS rimane obbligatorio
    • Fino al 31 dicembre:
      • Ospedali, ambulatori, RSA,
      • Per i viaggi all’estero
  • Il modulo PLF (Passenger Locator Form)
    • Dal 1° maggio su tutti i viaggi esteri, per chi giunge in Italia
      • non è più necessario compilarlo e presentarlo alla autorità doganale;

 

  • VACCINO OBBLIGATORIO
    • Fino al 15 giugno
      • Insegnanti e personale scolastico
      • Forze dell’Ordine (polizia, CC, VVFF, Guardia finanza; altre)
      • Cittadini sopra i 50 anni di età;
    • Fino al 31 dicembre
      • Medici; Infermieri;
      • Personale sanitario, personale RSA;

Questa obbligatorietà è un requisito essenziale per lo svolgimento delle attività lavorative descritte. Questo è quanto dice la legge.

Veniamo ai vostri dubbi ed alle vostre domande. Premetto che il mio punto di vista è quello di un medico, infettivologo, che si è occupato di Covid-19 fin dai primi giorni della sua comparsa. Nel nostro centro medico “Cesmet Clinica del Viaggiatore” abbiamo seguito soprattutto i problemi di chi ha viaggiato, dei malati ambulatoriali, e delle realtà sanitarie tropicali, ossia lo sviluppo della pandemia in diversi paesi africani e la sua ricaduta nello sviluppo delle altre malattie presenti.

“Serve ancora la mascherina?”.
Si, ritengo che la mascherina (Fpp2 meglio della chirurgica), abbia ancora la sua funzione protettiva sulla diffusione del virus del Covid-19.

Per quanto con la stagione calda anche SARS-CoV-2 tenderà a diffondere molto meno, la altissima capacità di infettare delle ultime mutazioni, in particolare di Omicron 4 e di Omicron 5, condizionerà la presenza del virus anche nella stagione estiva.
La mia risposta positiva all’utilizzo della mascherina deriva dalla considerazione che la pericolosità di SARS-CoV-2, mutato molte volte ed in continua mutazione, consiste nel diffondere come pochi altri microrganismi nella popolazione umana. All’interno di ciascuno di noi, all’interno delle nostre cellule, dei nostri organi, una volta entrato comincia a moltiplicarsi e può fare danni senza che noi ce ne accorgiamo.

I “danni diretti” sono quelli provocati dal virus su alcuni tipi di cellule, e i “danni indiretti o secondari”, sono quelli indotti da una risposta abnorme infiammatoria ed immunitaria. La nostra risposta al virus talvolta si rivolge contro di noi. Chi soffre di Long Covid, denuncia uno stato di malessere da cui non riesce ad uscire. Lo stesso Long Covid deriva da una risposta prolungata, negativa in diversi organi. La nostra pratica medica quotidiana su pazienti affetti da Covid-19 ed anche tutti i lavori scientifici prodotti negli ultimi mesi supportano queste evidenze delle reazioni interne negative che hanno condizionato la nostra vita dall’inizio del 2020.

La mascherina è quindi consigliata per diminuire il rischio di contatto e di infezione e reinfezione con le nuove varianti. E’ un consiglio dato a tutti, ma è soprattutto una forte raccomandazione nei confronti di coloro che possono ancora avere danni dalla presenza del virus. Anziani, cardiopatici, diabetici, oncologici, pneumopatici cronici. Per tutte le persone che possono sviluppare reazioni abnormi o peggioramenti del loro stato di salute.

Mascherina quindi non obbligatoria ma consigliata soprattutto a chi ne ha veramente bisogno.

Qualcuno mi chiede se nei luoghi affollati le mascherine vanno messe anche quando fa caldo?
L’obiettivo primario è la prevenzione per le persone dall’infezione di un virus ancora sconosciuto nella sua azione a distanza anche di anni. L’obiettivo secondario è diminuire la circolazione del virus. Il problema, quindi non è il caldo o il freddo, ma è una questione di sicurezza. Il caldo non porta un problema respiratorio in chi indossa la mascherina. Se per una persona ci sono motivi di salute esistenti per cui l’utilizzo della mascherina provoca effetti negativi sulla salute, il rischio supera l’utilità ed è opportuno evitare di indossare la mascherina. Ma in senso generale la mascherina non crea problemi di tipo respiratorio con il caldo.

Le mascherine tolgono ossigeno alla respirazione?
Per persone in buono stato di salute, a tutte le età non ci sono evidenze di danni provocati da una diminuzione dei livelli di ossigeno. E’ chiaro che coloro che sono portatori di malattie respiratorie croniche dovranno limitare l’uso delle mascherine ai momenti di maggior rischio. Di per se l’uso delle mascherine non diminuisce la presenza di ossigeno nell’organismo.

Un’altra domanda che è poi è il cuore della questione “utilizzo delle mascherine”.

A parte gli obblighi, qual è il rapporto VERO costi/benefici in termini di salute?”

A questa domanda ho risposto già precedentemente quando ho accennato al danno primario diretto da virus e secondario da risposta infiammatoria e immunologica. Occorre evitare i danni, in corso di infezione da SARS-CoV-2 a diversi tessuti, a cominciare da quello cerebrale e cardiaco, ed anche ematico. L’utilizzo della mascherina è un indubbio beneficio in termini di protezione dall’infezione e quindi di protezione della salute di ciascuno. Nel rapporto costo/beneficio la protezione da parte delle mascherine nell’insorgenza di danni cerebrali, cardiaci, polmonari, renali, e di altri organi riveste un ruolo importante.

Basterebbe considerare quanto è successo in termini di riduzione di incidenza di malattie infettive respiratorie negli ultimi due anni. Da quando mascherine, distanziamento ed attenzione hanno giocato un ruolo fondamentale. I benefici sono naturalmente da ascrivere soprattutto per coloro che, per motivo di malattie croniche, e quindi persone deboli, hanno una alta necessità di protezione e prevenzione da malattie infettive a diffusione aerea.

Non quindi più l’obbligo ma una possibilità in più, per chi vuole uno strumento di prevenzione e di maggiore sicurezza per la propria salute. Libertà di scelta con la consapevolezza dell’importanza dell’uso.

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Morbillo, aumento di casi in tutto il mondo all’inizio del 2022

27 aprile 2022- Una notizia che dovrebbe far riflettere. L’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) denuncia un aumento del 79% dei casi di morbillo a livello globale durante i primi due mesi del 2022, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Oltre 17.000 casi di morbillo sono stati segnalati in tutto il mondo a gennaio e febbraio 2022, rispetto ai 9.600 casi denunciati nei primi due mesi del 2021. Anche questa malattia infettiva, acuta, soprattutto pediatrica è in crescita esponenziale. Il morbillo è una malattia molto contagiosa e per questo motivo quando i livelli di vaccinazione diminuiscono i nuovi casi si manifestano rapidamente.
L’OMS e l’UNICEF lanciano un allarme per questa situazione.

Questo segnale è molto preoccupante in quanto l’ aumento della diffusione di una serie di malattie prevenibili con le vaccinazioni potrebbe moltiplicare i focolai, in particolare quelli del morbillo. Nel 2022/ 2023, se non si procederà immediatamente con campagne vaccinali mirate, milioni di bambini potranno essere colpiti da una malattia che comunque può creare gravi danni ed una mortalità elevata.
Nella settimana mondiale delle vaccinazioni rilanciamo il messaggio di vaccinare bambini e adulti.

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I sintomi del Long Covid

Ambulatorio “Long Covid” presso le malattie infettive
 
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I Sintomi ed i Segni del Long Covid

 

Sono passati oltre due anni dall’inizio della pandemia da SARS-CoV-2 e sempre più persone infettate dal virus e dalle sue varianti presentano sintomi che non si esauriscono nelle prime settimane della fase acuta della malattia ma permangono nei mesi successivi e continuano oltre il previsto impedendo un pieno ritorno allo stato di buona salute. Questa condizione di “persistenza di sintomi” riguarda persone di ogni età, “dai più piccoli, infettati con il virus, agli adolescenti e giovani adulti, agli anziani”, che sono spesso portatori di malattie croniche e degenerative.


Questa entità “clinica specifica”, caratteristica del Post Covid, è denominata Long-COVID ed è caratterizzata da un’ampia e molto variabile presenza di sintomi e segni clinici. Questi sintomi così diversi sono  causati da danni subiti dai differenti organi e richiedono una valutazione clinica basata su un approccio multidisciplinare e multispecialistico. Approccio che parte sempre da una valutazione clinica generale ed infettivologica.

I sintomi ed i segni clinici attribuibili alla condizione di LONG COVID sono numerosi e soprattutto eterogenei. La grande variabilità di questi sintomi e segni clinici si può presentare sia con “manifestazioni singole ed uniche” sia con “manifestazioni multisintomatiche e con diverse combinazioni”. Alcuni sintomi si presentano in modo transitorio, compaiono, si mantengono nel tempo e poi tendono a scomparire, anche rapidamente. Altri sintomi hanno caratteristiche intermittenti e si presentano e scompaiono per poi ricomparire, senza una vera motivazione. Molti di questi sintomi sono costanti ed anzi tendono ad aggravarsi. E’ esperienza di chi segue questo tipo di malati che più grave è stata la malattia acuta da COVID-19, maggiore è l’entità e la manifestazione dei sintomi nel tempo e la loro persistenza.

 

SINTOMI DEL LONG COVID

I sintomi del Long-COVID sono stati suddivisi in due categorie:
(1) sintomi legati a manifestazioni generali;
(2)
sintomi legati a manifestazioni organo-specifiche.

 

Nelle MANIFESTAZIONI GENERALI si ritrovano sintomi quali

  • una fatica persistente;
  • una astenia in aggravamento, ossia una stanchezza eccessiva che impedisce una attività normale. Questo è il sintomo documentato con maggiore frequenza;
  • una febbricola che si presenta in particolare la sera, recidivante;
  • debolezza e stanchezza muscolare;
  • dolori diffusi caratterizzati da mialgie e artralgie;
  • sensazione di malessere e peggioramento dello stato di salute caratterizzato da: –anoressia,
    riduzione dell’appetito,

Nelle MANIFESTAZIONI ORGANO SPECIFICHE i danni si mantengono a lungo termine e costituiscono una serie di problemi:

 

  • POLMONARI / RESPIRATORI si ritrovano nella maggior parte delle persone che manifestano sintomi “post Covid”,
      • Dispnea, che non necessariamente migliora con l’utilizzo di ossigeno;
      • Affanno,
      • tosse persistente,
      • diminuzione della capacità di espansione della gabbia toracica;

     

  • CARDIOCIRCOLATORI
      • Senso di oppressione toracica

     

    • Dolore toracico
    • Palpitazioni
    • Tachicardia
    • Aritmie
    • Variazione della pressione arteriosa
  • NEUROLOGICI

Manifestazioni del sistema nervoso centrale

  • Cefalea, spesso non risponde agli antidolorifici. E’ uno dei sintomi più frequente, spesso bilaterale. Ha spesso caratteristica pulsante più frequentemente nella regione temporo-parietale;
  • Deterioramento cognitivo, che è descritto anche come “annebbiamento cerebrale” o “brain fog” talvolta persistente;
  • Difficoltà di concentrazione e difficoltà nella attenzione;
  • Problemi di memoria;
  • Difficoltà nelle funzioni esecutive, e quindi una lentezza nell’eseguire dei compiti o attività;
  • Vertigini
  • Disturbi del sonno, in particolare nel prendere sonno;
  • Disautonomia, un problema di “ipotensione ortostatica”

Manifestazioni neurologiche rare
Sono complicanze iniziate nella fase acuta di COVID-19 che possono arrecare un danno neurologico permanente

  • Eventi cerebrovascolari acuti (ictus ischemico/ emorragico)
  • Crisi epilettiche
  • Meningite/encefalite
  • Mielopatia/mielite
  • Sindrome di Guillain-Barré
  • Sindrome di Miller Fisher,
  • polinevriti craniche,
  • malattia demielinizzante del sistema nervoso centrale

Manifestazioni del sistema nervoso periferico

  • Sensazione di “Formicolio e senso di intorpidimento” piedi e mani, sintomi legati a “neuropatie periferiche di origine infiammatoria
  • Perdita di gusto e olfatto, sintomi tipici di SARS-CoV-2

 

  • PSICHIATRICI
    • Stati Depressivi
    • Stati d’ Ansia
    • Sindrome da stress post-traumatico (PTSD)
    • Sintomi ossessivo-compulsivi
    • Delirium, in particolare negli anziani)
    • Psicosi
  • ENDOCRINOLOGICI
    • Diabete mellito di nuova insorgenza con presenza di cheto acidosi. Questo si manifesta nella fase post acuta del Covid in persone che non avevano mai manifestato segni di iperglicemia;
    • tiroidite subacuta, si manifesta dopo mesi di malattia da Covid-19, in soggetti precedentemente eutiroidei, con una tireotossicosi clinicamente manifesta.
  • EMATOLOGICI

L’aspetto ematologico è caratteristico degli esiti nelle fasi post-acute. In seguito a forme particolarmente acute della malattia da Covid-19, in mancanza di terapia profilattica alla dimissione dal ricovero, i pazienti hanno sviluppato anche dopo un lungo periodo “embolia polmonare segmentaria, presenza di trombi in atri destro ed intracardiaci, ictus ischemico post trombotico;

  • Tromboembolismo
  • DERMATOLOGICI
    • Eritema pernio
    • Eruzioni papulo-squamose
    • Rash morbilliformi
    • Eruzioni orticaroidi
    • Alopecia
  • OTORINOLARINGOIATRICI

I danni a livello otorino si presentano a lungo termine con sempre maggior frequenza e sono sia funzionali che organici. Il danno è realizzato direttamente dall’azione del virus ma anche dagli esiti infiammatori “sine causa”.

  • Acufeni
  • Mal di gola (faringodinia)
  • Difficoltà a deglutire (disfagia)
  • Disfonia
  • GASTROENTEROLOGICI

Nel post Covid questi sintomi stanno diventando sempre più frequenti e molto diffusa la “sindrome del Colon irritabile post infettivo”.

  • Dolori addominali
  • Nausea
  • Vomito
  • Diarrea
  • Dispepsia
  • Eruttazione
  • Reflusso gastroesofageo
  • Distensione addominale
  • UROLOGICI

Il renale da Covid-19 si manifesta con riduzione del tasso di filtrazione glomerulare, per un danno a livello vascolare. Il danno può intervenire a distanza di mesi anche in presenza di una funzione renale normale nella fase acuta della malattia;

  • Ematuria
  • Proteinuria

 

Nelle MANIFESTAZIONI in diversi gruppi di persone problemi

  • PEDIATRICI

I bambini al di sotto degli 11 anni contraggono una infezione da COVID-19 con bassa tendenza a sviluppare malattia grave durante la fase acuta. Anche nella fase post Covid i malesseri si mantengono molto sfumati.
Tuttavia, un certo numero di piccoli pazienti può andare incontro ad una condizione infiammatoria multi-sistemica denominata  MIS-C (Multisystem Inflammatory Syndrome in Children). Questa condizione richiede un approccio urgente multidisciplinare per un trattamento immediato che, ad oggi, si è dimostrato efficace nel prevenire la possibile evoluzione verso un quadro di insufficienza multiorgano, shock fino al decesso improvviso.
La MIS- C si differenzia dal Long Covid per la sua insorgenza tra i 15 ed i 40 giorni, dopo l’infezione acuta, ed una sintomatologia ben definita.

 

Anche i bambini manifestano segni di Long-COVID con una sintomatologia tardiva e persistente per diversi mesi. Tra i sintomi caratterizzanti la sindrome vi sono:

  • Cefalea;
  • Febbre prolungata; affaticamento persistente; scarsa voglia all’attività fisica;
  • disturbi gastro-intestinali; nausea;
  • mal di gola e manifestazioni cutanee;
  • artromialgie spesso diffuse;
  • cambiamenti del tono dell’umore;
  • disturbo del sonno; difficoltà di concentrazione e vertigini;
  • palpitazioni; sensazione di fame d’aria;

 

  • GERIATRICI

E’ dimostrato che gli anziani manifestano i segni di Long-COVID con una frequenza superiore rispetto ai più giovani. Generalmente dopo una malattia acuta di Covid-19, a distanza di 60/90 giorni fino all’80% manifesta per lo meno un sintomo: tra tutti i vari sintomi astenia, dispnea e dolore articolare e tosse sono i sintomi più frequenti. Molti studi in ambiente geriatrico dimostra che la persistenza dei sintomi in un numero così elevato di soggetti deriva dalla ridotta “riserva funzionale” negli anziani, dalla persistenza dei fenomeni infiammatori con scarso controllo che portano ad una elevata fragilità con una ridotta capacità di recupero dalle situazioni di stress. Il COVID-19 peggiora la presenza di patologie croniche di cui è spesso affetta la persona anziana.

E’ evidente, dopo due anni dall’inizio della pandemia e valutata la situazione del long Covid che le caratteristiche di questo nei pazienti anziani sono sovrapponibili ai pazienti delle fasce di età inferiori: Può modificarsi il livello di gravità maggiore dei sintomi. La presenza di malattie croniche è però di particolare rilevanza negli anziani che possono peggiorare in modo grave i sintomi precedenti.

Dal punto di vista neurologico i “disturbi neurodegenerativi”, “psichiatrici” e di “deterioramento cognitivo” destano particolare apprensione nell’anziano. I dati indicano che, rispetto ad altri eventi clinici acuti, durante i primi 90 giorni dopo una diagnosi di COVID-19, la probabilità di sviluppare demenza è fortemente aumentata tra i pazienti con più di 65 anni.

Attenzione va posta anche allo stato nutrizionale che risulta spesso alterato nei pazienti anziani con Long-COVID. Tra il 26 ed il 45% dei pazienti dopo COVID-19 è stato trovato uno stato di malnutrizione. A questa malnutrizione si associa frequentemente “atrofia muscolare”, “sarcopenia” e stato di fragilità.

Per questo motivo assume particolare importanza nell’anziano svolgere uno studi approfondito degli aspetti clinici, metabolici e delle capacità di risposta mettendo in atto una valutazione multidisciplinare.

 

  • GINECOLOGICI / OSTETRICI

 (fonte ISS e Ministero Salute)

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24 marzo, Giornata mondiale della tubercolosi “Investire per porre fine alla tubercolosi. Save Lives.’ E la guerra?

 

Giovedì 24 marzo 2022 celebriamo la “Giornata Mondiale della Tubercolosi”.
INVESTIRE IN SANITA’ E PREVENZIONE PER PORRE FINE ALLA TUBERCOLOSI chiede OMS

ma

Giovedì 24 marzo 2022 ricordiamo anche l’ “Inizio della guerra e l’invasione dell’Ucraina” (24 febbraio)

Sottolineiamo che il 24 marzo di quest’anno ricordiamo o cerchiamo di ricordare le morti provocate dalla Tubercolosi  e ricordiamo, per le immagini che giornalmente affollano la nostra mente, anche le morti strazianti provocate dalla guerra in corso.
E’ passato un mese dall’inizio della guerra in Ucraina e i morti sono in aumento in entrambi i fronti; ma è anche l’anno in cui dopo la pandemia del Covid-19 sono in aumento costante le morti causate dalla tubercolosi. Una situazione drammatica e disumana in Europa che ci riporta indietro di oltre ottanta anni, con situazioni di distruzione e di morte e disperazione; ma una situazione drammatica anche per il peggioramento di tutti gli indici della salute che ci attendiamo non solo nel paese distrutto, ma anche in tutti gli altri paesi. Una situazione drammatica, poco considerata, in tutto il mondo per il riaccendersi di focolai epidemici di tubercolosi, drammaticamente peggiorati dal fenomeno della multiresistenza dei farmaci antitubercolari.
OMS quest’anno lancia l’appello: INVESTIRE IN SANITA’ E PREVENZIONE PER PORRE FINE ALLA TUBERCOLOSI.  Ma questo appello cade in un momento in cui gli stati chiedono di : INVESTIRE IN ARMAMENTI DECUPLICANDO LE SPESE MILITARI. 
Stanno aumentando vertiginosamente le spese militari nei nostri paesi. Dove finiranno gli investimenti in salute? Riusciremo ad invertire la rotta proprio a partire da questa giornata.

La TBC e la situazione

Questa malattia di origine batterica, che da sempre mina la salute dell’uomo, rimane una delle malattie più gravi ed è caratterizzata da elevata infettività e letalità. Da oltre un ventennio ci sono stati progressi continui nel controllo della malattia e nella diminuzione costate del numero di morti. Purtroppo OMS ci conferma che la pandemia Covid-19 ha “annullato anni di progressi compiuti nella lotta per porre fine alla malattia”. Dal 2020 il numero dei casi e dei morti è ricominciato a salire.
Dal 2000 ad oggi oltre 66 milioni le persone salvate con terapie efficaci e con le politiche di controllo in tutto il mondo.
Nel 2020 9.9 milioni le persone ammalatesi di TBC nel mondo e 1.5 milioni di persone morte di tubercolosi nel 2020. Con la pandemia Covid-19 un ritorno al passato. Un brutto passato di malattia e morte.

La Giornata mondiale della tubercolosi (TB), stabilita il 24 marzo di ogni anno, ha lo scopo di sensibilizzare tutti noi sulle devastanti conseguenze sanitarie, sociali ed economiche di questa malattia e di rilanciare gli sforzi per porre fine all’epidemia globale della tubercolosi. La data è stata scelta per ricordare il giorno in cui, il 24 marzo 1882, il dottor Robert Koch annunciò la scoperta del batterio, causa della tubercolosi. Questa scoperta aprì la strada alla comprensione e poi alla diagnosi e alla cura di questa malattia e della maggior parte delle malattie infettive.

Secondo i dati forniti da OMS ogni giorno, oltre 4000 persone perdono la vita a causa della tubercolosi, e quasi 30.000 persone si ammalano di questa malattia, pur essedo al giorno d’oggi prevenibile e curabile.
Gli sforzi globali per combattere la tubercolosi hanno salvato circa 60 milioni di vite dall’anno 2000 ad oggi. Tuttavia, la pandemia di COVID-19, dal 2020 ha annullato anni di progressi compiuti nella lotta per porre fine alla tubercolosi. I dati nella maggior parte dei paesi, in particolare i più poveri, sono tutti in peggioramento. Per la prima volta in oltre un ventennio, i decessi per tubercolosi sono aumentati, invertendo la tendenza oramai presente da circa 20 anni.

Il tema della Giornata mondiale della tubercolosi 2022 – “Investire per porre fine alla tubercolosi. Save Lives.” ci ricorda che per intensificare la lotta contro la tubercolosi e raggiungere gli impegni presi dai leader mondiali di tutti i paesi per porre fine alla tubercolosi, occorre continuare ad investire le risorse necessarie e non abbassare la guardia.
La situazione è divenuta particolarmente critica nel contesto della pandemia di COVID-19 che ha messo a rischio i progressi raggiunti nella lotta alla tubercolosi per giungere alla fine della tubercolosi e per garantire a tutti, in ogni paese del mondo, un accesso equo alla prevenzione ed alla assistenza.
L’impegno comune di tutti i paesi è quello di utilizzare “maggiori investimenti e maggiori risorse” con l’obiettivo di salvare milioni di vite in più, accelerando la fine dell’epidemia di tubercolosi. Questo è l’impegno OMS dell’anno 2022.
E ora cosa accadrà con la guerra in corso in Europa?

Diagnosi corretta per la tubercolosi ( mantoux test o quantiferon?) per saperne di più clicca qui

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Berlin Hauptbahnhof, la stazione dove l’umanità si ritrova

Da una volontaria alla  centrale di BERLINO 

Sono migliaia le persone che, in cerca di un posto sicuro, stanno arrivando in questi giorni nei paesi dell’Europa centrale, dalle zone più colpite dal conflitto Russo-Ucraino. A oggi si parla di più di tre milioni di profughi di guerra, molti dei quali trovano accoglienza in Germania. In particolare a Berlino, in una delle città più grandi del paese, arrivano quotidianamente centinaia / migliaia di civili.

Michael Kuenne/PRESSCOV/Zuma/picture-alliance

Berlin Hauptbahnhof, la stazione centrale della città,  è al momento il luogo fulcro dell’arrivo dei migranti.

È qui che, mossi da un sentimento di solidarietà e fraternità, centinaia di volontari si alternano giorno e notte per ricevere intere famiglie.  Attraverso la mobilitazione collettiva della città di Berlino si cerca di facilitare l’arrivo e la sistemazione dei civili in fuga dall’Ucraina. Ed è così che, giovedì scorso 17 marzo, ci siamo recati in stazione con un gruppo di colleghi per dare una mano e vivere in prima persona la realtà di cui si parla ormai da settimane.

Nonostante il ritardo di molti treni, quel pomeriggio la stazione centrale di Berlino era piena di gente, tanti rifugiati ma anche molti volontari.  Alcuni degli stessi profughi, nella maggior parte giovani, dopo aver trovato una sistemazione temporanea in città, si ritrovano ad aiutare nelle stazioni dei treni o nei centri di accoglienza.

aiutarsi reciprocamente a Berlino
 

Dopo un primo briefing sulle attività da svolgere, noi volontari abbiamo ricevuto una pettorina gialla sulla quale scrivere il nostro nome e le lingue che parliamo. L’attività principale in stazione è l’assistenza immediata ai migranti, dalle informazioni sugli alloggi disponibili, al servizio mensa e beni di prima necessità, fino al supporto logistico e telefonico. L’obiettivo è quello di facilitare, per chi ne ha bisogno, i primi giorni di permanenza in Germania.

C’è che arriva per fermarsi, chi invece transita qui per ripartire il giorno stesso verso altre destinazioni in Europa. Qui, uomini, donne, giovani e anziani, tanti bambini, e animali domestici ricevono assistenza quotidianamente. Non si fa differenza tra sesso, genere, età, razza e status socioeconomico.     

Nonostante la grande attivazione cittadina, però, gli alloggi disponibili a Berlino non sono sempre sufficienti per ospitare tutti. Molti migranti devono infatti proseguire il loro viaggio per raggiungere altre città tedesche che, negli ultimi giorni, sono state attrezzate per accoglierli.

Tra le persone che ci hanno approcciato giovedì c’era un giovane ucraino che, insieme al papà, ha raggiunto la stazione centrale di Berlino in macchina per trovare un alloggio sicuro in città.  Purtroppo, quel giorno, l’unico rifugio con letti disponibili si trovava a Norimberga, a più di 400 km dalla capitale tedesca. Dopo varie telefonate e una lunga ricerca effettuata da un giovane volontario russo, i due civili ucraini si sono potuti assicurare una residenza temporanea a Lipzia.

La vicinanza dimostrata dai cittadini europei comprova quanto questa guerra abbia colpito tutti noi, ma non bisogna dimenticare che ogni conflitto ha le sue vittime e i suoi rifugiati, a cui è fondamentale dare lo stesso peso.

Certo è che gli episodi delle ultime settimane sembrano aver risvegliato l’anima umana di tanti, e con la speranza di una coscienza collettiva più attiva, si potrà in futuro dimostrare lo stesso supporto, materiale e morale, a chiunque scappi da una guerra, qualsiasi essa sia.

                                                                                                                                                                               una volontaria italiana a Berlino tra volontari di ogni nazione

                                                                                                                                                                                                                                  Beatrice Meo

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Aiutiamo la vita! Mamme e bimbi in fuga dalla guerra: insieme possiamo fare molto per loro.

UcrainaLa Fondazione Cesmet – Centro Studi Medicina Tropicale, appoggia l’opera di assistenza dei Camilliani ai rifugiati Ucraini che scappano a milioni dalla guerra in Ucraina. Perché vogliano aiutare e supportare, in questo momento, in questa fase della guerra, un progetto in Polonia. Perché in questo momento la Polonia è in una situazione di gravissima emergenza. Più di un milione e mezzo di persone, ad oggi, si sono rifugiate in questo paese. E i numeri sono in continuo aumento. La Polonia ha dimostrato una grande sensibilità e disponibilità nei confronti di questi fratelli pieni di bisogno e di terrore. Dopo due settimane di distruzione, morte, lontananza dalla loro casa e dai loro affetti.

Fratel Miroslaw Szwajnoch, dell’ordine dei Padri Camiliani, oltre ad essere il responsabile ed il referente del “progetto di assistenza alle mamme e bambini in fuga dall’Ucraina” che verrà realizzato a łomianki, cittadina a poco più di venti chilometri da Varsavia, è anche direttore dell’ospedale camilliano di Tarnowskie Gory che fin dall’inizio della pandemia è stato destinato ai pazienti con il covid-19. Persona impegnata su più fronti, da molti anni gestore ed amministratore di ospedali e strutture impegnative. La sua presenza è senza dubbio la garanzia per tutti noi e per tutti coloro che decideranno di aiutare l’opera di assistenza dei Camilliani nei confronti dei rifugiati in Polonia, ed in particolare mamme e bambini, ed anche bambini soli, senza più nessuno.
Ci dice Fratel Miroslaw in una lettera inviata al gruppo che dall’Italia segue il progetto, di cui la Fondazione Cesmet fa parte, e a tutti coloro che leggono questo articolo. “Accetteremo con gratitudine qualsiasi aiuto. Inoltre, è molto importante sentire che non siamo soli nelle nostre azioni. Ancora una volta, aiuteremo i rifugiati anche se non c’è aiuto finanziario dall’esterno”.
Non possiamo far sentire solo Fratel Miroslaw ed i suoi confratelli, perché non possiamo far sentire sole queste mamme che hanno lasciato i loro uomini e papà in Ucraina a combattere, e forse a morire. E non possiamo lasciare soli questi bambini, a cominciare dai tanti orfani che hanno perso tutti i loro cari. E’ compito di ciascuno di noi far sentire loro il sostegno e la vicinanza. Qualcuno è partito. Penso ai tanti giornalisti e volontari, in prima linea per aiutare sul posto dove c’è la guerra rischiando la propria vita. La maggior parte di noi nelle retrovie abbiamo il dovere di sostenere questa umanità sofferente. E aiutare loro vuol dire aiutare realmente l’umanità intera così piegata da anni di pandemia ed ora da una guerra che coinvolge tutti.
Il progetto dei Camilliani nella casa religiosa di łomianki, vicino a Varsavia prevede la riabilitazione del vecchio seminario per creare un “rifugio temporaneo” per ospitare mamme e bambini, anche orfani, in fuga dalla guerra in Ucraina.
Il progetto è suddiviso in tre parti distinte con budget differenti da finanziare con le donazioni di tutti.

La prima parte del progetto prevede opere di riabilitazione e sistemazione della struttura per consentire una vita dignitosa a 50/60 persone. Occorre adattare la casa, prima abitazione di studenti, ad hospis per rifugiati.
Nel progetto l’adeguamento e l’ampliamento dei locali caldaia, per fornire riscaldamento ed acqua calda per lavarsi. L’aumento della attuale potenza elettrica con modifiche dei potenziali, la sistemazione delle camere da letto e dei bagni a disposizione dei rifugiati. L’adeguamento di internet e sistemi di comunicazioni per consentire alle famiglie di mantenere i collegamenti con i propri cari.

La seconda parte del progetto prevede l’acquisto di materiali ed equipaggiamenti. (daremo i dettagli in un altro articolo). Tutto quello che serve per la pulizia dei locali, la pulizia personale delle mamme e bambini. Gli equipaggiamenti per le cucine, e per i locali comuni. Coperte e vestiario. Tutto quello che serve per la vita a “tempo determinato” e si spera breve per queste famiglie. Circa 60 tra mamme e bambini.

La previsione di costo per queste due prime parti di progetto è di circa 90.000€ da trovare in pochi giorni.

La terza parte del progetto prevede i costi di gestione delle persone (mamme e bambini) e quindi delle famiglie presenti nel seminario, divenuto “rifugio temporaneo”. Il costo giornaliero e mensile per le persone per la gestione dell’alloggio, le spese correnti, gli alimenti, lo smaltimento dei rifiuti, le utenze di elettricità ed acqua. E poi il costo del personale di servizio e di supporto.
Le spese previste e budgettate arrivano a circa 1000€ al giorno; una media di circa 30.000€ al mese. Tutto questo serve ad accogliere e a far vivere in modo dignitoso e familiare circa 50/60 persone che sono scappate dalla guerra in condizioni disperate, tra sofferenze che noi riusciamo a mala pena a comprendere. Ucraina

Queste persone sono arrivate al confine tra Ucraina e Polonia e sono state raccolte nei centri organizzati dallo stato polacco e dalle organizzazioni di volontariato. Da questi centri di raccolta a migliaia sono stati e continuano ad essere trasferiti nelle strutture messe a disposizione sia dallo stato che dai privati in tutta la Polonia. La casa dei camilliani di łomianki è una di queste strutture.

L’obiettivo di Fratel Miroslaw Szwajnoch è quello di cominciare ad ospitare le mamme ed i bambini nella struttura dal 20 di marzo, ossia tra meno di 10 giorni. Uno sforzo immane. L’appello è rivolto a tutti noi che leggiamo questo articolo. Ed io rivolgo un appello a tutti. Doniamo secondo le possibilità di ciascuno. Da pochi euro a quanto potete e decidete. In questo modo cerchiamo di sostenere la realizzazione di questo progetto.

Potete versare una cifra base per la realizzazione e l’arredamento della struttura.

Effettuando il vostro bonifico a:
“ASSISTENZA ALLE FAMIGLIE UCRAINE – mamme e bambini ed orfani, profughi che fuggono dalla guerra”.

Per Donare Subito :
CAUSALE: da Fondazione Cesmet per progetto CADIS “assistenza alle famiglie ucraine”;
INTESTAZIONE:  Fondazione Camillian Disaster Service Internazionale;
IBAN: IT13T0310403202000000840270;
BIC: DEUTITM1582

Oppure

CAUSALE: a Fondazione Cesmet per progetto CADIS “assistenza alle famiglie ucraine”;
INTESTAZIONE:  Fondazione Cesmet Centro Studi Medicina Tropicale;
IBAN: IT12W0103003271000061266647;
BIC: PASCITM1A37

Potete anche prendere l’impegno di adottare un bambino, una mamma o una famiglia con un versamento mensile di 20€ oppure 50€ oppure 100€ o altra cifra che potrete decidere. Preciseremo in altro articolo come fare questa adozione effettuando un versamento per un impegno di 6 mesi eventualmente da rinnovare per altri sei mesi.

 

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Assistenza alle famiglie ucraine – mamme e bambini in fuga dalla guerra.

AIUTACI AD AIUTARE:  i progetti di emergenza ed urgenza realizzati in Polonia dai Padri Camilliani a favore dei profughi ucraini in fuga dal proprio

 paese

 

La Fondazione CESMET e la Clinca del Viaggiatore per
l’ “ASSISTENZA ALLE FAMIGLIE UCRAINE – mamme e bambini ed orfani, profughi
 che fuggono dalla guerra”.

     Per Donare Subito :
CAUSALE da Fondazione Cesmet per progetto CADIS “assistenza alle famiglie ucraine”;
INTESTAZIONE:  Fondazione Camillian Disaster Service Internazionale; IBAN: IT13T0310403202000000840270;
BIC: DEUTITM1582

Il Cesmet Clinica del Viaggiatore e la sua Fondazione Cesmet – medicina tropicale sono impegnati a sostenere economicamente il


Progetto di “ASSISTENZA ALLE FAMIGLIE UCRAINE – mamme e bambini ed orfani, profughi che fuggono dalla guerra”.
Il progetto è realizzato dalla Fondazione CADIS (Camillian Disaster Service International) dei Padri Camilliani, ordine religioso ospedaliero, ed in particolare dalla “Provincia Camilliana in Polonia” nella Località di  Buraków, Łomianki, in Polonia, nei pressi della Capitale Varsavia.

 

Dal 24 febbraio 2022, giorno di inizio dell’invasione Russa dell’Ucraina, un vero e proprio esodo si sta verificando e dopo circa una settimana dall’inizio della guerra già quasi un milione di persone ha varcato i confini di Romania, Moldavia ed in particolare della Polonia dove oltre 600.000 persone dal confine sud -orientale con l’Ucraina sono entrati e si stanno distribuendo nei centri di raccolta profughi ed in molte città. La maggior parte di questi profughi sono “donne / mamme, bambini” molti dei quali risultano essere orfani o non sono accompagnati. “Un dramma nella tragedia”.

Sensibile alla terribile situazione di questi rifugiati provenienti dalla guerra, la “Provincia Camilliana di Polonia” si è immediatamente organizzata fornendo due significative risposte all’emergenza determinata dal flusso delle famiglie ucraine, in particolare mamme e bimbi, in diverse città della Polonia.
I Padri Camilliani, dediti nella loro missione alla assistenza sociosanitaria, hanno deciso di riaprire il proprio seminario a Burakow (Lomianki) cittadina nei dintorni di Varsavia, riadattandolo a “rifugio temporaneo” per i profughi ucraini, ed in particolare accogliendo 50/60 famiglie. (120/150 persone)

Il progetto della riapertura del seminario di Burakow prevede:

  • Lavori di riadattamento e di pulizia della struttura alla accoglienza ed alla vita di famigli, ed in particolare la presenza di bambini;
  • La gestione quotidiana dei profughi fornendo tutto quello che occorre per una vita dignitosa ed accogliente;

Siamo in attesa di conoscere in queste ora i dettagli del progetto che si sta dettagliando ora dopo ora.

Gli esiti della guerra sono ancora incerti ma oltre la realizzazione del progetto “un alloggio temporaneo alle famiglie in fuga dalla guerra” i Padri Camilliani stanno pensando ad aiutare le famiglie che sceglieranno di iniziare una nuova vita in Polonia a trovare un nuovo appartamento, un nuovo lavoro e una vita indipendente. Un programma di integrazione dei profughi nella realtà del paese.

Un altro progetto si sta studiando ed organizzando a Tarnowskie Góry, altra cittadina della Polonia a
sud ovest del paese presso la parrocchia camilliana. Il progetto prevede una attività di sostegno psicosociale per i bambini rifugiati, in particolare per i piccoli profughi senza nessuno, che vengono accolti dalle famiglie della parrocchia.

 

Sostieni il Progetto di “ASSISTENZA ALLE FAMIGLIE UCRAINE – mamme e bambini ed orfani, profughi che fuggono dalla guerra”

Aiutaci a realizzare il “Fondo di cooperazione per l’Ucraina” Effettua la tua donazione.

  •  Per Donare Subito :
    CAUSALE da Fondazione Cesmet per progetto CADIS “assistenza alle famiglie ucraine”;
    INTESTAZIONE:  Fondazione Camillian Disaster Service Internazionale; IBAN: IT13T0310403202000000840270;
    BIC: DEUTITM1582

La tua donazione arriverà immediatamente alla Fondazione CADIS ( Camillian disaster service international) ed il tuo fondo verrà reso immediatamente disponibile per l’utilizzo presso il seminario a Burakow (Lomianki). E’ necessario ricevere la tua donazione prima possibile per aiutare ad allestire la struttura prima possibile

Ti chiediamo di contribuire oggi stesso con l’invio della tua donazione, alla Fondazione Cesmet.
Contribuisci a realizzare il “FONDO PER L’UCRAINA”. Questa raccolta che ha l’obiettivo di realizzare un “FONDO DEDICATO” verrà seguito direttamente dal dr. Paolo Meo, che collabora con il Cadis per i progetti di Cooperazione Internazionale.

Nel momento in cui effettui la donazione, diventi socio e verrai informato degli sviluppi del progetto e dell’utilizzo dei tuoi fondi nel dettaglio.

In un secondo momento ti chiediamo di impegnarti con un versamento mensile che puoi indicare:

€ 5___;  €10___; € 25___; €50___; € 100 ___; € _____, ___;

per adottare un bambino o una famiglia nelle sue esigenze di vita quotidiana, in questo periodo di sofferenza e di tragedia;
Con questo impegni mensile contribuirai a fornire alimenti, vestiti, un supporto scolastico e psicologico;
(entro pochi giorni verrà dettagliato l’obiettivo e le caratteristi del programma adotta una famiglia ed un bambino ucraino in questa fase di transizione per un ritorno alla normalità

 

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Malattie Tropicali Neglette. NTD (neglected tropical disease)

Aggiornamento 30 gennaio 2022

Malattie Tropicali Neglette – Trascurate e Dimenticate. NTD (neglected tropical disease)

Le malattie tropicali Neglette – trascurate e dimenticate (NTD Neglected tropical diseases) sono un gruppo di malattie infettive, clinicamente e eziologicamente differenziate, causate da differenti microrganismi quali virus, batteri, parassiti e miceti presenti nelle aree equatoriali, tropicali e subtropicali. Diffuse soprattutto nelle aree e tra popolazioni a basso reddito e a livelli di povertà assoluta. Sono presenti in Africa, in Asia ed in America Latina, Centrale e Caraibica.

Il problema riguardante queste malattie non riguarda la conoscenza scientifica, attualmente piuttosto approfondita, o la loro possibilità di essere prevenute o curate; anche se la loro localizzazione in aree depresse e povere le ha rese meno interessanti per le multinazionali farmaceutiche per la ricerca e lo sviluppo di farmaci e vaccini efficaci. Nel mondo industrializzato alcune di queste malattie raramente endemiche, il più delle volte importate, possono essere prevenute mediante controllo ambientale e di igiene, o la presenza di vaccini efficaci, trattate in ambienti ospedalieri e con farmaci adeguati.
Nelle aree tropicali la dispersione delle popolazioni in aree vastissime, talvolta poco raggiungibili, la scarsa e talvolta mancanza di un sistema sanitario adeguato, ma soprattutto la debolezza delle popolazioni più povere che soffrono fame e malnutrizioni e sono debilitate nelle loro risposte immunologiche primarie, le ha rese particolarmente difficicili da trattare e ancora di pià da combattere ed eradicare.

I trattamenti esistono ma occorre assolutamente un ulteriore sforzo per la ricerca e la produzione di nuove molecole più efficaci e mirate.
Farmaci e vaccini spesso non raggiungono le aree più periferiche per una organizzazione sanitaria in molti territori ancora deficitaria o assente. Farmaci e vaccini avrebbero bisogno di ulteriori riduzione dei costi (al dettaglio) anche se alcuni di queste medicine sono proporzionalmente poco costosi. Un esempio, un trattamento della schistosomiasi richiede 0,20 dollari americani per bambino. Ma ancora il costo globale delle cure risulta essere particolarmente elevato per le possibilità delle popolazioni che arrivano a vivere con meno di un dollaro al giorno.

La differenza tra NTD e le tre malattie (HIVAIDS, tubercolosi e malaria), presenti nelle stesse aree tropicali consiste in una maggiore attenzione e maggiori finanziamenti per la ricerca per queste ultime, che da sempre hanno attirato l’interesse di ricercatori e clinici, forse perché presenti da sempre in Europa e Nord America, prima della loro (quasi) eradicazione.

Il gruppo delle malattie tropicali considerate trascurate e dimenticate variano tra le 13 e le 20 malattie. Tutte sono nelle priorità dell’OMS. Sono presenti, secondo recenti dati epidemiologici, in 149 paesi (sui 208 globali) e colpiscono oltre 2 miliardi di persone, di queste circa il 40% sono bambini. Da quando è iniziato nel 2012 il programma di eradicazione delle NTD lanciato da OMS ed appoggiato e finanziato dalle Istituzioni Internazionali e dai governi locali
per due di queste malattie ovvero per la dracunculosi, nota come malattia del verme di Guinea, entro il 2015 e Framboesia entro il 2020, è stata programmata l’eradicazione; per quattro malattie, tracoma della cecità, tripanosomiasi africana umana, lebbra e filariasi linfatica entro il 2020, è stata programmata l’eliminazione.  Alla fine del 2015 sono stati denunciati solo 22 casi di dracunculiasi. Per le altre malattie la lotta alla eradicazione e alla eliminazione continua. Gli sforzi della ricerca e della produzione di nuovi vaccini e cure ma soprattutto lo sforzo organizzativo per la distribuzione e la gestione dei farmaci adeguati da soli non bastano. I problemi legati a queste malattie si risolvono affrontando anche i problemi della fame, della povertà, dell’ambiente che crea situazioni favorevoli alla loro diffusione.
Intanto il costo in cure, e perdita PIL per i paesi in via di sviluppo determinato da queste malattie  sale a miliardi di dollari ogni anno.

Queste sono le Malattie Tropicali Trascurate e Dimenticate (NTD) suddivise per agente patogeno responsabile. Le NTD derivano da quattro diversi agenti patogeni che sono responsabili dell’infezione degli organismi:

  • Virus: Febbre da Dengue; Febbre da Chikungunya, Rabbia.
  • Batteri: Ulcera di Buruli: Lebbra; Tracoma; Framboesia; Yaws da Spirocheta;
  • Protozoi: Malattia di Chagas, Tripanosomiasi umana Africana, Leishmaniosi;
  • Elminti: Cisticercosi-Teniasi; Dracunculosi; Echinococco; Trematodiasi di origine alimentare; Filariasi Linfatica, Oncocercosi – Oncocerca Volvulus; Schistosomiasi; Elmintiasi dal suolo; Verme di Guinea;
  • Miceti: Micetoma, cromoblastomicosi e altre micosi profonde; la meningite criptococcicanon è considerata negletta, in quanto è AIDS-correlata.

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WorldNTDDay 3a giornata mondiale delle malattie tropicali neglette – trascurate e dimenticate NTD

30 gennaio 2022
TERZA GIORNATA MONDIALE delle MALATTIE TROPICALI Neglette.

Più di due miliardi di persone nelle arre tropicali e subtropicali, ed in particolare nei paesi più poveri e depressi, rischiano nel corso della loro esistenza la salute e la vita a causa delle malattie presenti nei loro territori (malattie tropicali) di natura infettiva per le quali ancora non esiste interesse a studiare e produrre vaccini e farmaci.

Clicca qui per approfondire sulle NTD MALATTIE TROPICALI NAGLETTE – TRASCURATE E DIMENTICATE


INSIEME, POSSIAMO #BeatNTDs  uniti contro le Malattie Tropicali Trascurate e Dimenticate

Abbiamo assistito ad un grande interesse in tutto il mondo all’iniziativa sotto la bandiera di Uniting to Combat NTDs, con la leadership dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e il sostegno economico del Principe Ereditario di Abu Dhabi, più di 300 organizzazioni partner da tutto il governo, il mondo accademico, i donatori, il settore farmaceutico, la società civile e i settori privati si sono uniti per sostenere la Giornata Mondiale NTD quest’anno.

Il messaggio dell’ OMS è stato quello inviato a ciascuno di noi. Quello di unirci tutti insieme, in tutto il mondo,  per diventare consapevoli che l’aiuto a combattere malattie ben conosciute ma trascurate in ben 146 paesi, che non hanno la forza di darsi una organizzazione sanitaria, ma dove la fame e la povertà giocano un ruolo dominante, comincia dalla volontà di ciascuno a cambiare mentalità, modo di vita, e coscienza verso gli altri.
il 30 gennaio 2022, per la terza giornata annuale #WorldNTDDay

 

La Giornata Mondiale per le Malattie Tropicali Trascurate e Dimenticate (NTD) ha avuto l’obiettivo di sensibilizzare prima di tutto ciascuno di noi e poi leader politici, capi di governo, i grandi capitali internazionali, big farma e i gruppi che possono sostenere la lotta contro le malattie presenti nella maggior parte dei paesi poveri e dimenticate.

Il 30 gennaio 2022 si è illuminato  il mondo. Molti paesi hanno aderito illuminando i loro simboli.

 

 

Unisciti a noi nella Giornata Mondiale NTD 2022 mentre illuminiamo il mondo nel tentativo di combattere le NTD e garantire un futuro più luminoso per tutti.

https://worldntdday.org/

 

Perché occuparsi delle Malattie Tropicali Trascurate e Dimenticate ( NTD )?

DOVE LE CURE NON ARRIVANO
DOVE LE CURE NON ARRIVANO

Perché le Malattie Tropicali Trascurate e Dimenticate (NTD) minacciano la salute e la vita di oltre 2 miliardi di persone che vivono nei paesi e nei territori più poveri ed emarginati del mondo. Queste malattie rendono invalidi, spesso per tutta la vita, milioni di bambini e di persone di tutte le età. Lo stato di estrema povertà e di mancanza di cibo peggiora ed aggrava queste malattie.

La mancanza di assistenza sanitaria e di strutture idonee alla cura spesso conduce alla morte. E queste malattie non solo tolgono la salute, ma anche la possibilità di vivere una vita normale come andare a scuola, lavorare e guadagnarsi da vivere, o addirittura essere allontanati dalla propria famiglia o comunità.

La cattiva notizia è che queste malattie coinvolgono sempre più persone e a causa dei cambiamenti di clima, ambiente minacciano ormai da vicino anche le aree temperate e nord del mondo. La diffusione di un virus come SARS-CoV-2 è l’esempio che nessun paese o continente è esente dall’esplosione di malattie sempre più aggressive.

Tra le cause del permanere e del diffondersi delle NTD l’indifferenza del mondo più avanzato e la mancanza di interesse economico a trovare rimedi farmacologici o vaccini per chi vive con meno di 1 dollaro al giorno.

La buona notizia? I paesi ed i popoli più avanzati cominciano a sensibilizzarsi e a realizzare primi investimenti per risolvere piano piano malattie prima considerate di impossibile soluzione. Giusti investimenti, azioni volute dalle Agenzie Internazionali, da migliaia di ONG che alvorano volontariamente in tutto il mondo, da una sensibilizzazione sempre più diffusa delle popolazioni, importanti progressi da circa un decennio sono stati compiuti.

Dal 2012 ad oggi 2022, 43 paesi delle aree più povere e depresse del mondo hanno eliminato almeno una Malattia Tropicale Dimenticata NTD. Oggi con gli sforzi dei paesi, delle Agenzie internazionali, prime fra tutti OMS e UNICEF, migliaia di sociazioni e gruppi privati di volontari, si è riusciti a raggiungere più persone con programmi di assistenza e trattando le NTD anche nelle aree più periferiche.

L’impegno di tutti sarà fondamentale per risolvere il problema di milioni di persone. Se ognuno di noi si impegnerà un pochino per conoscere e far conoscere il problema, sempre più gruppi di azione ed economici saranno spinti a studiare e ad investire sul problema. Non rimaniamo spettatori ma cerchiamo tutti insieme di sensibilizzare chi deve operare.

 

Perché una giornata mondiale?

L’organizzazione di una giornata mondiale di sensibilizzazione sulle malattie tropicali dimenticate offre una grande opportunità, ogni anno, per mobilitare maggiore attenzione, azioni diffuse e investimenti su una questione prioritaria in decine di paesi, i più poveri del mondo, misconosciuta fino ad ora. L’esistenza di malattie diffuse nella maggior parte dei paesi e che non hanno destato interesse fino ad ora dei grandi gruppi di ricerca farmaceutica e della produzione di vaccini. Dove non gira l’economia non gira l’interesse.

Ma le cose cominciano a cambiare ed oggi 30 gennaio 2022 si sono accese le luci di tutto il mondo.

 

Le NTD erano una delle poche questioni di salute e sviluppo che non avevano scaturito interesse e non erano conosciute. Fino alla prima Giornata inaugurale delle NTD nel 2020.

A seguito di una proposta all’OMS da parte di Emirati Arabi Uniti, Oman e Brasile e del sostegno di diversi altri stati membri, la Giornata mondiale delle NTD è stata ufficialmente riconosciuta nel maggio 2021. Il riconoscimento ufficiale è stato fondamentale per guidare il progresso globale per la lotta alle NTD attraverso una maggiore attenzione, aumentando la volontà politica e pubblica e mobilitando l’azione globale anche di ciascuno di noi.

 

La Giornata mondiale delle NTD riunisce i sostenitori della società civile, i leader delle comunità, gli esperti di salute globale e i responsabili politici. Ma soprattutto riunisce tutti noi, la nostra sensibilità, la nostra voglia di giustizia.

Il 30 gennaio è l’anniversario della storica “Dichiarazione di Londra del 2012” sulle Malattie Tropicali Dimenticate (NTD), che ha unito i paesi, i popoli e partner di diversi settori per spingere verso un interesse globale nei confronti del problema e verso maggiori investimenti e azioni sulle NTD. La Giornata Mondiale degli NTD non solo ha onorato questa incredibile dimostrazione di sostegno, ma ispira e raduna i partner ogni anno per eliminare gli NTD.

Nel 2021 l’OMS ha lanciato la “#NTDRoadmap2030” con nuovi obiettivi ambiziosi che coinvolgano stati, aziende, interessi economici, per una azione collettiva nella lotta contro le NTD. La tabella di marcia stabilisce obiettivi globali e pietre miliari per prevenire, controllare, eliminare o sradicare 20 malattie e gruppi di malattie, nonché obiettivi trasversali allineati con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

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Dengue – Scheda malattia


Introduzione e Descrizione

Negli ultimi decenni la “Febbre da virus Dengue” si è imposta come emergenza di sanità pubblica nella maggior parte dei paesi tropicali. In Africa si è diffusa in modo particolare negli ultimi venti anni, in Asia ed in particolare in America Centrale e Meridionale è una malattia endemica con epidemie diffuse. Il “vettore primario” per questa malattia è una zanzara, la Aedes, che  è diffusa nella maggior parte dei paesi equatoriali e tropicali, e si sviluppa in particolare nelle zone urbane dove gli abitanti sono molto suscettibili all’infezione. Il processo di urbanizzazione  selvaggia degli ultimi trenta anni ha lasciato, in molti paesi depressi, la popolazione con sistemi fognari a cielo aperto, con discariche inserite nel tessuto urbano, con sistemi per la raccolta delle  acque non controllati e con dispersioni di altissime percentuali. Tutto questo ha favorito la formazione di ambienti favorevoli all’insediamento ed alla crescita del vettore, velocizzando in questo modo la diffusione dell’infezione.

La febbre da virus dengue può mostrarsi in diversi modi. Da una infezione asintomatica ad una malattia lieve fino a forme gravi e mortali. Studi epidemiologici stimano che 1 infezione su 4 persone infettate manifestino sintomi. Oltre il 70% si infetta in modo asintomatico. Generalmente in chi manifesta la malattia i sintomi si manifestano in modo acuto da lievi a moderati ed aspecifici.
Quattro sono i tipi di virus della Dengue. Ogni tipo induce una immunità specifica verso il proprio ceppo, di lunga durata, ma che non copre gli altri tipi. Quindi le persone possono essere infettate dal virus della dengue fino a quattro volte.
Le forme gravi e talvolta mortali di malattia incorrono in circa 1 paziente su 20.La seconda infezione da DENV è un fattore di rischio per la dengue grave.
Classificazione della DEHGUE secondo OMS (pubblicate nel novembre 2009.

La febbre da virus dengue è classificata in (1) dengue o (2) dengue grave;

(1) dengue è definita, in una persona febbrile che ha viaggiato o vive in un’area endemica, da una combinazione di 2 o più dei seguenti segni o sintomi. Tra i sintomi: la nausea, il vomito, eruzioni cutanee, dolori, un test del laccio emostatico positivo, la leucopenia. Tra i segni: dolore o dolorabilità addominale, il vomito persistente, l’accumulo di liquidi, il sanguinamento della mucosa, la letargia, l’irrequietezza e epato e splenomegalia.

(2) dengue grave è definita con uno qualsiasi dei seguenti sintomi: una grave perdita di sangue che porta a shock, l’accumulo di liquidi con distress respiratorio; un grave sanguinamento; una grave insufficienza epatica con transaminasi ad oltre ≥1.000 UI/L, alterazione della coscienza, una insufficienza cardiaca.
Questa classificazione sostituisce la precedente in uso dal 1975 al 2009 classificate come (1) febbre da dengue; (2) febbre emorragica dengue (DHF); (3) sindrome da shock dengue – la forma più grave di DHF.


Agente Infettivo e Ciclo Vitale

VIRUS DELLA DENGUE

Il virus della “febbre da Dengue” appartiene alla famiglia dei Flaviviridae ed ha quattro principali sierotipi simili tra loro:
DEN-1, DEN-2, DEN-3, and DEN-4.                  Questi sierotipi del virus hanno un genoma ad RNA.
Fanno parte della “famiglia dei Flavivirus” altri virus causa di febbri emorragiche presenti prevalentemente in aree tropicali  quali: la febbre gialla; l’encefalite di Saint-Louis (america del nord); l’encefalite giapponese; West Nile virus; .
Tutte queste malattie sono trasmesse da artropodi, soprattutto da diversi tipi zanzare e da zecche degli animali, e questi virus causa di queste malattie sono anche denominati Arbovirus ossia “arthropod borne virus” – virus trasmesso da artropodi.

I Flavivirus sono virus con genoma ad RNA a singolo filamento positivo appartenenti alla famiglia Flaviviridae. La struttura di questi virus è formata da alcune molecole proteiche più esterne che formano il “pericapside”; molecole proteiche più interne che formano il ”capside”; ed una sola molecola ad RNA, con un senso di lettura 3′ – 5′.

I “VIRIONI” della DENGUE sono di forma sferica, dotati di un “PERICAPSIDE” della dimensione di 50 nm. Questo  ricopre un “NUCLEOCAPSIDE” della dimensione di 30 nm di diametro.
[A] “capside virale”: composto da tre proteine strutturali: (1) proteine di rivestimento esterno (E); (2) proteine del capside (C);          (3) proteine di membrana interna (M);
Le glicoproteine E, envelope esterno, svolgono un ruolo centrale nella biologia delle infezioni. Costituiscono il legame del virus con la superficie cellulare e favoriscono la penetrazione nella cellula bersaglio. Questa proteina esterna (E) è il “bersaglio” della risposta immunitaria dell’organismo ospite. La proteina E è costituita da 500 aminoacidi con tre “domini antigenici”.

Le 90 glicoproteine dimeriche (E) sono coinvolte nell’attacco e nella penetrazione nella cellula. Sono disposte parallelamente alla superficie del virione, formando una struttura “a spina di pesce” a simmetria icosaedrica. Questa struttura è stata sudiata nel VIRUS della DENGUE  tipo 2, nell’ WNVirus nel virus dell’encefalite trasmessa da zecche. La conferma di questa struttura è arrivata dalle immagini ottenute con la microscopia crioelettronica.

La proteina interna del capside ( C ) è una proteina strutturale ed ha la funzione di assemblare insieme le parti del virione.
I virioni del virus DENGUE si assemblano nel citoplasma cellulare, via via che vengono prodotte le proteine dai ribosomi delle cellule ospiti e, migrando verso la periferia della cellula, vengono liberati all’esterno per un processo di “gemmazione” della membrana cellulare.

Il genoma del virus della Dengue contiene 11.000 paia di basi e la sua funzione è quella di passare l’informazione per codificare (realizzare) 3 proteine strutturali esterne e 7 proteine non strutturali ma funzionali per la replicazione virale: (a) tre proteine che costituiscono la struttura esterna del virus, il virione, ossia il “cappotto / corpo del virus”,
Le proteine sono denominate(C; prM; E);  (B) sette diverse proteine che vengono prodotte e rilasciate nella cellula ospite (umana) e consentono la replicazione e la moltiplicazione dei virus (figli) (NS1, NS2a, NS2b, NS3, NS4a, NS4b, NS5)

Il virus DENGUE esiste in cinque diversi sierotipi, denominati DENV-1, DENV-2, DENV-3, DENV-4 e DENV-5.
Ognuno dei diversi tipi di virus dengue può causare la malattia febbrile con sintomi acuti, causati da una risposta infiammatoria dell’organismo, spesso abnorme ed anche pericolosa per l’organismo stesso. 

Il “virus della febbre da virus dengue” è caratterizzato da due trasmissioni con differenti caratteristiche:
[A] La “trasmissione / diffusione silvestre”, ossia in ambiente rupestre, di savana e di foresta, utilizzando vettori, in questo caso zanzare denominate AEDES, che succhiano sangue di “primati”, in questo caso di scimmie. Si ritrovano nelle foreste del Sud-est asiatico, dell’Africa e della America Latina. Nelle aree rurali delle aree tropicali la trasmissione avviene solitamente tramite puntura da parte di Aedes Aegypti e altri tipi tra i quali Aedes albopictus denominata anche zanzara tigre dalle caratteristiche zampe a strisce di tigre. “Aedes Albopictus” è la zanzara che si è anche diffusa in Europa, ed in particolare nel bacino del mediterraneo.
[B] La “trasmissione cittadina” avviene tramite Aedes aegypti. Il ciclo vitale del vettore nelle aree urbane è caratterizzato da trasmissione “interumana”. L’ospite è l’uomo, che viene punto dalla zanzara, che trasmette il virus ad un altro individuo. La crescita incontrollata delle città, con ambienti favorevoli alla riproduzione delle zanzare, nelle aree endemiche per la dengue ha portato a un aumento esponenziale delle epidemie e della quantità di virus circolante. I cambiamenti climatici, con l’innalzamento delle temperature e dell’umidità, e il diffondersi di aree acquitrinose, hanno permesso la diffusione anche in zone originariamente risparmiate, in particolare nelle aree rivierasche dei paesi mediterranei, ma sempre più anche nelle aree interne e continentali. Queste condizioni hanno permesso ormai la diffusione di Aedes in molte zone d’Europa, con l’insorgenza di piccoli focolai, anche autoctoni di febbre da Flavivirus, ed in particolare casi di Dengue. e potrebbe, in futuro, rappresentare una minaccia per l’Europa.

L’infezione di un sierotipo causa una malattia simile agli altri, ma conferisce una immunità specifica per il sierotipo, a vita, ma non protegge dall’attacco degli altri sierotipi, che possono indurre una malattia simile, e indurranno un ulteriore immunità specifica solo per il sierotipo in questione. Per questo meccanismo di protezione immunitaria sierospecifica, ci si può infettare di DENGUE solamente 4 volte. Ma le reinfezioni possono essere pericolose per reazione immune ed infiammatoria abnorme. 
E’ noto che la forma severa, pericolosa e particolarmente acuta, dovuta ad una risposta immune abnorme avviene in caso di infezione secondaria in individui che prima hanno avuto infezione da DENV-1 e che in seguito vengono infettati da DENV-2 o DENV-3. Una altra reazione particolarmente grave può avvenire in persone infettate prima da DENV-3 e poi reinfettate con DENV-2.

Le zanzare trasmettono con la loro puntura il virus agli esseri umani dopo che hanno punto una persona infetta, infettandosi. La trasmissione non è quindi diretta uomo – uomo, ma sempre attraverso la puntura di un vettore.

Il virus entra nel circolo, depositato dalla zanzara, che lo inocula nel microcircolo del sottocutaneo.  Circola per 2-7 giorni ed è in questo periodo che un’altra zanzara, pungendo l’uomo infetto, può prelevarlo e trasmetterlo ad altri soggetti. Il “virione con genoma a RNA” entra nel microcircolo viene assorbito e va a legarsi alle membrane delle cellule endoteliali dell’ospite stesso. Sebbene il recettore al quale si legano dia luogo ad endocitosi, il virione comunque rimane momentaneamente bloccato nella cellula ospite all’interno di una vescicola.

Le membrane della cellula ospite sono associate a glicoproteine che contengono una regione che media la fusione fra la membrana cellulare e l’involucro esterno del virione. Questa fusione avviene in ambiente acido. Una volta avvenuta la fusione il virus perde il rivestimento esterno e comincia la traduzione del suo genoma. Si ha quindi la produzione di proteine virali fra il reticolo endoplasmatico e l’apparato del Golgi dove eventualmente le membrane cominciano a riavvolgere il genoma virale dando luogo alla moltiplicazione virale. I virioni si accumulano quindi nelle cellule dell’ospite. Lo step finale del ciclo vitale si ha con la fusione delle vescicole contenenti i virioni con le membrane delle cellule plasmatiche. A questo punto le particelle sono rilasciate e libere di infettare altre cellule.

Trasmissione – Porta di ingresso – Incubazione

I Flavivirus in genere, ed il virus della Dengue in particolare, vengono trasmessi attraverso la puntura di diversi tipi di zanzare. Il vettore principale per la Dengue è la zanzara del tipo Aedes Aegypti. Anche A. Albopictus, che si è diffusa in Europa negli ultimi decenni, può trasmettere il virus.  Questo tipo di zanzara si nutre di sangue umano prevalentemente di giorno, ma questa non è una regola fissa. Troviamo zanzare del tipo Aedes attive anche durante il crepuscolo e la notte. Aedes, durante il pasto, punge individui, alcuni dei quali possono essere infetti del virus in questione. La zanzara, quindi, si infetta, e può rimanere infetta tutta la vita, diventando la causa di molteplici infezioni. Ogni esemplare vive dalle 2 alle 4 settimane, pungendo ed ovideponendo numerose volte. La zanzara può infettare un individuo per ogni puntura.  E’ oramai accertato che le zanzare femmine possono trasmettere l’infezione alle generazioni successive. Difatti può passare il genoma virale alle larve amplificando il numero di zanzare adulte infette.
L’uomo diventa quindi l’ospite con cui infettarsi o da infettare. L’uomo funge quindi da ospite amplificatore della diffusione del virus. Anche alcuni tipi di scimmie possono essere infettate dalla puntura della zanzara Aedes e a sua volta infettare scimmie e uomini.

La zanzara del genere Aedes è uno dei pochi vettori che utilizza non solamente le raccolte di acqua per la crescita delle larve, ma anche un ambiente umido e questa caratteristica moltiplica in modo esponenziale la crescita e la diffusione di questo tipo di zanzare.

La porta di ingresso dei Flavivirus, ed in particolare dei virus della Dengue è la CUTE. Il virus penetra insieme alla saliva dell’insetto. Nel sottocute e nel derma circostante all’inoculo i leucociti accorsi per difendere l’organismo da un nemico esterno, vengono attaccati. Il virus aderisce alla loro parete e penetra al loro interno, riproducendosi velocemente. In particolare il virus dengue aderisce allele cellule di Langerhans, cellule dendritiche, dalla forma a stella, che sono abbondanti nella cute, sotto cute e derma ed anche in alcune mucose. Hanno la funzione di attivare ed amplificare il sistema difensivo chiamando altri tipi di globuli bianchi con i loro segnali chimici. I Flavivirus (Dengue) entrano in questi tipi di globuli bianche attraverso il processo di endocitosi mediato dal contatto e interazione tra proteine virali e proteine specifiche presenti nella membrana cellullare. Queste proteine sono la lectina DC-SIGN, la CLEC5A ed il complesso proteico che forma il recettore per il mannosio. Questa interazione tra proteine virali e proteine della cellula di Langerhans o di altri GB quali monociti e macrofagi,  consente l’entrata nella cellula stessa. Il virus comincia a replicare all’interno della cellula all’interno di microvescicole adese al sistema reticolo endoplasmatico.  Qui il genoma virale ad RNA viene copiato attraverso l’attivazione dei ribosomi, e comincia la produzione delle che verranno assemblate nell’apparato di Golgi cellulare dove avviene la maturazione e la costituzione dei nuovi virioni che escono dalla cellula mediante il processo di esocitosi. Questi leucociti infetti si spostano verso i linfonodi più vicini.

Le membrane della cellula ospite sono associate a glicoproteine che contengono una regione che media la fusione fra la membrana cellulare e l’involucro esterno del virione. Questa fusione avviene in ambiente acido. Una volta avvenuta la fusione il virus perde il rivestimento esterno e comincia la traduzione del suo genoma. Si ha quindi la produzione di proteine virali fra il reticolo endoplasmatico e l’apparato del Golgi dove eventualmente le membrane cominciano a riavvolgere il genoma virale dando luogo alla moltiplicazione virale. I virioni si accumulano quindi nelle cellule dell’ospite. Lo step finale del ciclo vitale si ha con la fusione delle vescicole contenenti i virioni con le membrane delle cellule plasmatiche. A questo punto le particelle sono rilasciate e libere di infettare altre cellule.

I leucociti infetti producono interferone e altri fattori e molecole scatenanti diversi processi che inducono aumento della temperatura (febbre), dolore, brividi e sudorazione ed altri sintomi simil-influenzali.
Il sistema immunitario produce tra le diverse molecole gli interferoni molecole particolarmente attive nella difesa da infezioni virali. I sierotipi di dengue virus hanno la capacità di diminuire o neutralizzare l’efficacia dell’interferone. Sempre gli interferoni attivano i linfociti T contro i virus, ed anche i linfociti B che inducono la produzione di anticorpi contro gli antigeni virali. Alcuni tipi di virus Dengue riescono ad eludere questi meccanismi di attacco delle cellule difensive. I virus vengono trasportati lontano dai lisosomi del fagocita, evitano la distruzione e continuano a replicare.

Infezioni particolarmente gravi e con elevata presenza di virus coinvolgono anche il fegato il midollo osseo, causando lesione delle cellule del parenchima ma anche dell’endotelio dei vasi capillari. La replicazione del virus nelle cellule del midollo osseo altera i processi di emopoiesi. A causa di una alterazione del processo di maturazione delle cellule ematiche, diminuiscono in quantità e funzionalità le piastrine, causando piastrinopenia, più o meno accentuata, responsabile delle emorragie tipiche della dengue.

Sempre per effetto di alcuni meccanismi che esitano in lesioni cellulari da parte dei virus, in particolare a livello dell’endotelio vascolare, con aumento della permeabilità vascolare, passato il rapido periodo febbrile tipico dei primi giorni, si può verificare un versamento pleurico (accumulo di liquidi nel torace) o la presenza di ascite nell’addome. L’esito è una diminuzione dei liquidi intravascolari con ipovolemia e scarsa perfusione degli organi vitali.

Le manifestazioni di Dengue Grave, con shock o febbre emorragica si presentano in meno del 5% dei pazienti ed in particolare in coloro che sono infettati una seconda volta da un diverso sierotipo del dengue virus.

Incubazione

L’incubazione della malattia varia da 2 a 15 giorni con un esordio che generalmente è improvviso, acuto o iperacuto.

Distribuzione

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la dengue causa circa 50 milioni di casi ogni anno in tutto il mondo, la maggior parte dei quali si verifica nei continenti del sud del mondo, in particolare nelle zone tropicali e subtropicali. La prevalenza della malattia è drammaticamente aumentata negli ultimi anni e la dengue è oggi endemica in più di 100 Paesi del sud del mondo tra le Americhe, il sud est asiatico, le isole del pacifico occidentale, l’Africa e il mediterraneo occidentale (vedi mappa che segue). Oggi l’Oms stima che i due quinti della popolazione mondiale sia a rischio di dengue.

Nell’Unione Europea la febbre dengue normalmente non si verifica e, soprattutto, nell’Europa continentale non esistono le condizioni per un’ulteriore diffusione della malattia a partire dai pazienti che ritornano dopo aver acquisito l’infezione all’estero. Dal 1999, il Network europeo per la sorveglianza delle malattie infettive da importazione (TropNetEurop) ha riportato 1.117 casi di dengue fra i viaggiatori europei. Nella maggior parte dei casi, le infezioni sono state contratte, nell’ordine, in India, in Thailandia, in Indonesia, in Messico e in Brasile. Secondo il documento dell’Ecdc “Dengue Ferver: Short epidemiological update, 2009”, tra gennaio e giugno 2009 sono stati riportati nelle Americhe un totale di 480.909 casi di dengue, compresi 7.547 casi di febbre emorragica da dengue, con 189 decessi; il 91% di questi casi è stato segnalato in Argentina, Bolivia, Brasile e Colombia.

 

Sintomi

 

Fase febbrile acuta iniziale

La “febbre da Dengue” si presenta con una sintomatologia acuta, generalmente violenta, dalle caratteristiche simil-influenzali. La malattia nei bambini si può manifestare con caratteristiche simili ad una influenza forte con presenza di roseole e reazioni cutanee. Gli adolescenti e gli adulti, rispetto ai bambini, presentano sintomi più leggeri con febbre più contenuta. La malattia si manifesta con sintomi caratteristici quali rialzo di temperatura elevato, mal di testa, dolore agli occhi, dolore anche importante alle articolazioni e ai muscoli. Talvolta manifestazioni eritematose esantematiche cutanee.

Febbre emorragica da Dengue DHF

La persona che si infetta con un sierotipo, per la prima volta, si immunizza verso questo sierotipo e difficilmente ammala una seconda volta. Ma se la stessa persona contrae una infezione con un sierotipo differente, è elevata la possibilità di una manifestazione di “febbre emorragica da Dengue (DHF)”. Questa forma morbosa, causata dall’infezione di un secondo tipo di dengue, differente dal primo, può portare manifestazioni particolarmente acute e talvolta fatali.

La DHF è caratterizzata da febbre acuta ed elevata; dolori generalizzati particolarmente violenti; manifestazioni cutanee caratterizzate da fenomeni emorragici petecchie, ecchimosi, porpora, epistassi, sanguinamento delle gengive, ematuria o risultato positivo del test del laccio emostatico.
Tra gli altri sintomi è frequente l’ingrossamento del fegato e della milza (epato-splenomegalia); collasso del sistema circolatorio.
Caratteristica della malattia la presenza di una febbre in rapida crescita; brividi squassanti e talvolta sudorazione; eritema facciale è l’inizio degli episodi anche di piccole emorragie puntiformi, dovute al crollo delle piastrine. La febbre con picchi fino a 41°C può durare generalmente dai 2 ai 5 giorni. Spesso, soprattutto nei bambini piccoli è accompagnata da convulsioni squassanti.

Senza un adeguato trattamento sintomatico, per il controllo dello stato di shock, il collasso cardio – circolatorio, la diminuzione drastica di piastrine, il paziente può morire in 12-24 ore.
Il tasso di letalità della “febbre emorragica da dengue” a una incidenza talvolta superiore al 30%;
I decessi sono prevalenti nei neonati < 1 anno.

Segnali di avvertimento di aggravamento verso una DHF

Sono da considerare “segnali premonitori” di un peggioramento della febbre da dengue verso una forma grave o da DHF, quei sintomi che si manifestano al termine della fase febbrile (tardiva), durante il periodo della defervescenza della febbre (verso il 5° giorno di sintomi). Il manifestarsi di  vomito persistente, dolore addominale importante, spesso crampiforme, edema diffuso per accumulo di liquidi; sanguinamento delle mucose e una ingravescente difficoltà respiratoria. Tutti questi sintomi in fase tardiva accompagnati talvolta da letargia o irrequietezza, tendenza all shock, ingrossamento rapido del fegato con dolenzia in ipocondrio destro e segni di emoconcentrazione, ossia aumento dell’ematocrito costituiscono elementi di aggravamento e segnali di avvertimento di evoluzione verso gravi forme da DHF.

Fase critica

  • La fase critica della dengue inizia durante la defervescenza della febbre con una durata tra le 24-48 ore.
  • I pazienti al termine della fase febbrile manifestano un miglioramento clinico, ma diversi soggetti, circa il 30%, a causa del un marcato aumento della permeabilità vascolare, a causa di una notevole perdita di plasma, entro poche ore, sviluppare una dengue grave, in evoluzione verso la dengue emorragica.
  • I pazienti con aumento della permeabilità vascolare, e perdita di plasma nelle cavità organiche possono presentare versamenti pleurici, ascite, ipoproteinemia e emoconcentrazione.
  • I pazienti, superata la fase iniziale sembrano manifestare un buono stato di salute, ma compaiono i primi segni di shock. Con l’ipotensione da perdita dei liquidi dal distretto vascolare, l’alta pressione diminuisce rapidamente e può comparire shock irreversibile e morte improvvisa.
  • Un altro evento grave e talvolta mortale Ia comparsa di gravi manifestazioni emorragiche, tra cui sangue nelle feci (ematemesi), feci sanguinolente o menorragia. Peggioramenti dello stato generale possono includere epatite, miocardite, pancreatite ed encefalite da virus Dengue.

Fase di convalescenza

  • La convalescenza inizia con la diminuzione della permeabilità capillare e vascolare. I liquidi intracavitari iniziano ad essere riassorbiti. Diminuisce l’edema sottocutanea, i versamenti pleurici e addominali.
  • Durante la fase di convalescenza si stabilizza lo stato cardio circolatorio, anche se si manifesta spesso una bradicardia reattiva. L’ematocrito del paziente, cresciuto in modo grave in precedenza, si stabilizza e diminuisce per effetto della diluizione del siero dovuta al riassorbimento dei liquidi. I leucociti aumentano nuovamente e le piastrine riequilibrano.
  • L’eruzione cutanea può desquamare ed essere particolarmente pruriginosa.

 TRATTAMENTO

La terapia della “febbre da dengue”:

  • Sintomatica, ovvero attraverso l’utilizzo di farmaci che agiscono sui sintomi prevalenti, e non prevede farmaci eziologici ossia causali (antivirali).
    Il riposo assoluto a letto è essenziale nella fase febbrile per evitare aggravamenti nella fase di defervescenza dai sintomi. Vengono utilizzati antipiretici ed antidolorifici. Importante la somministrazione di liquidi in via infusiva per prevenire i problemi di ipovolemia e shock ed il reintegro degli elettroliti persi. In caso di persistenza febbrile e comunque per evitare l’insorgenza di infezioni batteriche secondarie, in particolare nelle aree di accumulo dei liquidi, può essere opportuno l’utilizzo di antibiotici ad ampio spettro.
  • In caso di crollo della concentrazione di piastrine, si discute da sempre sulla efficacia dei concentrati piastrinici. Anche l’utilizzo di terapia cortisonica che per alcuni può aiutare la ripresa della parte corpuscolata mancante non trova conferme nella pratica clinica. .
    Il superamento della malattia, dopo la prima fase febbrile di 5 giorni, avviene generalmente in due settimane.
  • La sorveglianza medica è essenziale per identificare prematuramente i segni che possono indirizzare alla diagnosi di DHF.
  • Non esistono farmaci antivirali specifici per la cura del virus della dengue.

La terapia di supporto prevede l’utilizzo di farmaci antifebbrili, quale il paracetamolo e antidolorifici, scelti tra i FANS privi di proprietà anticoagulanti. Assolutamente da evitare l’aspirina (acido acetilsalicilico) e tutti i farmaci contenenti acetilati a causa delle loro proprietà anticoagulanti
I pazienti infettati dal virus, febbrili nella fase acuta, dovrebbero adottare criteri preventivi per evitare le punture di zanzare Aedes, che con questo pasto ematico si infettano ed amplificano ad altri individui, l’infezione.

Il modo più efficace, ad oggi, per controllare la Dengue e la DHF è la lotta al vettore, ed in particolare la presenza della zanzara Aedes. Questo controllo avviene attraverso l’utilizzo di repellenti chimici ambientali, ripulendo gli ambienti dove il vettore vive e si moltiplica con campagne anche di sensibilizzazione della popolazione. Attenzione particolare va posta alle gomme di automobili, bottiglie, lattine e altri oggetti luoghi di ristagno di acqua, rendendo l’ambiente favorevole alla zanzara. Le larve sono trattate mediante l’utilizzo di insetticidi.

 

Diagnosi

La prima diagnosi o sospetto diagnostico è sempre clinico. I sintomi possono essere confusi con quelli del tifo esantematico da zecche (Riccketsie); della febbre da zecche del Colorado, della febbre gialla e con altre febbri emorragiche.

Il sospetto clinico per malattia da Dengue virus va considerato in tutti coloro che denunciano sintomi clinicamente compatibili e che vivono o hanno viaggiato nelle 2 settimane prima dell’esordio dei sintomi in aree endemiche per la malattia.

In chi presenta in modo acuto febbre, mal di testa, dolori muscolari e talvolta eruzioni cutanee al rientro da paesi endemici dell’area tropicale e subtropicale, va posto il sospetto diagnostico e prescritti esami per confermare la diagnosi.

Test diagnostici


Test RT-PCR per DENGUE VIRUS o test di amplificazione degli acidi nucleici (NAAT)

Anche per Dengue virus, come per molti altri virus, il test PCR o di “amplificazione degli acidi nucleici” risulta essere il “gold standard per la diagnosi di laboratorio”.

Il siero su cui eseguire la PCR deve essere raccolto nell’individuo dal momento dell’insorgenza dei sintomi fino al 7° giorno dopo l’esordio della malattia.

La conferma della presenza del virus può essere effettuata da un singolo campione di siero rilevando:

  • Le “sequenze genomiche virali” con la metodica rRT-PCR
  • L’ ”antigene virale  della proteina 1 (NS1) non strutturale della capsula esterna del virus con test immunologico.

La positività del test eseguito con le due metodiche è la conferma di laboratorio della malattia da dengue nei pazienti con una storia clinica o di viaggi effettuati in aree endemiche. La positività è presente nei primi 7 giorni di malattia ma può perdurare, soprattutto per la NS1, fino a due settimane.

Test sierologici

 

I test sierologici (o da studio del siero) identificano la presenza di

  • anticorpi del tipo M (IgM) che sono presenti nella prima fase della malattia, dopo 4 / 5 giorni dalla comparsa dei sintomi.
  • Anticorpi del tipo G (IgG), presenti nelle fasi di convalescenza dalla seconda settimana in avanti, non utile per la diagnosi della fase acuta della malattia in quanto rimangono rilevabili per tutta la vita dopo un’infezione da virus dengue.

Quindi in caso di sintomi sospetti e provenienza da zone endemiche il paziente deve essere sottoposto a test molecolare o antigenico (rRT-PCR o NS1) e a test sierologico per la ricerca degli anticorpi (IgM).

Tuttavia, per il fenomeno della reattività crociata con altri flavivirus come Zika, l’interpretazione dei risultati e l’identificazione del virus, causa della malattia, può essere difficile.

La positività delle IgM in un campione di siero dimostra e conferma una recente infezione da virus della dengue per le persone che si sono infettate in luoghi in cui altri flavivirus potenzialmente cross-reattivi (come Zika, West Nile, febbre gialla e virus dell’encefalite giapponese) non sono presenti.

 

Flavivirus cross-reattivi

Nelle persone provenienti o residenti in aree dove sono presenti diversi flavivirus come Zika, West Nile, febbre gialla e virus dell’encefalite giapponese è probabile che i risultati siano falsificati per il fenomeno della cross-reattività. Per questo motivo devono essere eseguiti test diagnostici sia molecolari che sierologici per la dengue per identificare il virus, causa della malattia.

E’ possibile che persone vaccinate contro altri flavivirus (come la febbre gialla o l’encefalite giapponese) possono produrre anticorpi contro il flavivirus con reattività crociata, dando risultati falsi positivi ai test diagnostici, in particolare alla presenza di IgG.

Disponibilità di test di dengue

Presso il Cesmet Clinica del viaggiatore sono disponibili i test diagnostici per la dengue (molecolari e sierologici). Per informazioni scrivi cliccando qui e lasciando i dati richiesti. Oppure telefona al numero +390639030481

Test diagnostici per dengue e campioni

Test diagnostici per dengue e campioni

Test diagnostico ≤ 7 giorni dopo l’esordio dei sintomi >7 giorni dopo l’esordio dei sintomi Tipi di campioni
Test Molecolari Siero, plasma, sangue intero, liquido cerebrospinale*
Rilevamento dell’antigene del virus dengue (NS1) Siero
Test sierologici Siero, liquido cerebrospinale*
Test sui tessuti Tessuto fisso

* Il test del liquido cerebrospinale è raccomandato nei pazienti sospetti con manifestazioni cliniche del sistema nervoso centrale come encefalopatia e meningite asettica.

Fase acuta: Iniziale 1-7 giorni dopo l’esordio dei sintomi

La fase acuta della malattia da virus dengue si sviluppa nei primi 1-7 giorni dopo l’esordio dei sintomi.

Durante questo periodo, il virus della dengue è presente nel sangue o nei fluidi derivati ​​dal sangue come siero o plasma.  L’RNA virale della dengue può essere rilevato con test molecolari. La proteina non strutturale NS1 è una proteina del virus della dengue che può essere rilevata con i test immunocromatografici e in immunofluorescenza.

Un risultato negativo di un test molecolare o NS1 non è definitivo nella diagnosi del virus. Per i pazienti sintomatici durante i primi 1-7 giorni di malattia, qualsiasi campione di siero deve essere testato mediante un test RT-PCR o NS1 e un test degli anticorpi IgM. L’esecuzione di test per anticorpi molecolari e IgM (o anticorpi NS1 e IgM) può rilevare più casi rispetto all’esecuzione di un solo test durante questo periodo di tempo e di solito consente la diagnosi con un singolo campione.

Fase di convalescenza: >7 giorni dopo l’esordio dei sintomi

Il periodo oltre i 7 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi è indicato come la fase di convalescenza della dengue. I pazienti con risultati negativi del test PCR o NS1 e test anticorpali IgM negativi dai primi 7 giorni di malattia devono sottoporsi a un test convalescente per il test degli anticorpi IgM.

Durante la fase di convalescenza, gli anticorpi IgM sono solitamente presenti e possono essere rilevati in modo affidabile da un test degli anticorpi IgM. Gli anticorpi IgM contro il virus della dengue possono rimanere rilevabili per 3 mesi o più dopo l’infezione.

I pazienti che hanno anticorpi IgM contro il virus della dengue rilevati nel loro campione di siero con un test per gli anticorpi IgM e che: 1) hanno un risultato NAAT o NS1 negativo nel campione della fase acuta, o 2) senza un campione della fase acuta, sono classificati come aventi un presunta, recente infezione da virus dengue.

Test per differenziare la dengue da altri flavivirus

Considerazioni speciali:

  • Reattività incrociata: La reattività crociata è una limitazione dei test sierologici per la dengue. I test sierologici per rilevare gli anticorpi contro altri flavivirus come l’encefalite giapponese, l’encefalite di St. Louis, il Nilo occidentale, la febbre gialla e i virus Zika possono reagire in modo incrociato con i virus dengue. Questa limitazione deve essere considerata per i pazienti che vivono o hanno viaggiato in aree in cui co-circolano altri flavivirus. Pertanto, un paziente con altre infezioni da flavivirus recenti o pregresse può essere positivo quando testato per rilevare gli anticorpi IgM contro il virus della dengue. Per determinare con maggiore precisione la causa dell’infezione nei pazienti IgM positivi, i campioni IgM positivi possono essere testati per anticorpi neutralizzanti specifici mediante test di neutralizzazione della riduzione della placca (PRNT) (contro i quattro sierotipi del virus dengue e altri flavivirus; tuttavia,
  • Aree con flavivirus in co-circolazione: per le persone che vivono o viaggiano in un’area con dengue, Zika e altri flavivirus endemici o in circolazione contemporaneamente, i medici dovranno ordinare test appropriati per differenziare al meglio il virus dengue da altri flavivirus e possono consultare lo stato o laboratori di sanità pubblica locale o CDC per l’orientamento.
  • Donne in gravidanza: se la paziente è incinta e sintomatica e vive o ha viaggiato in un’area a rischio di Zikatestare Zika utilizzando NAAT oltre alla dengue.

Interpretazione dei risultati dei test

  • Se un test NAAT o NS1 è positivo per la dengue, viene confermata una diagnosi di dengue in corso.
  • Se il risultato NAAT è negativo e il test per gli anticorpi IgM è positivo, la diagnosi di laboratorio è presunta infezione da virus della dengue.

 

Controllo e prevenzione

Non c’è un trattamento specifico per la febbre da Dengue, ma una sorveglianza medica attenta salva la vita a molti pazienti. Al giorno d’oggi, l’unico modo per controllare la Dengue e la DHF è quello di combattere la presenza della zanzara vettore utilizzando metodi di controllo di tipo chimico o ripulendo le zone dove il vettore potrebbe annidarsi. Ci sono molte campagne in questo senso, che sensibilizzano la popolazione a ripulire l’ambiente circostante le proprie case da gomme di automobili, bottiglie, lattine e altri oggetti nei quali l’acqua può ristagnare formando un habitat adatto per la zanzara. Le larve sono trattate mediante l’utilizzo di insetticidi.Dato che le zanzare sono più attive nelle prime ore del mattino, è particolarmente importante utilizzare le protezioni in questa parte della giornata.

Stato della ricerca

Si sta cercando di ottenere una zanzara del tipo Aedes modificata, in grado di essere resistente all’infezione virale in questione. Gli scienziati dell’Università della California di Irvine e i colleghi britannici di Oxford hanno messo a punto un nuovo ceppo di zanzare, in cui le femmine non possono volare, finendo così con il morire rapidamente allo stato selvatico. I maschi del ceppo possono volare, ma non mordono, dunque non trasmettono le malattie.

Quando le zanzare geneticamente modificate di sesso maschile si accoppiano con le femmine selvatiche e trasmettono i loro geni, le femmine della prossima generazione non saranno in grado di volare. Gli scienziati stimano che, se rilasciata la nuova razza potrebbe reprimere la popolazione della zanzara in sei – nove mesi. Inoltre, questo approccio potrebbe essere adattato anche per altre specie di zanzare, come quelle che propagano malattie come la malaria e la febbre del Nilo Occidentale. Anche l’Italia farà parte del progetto di sperimentazione durante il prossimo inverno.Si stanno facendo degli studi sulla patogenesi nell’infezione da Dengue dell’ospite, facendo degli studi anche sulla storia dell’individuo e la delineazione dei caratteri dei gruppi più ad alto rischio. Ancora si stanno facendo ricerche sulle dinamiche di trasmissione e sulla genetica delle popolazioni colpite.

Si stanno ancora delineando e migliorando le linee guida per il trattamento della Dengue e la DHF.

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Corridoi turistici COVID-free: altri paesi aprono al turismo

Aumenta il numero dei paesi etra-UE inseriti nei cosiddetti Corridoi turistici COVID-free: si tratta di Cuba, Singapore, Turchia, Thailandia (limitatamente all’isola di Phuket), Oman e Polinesia francese, dove,  dal 1° Febbraio 2022 sarà possibile recarsi secondo precisi protocolli di sicurezza, gestiti e organizzati dai tour operator, che dovranno garantire il rispetto delle regole previste quali,  soggiornare in strutture selezionate, fare un tampone prima della partenza, uno durante il soggiorno e uno prima di ripartire.

Lo dice l’ ordinanza del ministro della Salute del 27 Gennaio 2022.

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